The Bourne Legacy, rilancio della
saga portata al successo da Matt Damon, che vedrà stavolta Jeremy
Renner vestire i panni del protagonista, cambia data di uscita,
ritardandola di una settimana, al 10 agosto. Il motivo principale è
che l’originaria data di uscita sarebbe coincisa con quella di un
altro action movie, peraltro molto più atteso, ossia il remake di
Total Recall; l’anticipazione permette inoltre al film di
distanziarsi ulteriormente dall’uscita nelle sale di The Dark
Knight, permettendogli così di reggere meglio la
concorrenza del terzo capitolo delle avventure del Cavaliere
Oscuro. The Bourne Legacy dovrà ora affrontare la concorrenza di
film di genere molto diverso, come la commedia The
Campaign, con Wioll Ferrell e Zach Galifianakis political e
con Hope Springs, con Meryl Streep, Steve Carell e Tommy Lee
Jones.
Il regista di Shame prosegue
nell’opera di assemblaggio del cast del suo prossimo film: dopo
Michael Fassbender, Brad Pitt e Chiwetel
Ejiofor è la volta di Michael Kenneth
Williams, conosciuto soprattutto per i ruoli televisivi di
Omar in The Wire e Chalky White in Boardwalk Empire.
Williams interpreterà uno schiavo ribelle; la
storia è incentrata sulle vicende di un cittadino afroamericano
libero, chiamato a New York con l’inganno e ridotto in schiavitù e
della lotta della moglie per ritrovarlo e liberarlo: il film è
tratto dall’omonimo libro di Solomon Northup, uscito nel 1853.
Affermatasi come doppiatrice nel
settore dell’animazione (ha partecipato, tra gli altri a Shreck e
vissero felici e contenti e Toy Story 3) Kristen Schaal aggiunge
alla sua lista di partecipazioni vocali il seguito di Piovono
Polpette. La notizia arriva a smuovere un pò le acque sul progetto,
riguardo al quale, a parte la certa realizzazione, era stato
comunicato poco altri.
La Schaal dovrebbe dare voce a un…
orango. Nel film ritroveremo i protagonisti del primo capitolo
(Bill Hader, Anna Faris ed Andy Samberg il cast vocale) lasciare la
cittadina di Swallow Falls dopo la catastrofe climatico /
mangereccia del primo capitolo; tuttavia la popolazione della
cittadina si troverà ad affrontare un altro tipo di minaccia,
costituita da alimenti ‘senzienti’ particolarmente ostili e il
nostro eroe & co. verranno richiamati a salvare la situazione. A
condividere la sedia del regista sranno Cody Cameron e Kris Pearn;
la Sony punterebbe a far uscire il film nel febbraio 2014.
Il prossimo lavoro del regista di
Misery non deve morire e Non è mai troppo tardi sarà un thriller
psicologico, la cui sceneggiatura è stata sviluppata da David
Murray: protagonista uno psichiatra che avrà a che fare con un
paziente molto pericoloso; secondo quanto è dato di sapere, le
atmosfere del film potrebbero ricordare quelle di Cape Fear.
You belong to me sarà il primo
thriller diretto da Reiner dai tempi di Misery non deve morire, uno
degli adattamenti più riusciti di un romanzo di Stephen King,
complice la magistrale interpretazione di Kathy Bates: viste
le premesse, quella del ritorno di Reiner a un cinema dai
climi più tesi potrebbe essere un’ottima notizia. Il regista
avrebbe intenzione di avviare le riprese in autunno, a New York,
anche se ancora niente è stato deciso riguardo al cast: oltre al
paziente e lo psichiatra, i ruoli chiave della storia sono quelli
della moglie e della figlia di quest’ultimo e del fratello del
primo.
Ecco le nostre video-interviste al
cast e ai produttori di The Amazing Spiderman sul red carpet
romano. Presenti alla serata Andrew Garfield, Emma Stone e Rhys
Ifans e insieme a loro i produttori Matt Tolmach e Avi Arad.
Presenta alla premiere anche il regista Marc Webb che purtroppo ci
è stato portato via dal fiume di security presente sul red
carpet.
Dalla sua residenza estiva, presso
il parco di San Sebastiano, all’interno della manifestazione Roma
Vintage, il Kino, cineclub con bistrot di
Roma ribadisce la sua origine cinefila proponendo il 25 Giugno la
proiezione di un classico della storia del cinema:
Metropolis di Fritz Lang. La
pellicola, del 1927, film muto che fu sonorizzato successivamente
da Giorgio Moroder e da Philip Glass, è uno dei primi esempi di
film di fantascienza di lunga durata.
In questa occasione, si rispetterà l’usanza del cinema prima
del sonoro: il film verrà sonorizzato live dai due
musicisti jazz Leonardo Cesari alla batteria ed elettronica e
Daniele Pozzovio al pianoforte. L’ingresso per la serata è di 5
euro. Nelle prossime serate il Kino tornerà invece ai giorni nostri
proponendo i corti finalisti del premio Solinas “Talenti in
corto” (che l’anno scorso portò alla ribalta il corto
“Sotto casa“) , il 4 Luglio, mentre il 10 Luglio
ci sarà una proiezione a sorpresa di capolavori del cinema italiano
selezionati dall’associazione formata da addetti ai lavori del
cinema 100 autori.
Non ancora trentenne (classe 1984),
Mary Elizabeth Winstead ha già accumulato una
discreta carriera, almeno sotto il profilo quantitativo: tuttavia
fino ad ora, nonostante la sua partecipazione a qualche pellicola
di ‘culto’, oltre a che a Grindhouse: Death Proof di Tarantino,
l’attrice originaria di Rocky Mountain (North Carolina), non sembra
ancora aver avuto la vera e propria ‘occasione della vita’ per
mettersi realmente in luce. La svolta potrebbe però essere dietro
l’angolo, dopo il ruolo di primo piano ottenuto nel prequel de La
Cosa di Carpenter e con la prossima partecipazione ad Abraham
Lincoln: Vampire Hunter.
Ultima di cinque figli, Mary
Elizabeth Winstead trascorre l’infanzia in un sobborgo di Salt Lake
City; la sua prima passione, è il canto, cui si aggiungerà in
seguito la danza, attività che però sara costretta ad abbandonare
perché troppo alta. Un’esperienza che le tornerà utile in seguito,
quando nel 2008 girerà Make It Happen, film ‘danzereccio’ uscito
solo per il mercato dell’home video. Attorno ai tredici anni, Mary
Elizabeth decide di dedicarsi alla recitazione: il ‘battesimo’
sulle scene avviene addirittura a Broadway, in una breve
apparizione in Joseph and the amazing technicolor dreamcoat, cui
seguiranno varie apparizioni televisive, in serie come Il tocco di
un angelo e del suo spin-off Terra Promessa. Il primo ruolo
importante è quello di Jessica Bennet nella soap Passion, sul cui
set resterà un anno. Dopo un altro paio di esperienze sul piccolo
schermo e una parte secondaria nella commedia Checking
Out, Mary Elizabeth ottiene primo ruolo di rilievo: è la
‘cattiva’ di Sky High, commedia della Disney incentrata su
un’accademia per giovani supereroi, del cui cast fanno parte, tra
gli altri Kurt Russell (che poi ritroverà sul set di Grindhouse:
Death Proof di Tarantino) e Kelly Preston: la commedia ottiene un
buon riscontro di critica e pubblico, è un divertente quanto
disimpegnato omaggio al genere supereroistico, per quanto abbia
qualche caduta di tono (ad esempio nel voler citare, oltre ai vari
supereroi americani, anche i Power Rangers): la Winstead si trova
tutto sommato a suo agio in un personaggio totalmente
‘calligrafico’ e il cui compito è di caratterizzare, in un’iperbole
che sconfina nella farsa, i classici luoghi comuni del ‘cattivo da
fumetto’.
Tarantino, vampiri e supereroi: la
carriera di Mary Elizabeth Winstead
Quello dei supereroi, sembra essere
una sorta di file rouge nella carriera dell’attrice: nei primi anni
2000 infatti, viene presa in considerazione per il ruolo di
Wonder Woman nel il film dedicato alla
Justice League, (il gruppo di supereroi nel
quale militano, tra gli altri, Superman, Barman e Lanterna Verde),
un progetto messo in cantiere ormai da anni, ma che per varie
vicissitudini non ancora trovato una realizzazione compiuta.
Il 2010 è l’anno di Scott Pilgrim Vs The World, del quale la
Winstead è la protagonista femminile, a fianco a Michael Cera: come
Sky High, la pellicola rappresenta un omaggio al mondo dei
supereroi e dei fumetti, ma molto più originale e divertente: il
protagonista si troverà costretto ad affrontare uno ad uno tutti
gli ex della ragazza di cui si è innamorato, unitisi in una sorta
di supergruppo; il film, basato sull’omonima serie a fumetti, è un
mix spassoso che, nonostante il colossale flop al botteghino, ha
progressivamente consolidato il suo status di ‘film di culto’ dopo
l’uscita in dvd. La Winstead è stata poi una possibile
candidata per il ruolo di Maria Hill nel recente Avengers, poi
andato a Coby Smulders.
Chiusa la parentesi
dedicata ai supereroi, facciamo un passo indietro e torniamo a
seguire la carriera di Mary Elizabeth dopo Sky High: è a questo
punto infatti che comincia un’altra importante fase della sua
carriera, segnata dalla proficua collaborazione con i produttori
James Wong e Glen Morgan: si comincia col terzo capitolo di Final
Destination , che ottiene buone performance al botteghino, giudizi
ambivalenti da parte dei critici e che con Sky High ha in comune il
fatto di essere un omaggio a un ‘genere’ e ai suoi meccanismi. Meno
fortunato è il successivo Black Christmas, che però le fa ottenere
una nomination premio di ‘Scream Queen’ agli Scream Awards. Siamo
nel 2006, e la Winstead partecipa finalmente al suo primo film ‘di
livello’: è nel cast corale Bobby di Emilio Estevez; l’anno
successivo è la volta di Grindhouse: Death Proof di Tarantino, dove
fa parte del gruppo di ragazze preso di mira dal maniaco stradale
Kurt Russell. Il film è di quelli ‘importanti’, per quanto sia una
pellicola in cui il regista porta quasi all’esasperazione certe sue
‘fisse’ (come ad esempio la chilometrica sequenza iniziale a base
di chiacchiere interminabili), e che quindi diventa un ‘oggetto’
indirizzato soprattutto ai suoi più fedeli seguaci, non ottenendo i
risultati di alti film della sua carriera. La sua prova successiva
è al fianco di Bruce Willis, nel ruolo della figlia John McClane
nel quarto film della saga di Die Hard.
Il resto, è storia
recente: Mary Elizabeth Winstead partecipa al
prequel de La Cosa di Carpenter, firmato da Matthijs van Heijningen
a fianco di Joel Edgerton, in un ruolo da protagonista assoluta: il
film uscirà in Italia a fine luglio; successivamente la vedremo in
Abraham Lincoln Vampire Hunter, tratto dall’omonimo libro di Seth
Grahame-Smith, in cui sarà la moglie del protagonista, interpretato
da Benjamin Walzer: due film che sembrano costituire uno
snodo cruciale per la carriera della Winstead, e che ci
permetteranno di capire se il suo futuro resterà legato a
produzioni ‘di genere’, o se l’attrice, non ancora trentenne, sia
destinata a più ampi orizzonti. Un’ulteriore occasione per mostrare
le proprie capacità sarà Smashed, (presentato nel corso dell’ultima
edizione del Sundance e in attesa di trovare una distribuzione),
film drammatico incentrato su una coppia che ha fondato il proprio
legame sulla dipendenza dall’alcohol, e sulla strada presa da
questa relazione quando la protagonista decide di disintossicarsi.
L’attrice ritroverà poi Jason Schwartzman e Aubrey Plaza – coi
quali aveva recitato in Scott Pilgrim – sul set di A glimpse
inside the mind of Charles Swan III di Roman Coppola. Infine
parteciperà all’horror The Darkness, film diretto da Daniel Stamm,
ispirato a Giro di vite di Henry James.
Ecco il trailer in esclusiva per
Nokia de Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno. Il video, già visto in originale, è ora stato doppiato
e tradotto così da darci un’idea dei doppiaggi ai
Buone nuove per i fan de La
bambola assassina: le riprese del sesto capitolo delle
truculente avventure di Chucky, intitolato Curse of Chucky, avranno
inizio a settembre. Curse of Chucky sarà diretto da Don Mancini,
sceneggiatore di molti film della serie nonché regista del quinto
(Il figlio di Chucky, 2004). L’unica notizia sul cast è che Brad
Dourif (Dune)
tornerà a dar voce al bambolotto killer. Curse of Chucky non
approderà nei cinema, ma uscirà direttamente DVD. La storia vedrà
Chucky portare distruzione e morte all’interno di un nucleo
familiare riunito per un funerale. Pare ci sia l’intenzione di
smorzare i toni parodici delle ultime avventure del bambolotto per
recuperare le atmosfere più genuinamente horror degli albori.
Un’impresa non facile; il mancato passaggio in sala, poi, è fin
troppo eloquente sulla fiducia riservata al progetto.
Qualche giorno fa Jim
Carrey ha annunciato la sua dipartita dal progetto Scemo & più
scemo 2, sequel del fortunato film demenziale diretto dai fratelli
Farrelly
Ecco una nuova immagine di Ribelle
– The Brave, il prossimo atteso film Pixar, che avremo la
possibilità di vedere in anteprima alle giornate del cinema di
Riccione.
E’ ormai cosa nota che Il cavaliere oscuro – Il
ritorno sarà l’ultima esperienza con l’uomo pipistrello per il
regista Christopher Nolan e per il cast che ha reso
Vi proponiamo un poster di
Paddington,
adattamento cinematografico della serie di libri per bambini
Paddington Bear, realizzata dall’inglese Michael Bond a partire
dalla fine degli anni ’50.
Al centro della storia c’è un
orsetto ghiotto e gentile che emigra dal Perù all’Inghilterra e
viene adottato da una famiglia britannica, i Brown. Il film,
realizzato con un mix di live action e computer grafica, farà perno
sull’amicizia tra l’orsetto protagonista e il figlio dei Brown. Lo
scettro del regista è andato a Paul King (Bunny and the Bull),
considerato da alcuni il nuovo Tim Burton. Paddington, che uscirà
nel 2014, è stato affidato alle mani sapienti dei produttori di
Harry Potter. Ecco il poster!
Ieri sera si è tenuta la
premiere a Roma dell’attesissimo film The Amazing
Spider-Man, che ha visto la partecipazione del regista
Marc Webb, degli attori Andrew Garfield,Emma Stone e Rhys Ifans.
Ecco tutte le foto sul red carpet:
In Camille
Redouble Camille (Noémie Lvovsky), una quarantenne
apparentemente felice, viene improvvisamente lasciata dal marito
Eric (Samir Guesmi) per una ragazza più giovane. L’uomo con cui
aveva avuto una figlia a sedici anni, da sempre perdutamente
innamorato di lei e con il quale pensava di passare tutta la vita,
diventa ad un tratto un estraneo agli occhi della donna, uno
sconosciuto, un ipocrita. Decisa a non farsi demoralizzare, Camille
accetta l’invito per una festa e passa la notte di capodanno con le
sue amiche storiche, ma, complici l’alcool, la musica e la
confusione, sviene proprio alla fine del countdown. Al suo
risveglio la ragazza si trova in ospedale e, con sua enorme
sorpresa, scopre che l’anno appena cominciato è il 1985 e che lei
non è più una donna matura con una separazione alle spalle, bensì
una sedicenne che può ancora decidere le sorti della sua vita.
Camille si trova così a rivivere il
suo passato: l’incontro con le sue migliori amiche e, soprattutto,
con il ragazzo che diventerà il padre di sua figlia. In un primo
momento, conscia del dolore che l’uomo le procurerà venticinque
anni dopo, cerca in tutti i modi di evitare Eric, ma i suoi
tentativi si rivelano vani e la forza dell’attrazione avrà la
meglio su quella della ragione.
Camille Redouble
di Noémie Lvovsky, quest’ultima nel doppio ruolo di regista e
protagonista, è una commedia piuttosto divertente che sottolinea
una volta di più una convinzione comune: nessuno sfugge al proprio
destino. Camille, infatti, chiamata a rivivere un preciso momento
della sua vita, si trova nella posizione di poter modificare alcuni
eventi: la morte prematura della madre, l’incontro con un uomo che
la lascerà o il concepimento di una figlia a sedici anni; ma i suoi
sforzi non bastano e tutto si ripete esattamente com’è scritto nei
suoi ricordi.
L’intenzione lodevole di
Camille Redouble, che, in fondo, sostiene
l’inutilità del famoso “senno di poi”, purtroppo non riesce a
concretizzarsi del tutto. Nonostante la buona interpretazione degli
attori, la trama sembra concentrarsi un po’ troppo sulla relazione
tra Camille e Eric e lo spettatore, già dal loro primo incontro nel
1985, è certo di vedere una sorta di lieto fine.
Uno sliding doors senza
contropartita, un “cosa sarebbe successo se…” che resta privo di
risposte. L’impressione più forte, in generale, è che la regista
abbia voluto fare un film che rispondesse più ad una sua esigenza
personale che ad un interesse generale. Camille
Redouble, però, nonostante al primo impatto possa sembrare
la semplice esternazione del pensiero di una donna nostalgica, si
rivela, alla distanza, un prodotto pieno di spunti. Le diverse
vicende di cui è intriso affiorano infatti poco a poco e la regia
non manierata dà ancora più forza alla storia.
Un film solo apparentemente
leggero. A chi si chiederà, dopo i titoli di coda, mentre si
accendono le luci in sala, come ha fatto questo film a partecipare
al festival
di Cannes, consiglio di aspettare una settimana prima di
rispondersi.
Il cinema racconta
l’ambiente e il sociale Roma dal 4 al 6 luglio 2012 Casa
del Cinema – Largo Mastroianni, 1 Ingresso libero Dal 4
al 6 luglio, a Roma presso la Casa del Cinema, avrà luogo la
prima edizione del Green Movie Film Fest.
Per la regia di Antonio Falduto,
Il console italiano è un film indipendente che
affronta in modo ambizioso l’annoso ma sottovalutato dramma del
traffico di donne africane. E’ l’Africa, insieme a Giuliana De Sio,
la protagonista di un film italiano, ma dal sapore decisamente
internazionale che vede l’ambiente africano invadere
prepotentemente lo schermo e fare da sfondo al giro di vite dei
personaggi. Il caso vuole che Giovanna Bruno, console italiano a
Cape Town, allo scadere del mandato, si imbatta nella graziosa e
giovane Palesa Kubeka (Lira Kohl) alla disperata
ricerca del suo fidanzato, il fotogiornalista Marco Borghi,
scomparso in circostanze misteriose.
Il console italiano, il film
Quando il console si rifiuta di
aiutarla, tra le due donne si innalza un muro di incomprensione e
di diffidenza; Giovanna, la classica donna in carriera, sagace e
razionale, aveva vissuto da ragazza una travolgente storia d’amore
con Marco, che poi aveva interrotto bruscamente. Eppure lo
scottante e doloroso ricordo di quell’amore, a distanza di anni,
ancora le impedisce di trovare la pace interiore e di vedere le
cose nella giusta ottica. Un po’ mordace ed arida nei confronti di
Palesa, intraprende così un’ostinata quando assurda ricerca
personale e solitaria del suo amato, durante la quale scopre che
Marco stava indagando su un traffico illecito di esseri umani.
Ancora una volta gli eventi la condurranno verso Palesa e, grazie a
una serie di reciproche rivelazioni (la ragazza racconta a Giovanna
di aver incontrato Marco dopo essere sfuggita al racket della
prostituzione), le due donne si scopriranno meno diverse di quanto
immaginavano: caparbie, ostinate, dai vissuti dissimili, ma
accomunate da un profondo senso di solitudine.
Un film, Il console
italiano, che cerca di far luce sulla tragica e ingiusta
realtà vissuta da molte donne africane, ma anche sulla generale
drammaticità dell’esistenza umana, attraverso una donna che tramite
l’irrefrenabile legame con l’ambiente esterno, trova il modo di
raccontare il suo dramma personale, di affrontare le proprie paure,
di fidarsi degli altri, insieme alla scoperta di una realtà
altra.
Il console
italiano alterna sequenze emotive e personali – corredate
da un evocativo commento musicale e intimi primi piani e
particolari – a sequenze più narrative, la cui nota musicale
investigativa sembra ricondurlo al poliziesco nostrano, ma in
versione più soft. A fare da raccordo c’è l’invasiva e crudele
mamma Africa in tutta la sua carica emotiva ambientale, e nella sua
viscerale contraddittorietà.
Un prodotto filmico che convoglia
alcuni momenti di ilarità nella forte drammaticità della storia
raccontata, dall’evidente carattere televisivo – complice la
forzatura e lo stile laccato e forse un po’ troppo melò dei
dialoghi – , che pecca un po’ di innaturalezza e artificio
nell’accostamento delle storie delle due donne. Nel complesso un
apprezzabile tentativo di virare la direzione mainstream a cui di
recente il cinema italiano ci ha abituato.
Poco dopo l’annuncio che Charlie Sheen
interpreterà il Presidente in Machete Kills, Jessica Alba ha
pubblicato via Twitter cinque nuove immagini scattate durante
Maremetraggio, festival internazionale
di cortometraggi ed opere prime, si svolgerà quest’anno a Trieste
dal 1° al 7 luglio e dedicherà un intero spazio a Michele Alhaique,
giovane e promettente attore romano.
Aaron Eckhart
vestirà i panni del Presidente degli Stati Uniti nel thriller
Olympus has fallen, film di Antoine Fuqua, realizzato da Nu Image /
Millennium Films. La produzione di Olympus has fallen,
scritto da Creighton Rothenberger e Katrin Benedikt, dovrebbe
iniziare nel mese di settembre, anche se pare che sia in
corso una procedura per accelerare i tempi, così da poter
concorrere con White House Down della Sony Pictures, film che
tratta un’analoga tematica. Eckhart, recentemente apparso sul
grande schermo con The Rum Diary, sarà di nuovo nelle sale il 23
Febbraio 2013 con I, Frankenstein.
Arriva il comunicato ufficiale
della DreamWorks Pictures sull’acquisizione da
parte dello Studio dei diritti di produzione di Need For
Speed, famoso videogioco di corse che potrebbe segnare
l’inizio di una nuova saga. Ecco il comunicato:
DREAMWORKS STUDIOS ACQUISISCE DA EA
I DIRITTI DI NEED FOR SPEED, GEORGE GATINS HA SCRITTO L’ADATTAMENTO
DELLA SERIE DI VIDEOGAME LOS ANGELES, California – 22 Giugno 2012
Oggi è stato annunciato, congiuntamente da Stacey Snider CEO e
Co-Presidente di Dreamworks e da Frank Gibeau Presidente EA degli
Studios, l’acquisizione da parte di DreamWorks Studios dei diritti
cinematografici della celebre serie Need for Speed, ceduti da
EA.
I fratelli George e John Gatins
hanno sviluppato la storia originale e George ne ha scritto la
sceneggiatura. Essa è basata sulla serie di Need for Speed, ma non
su di un gioco specifico. La produzione sarà a cura di EA con John
Gatins e Mark Sourian. A ScottWaugh (Act of Valor) è stato dato
l’incarico di dirigere e il progetto subirà un trattamento
preferenziale in Dreamworks con l’inizio della produzione previsto
per i primi mesi dell’anno prossimo, e l’uscita prevista invece nel
2014.
L’adattamento del film sarà
frenetico e adrenalinico, radicato nella tradizione della cultura
dei film automobilistici degli anni ’70, ma allo stesso tempo
estremamente fedele allo spirito del videogame. Con Need for Speed,
le macchine sono grandiose, le corse sono intense e la storia è
carica di colpi di scena.
“Sono emozionato all’idea di poter
tornare nelle file della creatività con John e George Gatins e i
miei partner di EA e di poter dar vita ad un copione coinvolgente
basato su videogame epico che sembra essere fatto apposta per farci
un film” ha affermato Steven Spielberg, presidente di Dreamworks.
“Questo è davvero un grande progetto per Dreamworks e siamo
veramente grati a Frank Gibeau, Pat O’Brien, Kevin Maher, John e
George per averci scelto per larealizzazione”.
“George, John e EA ci hanno
proposto una storia irresistibile che crediamo si trasformerà
presto in una fantastica e divertente serie cinematografica” ha
affermato Stacey Snider, CEO e Co-Presidente di DreamWorks. “Con un
così grande seguito in tutto il mondo, siamo davvero esaltati di
poter fare un film che renda giustizia alla popolare serie di
videogiochi”.
“Siamo entusiasti di essere in affari con il nostri amici Steven
Spielberg, Stacey Snider e tutto il team DreamWorks,” ha affermato
Frank Gibeau, Presidente delle Label EA. “Sono il partner perfetto
per portare Need for Speed sul grande schermo, dando così vita al
film d’azione che ci siamo sempre immaginati”.
“E’ fantastico lavorare con un team
che condivide non solo il nostro amore per le auto, ma anche la
passione per la realizzazione esperienze di intrattenimento ad alto
tasso di adrenalina. Questa collaborazione sarà decisamente
valorizzata con il team di Dreamworks, e rappresenta un traguardo
eccezionale per la serie di Need for Speed” ha affermato Patrick
Soderlund, Vice Presidente Esecutivo della Label Games di EA.
“Lavorare con John e George per sviluppare il copione è davvero
stata un’esperienza incredibile” ha poi aggiunto Pat O’Brien, Vice
Presidente di EA Entertainment.
Need For
Speed è stato il primo videogame di corse
automobilistiche nel panorama delle aziende di videogiochi e la
serie di EA che ha venduto di più. Dall’uscita del primo titolo, la
serie ha venduto più di 140 milioni di unità in tutto il mondo, con
un ricavo di circa 4 miliardi di dollari, rendendola una delle
serie più grandi nella storia dei videogames.
Need For
Speed funge anche da riunione sia per George che per
John Gatings con la Dreamworks. George era produttore esecutivo del
film “Lei è troppo per me” del 2010 e John ha collaborato con
DreamWorks scrivendo e dirigendo il film “La strada per la
vittoria” del 2005. Egli ha anche scritto il copione di “Real
Steel” e ha anche lavorato sulla stesura del sequel. Recentemente
ha anche scritto la sceneggiatura di “Flight” in uscita nel
2012
e prodotto da Paramount. EA, John e George Gatins sono
rappresentati da UTA, che ha negoziato l’affare.
Come già noto, il terzo e ultimo
capitolo di Batman targato Nolan, chiuderà la trilogia e anche
l’esperienza di tutto il cast del film. Christian Bale a questo
proposito, recentemente intervistato ha rilasciato divertente
battuta sulla sua esperienza!
” Indossando la tutta di Batman ho
provato tutti i tipi di disagio, il caldo, il sudore e il mal di
testa. Ma quando si sta seduti a guardare il film, alla fine della
giornata si finisce per dire ‘‘Questa roba è fo********te figa!’
‘ Quindi, lo farò.” Mi mancherà “
Arrivano nuovi scatti dal set di
Knight of Cups, nuovo atteso film di
Terrence Malick. Le foto ritraggono Christian Bale
e Wes Bentley mentre recitano. Questa volta è finito nel mirino
delle foto anche Terrence Malick, che di rado si riesce ad
immortalarlo sul set.ì Vi ricordiamo che il film parla di un
uomo alla ricercìa dell’amore e della verità. Nel cast anche Cate
Blanchett e Natalie Portman.
Casey Affleck dirigerà un biopic
sul giocatore di Baseball Josh Hamilton. Il film, che verrà
sceneggiato dallo stesso regista, racconterà la vita di un
personaggio molto noto e amato negli Stati Uniti, dal suo esordio
all’età di 18 anni alla discesa nel tunnel della droga fino al
ritorno in campo nel 2005.
Il produttore Basil Iwanyk ha
così commentato il progetto, che verrà coprodotto dallo stesso
Hamilton insieme alla moglie: “Penso davvero che la storia di
questo ragazzo sia una delle più ispiratrici che abbia mai letto.
Sembra fatta apposta per un film: ha la qualità mitica di The
Natural, la visione della fede di The Blind Side – e la fede è un
elemento fondamentale nella nostra storia, e il romanticismo di
Walk the Line. Casey ha colto in pieno questi elementi nella sua
visione del film. È un’odissea straordinaria che lo porta dal fondo
della dipendenza dalla droga, l’allontanamento dalla famiglia, la
sospensione della carriera, a una spettacolare rinascita della sua
vita, la fede, il matrimonio e la carriera nella major
league.”
Colin Firth e Cate
Blanchett saranno i protagonisti di Skinny And Cat, nuova pellicola
romantica che sarà diretta da Barbra Streisand.
Il film, scritto da Linda Yellen, è
stato descritto come un’epica storia d’amore e racconterà la
relazione fra lo scrittore Erskine Caldwell e la giornalista
Margaret Bourke White, che fu sua collaboratrice per la stesura di
tre libri e sua moglie per diversi anni.
Dopo ben 16 anni di assenza, Skinny
and Cat segnerà quindi il ritorno di Barbra Streisand
dietro la macchina da presa(l’ultima volta era stata per la
commedia “l’amore ha due facce” del 1996).
Diversamente da quanto annunciato
nelle scorse settimane, Andy Lau non sarà in Iron
Man 3. L’attore avrebbe infatti rifiutato la parte( un ruolo
chiave all’interno della pellicola) per motivi personali:
“Secondo i media Cinesi Lau ha rifiutato la parte a causa della
nascita del suo primo figlio con la moglie Carol Chu il 9 maggio.
L’Oriental Morning Post di Shanghai sostiene che i produttori hanno
contattato Lau, ma questi ha rifiutato. Ora i favoriti per la parte
sono gli attori cinesi Chen Daoming e Wu Xiubo. Uno dei produttori
del film, il CEO della DMG Entertainment Group Dan Mintz, avrebbe
rivelato alla stampa che uno dei personaggi cinesi del film verrà
interpretato da un attore sopra i 40 anni e con una buona capacità
di linguaggio in inglese.”
Sul personaggio che Lau avrebbe
dovuto interpretare, il produttore ha dichiarato: “L’uomo
rappresenta il settore tecnologico della Cina, e utilizzerà gli
eroi in armatura prodotti in Cina per aiutare Iron Man per
sconfiggere “il Mandarino”, visto come un terrorista sia dai cinesi
che dagli americani.”
Questo pomeriggio, al St. Regis
Hotel di Roma, si è tenuta la conferenza stampa dell’attesissimo
film The Amazing
Spider-Man, che ha visto la partecipazione del regista
Marc Webb, degli attori Andrew Garfield, Emma Stone e Rhys Ifans e
dei produttori Matt Tolmach ed Avi Arad. Di seguito vi riportiamo
il transcript integrale della conferenza stampa. Ecco tutte le foto
per ingrandirle cliccate sopra.
Questo pomeriggio,
al St. Regis Hotel di Roma, si è tenuta la conferenza stampa
dell’attesissimo film The Amazing Spider-Man, che ha
visto la partecipazione del regista Marc Webb, degli attori Andrew
Garfield, Emma Stone e Rhys Ifan s e dei produttori Matt Tolmach ed
Avi Arad. Di seguito vi riportiamo il transcript integrale della
conferenza stampa.
Marc Webb, qual è stato il
tuo approccio al personaggio di Spider-Man per realizzare il
film?
Marc Webb: Io
credo che Spider-Man sia un personaggio iconico e leggendario. Se
consideriamo la sua storica tradizione nel mondo dei fumetti, la
sua posizione è diversa rispetto a Harry Potter. Spider-Man ormai è
in giro da cinquant’anni e offre tantissime storie da raccontare.
La nostra è una storia diversa che ha attirato subito il mio
interesse, per esempio spiega cosa è successo ai genitori di Peter
Parker. Ho cercato di adottare un tono più naturalistico, ed è
stato importante capire il personaggio in maniera realistica,
partendo dalla perdita dei suoi genitori: questo mi ha consentito
di esplorare temi nuovi e inediti.
Per The Amazing Spider-Man ti sei ispirato in
particolare al fumetto Ultimate Spider-Man? Quali sono
state le tue fonti?
Marc Webb: Credo
che esista un aspetto iconico della figura di Spider-Man che deve
essere rispettato, ma bisogna anche costruire dei nuovi aspetti
della storia da offrire al pubblico. Ultimate Spider-Man
ha costituito una grande ispirazione per diverse dinamiche: abbiamo
parlato molto con Andrew Garfield del fumetto. Il film è stato
complesso, volevamo realizzare un’opera indipendente. Per Gwen
Stacy abbiamo preso diversi elementi della versione originale del
personaggio. Insomma, il nostro film non è un adattamento
filologico della serie Ultimate Spider-Man.
Avete avvertito la pressione di
rispettare i vostri personaggi? Qual è il vostro rapporto con i
fan?
Emma Stone:
Ovviamente da parte nostra c’è una grandissima responsabilità nei
confronti dei fan di Spider-Man, ed è qualcosa su cui ho riflettuto
fin dall’inizio. Da bambina avevo letto i fumetti di Spider-Man ma
non conoscevo Gwen Stacy, ho cominciato a scoprirla davvero grazie
al film. The help mi ha permesso di imparare come svolgere
il miglior lavoro possibile per dar vita ai miei personaggi. Non
potevo soddisfare tutti i fan di Gwen, ma potevo solo fornire la
mia personale versione del personaggio.
Andrew Garfield:
Io credo che i fan di Spider-Man siano il pubblico più importante.
Se riuscissimo a soddisfare innanzitutto loro avremmo già ottenuto
un bel risultato, perché questo farebbe sì che il personaggio viva
davvero. Ho sentito una fortissima pressione in questo costume, ma
era una pressione fantastica. È stato positivo che fossi un fan di
Spider-Man, perché provo una profonda empatia per i fan di
Spider-Man.
Come avete sviluppato il
tema del senso di responsabilità di Spider-Man?
Marc Webb: Mi
piace l’idea del personaggio che si evolve lentamente, comprendendo
pian piano i vari aspetti di se stesso. Ci sono varie parti della
storia che permettono a Peter di imparare varie lezioni, e in
alcuni casi si tratta di eventi importanti. Mi piace l’idea di
lasciare al personaggio lo spazio per crescere nei prossimi
film.
Rhys, come hai
costruito il personaggio di Lizard? Sei d’accordo che misceli
aspetti dei villain di Batman e di
Shakespeare?
Rhys Ifans:
Innanzitutto, Bat chi? Sia Mark che io volevamo presentare il
dottor Connors non come un semplice scienziato pazzo: all’inizio
infatti è una persona con un’etica, che vuole portare benefici
all’umanità e conosceva molto bene la famiglia di Peter Parker. C’è
una sorta di magia dietro la scrivania dello scienziato, come nel
caso del dottor Jekyll e mister Hyde. Abbiamo voluto mostrare cosa
accade dietro questa scrivania: abbiamo di fronte un uomo che
guadagna il braccio ma perde la testa. C’è un topos shakespeariano
in cui il villain si rivolge direttamente al pubblico, spiegando
cosa prova e come agirà; questo elemento nel film è trasferito alla
macchina da presa, e voi siete il pubblico. Il villain può
così avere momenti di soliloquio per chiarire le sue scelte
morali.
Marc Webb: È stato
divertente seguire il percorso del personaggio, abbiamo compiuto
una profonda introspezione su di lui. Connors non è solo un
cattivo, ma è un personaggio in cui la parte malvagia emerge pian
piano, mentre lui in realtà tenta di portare dei benefici
all’umanità. È stato interessante esplorare la sua pazzia.
Marc, come hai gestito
l’intreccio fra cinema e fumetto e come ti sei confrontato con la
versione di Sam Raimi?
Marc Webb: Credo che Sam Raimi
abbia fatto un bellissimo lavoro nel rimanere fedele alla versione
originale di Stan Lee. C’è un linguaggio cinematografico nei
fumetti, simile agli storyboard, e Sam ha fatto un ottimo lavoro,
ma noi volevamo utilizzare un linguaggio diverso. Ci siamo ispirati
ad alcune immagini dei fumetti per il linguaggio visivo, ma non
ritengo possibile replicare in tutto i fumetti. Quello che ci vuole
è trovare attori coscienti e spontanei, impegnati a fornire un
ritratto realistico dei personaggi, e questo è il tono che abbiamo
scelto. I fumetti invece tendono ad avere un altro approccio, sono
dimostrativi da un punto di vista visivo, mentre noi volevamo avere
più sfumature e abbiamo puntato soprattutto sulle interpretazioni
degli attori.
Una domanda per i
produttori: quanto è stato impegnativo un film come The Amazing
Spider-Man?
Avi Arad: Siamo un
team molto unito e l’impegno verso Spider-Man dura da dodici anni,
coinvolgendo persone che hanno amore e rispetto per il fumetto. Ci
ha fatto molto piacere avere un cast innamorato dal personaggio:
abbiamo delle foto di Andrew con il costume di Spider-Man a tre
anni di età, e anche Emma si è immersa nel suo personaggio. Se
metti insieme tutti questi ingredienti, la lavorazione diventa
facile.
Matt Tolmach: La
scelta del 3D ha cambiato la natura della regia e della
lavorazione: all’inizio è stato difficile perché il 3D è una
tecnologia innovativa, ma è stato anche un processo affascinante.
Il 3D è una nuova forma di narrazione, un modo per avvicinare il
pubblico ai personaggi
L’eroismo di Peter Parker
sta anche nella sua capacità di rinunciare a qualcosa, come l’amore
di Gwen, per il bene della comunità. Cosa ne pensi? E cosa pensa il
cast degli esperimenti genetici?
Andrew
Garfield: Non avevo capito il mio amore per Spider-Man
fino a quando non ho iniziato le riprese, è un leader, e spiega
cosa vuol dire avere 16 anni. È stato importante capire che aveva
un impulso eroico prima ancora dei suoi poteri, e questo è un
elemento chiave del personaggio. La sua forza interiore non
corrisponde a quella esteriore: questo mi ha ispirato moltissimo
quando ero un ragazzino emaciato, in realtà sono ancora un
ragazzino emaciato. Peter Parker mette da parte i propri bisogni
per gli altri, ha una grande empatia per le vittime, derivante
anche dalla sua esperienza personale relativa alla perdita dei
propri genitori. In questo modo diventa il protettore di un’intera
comunità, e questo destino è parte della sua storia. Il suo senso
dell’umorismo gli è necessario per superare gli eventi tragici, lui
mette da parte anche la propria vita privata. Per quanto riguarda
gli esperimenti genetici, se è possibile fare le cose in modo umano
per aiutare gli altri, senza far male agli animali, allora non ci
vedo niente di male.
Rhys Ifans: Il
dottor Connors ed il suo alter-ego Lizard hanno un profondo legame
emotivo con Peter Parker e a lui come al pubblico danno un
avvertimento: gli sviluppi della scienza a volte sono così rapidi
che spesso non ci danno il tempo di comprenderne gli effetti in
termini morali. Spesso ci sono elementi che fanno sì che questi
sviluppi siano piegati a interessi di parte. È una forma di
presunzione quella del dottor Connors quando diventa Lizard.
Emma Stone: La
ricerca sulle cellule staminali produce risultati positivi, ma ci
sono anche aspetti politici coinvolti in questo tema, e non avendo
le idee ben chiare la mia opinione non dovrebbe essere resa
pubblica (ride).
È stata dura preparasti
fisicamente per questo ruolo e ci sono stati migliori di
altri?
Andrew Garfield:
Avevo tre anni la prima volta che mi sono mascherato da Spider-Man,
era un momento fantastico. Mettermi la tuta per questo film è stato
molto diverso, avvertivo un’enorme pressione, tanti soldi che
giravano, e volevo assicurarmi di fare la cosa migliore per il
personaggio. Per me era importante recuperare la stessa emozione
anche su un grande set, e per fortuna ho potuto sentirmi libero di
sperimentare e divertirmi come quando ero bambino, perché questo fa
parte del personaggio. L’ho preso molto seriamente, era una cosa
importante e ce l’ho messa tutta. Ci sono stati anche momenti di
leggerezza e di gioia, un cast incredibile, e sono stato orgoglioso
di trovarmi con questi attori fantastici, soprattutto Sally Field,
un’equipe strepitosa.
E quale rapporto avevi con
il fumetto di Spider-Man da piccolo?
Rhys Ifans: Non
ero uno dei più grandi fan dei fumetti, ma quando mi hanno dato il
ruolo ho avuto un ricordo chiarissimo del mio incontro con
Spider-Man da bambino, a sette anni: mi hanno dato un fumetto che
sul retro aveva una maschera di Spider-Man di carta da tagliare e
colorare che potevi indossare. Penso di aver indossato quella
maschera prima ancora che nascesse Andrew, peccato che é durata
poco…
Nella scena in cui sei
rincorsa da Lizard, il tuo volto esprime veramente terrore, anche
se in realtà non c’era il personaggio di Lizard, creato con la CGI.
in quella specifica scena ed in generale quando reciti, da dove
prende le emozioni?
Emma Stone: Ero
nello stanzino terrorizzata da Lizard, che doveva dirmi qualcosa
del tipo “Sento l’odore della tua pelle”, allora ho chiesto a Rhys
di ripetere qualcosa e ha detto delle cose agghiaccianti, ha fatto
una cosa sorprendente; è stato anche divertentissimo, tutti
ricordano quel giorno sul set. Credo che la cosa fondamentale sia
lavorare con attori che ti sostengono e ti aiutano, sono un’enorme
fonte di ispirazione. Con dei partner sul set riesci a tirare fuori
il meglio di te, proprio come succede nella vita. Ci sono attori
invece che sono come delle isole lontae, non riesci a
raggiungerli.
Rhys, sul set eri quello
con più esperienza. Non ti sei sentito come una sorta di guida per
i due attori più giovani?
Rhys Ifans: Non mi
sono sentito come un faro, sono sempre stato colpito dalle
performance di questi due giovani attori incredibili. È stato
fantastico lavorare con loro, erano sempre molto impegnati dal
punto di vista fisico ed emotivo.
Come mai avete dato molta
importanza alla vicenda dei genitori di Peter Parker?
Marc Webb: Quando
ho pensato all’abbandono dei genitori, mi sono reso conto che
questo lo avrebbe spinto a non fidarsi del mondo; da qui viene
fuori il suo sarcasmo, è un meccanismo di difesa. Questa è stata la
base da cui sono partito. È la storia di un ragazzino alla ricerca
del proprio padre, ma che alla fine trova se stesso: questi
elementi sulla sua identità sono stati molto interessanti. La
perdita dei genitori gli lascia un grande vuoto, così come il
dottor Connors avverte un grande vuoto per l’assenza del suo
braccio.
Andrew Garfield:
Peter Parker è un orfano, essere abbandonato è la maggior
ingiustizia che possa capitare ad un essere umano, specialmente un
bambino. Lo stress post-traumatico accompagna il mio personaggio, e
soprattutto nel periodo dell’adolescenza è una cosa difficile da
gestire. La perdita dello zio, i problemi legati al primo amore, la
lotta con Lizard sono esperienze molto impegnative, ma il fatto di
essere un orfano dà a Peter la forza per affrontare tutto questo.
Spider-Man è un eroe fallace che però tutti noi amiamo
moltissimo.
In che modo il personaggio
di Spider-Man è entrato a far parte della società
americana?
Marc Webb: Stan Lee ha creato
qualcosa di trascendentale con questo personaggio. In lui c’è una
componente utopica: Spider-Man è il guardiano, l’amico del
quartiere, ha un costume colorato, e i bambini avvertono un legame
quasi primordiale nei suoi confronti. Non so perché sia così, ma
Stan Lee ha toccato delle corde universali. Spider-Man è l’unico
supereroe il cui costume copre tutto il corpo e non lascia vedere
il colore della pelle; chinque potrebbe immedesimarsi in Spider-Man
e quindi a maggior ragione c’è un’universalità in questo
personaggio, come dimostrano anche le attestazioni di affetto da
tutti i paesi del mondo.