Ritorna il geniale regista,
Larry Clark con Marfa Girl che sarà presentato in concorso al
Festival di Roma 2012 diretto da Marco Mueller.
Maremetraggio 2012: punta tutto su Michele Alahaique
Mare fuori: le foto dal red carpet di Alice nella città/Festa del cinema di Roma
I primi due episodi della nuova stagione di Mare fuori, la serie dei record coprodotta da Rai e Picomedia, sono stati presentati in anteprima nel programma della ventunesima edizione di Alice nella città e della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
Il red carpet con i protagonisti della serie è iniziato a partire dalle ore 17.45 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Ecco tutte le foto dei protagonisti sul red carpet!
Alle ore 20.45, il cast sarà sul red carpet di Alice nella città all’Auditorium Conciliazione: per l’occasione via della Conciliazione sarà chiusa al traffico, come è stato nelle precedenti edizioni per Angelina Jolie, Johnny Depp e Russell Crowe, per consentire ai tanti fan in attesa di poter vedere da vicino i loro beniamini.
Nella quarta stagione di “Mare fuori” i protagonisti si trovano metaforicamente a navigare in mare aperto. Rosa, Carmine, Mimmo, Kubra, Dobermann, Cucciolo e Micciarella vivono tutti la consapevolezza di non essere più attaccati all’àncora salvifica della famiglia. Sono soli, spinti dalla corrente verso il largo. Ora devono vincere ogni giorno le loro più intime paure per affrontare la vita. Al loro fianco non c’è più l’amore incondizionato della famiglia, ma quello degli amici con cui scelgono di navigare. A contrastare questo racconto ci sono Pino, Edoardo, Cardiotrap, Giulia e Silvia che, nel bene e nel male, vivono ancora il peso dei legami familiari capaci di condizionare la loro vita. È il momento di crescere e questo significa capire chi si vuole diventare e cosa si desidera essere. Ormai la maggior parte dei detenuti è maggiorenne. Il cambiamento è inevitabile, ma la crescita personale è una scelta che richiede coraggio. Bisogna decidere in che modo e verso dove orientare la propria vita, il proprio viaggio. Chi non lo fa permette ad altri di farlo per lui. La libertà non è solo fuori dal carcere, è anche una conquista interiore dettata dal coraggio di scegliere. La durezza della nuova direttrice forza i ragazzi a una scelta necessaria: ribellarsi per la propria autodeterminazione. Lo scontro fra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi è inevitabile per capire chi si è, chi si vuole diventare e trovare la voce per dirlo.
La quarta stagione di “Mare Fuori”, con la regia di Ivan Silvestrini, è una coproduzione Rai Fiction – Picomedia, prodotto da Roberto Sessa da un’idea originale di Cristiana Farina, scritta con Maurizio Careddu.
Mare Fuori: in anteprima alla Festa di Roma i primi due episodi della quarta stagione
I primi due episodi della nuova stagione di Mare fuori saranno presentati in anteprima nel programma della ventunesima edizione Alice nella città e della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma: sul red carpet sfileranno i protagonisti della serie dei record coprodotta da Rai e Picomedia.
Nella quarta stagione i protagonisti della serie si trovano metaforicamente a navigare in mare aperto. Rosa, Carmine, Mimmo, Kubra, Dobermann, Cucciolo e Micciarella vivono tutti la consapevolezza di non essere più attaccati all’àncora salvifica della famiglia. Sono soli, spinti dalla corrente verso il largo. Ora devono vincere ogni giorno le loro più intime paure per affrontare la vita. Al loro fianco non c’è più l’amore incondizionato della famiglia, ma quello degli amici con cui scelgono di navigare. A contrastare questo racconto ci sono Pino, Edoardo, Cardiotrap, Giulia e Silvia che, nel bene e nel male, vivono ancora il peso dei legami familiari capaci di condizionare la loro vita. È il momento di crescere e questo significa capire chi si vuole diventare e cosa si desidera essere. Ormai la maggior parte dei detenuti è maggiorenne. Il cambiamento è inevitabile, ma la crescita personale è una scelta che richiede coraggio. Bisogna decidere in che modo e verso dove orientare la propria vita, il proprio viaggio. Chi non lo fa permette ad altri di farlo per lui. La libertà non è solo fuori dal carcere, è anche una conquista interiore dettata dal coraggio di scegliere. La durezza della nuova direttrice forza i ragazzi a una scelta necessaria: ribellarsi per la propria autodeterminazione. Lo scontro fra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi è inevitabile per capire chi si è, chi si vuole diventare e trovare la voce per dirlo.
La quarta stagione di Mare Fuori, con la regia di Ivan Silvestrini, è una coproduzione Rai Fiction – Picomedia, prodotto da Roberto Sessa da un’idea originale di Cristiana Farina, scritta con Maurizio Careddu: nel cast, Carmine Recano, Lucrezia Guidone, Massimiliano Caiazzo, Maria Esposito, Matteo Paolillo, Artem, Domenico Cuomo, Kyshan Wilson, Clotilde Esposito, Giovanna Sannino, Alessandro Orrei, Ludovica Coscione, Clara Soccini, Francesco Panarella, Salahudin Tijani Imrana, Giuseppe Pirozzi, Vincenzo Ferrera, Antonio De Matteo, Raiz, Pia Lanciotti.
Mare Fuori: il musical, annunciato il cast e le date del tour
Si sono definitivamente chiusi i casting per il Musical Mare Fuori diretto da Alessandro Siani e prodotto da Best Live che debutterà il prossimo 14 dicembre al Teatro Augusteo di Napoli. Il regista insieme alla casting stanno ancora valutando alcune figure da inserire all’interno del cast principale.
Questi i nomi dei protagonisti che sono già stati selezionati. Oltre a Rosa Ricci (Maria Esposito), Dobermann (Enrico Tijani), Totò (Antonio Orefice), Micciarella (Giuseppe Pirozzi), Milos (Antonio D’Aquino), Nunzia (Carmen Pommella) una delle guardie, il cantautore Andrea Sannino, Yuri Pascale Langer, Giulia Molino, e Sveva Petruzzelli, si aggiungono al cast, Mattia Zenzola il ballerino vincitore dell’ultima edizione di Amici, Bianca Moccia, Antonio Rocco, Pasquale Brunetti, Christian Roberto.
Si aggiungono anche nuove date al tour, e i biglietti sono disponibili su www.ticketone.it
Di seguito l’elenco delle date aggiornate
- Napoli Teatro Augusteo dal 14 al 30 dicembre 2023. 1, 5,6,7 gennaio 2024
- Ragusa Teatro Duemila 20 -21gennaio 2024
- Reggio Calabria Teatro Cilea 23-24 2024
- Cosenza Teatro Rendano Dal 26 al 28 gennaio 2024
- Torino Teatro Alfieri dal 2 al 4 febbraio 2024
- Milano Teatro Arcimboldi dal 14 al 18 febbraio 2024
- Assisi Teatro Lyrick 20-21 febbraio 2024
- Bari Teatro Team 24-25 febbraio 2024
- Roma Teatro Brancaccio dal 1° al 3 marzo 2024
- Bologna Teatro Europa dal 15 al 17 marzo 2024
Mare Fuori: Giacomo Giorgio, Raiz e Ivan Silvestrini. Incontro con la famiglia Ricci all’Arf! Festival
In occasione della serie di panel UltraPop proposti dalla Sala Talk di Arf! Festival nella sua nona edizione (12 al 14 maggio 2023), il pubblico della fiera di fumetto, di casa all’ex Mattatoio di Testaccio, ha avuto modo di incontrare da vicino parte del cast di Mare Fuori, la serie Rai diretta da Ivan Silvestrini che si è rivelata un vero e proprio fenomeno di massa.
Ospiti del Festival sono stati lo stesso Ivan Silvestrini, regista della serie dalla metà della seconda stagione in poi, Raiz, il cantante degli Almamegretta che oltre a interpretare il boss Salvatore Ricci è anche autore delle canzoni originali della serie, e Giacomo Giorgio, interprete di Ciro Ricci, personaggio amatissimo dal pubblico che muore alla fine della prima stagione, ma che ricompare nella seconda e nella terza in diversi flashback, soprattutto legati a Rosa Ricci (Maria Esposito), sua sorella che ha un ruolo importante dalla terza stagione in poi.
Il fenomeno “Mare Fuori”
Il regista Ivan Silvestrini non poteva certo avere idea del fenomeno che sarebbe diventata la serie, quando è subentrato alla regia di alcuni degli episodi della seconda stagione: “Ho preso in mano la serie a metà della seconda stagione, ho continuato per tutta la terza e ora sono alle prese con la quarta. Già da subito ho percepito il grande interesse intorno al progetto, ma mentre giravo la terza stagione ho visto che il set era circondato tutti i giorni da decine e decine di ragazzi che volevano incontrare i loro beniamini. Noi narratori ci troviamo sempre di fronte a un grande dilemma quando ci chiediamo se riusciremo a intercettare un pubblico con le nostre storie. Ma mentre giravamo la terza stagione, io non solo percepivo che il pubblico c’era e che la nostra responsabilità era dare a tutti storie all’altezza delle loro aspettative, ma avevo anche l’impressione, da spettatore privilegiato quale sono, che questi ragazzi stavano davvero facendo qualcosa di straordinario. Sapevo che Mare Fuori sarebbe stato amato, ma non potevo aspettarmi quanto.”
Tutti i personaggio della serie hanno un look molto distintivo. Ciro ad esempio ha sempre uno sguardo fisso in avanti, quasi proteso al futuro, e indossa sempre capi bianchi o neri, con delle decorazioni dorate, quasi fossero una specie di divisa. Da dove nasce questo look, questo approccio al personaggio così distintivo?
Giacomo Giorgio: “Tutto quello che riguarda il personaggio è frutto di un lavoro di squadra. Soprattutto la famiglia Ricci, i cattivi della serie, sono molto caratterizzati sia per il look che per le interpretazioni. Quando ho cominciato a interpretare Ciro, ho scelto di non mettere in scena il classico cattivo con un atteggiamento spocchioso, come sembra più logico fare. L’ho immaginato proteso in avanti, come fosse una pantera, e questa caratteristica dello sguardo l’ho rubata a un ragazzo che ho conosciuto al IPM di Nisida, che era a tutti gli effetti il Ciro di quel posto. Per quello che invece riguarda il look, il lavoro è stato del reparto costumi: si era deciso di differenziare sempre Ciro dagli altri, e così, mentre gli altri ragazzi detenuti avevano abbigliamenti colorati, lui era sempre vestito di nero o di bianco, perché doveva spiccare.”
I costumi da supereroi dei personaggi di Mare Fuori
E questo aspetto dei costumi si ritrova in molti dei personaggi della serie, ad esempio il Comandante Massimo Esposito (interpretato da Carmine Recano) che indossa sempre tinte di blu o azzurro. “C’è effettivamente uno studio cromatico sui personaggi – interviene Silvestrini – è vero che il Comandante cambia molto poco la palette dei suoi abiti, e come lui anche il personaggio della Direttrice (Carolina Crescentini) ha sempre abiti dalle tonalità marine, dato il valore simbolico che ha il mare in questa serie. Mentre i personaggi di altro tipo usano tinte più aggressive o neutre. Il personaggio di Beppe Romano (Vincenzio Ferrara) usa poi una palette tra il marrone e il verde, Lino (Antonio De Matteo) usa una palette su scala di grigi, e così via. Nessuno di loro è mai uscito dalla propria palette, e senza dubbio il mio passato di lavoro con i cartoni animati, ma anche con Lorenzo Ceccotti sul film Monolith, mi ha aiutato tanto a raggiungere questo grado di attenzione ai dettagli.”
I personaggi di Mare Fuori assumono quindi, sotto quest’ottica, una dimensione iconica, come i personaggi dei fumetti, come un Dylan Dog che non cambia mai l’abito che indossa. E proprio all’epica a fumetti attinge Silvestrini quando si approccia alla regia della serie, a quelle storie viscerali e a quei personaggi che si fanno icona, in particolare con la messa in scena della famiglia Ricci. “Non è un caso che proprio questi siano diventati i personaggi più iconici di Mare Fuori, a partire dal padre, Salvatore, passando per il figlio, Ciro, fino ad arrivare a Rosa, la figlia, la nuova icona di Mare Fuori. È innegabile che lei si è imposta subito, nel momento in cui è arrivata.”
A interpretare Salvatore Ricci, capofamiglia e “imprenditore del crimine”, c’è Raiz, che spiega come la presenza del personaggio sia aleggiante sopra ai figli e sopra a tutta la storia nonostante si tratti di una presenza secondaria: “Salvatore è presente sempre nella cattiva educazione che ha dato ai suoi figli. Ha cresciuto dei criminali, con il figlio che mira a essere come lui, e Rosa che invece si sente in dovere di esserlo, anche se forse non vuole.” Una presenza che aleggia sulla storia e la determina, anche se non direttamente. E questo elemento sarà determinante anche per la quarta stagione, a giudicare dal cliffhanger con cui si è chiuso il terzo ciclo di episodi.
La quarta stagione di Mare Fuori andrà in onda a partire dal febbraio 2024 su RaiDue e vedrà tornare tutti i protagonisti delle stagioni precedenti, Maria Esposito, Matteo Paolillo, Massimiliano Caiazzo, Carmine Recano, Nicolas Maupas, Artem e tutti gli altri interpreti.
Mare Fuori torna a COMICON Napoli!
Dopo il successo dell’evento del 2022 che ha registrato il tutto esaurito, la serie Rai Mare Fuori torna a COMICON Napoli! Venerdì 28 aprile, alle 13:30, presso l’Auditorium del Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare, gli interpreti della serie Giovanna Sannino, Antonio D’Aquino, Raiz, il regista Ivan Silvestrini e la Direttrice della Fotografia Francesca Amitrano incontrano il pubblico e presentano il progetto “La cultura rompe le sbarre”.
Mare Fuori, coprodotta da Rai Fiction e Picomedia, è la serie italiana che ha appassionato il pubblico young adult italiano e internazionale risultando tra le più apprezzate degli ultimi anni. La terza stagione ha debuttato sulla piattaforma RaiPlay il 1 febbraio ed è stata trasmessa in prima serata su Rai2 dal 15 dello stesso mese. Con risultati travolgenti: “Mare Fuori 3” su RaiPlay al 1 marzo ha totalizzato 110 milioni di visualizzazioni, con 47 milioni di ore viste, pari ad un ascolto medio device di 3,7 milioni. Complessivamente, tra tv e online, l’intera serie viaggia dunque sui 5 milioni di ascolto medio e le visualizzazioni on demand non accennano a fermarsi.
La serie nasce da un’idea di Cristiana Farina ed è scritta con Maurizio Careddu per la regia di Ivan Silvestrini e si svolge all’interno di un IPM – Istituto penale minorile che diventa una bolla in cui i ‘ragazzi interrotti’ hanno la possibilità di comprendere chi sono e cosa vogliono oltre le mura di cinta del carcere.
A partire dalla serie, nell’ambito del progetto sociale di Rai Per la Sostenibilità-ESG dal titolo “La cultura rompe le sbarre”, è stato realizzato un workshop con alcuni ragazzi dell’Istituto penale minorile di Nisida. Tre giorni di musica e di lavoro insieme al cantante Raiz, volto della serie, e al musicista Pier Paolo Polcari. Il laboratorio ideato e organizzato dalla Rai, dal titolo “Fuori conTesto”, con la decisiva collaborazione della Direzione dell’Istituto, ha voluto coinvolgere i “ragazzi dentro” nella presentazione della terza stagione di “Mare Fuori”, in un gioco di specchi tra realtà, finzione e narrazione. Un progetto educativo di Servizio Pubblico in cui un gruppo di ragazzi di Nisida ha scritto il testo di una canzone per dare voce alla loro esperienza di vita. Emozioni, passo dopo passo e libertà sono gli aspetti che hanno voluto mettere al centro. La musica, come spesso accade con ogni forma artistica, è riuscita a coinvolgere i ragazzi, in un clima di empatia ed entusiasmo per far emergere emozioni, sofferenze, sogni, desideri, paure. La canzone “Giorno dopo giorno”, scritta ed interpretata dai ragazzi di Nisida affiancati da Raiz e Polcari, parla di muri e celle, di luce che non c’è e di aquile che non volano più, ma anche di sogni che non si spengono e di un futuro che nasce dall’aver imparato a guardarsi dentro.
Mare Fuori è tratto da una storia vera? tutta la verità dietro la serie cult italiana
Dal suo debutto nel 2020, Mare Fuori ha conquistato milioni di spettatori italiani (e non solo), trasformandosi in un vero fenomeno di costume. Ambientata all’interno di un IPM (Istituto Penale Minorile) affacciato sul golfo di Napoli, la serie racconta le storie intrecciate di giovani detenuti e del personale che lavora nella struttura, mescolando drammi familiari, errori di gioventù, redenzione e speranze.
Con una narrazione intensa e personaggi fortemente caratterizzati, Mare Fuori ha spesso suscitato una domanda tra gli spettatori: quanto c’è di vero in tutto questo? Le storie dei protagonisti sono ispirate a fatti reali? L’IPM di Napoli esiste davvero? In questo approfondimento cerchiamo di fare chiarezza su quanto la fiction si ispiri alla realtà, separando i fatti dalla narrazione televisiva.
Di cosa parla Mare Fuori? Un viaggio nell’umanità dietro le sbarre
Mare Fuori segue le vite di un gruppo di ragazzi e ragazze rinchiusi in un Istituto Penale Minorile a Napoli, dove ogni personaggio è alle prese con il proprio passato, i propri sbagli e la possibilità di cambiare. La serie mette al centro le emozioni, le fragilità e le lotte interiori dei giovani detenuti, ma anche la dedizione di chi, all’interno della struttura, crede ancora nella possibilità di redenzione.
Nella quinta stagione, la narrazione prosegue con nuovi ingressi e dinamiche sempre più intense, portando avanti i fili delle storie personali con un tono maturo e profondo. L’atmosfera si fa più complessa e le relazioni si evolvono, mentre la serie continua a interrogarsi sul confine tra giustizia e comprensione, tra condanna e rinascita.
Mare Fuori è ispirato a una storia vera? Ecco cosa c’è di reale nella serie
Mare Fuori non è tratto da una storia vera in senso stretto, ma prende spunto da una realtà ben precisa: quella dell’Istituto Penale Minorile di Nisida, a Napoli. La sceneggiatura della serie, firmata da Cristiana Farina (ideatrice del progetto) e Maurizio Careddu, nasce da un lungo lavoro di ricerca e osservazione sul campo, in collaborazione con operatori del settore, educatori, ex detenuti e rappresentanti del sistema penitenziario minorile. L’obiettivo non era raccontare una vicenda realmente accaduta, ma restituire un affresco credibile e potente delle dinamiche che si vivono in un contesto tanto delicato quanto sconosciuto ai più.
L’IPM di Nisida, situato sull’isolotto che si affaccia sul golfo di Napoli, è uno dei pochi istituti penali minorili attivi in Italia, e ha una lunga storia fatta di difficoltà, ma anche di progetti educativi, reinserimento e testimonianze di giovani che hanno provato a riscattarsi. Proprio da questo universo umano e sociale è nata l’ispirazione per Mare Fuori, che ha saputo coniugare il realismo con la forza emotiva della narrazione seriale.
Molti personaggi della serie — sebbene inventati — sono costruiti a partire da tratti, vissuti e contesti tipici di quella realtà: storie di criminalità minorile, famiglie disfunzionali, sogni infranti e seconde possibilità. Anche le figure degli educatori e del personale dell’istituto, pur non corrispondendo a persone reali, sono modellate con accuratezza e rispetto verso i professionisti che lavorano in questo ambito.
Insomma, Mare Fuori non racconta una storia vera, ma racconta verità. Quelle di tanti ragazzi e ragazze che si sono trovati — spesso troppo presto — faccia a faccia con la giustizia. Ed è proprio questa tensione tra finzione e realtà che ha reso la serie così intensa, autentica e capace di toccare corde profonde nel pubblico.
Mare Fuori non è una storia vera, ma racconta una realtà che esiste
Mare Fuori non è la cronaca di fatti realmente accaduti né la biografia di singoli protagonisti. Tuttavia, ciò che la rende così potente e coinvolgente è proprio il suo radicamento nella realtà: i luoghi, i contesti sociali, le dinamiche familiari e le sfide della giustizia minorile sono tutte ispirate a situazioni concrete, raccolte con attenzione dagli autori per costruire un racconto che, pur rimanendo fiction, trasmette autenticità.
È questa aderenza emotiva e culturale che ha fatto sì che la serie risuonasse tanto con il pubblico, in particolare tra i giovani, generando un fenomeno di empatia e riflessione raro nella televisione italiana contemporanea. Mare Fuori riesce a mostrare il volto umano della detenzione minorile, facendo luce su una realtà spesso invisibile, e ricordandoci che dietro ogni errore può esserci una possibilità di cambiamento.
In definitiva, la serie non racconta una storia vera, ma ci racconta veramente il mondo complesso in cui crescono, sbagliano e cercano di rinascere tanti giovani nel nostro Paese.
Curiosità e successo internazionale: perché Mare Fuori è diventato un fenomeno globale
Oltre al suo impatto sociale e narrativo, Mare Fuori ha conquistato pubblico e critica anche per la qualità della produzione e la forza del suo linguaggio visivo. Girata principalmente a Napoli, tra l’area del Molo San Vincenzo e altre location simboliche della città, la serie riesce a restituire un’atmosfera realistica e suggestiva, in cui il mare diventa metafora di libertà, fuga e speranza. Anche se l’IPM rappresentato non è una replica esatta di quello reale di Nisida — dove non si può girare per motivi di sicurezza —, le scenografie sono state pensate per evocare con precisione quel tipo di ambiente.
Un’altra componente fondamentale del successo è la colonna sonora, con brani originali che parlano il linguaggio delle nuove generazioni e sono diventati virali su TikTok, Spotify e Instagram. Le musiche di Mare Fuori, spesso scritte o interpretate dagli stessi attori (come Matteo Paolillo, interprete di Edoardo), hanno contribuito a rafforzare l’impatto emotivo e identitario della serie.
Dopo il passaggio iniziale su Rai 2, Mare Fuori ha trovato nella piattaforma RaiPlay un pubblico giovanile sempre più fedele, fino ad approdare su Netflix, dove ha ottenuto visibilità anche all’estero. Il titolo internazionale, The Sea Beyond, ha permesso alla serie di raggiungere mercati come Francia, Spagna e America Latina, accrescendo ulteriormente la sua fama e alimentando fanbase globali.
L’annuncio di una sesta stagione, già in produzione, e di un possibile remake internazionale dimostra quanto Mare Fuori sia riuscita non solo a raccontare una realtà italiana, ma anche a toccare temi universali come la giustizia, l’amicizia e il diritto a una seconda possibilità.
Mare Fuori 5: recensione dei primi 6 episodi
Mare Fuori 5 deve gestire un finale di stagione della stagione precedente che ha lasciato tutti con il fiato sospeso, ancora più di quello sparo nel buio che aveva chiuso invece il terzo ciclo. Rosa Ricci lascia Carmine Di Salvo all’altare, il matrimonio tra le due grandi famiglie come promessa di pace non si celebra, mentre Edoardo Conte trova la sua morte per mano sconosciuta sul fondo della cripta dei Ricci, tra la bara di Ciro e quella di Don Salvatore, che proprio lui aveva a sua volta ucciso.
“Voglio che tu sappia che sei l’unico che sia riuscito a vedere la luce in me. Sei puro, sei luce ed esplodi come un vulcano ogni volta che ami. Per salvarti ti sei aggrappato alla cosa più bella che esista: l’amore. E io non sono quella cosa bianca limpida che pensavi tu. Io sono rossa e nera, sono passione e vendetta. Mi hai insegnato che l’amore salva e io ti ho salvato dall’unica cosa che ti poteva uccidere: da me.” Con queste parole di addio, Rosa giustifica il suo addio all’amore e a una vita normale, quella che è quasi una poesia liquida in apertura la scelta di Rosa. E Carmine diventa un ricordo… per ora.
Un’alleanza al femminile per Mare Fuori 5
La giovane vuole ora prendere le redini del regno criminale ereditato dal padre e si rende subito conto che Carmela, moglie e vedova di Edoardo, è l’unica alleata che le resta. Entrambe hanno fatto qualcosa per ferire l’altra, ma perdonarsi e fare squadra sembra l’unico modo per sopravvivere contro Donna Wanda Di Salvo.
Il loro scopo è ovviamente riprendere possesso delle piazze di spaccio, ma anche scoprire chi ha ucciso Edoardo. Come spesso accade nella serie, la risposta arriva dall’interno dell’IPM, dove nuovi sconvolgimenti sono pronti ad avvenire per portare scompiglio nel delicato equilibrio all’interno della struttura. Simone (Alfonso Capuozzo) e Tommaso (Manuele Velo) di Napoli, e Samuele (Francesco Alessandro Luciani) e Federico (Francesco Di Tullio), di Milano, arrivano a turbare le sorti dei protagonisti, in particolare i due ragazzi del nord, che si rivelano spregiudicati e violenti. Completano il cast Elisa Tonelli e Rebecca Mogavero, rispettivamente nei ruoli di Sonia e Marta, che nella prima parte della serie non hanno ancora avuto un ruolo importante ma che, lo immaginiamo, verranno raccontate meglio nella seconda parte.
Volti vecchi e nuovi
Il mondo esterno all’IPM porta nel flusso del racconto di Mare Fuori 5 anche Assunta, madre di Rosa e Ciro, creduta morta perché così aveva dichiarato Don Salvatore, e che il pubblico sa essere viva, vegeta e libera dalla quarta stagione, dove si scopre che è stata aiutata da Ciro a rimettersi in sesto dopo che il marito l’aveva fatta rinchiudere in un ospedale psichiatrico. La donna vorrebbe riallacciare i rapporti con la figlia, visto che era presente al suo non-matrimonio? Lo scopriremo…
Tornano ovviamente tutti i volti noti e amati della serie: Pino, Cardiotrap, Mimmo, Cucciolo e Micciarella, Milos, Dobermann, Silvia, Alina, ma anche gli adulti Massimo, Sofia, Beppe con le loro storie, i loro drammi e le loro aspirazioni.
Messo da parte il grande dramma romantico di Rosa e Carmine, Mare Fuori 5 torna a raccontare storie di violenza, soldi, vendetta e difficoltà, riportando la serie alle sue origini, e relegando ai margini del racconto l’aspetto soapoperistico che tanto aveva fatto innamorare il pubblico. Ogni personaggio è chiamato verso la salvezza, ma questa non arriverà per tutti, come si scopre man mano che gli episodi vanno avanti. Il ritorno alle origini con la centralità di determinati temi però non corrisponde alla replica di quello che era il tono delle prime stagioni, in cui c’era una forte aspirazione alla speranza e al cambiamento per i giovani protagonisti. Quel mare fuori era davvero una metafora radicata anche nel modo di raccontare le aspirazioni di ciascuno.
Mare Fuori 5 la speranza è bandita
In Mare Fuori 5 la speranza è bandita. Rosa, emblema “romantica” della quarta stagione, diventa qui un oscuro angelo di vendetta, sopraffatta dai compiti oscuri che ha scelto di ereditare. Ludovico Di Martino, che prende il posto di Ivan Silvestrini alla direzione degli episodi, cambia ancora una volta le carte in tavola e preferisce una regia presente, invasiva, drammatica, quasi solenne, così come sono solenni le minacce, le frasi stentoree e le parole dei protagonisti. Il risultato è un tono artefatto che in qualche modo strano trova comunque la sua armonia, perché più che empatia genera distacco dalle disavventure che guardiamo sullo schermo.
Non sappiamo dove ci porterà la seconda parte di stagione di Mare Fuori 5, ma senza dubbio si tratta di un cammino oscuro, in cui il confine tra bene e male verrà oltrepassato e confuso più volte.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 9 e 10
Dopo una ripresa tiepida (“Il prezzo del cambiamento” e “Morire insieme” non hanno brillato per emozioni) gli episodi 9 e 10 di Mare Fuori 4 mettono meglio a fuoco non solo i fatti, ma anche le emozioni. “Crescere troppo in fretta” e “C’è sempre una prima volta” vedono tronare alla ribalta Rosa e Carmine, e offrono un interessante quanto inaspettato flashback sulla vita di Ciro, una sorta di riabilitazione del personaggio. Ma andiamo con ordine.
Mare Fuori 4, l’amore è nell’aria
Il finale romantico della puntata 8 rimette in gioco la storia d’amore tra Carmine e Rosa. Certo, nessuno aveva mai creduto, neanche per un secondo, che i due potessero stare lontani, e infatti la giovane Ricci ha ceduto alla dittatura dell’amore e ha accettato di accogliere di nuovo, e questa volta per sempre, il suo “nemico naturale”. Una svolta interessante aspetta anche Silvia, che galleggia a mala pena in una situazione ereditata dal suo amato avvocato D’Angelo, che rischia di “fregarla” anche da morto, mentre trova in Lino un amico fidato, o forse qualcosa in più.
Kubra invece riesce a sostenere l’esame per cui ha studiato tanto, anche se la sua vita all’interno dell’IPM sembra complicarsi quando Diego si fa avanti: la ragazza sente ancora un legame con Pino, ma chiaramente si sente confusa dall’interesse del compagno di studi. Pino dal canto suo continua la sua parabola di riabilitazione, trovando soddisfazione nel lavoro e nei progetti di vita che fa con grande fretta ed entusiasmo. Senza però fare i conti con la diretta interessata. Intanto, le strade di Cucciolo e Eduardo si dividono definitivamente. A seguito di un violento litigio trai due, il primo decide di venire allo scoperto e affrontare il giudizio degli altri, senza paura, il secondo sembra invece più propenso a rimanere in silenzio e aspettare il momento giusto, ora che fuori dall’IPM si sta costruendo una nuova vita con Teresa, grazie all’impiego che gli ha dato il padre di lei.
Una inattesa riabilitazione
Il quinto dittico di Mare Fuori 4 si presenta con un intermezzo romantico con degli sviluppi adolescenziali, banali e triti, e altri assolutamente inattesi, per i quali sarebbe interessante conoscere le ragioni, ma che anche senza giustificazioni sono piacevoli da inserire nello scorrere delle storie dei protagonisti. Anche negli episodi 9 e 10 di Mare Fuori 4 c’è spazio per i flashback, ma questa volta il protagonista di questo occhio sul passato è Ciro, il rapporto con sua madre e quello con Rosa. Ci viene raccontato come Ciro ritrova sua madre, come la salva, in qualche modo, e come, finito all’IPM, viene investito della carica di boss della struttura, quasi contro voglia. Un racconto che mette in prospettiva la “cattiveria” di Ciro vista all’inizio della serie, una specie di riabilitazione della figura del giovane, il cui interprete, Giacomo Giorgio, è diventato nel frattempo idolo delle folle. Sarà forse questo grande amore del pubblico verso il bravo interprete ad aver reso necessaria una rilettura del suo personaggio in chiave positiva?
Se Ciro ci mostra l’amore filiale, Cucciolo è l’esempio perfetto per raccontare l’amore per se stessi. Il suo personaggio prende finalmente coscienza di ciò che desidera e sceglie di non fare più passi indietro, di non giocare più nell’ombra, ma di essere fiero di se stesso, anche a scapito di quella che potrebbe essere la sua carriera nel mondo del crimine. L’amore romantico propriamente inteso viene invece declinato in due modi, da una parte quello tormentato, che vede Kubra lacerata tra la simpatia per Diego, l’amore che scompare per Pino e la sempre più forte volontà di pensare a se stessa e a ciò che vuole lei, dall’altra quello felice e pieno di promesse che è affidato a Carmine e Rosa. Il ragazzo è pronto ad uscire dall’IPM per ricongiungersi con la piccola Azzurra, mentre spera di riuscire a coronare il suo sogno d’amore.
Il dramma vero che si consuma in questi due episodi porta però il nome del commissario Massimo Valenti: la firma enfatica che aveva definito i toni dell’inizio della serie cede il passo a momenti rabbiosi che sono principalmente legati allo sviluppo della storia intorno alle sue vicende personali.
Ci avviamo verso un lungo finale esplosivo
L’impressione generale è che il crescendo emotivo e drammatico della serie sia arrivato al punto in cui tutte le trame sono prossime a una risoluzione esplosiva. Lo stesso finale dell’episodio 10 ha un sapore di chiusura, commovente ed emozionante, ma ha anche un risvolto che condurrà sicuramente a un regolamento di conti e a un cambiamento radicale nella vita di alcuni dei personaggi.
La regia torna a essere ricca, caratterizzata da campi larghi per raccontare gli ambienti e i paesaggi, quasi a voler raccontare anche quel “fuori” a cui tutti anelano. Il vero problema però è che non sappiamo quanto stare in una cella per tanto tempo, possa preparare i ragazzi a tornare fuori davvero. Il Mare Fuori, evocativo oggetto del desiderio figurato per chi come i protagonisti della serie cerca di fare ammenda e di ricostruire la propria giovane vita, potrebbe non essere così semplice da raggiungere. Forse, come dice Carmine, devono imparare a essere liberi prima dentro se stessi.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 7 e 8
Il midseason finale ha lasciato tutti gli spettatori con il fiato sospeso e quindi quando il 14 febbraio sono arrivati su Raiplay gli episodi 7 e 8 di Mare Fuori 4, tutto il pubblico della fortunata serie Rai è corsa a guardare cosa sarebbe poi successo a Cardiotrap, Crazy J e alla straniera senza nome.
Mare Fuori 4, finalmente il momento di Alina
Proprio da lì, quindi, si avvia questa seconda parte di stagione, con i ragazzi che riescono a sopravvivere all’esplosione grazie soprattutto all’intervento di Alina. Si chiama così la ragazza ucraina che non riesce a parlare con nessuno che non sia Gianni/Cardiotrap. Finalmente scopriamo un po’ di più di questa povera anima tormentata, ci viene offerto uno spiraglio sul suo passato, su quello che l’ha effettivamente traumatizzata e su quello che vuole. Parallelamente l’episodio che si intitola “Il prezzo del cambiamento” vede protagonista anche Teresa: abbiamo scoperto che aspetta un figlio da Eduardo e sappiamo che il giovane aspirante boss non vuole abbandonare la ragazza a cui deve la vita, tuttavia questo nuovo dittico ci accompagna dietro le quinte dei comportamenti di questa ragazza, di famiglia bene, che vuole a tutti i costi stare con una persona che chiunque le direbbe “non fa per te”.
Per quanto riguarda invece gli amanti sfortunati, Carmine e Rosa, anche se vengono leggermente messi da parte in queste due puntate fortemente corali, li vediamo comunque struggersi d’amore l’uno per l’altro. Il giovane Di Salvo non vuole rinunciare alla sua Rosa che a sua volta è lacerata dal dubbio. Spazio anche a Pino, che corre a spron battuto verso un riscatto sociale e personale che lo vede buttarsi con entusiasmo in progetti futuri, ma sul quale incombe anche un possibile e seminato “tradimento”. Riuscirà il giovanotto di buona volontà a coronare il suo sogno d’amore con la bella e sfuggente Kubra? Chi invece sembra giunta a un bivio è Silvia, che potrebbe pagare ancora una volta per le colpe degli altri, lasciata sola anche da chi, ingannandola, aveva promesso di prendersi cura di lei.
“Morire insieme”
Tra tutti i drammi dei giovani protagonisti, però, sembra spiccare, ormai insormontabile, il trauma del comandante Massimo, che proprio non riesce a trovar pace, soffocato dai suoi demoni e con una situazione familiare che sembra sfuggirgli sempre più di mano. Ha definitivamente perso quell’approccio paterno e paziente verso i giovani detenuti e sembra soltanto interessato alla vendetta.
Per questi nuovi episodi 7 e 8 di Mare Fuori 4, gli sceneggiatori hanno preferito una struttura fortemente corale, che porta avanti un pezzetto della storia di ogni personaggio. Se da un lato il tono generale del racconto viene aiutato da un ritmo spezzettato e più veloce, perché aggira l’impronta da melodramma che sembrava preponderante nella prima parte della stagione, dall’altro si rischia di rimanere troppo distanti dai protagonisti e dalle loro vicende che comunque, arrivati a questo punto della loro storia, hanno un forte gancio sullo spettatore.
Il Mare Fuori comincia a diventare per molti un concetto concreto, non solo un sogno o un miraggio aspirazionale, ma un vero e proprio progetto, su cui investire e costruire le basi per un futuro di riscatto. O almeno per qualcuno è così.
In generale in questa quarta stagione si conferma però il venire meno del senso di autenticità di linguaggio e messa in scena che ha determinato il successo della serie all’inizio della sua corsa. La scelta di direzione artistica sembra chiara e irrevocabile, e per quanto il prodotto rimanga godibile e di intrattenimento, dispiace un po’ per la perdita di quell’anima verace.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 5 e 6 della serie
Continua inesorabile la continua “discesa all’inferno” dei protagonisti degli episodi 5 e 6 di di Mare Fuori 4 che si trovano a fare i conti con un nuovo cambio di scenario nelle loro giovani eppure già vecchie vite. Quasi tutti ancora minorenni ma già alle prese con una vita a dir poco complicata, questi ragazzi lottano ogni giorno, più o meno consapevolmente, per sopravvivere a se stessi e al mondo che li circonda. Per Rosa Ricci il problema si risolve in modo estremamente semplice: “Questione di scelte“, come dice a Cucciolo, suo nuovo alleato, e come recita anche il titolo dell’episodio 5.
La scelta che ha fatto lei l’abbiamo intuita già nel dittico precedente: la famiglia, il clan, la piazza, Rosa si dedica alla sua eredità di sangue, perché pensa che quella sia la scelta giusta, per quanto difficile. Vuole portare avanti il nome dei Ricci e allo stesso tempo lotta contro se stessa: la luce che le ha mostrato Carmine, suo nemico naturale perché erede del clan avversario dei Di Salvo, è un fatto nuovo, troppo brillante di speranza in un futuro migliore per essere credibile e possibile per lei, che invece si sente dentro solo oscurità.
Mare Fuori 4: l’avvocato D’Angelo fa la sua mossa
Ma gli amanti sfortunati dell’IPM vengono accantonati per un po’, negli episodi 5 e 6 di di Mare Fuori 4. Seppure protagonisti della storia principale, in questa occasione lasciano spazio al personaggio dell’avvocato Alfredo D’Angelo, interpretato da Giuseppe Tantillo. Ci viene data la possibilità di guardare al passato del giovane Alfredo, ambizioso e povero, con tanto cervello ma poco potere, che si affilia a chi di potere (e soldi) ne ha in abbondanza. L’uomo è ormai un personaggio chiave della storia: custode dei soldi dei Ricci, è adesso the most wanted man per Rosa, per Edoardo ma anche per Silvia, che crede di aver trovato il modo per sopravvivere al suo sfuggente doppio-gioco, sfruttandolo a suo vantaggio. Purtroppo, come sempre succede in Mare Fuori 4, interviene l’entropia, che sembra governare buona parte di questi giovani sull’orlo di un precipizio, e mette il fumantino “Micciarella” sul suo cammino.
Arriva il momento di Cardiotrap
“Questione di scelte” si conclude quindi con un colpo di scena che ci traghetta direttamente nell’episodio 6, “Ragazzi fuori”. Un altro episodio di “conseguenze”, in cui si accolgono le notizie, brutte e belle (meno male che c’è la story-line di Pino/Artem che regala un po’ di gioia a questa serie!), e i personaggi sono costretti a fare i conti con le proprie azioni. La puntata si sarebbe potuta chiamare anche “La contritio cordis di Micciarella”, tuttavia questa scelta sposta il fuoco del racconto, finalmente, su Gianni/Cardiotrap. Il personaggio, che nel corso delle tre stagioni precedenti è cresciuto molto, torna finalmente al centro della scena. Lo avevamo lasciato scottato dal furto intellettuale subito dalla sveglia Crazy J che si candida a diventare nuova Viola della serie: rotta dentro, impenitente, incurante delle difficoltà in cui mette gli altri. Legata a doppio filo a Cardiotrap e quindi anche a Crazy J, c’è Alina, la muta, la pazza, il personaggio più misterioso di questa nuova stagione, che poco a poco si sta facendo strada nel cuore degli spettatori, quasi pronta a svelare il suo segreto.
Mare Fuori 4: un mid-season finale con il botto
La strada che ci porta a questo mid-season finale, con un grande colpo di scena e un cliffhanger da farci desiderare che il 14 febbraio sia oggi, è costellata di drammi che i nostri giovani devono affrontare. L’eroe romantico, Carmine (Massimiliano Caiazzo), compare solo nel finale di puntata, portatore di una luce, di una piccola speranza, e di un cuore gonfio di emozioni contrastanti per quello che ancora prova per Rosa, per quello che deve fare per salvarsi, per Azzurra, sua figlia, per il futuro che vuole per lei e per quelli che, nonostante le circostanze della detenzione, sono diventati la sua famiglia.
In linea con quanto sviluppato fino a questo momento, Mare Fuori 4 conferma una perdita di freschezza e originalità direttamente proporzionale alla crescita dei mezzi produttivi. Mentre la regia di fa più curata, enfatica e acrobatica, la scrittura perde quella verità che rappresentava la sua parte migliore, più autentica, all’inizio della sua corsa. Forse è il prezzo da pagare per il successo travolgente della serie stessa, ma i giovani talenti che interpretano questi eroi disgraziati meriterebbero copioni migliori.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 3 e 4 della serie
“La testa della lepre” e “Ragione e sentimento” sono gli episodi 3 e 4 di Mare Fuori 4, che, dovendo gestire le conseguenze del finale a sorpresa della seconda puntata, virano completamente i toni e regalano un doppio episodio di grande intensità e drammaticità. Non solo, gli sviluppi legati a dei personaggi in particolare porteranno grandi cambiamenti e stravolgimenti nelle dinamiche trai protagonisti.
Mare Fuori 4, Rosa Ricci torna al lato oscuro?
Tra coloro che vengono investiti in pieno da quello che succede nel finale della seconda puntata c’è ovviamente Rosa Ricci. Tarantella, come la chiama il suo innamorato Carmine, deve assorbire un colpo fortissimo, ora è lei la capofamiglia dei Ricci e si carica dell’eredità criminale del padre e del fratello, quelli che nella scala di comando dovevano guidarla nel mondo. A nulla servono le “poesie”, come le chiama lei, di Carmine. Il ragazzo sembra ora destinato a diventare un innamorato triste e solo, che perde l’oggetto del suo amore. La ragazza infatti preferisce, almeno per ora, raccogliere quella sanguinosa eredità, cosa che riposiziona il ragazzo nella schiera dei suoi nemici naturali.
Alla loro storia, sempre raccontata con toni quasi da tragedia teatrale, enfatizzati da fotografia e musica, si aggiunge e si intreccia in maniera inaspettata la storia di Cucciolo. Se nei primi due episodi ci siamo affacciati sul passato di Rosa e di sua madre, personaggio rimasto nel mistero che potrebbe anche tornare nella linea temporale del presente, adesso gli sceneggiatori scelgono di raccontarci pezzetti del passato di Cucciolo. Ma anche di Carmine. I due non sono poi tanto diversi: due anime buone cresciute in un mondo duro e cattivo che riescono a mantenere una loro purezza nonostante l’inferno che attraversano. Peccato che la storia sembra metterli adesso l’uno contro l’altro e che le conseguenze delle scelte altrui, ancora una volta, faranno dei due delle vittime.
Scopriamo la nuova arrivata, Alina
Negli episodi 3 e 4, Mare Fuori 4 apre anche una piccola porticina a Alina (nella serie ancora non parla e non sappiamo nulla di lei) e Cardiotrap, il quale sembra l’unico insieme a Beppe a trovare un canale di comunicazione con la ragazza. Il tempo e gli altri otto episodio della stagione ci diranno quello che abbiamo bisogno di sapere. Non solo, gli episodi 3 e 4 di Mare Fuori 4 ci danno anche un assaggio di quello che sta attraversando Mimmo, dilaniato tra il suo desiderio di perdono e di redenzione e il mondo che lo trascina sul fondo, e testimone involontario di un evento decisamente traumatico che corre il rischio di cambiare per sempre gli equilibri della serie. Sembra che la salvezza sia ancora molto lontana per lui, ma per fortuna non si può dire lo stesso di Pino, che ha molto spazio in questi episodi e che sembra finalmente aver acquisito gli strumenti per gestire la sua rabbia, la sua “pazzia”, e affrontare il mondo come non aveva mai fatto prima, combattendo per quello in cui crede.
La tragedia del
Comandante
Sarà invece molto interessante capire come il pubblico accoglierà la scelte che sono state fatte per il Comandante. L’uomo, che vive per l’IPM e per i ragazzi rinchiusi in quel posto, subirà un danno irreparabile, una ferita vera e propria che corre il rischio di infettarsi (metaforicamente) e di lasciar entrare il veleno del rimpianto e del senso di colpa in quello che, fino a questo momento, era stato un punto fermo, un’ancora per i ragazzi. Il personaggio interpretato da Carmine Recano ha sempre incarnato il vero e proprio “mare fuori”, colui che costantemente crede in questi ragazzi e li spinge a migliorarsi, un padre per tutti loro che spesso un genitore non lo hanno mai avuto, una guida che vorrebbe rimettere al mondo ognuno di loro, dandogli una seconda possibilità.
La writing room di Mare Fuori 4 spinge l’acceleratore sul dramma, questi nuovi episodi sembrano mettere da parte ogni leggerezza e ogni tentativo di speranza, riuscendo a giocare su toni altissimi da dramma shakespeariano pur rimanendo estremamente sporchi e cattivi, ma anche feriti e dilanianti, come questi ragazzi.
Il mondo di Mare Fuori si espande, non solo con i ragazzi che dal mondo di fuori portano dentro le mura della struttura carceraria le loro storie, i loro “che ha fatto?”, ma anche in senso proprio. Sono sempre più frequenti gli avvenimenti che si svolgono al di fuori dell’IPM. Il carcere è ormai un punto di riavvio, dove i nostri anti-eroi tornano per ripartire, dopo che si è verificato qualcosa all’esterno. Questa scelta di ampliare i margini dell’azione rende sicuramente più semplice inventare e elaborare nuove svolte narrative, tuttavia sembra distrarre il fuoco della serie, il suo cuore emotivo, che fino a questo momento era rappresentato dal desiderio di tornare a quel mare che si vede oltre le sbarre e ricominciare a vivere.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 13 e 14
“Ogni inizio ha una fine” e “Per Sempre” sono gli evocativi titoli degli episodi 13 e 14 di Mare Fuori 4, il gran finale di stagione che riposiziona tutti ai blocchi di partenza. Come mai? Perché molti dei personaggi della serie ricominciano da capo, partono da una nuova vita e quindi godono di una nuova partenza, e perché gli altri hanno la possibilità di una sosta, prima di riprendere il loro percorso di redenzione.
Il gran finale di Mare Fuori 4
Come c’era da aspettarsi, il centro di questo ultimo dittico è la trama di Rosa e Carmine. La loro storia sembra ora destinata a volare altissima, lontano dalla guerra tra i Di Salvo e i Ricci, anche se l’intervento di donna Wanda, che rivela a Rosa l’identità dell’assassino di suo padre, getta la ragazza nello sconforto e nel dubbio. La giovane anti-eroina soffre per questa rivelazione inaspettata, e continua a cercare in Carmine il suo porto sicuro, la sua via di fuga, o almeno così sembra. Contemporaneamente, Carmela, che conosce l’identità dell’omicida di Salvatore Ricci, è venuta a sapere anche l’ubicazione dei suoi soldi, informazione che usa per riportare a sé Eduardo.
Il giovane non riesce a trovare nella nuova famiglia per bene la sua dimensione e capisce che tutto sommato sua moglie Carmela, insieme ai soldi dei Ricci, sono ben più di un premio di consolazione. Tra le trame che si chiudono, la storia di Kubra e Pino giunge al capolinea: lo fa nella più sana e costruttiva delle maniere, con lei che viene trasferita in un altro istituto, ma con in mente progetti chiari per il futuro, e con lui che, con il cuore a pezzi, riesce a trovare comunque un equilibrio nella sofferenza. Lo abbiamo già detto in precedenza, ma giova ripeterlo: il personaggio di Pino è quello che è maggiormente cresciuto all’interno della struttura, nell’arco della serie, uno dei pochi che sembra pronto a veleggiare verso un futuro promettente.
Lo stesso non si può dire per Silvia. La ragazza ha riconosciuto in Angelo, il nuovo arrivato all’IPM, il ragazzo che potrebbe scagionarla dall’accusa dell’omicidio dell’avvocato D’Angelo, ma lui non sembra riconoscerla. E mentre una condanna a 20 anni di carcere pende sulla testa della innocente Silvia, il colpevole Micciarella roso dal senso di colpa rimane in silenzio, progettando una scalata alla mala vita napoletana insieme al fratello, che sembra aver tagliato i ponti sia con Eduardo che con Rosa.
“È una bella direttrice”
La scrittura di Mare Fuori 4 continua a lasciare perplessi, nella misura in cui mentre alcuni passaggi sembrano tratti da una soap opera della peggiore specie, molti altri momenti sono di grande bellezza e profondità, come il rapporto che nasce tra Rosa e la direttrice Sofia. Arrivata come una dura e inflessibile detentrice del potere all’IPM, la donna ha cominciato piano piano, nel corso di tutta la serie e grazie all’influenza positiva di Beppe e di Massimo, a capire qual è il vero compito dell’istituto che gestisce, diventando più umana e materna verso dei ragazzi che, nella maggior parte dei casi, sono solo poveri disgraziati senza una direzione. La Sofia di Lucrezia Guidone cresce moltissimo nell’arco della stagione e i fan se ne renderanno conto con grande piacere.
Un finale enfatico
Tra addii e arrivederci, colpi di scena che difficilmente i fan perdoneranno e un finale aperto su un crimine dall’autore misterioso, Mare Fuori 4 si chiude con una promessa di rinnovo e una piacevole sensazione di soddisfazione, soprattutto per quei personaggi che hanno trovato la loro strada. Importante sottolineare come, proprio per il gran finale, l’enfasi di messa in scena, regia e recitazione sia tornata a accentuarsi, tanto da diventare quasi caricaturale in alcune circostanze.
Non si tratta propriamente di un difetto, perché in molte circostanze, soprattutto nelle sequenze legate al personaggio di Rosa Ricci, si predilige la costruzione di scene che sembrano uscite più da una pubblicità di moda che da una serie su ragazzi difficili. L’immagine diventa patinata, la recitazione stentorea e tutto contribuisce a creare un linguaggio estremamente specifico e caratteristico dello show, inconfondibile rispetto a qualsiasi altro prodotto visto fino a questo momento.
Mare Fuori 4 ci lascia amarezza ma anche serenità, perché se è vero che la vita è imprevedibile e troppo spesso questi ragazzi sono in balia di forze più grandi di loro, la speranza del “mare fuori” resta la motivazione migliore.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 11 e 12
Mentre ci si avvia verso una ineluttabile quanto desiderata conclusione di stagione, per scoprire che ne sarà dei personaggi amatissimi dal pubblico, gli episodi 11 e 12 di Mare Fuori 4 si presentano come un pre-finale che riesce con grande equilibrio a far procedere tutte le storie, sempre più fitte e intricate, per condurre i giovani protagonisti a dei punti di arrivo soddisfacenti.
Mare Fuori 4, un pre-finale con colpo di scena
È quello che succede a Kubra, che riesce a superare il suo esame di Stato, trovando anche la forza e l’orgoglio di confessare a tutti i detenuti il suo grande segreto. Questo eccesso di slancio avrà delle conseguenze, certamente, tuttavia la ragazza non è mai apparsa così centrata e sicura di sé, focalizzata su quello che è il suo futuro, tanto che Pino ne pagherà le conseguenze. Un’altra storia che sembra trovare un (forse troppo frettoloso) scioglimento è la vicenda di Alina, che per metà stagione è stata tenuta nascosta, promettendo grandi stravolgimenti, e che invece si risolve in maniera abbastanza facile, anche se non è per nulla semplice il percorso che aspetta la ragazza, finalmente pacificata con i suoi demoni. Accanto a lei, solido e attento, Cardiotrap sembra la vera e propria spina dorsale della stagione, in quanto è in una posizione di serafica attesa, senza nessun particolare stravolgimento nella sua vita da detenuto, mentre aspetta quello che verrà. Nonostante questa relativa inattività, si candida a personaggio preferito della stagione.
Non solo, il pre-finale di Mare Fuori 4 offre una risoluzione anche per la linea drammatica portata avanti da ormai diversi episodi dalle vicende di Massimo: il suo tormento personale e i problemi della sua famiglia si intrecciano “finalmente” con il nome di Mimmo, che sembra sempre più abbandonato a se stesso, una vittima degli eventi che continua a annegare, qualunque sia la sua scelta. Massimo prenderà le sue decisioni, perdendosi per poi ritrovare la luce e la via grazie a un insperato intervento di Carmine, ormai pronto a salpare per la sua nuova vita da uomo libero.
Anche se ci avviamo verso la conclusione, la serie apre comunque nuove storie per il futuro, e, come accaduto fino a questo momento, sono quelle storie che dal mondo entrano nell’IPM. Angelo, un giovane che si costituisce per aver investito una donna, arriva nell’istituto e viene notato da Silvia, che però lo conosce sotto un altro nome, che per lei potrebbe rappresentare la salvezza, visto il guaio in cui l’ha lasciata il defunto (e maledetto) avvocato D’Angelo. Come da titolo di episodio 12, “Il regalo”, la puntata si chiude con un dono che donna Wanda decide di fare a Rosa, per il suo matrimonio. Un dono che potrebbe cambiare per sempre le scelte di vita della giovane.
Alcune storie si compiono, altre si aprono
“Tenere accesa la speranza” e “Il regalo” costituiscono un classico dittico preparatorio a un finale degno di questo nome. Gli episodi costituiscono un’unità narrativa in cui luce e ombra sono ben distribuite, qualche trama trova il suo compimento, qualcuna nasce, per cominciare a gettare ponti con il futuro (si parla di Mare Fuori 5 e 6) e soprattutto si chiudono con un grande colpo di scena in cui, ancora una volta, il mondo degli adulti interferisce con la genuina irruenza e purezza di ragazzi cresciuti troppo in fretta.
È interessante vedere come in questo frangente, i toni dello show si normalizzano e si distendono, pur concedendo spazio a tensione, con un buon ritmo che elenca storia dopo storia, personaggio su personaggio, mentre cominciamo a dire addio ad alcuni dei volti più amati della serie (almeno così sembra). Chiaramente, il centro emotivo dell’intera serie, ovvero la love story tra Carmine e Rosa, sarà sicuramente la protagonista del finale, e ha molto potenziale per riservare tante sorprese.
Mare Fuori 4: recensione degli episodi 1 e 2 della serie diretta da Ivan Silvestrini
L’attesa è finalmente terminata e mentre su Raiplay sono disponibili già i primi sei episodi della serie Rai, la recensione degli episodi 1 e 2 di Mare Fuori 4 ci accompagna in un inizio di stagione che promette non solo grande azione e svolte narrative imprevedibili, ma anche alcuni cambiamenti formali e tecnici allo show che ha rubato il cuore di tantissimi spettatori, che non vedono l’ora di tornare all’IPM di Napoli per seguire le avventure di Carmine, Rosa, Pino, Edoardo, Kubra, Micciarella, Cucciolo, Cardiotrap e tutti gli ospiti della struttura che mostra a tutti i detenuti il “mare fuori” dalle sbarre delle loro celle.
Mare Fuori 4, da dove parte la storia
A inizio episodio 1 scopriamo finalmente a chi era destinato lo sparo che ha chiuso, con un finale aperto potentissimo, la stagione 3. Questa scena ha ovviamente le sue conseguenze nelle prime sequenze della nuova stagione e genererà un fortissimo senso di colpa, ma renderà anche immediata la necessità di trovare una strada alternativa all’odio che scorre copioso e famelico tra le famiglie Ricci e Di Salvo. Come fossero novelli Montecchi e Capuleti, le due famiglie si trovano a gestire questo improbabile ma ormai assodato amore trai loro due giovani eredi, un amore che potrebbe virtualmente portare la pace ma che nel mondo della camorra, dove sono cresciuti Rosa e Carmine, potrebbe invece generare solo altro odio. Intanto, sebbene gli amanti sfortunati siano l’ossatura della quarta stagione, si sviluppano anche le altre trame.
C’è attenzione per la sorte del giovane Edoardo, che ha grandi aspirazioni ma non il cognome giusto e spera in una “adozione”; ma ci sono anche i fratelli Cucciolo e Micciarella che dovranno imparare a gestire il loro rapporto; c’è Pino e il suo amore totale ma goffo e maldestro per Kubra; ci sono gli adulti e soprattutto il Comandante Massimo Valenti che tiene salda la sua convinzione che questi ragazzi siano principalmente da recuperare e da aiutare, dando voce a quello che dovrebbe essere poi il senso di strutture detenitive e riabilitative come quella che fa da sfondo a Mare Fuori 4.
“Nel nome dell’amore” e “Il vecchio leone e il giovane Leone” aprono questo nuovo ciclo di 12 episodi e sin dal titolo sembrano sufficientemente eloquenti da non necessitare nessun approfondimento di trama. Sembra invece interessante notare come la serie, con Mare Fuori 4, subisca un nuovo cambiamento nella forma del racconto.
Una virata romantica
Se il terzo ciclo, con l’entrata in scena del regista Ivan Silvestrini, aveva dato più spazio alle relazioni interpersonali, principalmente quelle romantiche, trai vari giovani protagonisti, Mare Fuori 4 ritorna su questo aspetto ampliandolo, ma differenziando anche moltissimo i toni in base a quello che viene messo in scena.
La serie sembra quindi adottare diversi linguaggi visivi in base alla trama che segue, di sequenza in sequenza. E se l’afflato tragico della relazione tra Carmine e Rosa si traduce in enfasi, frasi poetiche al limite della teatralità e anche una ricerca fotografica che indugia su toni caldi e avvolgenti, in altre situazioni la serie si rifà alle sue origini, con un linguaggio meno scritto e più autentico e parlato, più fresco e diretto. Si perde quindi un po’ dell’immediatezza delle prime stagioni ma la serie si arricchisce di registri più specifici per ognuno dei personaggi che racconta.
Il doppio episodio come
unità narrativa
Gli episodi 1 e 2 di Mare Fuori 4 sembrano pre-annunciare che la serie userà come unità narrativa il doppio episodio, dal momento che i mini archi narrativi dei personaggi sembrano esaurirsi, o comunque arrivare a una svolta, nel corso di due episodi e, in questo caso (vedremo in seguito), si sceglie di chiudere il secondo episodio con un grande colpo di scena che dovrà poi essere metabolizzato nell’episodio successivo. Un colpo di coda che tiene lo spettatore agganciato alle sorti dei personaggi.
Per quello che riguarda l’aspetto tecnico, Mare Fuori 4 risente del grande successo della serie. La macchina produttiva è diventata poderosa e la cura della messa in scena e in particolare la qualità fotografica della serie ha tratto un grande giovamento da questi comprensibili investimenti. Ivan Silvestrini si è messo davvero molto comodo e sembra aver trovato il modo, in base alle carte che ha avuto (personaggi, trame, attori), di raccontare sempre più storie, arricchendo la serie di toni e stili. Viene sacrificato per questo un po’ della leggerezza e dell’autenticità che rappresentavano l’aspetto più interessante della prima stagione, tuttavia crescendo, è normale per un tale progetto perdere sincerità per guadagnare capacità espressiva.
Mare Fuori 4: al via le riprese della quarta stagione
Dopo lo straordinario successo che ha segnato le prime tre stagioni della serie prodotta da Rai Fiction e Picomedia, iniziano oggi le riprese della quarta stagione di Mare Fuori 4. Il cast torna a girare a Napoli, diretto nuovamente da Ivan Silvestrini. La serie, una coproduzione Rai Fiction – Picomedia e prodotta da Roberto Sessa, è nata da un’idea di Cristiana Farina scritta con Maurizio Careddu.
Con un cast ricchissimo tra cui Carolina Crescentini, Carmine Recano, Nicolas Maupas, Massimiliano Caiazzo, Valentina Romani e Maria Esposito, la serie tv targata Rai, diretta da Ivan Silvestrini, ha iniziato il suo percorso in sordina nel 2020. Nel corso degli anni ha raggiunto record pressoché inaspettati con milioni di visualizzazioni sulla piattaforma italiana e un target di spettatori al di sotto di venticinque anni. Così come il giovanissimo gruppo di attori che vive ogni emozione portandola alle estreme conseguenze, con tutto quello che può conseguirne: considerando che l’ambientazione è sempre l’Istituto di detenzione minorile.
Mare Fuori, coprodotta da Rai Fiction e Picomedia, è la serie italiana che ha appassionato il pubblico young adult italiano e internazionale risultando tra le più apprezzate degli ultimi anni. La terza stagione ha debuttato sulla piattaforma RaiPlay il 1 febbraio ed è stata trasmessa in prima serata su Rai2 dal 15 dello stesso mese. Con risultati travolgenti: “Mare Fuori 3” su RaiPlay al 1 marzo ha totalizzato 110 milioni di visualizzazioni, con 47 milioni di ore viste, pari ad un ascolto medio device di 3,7 milioni. Complessivamente, tra tv e online, l’intera serie viaggia dunque sui 5 milioni di ascolto medio e le visualizzazioni on demand non accennano a fermarsi.
Mare fuori 3: presentata la terza stagione in onda su Raiplay il 1° febbraio
Mare fuori 3 sta arrivando. Con un cast ricchissimo tra cui Carolina Crescentini, Carmine Recano, Nicolas Maupas, Massimiliano Caiazzo, Valentina Romani e Maria Esposito, la serie tv targata Rai, diretta da Ivan Silvestrini, ha iniziato il suo percorso in sordina nel 2020. Nel corso degli anni ha raggiunto record pressoché inaspettati con milioni di visualizzazioni sulla piattaforma italiana e un target di spettatori al di sotto di venticinque anni. Così come il giovanissimo gruppo di attori che vive ogni emozione portandola alle estreme conseguenze, con tutto quello che può conseguirne: considerando che l’ambientazione è sempre l’Istituto di detenzione minorile. In anteprima esclusiva su RaiPlay dal 1° febbraio, sarà poi in onda in prima serata su Rai2 dal 15.
Durante la presentazione a Roma dell’intero cast di Mare fuori 3, il primo a prendere la parola è l’amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes, che elogia la serie ritenendola la testimonianza di un cambiamento della storica rete televisiva italiana che può iniziare a parlare a un pubblico giovane: «Lo dobbiamo fare con modelli distributivi e linguaggi adeguati», dichiara Fuortes, «oggi è una festa. Ringrazio tutti voi qui presenti, perché insieme siamo riusciti a fare una cosa molto grande. Stiamo parlando anche del successo straordinario delle due precedenti edizioni di Mare fuori».
Il microfono passa poi
alla direttrice Rai Fiction, Maria Pia Ammirati,
che segue a ruota l’entusiasmo e la sensazione di aria
d’innovazione che porta Mare fuori: «La grande
accoglienza che il pubblico ha riservato alla serie è data dal tipo
di racconto scritto magnificamente dagli sceneggiatori Cristiana
Farina e Maurizio Careddu. È aderente alla realtà, è polifonico:
segue tante strade e tantissime voci che però non generano
disordine o rumore, ma limpidezza. E un altro tema importantissimo
che emerge è quello della libertà. Tutti i ragazzi aspirano alla
libertà: ad affrancarsi dalla famiglia, a rompere pregiudizi e
tabù, a vivere l’amore – inteso come passione – nella sua
incandescenza giovanile».
Dando continuità al flusso di ammirazione, interviene Roberto Sessa per Picomedia che coproduce la serie: «Io bazzico da queste parti (gli studi Rai, n.d.r.) da parecchi decenni e posso dire che un evento così sia decisamente raro, per cui: ringrazio tutti per lo strepitoso lavoro. Eravamo partiti all’avventura, all’inizio è stata una serie complicata. Abbiamo fortemente voluto quella nota di realismo di cui parlava Maria Pia, che è stata la chiave vincente per arrivare dove siamo oggi. E la complessità è stata la ricerca di un equilibrio tra il messaggio che volevamo che passasse e i lacci e lacciuoli della televisione generalista. Passo per passo abbiamo conquistato terreno e oggi siamo lontani dall’angolo. Siamo in prima linea e sulle prime pagine dei giornali, ed è grazie a voi, ragazzi. Abbiamo una grande responsabilità in mano, è una storia che potrà avere nuove stagioni e dipende solo da noi: gruppo creativo e di produzione. La serie ha avuto successo all’estero, che è un aspetto decisivo, per quanto ci riguarda. Siamo in 25 Paesi, abbiamo avuto delle trattative in Europa per degli eventuali adattamenti. Ciò significa che non è stato solo apprezzato il prodotto, ma anche l’idea che abbiamo costruito».
Elena
Capparelli, direttore RaiPlay e Digital, aggiunge che,
sempre dal 1° febbraio su piattaforma, sarà disponibile un
contenuto originale in forma di mockumentary: 25 episodi da 7
minuti nei quali i protagonisti, mantenendo il ruolo dei loro
personaggi, raccontano i momenti più significativi vissuti nelle
prime due stagioni.
Per quanto riguarda l’eventualità di nuove stagioni future, la domanda viene posta direttamente all’ideatrice di Mare fuori, la sceneggiatrice Cristiana Farina: «Stiamo lavorando alla quarta, ma anche alla quinta e sesta, stagione. Essendo un progetto polifonico, le voci sono tante e abbiamo un tracciato infinito da poter seguire. Lo spunto per Marefuori mi era venuto diversi anni fa, mentre lavoravo per Un Posto al Sole. Ero andata a fare un seminario proprio nell’Istituto di detenzione minorile e conobbi dei ragazzi appassionandomi alle loro storie. E oggi è molto emozionante vedere tutti i personaggi scritti e pensati avere il volto di questi incredibili attori». All’emozione di Farina per Mare fuori 3, si accoda quella di Carolina Crescentini, che accenna alla gioia di vedere i giovani attori tutti insieme in grande spolvero alla conferenza stampa: «Sono abituata a vederli sul set conciati come degli scappati di casa», esclama generando la fragorosa risata dei più.
Mare Fuori 3, la recensione della terza stagione
Mare Fuori 3 è alle porte. La serie tv inaugurata nel 2020 e la cui fama è cresciuta esponenzialmente nel corso di questi anni, uscirà su RaiPlay dal 1° febbraio e in prima serata su Rai2 dal 15. Ideata e scritta da Cristiana Farina – che aveva già lavorato per Un Posto al Sole – insieme a Maurizio Careddu, è ambientata nell’Istituto di Detenzione Minorile a Napoli e vede svolgersi le storie dei giovanissimi prigionieri alle prese con i richiami esterni delle famiglie (nell’accezione più camorristica del termine) e le pulsioni dalle tinte sempre accese dei nuovi legami che intessono tra le mura del carcere.
Mare Fuori 3, la trama della terza stagione
Ad essere il fulcro della storia è il duo composto da Filippo (Nicolas Maupas) e Carmine (Massimiliano Caiazzo), il primo milanese, benestante, completamente estraneo al contesto dei clan e che troverà nell’altro un amico fraterno, che invece è erede diretto di una delle famiglie più influenti nella malavita di Napoli. C’è poi Naditza (Valentina Romani) che ruba il cuore di Filippo – e inizialmente anche il portafogli – che è una zingara stanziale in fuga dai suoi genitori che le vorrebbero imporre un matrimonio combinato.
Ai tre ruotano attorno personaggi negativi, che non vogliono affrancarsi dal destino stabilito dal loro sangue e perpetrano azioni criminali, dando continuità ai reati per cui sono stati arrestati. In testa a questi, anche per la terza stagione, c’è Edoardo (Matteo Paolillo) che è intenzionato a prendere le redini della famiglia Ricci. Per l’appunto tra le nuove arrivate c’è la sorella minore del clan, Rosa Ricci (Maria Esposito), decisa a vendicare la sua famiglia con una violenza e una rabbia svuotate da qualunque tentennamento. Infine, dal lato degli adulti, ritroviamo la direttrice dell’Istituto, Paola (Carolina Crescentini) che insieme a Massimo (Carmine Recano), comandante della polizia penitenziaria, cerca di condurre i ragazzi verso la speranza di vite diverse.
La naturale evoluzione delle cose
Com’è naturale per il numero di puntate che si susseguono in una serie tv, i personaggi crescono, approfondiscono le loro motivazioni, cambiano orientamento, si allontanano e poi ritornano. È fondamentalmente l’elemento che ne crea la distinzione dal lungometraggio, e in Mare Fuori 3 l’esordio è interessante: sia la chiusura dell’ultima puntata della seconda stagione che l’inizio della nuova hanno quella giusta quantità di premesse che anticipano appassionanti svolte di trama, unitamente al mantenimento delle solide basi di alcuni personaggi principali.
Chiaramente il genere resta attutito e, nonostante alcune punte di violenza, si tratta comunque di un teen drama, con ogni edulcorante del caso che, qualche volta, rende poco credibili alcuni passaggi.
Ma, al netto della sospensione dell’incredulità, e accettando quindi che per licenza di trama proiettata sulla Rai possa essere accolta qualche nota di rosa in più, gli argomenti trattati sono davvero gestiti con impegno. La scrittura e la regia guidano molto bene lo sviluppo delle singole puntate, accompagnando gli ambienti, le sequenze e gli stessi attori strutturando la serie con un buon impianto, per nulla ingenuo o gettato con incuria. Si nota la speranza pedagogica nell’affrontare determinate tematiche, ed è apprezzabile l’intento, anche considerando il risultato che, tutto sommato, non è male.
La scelta tra il bene e il male
Mare Fuori 3 ha il pregio di presentare attraverso qualche filtro – certamente – questioni dalla crucialità esistenziale, che vengono incarnate da adolescenti che ne infiammano l’importanza, lasciando qualche volta fermare lo spettatore a riflettere per pochi istanti sul fatto che, per quanto qui possa essere estremizzato, ogni giorno vediamo l’effetto delle piccole scelte fatte distinguendo il bene dal male.
Dunque temi come l’amicizia, la lealtà, la preferenza tra la famiglia e una vita che se ne distacca, il tradimento, riempiono le puntate e le storie che si creano tra ragazzi che conducono vite sempre in bilico con la morte ma che, dopotutto, in fondo, raccontano cose che conosciamo tutti profondamente.
Marconi – l’uomo che ha connesso il mondo con Stefano Accorsi in prima sera su Rai 1
Arriva in prima tv assoluta su Rai1 Marconi – l’uomo che ha connesso il mondo con Stefano Accorsi: la prima miniserie dedicata al celebre inventore e imprenditore italiano, padre della telegrafia senza fili, inventore della radio e pioniere delle moderne telecomunicazioni, Premio Nobel per la Fisica nel 1909. Una produzione Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Simona Ercolani, per la regia di Lucio Pellegrini, realizzata in occasione del 150º anniversario dalla nascita di Marconi (Bologna, 25 aprile 1874) e del 100° anniversario della nascita di Radio Rai (6 ottobre 1924), in onda lunedì 20 e martedì 21 maggio in prima serata.
Scritta da Salvatore De Mola e Bernardo Pellegrini, con la consulenza storica di Barbara Valotti, direttrice del Museo Marconi di Pontecchio (Comune di Sasso Marconi, Bologna) e della famiglia Marconi, la serie miscela il genere storico-biografico alla spy story, restituendo la contemporaneità della visione di Marconi e la modernità del suo personaggio: inventore, scienziato, imprenditore, che ha fatto la Storia in Italia e nel mondo, padre delle tecnologie che hanno cambiato la vita dell’umanità. Un giovane prodigio che è riuscito, grazie al suo ingegno e alla sua determinazione, a creare invenzioni rivoluzionarie e portarle sul mercato, raccogliendo finanziamenti e commesse in giro per il mondo, accumulando successi, premi, onorificenze e – in particolare in Italia – incarichi pubblici, e raggiungendo un livello di fama planetaria.
Di questa straordinaria figura, la fiction restituisce un ritratto inedito, focalizzandosi in particolare sull’ultimo anno della sua vita: nel 1937 Guglielmo Marconi (Stefano Accorsi) divide la sua vita tra il suo laboratorio e il panfilo Elettra dove vive con la moglie Maria Cristina (Cecilia Bertozzi) e l’amata figlia Elettra. In quei mesi Marconi è un uomo turbato da un profondo contrasto interiore. La sua incrollabile fede nella scienza come strumento di progresso per l’umanità si scontra con l’inasprimento dei rapporti internazionali, il crescente isolamento dell’Italia e un progressivo incrinarsi del suo rapporto con Mussolini (interpretato da Fortunato Cerlino), basato fino a quel momento su una reciproca convenienza, per lui sempre più difficile da sopportare. Marconi infatti mal gradisce le insistenze del regime e le insinuazioni della stampa sulla realizzazione di un’ipotetica arma segreta.
La trama di Marconi – l’uomo che ha connesso il mondo
La narrazione prende il via da un’intervista rilasciata da Marconi alla giornalista italo-americana Isabella Gordon – personaggio di finzione interpretato da Ludovica Martino. Isabella Gordon in realtà collabora con il regime riportando informazioni sul lavoro di Marconi al suo amante e funzionario dell’OVRA Achille Martinucci (Alessio Vassallo), braccio operativo del Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai (Flavio Furno). Attraverso il filo conduttore dell’intervista, si ripercorre anche l’epica umana e scientifica dell’inventore, a cominciare dai primi esperimenti di un Marconi appena diciottenne (Nicolas Maupas). Sulla Collina dei Celestini a Villa Griffone, storica residenza della famiglia, il giovanissimo Guglielmo effettua nel 1895 la prima trasmissione senza fili che sancisce l’inizio della telegrafia. Il racconto include anche altre straordinarie imprese come la prima trasmissione transoceanica della storia, effettuata nel 1901, tra Cornovaglia e Canada.
Girata tra l’Emilia-Romagna e il Lazio, la serie vanta riprese nei luoghi reali delle vicende e in spazi iconici del patrimonio storico italiano, dalla già citata Villa Griffone, oggi sede della Fondazione Guglielmo Marconi – Museo Marconi, a Palazzo Venezia (in cui è stata messa a disposizione per le riprese la sala del Mappamondo, aperta solo in rare occasioni), da Villa Mondragone a Villa Torlonia fino al Museo Storico della Comunicazione. Per realizzare al meglio le scene sul Panfilo Elettra, la casa-laboratorio di Guglielmo Marconi che non esiste più, è stato inoltre ricostruito in studio un modello di ben 27 metri di lunghezza.
Le clip dalla prima serata
Marconi – l’uomo che ha connesso il mondo è una produzione Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, con il sostegno del MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, con il supporto di Fondazione Marconi e il patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Guglielmo Marconi. Distribuzione internazionale Rai Com. Scritta da Salvatore De Mola e Bernardo Pellegrini. Produttore esecutivo Stand by me Teresa Carducci. Produttori delegati Stand by me Riccardo Chiattelli, Tommaso Vecchio. Produttori Rai Leonardo Ferrara, Alessandro Corsetti, Emanuele Cotumaccio. Prodotta da Simona Ercolani. Regia di Lucio Pellegrini.
Marco Tullio Giordana torna alla regia con La vita accanto
Marco Tullio Giordana torna dietro la macchina da presa per “La vita accanto”, scritto insieme a Marco Bellocchio e Gloria Malatesta. Lo rivela Variety, che annuncia anche l’inizio delle riprese il prossimo 5 giugno tra Vicenza e dintorni.
Tratta dall’omonimo romanzo di successo di Mariapia Veladiano (Einaudi, 2010), “La vita accanto” è ambientato tra gli anni Ottanta e il Duemila e racconta di una influente famiglia vicentina composta da Maria (Valentina Bellè), dal marito Osvaldo (Paolo Pierobon) e dalla gemella di quest’ultimo, Erminia (Sonia Bergamasco), affermata pianista. La loro vita viene sconvolta da un evento imprevedibile. Maria mette al mondo Rebecca. La neonata, per il resto normalissima e di grande bellezza, presenta un vistosa macchia purpurea che le segna metà del viso. Quella macchia che niente può cancellare e rende i genitori impotenti e infelici, diventa per Maria un’ossessione tale da precipitarla nel rifiuto delle sue responsabilità di madre. L’intera adolescenza di Rebecca sarà segnata dalla vergogna e dal desiderio di nascondersi dagli altri. Ma fin da piccola rivela straordinarie capacità musicali. La zia Erminia riconosce il suo talento: Rebecca diventa sua allieva e il bisogno di cancellare la “macchia” la spingerà ad affermarsi attraverso la musica.
Per il ruolo di Rebecca adolescente, Giordana ha scelto la giovane pianista italiana Beatrice Barison. Nel cast anche Michela Cescon. Il film, prodotto da Simone Gattoni e Beppe Caschetto, è una produzione Kavac Film e IBC Movie con Rai Cinema con il sostegno di Veneto Film Commission.
Marco Tullio Giordana e il cast presentano Nome di donna
All’affollata conferenza stampa che segue la proiezione di Nome di donna, nuovo film di Marco Tullio Giordana, regista, tra gli altri de I cento passi e La meglio gioventù, è impossibile evitare di parlare dell’attualità che questo film affronta. A parlarne per prima è la sceneggiatrice, Cristiana Mainardi: “Ho avuto la prima idea sul soggetto del film tre anni fa, pensando al fatto che in Italia la legge che afferma che lo stupro è un delitto contro la persona e non solo contro la morale è di soli 20 anni fa e come la molestia sul lavoro subita solitamente dalle donne cada in un limbo di omertà e indifferenza in cui la vittima viene criticata e discriminata invece che sostenuta. Quando è esploso il caso Weinstein mi sono detta che era ormai arrivato il tempo giusto per far cambiare le cose anche in questo ambiente.”
Il produttore Lionello Cerri afferma di aver accettato subito di entrare a fare parte del progetto: “Ho trovato interessante questa idea prima di tutto perchè questo tema non era mai stato affrontato da nessuno al cinema, il tempo era quello giusto”.
Il regista Marco Tulli o Giordana afferma che: “Non è un film militante, è piuttosto un’indagine su di una donna coraggiosa che decide di rompere gli schemi e le reazioni delle altre donne intorno a lei, visto che come dicono le statistiche, il 99.7% delle donne non trova il coraggio di denunciare. Il personaggio di Nina rappresenta l’inizio di un ribaltamento culturale, ed era inevitabile che prima o poi accadesse”.
A Cristiana Capotondi viene ricordato come questo sia il secondo film in pochi anni in cui interpreta una donna impegnata a difendere i propri diritti sul lavoro. In precedenza, in 7 minuti di Michele Placido, si trattava di difendere il diritto ad una pausa pranzo umana, in questo film rivendica invece il diritto di poter lavorare senza subire molestie: “Nina, il mio personaggio, vuole solo lavorare, non vuole fare compromessi con altro. Vuole che la sua dignità sul luogo di lavoro venga rispettata. La sua lotta è comune a molte altre donne che si trovano nella stessa situazione tutti i giorni. Il movimento che si è creato in questi mesi è molto importante, ha finalmente fatto luce sul lato oscuro del potere, ma è sempre importante mantenere la giusta distinzione tra la molestia e la violenza, altrimentei si rischia di far diventare l’intera campagna una caccia alle streghe”.
Nome di donna è in sala a partire dall’8 marzo in 200 copie.
Marco Tullio Giordana e il cast di Romanzo di una strage ci raccontano come Piazza Fontana cambiò la storia
C’è una vasta
rappresentanza del cast assieme al regista Marco Tullio Giordana a
spiegare ai giornalisti modi e motivi di Romanzo di
una strage, che porta la strage di Piazza Fontana al
cinema 43 anni dopo quel 12 dicembre 1969. A spiegare ragioni e
intenti dell’opera, al cinema Adriano di Roma oltre al regista
intervengono i produttori Riccardo Tozzi (Cattleya) e Paolo Del
Brocco (Rai Cinema), gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro
Petraglia e un nutrito gruppo di attori.
Marco Spagnoli ci racconta Walt Disney e l’Italia
Guarda la nostra intervista al regista e critico cinematografico Marco Spagnoli che ci parla del suo ultimo lavoro, Walt Disney e l’Italia Una storia d’amore, appassionato documentario che ricostruisce il rapporto tra il nostro paese e il padre dell’animazione moderna.
https://www.youtube.com/watch?v=E8RwmXpYRIA
Marco Spagnoli Laureato in filosofia nel 1995 , critico e giornalista cinematografico, da quasi vent’anni si occupa di cinema e di spettacolo per diverse riviste cartacee e su Internet.
Collabora a Primissima, Cinema & Video International, Vivilcinema, La Rivista del Cinematografo e Globalist.
Scrive dall’Italia per la rivista tedesca di Cinema, Blickpunkt Film.
Ha collaborato in passato anche con Empire Italia, Il Giornale dello Spettacolo, Tv Sorrisi e Canzoni, Il Venerdì di Repubblica, Novella2000, Gioia, Nick, DNews, Dvd World, RockStar, New Age, Acid Jazz, Numéro Beaute, Il Cinemotore, Cinema.it e The Guide. E’ stato responsabile del settore cinema per Time Out – Roma e per il Canale Cinema del portale Internet della Rai.
E’ il Direttore Artistico del Galà del Cinema e della Fiction in Campania, degli Italian Dvd Awards e del Premio Golden Graal.
E’ il responsabile artistico del progetto ‘Il protagonista’ promosso da Anica, Univideo, MPA in collaborazione con Fapav e Youtube.
Vicedirettore del Festival di Bari – Per il Cinema Italiano, è stato selezionatore e Vicedirettore del Festival di Taormina per le edizioni 2005 e 2006 e Vicedirettore del RomaFictionFest2007, Membro del Comitato Esperti del RomaFictionFest dal 2008, è consulente della Casa del Cinema di Roma.
Nel 2012 ha curato per la Casa del Cinema di Roma la rassegna ‘100 anni di Universal Pictures’ in collaborazione con Universal Pictures Italia e nel 2013 ha ideato e presentato la rassegna ‘90 anni di Warner Bros.’ in stretto contatto con la divisione italiana dello Studio hollywoodiano.
Marco Segato e Marco Paolini presentano La pelle dell’orso
Il regista Marco Segato presenta assieme al cast, con Marco Paolini protagonista, produttore (Jolefilm) e sceneggiatore assieme a Segato ed Enzo Monteleone, il suo esordio La pelle dell’orso, tratto dall’omonimo romanzo di Matteo Righetto. Un dramma ambientato negli anni ’50 in un paesino delle Dolomiti, dove asprezza e bellezza convivono nella natura e nella comunità contadina che lo abita. Una caccia all’orso tra i boschi è l’occasione per un padre e un figlio di ritrovarsi.
L’orso e Pietro (Paolini), due figure in via d’estinzione nell’Italia anni ’50?
Marco Segato: “Sì, sono due rappresentanti di un mondo, quello precedente agli anni ‘60, che si confrontano con un futuro incerto, in cui forse non ci sarà più asilo per una natura in parte ancora selvatica e per un uomo non socievole”.
Come ha lavorato alla scrittura e all’interpretazione del personaggio?
Marco Paolini: “Pietro è una figura paterna certamente non positiva, non educativa, ma forse ci si affeziona perché a una persona così ci si può attaccare, come ad un sasso, è un corpo solido in una società liquida”. “È un uomo che prima della guerra andava a caccia, poi c’è stata la guerra ed è successo qualcosa di sballato. Ma non abbiamo esplicitato tutto, il nostro è uno sguardo su un modo chiuso, in cui tutti sanno tutto degli altri, ma agli estranei si dice pochissimo. Lo spettatore è nella stessa condizione del forestiero che guarda da fuori quel mondo. Lì la reputazione conta ed è chiara. Per gli altri Pietro è solo un uomo cattivo, che si gioca tutto in una scommessa. Ma forse lui è anche altro: non dà molto valore alla sua vita, ma non è un aspirante suicida che cerca una fine gloriosa. Se la sta giocando con un po’ di dignità”.
Marco Segato e Marco Paolini presentano La pelle dell’orso
Quindi c’è molto non detto?
Segato: “Volevamo fare un film con pochi dialoghi, abbiamo pensato ad alcuni bei film così, essenziali, ma che funzionano. La scommessa era liberare due personaggi che parlano poco in un bosco per tre quarti di pellicola e lavorare sulle sfumature del racconto, piccole variazioni che si spera il pubblico riempia con la propria esperienza e immaginazione”.
È un film di genere, d’avventura e intrattenimento per tutta la famiglia?
Segato: “L’idea del genere nasce prima del film. Intendevamo creare un buon prodotto di intrattenimento senza rinunciare alla qualità del cinema d’autore. Siamo partiti dalla comune passione per il western e da meccanismi narrativi consolidati, tra i quali innestare un paesaggio anomalo – quello alpino – aggiornando il tema e riproponendo idee universali, come il rapporto padre-figlio, in un contesto diverso”.
Come vede il suo personaggio femminile?
Lucia Mascino: “Il western per me è un invito a nozze, se riesco a tendere sempre più a Clint Eastwood sono contenta. Questo ambiente così potente, misterioso, crudo, gli anni ’50, mi fanno sentire a mio agio. Il mio personaggio è una specie di enzima, che rende possibile il ritrovarsi di padre e figlio. Era molto bella l’idea di legare, di scaldare, in mezzo a quel gelo, a quegli ambienti non rassicuranti, e di interpretare un ruolo femminile che non fosse per forza una madre o una sorella”.
Questo è un film di territorio, come altre opere di Jolefilm, legate soprattutto al Veneto, ed è dedicato a Carlo Mazzacurati.
Francesco Bonsembiante: “Jolefilm è padovana e produce, oltre ai lavori di Paolini, i film di Andrea Segre, alcuni documentari e ora questo esordio. Tutto in questo territorio nasce dal seme di Mazzacurati. Questo film è animato dal rapporto di amicizia e stima che tutti avevamo con lui, ha nel paesaggio, nei personaggi, nella ricerca delle comparse, elementi che nascono dal cinema di Carlo. Segato poi è stato suo assistente ne La giusta distanza e quando ha pensato di dedicare il film a lui, ne siamo stati ben felici”.
La pelle dell’orso arriverà in sala dal 3 novembre.
Marco Polo: Teaser della serie Netflix con Lorenzo Richelmy e Pierfrancesco Favino
Netflix ha diffuso il primo teaser trailer di Marco Polo, la nuova serie televisiva con protagonisti i due attori italiani Lorenzo Richelmy e Pierfrancesco Favino e basato sul noto personaggio italiano.
https://www.youtube.com/watch?v=KWtv5Ht4YZE#t=18
Richelmy sarà Marco Polo, il celebre viaggiatore e mercante italiano vissuto tra il XIII ed il XIV secolo, autore de “Il Milione” e noto per il suo viaggio in Asia attraverso la via della seta. Nel cast dello show creato da John Fusco e diretto nei primi due episodi da Joachim Rønning e Espen Sandberg anche Benedict Wong, Zhu Zhu, Joan Chen.
Marco Polo: nuovo Trailer della serie Netflix con PierFrancesco Favino
Arriva un nuovo trailer dell’attesissima serie evento Marco Polo targata Netflix con protagonisti i due attori italiani Lorenzo Richelmy e Pierfrancesco Favino e basato sul noto personaggio italiano.
https://www.youtube.com/watch?v=hB-ltNasHVw
Richelmy sarà Marco Polo, il celebre viaggiatore e mercante italiano vissuto tra il XIII ed il XIV secolo, autore de “Il Milione” e noto per il suo viaggio in Asia attraverso la via della seta. Nel cast dello show creato da John Fusco e diretto nei primi due episodi da Joachim Rønning e Espen Sandberg anche Benedict Wong, Zhu Zhu, Joan Chen.
Marco Polo: featurette della serie Netflix con Pierfrancesco Favino
Cresce l’attesa per l’arrivo della nuova miniserie Neflix Marco Polo che vedrà protagonisti i due attori italiani Pierfrancesco Favino e Lorenzo Richelmy. Ebbene oggi il network ha diffuso una featurette dello show:
Il contenuto arriva
da Playstation, altro mezzo con la quale sarà possibile vedere la
serie che avrà una prima stagione di dieci episodi.
Richelmy sarà Marco Polo, il celebre viaggiatore e mercante italiano vissuto tra il XIII ed il XIV secolo, autore de “Il Milione” e noto per il suo viaggio in Asia attraverso la via della seta. Nel cast dello show creato da John Fusco e diretto nei primi due episodi da Joachim Rønning e Espen Sandberg anche Benedict Wong, Zhu Zhu, Joan Chen.