I Laureati è il
film noto del 1995 di e conLeonardo Pieraccioni, al fianco
di Mariagrazia Cucinotta,
Rocco Papaleo, Alessandro Haber, Gianmarco Tognazzi, Massimo
Cecchirini.
In I Laureati
Leonardo, Rocco, Bruno e Pino sono quattro universitari trentenni
fuori corso, che vivono assieme in un appartamento di Firenze. In
realtà, sono studenti solo sulla carta e la loro vita privata è
tutt’altro che esaltante. Leonardo ha lasciato la moglie dopo pochi
mesi di matrimonio, Bruno è iscritto all’università solo per
compiacere il ricco suocero, Rocco si mantiene facendo il
metronotte e Pino cerca un improbabile successo nel cabaret.
Lungi dal dedicarsi agli studi, i
quattro tirano avanti tra momenti di divertimento goliardico ed
altri di profonda malinconia, senza nessuna voglia di “crescere” e
nessuna prospettiva per il futuro. Solamente il tentativo di
suicidio dello strambo professor Galliano fornirà loro un’occasione
per riflettere sul proprio futuro.
Mentre la stella di
Francesco Nuti si spegneva lentamente fino a un
tragico epilogo, un’altra stella toscana faceva breccia nel cielo
del Cinema italiano. Parliamo di Leonardo
Pieraccioni, fiorentino, che dopo una gavetta tra tv,
locali e teatro, sforna questo suo primo lungometraggio nel 1995.
Affidandosi a coloro che saranno a lungo suoi fedeli compagni di
viaggio, Rocco Papaleo e Massimo
Ceccherini, a un figlio d’arte, Gianmarco
Tognazzi, alla bellezza prorompente di Maria Grazia
Cucinotta e a un attore che non ha bisogno di presentazioni,
Alessandro Haber, Pieraccioni propone un film
fresco, frizzante, uno squarcio della provincia italiana che può
adattarsi alle vite di molti trentenni italiani degli anni ’90.
Momenti di comicità a momenti di profonda malinconia
Il film alterna momenti di comicità
a momenti di profonda malinconia. I protagonisti, di fatto,
ricordano un po’ quelli di Amici miei. Ovvero persone che camminano su un
filo sottile, sospeso tra due cime: da un lato la voglia di
scherzare e godersi la vita illudendosi di essere eterni
adolescenti, e dall’altro la consapevolezza di non potersi più
gongolare. Pieraccioni, appena trentenne, è promosso a pieni voti
anche davanti alla cinepresa; dimostrando di saper far ridere e di
avere una certa personalità e disinvoltura pure sul grande schermo.
La sua verve creativa come regista sarà mantenuta per tutta la
seconda metà anni ’90, un periodo nel quale proporrà altri film di
buona qualità quali Il ciclone, Fuochi d’artificio e Il pesce
innamorato, mentre i film successivi peccheranno di ripetitività.I
laureati fece anche la fortuna di Vittorio Cecchi Gori, da poco
mandato quasi in bancarotta da un film costato una fortuna ma che
fu un flop al botteghino: Occhio Pinocchio, di Francesco
Nuti. La pellicola costò 2 miliardi di lire e ne incassò
ben 15.
La bussola
d’oro è il film fantasy del 2007 diretto
daChris Weitz e con
protagonisti Dakota Blue Richards (Lyra Bevacqua),
Daniel Craig (Lord Asriel),
Nicole Kidman (Marisa Coulter), Eva
Green (Serafina Pekkala), Sam Elliott
(Lee Scoresby), Christopher Lee (capo del
Magisterium), Tom Courtenay (Fader Cortam), Derek
Jacobi (Fra Pavel)
La bussola d’oro,
la trama
Ci sono infiniti mondi e dimensioni
parallele, oltre a quella sotto gli occhi di tutti: in una di
queste, molto simile alla Terra di fine Ottocento ma con più
tecnologia, sia pure mescolata con la magia, gli esseri umani hanno
la loro anima incarnata nel Daimon, un animale che li accompagna
fin dall’infanzia, cambiando forma fino a raggiungerne una
definitiva.
Lyra, una bambina di oscure origini
che vive nel Jordan College della Oxford di quel luogo, scopre
l’esistenza della Polvere, una sostanza misteriosa che il
Magisterium, l’organo di dominazione del suo mondo, ritiene
l’origine del peccato. La ragazzina è costretta a fuggire dopo
l’interesse nei suoi confronti dimostrato dalla misteriosa ed
ambigua Marisa Coulter, e parte per un viaggio per svelare il
mistero del suo mondo e di altri mondi. Le saranno accanto un orso
guerriero in armatura, uno scienziato, i Gyziani, popolo nomade e
spesso perseguitato, la strega Serafina Pekkala e forse suo zio
lord Asriel, anche lui interessato ai poteri della Polvere.
La bussola d’oro
Analisi
La crisi economica
del 2008 ha bloccato, ormai c’è dire praticamente a tempo
indeterminato, le possibilità di avere al cinema i due seguiti de
La bussola d’oro, dal primo romanzo della trilogia di
Philipp Pullman Queste oscure materie. Del resto, gli
incassi non erano stati esaltanti, forse anche a causa delle
polemiche di numerose associazioni religiose sui contenuti della
storia, ma anche perché il fantasy, genere trionfante al cinema
grazie ad Harry
Potter e a Il signore degli anelli non è
riuscito poi a trovare, nel vasto panorama della narrativa
fantastica degli ultimi decenni, spesso di ottima qualità, degni
sostituti.
C’è da dire peccato, perché, oltre
al valore intrinseco della saga di Pullman, da leggere sia per i
ragazzi ma anche e soprattutto per gli adulti come inno alla
tolleranza, alla libertà e come baluardo oltre ogni forma di
oscurantismo, La bussola d’oro al cinema
aveva dalla sua molti punti di forza e di interesse, anche se ha
pesato sui fan la scelta non felice di chiudere il film in maniera
diversa rispetto al libro, in cui veniva svelato il rapporto tra
Asriel e Marisa e in cui Lyra si avviava verso nuove avventure.
La realizzazione del mondo di Lyra,
così simile e così lontano dal nostro, in cui convergono
suggestioni di tanta letteratura per ragazzi, Jules Verne in testa, è impeccabile, e la
computer graphic, pur presente, non è ridondante ma al servizio
della storia, e dona begli scenari e il personaggio di Iorek
Byrnison, l’orso guerriero.
Ne La bussola
d’oro il cast è ottimo, e se la giovane
Dakota Blue Richards può candidarsi già a volto
interessante del cinema futuro, se Daniel Craig e Nicole
Kidman si confermano solidi ed affascinanti
professionisti, meritano una menzione speciale la strega quasi
eterna e conturbante della figlia d’arte Eva
Green, una delle più interessanti interpreti del cinema
degli ultimi anni non sempre in ruoli all’altezza, e il veterano
del cinema anni Sessanta Tom Courtenay (era il
marito bolscevico di Lara ne Il dottor
Zivago e il militare che inchiodava il generale
serial killer ne La notte dei generali)
come scienziato alla Verne e amore invecchiato della strega.
La trama deLa
bussola d’oro è avvincente, la metafora del
Magisterium come Chiesa è un po’ edulcorata rispetto al romanzo ma
funziona lo stesso, i Daimon portano simpatia e tenerezza e la
scena in cui si cerca con l’intercisione di separare i bambini dai
loro Daimon è semplicemente terrificante.
Cercare di capire perché il tutto
non ha funzionato non è facile: i costi erano alti, in tempi di
crisi si preferisce non rischiare, forse la storia non è così
facile e commerciale, e forse non si volevano infastidire troppo
certe istituzioni, e tutte queste componenti hanno privato gli
appassionati della saga letteraria di uno sviluppo al cinema, senza
il personaggio fondamentale di Will, vero compagno di Lyra nella
sua avventura, e senza gli sviluppi ulteriori di una vicenda che si
distingue per la sua originalità e per il suo scegliere di non
essere consolatoria come tanta letteratura fantastica, soprattutto
quella destinata ad un pubblico di ragazzi.
La bussola
d’oro è comunque un film da avere e da guardare, sia
per gli appassionati del genere che per chi ama le belle storie,
con accanto i libri che spiegano come il tutto andrà a finire
davvero.
A Natale mi sposo, con
Massimo Boldi e Vincenzo Salemme, Paolo
Costella torna nelle sale con una commedia dai toni
farseschi, in cui a farla da padrone è ancora
Salemme, nei panni di Gaetano. In Baciato
dalla fortuna Gaetano è un vigile napoletano che vive a
Parma, “classicamente” sfortunato: la sua compagna
Betty/Asia Argento, ristoratrice supersexy, lo
tradisce con l’attraente comandante Grandoni/Alessandro
Gassman, mentre lui è occupato a destreggiarsi con
sempre crescenti problemi economici, visto l’alto e incongruo
tenore di vita che conduce assieme a Betty. È vessato anche sul
lavoro dal comandante Grandoni, ha due “sinceri” amici
(Dario Bandiera/Nicola e Giuseppe
Giacobazzi/Osvaldo), gioca sempre al lotto e non vince
mai. Quando pare che finalmente, dopo anni di giocate, abbia vinto
il massimo montepremi, tutta la città, che prima lo snobbava, si fa
accondiscendente e disponibile con lui, sperando di ottenerne
vantaggi, ma non tutto è come sembra.
Baciato dalla
fortuna deve molto a Salemme, dal momento che il tutto
parte da un atto unico per il teatro utilizzato come soggetto,
scritto da Salemme stesso, e dalla sceneggiatura,
inizialmente opera sua assieme a Massimiliano
Bruno, e che poi ha visto collaborare Paolo Costella,
chiamato anche a dirigere.Commedia giocata sul registro farsesco,
dicevamo, che punta molto sulla comicità di situazione,
sull’equivoco (espediente classico) e su una recitazione spesso
sopra le righe. È la concezione comica che hanno sposato tutti gli
attori del cast, accentuando moltissimo le caratteristiche dei loro
personaggi. Si pensi a quello di Asia Argento, ristoratrice
focosissima, “romanaccia” e greve (nella prima scena in cui la
vediamo l’elemento della sensualità, come quello di un’aggressività
brutale, sono sottolineati il più possibile).
Lo stesso accade per Alessandro
Gassman/Grandoni: bello, ma donnaiolo, ipocrita,
falso, e chi più ne ha più ne metta. Pregio e difetti sono
sottolineati in ogni occasione (ad esempio, più donnaiolo non
potrebbe essere: incontra di continuo e guarda sempre interessato
le belle donne di Parma, le conosce tutte e ha una relazione in
corso con due di loro – oltre a Betty anche Teresa/Elena
Santarelli, moglie di Nicola/Bandiera. Anche Nicole Grimaudo (che si cimenta con la sua
prima commedia) è un’amica di Gaetano, assillante fino
all’esasperazione. Questi toni esageratamente marcati però non
giovano, anzi finiscono per risultare ridondanti, e stancare.
Stesso discorso vale per la
comicità di situazione, con schemi ripetuti, e dunque prevedibili:
la Argento che picchia, dà pugni, gomitate e quant’altro,
infierendo su Salemme e Gassman
ogni volta che può, anche più volte nella stessa sequenza;
Grimaudo/Anna che entra in scena alle spalle di
Salemme spaventandolo con uno scherzo (accade più
volte); i due vigili “amici” di Gaetano, che prima si mostrano
comprensivi con lui e poi lo scaricano, in due scene simili per
concezione (dopo la prima, già sappiamo come si evolverà la
seconda). Il personaggio centrale,
Gaetano/Salemme, poi, condivide con gli altri
alcuni dei tratti sopra descritti. Inoltre, come suo costume,
ripropone in chiave moderna lo stile della tradizione napoletana,
che rimanda a Totò (si pensi alla sua mimica facciale, o ai duetti
con Gassman e Maurizio Casagrande
– il direttore di banca) senza però i guizzi geniali del grande
maestro e puntando su una comicità più facile, anche nelle battute,
nei dialoghi.
La commedia Baciato dalla
fortuna non vuol essere certo buonista, anzi, fotografa
un’Italia meschina, egoista, col mito del denaro, che però
scarseggia sempre e si può solo sognare. Un denaro per cui si
sarebbe disposti a fare qualunque cosa. L’italiano medio qui è
opportunista, ipocrita e vive al di sopra delle proprie
possibilità. Dunque, anche attualità e comportamenti riscontrabili
nella nostra realtà quotidiana, nonché critica sociale. Il tutto si
voleva alleggerire con i toni della farsa, ma forse lo si è fatto
troppo, e la cattiveria, l’elemento corrosivo spesso finisce per
non essere molto più che un espediente comico.
Piacerà certo a chi trova comici i
meccanismi dell’accumulazione e dell’eccesso, e non cerca
particolare originalità. Convincerà meno quanti, come chi scrive,
preferiscono una comicità più misurata, o più sottile, o vorrebbero
essere stuzzicati da una maggiore varietà. Baciato dalla
fortuna uscirà nelle sale il prossimo 30 settembre,
prodotto da Medusa e Rita Rusic.
Dopo “Tutti pazzi per
Mary” e “Scemo e più scemo”, i Fratelli Farrelly presentano
l’esilarante commedia “Libera Uscita”. Apprezzato dalla critica, il
film vede come protagonisti Owen Wilson e Jason Sudeikis alle prese
con la loro “nuova vita”
Finalmente la serie completa di
Nightmare è disponibile, per la prima volta in alta definizione
Blu-ray, in un unico prezioso cofanetto. Al suo interno il fumetto
originale di Freddy e soprattutto moltissime ore di contenuti
speciali inediti,
Si avvicina il 10°
anniversario dell’uscita al cinema de Il Signore degli Anelli – La
Compagnia dell’Anello. Per l’occasione la rivista Empire ha
preparato un numero speciale con nuove foto
ARTURO – Edizioni
Blu-ray e DVD in vendita dal 19 Ottobre 2011 – Il remake
dell’omonimo film del 1981 e il vincitore di 2 premi Oscar®
(miglior attore non protagonista e miglior colonna sonora), per la
prima volta assoluta in Italia, direttamente disponibile in formato
Blu-ray e DVD!
Il tormentato Pride and Prejudice and
Zombies potrebbe avere di nuovo una protagonista. Dopo l’abbandono
di Emma Stone, sembra che a vestire i corsetti di Elizabeth Bennet
sia stata chiamata Blake Lively.
Jessica Chastain ha avuto un ruolo in Horyzon,
prossimo progetto di Joseph Kosinski. Nel film ci sono due ruoli
femminili importanti: il primo è quello di una viaggiatrice
misteriosa, il secondo è quello della moglie del protagonista. Non
si sa ancora quale ruolo sarà della Chastain.
Nel film ci sarà anche Tom Cruise che interpreta un soldato
rispedito dalla corte marziale sulla superficie terrestre, ormai
inabitabile a causa dell’intervento degli alieni che l’hanno
distrutta.
Continua la pioggia di foto dal set
deIl
cavaliere oscuro – Il ritorno . Oltre agli
ormai soliti Catwoman, Gordon e Batman, vediamo qui di nuovo lo
strano marchingegno che dovrebbe essere un’arma di Bane e il
Batcopter di scena, ovviamente la parte usata per le riprese.
A diffondere le foto sono Superherohype e SlashFilm. Quest’ultimo mettendo
in evidenza la divertente foto che vi mostriamo sotto: Sul set c’è
decisamente complicità, sarà per l’affinità dei costumi! A seguire
le altre foto dal set.
Ormai manca poco più di un mese
all’uscita ufficiale in Europa di Le avventure di TinTin,
anticipata di qualche mese dalla precedente data prevista per
Dicembre. Ecco ora arrivare alcune scene inedite riprese in un
nuovo spot tv tedesco.
Bloody-Disgusting ha annunciato
che Karl Urban, visto in diversi action tra cui RED, ma che i più
ricordano nei panni di Eomer nella trilogia de Il Signore degli
Anelli, riprenderebbe il ruolo di Vaako
A Dangerous Method:
Alla vigilia della prima guerra mondiale, Zurigo e Vienna sono lo
scenario di un racconto oscuro sulla scoperta sessuale ed
intellettuale. Tratto da fatti realmente accaduti, il film è
incentrato sul turbolento rapporto tra il giovane psichiatra Carl
Gustav Jung (Fassbender), il suo mentore Sigmund Freud (Mortensen)
e Sabina Spielrein (Knightley), la giovane donna bella e tormentata
che si frappone tra loro.
Possono un vampiro e un essere
umano diventare amici? O nell’era di
Twilight questa domanda sembra assurda? Secondo
Matt Reeves (Cloverfield), che con Bella,
Edward e compagnia non c’entra (per fortuna) nulla, la risposta è
si. Remake dell’omonimo Lasciami entrare (Svezia, 2008) diretto
dall’esordiente Tomas Alfredson, Blood
Story (in originale
Let me in) è la storia di due ragazzini speciali, Owen e Abby,
che con circospezione e curiosità imparano a conoscersi e finiranno
per aiutarsi a vicenda. A così breve distanza dal film
d’ispirazione, è impossibile non fare un paragone tra questa
rilettura americana e l’originale svedese.
Pur mantenendo inalterate
ambientazioni e trama, l’approccio di Reeves all’opera mira ad una
profonda americanizzazione della messa in scena, indulgendo con
piacere nel truculento, quasi assente nella versione europea. Il
regista riesce però a dare autonomia al film, raccontandoci bene la
solitudine, la difficoltà e il riconoscersi dei due protagonisti
nell’altro/a. Molto spazio è stato dedicato al personaggio del
protettore della vampirella, interpretato dal bravo Richard
Jenkins. L’uomo si assume il pericoloso compito di
prendersi cura della ragazzina dimostrandole una dedizione paterna
e anticipando, probabilmente, quella che sarà la sorte di Owen al
fianco di Abby.
Blood Story, il remake che
diventa qualcos’altro
I due giovani protagonisti sono
volti relativamente nuovi del panorama hollywoodiano: il ragazzino,
figlio di genitori separati, con problemi relazionali e vessato dai
bulletti della scuola, è interpretato da Kodi
Smit-McPhee, già visto in The
Road, al fianco di
Viggo Mortensen. Lei, la bionda e bella (forse un po’
troppo per essere una non morta) Abby è Chloe
Moretz, già arrivata in Italia nel costume di Hit Girl
accanto a Nicolas Cage in Kick
Ass di Mattew Vaughn.
Ogni essere umano ha bisogno di un
amico, di un compagno, di una persona con cui condividere la
solitudine che l’immensità del mondo ci riserva; così Owen e Abby
troveranno completamento l’uno nell’altra, ma entrambi sanno, e
anche lo spettatore lo sa, che per la ragazzina si tratta solo di
un altro, forse l’ennesimo, schiavo che la sua condizione richiede
per sopravvivere.
Presentato al
FantaFestival, Blood Story è stato
proiettato anche lo scorso ottobre durante il Festival
Internazionale del film di Roma alla presenza di Reeves, e
dopo essere uscito anche in Kuwait, Kazakhstan e a Singapore, ha
finalmente trovato distribuzione anche in Italia con De Laurentiis.
Uscirà al cinema il prossimo 30 settembre.
La recensione del
cult d’animazione Biancaneve e i sette
nani, il film targato Walt Disney del 1937.
Biancaneve e
i sette nani
Anno: 1937
Regia: David Hand,
Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson, Ben
Sharpsteen
Con le voci di:
Rosetta Calavetta e Melina Martello (Biancaneve nel 1938 e nel
1972), Lina Pagliughi e Gianna Spagnulo (Biancaneve canto nel 1938
e nel 1972), Giulio Panicali e Romano Malaspina (il principe nel
1938 e nel 1972), Tina Lattanzi e Benita Martini (Grimilde nel 1938
e nel 1972), Dina Romano e Wanda Tettoni (la strega nel 1938 e nel
1972), Olinto Cristina e Roberto Bertea (Dotto nel 1938 e nel
1972), Amilcare Pettinelli e Manlio Busoni (Brontolo nel 1938 e nel
1972), Gianni Mazzanti e Giancarlo Maestri (Pisolo nel 1938 e nel
1972), Gero Zambuto e Vittorio di Prima (Eolo nel 1938 e nel
1972)
Sinossi:
C’era una volta Grimilde, una
regina bellissima e malvagia, dedita alla magia nera, che era
invidiosa di chiunque potesse attentare al suo fascino, come la
principessina Biancaneve, che mise a fare la sguattera vestita di
poveri stracci. Malgrado il suo aspetto dimesso, Biancaneve era
amata dai suoi amici animali e, oltre ad essere bellissima, aveva
una voce d’angelo, con la quale attirò un giorno un principe di
passaggio.
Grimilde chiedeva tutti i giorni al
suo specchio magico chi era la più bella del reame, ed un giorno lo
specchio le rivelò che era Biancaneve la più bella di tutte. Per
questo, la perfida donna incaricò un suo fido guardacaccia di
portare la principessina nella foresta e di ucciderla, ma lui non
ne ebbe il coraggio, e la piccola Biancaneve fu costretta a
fuggire, in mezzo agli alberi, in un mondo ostile. Con l’aiuto
degli animaletti del bosco, Biancaneve arrivò in una casina
misteriosa e un po’ disordinata, che mise in ordine prima di
addormentarsi. Al suo risveglio si trovò di fronte gli abitanti
della casina, sette nani burberi e minatori, che dopo qualche
perplessità la accolsero a vivere con loro.
Purtroppo però Grimilde interpellò
di nuovo il suo specchio, che le rivelò che Biancaneve viveva nella
casa dei nani. Trasformatasi in una spaventosa e vecchia strega,
Grimilde andò da Biancaneve con una mela avvelenata, lasciandola
come morta. Mentre fuggiva inseguita dagli animaletti e dai nani
cadde in un burrone, ma per i sette nani e le bestiole del bosco
non rimase altro che piangere la loro Biancaneve, mettendola in una
bara di vetro.
Biancaneve e i sette nani:
recensione del film
Il principe che aveva incontrato
tempo prima Biancaneve e non l’aveva mai dimenticata si recò nella
foresta e volle dare un bacio alla bellissima fanciulla morta nella
bara di vetro: Biancaneve si risvegliò, salutò i nani e gli
animaletti, e poi andò a vivere, per sempre felice e contenta, con
il suo principe nel suo castello.
Analisi
Primo film d’animazione di
Disney, rimasto nell’immaginario di diverse
generazioni, a cominciare da chi era bambino negli anni precedenti
la Seconda guerra mondiale, Biancaneve e i sette nani è
ancora oggi un classico e un capolavoro della storia del cinema
tout court, al di là dei limiti dell’animazione. Un film amato ma
anche odiato da Goebbels, che si dice ne fosse talmente
ossessionato da essersene procurato una copia personale in un’epoca
in cui non esistevano né vhs né dvd, e fu considerato per tutto il
periodo di realizzazione come una follia da parte dello stesso
Disney, perché non si erano mai visti lungometraggi d’animazione. I
cartoni animati, fino a Biancaneve e i sette nani,
venivano usati per gli stacchetti tra film e film.
Interamente disegnato ed animato a
mano, con risultati ancora stupefacenti in un’era in cui sembra che
senza computer non si possa più fare niente, Biancaneve e i
sette nani si ispira ad una delle fiabe più cupe dei fratelli
Grimm, che nella Germania di inizio Ottocento raccolsero storie di
magia, mistero e orrore delle popolazioni rurali, un po’ come fece
Italo Calvino oltre un secolo dopo in Italia.
Chiaramente ci sono modifiche nella
trama, come avverrà sempre quando Disney si incontra con la
letteratura alta e bassa: ma lo spavento e l’incanto rimangono
sempre, e non è un caso che alcuni citino il Biancaneve e i
sette nani disneyano come un esempio di cinema horror.
Carina ma decisamente di maniera la
Biancaneve proposta, che diverrà sessant’anni dopo un’icona della
linea per bimbe Le principesse: i punti di forza di questo primo
lungometraggio sono la cura degli ambienti e dei disegni in
particolare degli animaletti del bosco (che ospitano tra di loro,
con un evidente errore spaziale, due procioni, specie
caratteristica del Nord America), ma soprattutto i Nani e la regina
Grimilde.
I sette nani, emblema di vizi e di
virtù del genere umano e soprattutto di quello maschile, sono
esilaranti e saggi, capaci di emozionare e di divertire, e sono
loro i veri protagonisti del film, oltre che vere e proprie icone
ormai dell’immaginario ancora oggi.
Grimilde, il cui personaggio era
ispirato a Uta von Ballenstedt, oscura nobildonna medievale
teutonica ancora oggi immortalata nel duomo di Naumburg, e ancora
di più ad Erzsebeth Bathory, la contessa ungherese che sacrificava
giovani fanciulle in nome dell’eterna giovinezza, spaventa ed
affascina fin dalla sua prima comparsa, ed è capace di terrorizzare
ancora oggi nella scena epica e terrificante della metamorfosi in
strega orrenda, votata come una delle più spaventose della storia
del cinema, insieme al brano de La notte sul monte Calvo
di Fantasia sempre di Disney.
Certo, ci sono alcuni pezzi che
sentono degli anni passati, in particolare quelli cantati dalla
stessa Biancaneve (la marcia dei Nani è ancora deliziosa oggi), ma
Biancaneve e i sette nani è e resta un must nella
videoteca di ogni appassionato di cinema tout court, di animazione,
e anche di folklore e immaginario.
Da segnalare, per gli amatori, che
in Italia uscirono alcuni fumetti ispirati a Biancaneve, molto ben
fatti, che presentavano una specie di seguito: uno in particolare,
Biancaneve e il mago Basilisco, rappresenta una
continuazione in pieno stile del film, ed è da provare a cercare,
se non lo si è ereditato da qualche bambino o bambina degli anni
Trenta, magari nei mercatini o su Ebay.
Per incantarsi, spaventarsi e
divertirsi, a qualsiasi età, Biancaneve e i sette nani è e
resta un appuntamento irrinunciabile, disponibile tra l’altro in
dvd con extra e altri contenuti piuttosto interessanti e
intriganti.
Mille ragazzi delle scuole romane
entusiasti all’Auditorium della Conciliazione per il finale della
saga della serie tv “Smallville”, le avventure di
Superman arrivate alla decima stagione.
Per la seconda settimana,
Il re leone, il classico del 1994 ridistribuito in
3D dalla Disney resta in testa alla classifica del Box office degli
Stati Uniti.
Incassa altri 22 milioni di dollari
questa settimana, che portano a 66 milioni di dollari il
totale.
A seguire una nuova uscita, il film
con Brad Pitt, Moneyball, è in seconda posizione
con un incasso di 20 milioni di dollari.
Una tenera storia di amicizia tra
uomo e animale è al terzo posto in classifica: Dolphin
tale, che narra le vicissitudini di un delfino in
riabilitazione dopo aver perso la coda in una trappola per
crostacei, e di un bambino, fanno da sfondo alla prova d’attore di
Harry Connick Jr, più famoso per le colonne sonore di successo,
come ad esempio quella di Harry ti presento
Sally.
John Singleton, diventato celebre e
in odore di Oscar negli anni ’90 con Boyz ‘n the
hood, e nome di riferimento della New Blaxploitation,
ossia il filone di film prodotti negli anni ’90 che avevano
protagonisti afroamericani in storie solitamente d’azione o di
genere, si trova a dirigere ora il lupo mannaro della trilogia di
Twilight, Taylor Lautner, anche lui come Robert Pattinson in cerca
di sganciamento dal personaggio che gli ha dato la fama.
In questo thriller,
Abduction, il protagonista cerca di scoprire la
verità sulla sua identità ed è in quarta posizione in
classifica.
Killer elite
entra in classifica con un incasso di 9.5 milioni di dollari,
puntando probabilmente molto sul cast, formato da Robert De Niro,
Jason Statham e Colin Farrell. Si ferma in quinta posizione.
Contagion,
surclassato da film più conciliatori o di genere, inizia a scendere
la classifica, lo troviamo in sesta posizione con un incasso totale
di 57 milioni di dollari.
In settima posizione, alla seconda
settimana di classifica, c’è Drive, mentre in
ottava ritroviamo ancora, dopo quasi due mesi di presenza in
classifica, The help, che ormai ha raggiunto quota
154 milioni di dollari di incasso.
Chiudono la classifica il remake
del film di Peckinpah del 1972 Straw dogs e la
commedia con Sarah Jessica Parker I don’t know how she does
it.
La prossima settimana si aspettano
le uscite di: Margaret, in cui Anna Paquin è la
testimone di un incidente mortale, la commedia romantica con Anna
Faris What’s your number? E il nuovo film di Jim
Sheridan che fu galeotto per Daniel Craig e Rachel Weisz che si
sono conosciuti, innamorati e sposati (con buona pace di Darren
Aronofsky, precedente compagno della Weisz) su questo set,
Dream house.
I Puffi
si conferma saldamente in testa alla classifica, mentre
L’alba del pianeta delle scimmie si
accontenta del secondo posto. Dietro
Carnage, male le altre new entry…
Non era poi così scontato che
I Puffi si confermasse in testa nel suo
secondo weekend, soprattutto in un fine settimana piuttosto ricco
di uscite interessanti da una distribuzione molto ampia.
Invece, I Puffi perde pochissimo rispetto all’esordio e
raccoglie altri 2,2 milioni di euro, giungendo a quota 6,1 milioni
totali. Il tetto dei 10 milioni è a portata di mano.
Così, malgrado le 500 sale a
disposizione, L’alba del pianeta delle
scimmie si deve accontentare del secondo posto con
1,2 milioni raccolti. Da questo titolo ci si aspettava sicuramente
di più.
Regge molto bene
Carnage, che perde soltanto una posizione
e incassa altri 612.000 euro, superando i 2 milioni complessivi; di
certo il passaparola sta giocando a suo favore.
Esordio al quarto posto per
La pelle che abito: il discusso film di
Almodòvar con Antonio Banderas, presentato a Roma dalle due star,
raccoglie soltanto 558.000 euro. Se gli adepti del regista si sono
precipitati a vederlo nel primo weekend, la curiosità per questo
film potrebbe sollecitare altri spettatori. Ma un debutto affatto
brillante in ben 300 sale non è poi così incoraggiante…
Quinta posizione per Ma
come fa a far tutto? La commedia con Sarah Jessica
Parker si accontenta di un esordio da 438.000 euro,
mentreSuper 8 (384.000 euro) e
Box Office 3D: il film dei film (363.000
euro) arrivano rispettivamente a 2,9 e 2,4 milioni complessivi.
Niente da
dichiarare? debutta all’ottavo posto; la commedia di
Dany Boon raccoglie appena 260.000 euro… un altro remake italiano
alla Benvenuti al Sud potrebbe funzionare meglio nel
nostro Paese?
Chiudono la top10 Kung
Fu Panda 2, che con altri 245.000 euro giunge a quota
12,2 milioni totali, e Crazy, Stupid,
Love (209.000 euro), fermo a 796.000 euro.
E’ stato diffuso il trailer di
Man on a Ledge, thriller prodotto dalla Summit Entertainment con
Sam Worthington, Elizabeth Banks, Jamie Bell, Kyra Sedgwick,
Anthony Mackie e Ed Harris.
Dopo lunghi anni di lavoro in
motion capture, Robert Zemeckis si appresta a tornare a
lavorare in live-action con il suo prossimo film dal titolo Flight,
il thriller con protagonista Denzel Washington. Si aggiungono al
cast anche Bruce Greenwood e Don Cheadle.
Dal set di Christopher Nolan
arrivano nuove foto di Batman e Catwoman in azione. Questa volta
però un piccolo particolare ma di estrema importanza si presta ad
alcune interpretazioni.
La carriera di Michael
Fassbender sta vivendo un’intensa attività di lavoro e dopo aver
vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia per la
sua interpretazione in Shame di Steve
McQueen, l’attore potrebbe interpretare un ruolo da protagonista
nell’atteso remake di Robocop diretto da Josè Padilha.
Le riprese del Cavaliere Oscuro
– il Ritorno continuano a pieno regime e come di consuetudine ormai
arrivano foto proveniente dal set. Nelle immagini compaiono in
bella vista Anne Hathaway, con il costume di Catwoman, Gary Oldman
nei panni di Gordon e Christian Bale con il costume.
Appena Fulvio Lucisano ha visto
Drive al Festival
di Cannes è corso dal regista Nicolas Winding Refn e ha
comprato il film per l’Italia. “E’ un film bellissimo” ha
detto alla conferenza stampa romana, alla presenza del regista.
Refn, completo nero e cravattino, è stato il protagonista
dell’interessante dibattito con i giornalisti della Capitale, tutti
positivamente colpiti dal suo Drive.
“Sergio Leone faceva film sulla
mitologia americana con una sensibilità europea. Come è successo
anche a Murnoe. Il cinema raggiunge il meglio quando si verificano
queste condizioni – ha detto Refn – per me è il mix
perfetto.” “Per realizzare Drive mi sono ispirato alle
favole dei Fratelli Grimm – ha continuato – la
struttura è quella: c’è un inizio che mette in scena valori puri,
ma poi i toni si fanno cupi pur rimanendo l’esigenza di una morale
finale. All’inizio abbiamo l’illusione di questa storia d’amore, ma
poi irrompe la violenza che sconvolge lo spettatore, ed è così
reale che secondo me rappresenta la vera essenza del cinema. Io
come persona non sono violento, ma feticista si. Porto al cinema
quello che mi piacerebbe vedere!”
– Come sono cambiate per
lei le cose dopo il premio di Cannes?
“Se il premio te lo da De Niro
dicendoti che il tuo è il miglior film dell’anno, l’effetto è
notevole. Ma la vita continua, la mattina dopo mi sono ugualmente
alzato alle sei per cambiare il pannolino alla mia figlia più
piccola e sono andato al supermercato. E’ normale che se i
produttori da oggi in poi volessero una garanzia del mio talento io
direi ‘Eccola qui!’”.
– I colori del suo film, e
del suo cinema in generale ricordano molto quelli di Dario
Argento.
“Ero giovane negli anni ’80 e
quei film sono parte della mia formazione culturale. Dopo aver
realizzato i film mi rendo conto che ci sono dei riferimenti o
atmosfere che ricordano quei film, ma lo faccio
inconsapevolmente”.
– Qual è il messaggio che
vuole dare nei suoi film?
“Non sono un regista politico,
cerco solo l’emozione di ogni singolo spettatore”.
– L’amore è sempre e solo
impossibile, quasi psicopatico?
“L’amore puro è un’emozione
molto violenta, nel film c’è questo grande amore al quale si
aspira, ma non è realizzato, è impossibile”.
– Il suo film ricorda The
Driver, degli anni ’70. Si è ispirato a quello?
“In realtà l’ho visto poco
prima di cominciare le riprese. Penso che lo scrittore del romanzo
da cui è tratto Drive si sia ispirato a quel film. E’ un’influenza
indiretta”.
– A che punto è il suo
nuovo film?
“Si basa sempre su ciò che
vorrei vedere, ma in questo caso non so ancora cos’è. Lavoro di
nuovo con Ryan e poi con Kristin Scott Thomas”.
Driver è un uomo
gentile e silenzioso, fa lo stuntman professionista e per
arrotondare si presta a fare da ‘autista’ ai rapinatori che devono
lasciare il luogo del crimine in pochi minuti. Ma per tutti arriva
il momento delle scelte sbagliate, e per Driver
sarà la rapina sbagliata, che lo trascinerà in un bagno di
sangue.
Il decantato Drive
del bravissimo Nicolas Winding Refn arriva anche
in Italia, in 300 copie, con tutte le aspettative che gli hanno
messo addosso i critici che l’hanno già visto a Cannes e
soprattutto la Palma alla regia per l’olandese Refn. Il film, con
atmosfere che ricordano molto gli anni ’80, e un cast in stato di
grazia racconta con ansiolitica lentezza una storia cruda e nemmeno
troppo complessa, ma sullo schermo straordinaria. Una città cupa,
almeno quanto gli animi dei protagonisti, fa da perfetta cornice a
un uomo con la sua auto e a tutta la violenza che riesce a
scatenare la vendetta e la paura, ma anche l’amore. Un amore che
per brevissime sequenze regala al film una profondità emotiva
davvero impensabile, un contrasto interessante che impreziosisce la
storia. Grande importanza viene data alla musica, molto
invadente ed onnipresente che aiuta la costruzione della suspance,
cifra distintiva si dall’inconsapevole inizio.
Drive, il film
Bellissime le interpretazioni, a
partire dalla delicata Carey Mulligan, passando dal truce Ron
Perlman, fino al grande silenzioso protagonista, Ryan Gosling che ipnotizza con i suoi silenzi
e folgora con le sue parole. Intrecciando in diversi punti il
presente con il prossimo futuro, Refn realizza una
struttura filmica molto dinamica, che non sacrifica il peso e la
durata di ogni inquadratura e che coinvolge e stravolge.
Lo scoppio della brutale violenza
che si concentra in diversi momenti paralizza e disgusta ma mai ci
fa mettere in dubbio la fondamentale gentilezza di questo laconico
Driver. Con una grande leggerezza
Refn si muove sia nello stretto abitacolo di una
macchina sia alle sue spalle, segue con movimenti fluidi i
personaggi in camere e corridoi, senza mai alterare il suo racconto
anche quando il sangue scorre a fiumi. Belle le luci, cupe e calde,
che raccontano, insieme agli intensi sguardi di Gosling una vita in
bilico.