Alessandro
Bardani, regista, attore e sceneggiatore, ha scelto il
Giffoni Film
Festival per presentare in anteprima
Il più bel secolo della mia
vita, il suo film che vede protagonista
l’insolita coppia composta da Valerio Lundini e
Sergio Castellitto. Il
primo, comico, autore di programmi radiofonici e televisivi, reduce
dal successo del programma TV Una pezza di Lundini e da un
altrettanto fortunato spettacolo teatrale, si distingue per una
comicità a tratti surreale. Al cinema ha partecipato a Nel
bagno delle donne di Marco Castaldi (2021) e a Gli idoli delle donne
di Lillo e Greg ed Eros Puglielli (2022).
Ne Il più bel secolo
della mia vita è per la prima volta protagonista.
Sergio Castellitto non ha bisogno di
presentazioni, essendo uno tra i più apprezzati attori italiani,
con una lunga e fruttuosa carriera, basti ricordare i suoi lavori
con registi come Scola e Tornatore, Monicelli e Bellocchio, oltre
al suo percorso da regista. Il più bel secolo della mia
vita prende le mosse da uno spettacolo teatrale di
grande successo del 2015, scritto e diretto a quattro mani da
Bardani e Luigi Di Capua dei The
Pills, interpretato da Francesco
Montanari e Giorgio Colangeli.
La trama de Il più bel secolo
della mia vita
Gustavo, Sergio
Castellitto, è un anziano signore dal carattere a dir poco
spigoloso, ospite di una casa di riposo gestita da suore. Una
mattina si presenta da lui Giovanni, Valerio
Lundini, membro di un’associazione di figli non
riconosciuti alla nascita, che si batte per far cambiare una legge
italiana. Secondo questa legge, chi è nella loro condizione può
avere informazioni sulle proprie origini, solo al compimento del
centesimo anno di età. Essendo Gustavo l’unico centenario
abbandonato alla nascita in Italia, Giovanni gli ha chiesto di
andare con lui all’associazione e aprire insieme il fascicolo che
riguarda i suoi genitori naturali.
L’obiettivo è dunque offrire la sua
testimonianza e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla iniquità
di questa legge e la necessità di modificarla. Gustavo ha
accettato, più per lasciare il convento dove Suor Grazia,
Betty Pedrazzi, decide tutto della sua vita, che
per convinzione. I due, dunque, partono per questo viaggio che li
vedrà condividere tutto. Un giovane e un anziano, due opposti
apparentemente inconciliabili. Troveranno un punto d’incontro?
Riusciranno ad arrivare a destinazione? E Gustavo farà ciò che ha
promesso a Giovanni?

Castellitto e Lundini, la strana
coppia
La prima domanda che ci si pone
davanti a Il più bel secolo della mia vita è se l’inedita
e stramba coppia Castellitto–Lundini funzionerà. A questo
proposito, occorre dire che al primo il ruolo di Gustavo ha
regalato la possibilità di cimentarsi in un’interpretazione
complessa, misurata e al contempo efficacissima. Il ruolo non gli
consentiva istrionismi, ma forse è proprio questo a dare maggiore
forza all’interpretazione. Castellitto sa rendere con lo sguardo e
con la parola la tempra che non può rendere con il corpo. Quella di
un personaggio indomito, nonostante l’età.
Dal canto suo, Valerio
Lundini in parte fa Lundini, in parte cerca nuove strade,
adattando il suo registro comico surreale al cinema. Intraprende
così un percorso di individuazione attoriale i cui esiti aspettiamo
di vedere, per scoprire se si distanzierà ancora di più da quanto
già visto in tv o a teatro, trovando una cifra diversa e più
completa. A funzionare tra Castellitto e Lundini è il gioco degli
opposti: il pusillanime e lo sfrontato, il timido e lo spavaldo, il
logorroico e il taciturno.
I due protagonisti hanno però una
ferita e un malessere comune. Uno più disilluso, l’altro, forse,
illuso. Uno che, paradossalmente, da giovane, resta intrappolato
nel passato e l’altro che, altrettanto paradossalmente, da anziano,
non pensa al passato, ma guarda sempre avanti. Brava poi
Carla Signoris nei panni di Gianna, madre adottiva
di Giovanni. Nel cast anche Sandra Milo in un
cameo.
Sorriso e riflessione ne Il
più bel secolo della mia vita
Il più bel secolo della
mia vita, oltre che una commedia gustosa e leggera, è
anche una riflessione sul tema di una legge assurda, che va
cambiata. Su questo il regista non ha dubbi. Il che non significa
che il film sia retorico o paternalistico. Anzi, ha uno sguardo sul
reale disincantato, ironico, a volte sarcastico, quel sarcasmo
romano che il personaggio di Gustavo incarna così bene. Scelta
intelligente da parte di Bardani, in grado così di veicolare
messaggi su temi anche importanti senza risultare stucchevole.
Anche la presa di posizione sulla genitorialità e sulle famiglie “
non convenzionali” – qui si parla di genitori adottivi e genitori
naturali – è molto chiara e di buon senso e stimola una
riflessione.

Buon ritmo e durata agile
Il film ha un buon ritmo e mantiene
viva l’attenzione, seguendo le scorribande di Gustavo e gli
inconvenienti cui Giovanni, accompagnandolo, deve far fronte. La
durata, 90 minuti, è quella giusta per un’agile commedia. Della
colonna sonora de Il più bel secolo della mia
vita fa parte anche il brano inedito di Brunori SAS,
“La vita com’è”.
Un interessante esordio nel
lungometraggio
Come primo lungometraggio, Bardani
– già autore del corto “Ce l’hai un minuto?” del 2013, con
Giorgio Colageli e Francesco Montanari – confeziona un lavoro tra
commedia e dramma, intrattenimento e riflessione, avendo il
coraggio di distanziarsi dalla coppia di attori che gli aveva dato
successo in teatro, proprio con lo spettacolo a cui il film si
ispira. Bardani scopre un’alternativa efficace e originale,
lasciandosi alle spalle l’impianto teatrale per adattare la vicenda
al linguaggio filmico. Un esordio con una storia dagli elementi
narrativi ben definiti, senza materiale in eccesso, di cui il
regista riesce a controllare tutti gli elementi.
Il più bel
secolo della mia vita è prodotto dalla
Goon Films di Gabriele Mainetti,
il quale, dopo Denti da squalo, produce quello che
potremmo considerare un altro racconto di formazione, seppure sui
generis. Giovanni è infatti arricchito dall’incontro con Gustavo,
mentre dell’infanzia e della crescita di Gustavo parlano i
flashback. Se lì c’era la favola vera e propria, qui c’è un viaggio
tra il reale e il surreale, che diverte e fa riflettere. Un mix
difficile da gestire, perché si rischia di non essere credibile, di
allontanare lo spettatore. Bardani però sa dosare le due
componenti. Vedremo nelle sue prossime prove se cambierà registro o
questa resterà una sua cifra. Il film è prodotto con Lucky Red con Rai
Cinema e in collaborazione con Amazon Prime Video. Al cinema dal
7 settembre.