Camicia azzurra, in tinta con gli
occhi, fisico snello, sorriso pronto e grande affabilità.
Tom Hiddleston si presenta prima di cominciare la
sua chiacchierata con la stampa in una comoda suite dell’Hotel De
Russie di Roma. “Piacere, Tom“. È veramente un piacere
sentirlo parlare con spirito, acume e gentilezza di
Crimson Peak, l’ultimo film di
Guillermo Del Toro che è venuto a
presentare in Italia insieme a Mia Wasikowska, sua
compagna di set.
Ovviamente la priam cosa che ci
racconta è il motivo che l’ha spinto a scegliere di parteciare alla
storia horror del regista messicano. “Ci sono stati tanti
motivi, tanti livelli di fascinazione in questa storia – ha
spiegato – C’è un amore gotico, un gentiluomo elegante,
carismatico che però nasconde chiaramente un mistero, ha il fascino
del potere, del suo nome di nobile inglese, ma dietro aquesta
facciata c’è la colpa e la vergogna, ma anche una grande
vulnerabilità. Mi piace che ad un certo punto della storia trova
anche un nuovo coraggio. La sua complessità mi ha
convinto”.
Il personaggio in
questione è Thomas Sharpe, nobile inglese con nient’altro che un
buon nome, una vecchia casa e un segreto. Un ruolo complicato che
doveva essere di Benedict Cumberbatch. “Gli
attori sono sempre in trattative per tanti ruoli – ha spiegato
Tom Hiddleston – Non credo che Benedict fosse così coinvolto.
Mia (Wasikowska, ndr.) non doveva essere Edith invece, ma dipende
da tante cose, forse ben era impegnato. Poi ha chiesto a me, ha
fatto delle modifiche per me. È questo il modo in cui funziona.Ho
letto il copione per la prima volta di mercoledì, e giovedì ero già in volo per un pranzo
di lavoro con Guillermo in Canada e al venerdì stavo già visitando
i set in costruzione”.
Per quanto riguarda invece il
processo di costruzione del personaggio,Hiddleston è stato aiutato
dalla costumista del film, Kate Hawley, che gli ha
mostrato quadri simbolo del romanticismo (come il “Viandante davanti a un mare
di nebbia” di Caspar David Friedrich), immagini
di Lord
Byron e
immagini delle miniere inglesi del primo Novecento: “Ma a
differenza di altri grandi eroi romantici, dietro la maschera di
orgoglio di Thomas c’è ancora più dolore”. Parte
importantissima, nella finzione del film e nella realizzazione
dello stesso, è la casa, un set imponente che Del Toro ha voluto
venisse costruito.
“Come attore, è tutto più facile
quando hai un set fisico e reale a disposizione. Devo essere
realistico in situazioni immaginarie e qui è stato particolarmente
più bello proprio per il numero di cose con cui potevo
interagire”.
Per quanto riguarda invece il
rapporto con il regista, Guillermo Del Toro,
Hiddleston ha raccontato: “Guillermo ci ha chiesto di sentire
molto profondamente, di essere schiavi delle nostre emozioni di
quelle dei nostri personaggi e come attore è stata una cosa molto
divertente – dice – Le passioni di questo film sono
davvero trascinanti, e Guillermo, se fosse qui, direbbe che le
emozioni non sono più cool e che il nostro tentativo è stato quello
di farle tornare tali” salvo poi correggersi poco dopo “Mi
sono appena reso conto di aver detto che le emozioni non sono coll
in Italia, non si può dire una cosa del genere nella patria di
Puccini”.
E Tom crede ai fantasmi? “Credo
che tutti i bambini sono affascinati dal paranormale, mi piacevano
molto le storie di fantasmi da piccolo. Soprattutto quelle
di M.R.
James, ma perfino i Ghostbusters. Ai
fantasmi non credo, ma penso ancora che i luoghi possano mantenere
traccia delle emozioni e degli eventi forti o traumatici che lì
sono avvenuti. No, non credo ai fantasmi, ma cerco di avere una
mente aperta”.
Su quello che ha apprezzato di più a
lavorare con Del Toro, Tom Hiddleston sorprende: “Tutti
conosciamo Guillermo come un personaggio appassionato, accogliente,
cinefilo e davvero dedito a tutto ciò che fa. La cosa che non tutti
sanno è che è anche molto saggio. Una volta mi ha detto ‘nella vita
agistono due forze, l’amore e la paura’”.
Ma che cosa fa davvero paura a Tom
Hiddleston? Ancora una volta l’attore inglese non delude e dà una
risposta magnifica: “La mancanza di cura verso gli altri”.