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50 e 50 – Trailer italiano

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50 e 50 – Trailer italiano

Osannato dalla critica al Toronto International Film Festival 2011, ha ricevuto due nomination ai Golden Globes.  Il regista, Jonathan Levine, riesce abilmente a trattare un argomento delicato con la giusta spensieratezza. Il non ancora trentenne Adam (Joseph Gordon-Levitt, Inception) ha una vita tranquilla e appagante: è fidanzato con la bella Rachael (Bryce Dallas Howard, Hereafter) e si diverte con l’amico Kyle (Seth Rogen, The Green Hornet). Quando scopre di essere malato di cancro tutto cambia: frustrato, incapace di accettare la malattia, il giovane non reagisce, sembra non voler combattere. L’amicizia con Kyle e l’incontro con Katherine (Anna Kendrick, saga Twilight, Tra le nuvole) gli faranno aprire gli occhi: la vita può ricominciare, basta guardare al mondo con occhi diversi e non dare nulla per scontato.

Germania anno zero: il neorealismo di Rossellini tra le macerie di una Berlino devastata

Germania anno zero è un film del 1948 diretto da Roberto Rossellini. È il terzo film della cosiddetta trilogia della guerra di Roberto Rossellini.

Germania anno zero – Berlino, immediato dopoguerra. A poco più di un anno dalla fine della seconda guerra mondiale, Berlino è ancora un cumulo di macerie, una città devastata che mostra uno scenario apocalittico.

Edmund Koehler (Edmund Moescke) è un ragazzino di 12 anni, capelli biondissimi, gambette magre come ramoscelli rinsecchiti e sguardo sveglio. Edmund trascorre le proprie giornate inventandosi lavoretti, frequentando il mercato nero e cercando soluzioni sempre nuove per contribuire al sostentamento della famiglia. La madre è morta, il padre è gravemente malato e costretto a letto, il fratello Karl-Heinz (Franz Kruger) è un ex soldato della Wehrmacht che non può uscire di casa per paura di essere arrestato; così tutte le responsabilità gravano sul ragazzo e sulla povera sorella Eva (Ingetraud Hintze) sempre tentata dalle amiche a percorrere strade di facili e immorali guadagni.

Quando Edmund incontra casualmente il prof. Enning (Erich Guhne), suo vecchio maestro di scuola, cerca in lui un aiuto insperato. Il viscido e sinistro insegnante, nazista convinto, riuscirà a iniettare nel ragazzo il malsano convincimento che solo i forti devono vivere, i deboli e i malati sono destinati a perire. Preso dalla disperazione e confuso dalle assurdità del professore, Edmund si deciderà a provocare la morte del padre in modo da sgravare la famiglia dal suo inutile peso; sarà l’inizio della fine in quanto il ragazzo non reggerà al peso del rimorso.

Germania anno zero è il terzo film della trilogia della guerra che cronologicamente segue Roma città aperta (1945) e Paisà (1946). Capolavoro neorealista, Germania anno zero fu il film che decretò la definitiva affermazione internazionale di Roberto Rossellini. Pur mostrando canoni espressivi vagamente differenti rispetto agli altri due film Germania anno zero presenta tutte le caratteristiche tipiche del cinema neorealista: attori non professionisti, lunghe riprese di esterni, storie di gente comune e forte senso morale.

La straordinarietà del film risiede negli eccezionali esterni girati effettivamente nella Berlino ancora martoriata e distrutta (gli interni furono girati a Roma) un’ impresa non certo agevole che ha regalato allo spettatore sequenze uniche ed incredibili, dal fortissimo impatto emotivo. Rossellini si conferma maestro del cinema verità che viene raccontato con la solita poesia e la solita grazia espressiva tipica del regista romano, non stupisce che fu proprio lui ad affermare: “Il realismo non è altro che lo forma artistica della verità”.

Figura centrale della storia è l’indiscusso ed incredibile protagonista Edmund Moescke, il quale regge il film dall’inizio all’ultima tragica sequenza; i fanciulli e la loro infanzia rubata e rovinata dalla guerra e dalla povertà è un tema caratteristico del cinema neorealista, basta pensare a Sciuscià di De Sica girato proprio in quello stesso periodo. Edmund si aggira per le macerie di Berlino oppresso da tutto il peso dell’esistenza, mantenere la sua famiglia, procurarsi cibo, preoccupazioni di adulto troppo grandi per le sue gracili gambette nude. Particolarmente commovente la sequenza in cui tenta di unirsi ad altri bambini che giocano per strada con una palla di stracci e che lo allontanano malamente, un’immagine che simbolicamente descrive la sua fanciullezza negata e preclusa.

Germania anno zero

Rossellini tratteggia mirabilmente personaggi sadici, cinici e insensibili, un quadro umano desolante e sconvolgente in cui si evidenzia con straordinaria efficacia come la fame, la povertà e la disperazione possa annullare negli uomini anche più comuni qualsiasi anelito di umanità e comprensione verso il prossimo.

Dedicato al figlio Romano, morto all’età di 9 anni pochi mesi prima, Rossellini con Germania anno zero presenta un film forte, crudo e che lascia allo spettatore poca speranza e poca fiducia verso il domani, solo disillusione. Un film meraviglioso per intensità e forza espressiva, per eleganza e tecnica registica, un capolavoro del cinema italiano e mondiale destinato a diventare un punto di riferimento per molti registi delle generazioni successive; un documento unico e prezioso testimone di una pagina di storia da non dimenticare.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse: un romanzo epico, tra amore, famiglia e guerra

I quattro cavalieri dell’Apocalisse (The Four Horsemen of the Apocalypse) è un film del 1962 diretto da Vincente Minnelli, basato sull’omonimo romanzo di Vicente Blasco Ibáñez.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse – trama: Il vulcanico e rude Julio Madariaga (Lee J. Cobb) è un ricco proprietario terriero che nelle pampas argentine ha costruito una fortuna circondato da una grande famiglia numerosa.

Madariaga è padre e nonno premuroso ma su tutti egli stravede per i due nipoti maggiori: Julio (Glenn Ford), figlio di Desnoyer, ed Heinrich (Karl-Heinz Bohm), figlio di von Hartrott. Interessato solo al bene della propria famiglia, il vecchio patriarca argentino avversa qualsiasi discorso che possa riguardare l’Europa e soprattutto la guerra che la Germania nazista minaccia di far esplodere nel vecchio continente. Ed è così che quando il giovane e amato Heinrich gli rivela le proprie simpatie per il partito nazionalsocialista, Madariaga lo maledice e, preveggendo le sciagure annunciate dai quattro cavalieri biblici descritte nell’Apocalisse, muore di crepacuore.

La scena si sposta quindi dalla tranquilla Argentina alla Parigi inquieta e agitata del 1938.

Julio continua indifferente le sue vuote e annoiate giornate da dandy rubacuori sino a quando non incontra Marguerite Laurier (Ingrid Thulin) bellissima moglie di un caro amico del padre. Tra i due l’amore sboccia immediato ed inizia così un’ irresistibile passione. La guerra giunge improvvisa e dopo pochi mesi Parigi è in mano ai tedeschi. Julio e Marguerite continuano ad amarsi ma per sopravvivere sarà necessario chiedere protezione ed aiuto ad Heinrich, diventato nel frattempo un autorevole ufficiale delle SS. Ma la violenza e le brutture perpetrate dai nazisti non possono passare inosservate, soprattutto quando coinvolgono i propri cari. Così anche un superficiale come Julio si deciderà ad uscire dal neutralismo al quale era incatenato e a scendere in campo per affrontare quel nemico che ha il volto ed il nome del cugino Heinrich.

Vincent Minnelli confeziona un monumentale affresco storico-famigliare ispirato liberamente al romanzo di Vicente Blasco Ibanez. Un cast di grandi attori ed un investimento imponente che, a quel tempo, non riscosse il successo sperato. I quattro cavalieri dell’Apocalisse è un film epico e sicuramente coinvolgente che abbraccia una vasta gamma di tematiche e di sentimenti: l’affetto per la propria famiglia, l’amore verso la patria, l’amore verso la donna della vita, la guerra e la morte.

I quattro cavalieri dell’Apocalisse

Il dramma della guerra e della follia nazista irrompe tra gli affetti famigliari mettendo padri contro figli e fratelli contro sorelle e imponendo di scegliere e di rischiare anche in prima persona.

Minnelli tratta tutti questi argomenti affidandosi alle grandi interpretazioni di attori del calibro di Glenn Ford e Charles Boyer che su tutte meritano di essere evidenziate; ma nel complesso il film appare alquanto artefatto, eccessivamente prosaico e letterario. La guerra e gli orrori ad essa legati, e che coinvolgono via via alcuni dei protagonisti, rimane sullo sfondo, è solo raccontata. Il film si mantiene sui binari rassicuranti dell’elegante contesto di partenza e i dialoghi, spesso stucchevoli ed eccessivamente teatrali, predominano costantemente la scena a scapito dell’azione.

Considerato che l’anno di produzione è il 1962, il film propone innovazioni e sperimentazioni tecniche interessanti: la pellicola a sfondo rosso usata nelle scene delle adunate hitleriane infonde il senso demoniaco del contesto nazista e ricorda, in qualche modo, scelte registiche anche recenti come nel caso di Soderbergh in Traffic, per fare un esempio. Quindi altri artifici tecnici, come l’uso di immagini documentaristiche relative alla guerra, sovrapposte e montate come una sorta di video-clip moderno, scelte coraggiose e anche innovative.

I quattro cavalieri dell’apocalisse è un film tipicamente hollywoodiano nella sua confezione d’insieme ma capace anche di coraggiose intraprendenza tecniche; un film forse troppo lungo e a tratti prolisso ma in ogni caso interessante e meritevole di un giudizio.

BIF&ST 2012: il programma, i luoghi, gli ospiti

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Prende il via con un omaggio a Carmelo Bene a dieci anni dalla scomparsa, la terza edizione del Bari International Film Festival. L’evento sarà presieduto anche quest’anno da Ettore Scola e diretto da Felice Laudadio e coinvolgerà più aree della Puglia.

Safe House: nessuno è al sicuro, dal 2 marzo al cinema la coppia Washington/Reynolds

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Il 2 marzo uscirà nelle sale italiane Safe House – Nessuno è al sicuro di Daniel Espinosa, quarto film del regista svedese classe ’77, primo realizzato negli Stati Uniti. Questa la storia: siamo a Città del Capo e Matt Weston (interpretato da Ryan Reynolds) è un giovane agente della CIA impiegato come custode di una “Safe House”, cioè una sorta di bunker destinato alla protezione dei testimoni: un lavoro noioso e poco gratificante per Weston, che vorrebbe essere un agente della CIA pienamente operativo.

Dorme: recensione del film di Eros Puglielli

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Dorme: recensione del film di Eros Puglielli

È stato girato nel 1993 in VHS, è stato girato durante i fine settimana dopo la scuola, montato grazie ad un amico e visto in tutta Roma sottobanco, quasi come fosse un film porno. Ha avuto una distribuzione nel 2000 grazie alla Indigo film, all’epoca alla sua prima vera e propria distribuzione cinematografica. Oggi esce di nuovo al cinema, nel circuito di Distribuzione Indipendente. È Dorme di Eros Puglielli, che girò il film a soli 19 anni così come un giovanissimo oggi potrebbe girare un film con il suo iPhone, solo che all’epoca non esistevano i tecnologici telefoni della Apple e la cultura del cinema fai da te era molto meno diffusa rispetto ad ora, o meglio quasi inesistente. Dorme è un’opera che fa sorridere e divertire, è un “fantasy psichedelico di periferia” per definizione del regista stesso e può essere un fantastico esempio sociologico di analisi della periferia romana degli anni ’90.

Dorme, il film

Dorme mostra tutto i difetti della scarsità di mezzi e dell’inesperienza: immagini spesso bruciate, sempre sgranate, movimenti di macchina grezzi anche se studiati. Accanto a queste sbavature tecniche però si snoda una storia importante quanto divertente. Ruggero è un ragazzo basso, talmente basso da vivere la sua statura come un vero e proprio handicap che gli impedisce una vita normale, una storia serena con la ragazza che ama, un confronto alla pari con lo schizofrenico bullo delle case popolari. In suo aiuto arriva Michele, suo fraterno amico e come lui custode di una inadeguatezza che si allevia solo se fa uso di una nuova droga chimica, il Monaco 2. Ruggero così, vittima delle allucinazioni, supera le sue insicurezze e le sue paure, per un po’, almeno fino a che fa effetto la droga. Poi però si ritrova da solo e prende coscienza che l’unico modo di sfuggire alla proprio presunta inadeguatezza è accettarla con i compromessi del caso.

Dorme fa ridere di gusto, soprattutto nella seconda parte, e trova i suoi momenti migliori nelle sequenze oniriche vissute in prima persona dal protagonista. E’ un frutto diretto del mood di quegli anni, di quella società di giovani che aveva per modello la bellezza degli attori americani di Beverly Hills 90210 che non sempre corrispondevano alla realtà, anzi quasi mai. Fermo restando che la qualità e la tecnica registica sono quasi assenti o da perfezionare considerando sempre la giovane età e i mezzi a disposizione, Dorme sorprende per la freschezza della sceneggiatura e l’attualità della storia, che anche per i ragazzi di oggi può rappresentare un interessante spunto di riflessione.

Bel Ami: il poster ufficiale

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Bel Ami: il poster ufficiale

Stasera vi mostriamo il poster internazionale di Bel Ami,film in uscita negli States il prossimo 2 marzo.

Il poster vede gravitare intorno al lanciatissimo Robert Pattinson

Disney Channel presenta Fun and Friends – New City!

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Disney Channel presenta Fun and Friends – New City http://www.disney.it/fun-and-friends-new-city/ la nuova piattaforma di gioco online ispirata alle serie di punta e ai personaggi più popolari di Disney Channel. Lanciato lo scorso 30 gennaio 2012, Fun and Friends – New City è già un successo sul web registrando nei primi due giorni 400.000 utenti unici giornalieri con 600.000 page views diventando il sito più visto di Disney.it.

ATM – Trappola Mortale Trailer Italiano

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ATM – Trappola Mortale Trailer Italiano

ATM – Trappola mortale è un film del 2012 diretto da David Brooks, interpretato da Alice Eve, Josh Peck e Brian Geraghty. Il film verrà distribuito in Italia il 17 febbraio 2012 a cura della M2 Pictures, mentre negli Stati Uniti verrà distribuito limitamente dalla IFC Midnight dal 6 aprile dello stesso anno.

Ulteriori info nella nostra Scheda-Film

E se Russel Crowe salisse a bordo dell’arca di Aronofsky?

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E se Russel Crowe salisse a bordo dell’arca di Aronofsky?

Indiscrezioni sul nuovo progetto di Darren Aronofsky (Il cigno nero), il biblico Noah: pare infatti che nei panni del costruttore dell’Arca vedremo Russel Crowe. La star australiana metterebbe tutto il suo carisma e la sua intensità al servizio del geniale regista newyorkese, presidente della giuria a Venezia 2011. Un’ulteriore sponda a favore della presenza di Crowe in Noah viene dalle manovre al reparto sceneggiatura: lo script iniziale di Aronofsky e Ari Handel è stato infatti riscritto da John Logan, sceneggiatore de Il Gladiatore. Si dice che Aronofsky, oltre a Crowe, voglia anche Liam Neeson, da pochi giorni nelle sale con The Grey di John Carnahan. Riuscirà Aronofsky a fare il pieno di talento per il suo tutto cinematografico nell’Antico Testamento?

Fonte: Deadline

Ecco il set di Django Unchained: quattro scatti twittati da Garret Dillahunt!

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L’attore Garret Dillahunt ha visitato il set di Django Unchained, il film di Quentin Tarantino attualmente in lavorazione, e ha scattato qualche foto

Qualcosa di straordinario: recensione del film

Qualcosa di straordinario: recensione del film

Arriva al cinema Qualcosa di straordinario distribuito da Universal Pictures e con protagonisti nel cast e Drew Barrymore e John Krasinski.

In Qualcosa di straordinario nel 1988 tre balene grigie, durante la loro migrazione annuale, si ritrovarono intrappolate sotto il ghiaccio del Circolo Polare Artico, precisamente a Barrow, una piccola cittadina dell’Alaska. La famiglia di balene riusciva a respirare a fatica grazie ad un piccolo foro, che, però, minacciava di essere coperto dal ghiaccio da un momento all’altro. Un anno prima della caduta del muro di Berlino, in piena guerra fredda, USA e URSS si unirono in una missione di salvataggio che ha dell’incredibile. Questa la vicenda realmente accaduta su cui si basa il film di Ken Kwapis, regista del recente successo La verità è che non gli piaci abbastanza.

Drew Barrymore è Rachel Kramer, il membro di Greenpeace che si batte affinché il caso delle balene venga posto all’attenzione della stampa e dello Stato e si reca sul posto, divenendo parte attiva e fondamentale della battaglia per la vita della famiglia di cetacei, che diverranno un vero e proprio affare di Stato. Una storia piena di paradossi, basti pensare al fatto che i membri  della tribù Iñupiat, che basa la propria sopravvivenza sulla caccia delle balene, sono i primi ad impegnare i propri sforzi nella missione. Una vera e propria favola: davanti ad una famiglia in pericolo (le balene sono affettuosamente rinominate Wilma, Fred e Bamm-Bamm, come i celeberrimi Flinstones), anche le due superpotenze in guerra riscoprono il proprio lato umano, dimenticando i dissapori è veramente qualcosa di straordinario.

Tuttavia, Kwapis non è così melenso: per amor di realtà accenna neanche troppo velatamente agli interessi nascosti dietro l’apparente atto di bontà gratuita. Ed ecco che vediamo la strumentalizzazione spietata della vicenda da parte di chi vuole fare carriera nel mondo giornalistico, da parte degli Americani, che hanno l’occasione di riconfermare la loro fama di “popolo buono” e, ancora, l’interesse dei Sovietici ad intervenire nella missione, e rivestire il ruolo inusuale degli eroi salvatori.

In questi giochi di potere l’unica che sembra animata davvero da amore disinteressato per gli animali è Rachel Kramer, che si dimostra molto abile nell’approfittare del caso mediatico scoppiato attorno alla vicenda e ottiene importanti concessioni dalla superpotenza americana. Non mancano le storie d’amore nate sul “campo”, come quella davvero curiosa tra il comandate della Guardia Nazionale e l’Assistente Esecutivo presidenziale e quella tra Rachel, leader di Greenpeace e Adam (John Krasinski), il giornalista che ha scoperto le balene intrappolate.

Questi gli elementi che rendono leggermente più interessante una storia che ha indubbiamente dell’incredibile, ma che, cinematograficamente parlando, non è poi così accattivante. Non aiuta per niente il ritmo lento del film che rischia più volte di far calare l’attenzione dello spettatore. Una storia spettacolare e commovente, ma che, trasposta sul grande schermo, non dimostra alcun pregio cinematografico, se non la grande abilità tecnica nel ricostruire i modelli incredibilmente verosimili delle maestose balene e la loro “prigione di ghiaccio”. Qualcosa di straordinario, distribuito dalla Universal Pictures, sarà nelle sale a partire dal 24 febbraio 2012.

La verità nascosta: recensione del film con Quim Gutiérrez

La verità nascosta: recensione del film con Quim Gutiérrez

Arriva nelle sale cinematografiche italiane La verità nascosta, dall’originale La cara oculta, letteralmente tradotto Il lato Oscuro. In La verità nascosta, Adrián, un maestro dell’Orchestra Filarmonica di Bogotà e la sua fidanzata Belén sembrano essere molto innamorati. Però quando lei comincia a dubitare della sua fedeltà, sparisce senza lasciare traccia. Afflitto, Adrián si consola grazie alla sua musica e tra le braccia di Fabiana. Ma, mentre la passione tra i due comincia a crescere, iniziano ad affiorare domande sulla misteriosa scomparsa di Belén.

La verità nascosta è ostacolato da una debole sceneggiatura

Nonostante una messa in scena discreta ed un interessante inizio, La verità nascosta, è un thriller che esplora i limiti della gelosia e del tradimento, disinteressandosi completamente del genere nel quale tenta di insinuarsi. I limiti di questo film sono presto svelati. La verità nascosta, diretto da , è ricco dei cliché tipici del thriller che sin dalle prime battute non aiutano a far decollare la storia. Il vero punto debole di quest’opera però è senz’altro la sceneggiatura, che cerca di intrecciare una storia già debole sin dal principio con sotto-trame superflue.

Martina Garcia in La verità nascosta
Martina Garcia in La verità nascosta © Fox

Il risultato è un trama confusa e un utilizzo errato del flashback. Non si può pretendere di suscitare suspanse e tensione con un racconto che si sviluppa in gran parte in maniera indiretta, senza coinvolgere in prima persona lo spettatore e impedendone l’immedesimazione. Per intenderci, è come se un racconto di Lovecraft venisse scritto in terza persona. Inevitabilmente la tensione di inizio film si appiattisce finendo per arenarsi definitivamente in un ritmo blando e a tratti noioso.

Una delusione su più fronti

Altro punto debole della storia sono i dialoghi, a tratti fuori luogo e del tutto banali che ne indeboliscono ulteriormente il film. L’unica componente filmica a salvarsi è la partitura di Juan Federico Jusid, intensa ed emozionante quanto basta da risollevare il finale di un film che non sorprende neppure negli ultimi istanti. Il risultato è una storia di passione e triangoli amorosi che finisce per rimanere tale, mettendo da parte molti stilemi che un genere come questo esige.

Dark Shadows: parla la strega Eva Green!

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Dark Shadows: parla la strega Eva Green!

C’è grande attesa attorno a Dark Shadows, il nuovo lungometraggio di Tim Burton tratto dall’omonima serie televisiva (1966-71) di Dan Curtis. Nonostante l’uscita del film sia prevista per maggio, non sono ancora stati rilasciati né trailer, né poster. Qualche appetitosa informazione arriva da Eva Green (The Dreamers), che in Dark Shadows interpreta la strega Angelique Bouchard; ecco cosa ha dichiarato a The Playlist:

“Il film è molto, molto divertente e ha un senso dell’umorismo molto dark. Interpreto Angelique Bouchard, un personaggio davvero folle. E’ un personaggio estremo, che intrattiene questa relazione che definirei elettrica con Barnabas, per il quale ha questa sorta di ossessione. Vuole possedere ogni più piccolo pezzetto di Barnabas. Non si tratta del tipico villain ed è questo che mi piace del trattamento che le ha riservato Tim. Ha delle ottime ragioni per comportarsi in quella determinata maniera. E’ una vera love story”.

Come è noto, nei panni di Barnabas Collins c’è l’attore feticcio di Tim Burton, Johnny Deep. Nel supercast figurano anche Michelle Pfeiffer (la vedova e capofamiglia Matriarch Elizabeth Collins Stoddard), Jackie Earle Haley (il truffatore Loomis), l’immancabile Helena Bonham Carter (la psichiatra Julia Hoffman), Bella Heatcote (la governante), Chloe Grace Moretz (Carolyn Stoddard), Gulliver McGrath (David Stoddard) e Jonny Lee Miller (Roger Collins).
Il film racconta di Barnabas Collins, giovane donnaiolo che, nel 1772, spezza il cuore alla strega Angelique Bouchard; lei lo trasforma in un vampiro e lo seppellisce vivo. Due secoli più tardi, Barnabas viene casualmente risvegliato; il vampiro torna a casa, a Collinwood Manor, imbattendosi nell’eccentrica situazione dei discendenti della famiglia Collins.
Tim Burton ha lavorato a partire da un script di Seth Grahame – Smith, l’autore (o, forse, dovremmo dire co-autore, dal momento che l’opera viene esplicitamente attribuita anche a Jane Austen!) del fortunato romanzo Orgoglio e pregiudizio e zombie.

Fonte: The Playlist

MArteLive, lo spettacolo totale!

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Un grande palcoscenico frequentato da tanti artisti, dove ogni spazio, ogni arte fa spettacolo: la pittura, la danza, l’arte circense, la scultura, la poesia, la musica, il cinema. Tanti spettacoli che avvengono tutti contemporaneamente dando vita ad un unico grande spettacolo: tutto questo è MArteLive, lo spettacolo totale!

Millennium – Uomini che odiano le donne: recensione

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Millennium – Uomini che odiano le donne: recensione

David Fincher è tornato. Lo scorso anno ci aveva deliziati tutti con The Social Network, ma chi di lui ha amato i primi lavori non poteva accontentarsi di una bella storia e di una sceneggiatura perfetta. Così Fincher si è dato al remake europeo, dedicandosi a riportare sullo schermo, a distanza di soli due anni l’omonimo romanzo di Stieg Larsson con Millennium – Uomini che odiano le donne.

Il libro in questione presenta tutte le caratteristiche che possono intrigare uno come Fincher: personaggi corrotti nell’anima, indagini complicate, una certa dose di violenza. La storia è quella raccontata anche dal misconosciuto regista svedese Niels Arden Oplev: un giornalista finanziario con gravi problemi legali e un hacker dal carattere violento uniscono i loro cervelli (e non solo) per risolvere il caso di una ragazza scomparsa 40 anni prima.

Torbidi protagonisti di Millennium – Uomini che odiano le donne sono da una parte il solido Daniel Craig che con incredibile intelligenza mette da parte la sua figura di indistruttibile e fiero guerriero per mettersi nei panni di un uomo messo alla prova dal lavoro e dalla vita e non troppo padrone degli eventi che gli gravitano intorno.

Millennium - Uomini che odiano le donne cast
Daniel Craig, Rooney Mara in Millennium – Uomini che odiano le donne © 2011 Columbia TriStar Marketing Group, Inc. All Rights Reserved.

Dall’altra Fincher fa una scelta che desta curiosità affidando il ruolo che fu della tosta Noomi Rapace alla diafana Rooney Mara, già comparsa in un piccolo ruolo in The Social Network. La giovane donna presta il suo corpo al personaggio con agghiacciante duttilità, diventando davvero la Salander descritta da Larsson, schiva, introversa, decisa, vendicativa e violenta.

Rooney Mara cuore pulsante di Millennium – Uomini che odiano le donne

In Millennium – Uomini che odiano le donne, Fincher ci conduce dunque nei meandri della mente di Lisbeth, nelle sue terribili esperienze e nei suoi folli ma giustificati gesti di violenza, fino a che non viene coinvolta insieme a Mikael/Craig nell’indagine assegnatagli dal magnate dell’industria svedese Vanger/Christopher Plummer, e allora la sua vita cambia grazie ad una persona gentile.

David Fincher padroneggia benissimo la storia aiutato per buona parte da un cast perfetto e in stato di grazia (su tutti Mara, candidata all’Oscar) e da una colonna sonora, composta ancora una volta da quel fenomeno di Trent Reznor, che si amalgama perfettamente con il racconto, diventando di supporto quando la scena è coinvolgente e trasformandosi poi in splendida protagonista nei tempi morti, aiutando così l’equilibrio del film.

Rooney Mara in Millennium - Uomini che odiano le donne
Rooney Mara in Millennium – Uomini che odiano le donne © 2011 Columbia TriStar Marketing Group, Inc. All Rights Reserved

Altalenante nel ritmo ma potente nel suo complesso

Così come il ritmo del romanzo, il film risente però di una presentazione dei caratteri forse un po’ dilatata, che ci mostra con chiarezza e dovizia di particolari le condizioni rispettive di Mikael e Lisbeth, ma ritarda a quasi metà film l’inizio delle indagini, cuore tematico di tutta la narrazione. Stesso problema si avverte nel finale, quando alla resa dei conti, succedono tutta una serie di scene, il famoso e temuto ‘spiegone’, che rallentano il film e fanno disperdere un po’ la sensazione di disagio e angoscia che attanaglia lo spettatore nel momento clou del film.

Nonostante queste pecche di ritmo, Fincher realizza un bel film, potente ed emozionante (nell’ambivalenza del termine) che coinvolge lo spettatore grazie ad una storia intrigante, dei protagonisti molto bravi ma anche e soprattutto grazie ad un paesaggio nordico che spezza il respiro.

Christopher Meloni in 42?

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Christopher Meloni potrebbe entrare nel cast di 42, biopic targato Legendary Pictures dedicato alla figura di Jackie Robinson (1919-1972), primo

John Hawkes e Mos Def nel prequel di Jackie Brown!

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Il prequel di Jackie Brown, terzo lungometraggio di Tarantino uscito nel 1997, ha trovato i due protagonisti: John Hawkes (Un gelido inverno)

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Janet McTeer

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Janet McTeer

Stessa sorte al cinema e nella vita reale. In Albert Nobbs Janet McTeer condivide il destino di ‘travestito’ con Glenn Close, e agli Oscarle due bravissime attrici condividono la nomination anche se in categorie diverse. La McTeer non è nuova all’Academy essendo già stata nominata nel 2000 per In cerca d’amore.

 

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Melissa McCarthy

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Melissa McCarthy

E’ la nomination che desta più curiosità quella di Melissa McCarthy in Bridesmaids, lei che si è fatta le ossa in Tv passando da una serie tv all’altra (indimenticabile la sua Suki in Un Mamma per Amica). QUi invece la vediamo gareggiare nientemeno che per l’Oscar come miglior non protagonista e chissà che non si avranno delle sorprese.

 

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Bérénice Bejo

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Bérénice Bejo

Bérénice Bejo è la splendida coprotagonista di The Artist il super favorito agli Oscar 2012. La bella attrice francese è alla sua prima nomination e nel film mette in mostra doti davvero incredibili di capacità recitativa con le sole espressioni del viso e di due occhi luminosi e profondi.

 

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Octavia Spencer

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Octavia Spencer

Octavia Spencer ha una discreta carriera allespalle, tuttavia la sua incredibile interpretazione di Minny Jackson in The Help l’ha fatta balzare agli occhi della critica e del pubblico. L’Academy l’ha nominata così tra le cinque attrici che concorreranno per portarsi a casa la statuetta come migliore non protagonista.

 

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Jessica Chastain

Oscar 2012: la migliore attrice non protagonista – Jessica Chastain

Bellissima e bravissima, questo è stato il suo anno, non solo per la grande quantità di film che l’hanno vista coinvolta, ma anche per la levatura artistica e storica dei film in questione, primo su tutti The Tree of Life. Qui però Jessica viene ricordata e nominata per la sua interpretazione inThe Help di Celia Foote, svampita volgarotta e campagnola dall’animo nobile che si mostra amichevole versola sua domestica Minny.

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Max von Sydow

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Max von Sydow

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Max von Sydow

L’indimenticabile Padre Merrin riprova, ad 83 anni, a conquistare l’ambita statuetta. Dopo la sua prima nomination del 1989 per Pelle alla conquista del Mondo, la pietra miliare del cinema gareggia ora per il film rivelazione di Stephen Daldry, Molto Forte & Incredibilmente Vicino.

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Jonah Hill

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Jonah Hill

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Jonah Hill

Il ragazzetto imbranato e paffuto di Superbad ha fatto strada. Jonah Hill, abbandonati i titoli da commedia adolescenziale, partecipa ad un progetto serio ed ambizioso e lo fa senza strafare, con naturalezza e simpatia e per lui, una nomination a 28 anni è già un bel traguardo. Il film è L’arte di Vincere e per Hill terremo tutti le dita incrociate il prossimo 26 febbraio.

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Kenneth Branagh

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Kenneth Branagh

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Kenneth Branagh

Il bravissimo Kenneth Branagh è alla sua quinta nomination. In passato è stato nominato per la migliore regia e per la migliore sceneggiatura, ma questa volta, il più shakespeariano degli uomini di spettacolo in circolazione gareggia per il ruolo di una vita, interpreta infatti Laurence Olivier in My Week With Marilyn. Che sia la volta buona per il nostro fu Professor Allock?

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Christopher Plummer

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Christopher Plummer

Nonostante la sua folgorante e lunghissima carriera, Christopher Plummer è da poco balzato all’attenzione dell’Academy ricevendo solo nel 2009la sua prima nomination per la sua straordinaria interpretazione di Tolstoj in The Last Station. Adesso con The Beginners, ci riprova, sperando di essere più fortunato.

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Nick Nolte

Oscar 2012: il miglior attore non protagonista – Nick Nolte

Nominato già due volte come miglior attore protagonista, questa volta Nolte ci riprova alla sua terza nomination come miglior attore non protagonista, nel ruolo del padre pentito di Tom Hardy in Warrior.

Totò contro i quattro: il film con Peppino De Filippo

Totò contro i quattro è il film del 1963 diretto da Steno con protagonista Totò, Aldo Fabrizi, Ermione Macario.

Il Commissario Antonio Saracino (Totò) è un arguto e coscienzioso servitore dello Stato, coadiuvato dal fido brigadiere Di Sabato che lo aiuta a risolvere i casi che a loro si presentano. Ironia della sorte, un gruppo di ladruncoli e ricettatori di auto ruba proprio la sua, vinta con il Telefortuna. Il commissario è naturalmente molto adirato, e come se ciò non bastasse, nella stessa giornata si presentano a lui quattro personaggi alquanto infastiditi e dai casi bislacchi (di qui il titolo).

C’è il Cavalier Alfredo Fiore (Peppino De Filippo) il quale, in base alla testimonianza del suo pappagallo, sostiene che sua moglie lo tradisce con un veterinario, il dottor Cavallo, ma il commissario lo manda via in malo modo. Ben presto, però, il cavaliere tornerà portando con sé un bitter accompagnato da una lettera, secondo la quale la bevanda gli sarebbe stata inviata in quanto egli è un rappresentante, per l’appunto, di bibite. Egli, però, è convinto che sia un tentativo di avvelenamento da parte di sua moglie e del suo amante.

Totò contro i quattro, il film

Poi c’è il Commendatore Lancetti (Mario Castellani), ricattato da un uomo misterioso. Il commissario consiglia al Commendatore di fingere di accettare il ricatto e di recarsi al luogo concordato per la consegna. Ancora, c’è il sedicente colonnello La Matta (Erminio Macario) invita il commissario ad un incontro al bar per informarlo che, per la sua professione di detective privato, ha scoperto che in una villa molto isolata quotidianamente entrano molte ragazze, ma non ne escono mai. Teme, così, che vengano attirate nella casa per essere uccise. Fingendosi imbianchini, i due riescono a entrare nella casa.

Infine, c’è l’ispettore di dogana Mastrillo (Nino Taranto), un servitore intransigente dello Stato che non fa sconti neanche al commissario, bloccando un pacchetto a lui destinato contenente supposte ma che per la privacy passava come “contenente effetti personali”. In seguito, il Commissario Saracino scoprirà che Mastrillo tanto onesto e trasparente non è…

A questi bislacchi “clienti” del Commissario, si aggiunge un prete, Don Amilcare (Aldo Fabrizi), il quale da un lato cerca di redimere i ladruncoli di quartiere (gli stessi che hanno fregato l’auto del Commissario) ma dall’altro di difenderli dalla sua voglia di metterli in gattabuia.

Totò contro i quattro è un film del 1963 diretto da Steno su sceneggiatura di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi. Oltre ad essere una divertente e piacevole commedia tipica del cinema italiano di quegli anni, questo lungometraggio si distingue perché riunisce un cast di grande spessore, dato che vi figurano quasi tutti gli attori comici italiani più importanti del dopoguerra: Totò, Aldo Fabrizi, Nino Taranto, Peppino De Filippo, Erminio Macario, Ugo d’Alessio, un giovane Carlo Delle Piane e la storica spalla di Totò, Mario Castellani.

Totò contro i quattro raccoglie quattro episodi uniti tra loro come fosse un’unica giornata di disavventure per il povero Commissario Saracino. Il risultato finale è un film divertentissimo nel quale si susseguono gag esilaranti a raffica, rese tali non solo dalla presenza degli attori protagonisti sopracitati, così spontaneamente affiatati tra loro, ma anche per le storie ben fatte nella loro semplicità.

La pellicola è anche una parodia dei polizieschi formato sceneggiati che in quegli anni prendevano piede pure in Italia. Del resto Steno, con i suoi 48 anni di carriera – caratterizzati da 73 regie per il grande schermo, più un film e una miniserie per la televisione – è stato un infallibile regista che ha attraversato tutto il cinema italiano ante e dopo guerra, lavorando con grandi artisti dall’alto della sua instancabile creatività.

Uscite al cinema del 3 e 6 febbraio 2012

Uscite al cinema del 3 e 6 febbraio 2012

Uscite venerdì 3 febbraio

Millennium – Uomini che odiano le donne: Mikael Blomkvist è un giornalista celebre per il suo impegno e per una condanna di diffamazione, collezionata dopo aver attentato alla reputazione di un infido uomo d’affari. La sua scrupolosità zelante e il suo recente rovescio gli attirano le simpatie di Henrik Vanger, potente industriale svedese che da quarant’anni cerca la verità e il corpo della giovane nipote, probabilmente assassinata da un membro della sua numerosa e disturbata famiglia. Lasciata Stoccolma alla volta della cupa Hedestad, Mikael si avvale della collaborazione di Lisbeth Salander, agente investigativo intuitiva e hacker virtuosa. Tra loro scatta la passione, ma i fantasmi del passato si risvegliano e provano a ostacolarne l’indagine e a minacciarne la vita.

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