La conferenza stampa del
film d’apertura di questa edizione vede protagonisti tutto il cast
e il regista Alessandro Genovesi.
La scelta è ricaduta su
Soap Opera che segna un ritorno alle
origini del cinema italiano e soprattutto della commedia, genere
che ha sempre dominato il nostro mercato cinematografico.
Soap Opera nasce da un’idea teatrale
di Genovesi, concepita sette anni fa: i produttori Totti e Usai
(insieme a Medusa Film) lo acquistarono insieme a Happy
Family (diretto poi da Salvatores) , portando
entrambi sul grande schermo.
Il film nasce come una miniserie
teatrale da quattro puntate: per il cinema è stata riscritta la
sceneggiatura, e gli attori sono stati coinvolti subito (quasi la
metà avevano già lavorato con il regista) , a parte le new entry
Elisa Sednaoui e Ricky
Memphis.
Genovesi è stato attore a teatro per
circa 15 anni, per cui concepisce il discorso di compagnia, intesa
come una grande famiglia a livello lavorativo: ciò permette di
strutturare la scrittura fin da subito sugli attori, che hanno reso
personali- e vitali- i vari personaggi.
Per il regista la palazzina doveva
essere accogliente e accomodante, con una finta neve fredda e
gelida che cade all’esterno (finto, come tutti i set del film). La
pellicola usata è stata un 35 mm, ed è forse l’ultima volta che
Genovesi gira in questo modo.
Il film esce giovedì 23 ottobre in
oltre un centinaio di copie.
Il film mescola la commedia con il
melò, realizzando un prodotto “contenitore” da riempire
liberamente, e creando una contrapposizione tra la natura
fortemente fictional della scenografia e la verità
cinematografica degli attori (almeno, questo secondo Genovesi).
Alcuni dialoghi, che sembrano
improvvisati e naturali, in realtà non seguono casualmente un
canovaccio, ma dei dialoghi ben scritti e strutturati.
Genovesi trovava interessante
mettere all’opera un gruppo di attori fuoriclasse, in uno spazio
non definito e fuori dal tempo, cercando di proporre, con realismo,
una rappresentazione non troppo fedele- ma vera !- del mondo che ci
circonda.
Quali sono i riferimenti cinefili
del regista?
La domanda nasce dopo alcuni
paragoni con Wes Anderson e Blake Edwards: Genovesi concorda sul
primo, che ritiene l’unico in grado di rappresentare- al giorno
d’oggi- con uno sguardo diverso e alienato la realtà, evocando e
creando mondi dai tratti spesso fictional. Ad esso si
aggiungono Michel Gondry, Spike
Jonze e Kaufman.
In linea con la domanda precedente,
viene chiesto sempre al regista se si è ispirato, nello specifico,
a qualche film: in realtà l’unica volontà era quella di non rifarsi
ad una commedia sciatta o becera, ma affondare le proprie radici
nel cinema anglosassone (forse con sfumature francesi), perché
secondo l’autore/ regista girare una commedia con poca cura,
sciatteria e disinteresse è considerata una mancanza molto grave
nei confronti del pubblico stesso.