La storia scelta da Diego Luna per il suo esordio dietro la
macchina da presa, già presentato con successo al Sundance di
quest’anno, è di sicuro originale: l’Abel del titolo è un
bambino di nove anni traumatizzato dalla partenza del padre.
Tornato a casa dopo due anni di ospedale trascorsi nel più totale
mutismo, Abel ricomincia a parlare, ma a farlo come se fosse il
capofamiglia scomparso, il marito di sua madre e il padre di sua
sorella e del fratellino.
Per la sua prima regia Diego sceglie una storia di traumi e
legami familiari con toni leggeri. Accolto discretamente dalla
critica.
47 anni dopo aver conquistato la
Palma d’Oro al Festival di Cannes – era il 1963 – Il Gattopardo,
capolavoro di Luchino Visconti tratto dal romanzo Giuseppe Tomasi
Di Lampedusa, è tornato protagonista sulla Croisette in una
versione restaurata. A riportare la pellicola al suo antico
splendore è stata la Cineteca di Bologna per conto della Film
Foundation di Martin Scorsese. Abbiamo intervistato il grande
regista americano e i due protagonisti del film, Alain Delon e
Claudia Cardinale, presenti a Cannes. A sorpresa arriva George
Lucas
Torna “Wall Street” e il momento non potrebbe essere piu’
indicato. La crisi mondiale fa sentire i suoi effetti: la strada
verso il risanamento e’ lunga e faticosa come ricorda ogni giorno
il presidente Obama. Oliver Stone dopo 20 anni pronto a raccontare
che cosa e’ successo in questi due decenni anche se come suggerisce
il sottotitolo ”Il denaro non dorme mai”. Protagonista ancora
Michael Douglas, alias Gordon Gekko.
Torna “Wall Street” e il momento non potrebbe essere piu’
indicato. La crisi mondiale fa sentire i suoi effetti: la strada
verso il risanamento e’ lunga e faticosa come ricorda ogni giorno
il presidente Obama. Oliver Stone dopo 20 anni pronto a raccontare
che cosa e’ successo in questi due decenni anche se come suggerisce
il sottotitolo ”Il denaro non dorme mai”. Protagonista ancora
Michael Douglas, alias Gordon Gekko.
La star di Avatar e Scontro tra
Titani, Sam Worthington, sarà la star ed anche il produttore del
nuovo lungometraggio DreamWorks, ispirato all’eroe letterario Allan
Quatermain.
Il cast d’attori del terzo episodio
della saga diretta da Michael Bay, Transformers 3, si è appena
impreziosito con la nuova entrata Alan Tudyk, caratterista visto in
opere come Wonder Boys e Il destino di un cavaliere.
Avevamo già detto che era entrato
nell’operazione Patrick Demspey e che erano stati coinvolti nel
progetto anche John Malkovich e Frances McDormand. Nel prossimo
film dovremmo poi vedere anche l’attrice Kym Whitley, che era stata
scritturata anche per il secondo episodio ma che poi aveva visto il
suo personaggio tagliato via in fase di montaggio.
Intanto Shia LaBeouf è tornato a
parlare della saga: dopo aver esternato il suo disamore per il
secondo episodio, l’attore ha dichiarato che nel prossimo “Ci
saranno un sacco di perdite umane. Sarà il più folle action-movie
mai realizzato.”
Shadow – L’ombra:
David, soldato appena rientrato dall’Iraq, decide di intraprendere
un viaggio in montain bike per l’Europa, cercando di dimenticare
gli orrori della guerra.
Già dall’annuncio del programma
della 63esima edizione del Festival di Cannes, la kermesse è
apparsa meno nutrita di quanto si ci aspettava, considerando la
mancanza di artisti molto attesi (da Malick a Schnabel a Weir), con
grande gioia di Venezia che potrebbe fare meglio.
Già dall’annuncio del programma
della 63esima edizione del Festival di Cannes, la kermesse è
apparsa meno nutrita di quanto si ci aspettava, considerando la
mancanza di artisti molto attesi (da Malick a Schnabel a Weir), con
grande gioia di Venezia che potrebbe fare meglio.
E’ di ieri la notizia che Colin
Farrell sarebbe stato il vampiro nel remake di Fright Night, ma a
quanto pare per l’attore irlandese è un periodo molto
produttivo…
Ian McKellen nel ruolo di
Magneto in X-Men: Conflitto finale (20th Century Fox)
Seppure non proprio di cinema si
tratta, è una notizia che vale la pena sapere…se non altro per il
protagonista della vicenda tanto amato del pubblico
cinematografico. Sir Ian McKellen, grandissimo
attore di teatro, ma anche universalmente identificato (non a
torto) con Gandalf de Il Signore degli Anelli, aderisce sempre alla
perfezione ai suoi personaggi e questa volta la sua capacità
mimetica gli ha fruttato …. un dollaro! Durante una pausa l’attore,
vestito da homeless e con una gran barba arruffata, si è seduto su
una panchina in un palco di Melbourne. Nessuno l’ha riconosciuto e
in compenso un uomo gli ha fatto l’elemosina.
Ecco il racconto dell’attore:
“Sono uscito nel parco per fare una pausa col mio costume da
vagabondo. Avevo la bombetta tra i piedi e un passante si è voltato
e mi ha detto ‘ti serve aiuto, fratello?’. E mi ha tirato un
dollaro nel cappello. Non ho fatto in tempo a ringraziarlo. Se
quell’uomo si volesse identificare, ci piacerebbe invitarlo ad
assistere a Aspettando Godot. E se insistesse per pagare, gli
faremmo lo sconto di un dollaro sul biglietto”. Come si
conviene agli attori, spesso scaramantici, Ian
McKellen ha messo la moneta sullo specchio del suo
camerino e l’ha adottata come portafortuna per il resto della
tournée.
E’ stato trovato il vicino di casa del vampiro Anton Yelchin,
nel remake di Fright Night, ovvero Ammazzavampiri, film culto
diretto da Tom Holland nel 1985.
Jessica Biel e Luke
Evans sono nella fase finale delle trattative per
interpretare Vivaldi, un romantico film
in costume prodotto da Raffaella DeLaurentis.
Gage Skidmore from Peoria, AZ,
United States of America, CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia
Commons
Domani prende il via la 63°
edizione del Festival di Cannes. Da mesi si sa che il film di
apertura, Fuori Concorso, è il tanto atteso Robin Hood che
rivede la collaborazione di Ridley Scott e Russell
Crowe.
Purtroppo oggi Hollywood Reporter ci fa sapere che il regista
non sarà al Festival perché in convalescenza dopo una operazione al
ginocchio. La Universal che distribuisce il film, uscirà il 12
anche qui in Italia, ha portato la delegazione sulla Croisette per
l’apertura con il produttore Brian Grazer e buona parte del
cast ovvero Russell Crowe, Cate Blanchett, Mark Strong, Oscar Isaac
e Max Von Sydow.
“Sono sinceramente
dispiaciuto – ha detto Scott – di mancare all’apertura del
Festival di Cannes con il mio film. Ma recentemente mi sono
sottoposto ad una operazione chirurgica al ginocchio e la mia
ripresa è stata più lenta di quanto sperassi. I dottori mi hanno
vivamente sconsigliato di intraprendere il viaggio e soprattutto di
salire le famosissime scale con tanto di tappeto rosso che portano
all’entrata del Palazzo del Cinema. Il mio dispiacere è alleviato
dal fatto che sono tranquillo dato che Brian, Russell e Cate, oltre
al resto del cast, saranno in grado perfettamente di rappresentare
e parlare di questo ambizioso progetto. Invio loro tutti i miei
auguri per una apertura di una delle manifestazioni
cinematografiche più importanti al mondo con un film che a tutti
gli effetti, appartiene moltissimo, anche al loro splendido
lavoro”.
Incontriamoci a Saint
Louis: analisi del fim di Vincente Minnelli. Gerald Kaufman la
chiama la grotta di Alì Babà , lo studio di Arthur Freed, dove si
conservano tutti i documenti della fase di pre-produzione di Meet
me in Saint Louis.
Il film nasce su proposta dello
stesso Freed, che prende lo spunto da una serie di racconti di
Sally Benson. Nel 1941 il New Yorker pubblicò una serie di otto
racconti brevi sotto il titolo di 5135 Kensington, firmati appunto
dalla Benson. Successivamente la scrittrice aggiunse agli originari
otto, altri quattro racconti, ognuno dei quali raccontava un mese
dell’anno, il 1903, pubblicando la raccolta The Kensington Stories.
Si trattava di racconti autobiografici riguardanti la sua vita al
5135 di Kensington, a Saint Louis, nel Missouri. La M.G.M. acquistò
i diritti cinematografici, radiofonici e televisivi del libro per
25.000 $. Dopo numerosi avvicendamenti alla stesura della
sceneggiatura tratta dal libro , la Metro si trovò il 16 luglio del
1943 con una sceneggiatura che gli era già costata 86.616 $. La
storia si basa su una saga familiare, fu molto importante quindi,
in fase di scrittura, tener presente i luoghi dell’ azione. È
infatti casa Smith il luogo deputato allo svolgimento dei fatti, se
non in maniera esclusiva, almeno in prevalenza.
La famiglia Smith è composta dal
padre (Leon Ames) burbero ma di buon cuore che, annunciando un suo
possibile trasferimento a New York per motivi di lavoro, muove
l’azione e minaccia l’allontanamento dall’amata Saint Louis; dalla
dolce madre (Mary Astor ); quattro sorelle, due maggiori (Judy
Garlana, e Lucille Bremer), alle prese con amori e proposte di
matrimonio, e due minori (Margaret O’Brien e Joan Carroll), che
come unico interesse hanno ancora i giochi di bambole ; da un
fratello maggiore (Henry H. Daniels Jr.), in procinto di partire
per il college; da una governante (Marjorie Main) che, lungi
dall’essere una semplice serva, fa parte della famiglia e infine
dalla simpatica figura del nonno (Harry Davenport).
Le riprese cominciarono nel
dicembre del 1943; Arthur Freed teneva particolarmente a questo
progetto, prima di tutto perché la storia risvegliava la sua
nostalgia dei tempi passati, e poi perché era cosciente che in un
periodo di instabilità, come lo furono gli anni ’40 per il mondo
intero , era necessario che il cinema mostrasse agli americani
quanto potesse essere bella la vita legata alla propria famiglia.
Nell’intensione di Freed, era il valore dell’importanza della
famiglia quello che doveva arrivare allo spettatore, e
l’interpretazione del film da parte di Minnelli e del cast
artistico rese in pieno i suoi intenti.
Per quanto riguarda la splendida colonna sonora, solo quattro brani
vennero scritti appositamente per il film. I principali curatori
delle musiche furono Hugh Martin e Ralph Blane, che avevano già
lavorato per Freed in Best Foot Forward e che per il film scrissero
“The Trolley Song”, “Have Yourself a Merry Little Christmas” e “The
Boy Next Door”, canzoni diventate veri e propri classici nel
repertorio di Judy.
La sceneggiatura subì alcune
piccole modifiche a seguito delle correzioni suggerite dai censori
dell’ufficio Hays a Louis B. Mayer, e dopo un investimento
preventivo di 1.536.971 $ e un piano di lavorazione di 58 giorni le
riprese erano pronte per cominciare.
Dopo alcuni problemi legati all’ingaggio degli attori protagonisti,
il cast artistico fu completato con l’aggiunta di Tom Drake nella
parte del ragazzo della porta accanto, e di Leon Ames, per il ruolo
del Signor Smith .
Tuttavia per cause
indipendenti dalla produzione si verificarono sul set dei
piccoli ritardi sul piano di lavorazione; tra i tanti problemi ci
furono le assenze della piccola Margaret O’Brien per motivi di
salute, oppure dai frequenti mal di testa di cui soffriva Judy in
quel periodo. Le riprese proseguirono comunque con questi ritardi e
terminarono nell’aprile del 1944. Quando il film uscì nelle sale,
si classificò al secondo posto della classifica dei film col
maggiore incasso nella storia del cinema americano.
Il film
La prima cosa che colpisce nello
sfavillante Tecnicolor di Meet me in Saint Louis è l’opulenza e la
meticolosità di ogni singolo fotogramma. Vincente Minnelli alla sua
prima prova con il colore si comporta in modo eccellente sfruttando
al massimo le potenzialità di questo nuovo mezzo. Costruisce una
ricchezza della scena e dell’arredo che può essere paragonata a
quella di Visconti, e la sua propensione alla cura del dettaglio fu
accolta dalla M.G.M. e da Arthur Freed con fervore.
Ovviamente si tratta di un musical
e la regia affidata a Minnelli gli da un’impronta particolare a
partire dal rapporto tra numeri musicali e storia. Infatti Saint
Louis è uno dei primi musical cinematografici ad avere una
continuità diegetica tra le canzoni e la storia, anzi i numeri
vengono generati proprio dall’azione dei personaggi, come succede
nei musical di Broadway. Minnelli, cresciuto artisticamente a
teatro, è da considerarsi il principale fautore di questa coerenza
narrativa.
Seguendo lo stile dei racconti
originali, il film è diviso in quattro sequenze corrispondenti alle
quattro stagioni. Tuttavia la complessità dei racconti della Benson
viene appianata scegliendo solo alcuni degli episodi principali,
tralasciandone altri di importanza secondaria rispetto
all’andamento diegetico.
I quattro segmenti del film sono
indicati da altrettanti cartelli, che rappresentano casa
Smith, ognuno dei quali fa riferimento ad una stagione dell’anno e
contrassegnati da variazioni cromatiche che si protraggono per
tutta la durata del segmento interessato. D’estate è prevalente il
rosso e rosa, l’autunno si tinge di arancio, giallo e marrone,
quasi a rievocare il colore delle foglie morte, l’inverno diventa
blu profondo e la primavera di un bianco abbacinante. Nella parte
finale si percepisce una sorta di climax cromatica a partire dalla
scena in cui una Tootie sconvolta distrugge gli omini di neve in
giardino. Il Signor Smith è vestito di nero, immerso nella profonda
oscurità della camera; la bambina corre fuori nella notte (di un
blu profondo) e distrugge i pupazzi; una piccola fiammella
arancione schizza dal cerino con cui il padre accende la sua pipa;
la bambina viene portata dentro e arrivano a poco a poco le lampade
ad illuminare il salotto di casa Smith, prima tra tutte quella
della domestica. La famiglia al completo è ora nel salotto
illuminato, e dalla notizia della decisione del padre di rimanere a
Saint Louis scaturisce la luce della gioia familiare , che sfocia
nel quarto quadro. Chiude la climax cromatica e tematica la
famiglia vestita di bianco sotto al sole primaverile.
Il movimento della mdp è misurato
ed attento, mai frenetico, a volte addirittura magico. Basti
pensare alla scena del ballo di Natale in cui la macchina sembra
attraversare la finestra. Con i travelling digitali concessi dalla
tecnologia odierna, questo movimento passa quasi inosservato, ma
per il 1944 si tratta di vera abilità nel costruire e montare la
scena.
In linea generale il film non è di difficile realizzazione, ma la
bravura di Minnelli sta nel rendere in maniera semplice la
complessità delle dinamiche interpersonali sulle quale si regge la
diegesi. Una scena di difficile esecuzione rende ben chiaro questo
concetto. Si tratta del momento finale della festa in onore del
figlio maggiore di casa Smith, quando tutti gli invitati vanno via
e Esther cerca di ricevere il bacio della buona notte da John
Truett, del quale è segretamente innamorata. Il ragazzo aiuta
Esther a spegnere le luci a gas della casa e l’azione si svolge
quindi attraverso le stanze del piano inferiore. La scena è girata
in piano sequenza e la difficoltà della realizzazione non sta solo
nel percorso intricato che operatore doveva seguire attraverso la
casa, ma soprattutto nel lavoro del direttore della fotografia che
doveva confrontarsi con una luce continuamente variabile proprio a
causa della diegesi che prevedeva lo spegnimento progressivo delle
numerose luci a gas di casa Smith. La scena originale consisteva in
cinque pagine di dialogo che Minnelli decise di tagliare lasciando
parlare la mdp e gli sguardi imbarazzati degli interpreti.
Tutto il film è costellato da
momenti molto divertenti, alternati a momenti di estrema dolcezza.
Ad esempio la notizia della minacciosa partenza da Saint Louis
interrompe la degustazione di una torta che viene poi ripresa e
gustata da Esther e Tootie mentre il padre canta accompagnato al
pianoforte dalla madre. Ma prima su tutte si ricorda l’estrema
dolcezza della scena in cui Esther tenta di consolare la piccola
Tootie cantando “Have Yourself A Merry Little Christmas”. La luce
soffusa sfoca i contorni dei volti delle due attrici, dando
all’inquadratura una dimensione a sé stante, quasi sospesa.
L’alto costo del film non fu
determinato solo dai ritardi nella realizzazione delle riprese, ma
la maggior parte del budget fu utilizzato per ricostruire in studio
la casa in stile gotico della famiglia Smith . Inoltre la scena del
tram fu progettata in maniera tale da necessitare di un veicolo
disegnato e costruito appositamente per il numero musicale. Il
veicolo doveva essere largo, ampio e resistente abbastanza, da
sostenere il peso e i movimenti dei ballerini. Inoltre la struttura
doveva essere particolareggiata per permettere una ripresa che
variasse angolazioni senza perdere verosimiglianza. Propri questa è
una delle più movimentate ed emotivamente coinvolgenti. Il bel
ragazzo della porta accanto arriverà o no? Tutti siamo coinvolti
dal dolce interrogativo di Esther; allo stesso modo siamo
trascinati dal ritmo incalzante di “The Trolley Song”, quando John
arriva correndo e sale al volo sul tram.
Minnelli si rivela sapiente
nell’intreccio di scene dal ritmo diverso. La scena di apertura
scandisce subito le dinamiche familiari, mi riferisco alla
preparazione della salsa di pomodoro che dimostra prima di tutto il
ruolo della domestica, non una sottoposta, ma un componente della
famiglia a tutti gli effetti. La scena da anche quel tocco di
quotidianità tanto ricercato da Freed nella sua ferma volontà
riguardo a questo progetto.
“You and I”, cantata dai coniugi Smith, ha un particolare tono
emotivo dovuto anche alla scelta di Minnelli di non utilizzare il
doppiaggio di un cantante professionista, ma la voce di Arthur
Freed in persona , che si definì onorato di poter partecipare in
questo modo al film.
La sequenza che più aderisce ai
racconti originali delle memorie d’infanzia di Sally Benson è
quella di Halloween, ed è anche uno dei motivi principali che
spinsero Minnelli ad accettare la regia del film. Nei racconti, la
bambina coinvolta nello scherzo al vicino è Anges, e non Tootie,
perché Agnes in realtà è la Beston. La ripresa della scena durò sei
ore e Minnelli dovette combattere contro le reticenze di Freed per
includerla nel montaggio finale del film.
Scena dopo scena tutta la narrazione si sviluppa mostrando
l’opulenza della messa in scena, sia essa incentrata su
ambientazioni scarne come le strade della notte di Halloween, o su
sfarzose feste di Natale con accurati ed intelligenti movimenti di
macchina.
Nonostante l’ottima performance di tutti gli attori, spicca tra
tutti la piccola Margaret O’Brien, attorno alla quale gira l’intera
sequenza di Halloween e che vinse un Baby-Oscar per la miglior
interpretazione da attrice bambina, la stessa che Judy meritò per
Il Mago di Oz.
Tuttavia non bisogna dimenticare
che all’epoca Judy aveva diciassette anni, mentre Margaret ne ha
solo sette quando interpreta Tootie. Il suo personaggio è costruito
su una figura di bambina stravagante, quasi macabra che seppellisce
le sue bamboline, dopo che queste sono state, nella sua
immaginazione, a lungo malate. Tootie sembra crescere all’interno
del film, nell’arco dell’anno dal quale è costituito il tempo
diegetico. La sua scena di apertura è quella in cui siede sul
carretto dell’uomo dei gelati, e, in maniera speculare in chiusura,
guiderà l’intera famiglia alla fiera di Saint Louis seduta sul
calesse al fianco del cocchiere.
Se Judy nei panni di Esther finì
sulla copertina di Life, Margaret ebbe gli elogi incondizionati di
James Agree . Il critico dimenticò quasi di menzionare Judy,
osannando la performance della O’Brien, definendola l’unico
elemento luminoso in un film dall’andamento prevedibile nel quale
non accade nulla. Giudizio duro ed ingiusto per un film che anche
se non offre grande mobilità narrativa, espone i moti dell’animo.
La minaccia della partenza dalla beneamata Saint Louis non fa altro
che rafforzare i legami familiari e sancire definitivamente il
solito messaggio che nessun posto è come casa propria. Ancora una
volta, ancora per bocca di Judy.
Confrontando le storie di Sally
Beston con il film completo è evidente un processo di
‘edulcorazione dell’originale’ operato dagli sceneggiatori.
Sono stati eliminati infatti tutti gli episodi che, a giudizio di
Freed, avrebbero potuto intaccare l’aura di serena quotidianità
familiare che questo film doveva trasmettere. Scartati infatti sia
l’episodio della malattia della madre, sia quello, conseguente alla
notte di Halloween, in cui il personaggio di Tom Drake viene
accusato dal dottore di aver aggredito Tootie. L’intenzione
dichiarata di Freed era appunto quella di raccontare una semplice
storia il cui messaggio finale dovesse replicare quello di The
Wizard of Oz: there’s no place like home.
Il film finisce su un frozen-frame tematico. Più chiaramente, per
nessuno dei personaggi è previsto un futuro delineato dopo la scena
finale della fiera. L’atmosfera edulcorata di tutto il film
riflette la felicità perfetta, presente, perpetua degli abitanti di
Saint Louis. La felicità “right here where we live, in Saint Louis”
.
Judy
Judy interpreta Esther, la seconda
delle quattro sorelle Smith, nel ruolo della quale offre una
performance toccante e delicata, soprattutto nel rappresentare il
suo candido amore verso il timido ragazzo della porta accanto, John
Truett (Tom Drake). Il film rappresenta un punto di svolta nella
sua carriera e nella sua vita. Meet me in Saint Louis è uno dei più
bei film della Garland, integro nella sua perfezione, una gioia per
gli occhi. È paradossale pensare che la stessa Judy non
volesse parteciparvi a causa del ruolo da diciassettenne che le era
stato offerto. Il suo film precedente era stato Presenting Lily
Mars, nel quale aveva interpretato la prima “donna” della sua
carriera. Indossare in panni della giovane Esther sarebbe stato un
passo indietro nella sua carriera, tuttavia il personaggio della
seconda sorella Smith è costruito in modo tale da rappresentare
comunque una bella prova per Judy, oltre a darle la possibilità di
interpretare alcune delle più belle canzoni di tutto il suo
repertorio. Inoltre il personaggio fu costruito dagli sceneggiatori
appositamente intorno a lei.
Tuttavia, forte dell’appoggio di
Mayer, la Garland esitava ad accettare il ruolo, tanto che solo
l’intervento diretto di Minnelli riuscì a persuaderla ad
interpretare Esther.
Nonostante l’età del suo personaggio, Judy riuscì comunque a
sviluppare le sue capacità espressive davanti alla mdp. Una tappa
apparentemente secondaria per questo tipo di ruolo, ma fondamentale
per Judy, fu il suo approccio con il make-up. La sua truccatrice fu
Dotty Ponedel, che aveva truccato in passato Marlene
Dietrich. Judy si presentò in sala trucco con delle protesi per
naso e denti con l’intenzione di farsele applicare sul viso, ma la
Ponedel le disse che era una ragazza carina e che non doveva dar
peso al fatto che il suo volto non fosse esattamente simmetrico. Le
evidenziò in modo particolare la linea degli occhi e il contorno
delle labbra, in modo molto naturale. Judy non era mai stata così
bella. Da allora Dotty fu la sua truccatrice per tutti i film che
avrebbe interpretato in seguito. La stessa Ponedel disse che
truccare Judy per lei divenne difficile in seguito, quando il suo
peso cominciò ad aumentare, ed era difficile renderla attraente, ma
per Saint Louis “il peso non era un problema, Judy era felice
allora” .
I critici non considerano
all’unanimità Meet Me in Saint Louis un capolavoro, resta però
indiscusso che Minnelli fa del film una lettera d’amore per Judy.
Fin dalla prima inquadratura, ogni fotogramma nel quale è ripresa
Judy è un quadro nel quale spicca la sua figura, come quando
incorniciata da elementi architettonici della casa canta “The Boy
Next Door”, oppure quando attorniata da un gruppo di donne nella
sequenza del tram, il suo viso spicca tra i merletti dei cappelli
che la circondano mentre canta “The Trolley Song”.
Meet me in Saint Louis non è solo il film che ha offerto a Judy una
nuova immagine e che ha consacrato Minnelli come grande regista
anche al di fuori di Broadway, ma è anche stato set dell’incontro
professionale e sentimentale di questi due grandi artisti. Per la
fine delle riprese del film, i due già abitavano insieme
combattendo contro l’astio di Ethel, madre di Judy, che si opponeva
a questa unione. Per Minnelli, Judy accelerò le pratiche del suo
divorzio da David Rose. Con Meet Me in Saint Louis, Judy Garland
lascia dietro di sé una performance memorabile, una ventata di
felicità che non lascia presagire nessuna delle tempeste che
purtroppo sarebbero seguite nella sua vita.
Tratto da: Judy Garland:
cantando sotto l’arcobaleno
Ricordiamo che il film è
attualmente in pos-produzione e che per ora non ha una data di
uscita. L’opera sta particolarmente a cuore a noi di cinefilos, e
con il nostro contributo cerchiamo di dar voce in qualche modo al
cinema indipendente italiano.
Il regista Kenneth Branagh ha parlato del tono di Thor,
l’adattamento cinematografico dell’eroe Marvel con Chris Hemsworth le cui
riprese sono ormai in corso da diversi mesi…
Weekend povero d’incassi e di sorprese, con i primi due posti in
classifica invariati: dietro Iron Man 2 e
Oceani 3D, si piazza la new entry
Notte folle a Manhattan. Mediocri
risultati per le altre novità.
Dopo aver gustosamente gigioneggiato
nel divertente e purtroppo sottovalutato dal pubblico Wolf Man,
Anthony Hopkins continuerà a dare il suo meglio
nel ruolo di villain in Arabian Nights. Come sappiamo, il film
diretto da Chuck Russell vede un comandante, interpretato da Liam
Hemsworth, unire le sue forze a quelle di Sinbad, Ali Babà e del
Genio della Lampada per salvare la bella Scheherazade. In questo
chiassoso calderone Hopkins interpreterà il cattivo stregone
Phartou, che ha ucciso la sirena amore di Sinbad e va alla ricerca
dei poteri magici più estremi.
Le riprese, su copione di Chuck Russell e Barry P. Ambrose,
inizieranno in estate.
Il film di Giorgio Diritti si
aggiudica il premio più importante ai David, mentre miglior regista
è stato dato a Marco Bellocchio. Tra gli attori, vittorie di
Mastandrea e della Ramazzotti…
Dopo molta attesa è uscito il nuovo
full trailer di Inception, il kolossal fantascientifico di
Christopher Nolan che arriverà nei cinema italiani a settembre. Un
filmato inedito e semplicemente spettacolare…
Ecco la locandina americana finale dell’Ultimo Dominatore
dell’Aria, il kolossal fantasy di M. Night Shyamalan tratto dal
cartoon Nickelodeon e recentemente riconvertito in 3D…
Da svariati mesi i fan di Joaquin Phoenix sono rimasti
sconcertati dai suoi comportamenti sopra le righe, seguiti al suo
ufficiale abbandono del mondo del cinema in favore di
un’improbabile carriera rap.
Siamo arrivati finalmente a scoprire cosa c’è dietro a Super 8
di J.J. Abrams? La risposta alla domanda è certamente si, perché da
oggi sul sito ufficiale del film è visibile un i teaser
trailer.