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Peter Jackson rende omaggio al grande Christopher Lee

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Peter Jackson rende omaggio al grande Christopher Lee

La triste notizia di ieri della morte di Christopher Lee ci rende ancora oggi tristi per la scomparsa di una leggenda, e oggi anche Peter Jackson rende omaggio alla sua magnificenza.

È con enorme tristezza che ho appreso della scomparsa di Sir Christopher Lee. Aveva 93 anni, e non era nel consueto stato di salute, ma il suo spirito, come sempre, è rimasto indomabile.
Christopher parlava 7 lingue; era in tutti i sensi, un uomo di mondo; era un esperto d’arte, politica, letteratura, storia e scienza. Era uno studioso, un cantante, uno straordinario narratore e naturalmente, un meraviglioso attore. Una dei miei appuntamenti preferiti ogni volta che venivo a Londra era quello di andare a trovare Christopher e Gitte in modo che lui potesse regalarmi le storie meravigliose della sua vita straordinaria. Io amavo ascoltare quelle storie e lui amava raccontarle  erano assolutamente convincenti perché erano vere, storie dei suoi tempi nello Special Air Service, della Seconda Guerra mondiale, degli anni d’oro degli horror Hammer, del suo lavoro con Tim Burton  di cui era terribilmente orgoglioso.
Sono stato così fortunato a lavorare con Chris per ben cinque film e non ho mai smesso di emozionarmi nel vederlo sul set. Ricordo che in occasione del mio 40° compleanno (aveva 80 anni all’epoca), mi disse: “Sei la metà di me”.  Essere la metà di Christopher Lee è più di quanto avrei potuto mai sperare. Era un vero gentleman, in un periodo in cui i gentlemen non esistono più.
Sono cresciuto amando i film di Christopher Lee. Per la maggior parte della mia vita mi sono intrattenuto con i ruoli iconici che lui non solo ha creato, ma che ha continuato a interpretare anche nei decenni successivi. Ma da qualche parte, lungo la strada Christopher Lee, improvvisamente e magicamente si è dissolto ed è diventato il mio amico, Chris.  E ho amato Chris ancora di più.

Non ci sarà mai più un altro Christopher Lee. Occupa un posto unico nella storia del cinema e nei cuori di milioni di fan nel mondo.

Al mondo mancherà qualcosa senza di lui.

Le mie più sentite condoglianze a Gitte, alla sua famiglia e ai suoi amici.

Riposa in pace, Chris.

Un’icona del cinema si è trasformata in leggenda.

 

Peter Jackson racconta il titanico lavoro dietro a The Beatles – Get Back

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Si tratta di un evento cinematografico senza precedenti, nonostante si sia scelto di distribuirlo direttamente su Disney+. Stiamo parlando di The Beatles – Get Back, il documentario in tre puntate che Peter Jackson ha realizzato a partire da ore e ore di filmati inediti che ci portano nel backstage delle sessioni di registrazione della band nel gennaio del 1969, in un momento cruciale della storia della musica.

Nella migliore delle sue abitudini cinematografiche, Peter Jackson ha fatto del lavoro di scelta e montaggio dei momenti una trilogia, tre appuntamenti su Disney+, il 25, 26 e 27 novembre. In occasione della conferenza stampa del film, abbiamo avuto il piacere e il privilegio di sentire dalle parole stesse di Jackson com’è stato lavorare a questo documentario, quali sono state le sfide, quali i momenti migliori e soprattutto come mai si è cimentato in questo progetto tanto difficile quanto divertente.

“Solo un fan poteva realizzare The Beatles – Get Back”

“Sono certamente un fan dei Beatles, in termini di nascita – ha esordito JacksonSono nato nel 1961, ero vivo quando i Beatles effettivamente pubblicando i loro album, ma non riesco a ricordarli negli anni’60. I miei genitori non hanno mai comprato un singolo album dei Beatles. Avremmo avuto circa 30 dischi quando ero piccolo e nessuno di questi era dei Beatles. Ma con la mia prima paghetta ho comprato la compilation dei Beatles, Red and Blue, nel 1972. In questo modo sono diventato un fan dei Beatles, e penso che chiunque avesse fatto questo lavoro, doveva essere un fan, perché il materiale era tanto, erano circa 140 ore di audio continuo e si trattava di capire le piccole sfumature delle loro conversazioni.”

Conversazioni, prove, dettagli, registrazioni, come rintracciare una storia da raccontare in questo groviglio di materiale?

Peter Jackson: “Bisogna tenere conto del fatto che Michael Lindsay-Hogg, quello che effettivamente ha girato questo materiale 52 anni fa, era un regista e lui aveva sicuramente scelto un modo per raccontare quello che stava riprendendo. Ma cosa? Ho cercato di trasformarlo in un altro personaggio, nel film. Fa parte di una delle trame, come John e Yoko, oppure come il viaggio di Paul.”

Un periodo particolare nella carriera del gruppo

Come mai esiste tutto questo materiale non utilizzato e soprattutto apparentemente non organizzato? 

“Al momento della registrazione, l’ultima volta in cui i Beatles si erano esibiti dal vivo c’era Brian Epstein a organizzare tutto per loro, dagli alberghi ai viaggi ai tour fino al 1966, e quella era stata l’ultima volta che ebbero qualcuno che si occupava di loro. E quando andavano in studio per incidere un album c’era George Martin in sala di registrazione. In questo caso sono a Twickenham perché Denis O’Dell che produce sia The Magic Christian che Get Back, ha prenotato lo studio per le riprese e loro possono utilizzarlo gratuitamente mentre i set vengono costruiti. Non si tratta della registrazione di un album, ma delle prove per un disco e uno show. Quindi si trovano ad affrontare questa cosa senza il solito supporto, e anche oggi guardando il film non si capisce bene chi era responsabile del progetto. Loro sembrano pensare che ci sia qualcuno a occuparsene dietro le quinte e si tratta probabilmente di Denis O’Dell, il produttore, che però sta per iniziare le riprese e si occupa del resto solo part-time. I Beatles ingaggiano una battaglia continua col regista Michael Lindsay-Hogg, che cerca di catturare quanto più materiale autentico possibile.”

I tentativi di sfuggire alle registrazioni

“Ovviamente se hai una cinepresa addosso te ne rendi conto e non sei spontaneo, Michael era consapevole di questo e aveva deciso di fare in modo di riprenderli e registrarli il più possibile senza che se ne accorgessero, con dei trucchi. Ad esempio la macchina da presa stava su un cavalletto e veniva accesa prima che l’operatore si allontanasse, così che si continuava a girare senza che loro se ne accorgessero, o coprendo con lo scotch la luce rossa. Inoltre Michael nascondeva i microfoni per cercare di catturare delle conversazioni reali e ad esempio John e George non si rendevano conto di quando venivano registrati i loro discorsi privati, ma invece di dire a Michael “dicci quando state riprendendo perché non vogliamo che tu lo faccia in certi momenti”, alzavano il volume degli amplificatori e strimpellavano la chitarra, facendo rumore, quindi i microfoni di Michael registravano questo suono, mentre le loro bocche parlavano. Grazie alla tecnologia computerizzata di cui disponiamo siamo riusciti a togliere le chitarre e far sentire le conversazioni che loro hanno cercato di coprire o di camuffare. In realtà erano proprio i Beatles a pagare la pellicola a Michael, quindi volevano essere ripresi ma al tempo stesso non volevano essere invasi nel loro privato. In 150 ore di materiale c’è solo un momento in cui Paul McCartney dice “adesso spegniamo le cineprese” e tutti lo fanno, ma anche in quel causo l’audio continua a registrare quindi ci resta quella conversazione.”

The Beatles: Get BackRileggere il mito dei Beatles

Il film ci ripropone una specie di rilettura di quello che erano i Beatles. In che modo il racconto del loro mito è cambiato in questo lavoro? 

“Quando pensiamo ai Beatles, pensiamo a come li abbiamo visti in A Hard Day’s Night e Help!, nelle interviste e conferenze stampa degli anni Sessanta, ma sono tutte situazioni in cui si esibiscono. Qui, come dicevamo, quando non sanno che sono ripresi e registrati li vediamo come sono al cento per cento. In altre circostanze li abbiamo visti affascinanti, e divertenti, ma ora sono qui per fare un progetto molto ambizioso, e cosa potrebbe rivelare di più del carattere e della personalità di qualcuno del vederlo alle prese con dei problemi? Vedendo come affrontano le crisi mi sono detto che sono dei ragazzi normali, delle brave persone, diverse tra loro, come è normale che siano quattro individui. Noi siamo abituati a pensare a loro come ad un’unità, col loro aspetto e la caratterizzazione che avevano negli anni Sessanta: quello affascinante, il silenzioso, il buffone eccetera. Avevano delle etichette ma li pensavamo come un tutt’uno e qui vediamo invece quattro persone distinte che affrontano le cose a modo loro. Alla fine li ho rispettati anche di più perché quando togli il velo al mito e vedi la verità nuda e cruda devi essere pronto a restare deluso. Io penso ai Beatles in modo molto diverso ora, non penso alle loro acconciature, ai personaggi e al loro modo di vestire, come facevo da fan, ma penso a loro come a persone ed esseri umani. Credo che dopo aver visto The Beatles – Get Back si capisca che sono ragazzi bravi e sensibili, non ci sono primedonne, hanno i loro disaccordi e le loro ambizioni, perché sono persone diverse ma sono quattro bravi ragazzi.”

Carta bianca da parte degli eredi

Qual è stata la reazione alla visione del film? Ha avuto paletti o divieti?

“Mi hanno dato carta bianca, come fecero con Michael, anche se poi fecero sparire questo materiale […] Mi aspettavo che mi dicessero che qualcosa non andava o che avrebbero preferito togliere una conversazione, o altro, e questo non mi avrebbe sorpreso né mi sarei arrabbiato, e invece non mi hanno dato una singola nota, non hanno fatto nessuna richiesta in proposito. Lo hanno visto e sicuramente è stata una delle esperienze più stressanti della loro vita e ci vuole coraggio da parte loro per esporre in pubblico quello che è successo dietro le quinte per la prima volta in assoluto, a parte nel film Let It Be che hanno fatto sparire, quindi sono un po’ nervosi perché sono consapevoli del fatto che si mostrano per la prima volta come realmente erano. La reazione più importante l’ha avuta Paul, quando l’ha visto e mi ha detto “è un ritratto molto accurato di come eravamo allora” e io sono stato molto felice perché è proprio quello che cercavo di fare. Ho visto 150 ore di materiale e poi ho dovuto ridurlo e condensarlo e nel processo di riduzione ero preoccupato che l’insieme risultasse sbilanciato. Per me la cosa più importante – e credo anche per loro – è sempre stata che fosse fedele alla verità, che loro non vogliono edulcorare. La Disney ad esempio voleva togliere le parolacce, ma Ringo, Paul e Olivia hanno detto “così eravamo e così parlavamo, per favore, non fatelo”.”

Per scoprire se alla fine la Disney sia riuscita o meno a togliere le parolacce, non resta che aspettare il 25, 26 e 27 novembre, quando le tra puntate di The Beatles – Get Back verranno messe on line su Disney+.

Peter Jackson parla di Beorn ne Lo Hobbit

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Peter Jackson parla di Beorn ne Lo Hobbit

Ne abbiamo parlato in un nostro approfondimento, ma il personaggio di Beorn (Mikael Persbrandt), appaertenente all’universo de Lo Hobbit non ha ancora fatto il suo esordio sul grande schermo. Lo vedremo però nel secondo e nel terzo capitolo della trilogia, La Desolazione di Smaug e Andata e Ritorno, e intanto il regista Peter Jackson ne parla alla rivista Nöjesbladet.

Dovrete aspettare il prossimo film per vederlo. Non vedo l’ora che arrivi il secondo film! Mikael Persbrandt ha creato un personaggio molto intenso. La storia include molte scene con Beorn nel secondo e nel terzo film. Mikael è un attore fantastico, davvero bravo. Lo richiameremo a girare alcune scene aggiuntive per il terzo film l’anno prossimo. Beorn è quel genere di personaggio per cui ti viene voglia di scrivere più materiale.

Il personaggio di Beorn compare a metà del romanzo e alla fine, durante la Battaglia dei Cinque Eserciti, ma possiamo presumere che Jackson abbia ampliato il suo ruolo.

A questo link trovate il nostro approfondimento sul personaggio (ATTENZIONE SPOILER).

Lo Hobbit-un-viaggio-inaspettato-foto-gandalf-beorn

Peter Jackson parla dell’unica volta che perse le staffe sul set de Il Signore degli Anelli

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Anche se è difficile crederci, considerato il successo planetario raggiunto dalla saga, all’inizio la New Line Cinema non era del tutto a sostegno della visione di Peter Jackson in merito all’adattamento de Il Signore degli Anelli.

In occasione dei 20 anni dell’uscita de La compagnia dell’anello, Deadline ha dedicato un lungo speciale alla saga cinematografica in cui Jackson ha avuto modo di ricordare la sola e unica volta in cui si davvero lasciato sopraffare dalla rabbia sul set del film. Come spiegato il regista, quel momento di sfogo era dovuto alle preoccupazioni della New Line in merito al budget del film, che continuava a crescere a dismisura, sforando di gran lunga la cifra che era stata inizialmente stabilita.

Il tutto è avvenuto durante le riprese de Le due torri: “Era quel periodo in cui la New Line era parecchio arrabbiata con noi per quanto riguardava il budget”, ha raccontato Peter Jackson. “Ero su questo parapetto, forse con Viggo Mortensen, e vedo arrivare da lontano il produttore Barrie Osborne. Ci impiegò 30 minuti per arrivare lassù, sbuffando, e io nel mentre continuavo a girare. Quando arrivò, disse: ‘C’è lo studio che vuole parlare con te. Ti devo mettere in contatto con Michael Lynne della New Line’. Io gli chiedo perché e lui mi risponde: ‘Oh, ha intenzione di minacciare di farti causa. Ti toglierà la casa da sotto i piedi per coprire lo sforamento del budget.”

“Barrie era solo il messaggero, ma io mi sono ritrovato a perdere davvero le staffe, per la prima volta”, ha aggiunto il regista. “Gli risposi: ‘Dì a Michael Lynne che sto girando questo ca**o di film e sto facendo del mio meglio. Non ho intenzione di perdere neanche un giorno di lavoro per una telefonata del genere’. Così Barry prese il cellulare, tornò indietro verso la sua macchina e se ne andò.”

Peter Jackson e i problemi di budget durante la produzione de Il Signore degli Anelli

Tuttavia, Jackson ha riconosciuto che la situazione che si era venuta a creare poteva, in qualche modo, essere comprensibile, dal momento che il budget era passato da 60 milioni di dollari ciascuno a 120 milioni. “Capisco davvero la posizione della New Line, di Bob Shaye, di Michael Lynne. Guardando indietro, non li giudico assolutamente”, ha spiegato il regista. “C’era veramente tanta pressione. Erano arrabbiati con noi perché il budget continuava a salire. La rabbia era comprensibile. Non erano loro i cattivi in questa storia: i cattivi eravamo noi. Le cose poi si sono calmate quando Barrie Osborne, a qualche mese di distanza dall’inizio delle riprese, è diventato uno dei produttori e i budget dei film vennero rivalutati in maniera realistica. Ci siamo sentiti tutti un po’ sotto assedio all’epoca, ma, ripensandoci ora, capisco molto più chiaramente la situazione.”

Peter Jackson non girerà un cinecomic Marvel: “Non ho mai letto un fumetto”

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Ora che i viaggi nella Terra di Mezzo sembrano giunti al termine, Peter Jackson è pronto a buttarsi in nuovi progetti. Tra questi non ci sarà, però, un adattamento dal mondo dei fumetti. Il regista non sembra affatto interessato, anche dovesse presentarsi Marvel con un’offerta.

Non mi piace molto il blockbuster hollywoodiano che esiste in questo momento. L’industria cinematografica e l’avvento di tutta la tecnologia, è come aver perso un pò la strada. E’ diventato tutto molto guidato dai franchise  e dai supereroi. Non ho mai letto un fumetto in vita mia quindi parto subito in svantaggio e non ho interesse in questo campo. Così ora è il momento per noi di un passo indietro. stiamo andando verso qualcosa di quella scala.

Il regista ha anche aggiunto, citando direttamente Marvel:

Allora, sì, non ho intenzione di andare fuori e fare un film Marvel. Quindi, se non faccio un film Marvel, non ho altre opzioni. Devo andare fare un piccolo film in Nuova Zelanda.

Vi ricordiamo che Peter Jackson è stato impegnato proprio in Nuova Zelanda fino a poco tempo fa, con le riprese di Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate, l’ultimo viaggio nella Terra di Mezzo insieme a Bilbo, Gandalf, Bard, Thorin, i 13 Nani e naturalmente proprio al regista Peter Jackson, artefice di tutto.

Fonte: CBM

Peter Jackson mostra la sua collezione di memorabilia

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Peter Jackson mostra la sua collezione di memorabilia

Peter Jackson è un noto collezionista e nella sua posizione “privilegiata” è stato capace, negli anni, di ammucchiare e collezionare tantissimi oggetti di valore appartenenti ai più famosi franchise cinematografici, preziosi e introvabili cimeli che Adam Savage ha ripreso e mostrato in una nuova puntata del suo show web, Tested.

Di seguito il video che mostra l’invidiabiel e ricchissima collezione del regista neozelandese.

Dopo aver lavorato per moltissimo tempo nella Terra di Mezzo, tra Signore degli Anelli e Lo Hobbit, Peter Jackson ha annunciato da poco il suo prossimo progetto da regista, l’adattamento di Macchine Mortali, serie di romanzi scifi/steampunk per ragazzi scritta da Philip Reeve.

Di seguito la sinossi del primo di quattro romanzi pubblicatonel 2001 dalla Scholastic: Futuro remoto. Tom, giovane Apprendista Storico di Terza Classe, vive in una Londra che si aggira per il mondo ormai deserto cercando di divorare altre città più deboli allo scopo di procacciarsi schiavi e risorse. Un caso fortuito porta il ragazzo a sventare il piano omicida di una giovane orribilmente sfigurata che attenta alla vita del capo della Corporazione degli Storici, l’archeologo Valentine. Prima che la misteriosa ragazza precipiti nel nulla del selvaggio Territorio Esterno, Tom riesce a farsi rivelare la sua identità. Ma, da quel momento, da eroe e si trasforma in preda.

Middle-Earth Limited Collector’s Edition: Peter Jackson non è stato coinvolto

Peter Jackson interviene nella causa turca: “Non si tratta di Gollum”

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Vi abbiamo segnalato che in Turchia era in corso una causa per stabilire se Gollum, personaggio de Il Signore degli Anelli, fosse un personaggio positivo o negativo. Questo a causa del fatto che il cittadino Bilgin Ciftci aveva postato questa immagine sui social, accostando il personaggio al premiere turco Erdogan.

gollumA fare chiarezza sulla questione è intervenuto addirittura Peter Jackson, che in una lettera aperta a The Warp ha fatto notare:

Se le immagini diffuse sono quelle su cui si basa la causa turca, possiamo affermare categoricamente: nessuna di esse raffigura Gollum. Sono tutte immagini del personaggio noto come Smeagol.

Smeagol è un personaggio gioioso e dolce. Smeagol non mente, non inganna né cerca di manipolare gli altri. Non è cattivo, subdolo, malizioso – sono tratti della personalità che corrispondono a Gollum, che non andrebbe mai confuso con Smeagol.

Smeagol non sognerebbe mai di utilizzare il potere contro i più deboli. Non è un bullo. In realtà è adorabile. Ecco perché il pubblico di tutto il mondo ama questo personaggio. (traduzione)

In Turchia chi offende il premiere può essereperseguito e punito con il carcere. Che quello di Jackson sia stato un tentativo di farla passare liscia al povero signor Ciftci?

Peter Jackson in trattative per dirigere The Hobbit?

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Deadline.com riporta la notizia che tutti i fan stavano aspettando:  Peter Jackson ha deciso di ascoltare le richieste di Warner Bros/New Line e MGM: non solo ha preso in considerazione l’offerta di dirigere Lo Hobbit, ma secondo il sito il regista è già in trattative con le compagnie per assumere l’incarico. Ricordiamo che Jackson è già co-sceneggiatore e produttore esecutivo della pellicola, e che ha seguito passo passo lo sviluppo del kolossal da prima che Guillermo del Toro venisse scelto come regista.

Peter Jackson in trattative per dirigere The Hobbit?

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Deadline.com riporta la notizia che tutti i fan stavano aspettando:  Peter Jackson ha deciso di ascoltare le richieste di Warner Bros/New Line e MGM: non solo ha preso in considerazione l’offerta di dirigere Lo Hobbit, ma secondo il sito il regista è già in trattative con le compagnie per assumere l’incarico. Ricordiamo che Jackson è già co-sceneggiatore e produttore esecutivo della pellicola, e che ha seguito passo passo lo sviluppo del kolossal da prima che Guillermo del Toro venisse scelto come regista.

Se le trattative andranno a buon termine, cosa che tutti i fan sperano, Jackson prenderà le redini del film: la soluzione migliore, dopo l’abbandono di del Toro. Secondo Deadline, in realtà gli accordi sarebbero ormai praticamente fatti: Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens sarebbero già pronti a partire per Londra il 4 luglio, per poi andare a Los Angeles carichi di provini su nastro registrati dai direttori del casting che negli ultimi mesi hanno provinato un gran numero di attori per il cast.

Ovviamente vi terremo aggiornati nei prossimi giorni in attesa di qualche annunico…

Lo Hobbit uscirà in due parti: la prima a dicembre 2012, la seconda a dicembre 2013.

Peter Jackson in incognito al Comic Con [FOTO]

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Tra poche ore Peter Jackson presiederà il panel de Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate al Comic Con di San Diego, e tutti i fan lo aspettano sul palco, ma quello che forse non sanno è che Jackson ha trascorso tutta la mattinata in mezzo a loro, travestito da Evil Jester. Eccole prove!

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Il regista ha postato pochi minuti fa sulla sua pagina Facebook gli scatti che vi abbiamo mostrato, probabilmente gondolando non poco a prendersi simpaticamente gioco dei frenetici avventori dell’evento.

Peter Jackson Comic Con 4

Peter Jackson ha costruito Casa Baggins… sotto la sua villa

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Tutti abbiamo notato come, durante la lavorazione de Il Signore degli Anelli e, un po’ meno, durante quella de Lo Hobbit, Peter Jackson si sia “trasformato” in un hobbit dalle pelose e rotonde sembianze. Adeso pare che voglia davvero adottare quello stile di vita!

Alla fine del suo viaggio nella Terra di Mezzo il regista premio Oscar però non è ancora stanco del mondo di Tolkien, tanto che si è fatto costruire una Casa Baggins proprio nella sua abitazione in Nuova Zelanda, una casa a forma di hobbit ma a taglia d’uomo.

La casa, un’enorme villa a Masterton, è stata trasformata nel corso degli ultimi due anni in un parco giochi, stando alle dichiarazioni attendibili di Bino Smith, artigiano che ha lavorato alle trilogie tolkieniane dirette da Jackson. Smith, con altri membri della troupe, è stato incaricato di progettare e costruire una Casa Baggins identica a quella che vediamo nel film, solo abitabile da un uomo.

“Il suo occhio per il dettaglio è così raffinato che abbiamo dovuto ricostruire tutto alla perfezione … Casa Baggins si trova sotto terra, quindi è necessario attraversare dei tunnel per recarsi in quella di Peter Jackson. Entri nella sua casa, vai nelle cantine del vino, tiri una bottiglia e si apre una porta: c’è un corridoio di circa 35 metri che abbiamo creato appositamente. Se vai da una parte c’è uno scheletro e dei corpi, superi una specie di riproduzione di una camera delle torture, tiri un libro in una libreria e questa si apre, svelando Casa Baggins”.

Smith ha poi continuato il suo racconto: Steven Spielberg e George Lucas sono sempre lì. Danny DeVito è uno dei suoi migliori amici. Ed è tutta per loro”. Un resort a misura d’uomo fatto per uomini con un animo da hobbit!

Fonte: Stuff

Peter Jackson ha considerato l’ipnosi per poter dimenticare Il Signore degli Anelli e guardarlo da spettatore

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Il regista Peter Jackson dice di aver pensato di sottoporsi all’ipnosi per dimenticare la sua trilogia de Il Signore degli Anelli e poterla guardare di nuovo, come fosse un film mai visto. Con una mossa senza precedenti, il regista ha dato il via libera all’intera trilogia in contemporanea, consentendo di girare tutti e tre i film uno dopo l’altro. I film sono usciti ogni dicembre dal 2001 al 2003, portando la visione di Tolkien sul grande schermo e guadagnando quasi $ 3 miliardi di incassi al botteghino. La terza puntata, Il ritorno del re, ha anche raggiunto il record per il maggior numero di Oscar vinti per un singolo film, 11 statuette (su 11 nomination) tra cui migliore regia e miglior film, record condiviso solo con Titanic e Ben-Hur.

Con il budget per dare vita al mondo della Terra di Mezzo, un cast di talento e Jackson al timone, i film de Il Signore degli Anelli hanno ridefinito le epiche fantasy e introdotto orde di nuovi fan nel lavoro di Tolkein. Tuttavia, Peter Jackson si sente come se avesse perso un aspetto chiave dei film.

Parlando con il podcast  The Hollywood Reporter’s Awards Chatter, Jackson ha dichiarato di essersi sentito sfortunato perché non ha potuto vivere i film de Il Signore degli Anelli da fan. Peter Jackson ama il materiale originale, ma ha sentito che gli anni trascorsi a lavorare alla trilogia gli hanno tolto la capacità di vivere i film per la prima volta con occhi nuovi come la maggior parte dei fan. Ecco cosa ha dichiarato:

“Quando abbiamo fatto i film de Il Signore degli Anelli, ho sempre sentito di essere la persona sfortunata che non è mai riuscita a vederli come dei film per la prima volta. Quando c’erano le proiezioni, io ero già immerso in quei film per cinque o sei anni. È stata una tale perdita per me non essere in grado di vederli come tutti gli altri. In realtà ho preso seriamente in considerazione l’idea di andare da un tizio che si occupa di ipnoterapia per ipnotizzarmi e farmi dimenticare i film e il lavoro che avevo fatto negli ultimi sei o sette anni così che avrei potuto sedermi e godermeli. Non l’ho fatto, ma ne ho parlato con il [mentalista britannico] Derren Brown e lui ha pensato di potercela fare”.

Considerata la quantità di bellezza e gioia che la trilogia ha portato nelle vite di tutti gli spettatori del mondo, ci possiamo solo augurare che il progetto di Peter Jackson abbia successo!

Peter Jackson e Steven Spielberg svelano Tintin!

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steven

Empire ha svelato le prime immagini di TinTin. Le prima immagine ufficiale di The Adventures of Tintin: Secret of the Unicorn, il film di animazione (girato con la tecnica del performance capture 3D) di Steven Spielberg e Peter Jackson.

Peter Jackson e le dichiarazioni su Lo Hobbit: “Sono stato frainteso”

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Dopo le controverse dichiarazioni di Peter Jackson in merito allo stato di confusione che ha regnato durante la realizzazione della trilogia de Lo Hobbit, arriva una smentita da parte dello stesso regista che ha specificato che le sue dichiarazioni sono state rimontate e estrapolate da un discorso molto più ampio e articolato relativo alle innegabili difficoltà avute in fase di produzione del film.

Sulle pagine di Stuff.co.nz, un portavoce di Jackson ha affermato: “Qualcuno ha deciso di creare questo montaggio, fatto solo con le parti di Gathering Clouds che parlano delle difficoltà affrontate e non della maniera positiva con cui sono state avvicinate e superate, argomento che abbiamo affrontato anche in altre featurette. Peter non ha mai nascosto di aver assunto la regia di Lo Hobbit quando il tempo a disposizione per preparare il lavoro prima dell’inizio delle riprese era ormai ristrettissimo. Una sfida intrapresa volontariamente e le sue parole riflettono onestamente i sentimenti avvertiti durante la produzione dei lungometraggi”.

Che ne pensate?

Peter Jackson e la logistica della Battaglia delle Cinque Armate: a cosa servono le aquile?

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La fine delle avventure nella Terra di Mezzo merita una conclusion gloriosa, e così Peter Jackson ha pensato di propinarci, ne Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate, ben 45 minuti di battaglie che vedranno schierati, appunto, i Cinque Eserciti.

La battaglia si svolge ai piedi della Montagna Solitaria, dopo che i nani hanno recuperato il loro tesoro a Erebor. Ma come si coordinano 45 minuti di battaglia senza essere sopraffatti o destabilizzati da tanta grandiosità?

“Abbiamo adottato la regola di non fare più di due o tre riprese con soggetti anonimi consecutive, per tornare sempre sui personaggi principali – ha dichiarato Peter Jackson a Entertaimente Weekly – Altrimenti gli spettatori potrebbero perdersi nella battaglia.”

E come ha previsto, Peter Jackson, di pianificare questa ‘scaramuccia’?

“C’è un sacco di logistic ache deve essere ben pianificata. Abbiamo nani, uomini, elfi e orchi, tutti con culture differenti, armi differenti, e scudi, schemi e tattiche diverse (…) Prima che potessimo scagliare la prima freccia, abbiamo dovuto progettare il paesaggio stesso e capire ‘Okay, se abbiamo 10mila orchi, quante tende ci vorranno?’ oppure ‘Si verseranno nella valle o attaccheranno a gruppi?’. Dopo aver risposto a queste domande puoi cominciare a disegnare frecce sugli schemi.”

….come si vede bene nel grafico di seguito.

 Peter Jackson mappa battaglia dei cinque eserciti

Nel grafico notizia la parola EAGLES, aquile. Sembra quindi che le Aquile saranno parte della Battaglia, con il loro Singore Gwaihir. Le aquile però sono state un punto di domanda, una criticità di alcuni fan, nonché la causa di moltissime parodie. La cosa non è passata inosservata agli occhi del regista.

“Tolkien usa le aquile in un modo che potrebbe risultare strano, perché loro tendono a mostrarsi dal cielo e cambiare le cose piuttosto rapidamente. Così qui loro sono solo parte del piano, non sono le salvatrici. Voglio dire, capisco che se le aquile avessero preso Frodo e l’avessero portato al Monte Fato per distruggere l’Anello nel Signore degli Anelli, questi film sarebbero stati molto più brevi.”

Fonte: BC

Peter Jackson dirigerà un doc sui Beatles

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Come riporta Entertainment Weekly, Peter Jackson dirigerà un documentario dedicato alla misteriosa registrazione di Let It Be, ultimo album dei Beatles, e basato su oltre cinquanta ore di filmati inediti di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr relativi a gennaio 1969 (praticamente ad un anno dallo scioglimento della band e diciotto mesi prima della pubblicazione).

Jackson avrà inoltre a disposizione circa centoquaranta ore di file audio per ricreare in un film – unico nel suo genere – il processo creativo che portò i Beatles alla realizzazione di un capolavoro. La maggior parte delle riprese della band appartengono a concerti, videoclip e interviste.

Mi sono sentito sollevato nello scoprire che la realtà è molto diversa dal mito” ha raccontato Jackson a EW, “Dopo aver esaminato tutte le riprese e l’audio che Michael Lindsay-Hogg ha registrato 18 mesi prima della loro rottura, è venuto fuori un incredibile tesoro storico. Certo, ci sono momenti drammatici, ma assolutamente nulla che parli di discordia, la stessa a cui questo progetto è stato associato per anni. Oggi riguardare John, Paul, George e Ringo lavorare insieme e creare classiche canzoni da zero, non è solo affascinante, è divertente, edificante e sorprendentemente intimo.

Peter Jackson e Steven Spielberg finalmente al lavoro su un nuovo film di Tintin

Vi ricordiamo che tra i prossimi progetti di Jackson c’è anche il nuovo film di Tintin, sviluppato insieme a Steven Spielberg.

Benoit Mouchart, direttore editoriale della Casterman, la casa editirce che pubblica i fumetti del personaggio, ha infatti confermato che i due cineasti sono al lavoro sul secondo film, dopo il successo di Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno, arrivato al cinema nel 2011.

La notizia metterà sicuramente di buon umore non solo i fan del fumetto e del film d’avventura di otto anni fa, ma anche quelli di Spielberg e di Jackson, soprattutto, il quale dopo il flop di Macchine Mortali ha certamente bisogno di trovare altro spazio e un nuovo successo di critica e pubblico.

Secondo Mouchart, i due registi lavoreranno a una rielaborazione di due albi, Lo scettro di Ottokar (1939) e L’affare Girasole (1956), cosa che era già accaduta con l’adattamento precedente.

Fonte: EW

Peter Jackson dirige un film segreto per Steven Spielberg

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Dopo la trilogia di Lo Hobbit, Peter Jackson è sparito dai radar. Ma è Steven Spielberg a rivelarne i programmi futuri in un’intervista con il New Zealand’s Time Out magazine.

“Peter è stato così impegnato con Lo Hobbit che ha dovuto allontanarsi dal sequel di Tintin e in questo momento sta girando un altro film per la mia compagnia (Amblin Entertainment). È un segreto, nessuno lo sa. Finito questo, si dedicherà a Tintin 2″, ha dichiarato Steven Spielberg.

Il sequel de Le Avventure di Tintin sarebbe quindi ancora nei piani di entrambi i registi, nonostante il primo non abbia sfondato come previsto. E c’è naturalmente la curiosità di sapere a quale film stia lavorando Jackson che, dopo due trilogie titaniche per produzione e lavorazione, aveva dichiarato di volersi allontanare per un po’ dai blockbuster per tornare a film più intimi come Creature del Cielo.

Fonte

Peter Jackson conferma il sequel de Le avventure di TinTin!

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Sembra che il sequel del film Le avventure di TinTin sia ancora nei pensieri di Peter Jackson, nonostante gli impegni della trilogia de Lo Hobbit. Infatti Collider riporta alcune dichiarazioni

Peter Jackson chiarisce sulle voci dei ritardi de Lo Hobbit

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Nuovo contrordine. Secondo Peter Jackson, le sue recenti dichiarazioni su un possibile slittamento di un paio di mesi delle riprese di The Hobbit sono state amplificate a dismisura, e non c’è ragione di pensare che l’uscita nelle sale primo dei due film tratti dall’omonimo lavoro di Tolkien debba essere rinviata di un anno.

Jackson ha poi parlato del casting ancora in atto per il personaggio del protagonista Bilbo Baggins, dichiarando che della rosa di nomi che circola da tempo (comprendente James McAvoy, Martin Freeman, David Tennant e Daniel Radcliffe) solo alcuni sono stati realmente presi in considerazione, senza specificare però quali. Il regista ha però aggiunto anche che sono ancora in corso provini con attori non noti, e che non necessariamente Bilbo sarà interpretato da un “grande nome”.

Dopo il rumor che vuole Tom Waits nei panni di un non meglio identificato membro del cast, ci aspettiamo che questo rettifica di Jackson possa avere qualche valore. In attesa di notizie definitive…

Fonte: Collider/Ign

Peter Jackson aggiorna sul suo futuro a 11 anni dalla sua ultima regia

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Peter Jackson ha fornito un interessante aggiornamento sul suo futuro, mentre i fan attendono il primo film del regista dal 2014. Jackson è famoso soprattutto per il suo lavoro nella saga de Il Signore degli Anelli, avendo diretto la trilogia originale e tutti e tre i film de Lo Hobbit negli anni 2010. Il prossimo capitolo della sua filmografia è del tutto inaspettato.

In un’intervista con Screen Rant, Jackson ha rivelato di stare attualmente lavorando a tre diverse sceneggiature per progetti futuri, sebbene non sia entrato troppo nei dettagli su quali potrebbero essere questi progetti. A parte The Hunt of Gollum, un sequel della saga de Il Signore degli Anelli diretto da Andy Serkis, le sceneggiature di Jackson sono tenute segrete.

Peter Jackson stava parlando con il CEO di Colossal Biosciences, Ben Lamm, e con l’archeologo di Ngāi Tahu, Kyle Davis, degli sforzi in corso dell’azienda per salvare il Moa gigante dall’estinzione. Jackson è un importante investitore di Colossal, ma è stato coinvolto solo a condizione che l’azienda biotecnologica spostasse l’attenzione sul Moa.

ScreenRant: Peter, sarei negligente se non ti chiedessi del tuo futuro nel cinema. Non ti vediamo dirigere un lungometraggio dal 2014. Colossal è ora una tua prerogativa? Sei in pensione?

Peter Jackson: No, no. Di certo non sono in pensione. Attualmente stiamo lavorando a tre sceneggiature diverse. Al momento sto scrivendo tre sceneggiature diverse.

Stiamo producendo e scrivendo The Hunt for Gollum, che Andy Serkis dirigerà il prossimo anno. Mi è piaciuto lavorare ai documentari, che mostrino la mia vecchiaia o meno, e ovviamente al progetto Get Back – The Beatles. Mi sono divertito a fare diverse cose con i Beatles, il che è fantastico, e probabilmente continuerò a farlo.

Ma per me, de-estinguere il Moa sarebbe altrettanto emozionante, se non di più, di qualsiasi film potrei mai fare. Ho fatto molti film, ma vedere il gigantesco Moa tornare sarebbe un’emozione che credo supererebbe qualsiasi altra cosa in questo momento.

Cosa significa, dunque? Peter Jackson non è in pensione, il che non può che essere una buona notizia. Anche se Jackson non dirige un film da Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate del 2014, sarebbe sbagliato dire che non si sia tenuto impegnato. Naturalmente, il suo documentario sui Beatles è il suo più recente successo di alto profilo, che utilizza tecniche simili a quelle del suo documentario sulla Prima Guerra Mondiale, acclamato dalla critica, They Shall Not Grow Old.

Jackson ha anche scritto e prodotto l’adattamento del romanzo young adult del 2018, Macchine Mortali, ma tornare alla regia è comunque un progetto entusiasmante. Dopo una pausa così lunga, è difficile prevedere come sarà un nuovo film di Peter Jackson. Ha sicuramente la libertà di scegliere i suoi progetti, che decida o meno di tornare nella Terra di Mezzo.

Peter Jackson a lavoro sull’adattamento di Macchine Mortali

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Peter Jackson a lavoro sull’adattamento di Macchine Mortali

Peter Jackson torna a lavoro a quasi due anni dal termine della trilogia de Lo Hobbit. Il regista ha annunciato sulla sua pagina Facebook ufficiale che porterà finalmente a cmpimento un progetto a cui sta lavorando da anni, l’adattamento cinematografico di Macchine Mortali, serie di romanzi scifi/steampunk per ragazzi scritta da Philip Reeve.

Jackson produrrà il progetto e scriverà la sceneggiatura con la moglie Fran Walsh e alla loro storica partner Philippa Boyens. Christian Rivers, collaboratore di Peter Jackson in tutti i suoi film, si occuperà della regia.

Leggi la recensione di Macchine Mortali

Di seguito la sinossi del primo di quattro romanzi pubblicatonel 2001 dalla Scholastic: Futuro remoto. Tom, giovane Apprendista Storico di Terza Classe, vive in una Londra che si aggira per il mondo ormai deserto cercando di divorare altre città più deboli allo scopo di procacciarsi schiavi e risorse. Un caso fortuito porta il ragazzo a sventare il piano omicida di una giovane orribilmente sfigurata che attenta alla vita del capo della Corporazione degli Storici, l’archeologo Valentine. Prima che la misteriosa ragazza precipiti nel nulla del selvaggio Territorio Esterno, Tom riesce a farsi rivelare la sua identità. Ma, da quel momento, da eroe e si trasforma in preda. Età di lettura: da 11 anni.

Middle-Earth Limited Collector’s Edition: Peter Jackson non è stato coinvolto

Peter Jackson a lavoro sul Silmarillion?

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Peter Jackson a lavoro sul Silmarillion?

Ieri Peter Jackson ha deliziato il web con un video (qui) molto divertente in cui anticipa quella che potrebbe essere una sua possibile futura collaborazione con Steven Moffat e il Doctor Who. Quello che però sta facendo davvero il giro della rete è il fatto che nel video compare una copia del Silmarillion sulla scrivania di Jackson pieno di segnalibri.

Che il regista de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit stia lavorando all’imprsa della vita? Ricordiamo che Il Silmarillion è forse l’opera più complessa e difficilmente trasportabile al cinema.

Peter Jackson a dirigere The Hobbit?

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Dopo la clamorosa notizia di ieri sull’abbandono del progetto da parte di Guillermo Del Toro, sono immediatamente partite le voci su chi potrebbe sostituirlo alla guida della produzione di The Hobbit.

Peter Jackson a dirigere The Hobbit?

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Dopo la  notizia di ieri sull’abbandono del progetto da parte di Guillermo Del Toro, sono partite le voci su chi potrebbe sostituirlo alla guida della produzione di The Hobbit.

Il regista della trilogia de Il signore degli anelli, Peter Jackson, a detta del suo agente, non vorrebbe dirigere il prequel della fortunatissima saga, soprattutto a causa di altri impegni già presi. Allo stesso tempo però lo stesso agente ha dichiarato che Jackson farà di tutto per preservare l’investimento fatto dalla New Line e dalla Warner Bros. Dopo due anni di lavoro fatti insieme a del Toro, trovare un sostituto in tempi brevi appare molto complicato.

A questo punto Jackson potrebbe capitolare, tanto che al Dominion Post ha dichiarato: “Se dirigere il film è ciò che devo fare per proteggere l’investimento della Warner, è una soluzione che dovrò valutare. Anche se non credo che gli altri Studios mi libereranno dai contratti.”

Fonte:comingsoon

Peter Jackson a Casa Baggins!

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Theonering.net ha pubblicato la prima foto di Peter Jackson sul set de Lo Hobbit. A dire la verità la cornice sembra già vista, ed in effetti è proprio lei, la stessa Casa Baggins che abbiamo imparato ad amare ne Il Signore degli Anelli.

Sono passati diversi anni da quando Jackson ha cominciato a lavorare su Tolkien, ma probabilmente l’emozione di percorrere quei set così suggestivi resta la stessa, a differenza della sua taglia di pantaloni! Ecco la foto:

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Fonte: theonering.net via badtaste

Peter Jackson a Casa Baggins!

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Peter Jackson a Casa Baggins!

Theonering.net ha pubblicato la prima foto di Peter Jackson sul set de Lo Hobbit. A dire la verità la cornice sembra già vista, ed in effetti è proprio lei, la stessa Casa Baggins che abbiamo imparato ad amare ne Il Signore degli Anelli

Sono passati diversi anni da quando Jackson ha cominciato a lavorare su Tolkien, ma probabilmente l’emozione di percorrere quei set così suggestivi resta la stessa, a differenza della sua taglia di pantaloni! Ecco la foto:

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Fonte: theonering.net via badtaste

Peter Jackson a 48 fotogrammi per The Hobbit

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Finalmente arriva conferma direttamente da Peter Jackson che sulla sua pagina di Facebook  conferma lui stesso il fatto che sta girando il film a 48 fotogrammi al secondo invece dei classici 24.

Peter Jackson a 48 fotogrammi per The Hobbit

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Peter Jackson a 48 fotogrammi per The Hobbit

 

Finalmente arriva conferma direttamente da Peter Jackson che sulla sua pagina di Facebook  conferma lui stesso il fatto che sta girando il film a 48 fotogrammi al secondo invece dei classici 24. Nella spiegazione che il cineasta ha fornito per questa novità è che raddoppiare la velocità di ripresa porta all’immagine maggiore chiarezza e fluidità. Anche le sfocature durante i movimenti più veloci possono in questo modo essere ridotte al minimo, così come i sussulti.

Ecco alcune foto postate recentemente:

Fonte: facebook, Comingsoon.it

Peter Greenaway: sogni, visioni e ossessioni

Peter Greenaway: sogni, visioni e ossessioni

Fellini era solito affermare che «il visionario è l’unico vero realista». Dunque, se questa regola vale ancora, sicuramente nessuno può essere considerato tanto visionario e fantastico quanto Peter Greenaway, un autore i qui sogni e le cui fantasie si sono convertite più volte, apparentemente senza alcun limite, in celluloide e nelle molteplici forme di rappresentazione. Regista gallese con alle spalle una solida cultura artistica, Greenaway è considerato, assieme al conterraneo Ken Russell uno dei massimi esponenti del nuovo rinascimento inglese, corrente artistico-cinematografica che a partire dagli anni ’80 ebbe modo di rivoluzionare l’intero comparto della cultura visiva britannica e mondiale. Greenaway è uno di quegli autori che si possono definire formalisti, ovvero imbevuti a tal punto di una maniacale cura per l’attenzione estetica da rendere le loro opere come dei veri e propri ibridi fra cinema,pittura e videoarte.

Leggi anche: Peter Greenaway omaggiato ai BAFTA 2014

Molte sono ossessioni che Greenaway riversa nel suo cinema, e tra di esse si possono riscontrare la catalogazione (ereditata dai genitori, entrambi entomologi), il gusto quasi eccessivo per il cromatismo, l’utilizzo di immagini costruite pittoricamente, la predilezione artistica per il corpo e per i nudi, l’acqua ed il cibo, senza poi dimenticare la presenza di sviluppi narrativi al limite del grottesco e del surreale, storie sempre sull’orlo dell’eccesso, ma allo stesso tempo ricche (visivamente e narrativamente) di richiami extra-culturali provenienti dalla letteratura e dall’iconografia. Le sue sono opera bulimiche, piene zeppe di particolari su cui l’occhio indugia a lungo, ed il suo cinema non può essere risolto ad una prima e distratta visione, ma deve essere frutto di numerose rivisitazioni per poter cogliere i vali livelli di stratificazione narrativa, oltre a prendere coscienza che ogni suo film, ogni suo lavoro è incommensurabilmente collegato a tutti gli altri, in una sorta di concezione ipertestuale di cinema totoale.

I misteri del giardino di Compton HouseDopo la formazione accademica, Grennaway si fa le ossa come montatore di documentari al celebre BFI (British Film Intitute) dove ha modo di coltivare il suo gusto per la catalogazione e sperimentare le prime forme di cortometraggio. L’esordio sul grande schermo arriva a 42 anni (numero che per Greenaway, legato alle coincidenze, avrà sempre un fascino particolare) quando, dopo l’incontro con il futuro produttore Kees Kasander, nel 1982 realizza I misteri del giardino di Compton House, opera incentrata sul tema dei segreti che il disegno può svelare, dove già si nota l’impostazione pittorica dell’immagine. Nel 1985 segue il surreale Lo zoo di Venere, opera eclettica e grottesca ispirata dai quadri di René Magritte e di Vermeer, dove la composizione figurativa è bilanciata da una narrazione bizzarra, sorretta anche dallo storico sodalizio con il compositore minimalista Michael Nyman e il direttore della fotografia Sacha Vierny. Lo stesso gruppo di collaboratori firma successivamente nel 1987 Il ventre dell’architetto (dove il regista sviluppa il suo amore per l’architettura di E.l.Boullée e la città di Roma) e nel 1988 Giochi nell’acqua (opera scanzonata e intermante basata sul tema del liquido e del gioco infantile).

Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amanteNel 1989 è la volta della sua pellicola più famosa, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante, storia grottesca di sesso e cannibalismo ispirata dall’opera Titus Andronicus di Shakespeare e impreziosita da un’estetica folgorante (grazie ai costumi di J.P.Gaultier) e dalle interpretazioni allucinate di Michael Gambon, Helen Mirren e Tim Roth. Nel 1991 avviene la grande svolta con la trasposizione del celebre dramma shakesperiano La tempesta, dove Greemaway incomincia ad allontanarsi dal concetto tradizionale di cinema per sperimentare alcune soluzioni tecniche e visive che renderanno il suo lavoro sempre più vicino alla videoarte e che saranno alla base dei grandi lavori visionari del futuro. Nel 1993 è la volta del contestatissimo Il bambino di Macon, un’opera in costume intrisa di religiosità e di un morboso gusto per l’orrido, dove il regista sperimenta il connubio fra cinema e rappresentazione teatrale, suscitando però numerose polemiche.

greenawayNel 1995 avviene un’ulteriore progresso con I racconti del cuscino, dove il gusto per l’oriente e la calligrafia si mescolano a soluzioni registiche innovative ed inusuali (ad esempio la camera a mano), con risvolti visivi e narrativi che hanno eco nei videoclip musicali. Agli albori del nuovo millennio però ecco il clamoroso passo falso del maestro gallese, che con 8 donne e ½ crede di realizzare un visionario e personale omaggio al mentore Fellini, ma al contrario partorisce un’opera obrobriosa e al limite del ridicolo, totalmente sconclusionata e che gli costa la sonora irritazione dei suoi affezionati. Tra il 2003 e il 2004, ormai persuaso che il cinema classico sia destinato ad estinguersi, Grennaway da il via all’ambizioso progetto de Le valige di Tulse Luper, una trilogia dove cinema, arte pittorica e virtuale si mischiano in un’esperienza visivamente e tecnicamente coinvolgente, che ha tutte le caratteristiche di un’istallazione. Il prodotto però, a causa del suo eclettismo e degli alti costi di realizzazione, non viene ben digerito dal pubblico, decretandosi come un insuccesso commerciale.

Goltzius and the Pelican CompanyA questo punto, dopo numerose esposizioni e progetti di commistione artistica (come la celebre animazione de Il cenacolo di Leonardo), Greenaway inizia la sua nuova trilogia dedicata ai pittori europei, inaugurata nel 2007 con Nightwatching (opera dal gusto teatrale dedicata a Rebrandt), proseguita nel 2012 con Goltzius and the Pelican Company (manierismo visivo basato sull’incisore olandese H.Goltzius) e in procinto di concludersi in futuro con un nuovo progetto dedicato ad H.Bosch.

Leggi anche: “Goltzius and The Pelican Company” di Peter Greenaway

La fama e il grande contributo artistico di Greenaway, il suo modo rivoluzionario di intendere le arti visive e soprattutto la sua inesauribile capacità sperimentale lo hanno reso degno di ricevere dalla prestigiosa British Academy of Film and Television Arts (BAFTA)  durante la cerimonia del 16 frebbraio 2014, il riconoscimento per il miglior contributo cinematografico britannico. Un onore che spetta appieno ad grande genio visionario che mai si è stancato di affermare che, per fare del buon cinema, «bisogna sempre fidarsi dell’opera, mai del suo autore». Un maestro,un artista,un sognatore. Tutto questo è Peter Greenaway, un profeta che ha saputo vedere il futuro del cinema e che cerca di spianare la strada per quello che esso diverrà.

Peter Greenaway si da alla commedia

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Peter Greenaway si da alla commedia

peter_greenaway

Il prossimo progetto di Peter Greenaway a quanto pare sarà una commedia romantica intitolata 4 Storms and 2 Babies. Il regista, autore di film come Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante o Lo zoo di Venere è certamente uno dei cineasti più rappresentativi dell’Europa, oltre ad essere famoso per la sua sperimentazione, tanto da renderlo difficilmente inquadrabile in un determinato filone registico.