Rappresentante dell’eccellenza
italiana all’estero nella realizzazione di effetti combinati
speciali e visivi, Makinarium
ha lavorato a Tomb Raider, il film con
Alicia Vikander al cinema dal 15 marzo, che
riporta sul grande schermo Lara Croft e le sue avventure. La
squadra guidata da Leonardo Cruciano è stata
incaricata di dare corpo a Himiko, leggendaria principessa, la cui
tomba e mummia rappresentano nella storia la meta del viaggio della
protagonista alla ricerca del padre scomparso.
Ma come ha fatto
Makinarium a entrare in contatto con la produzione
Warner Bros? Lo abbiamo chiesto a Leonardo
Cruciano, che ha spiegato: “Da un po’ di tempo, come è
capitato per Tomb Raider ma come capita anche per altri film, molti
tecnici delle grandi produzioni sono italiani. In questo caso c’era
la set decorator, Raffaella Giovannetti, che lavorava con il
production designer del film e ci ha chiamati perché c’era bisogno
di mettere a punto il concept e di realizzare fisicamente uno dei
personaggi importanti del film, la principessa Himiko. Si trattava
di dover realizzare due versioni: la mummia ben conservata e quella
invece rovinata dal tempo.
Per realizzare questi due
aspetti dello stesso personaggio, ci siamo documentati, abbiamo
confrontato le idee per il concept con il reparto della regia e
della scenografia. Abbiamo considerato, per la versione bella della
mummia, references dalla cultura cinese, dalle mummie di Palermo,
cercando spunti in tutto il mondo. Il primo passo è stato quello di
realizzare un ritratto in vita di Himiko, modellando un personaggio
vero e proprio, con delle fattezze di persona viva. Una volta
ottenuta questa forma, abbiamo optato per un’operazione di
rinsecchimento, ovvero abbiamo “svuotato” la pelle, pur mantenendo
il bell’aspetto della mummia, aiutati da tecniche di pittura
particolari.
Naturalmente ci siamo occupati
di tutti gli oggetti che facevano parte di quella scena, quindi
gioielli accessori, tutti gli oggetti di arredo speciali, perché
siamo stati incaricati di realizzare tutto ciò che era contenuto
nella tomba. Nella realizzazione della seconda versione, abbiamo
usato come riferimenti gli invecchiamenti del cuoio, delle
screpolature, tutti riferimenti realistici a modelli che esistono.
Con queste due versioni del personaggio siamo andati sul set
in Sudafrica.”
-Qual è la parte più bella
di un lavoro del genere: la progettazione, la costruzione del
progetto stesso, oppure il lavoro sul set?
“Ogni momento mi piace. In
questo caso, durante la lavorazione, molte parti venivano sempre
corrette e revisionate fino all’ultimo. Ad esempio sul set abbiamo
deciso quale sarebbe dovuta essere la colorazione definitiva, o il
grado di invecchiamento di ogni oggetto di metallo, ogni gioiello
presente sulla scena. Tutto il lavoro è stato un work in progress
perché, partendo dal design, siamo andati avanti sempre cercando di
rifinire e rendere più suggestiva visivamente l’azione che veniva
compiuta.”
-La produzione ti ha messo
al corrente solo di quello che dovevi realizzare o ti hanno
illustrato tutto il progetto?
“Nelle produzioni americane,
avviene quasi sempre che ognuno conosce solamente la parte che gli
compete, per evitare dispersione di informazioni e spoiler, al di
là del fatto che siamo tutti professionisti e la nostra società
mantiene la massima riservatezza su tutti i dettagli dei progetti.
Considerato che in produzioni così sono coinvolte moltissime
società con tantissimi dipendenti, se venisse divulgata la
sceneggiatura tra tutti i coinvolti al film, sarebbe molto più
difficile mantenere la riservatezza. Ci siamo abituati, è una
prassi comune: ricevi i dettagli della parte di film che ti
interessa e tutte le informazioni necessarie per fartela
svolgere.”
-Con Makinarium il lavoro
prevede spesso effetti combinati speciali e visivi; è stato così
anche per Tomb Raider?
“In questo caso no, perché
essendoci alla produzione una major americana, avevano i loro
responsabili degli effetti visivi. L’unica cosa che abbiamo fatto
noi è stata realizzare il prodotto,utilizzando degli schemi per
renderci conto del risultato finale, per capire ciò che volevamo
ottenere, ma il lavoro sul film è stato affidato interamente a
un’altra compagnia, per quanto riguarda gli effetti
visivi.”
-Dopo il lavoro con Gucci
durante l’ultima settimana della moda, sembra che Makinarium si
stia specializzando nella manipolazione del corpo umano. È un caso
o rientra nei vostri interessi creativi?
“In realtà si tratta di una
componente fondamentale di Makinarium. Molto del nostro lavoro si
concentra sullo special make-up e quasi sempre significa un trucco
che parte dalla figura umana. Di recente abbiamo lavorato a Maria
Maddalena, in cui abbiamo lavorato prevalentemente nel reparto di
arredamento. Con Gucci abbiamo lavorato da ottobre, con Tomb Raider
da gennaio, con Ridley Scott e Tutti i soldi del mondo era
giugno. È tutto casuale in realtà, capita che ci siano periodi in
cui ci vengono richieste cose simili; ad esempio faccio un
carbonizzato per Maria Maddalena e poi mi capita che mi si chieda
lo stesso lavoro per Ridley Scott.
Come laboratorio facciamo molte
cose, quindi ci sono momenti in cui si affollano le uscite e
momenti in cui invece sembra che non stiamo lavorando a nulla
perché i progetti sono più lunghi. Come quest’anno in cui non
concorriamo ai David di Donatello perché non usciva nessun film
italiano per cui abbiamo realizzato gli effetti.”
-Tornando a Tomb
Raider, si parla già di un sequel? Verrai contattato?
“Non so assolutamente niente.
Noi siamo stati contattati da un reparto e se si farà un sequel
forse non saremo chiamati noi.”
-Come si sta sviluppando il
progetto produttivo di Makinarium?
“Stiamo finalizzando adesso il
nostro primo grande film, a parte tutte le piccole produzioni che
abbiamo fatto. Cominciamo adesso a portare alla luce un film
grande, un horror gotico alla Del Toro, diretto da Christian
Bisceglia e Ascanio Malgarini che si intitola Cruel Peter. Entro un
mese il film sarà completo di effetti. Un bel passo avanti per noi,
perché è la prima volta sul banco di prova della
produzione.”
Foto
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