Nessuna della due attrici è stata
ancora scritturata ufficialmente, ma la fonte è attendibile.
Deadline annuncia che Maggie Grace
(Io vi troverò, Lost) interpreterà la vampira Irina del clan Denali
in The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte II; invece il ruolo
della piccola Renesmee ci sarà Mackenzie Foy: la giovanissima
attrice ha 9 anni ed è stata protagonista di molti spot tv
americani e di alcune puntate di serie tv. Senza rivelare nulla
della trama possiamo anticipare che la ragazzina avrà un ruolo
cruciale nel prossimo film. Forse le sarà affiancata un’altra
attrice più piccola, per motivi legati alla sceneggiatura.Ecco le
nostre due nuove protagoniste:
The Twilight Saga: Breaking Dawn –
Parte I e Parte II sono attualmente in fase di preproduzione,
e saranno girati a partire da novembre, tra Baton Rouge (Louisiana)
e Vancouver; rimane in forse la possibilità di girare alcune scene
in Brasile.
“Mi piacerebbe essere ancora un
ragazzino per poter cambiare questo paese. Il mondo non può essere
progettato da cinici, ma da idealisti e sognatori e voi giovani
potete cambiarlo”. Parola di Sergio Rubini,
“Mi piacerebbe essere ancora un
ragazzino per poter cambiare questo paese. Il mondo non può essere
progettato da cinici, ma da idealisti e sognatori e voi giovani
potete cambiarlo”. Parola di Sergio Rubini,
Tornano i Fratelli Coen, e questa volta con il remake di un film
che valse l’Oscar a John Wayne: ecco il teaser trailer di True
Grit, con Jeff Bridges, Matt Damon e Josh Brolin!
Gloria Stuart è morta ieri a Los
Angeles, aveva 100 anni. L’attrice, molto nota sin dagli anni
trenta del secolo scorso, ha ottenuto una nomination all’Oscar per
il suo ruolo da attrice non protagonista per Titanic (1997),
diventando la più anziana nominata all’Oscar della storia: aveva 87
anni.
Box office completamente stravolto
anche questa settimana negli Stati Uniti, grazie soprattutto alle
nuove entrate che subito scalano la classifica, rubando la vetta al
film di Ben Affleck – ‘The Town’ – sceso in terza
posizione. A soffiare il posto all’attore/regista 38enne ci
pensa Oliver Stone con il ritorno di ‘Wall
Street’ a ventitrè anni di distanza dal primo
episodio.
‘Wall Street 2: Il
denaro non dorme mai’ guadagna 19 milioni di dollari su un totale
di 5.100 sale a disposizione (in 3.565 località): una cifra che
conferma l’amore degli americani per il genere e per il primo film,
ma che si rivela abbastanza deludente in relazione alla campagna
promozionale portata avanti dalla Fox, che si aspettava – forse –
qualcosa in più. Seconda posizione per il nuovo cartone
animato in 3D della Warner Bros, ‘Il Regno di Ga’ Hoole –
La leggenda dei guardiani’, altro nuovo ingresso, che
guadagna nel week end 16,3 milioni di dollari. Prevedibilmente, il
nuovo cartone vince la battaglia contro ‘Alpha &
Omega’ della Lionsgate, ma anche per ‘Il Regno di
Ga’Hoole’ bisogna ammettere un debutto ‘tiepido’, nonostante gli
occhialetti che spesso alzano l’incasso (considerando soprattutto
il record della distribuzione in 3D in ben 2.479
località).
Terza posizione – come già
accennato – per ‘The Town’: nel week end la
pellicola di Ben Affleck incassa 15,6 milioni di
dollari, arrivando ad un totale di 48,7 milioni in dieci giorni.
Tutto sommato, Ben Affleck non si può lamentare! Resiste in quarta
posizione ‘Easy A’, la teen comedy che guadagna,
nel fine settimana, 10.6 milioni di dollari. La commedia piace al
pubblico, ma non così tanto quanto ci si aspettava. Nel complesso,
tuttavia, il film con Emma Stone guadagna 32,8 milioni di dollari:
un incasso buono, soprattutto considerando la concorrenza.
Quinta posizione per l’ultima new
entry della settimana: ‘You Again’, commedia con
Kristen Bell come protagonista (ma soprattutto con
Jamie Lee Curtis e Sigourney Weaver), guadagna 8,3 milioni di
dollari. Anche questa volta, bisogna parlare di una cifra al di
sotto delle aspettative, ma la quinta posizione non è di certo un
flop per la Buena Vista.
Sesta posizione per
‘Devil’ (6,6 milioni di dollari), seguito da
‘Resident Evil: Afterlife’ (4,9 milioni).
Precipita invece in ottava posizione il cartoon ‘Alpha & Omega’,
che guadagna 4,7 milioni di dollari per un totale non entusiasmante
di circa 15 milioni in dieci giorni. Chiudono la top ten gli
‘irriducibili’ ‘Takers’ (1,6 milioni e
‘,Inception’ (1,2 milioni),
giunto finalmente anche nelle nostre sale. Il prossimo weekend
debutterà sugli schermi statunitensi l’attesissimo ‘The
Social Network’: ‘Wall Street’ dovrà
cedere il trono o riuscirà a sorprenderci?
Anche Darren
Aronofsky secondo Il Los Angeles Times è nella lista
per aggiudicarsi la regia del nuovo Superman
prodotto da Christopher Nolan. La shortlist
diventa sempre più ricca…ed è in continua evoluzione e che dietro
le quinte Nolan e i produttori del film stanno lavorando sodo per
trovare un regista a cui affidare il film in tempo per iniziare le
riprese nel 2011.
Steven Zeitchik sul blog del Los
Angeles Times 24 Frames rivela che Darren Aronofsky, ancora legato
al nuovo film di Robocop (ma dubbioso sul fatto che venga mai
realizzato), sarebbe in lizza per dirigere il reboot delle
avventure dell’Uomo d’Acciaio.
“Aronofsky” spiega
Zeitchik, “ha discusso del film con Nolan, rivelano le mie
fonti. Nolan sta intensificando la sua ricerca di un regista per il
film (…) e Aronofsky ovviamente è solo uno dei tanti nomi. Nolan e
la partner produttiva Emma Thomas stanno contattando una rete di
registi più ampia di Krypton, tra cui figurano Zack Snyder, Matt
Reeves e un numero di registi più navigati”.
Questo non significa che Aronofsky
sia tra i favoriti, anche perché è ben nota la sua resistenza a
lavorare a pellicole sotto il controllo delle major hollywoodiane
(anche se avere Nolan come produttore dovrebbe garantirgli una
certa libertà creativa).
Il cast principale, il regista Luca
Miniero e la produzione di Benvenuti al Sud hanno incontrato la
stampa nelle sale del cinema Fiamma, per raccontare il loro lavoro
in Benvenuti al Sud.
Remake del fortunatissimo film
francese Giù al Nord, Benvenuti al
Sud ne ripercorre tutte le tappe narrative, ovviamente
adattando gli stereotipi e le modifiche del caso, in modo da
adattare la storia a quello che è il nostro conflitto nazionale tra
nord e sud.
In Benvenuti al
Sud Alberto è il direttore di un ufficio postale nella
periferia di Milano, il suo sogno è quello di essere trasferito
all’ombra del Duomo con la sua famiglia, moglie e figlio. Per
ottenere il trasferimento Alberto si finge disabile, e scoperto,
viene peggio che licenziato, trasferito al Sud in un paesino vicino
Salerno. Terrorizzato dall’affrontare la delinquenza la spazzatura
e la grettezza (nel suo modo di vedere) degli abitanti, Alberto
parte solo e sconsolato per il Sud, senza sapere che una volta
arrivato, troverà ad aspettarlo ben altro che camorra e
immondizia.
Benvenuti al Sud, il film
Rispetto all’originale però, dove
le differenze maggiori tra il protagonista e gli abitanti del nord
della Francia erano rintracciate nel dialetto, qui lo spettro si
amplia e Alberto, interpretato da Claudio Bisio, si troverà ad avere a che fare
con impiegati scansafatiche e irrispettosi, ma dal cuore d’oro,
incomprensibili, ma generosi, e finirà per amare questa terra tanto
paventata. I pregi di questa piccola commedia sono decisamente
numerosi, a partire dalla delicatezza del tema che viene trattato,
per scelta dello sceneggiatore Massimo Gaudioso,
con un approccio a tratti edulcorato e a tratti invece pesantemente
stereotipato, come il caldo africano al sud o la nebbia persistente
al nord.
Tuttavia la commedia risulta
piacevole, forse troppo lunga ma a suo modo elegante con una
struttura narrativa accettabile e soprattutto senza alcuna
volgarità che tanto facilmente straripa dai film comici che siamo
abituati a vedere in sala. Accanto a Claudio Bisio
nei panni di Alberto, Alessandro Siani interpreta
Mattia, giovane postino con ‘il complesso di Edipo’ innamorato
della procace ma generosa Maria interpretata da una convincente
Valentina Lodovini, soprattutto per l’uso
discreto e cadenzato di un accento, quello napoletano, che
facilmente si storpia e che lei non conosce per natura (essendo
toscana) ma per cultura. Nei panni della spalla Siani si conferma
un bravo attore di commedia, sempre pronto a pescare espressioni e
battute dal suo repertorio teatrale, come ogni cabarettista che si
rispetti, e con la faccia da bravo ragazzo per suscitare simpatia
nel pubblico che sta dimostrando di apprezzarlo anche oltre il
territorio partenopeo.
Oltre alla sempre straordinaria
Angela Finocchiaro nei panni di Silvia (moglie di
Alberto/Bisio) il film si popola di una serie di caratteristi ben
noti al cinema italiano: da Nando Paone, già visto
in diversi film come ottimo caratterista al fianco di
Vincenzo Salemme, e Giacomo Rizzo, affacciatosi al
cinema addirittura con Sergio Citti e Pier Paolo Pasolini, e visto
più di recente nella parte del protagonista ne L’Amico di
Famiglia di Sorrentino.
Benvenuti al Sud è
una sorta di commedia sociale che si lascia guardare, senza avere
uno scopo sociologico ma con un sottile messaggio di invito
all’apertura e alla curiosità verso chi ci sembra diverso ma in
realtà non lo è poi tanto. Tuttavia il film pecca un po’ nella
sceneggiatura a tratti troppo affrettata nel dispiegare le
dinamiche dell’incontro tra le due realtà messe a confronto, ma è
accompagnato da una colonna sonora discreta e interessante che
riprende le sonorità tradizionali del Cilento.
La saga di Harry
Potter volge al termine, e persino l’unica tra i
protagonisti del film che finora ha dedicato i suoi sforzi
recitativi solo alla serie che gli ha regalato fama e denaro è
stata costretta a guardarsi intorno.
Emma Watson ha
deciso così di entrare nel cast di un film da tempo annunciato, My
Week with Marilyn, basato sulle memorie di Colin Clarke, assistente
di Laurence Olivier sul set de Il principe e la ballerina. Nel
film, che vede confermati Michelle Williams nel
ruolo della diva e Kenneth Branagh in quelli di Olivier, la Watson
avrà una parte non di primissimo piano: quella di una giovane
assistente costumista che lavorava sul set del film intorno a cui
ruotano tutte le vicende raccontate.
Considerando i magri risultati di L’incredibile Hulk, Edward
Norton ha dichiarato di non provare alcun risentimento nei riguardi
della Marvel, che l’ha estromesso come
interprete di Hulk in The Avengers.
Ecco online nuove immagini dei
bambini che vedremo nell’Epilogo di Harry Potter e i Doni della
Morte: Parte II. Ecco i piccoli attori scelti per le scene
ambientate a King’s Cross…
Dopo l’invito dell’Federazione
Internazionale degli Attori verso i propri membri a boicottare Lo
Hobbit, Peter Jackson ha rilasciato una caustica dichiarazione
spontanea sulla questione – ricordiamo che l’IFA pretende che gli
attori neozelandesi (che non fanno parte dell’Unione) svolgano
collettivamente le trattative per i loro contratti di lavoro nello
Hobbit (aderendo di fatto all’Unione).
Jackson, oltre a contestualizzare l’intera situazione,
sottolinea che le richieste dell’IFA sono impossibili da soddisfare
per motivi squisitamente legali, e che l’insistenza da parte
dell’organizzazione potrà causare solo due cose: l’annullamento
dello Hobbit o, più probabilmente, lo spostamento di riprese e
produzione nei Paesi dell’Est Europeo. Uno smacco per l’industria
cinematografica neozelandese, e un danno gravissimo per
l’occupazione (anche australiana, vista la partecipazione diretta
di molti australiani nelle produzioni neozelandesi).
Oltretutto, Jackson prefigura un incidente diplomatico tra
Australia e Nuova Zelanda, sospettando una palese ingerenza del
sindacato degli attori australiano (MEAA) nella piccola
organizzazione di attori neozelandese NZ Equity, che si propone
come interlocutore per le trattative collettive.
qui sotto alcuni passaggi della lunga e interessante lettera di
Jackson, rimandandovi a www.hobbitfilm.it per la lettura
completa.
L’unione dei lavoratori
australiani MEEA sta strumentalizzando la nostra produzione Lo
Hobbit nel tentativo di ampliare la propria base di iscritti, e il
proprio potere all’interno dell’industria cinematografica
Neozelandese. Come regista Neozelandese, che non ha nulla da
nascondere o di cui vergognarsi, non rimarrò in silenzio a guardare
continuare questo comportamento minaccioso senza discutere in
maniera sensibile dei “fatti” e della “verità” dietro alle varie
accuse.
Dietro alle accuse di sfruttamento degli attori chiamati a
partecipare alla produzione “estranea all’Unione” dello Hobbit, e
all’annuncio che numerose star di alto profilo si rifiuteranno di
comparire nei film, ci sono delle strategie molto chiare in
movimento. Come sempre in questi casi, sono tutte basate sul denaro
e sul potere.
Lasciatemi elencare una serie di fatti:
Parlando a titolo personale, non sono affatto contro i
sindacati. Sono un membro orgoglioso di ben tre unioni sindacali
americane, la Directors Guild, la Producers Guild e la Writers
Guild. Supporto la Screen Actors Guild (unione sindacale degli
attori di Hollywood, ndt). Tutte queste organizzazioni – non sono
molto sicuro di conoscere la differenza tra “Guild (sindacato)” e
“unione” – fanno un grandissimo lavoro nell’interesse dei propri
membri. * jackson(…) Per Lo Hobbit la Warner Bros. ha accettato di
creare un fondo separato nel quale verrà accumulata una parte dei
profitti, che verrà divisa tra tutti gli attori non-SAG. Questo non
è stato fatto a causa di pressioni da parte dei sindacati o
dell’Unione: è stata la Warner a proporsi educatamente, e gli
attori Neozelandesi e Australiani saranno quelli che otterranno il
beneficio principale. I membri della SAG hanno la loro percentuale,
e i non-SAG hanno la loro. E’ uno schema che abbiamo presentato
agli agenti degli attori Neozelandesi, e che fa parte dei nostri
contratti attuali per il cast dello Hobbit. * Qualsiasi danno stia tentando di farci la MEAA – e ne farà,
visto che è il loro obiettivo principale, colpendo Lo Hobbit – noi
continueremo a trattare i nostri attori e la nostra troupe con
rispetto, come abbiamo sempre fatto. * (…) Inizia tutto con la “NZ Actors Equity”. E’ una piccola
organizzazione che rappresenta una minoranza di attori
Neozelandesi. Non sono una Unione sindacale, e non hanno mai avuto
lo status legale di una Unione. Dai report a mia disposizione, si
tratta di 100 o 200 membri. * (…) la NZ Actors Equity rappresenta 200 attori su 2000 attori
neozelandesi, cioè il 10%. (…) Recentemente sono stati finanziati
dalla MEAA. * (…) A quanto mi risulta, ora la NZ Actors Equity è confluita
nella MEAA, il che significa che l’organizzazione sindacale
australiana MEAA rappresenta 200 dei nostri 2000 attori
Neozelandesi. Non credo rappresenti gli attori non-Equity. Parla
quindi per voce di una minoranza dei nostri attori. * (…) Sono anche sempre più adirato sapendo che questa piccola
minoranza stia mettendo in pericolo un progetto cui hanno lavorato
centinaia di persone negli ultimi due anni, e al quale migliaia di
persone lavoreranno nei prossimi quattro anni. Le centinaia di
milioni di dollari della Warner Brothers che verranno spesi nella
nostra economia. * (…) La MEAA chiede che la casa di produzione dello Hobbit (la
3foot7 Ltd, di proprietà della Warner Bros.) entri in trattative
per un unico contratto, negoziato dall’Unione, che includa tutti
gli attori del film. * Scusate, ma ho un piccolo problema con le organizzazioni che
rappresentano una minoranza ma cercano di prendere il controllo di
tutti quanti – ma non è questo il vero prolema. La complessa rete
di leggi sul lavoro in Nuova Zelanda sono la vera ragione per cui
questa richiesta non verrà mai soddisfatta. * La legge neozelandese, infatti, vieta che si tengano
trattative con organizzazioni che rappresentano i performer, in
quanto questi sono considerati dei contractor indipendenti. Il NZ
Commerce Act sostiene che sarebbe fuorilegge mettersi a trattare
con una unione australiana su questioni simili.
Le teorie cospirazioniste sono numerose, quindi scegliete
quella che preferite: noi abbiamo fatto meglio di loro negli ultimi
anni, attirando produzioni internazionali – e gli Australiani
preferirebbero avere una fetta più grande della torta, iniziando
dallo sfruttare Lo Hobbit per avere più controllo sulla nostra
industria cinematografica. Una logica malata che vedrà la Nuova
Zelanda umiliata sul piano mondiale, perdendo Lo Hobbit, il quale
finirà per essere girato in Europa dell’Est. La Warner
risparmierebbe soldi e avrebbe un successo finanziario, convincendo
altri studios a stare lontani dalla Nuova Zelanda.
L’impressione però è che veniamo attaccati perché siamo un
bell’obbiettivo, grasso e allettante. Ma non abbiamo ancora nemmeno
avuto il via libera alla produzione! E’ come se i grossi cugini
Austaliani ci stessero lanciando la sabbia negli occhi. O, per
metterla in un altro modo, gli opportunisti rovinano il nostro film
per il loro interesse politico.
Peter Jackson
(NB: Questo comunicato rappresenta l’opinione di Peter
Jackson come regista Neozelandese, non l’opinione della Warner
Bros. e della New Line Cinema, che non sono state ancora consultate
a riguardo).
Dopo l’invito dell’Federazione
Internazionale degli Attori verso i propri membri a boicottare The
Hobbit, Peter Jackson ha rilasciato una caustica dichiarazione
spontanea sulla questione – ricordiamo che l’IFA pretende che gli
attori neozelandesi (che non fanno parte dell’Unione) svolgano
collettivamente le trattative per i loro contratti di lavoro nello
Hobbit (aderendo di fatto all’Unione).
Jackson, oltre a contestualizzare
l’intera situazione, sottolinea che le richieste dell’IFA sono
impossibili da soddisfare per motivi squisitamente legali, e che
l’insistenza da parte dell’organizzazione potrà causare solo due
cose: l’annullamento dello Hobbit o, più probabilmente, lo
spostamento di riprese e produzione nei Paesi dell’Est Europeo. Uno
smacco per l’industria cinematografica neozelandese, e un danno
gravissimo per l’occupazione (anche australiana, vista la
partecipazione diretta di molti australiani nelle produzioni
neozelandesi).
Oltretutto, Jackson prefigura un
incidente diplomatico tra Australia e Nuova Zelanda, sospettando
una palese ingerenza del sindacato degli attori australiano (MEAA)
nella piccola organizzazione di attori neozelandese NZ Equity, che
si propone come interlocutore per le trattative collettive.
qui sotto alcuni passaggi della
lunga e interessante lettera di Jackson, rimandandovi a www.hobbitfilm.it per la lettura completa.
L’unione dei lavoratori
australiani MEEA sta strumentalizzando la nostra produzione Lo
Hobbit nel tentativo di ampliare la propria base di iscritti, e il
proprio potere all’interno dell’industria cinematografica
Neozelandese. Come regista Neozelandese, che non ha nulla da
nascondere o di cui vergognarsi, non rimarrò in silenzio a guardare
continuare questo comportamento minaccioso senza discutere in
maniera sensibile dei “fatti” e della “verità” dietro alle varie
accuse.
Dietro alle accuse di
sfruttamento degli attori chiamati a partecipare alla produzione
“estranea all’Unione” dello Hobbit, e all’annuncio che numerose
star di alto profilo si rifiuteranno di comparire nei film, ci sono
delle strategie molto chiare in movimento. Come sempre in questi
casi, sono tutte basate sul denaro e sul potere.
Lasciatemi elencare una serie
di fatti:
Parlando a titolo personale,
non sono affatto contro i sindacati. Sono un membro orgoglioso di
ben tre unioni sindacali americane, la Directors Guild, la
Producers Guild e la Writers Guild. Supporto la Screen Actors Guild
(unione sindacale degli attori di Hollywood, ndt). Tutte queste
organizzazioni – non sono molto sicuro di conoscere la differenza
tra “Guild (sindacato)” e “unione” – fanno un grandissimo lavoro
nell’interesse dei propri membri. * jackson(…) Per Lo Hobbit la Warner Bros. ha accettato di
creare un fondo separato nel quale verrà accumulata una parte dei
profitti, che verrà divisa tra tutti gli attori non-SAG. Questo non
è stato fatto a causa di pressioni da parte dei sindacati o
dell’Unione: è stata la Warner a proporsi educatamente, e gli
attori Neozelandesi e Australiani saranno quelli che otterranno il
beneficio principale. I membri della SAG hanno la loro percentuale,
e i non-SAG hanno la loro. E’ uno schema che abbiamo presentato
agli agenti degli attori Neozelandesi, e che fa parte dei nostri
contratti attuali per il cast dello Hobbit. * Qualsiasi danno stia tentando di farci la MEAA – e ne farà,
visto che è il loro obiettivo principale, colpendo Lo Hobbit – noi
continueremo a trattare i nostri attori e la nostra troupe con
rispetto, come abbiamo sempre fatto. * (…) Inizia tutto con la “NZ Actors Equity”. E’ una piccola
organizzazione che rappresenta una minoranza di attori
Neozelandesi. Non sono una Unione sindacale, e non hanno mai avuto
lo status legale di una Unione. Dai report a mia disposizione, si
tratta di 100 o 200 membri. * (…) la NZ Actors Equity rappresenta 200 attori su 2000 attori
neozelandesi, cioè il 10%. (…) Recentemente sono stati finanziati
dalla MEAA. * (…) A quanto mi risulta, ora la NZ Actors Equity è confluita
nella MEAA, il che significa che l’organizzazione sindacale
australiana MEAA rappresenta 200 dei nostri 2000 attori
Neozelandesi. Non credo rappresenti gli attori non-Equity. Parla
quindi per voce di una minoranza dei nostri attori. * (…) Sono anche sempre più adirato sapendo che questa piccola
minoranza stia mettendo in pericolo un progetto cui hanno lavorato
centinaia di persone negli ultimi due anni, e al quale migliaia di
persone lavoreranno nei prossimi quattro anni. Le centinaia di
milioni di dollari della Warner Brothers che verranno spesi nella
nostra economia. * (…) La MEAA chiede che la casa di produzione dello Hobbit (la
3foot7 Ltd, di proprietà della Warner Bros.) entri in trattative
per un unico contratto, negoziato dall’Unione, che includa tutti
gli attori del film. * Scusate, ma ho un piccolo problema con le organizzazioni che
rappresentano una minoranza ma cercano di prendere il controllo di
tutti quanti – ma non è questo il vero prolema. La complessa rete
di leggi sul lavoro in Nuova Zelanda sono la vera ragione per cui
questa richiesta non verrà mai soddisfatta. * La legge neozelandese, infatti, vieta che si tengano
trattative con organizzazioni che rappresentano i performer, in
quanto questi sono considerati dei contractor indipendenti. Il NZ
Commerce Act sostiene che sarebbe fuorilegge mettersi a trattare
con una unione australiana su questioni simili.
Le teorie cospirazioniste sono
numerose, quindi scegliete quella che preferite: noi abbiamo fatto
meglio di loro negli ultimi anni, attirando produzioni
internazionali – e gli Australiani preferirebbero avere una fetta
più grande della torta, iniziando dallo sfruttare Lo Hobbit per
avere più controllo sulla nostra industria cinematografica. Una
logica malata che vedrà la Nuova Zelanda umiliata sul piano
mondiale, perdendo Lo Hobbit, il quale finirà per essere girato in
Europa dell’Est. La Warner risparmierebbe soldi e avrebbe un
successo finanziario, convincendo altri studios a stare lontani
dalla Nuova Zelanda.
L’impressione però è che
veniamo attaccati perché siamo un bell’obbiettivo, grasso e
allettante. Ma non abbiamo ancora nemmeno avuto il via libera alla
produzione! E’ come se i grossi cugini Austaliani ci stessero
lanciando la sabbia negli occhi. O, per metterla in un altro modo,
gli opportunisti rovinano il nostro film per il loro interesse
politico.
Peter Jackson
(NB: Questo comunicato
rappresenta l’opinione di Peter Jackson come regista Neozelandese,
non l’opinione della Warner Bros. e della New Line Cinema, che non
sono state ancora consultate a riguardo).
La Passione di
Carlo Mazzacurati arriva nelle sale italiane dopo
la partecipazione in Concorso alla
67° Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di una
commedia dal buon ritmo, protagonista Silvio Orlando nei panni di Gianni
Dubois: un regista di mezza età in crisi creativa, alle prese
con due problemi: deve trovare in fretta un’idea per un film da
girare con una giovane attrice di fiction (Cristiana
Capotondi) – potrebbe rappresentare la svolta della
sua carriera, mai decollata.
A ciò si aggiunge un increscioso
inconveniente nella sua casa in Toscana: una perdita nel bagno
danneggia un affresco del ‘500 nell’attigua chiesa del paese.
Dubois è costretto quindi a lasciare Roma per recarsi in Toscana,
dove il sindaco (Stefania Sandrelli) e l’assessore
(Marco Messeri) minacciano di denunciarlo ai Beni
Culturali, a meno che non accetti di dirigere la Sacra
Rappresentazione del Venerdì Santo, da organizzare in pochi giorni.
Gli verrà in soccorso un ex carcerato di nome Ramiro (Giuseppe
Battiston), estimatore di Dubois e con una grande
passione per il teatro. Nonostante un susseguirsi di imprevisti dai
risvolti comici, che li vedranno alle prese, tra l’altro, con un
attore di pessima qualità ma di buona memoria (Corrado
Guzzanti), cui affideranno il ruolo del Messia, la Sacra
Rappresentazione andrà in scena e otterrà un buon successo. In più,
qui Dubois incontrerà una giovane barista polacca (Kasia
Smutniak), attorno alla quale costruirà la trama del
suo nuovo film.
La Passione, il film
Dunque un nuovo inizio, una sorta
di resurrezione anche per Dubois, che arriva proprio quando il
destino sembrava accanirsi contro di lui e contro l’altro
personaggio che vorrebbe risorgere dalle ceneri del proprio
passato: Ramiro. La vita sembra infatti riportare l’ex ladro sul
binario che voleva abbandonare, ma avrà il suo riscatto. Dunque,
gli ingredienti paiono essere quelli che avevamo già trovato e
apprezzato dieci anni fa in “La lingua del Santo” – anche lì
seguivamo la tragicommedia dei due protagonisti, ladri improvvisati
che la ricca società padovana aveva relegato ai margini. Tutto
avrebbe potuto funzionare alla perfezione, sennonché qui ci
si muove spesso su un registro parodistico-caricaturale. L’attore
Manlio Abbruscati, interpretato da Corrado
Guzzanti, ne è l’emblema: è un personaggio dai toni
macchiettistici, lo stesso tipo di macchietta che Guzzanti
ottimamente interpreta in teatro ma che, trasposta al cinema, non
ha la stessa efficacia. Alcune situazioni appaiono forzate, ai
limiti del surreale, senza però che si faccia una scelta chiara in
questa direzione.
Al contrario, ai toni da parodia in
La Passione si mescola la mimesi realistica,
generando nello spettatore un senso di straniamento. I meccanismi
comici, poi, sono spesso reiterati e ciò li rende poco incisivi. In
questa chiave parodistica, l’analisi sociale è più suggerita che
approfondita. Bersaglio di Mazzacurati sono i mali
italiani: le istituzioni, che per prime utilizzano la logica del
favore e del ricatto, i servizi al cittadino che non funzionano, e
soprattutto, il mondo del cinema, che appare imbrigliato in logiche
commerciali, senza spazio per la creatività; un cinema che vuole
competere col successo di massa delle fiction televisive e non lo
fa mantenendo la sua specificità, ma conformandosi al modello
proposto dalla TV. Il risultato è, però, meno efficace che in “La
lingua del Santo”, in cui ironia e leggerezza accompagnavano, senza
banalizzarla né sovrastarla, una riflessione sulla dimensione
sociale ed esistenziale, conferendo levitas alla materia trattata.
Il regista sceglie qui un registro più spiccatamente comico, a
tratti farsesco, nel quale però non sembra trovarsi molto a suo
agio.
Ricco il cast di La
Passione: accanto a Silvio Orlando, già scelto da
Mazzacurati nel ’92 per “Un’altra vita”, Giuseppe
Battiston, che ben interpreta il personaggio forse più
complesso del film, confermandosi come una sicurezza del nostro
cinema. E poi Stefania Sandrelli, di nuovo in
coppia con Marco Messeri, dopo La prima
cosa bella di Virzì. Produzione affidata a
Domenico Procacci e Fandango, in
collaborazione con Rai Cinema.
Guillermo del Toro collaborerà con
la DreamWorks Animation per i prossimi mesi: il regista ha messo
mano a Megamind, e sta sviluppando Trollhunters, che realizzerà in
animazione!
Inception
debutta al primo posto al box office italiano, con un risultato non
particolarmente esaltante, al contrario di quanto avvenuto nelle
scorse settimane nel resto del mondo. Buon esordio per
L’ultimo dominatore dell’aria al secondo
posto, mentre La passione non riesce a
imporsi su Mordimi.
Finalmente, dopo lunghe settimane
di attese, Inception è arrivato in Italia
e, come prevedibile, ha immediatamente guadagnato la prima
posizione al botteghino; i 2,6 milioni di euro incassati tuttavia
non rappresentano un risultato eccezionale, considerando le 600
sale in cui è stato lanciato il film, e le attese dei fan di Nolan.
Bisogna anche riconoscere che lo spettatore medio del nostro Paese
non è spesso attirato da pellicole cerebrali e impegnative a
livello intellettuale, anche quando si parla del film dell’anno,
come nel caso di Inception, in grado di incassare oltre
750 milioni di dollari worldwide. Ma indubbiamente il film
dell’acclamato Christopher Nolan, che ha presenziato a una
conferenza stampa a Roma nei giorni scorsi, potrà beneficiare
del passaparola positivo.
L’ultimo dominatore
dell’aria esordisce al secondo posto con 2,1 milioni,
un buon risultato benché affatto brillante: nel totale occorre
considerare la somma di 1,7 milioni ottenuta con le copie in 3D,
anche se in questo caso si parla del 3D più massacrato
dell’anno.
Mordimi
regge in terza posizione ottenendo altri 987.000 euro e arrivando a
quota 3,4 milioni; la commedia parodistica sta dimostrando
un’ottima performance in Italia, considerando il genere.
Segue l’altra new entry, La passione: il
film italiano presentato all’ultima Mostra di Venezia ha raccolto
810.000 euro.
Mangia, prega,
ama scende in quinta posizione con altri 779.000 euro
arrivando a 2,6 milioni complessivi; anche in Italia il film con
Julia Roberts non sta affatto riscuotendo il successo vagheggiato
in partenza.
Sesto posto per Sharm
el Sheikh – Un’estate indimenticabile, giunto a 2,4
milioni con altri 723.000 euro; segue La solitudine dei
numeri primi, che sfiora i 3 milioni totali con i
338.000 euro raccolti nel suo terzo weekend.
Shrek e vissero felici
e contenti scende all’ottava posizione, con oltre
16,5 milioni totali e 316.000 euro incassati negli ultimi tre
giorni. Cani e gatti: La vendetta di Kitty
3D ottiene altri 304.000 euro e supera il milione
totale, confermandosi un flop.
Chiude la top10 Resident Evil Afterlife
3D, che con altri 302.000 euro arriva a 3,8 milioni
complessivi.
A pochi registi capita di vedere
realizzato un proprio lavoro post mortem. E’ questo quello che è
capitato con una sceneggiatura sepolta di Jacques Tati,
L’Illusionista, disegnata e portata sullo schermo
da Sylvain Chomet il regista nominato agli Oscar
per Appuntamento a Belville.
L’Illusionista, il film
La storia è quella di un vecchio
Illusionista che asta perdendo il suo pubblico a causa delle nuove
generazioni che scoprono il rock e perdono la fascinazione per i
trucchi di magia In un mondo in cui anche i bambini vogliono che il
trucco sia svelato, l’illusionista incontra Alice, una ragazzina
che lo seguirà e che crederà sempre, fino alla fine, che la sua
magia è vera. Si tratta di un cartone animato old-fashion per una
generazione abituato alla perfezione dell’animazione digitalizzata
e ai colori sgargianti, ma il regista vuole dare esattamente
l’effetto di animazione anni ’60, imperfetta e imprecisa ma per
questo poetica.
Tuttavia il film scivola nella
banalità e per quanto le premesse fossero nobili (si tratta infatti
di una sceneggiatura che Tati scrisse pensando al difficile
rapporto con la figlia) la storia non decolla, trasmettendo solo
una profonda tristezza per le sorti del vecchio illusionista e un
astio non troppo velato verso la ragazza che si dimostra ingrata e
stupida. Unica cifra distintiva in un film noioso sono i personaggi
di contorno, nostalgici clown reduci da un mondo che ha smesso di
esistere.
L’Illusionista uscirà nei cinema italiani il
29 ottobre distribuito dalla Sacher Distribution.
Arriva al cinema l’attesissimo
nuovo film di Christopher Nolan, Inception,
che vede protagonista Leonardo DiCaprio alla prima collaborazione
con l’autore inglese.
Il sogno è reale. Questa è l’unica
certezza che accompagna lo spettatore in sala, oltre alla
grandissima curiosità e all’eccitazione palpabile nell’aria. I
trailer non sono mai stati così lungi, poi, a premiare l’attesa,
arriva il logo grigio della WB, che ci introduce nel mondo di
Inception.
Ancora una volta, com’è successo
per i suoi film precedenti, Nolan non realizza un film da vedere,
organizza una vera e propria esperienza per i suoi fidelizzati
spettatori, ancora una volta, tutto quello che c’è da vedere, da
capire e da scoprire sembra troppo per due soli occhi e orecchie.
Tutto intorno a questo film è stato mistero, sin dall’inizio,
persino la trama che anche adesso si esita a rivelare, primo per
non togliere il gusto agli spettatori, secondo perché, anche chi il
film l’ha visto non può costringersi a ridurlo ad una semplice
storia. Capotimoniere di questa avventura è Cobb, un Leonardo DiCaprio ancora una volta in stato di
grazia, che ci conduce attraversando i sogni degli altri, nella sua
mente, fino a farci scoprire i suoi. Il ladro di idee più bravo al
mondo, l’estrattore di sogni più abile del pianeta dovrà,
nell’ultima sua commissione, praticare un innesto
(Inception), per trovare la sua libertà.
Accanto a Cobb/Di
Caprio, tutta una schiera di attori famosi e bravissimi, a
partire dalla giovane quanto convincente
Ellen Page, l’architetto Arianna dal nome sibillino
(Arianna è colei che con il suo filo ha permesso a Teseo di uscire
dal Labirinto una volta ucciso il Minotauro), unica depositaria del
vero segreto di Cobb, e abilissima nel costruire i mondi che
insieme ai personaggi percorreremo anche noi in sala. La stella in
ascesa, Joseph Gordon-Levitt, è Arthur, fedele complice di Cobb,
che ha il compito di tenere sotto osservazione i sognatori.
Josep Gordon-Levitt si distingue per la sua
recitazione composta, quasi monocorde che risulta sempre efficace,
dal piccolo gioiello 500 Giorni Insieme, fino al colossal
Inception, portando sullo schermo quel suo viso
che (non senza provocare brividi) ricorda tanto quello di Heath Ledger. Per falsificare un’idea e
immetterla nel subconscio di un uomo la cosa indispensabile è un
falsario, e Cobb si rivolge al più bravo, Eames, a cui da volto e
corpo Tom Hardy, già visto in
Rocknrolla e Marie Antoinette, elemento sdrammatizzante del
cast, che mette in condizioni il gruppo di scende ‘ai livelli
inferiori’ e porta con sé una simpatica, quanto solo accennata,
rivalità con Arthur.
Ma un colpo che si rispetti ha un
mandante e una vittima, entrambi vecchi amici di Nolan dai tempi di
Batman Begins, si tratta della superstar giapponese Ken
Watanabe, sempre bravissimo, già finto Ra’s Al Ghul e qui
interprete di Saito, figura chiave che finirà per chiudere il
cerchio con Cobb e tirare le somme della storia nel finale; e
ancora un bravissimo Cillian Murphy (Spaventapasseri/Dottor Craine
nel due Batman
Begins di Nolan), ignara vittima di un crimine
architettato alla perfezione.
Ma il grande motore del film è Mal,
moglie di Cobb, perduta ma forse non morta e sempre presente, come
ricordo malevolo, nei sogni di Cobb, a darle volto una bellissima
quanto ambigua
Marion Cotillard, che per coloro che erano ancora
scettici, conferma il suo immenso talento, dando una forma e una
dimensione dolente e eterea al suo personaggio. Di contorno restano
il fedelissimo nolaniano Michael Caine, Cobb Senior, e (si intuisce)
istruttore del figlio nei viaggi onirici, e Dileel Rao, interprete
di grossi film quali Drag me to Hell e
Avatar,
e qui nei panni di Yusuf, medico/pozionista/sciamano.
Inception si regge
sul cast, e non perché la sua architettura sia fallace, ma perché è
mutevole magmatica e mai la stessa, paradossale quanto basta da non
essere surreale. Nessuna realtà onirica alla maniera di Buñuel, qui
è rappresentata una finzione assai più vera e pericolosa della
realtà, un sogno fisico e doloroso, scientificamente coerente con
la visione ‘teslaniana’ alla quale Nolan ci ha abituati.
Una visione poderosa che lascia
semplicemente bloccati lì, sulla poltrona, incapaci a staccare gli
occhi dallo schermo, completamente frastornati da una musica che
alla wagneriana maniera stordisce lo spettatore in una maniera
tanto cerebrale quanto emotiva, merito di uno Zimmer che rimanendo
al servizio della sceneggiatura sfoga la sua vena tedesca senza
cedere al sentimentalismo che talvolta prende il sopravvento come è
successo ne Il Gladiatore. Un viaggio
nell’architettura della mente, una consapevole discesa laddove si
nascondono le paure di un uomo intimamente tormentato da un senso
di colpa che allo spettatore non è dato conoscere fino alla fine.
Un vero e proprio trip che Nolan organizza, nella sua maniera così
personale quanto ormai universalmente condivisa; un percorso
all’interno di un labirinto strutturato alla maniera di scatole
cinesi, nella mente dell’uomo.
Nessuno come Nolan e Cobb si era
mai spinto così oltre, nessuno come Nolan, attraverso Cobb, avrebbe
potuto mai farlo. Concedendo allo spettatore un regalo prezioso in
forma di speranza o di dannazione: un dubbio. Nel dubbio Christopher Nolan risolve il suo film più
personale, quello più complicato da realizzare e da guardare. Il
sogno è reale, è vero, ma solo nel momento in cui scegliamo di
crederci, e questo Cobb (come Nolan) lo sa benissimo, alla fine
sceglierà(nno) e lo spettatore potrà a sua volta scegliere. Non si
può dire di Inception che sia un film ‘solo’
bello, c’è bisogno di più; ci vuole una spiegazione, una
discussione a riguardo, o semplicemente basta vederlo per
immergersi nella testa di Nolan, per rimanere abbagliati,
frastornati, trasformati.
Forse il più interessante week della nuova stagione italiana
volge al termine, con due titoli certamente che molti di voi
aspettavano da lungo tempo: l’attesissimo Inception e il kolossal
di M. Night Shyamalan L’Ultimo Dominatore dell’Aria. Li avete
visti? Diteci cosa ne pensate!
Il regista Jason Reitman si
riunisce a Diablo Cody dirigere Young Adult: alla protagonista
Charlize Theron si uniscono ora Patrick Wilson e Patton Oswalt…
Sono iniziate a Weirton le riprese
di Super 8: ecco alcune nuove immagini dal set del misterioso nuovo
film di J.J. Abrams sviluppato assieme a Steven Spielberg. E al cast si aggiunge AJ
Michalka!
Il 21, 22 e 23 Settembre scorsi,
presso la Libreria del cinema, a Roma, si sono tenuti gli incontri
con i montatori candidati (e uno vincitore) agli ultimi Nastri
d’Argento.
E’ ufficiale: Kate Beckinsale tornerà nei panni di Selene nel
quarto capitolo della saga di Underworld, ideata e avviata da suo
marito Len Wiseman, che di questo capitolo (così come fu del terzo)
sarà producer.
Christopher Nolan e Emma Thomas, in qualità di producer, hanno
iniziato i colloqui per trovare un regista che porti di nuovo
davanti alla macchina da presa Superman.
Tra i papabili il Duncan Jones di Moon, il Jonathan Liebesman di
Non aprite quella porta : L’inizio, il Matt Reeves di Cloverfield
e, tanto per non farsi mancar nulla, due grandi nomi: Tony Scott e
Zack Snyder.
La produzione mirerebbe a rispettare un’uscita per il marzo del
2012, quindi la decisione andrà presa al più presto.
Finalmente direttamente dal set di Captain America: The First
Avenger, diamo una prima occhiata alla star del film,
Chris Evans, nei panni di Steve Rogers!