Erano appena cinque minuti che il
motivetto accattivante di È meraviglioso (Everything is
Awesome) era uscito dalle nostre teste che The LEGO
Movie 2: una nuova avventura è pronto a fornire un’altra
canzonetta di quelle che “restano in testa”. Dal 21 febbraio
infatti arriva in sala, a cinque anni di distanza, il sequel
dellesilarante film diretto da Chris Miller e
Phil Lord, promettendo di replicarne il successo,
anche attraversi le musiche proposte nel corso del forsennato e
variopinto viaggio nei mondi di LEGO.
Arrivati al secondo capitolo, Miller
e Lord lasciano in eredità a Mike Mitchell la loro
preziosa sceneggiatura, e il regista di Trolls la realizza con
diligenza, pur inserendo molto dell’universo canterino, luccicante
e colorato di Trolls (2016), soprattutto nella
rappresentazione del Sistema Sorellare, nuova frontiera dove
sbarcheranno i nostri eroi di mattoncini.
I cinque anni trascorsi nella realtà
(il primo film è del 2014) sono trascorsi anche nella finzione
della storia che parte esattamente da dove era cominciata, per poi
fare un lungo balzo in avanti, di un lustro appunto, per
proiettarci in un universo polveroso e in rovina, alla Mad
Max. Tutti sono induriti e resi pessimisti dalle
sventure che l’invasione dei DUPLO ha causato, tutti tranne Emmet,
che continua a essere il solito ottimista, dal cuore tenero. Quando
però Lucy, Batman e i suoi altri amici verranno rapiti da una
misteriosa astronave, il nostro protagonista dovrà farsi coraggio e
sforzarsi di cambiare e di “indurirsi” per fare fronte ai pericoli
e salvare tutti.
Nel primo film, Emmet è il
costruttore più ordinario di tutti che per caso finisce per essere
considerato “quello speciale”. Col tempo capiamo che la sua
specialità è, in fondo, il suo mantenersi puro e ingenuo, una dote
che però i suoi amici sembrano non apprezzare all’inizio di questa
nuova avventura. Così, in The LEGO Movie 2,
l’attenzione si sposta sulla presunta necessità del nostro insolito
eroe di “indurirsi”, ovvero di diventare adulto e abbandonare
quell’approccio ingenuo e credulone.
Quello che sembra un viaggio verso
l’età adulta diventa ben presto un percorso che guida i
protagonisti all’inclusione e all’accettazione di questi nuovi
personaggi provenienti dal Sistema Sorellare. Questa volta,
infatti, il contrasto del secondo livello della storia, quello
degli esseri umani che giocano con i mattoncini colorati, non è più
quello tra padre che vuole tenere ferme le sue costruzioni di LEGO
e il figlio che vuole invece costruire, cambiare e giocare di
continuo, ma tra quello stesso bambini, ora un adolescente, e sua
sorella, che in quando bambina ha un approccio completamente
diverso al gioco, difficilmente compatibile con quello del fratello
maggiore. La soluzione è ovvia ed è raggiunta dopo un lungo
percorso di montagne russe colorate: giocare insieme è sempre
possibile, basta accettare i modi diversi di farlo.
Per arrivare a questa conclusione
ingenua e didascalica, lo spettatore è catapultato in un mondo
pirotecnico, ricco non solo di colori e personaggi, ma anche di
citazioni, battute buffe e acute, mescolanza di linguaggi e
tecniche, ma anche riflessioni sulla crescita e l’età adulta che
stridono un po’ con il pubblico di riferimento principale del film,
un target molto giovane.
Proprio in questo sta la più grande
contraddizione e insieme il miglior pregio di The LEGO
Movie 2. Il film riesce a portare avanti delle riflessioni
importanti sulla vera natura del diventare adulti (che non
corrisponderà, alla fine, al diventare dei duri, ma all’aprire il
proprio cuore alle possibilità e ai cambiamenti) parallelamente a
giochi di parole ai limiti della demezialità, replicando con
successo, ma senza l’effetto sorpresa, la formula vincente del
primo film.
Il trailer di The LEGO Movie 2