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The Joker Origins: confermato Robert De Niro

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Robert De Niro è stato confermato nel cast di The Joker Origins, a dichiararlo è Marc Maron, noto per la serie Netflix Glow, che pure si è unito di recente al cast del film diretto da Todd Philips.

Dopo le prime voci di trattative in corso, De Niro è adesso ufficialmente nel film, al fianco di Joaquin Phoenix, che interpreterà il protagonista già passato al cinema attraverso tre diverse interpretazioni, senza dimenticare quella televisiva divenuta iconica e quella d’animazione.

Maron ha dichiarato: “È vero, signore e signori, sono stato aggiunto al cast del nuovo film di Joker diretto da Todd Phillips, con Joaquin Phoenix e Robert De Niro. Due dei più grandi attori che abbiano mai illuminato lo schermo. E so che, date le mie recenti dichiarazioni sulla lenta corruzione della nostra cultura e delle nostre arti a causa del consolidamento delle limitate opzioni di film di successo ad alto budget sotto forma di film di supereroi, molti di voi probabilmente penseranno: ‘Bene guardate questo. Grande chiacchierone! È un ipocrita!’ – continua l’attore di Glow – Sarò onesto con voi. Non penso che le mie opinioni siano cambiate. Non ho mai pensato che la mia vita mi avrebbe portato dove sono ora.”

Oltre alle dichiarazioni passate personali di Maron, sembra interessante leggere la conferma di una stella di serie A come De Niro in un film che, in barba agli ossessivi sostenitori degli universi condivisi e della continuity, sta costruendo basi sempre più solide per diventare un progetto di grande interesse.

La produzione di The Joker Origins, film esterno all’universo cinematografico DC, continuerà nonostante l’annuncio della Warner Bros. sullo spin-off con protagonista Jared Leto, e le riprese partiranno a settembre in America con la regia di Todd Phillips (Una notte da leoni).

Il film sarà ambientato nel 1980, e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Sono tre o quattro anni che chiedo al mio agente perché non esista un film su questi personaggi da realizzare con budget inferiori, che possa studiarli per bene…certo non aver mai pensato al Joker, perché aveva già avuto diverse rappresentazioni“, ha raccontato Phoenix in una recente intervista. Prendo molto tempo quando si tratta di accettare un ruolo Il processo è sempre lo stesso: leggo la sceneggiatura e incontro il regista, che è ciò che ho fatto con con Todd [Phillips], e ho subito pensato che fosse un progetto molto interessante. Aveva una speciale comprensione di questo mondo, unico nel genere, e mi spaventa a morte.

Fonte

The Joker Origins: confermato Joaquin Phoenix, riprese a Settembre

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Con la firma di Joaquin Phoenix la produzione di The Joker Origins può ufficialmente cominciare: confermato dunque l’attore nel ruolo del protagonista, mentre le riprese partiranno – come previsto – il prossimo settembre con la regia di Todd Phillips.

Il budget del film si aggira intorno ai 55 milioni di dollari, il che suggerisce che si tratterà di una produzione più “indipendente” rispetto agli altri cinecomic della Warner Bros.

The Joker Origins: Robert De Niro si unirà al cast?

Due diverse fonti, non ancora confermate ovviamente, sembrano ipotizzare che The Joker Origins – il primo dei due film in programma sul Principe del Crimine affidato a Todd Phillips – darà inizio ad un nuovo e indipendente universo cinematografico del quale farà parte anche The Batman, pellicola ora in mano a Matt Reeves.

Così facendo la Warner Bros. si troverebbe davanti alla possibilità di gestire non uno, ma ben due grandi universi con i personaggi dei fumetti DC, di cui uno già avviato (il DCEU, che proseguirà sotto la direzione creativa di Geoff Johns e Walter Amada) e uno in fase embrionale.

Lo sviluppo del film, esterno all’universo cinematografico DC, continuerà nonostante l’annuncio della Warner Bros. sullo spin-off con protagonista Jared Leto.

Vi ricordiamo che la pellicola sarà ambientata nel 1980, e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

The Joker Origins: il Principe del Crimine sarà un comico fallito degli anni ’80

Fonte: The Hollywood Reporter

The Jinx – La vita e le morti di Robert Durst, la seconda stagione su SKY

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Premiata con 2 Emmy, la docu-serie in 6 puntate The Jinx – La vita e le morti di Robert Durst di Andrew Jarecki che ha incastrato il miliardario Robert Durst, accusato di ben tre omicidi rimasti nel mistero per 30 anni rivelando dettagli relativi all’indagine a carico del miliardario immobiliare; poche ore prima che l’ultimo episodio della prima stagione – disponibile on demand – andasse in onda, Durst nel 2015 fu arrestato per l’omicidio della sua amica di lunga data Susan Berman a Los Angeles.

La docu-serie HBO The Jinx torna con una seconda stagione ogni mercoledì dal 12 al 26 giugno alle 21.15 su Sky Documentaries, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand.

I sei nuovi episodi, diretti dallo stesso regista della prima stagione, Andrew Jarecki, mostreranno i risultati delle indagini che negli otto anni successivi alla prima stagione non si sono mai fermate, presentando nuovi elementi che collegano l’erede immobiliare agli omicidi di Susan Berman e Morris Black, nonché alla scomparsa della moglie Kathleen McCormack.

Jarecki in questa seconda stagione racconta meticolosamente le indagini nel corso dei successivi otto anni, mentre Durst attendeva e partecipava al processo, nel corso dei quali ha raccolto le dichiarazioni inedite dei soci di Durst, le telefonate che ha fatto dal carcere ai suoi amici, e le riprese video dalla stanza degli interrogatori dove i pubblici ministeri lo hanno interrogato dopo il suo arresto. La serie raccoglie inoltre le interviste agli avvocati dell’accusa e della difesa, ai giurati e al giudice del processo. Con un accesso impareggiabile agli attori chiave del processo per omicidio e con estrema precisione e chiarezza, The Jinx S.2 continua a scavare nel mondo di un killer che è riuscito a sfuggire alla giustizia per oltre tre decenni.

The Jesus Rolls è il titolo ufficiale dello spin-off de Il Grande Lebowski

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Lo spin-off de Il Grande Lebowski di John Turturro ha adesso un nuovo titolo ufficiale: The Jesus Rolls, e arriverà al cinema all’inizio del 2020. Turturro, ovviamente, è tornano ad interpretare l’iconico Jesus Quintana, personaggio che esordì proprio nel film dei Fratelli Coen. Jesus è un rivale a bowling per il Drugo (Jeff Bridges) e i suoi amici più cari.

L’attore ha sempre desiderato sviluppare di più il personaggio e, nel 2016, ha iniziato a lavorare a questo progetto che ha finalmente preso forma. Originariamente intitolato Going Places, il film è stato descritto come un remake della commedia cult del 1974 del cineasta francese Bertrand Blier con lo stesso titolo.

Poi, proprio il mese scorso, Turturro ha rivelato di aver finito il lavoro al film e ha iniziato a fare cercare dei potenziali distributori. Inizialmente, è sembrato che il film sarebbe stato visto nel circuito dei festival autunnali di quest’anno per cercare di partecipare a quei mercati.

Tuttavia, secondo Deadline, Screen Media ha acquistato i diritti nordamericani del film, che ora è stato intitolato, ufficialmente, The Jesus Rolls. Lo studio prevede inoltre di distribuire il film all’inizio del prossimo anno, anche se non è ancora stata annunciata una data definitiva.

In una dichiarazione, Turturro ha detto: “Mi sembra un buon momento per far uscire un film trasgressivo sulla stupidità degli uomini che cercano di fallire e cercano di capire meglio e penetrare il mistero delle donne”, aggiungendo che non vede l’ora di lavorare a fianco Screen Media.

Scritto, diretto da e interpretato da Tuturro, The Jesus Rolls vede nel cast anche Bobby Cannavale (Ant-Man and the Wasp) e Audrey Tautou (Mood Indigo). Il trio darà vita a “una sorprendente storia d’amore”, mentre cerca di uscire fuori dai guai in cui si cacciano. Nel cast di supporto ci sono anche Jon Hamm (Good Omens), Susan Sarandon (Ray Donovan) e Pete Davidson in ruoli ancora non specificati.

The Jackal: trama, cast e curiosità sul film con Bruce Willis

The Jackal: trama, cast e curiosità sul film con Bruce Willis

I film di spionaggio vantano da sempre un certo fascino, tanto per via delle loro trame intricate e ricche di colpi di scena, quanto per i personaggi estremamente controversi e indecifrabili. Un apprezzato titolo di questo filone è The Jackal, portato al cinema nel 1997 da Michael Caton-Jones, autore nche di Voglia di ricominciare e Colpevole d’omicidio. Al centro del film qui approfondito vi è un misterioso sicario in procinto di dar vita ad una serie di brutali stragi. Da questa premessa nasce dunque un avvincente thriller dove il buono e il cattivo si daranno battaglia fino all’ultimo, nel tentativo di affermare le proprie convinzioni.

La storia qui narrata è tratta dal romanzo Il giorno dello sciacallo, dello scrittore Frederick Forsyth. Pubblicato nel 1971 e divenuto in breve un best seller, questo suscitò anche numerose polemiche per via dell’accurata descrizione di come commettere un omicidio. Il libro venne infatti preso come fonte di ispirazione da noti terroristi come Carlos lo sciacallo e Yigal Amir. Del romanzo era inoltre già stata realizzata una trasposizione, risalente al 1973, di cui il film del 1997 può essere considerato un remake. La più grande differenza la si può però ritrovare nell’ambientazione. La storia del nuovo film, infatti, non si svolge in Francia, bensì negli Stati Uniti.

Con un budget di circa 60 milioni, The Jackal arrivò ad incassarne circa 160 in tutto il mondo, confermandosi come un grande successo del suo genere. Ancora oggi è un film piacevole da riscoprire e capace di sorprendere con sempre nuovi dettagli. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Jackal: la trama del film

La vicenda si apre a Mosca, dove alcuni agenti dell’FBI collaborano con il Ministero degli interni per sgominare una pericolosa organizzazione di criminali russi. Proprio questi danno vita ad un attentato all’agente federale Carter Preston, il quale però riesce a salvarsi grazie alla prontezza del maggiore Valentina Koslova. Questa riesce infatti ad uccidere uno degli aggressori, il quale si rivela però essere il fratello del capo dell’organizzazione criminale. A causa di ciò, questi è ora in cerca di vendetta, e per ottenerla fa assoldare il sicario più spietato e pericoloso in circolazione, noto come The Jackal, lo sciacallo.

Abilissimo nell’uccidere senza lasciar traccia, a lui è affidato ora il compito di uccidere proprio la Koslova e Preston. Consapevole di ciò, l’FBI inizia a cercare quante più informazioni possibili sul pericoloso assassino. L’unico che sembra in grado di poterlo riconoscere, però, è l’ex terrorista Declan Joseph Mulqueen. Questi accetta di collaborare al caso qualora gli venga concessa la grazia. Per lui ha così inizio una vera e propria caccia all’uomo, che lo porterà a scontrarsi con il proprio passato. Declan, infatti, conosce bene lo sciacallo, e sa di cosa è capace. Per fronteggiarlo dovrà dunque essere pronto a ricorrere a mezzi estremi, oltrepassando il confine tra il bene e il male.

The Jackal cast

The Jackal: il cast del film

Protagonista del film, nei panni di Declan Mulqueen è l’attore Richard Gere. A questi, tuttavia, era inizialmente stato offerto il ruolo dello sciacallo, ma Gere rifiutò preferendo interpretare l’eroe buono. Un ruolo, questo, per il quale egli si è preparato in particolare lavorando sul proprio accento, al fine da acquisirne uno irlandese particolarmente credibile. Ad interpretare lo spietato sicario The Jackal è invece Bruce Willis. A questi, al contrario, era stato offerto il ruolo di Declan Mulqueen, ma decise di rifiutarlo per assumere i panni del cattivo. I due hanno girato il più delle loro scene separatamente, tanto da non sapere come stessero andando le riprese l’uno dell’altro. Il rapporto tra i due non sembra però essere stato dei migliori. Al termine del lavoro hanno infatti giurato di non lavorare mai più insieme.

Accanto a loro, vi è poi il celebre Sidney Poitier nei panni dell’agente federale Carter Preston. Tra i più famosi interpreti del cinema mondiale, questi è ricordato in particolare per il film Indovina chi viene a cena?, e ad oggi The Jackal è il suo ultimo film per il cinema. L’attrice Diane Venora interpreta invece la poliziotta russa Valentina Koslova, un ruolo che le ha richiesto di sfoggiare un credibile accento russo. Sono poi presenti gli attori Mathilda May nei panni della terrorista Isabella Zaconia, e J. K. Simmons in quelli dell’agente FBI Witherspoon. Nel film compare brevemente anche l’attore Jack Black, in uno dei suo primi ruoli cinematografici. Questi improvvisò molte delle sue battute per le scene con Willis, e l’indicazione che gli fu data da seguire fu quella di comportarsi come uno stupido disturbatore.

The Jackal: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Jackal grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 16 dicembre alle ore 23:10 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

The Jackal ospiti del BCT Festival di Benevento

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The Jackal ospiti del BCT Festival di Benevento

The Jackal sono stati tra gli ospiti del BCT Festival di Benevento. Ecco la nostra intervista a due dei membri del gruppo di comici napoletani: Ciro Priello e Fabio Balsamo.

The Ivory Game: trailer e poster del documentario prodotto da Leonardo DiCaprio

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Netflix ha pubblicato online trailer e poster di The Ivory Game, che sarà rilasciato presso il Centro IFC di New York e su Netflix venerdì 4 novembre.

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Dal produttore esecutivo Leonardo DiCaprio, The Ivory game è un thriller documentario, che esplora l’oscuro traffico di avorio. Il premiato regista Richard Ladkani e il regista candidato all’Oscar, Kief Davidson, hanno girato sotto copertura per 16 mesi, in Cina e Africa. Con loro si è impegnato un team di agenti dei servizi segreti, attivisti sotto copertura, ranger e appassionati, per infiltrarsi nella corrotta rete mondiale del traffico di avorio.

Una produzione firmata Terra Mater Film Studios e Vulcan Productions, il documentario segue i bracconieri alla ricerca dell’oro bianco di avorio. Il film diventa un urgente campanello d’allarme, che ricorda come il tempo ormai stringa per gli elefanti africani, che si stanno pericolosamente avvicinando all’estinzione.

Altri produttori esecutivi sono stati Joanne Reay, Dinah Czezik-Müller, Paul G. Allen, Carole Tomko, Adam Del Deo, Lisa Nishimura e Jennifer Davisson. Wolfgang Knöpfler, Walter Kohler e Kief Davidson sono produttori.

Fonte: CS

The Italian Recipe inaugura il Far East Film Festival 24

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The Italian Recipe inaugura il Far East Film Festival 24

Sarà The Italian Recipe (La ricetta italiana), diretto dalla regista Hou Zuxin, ad aprire ufficialmente il Far East Film Festival 24 di Udine in anteprima mondiale venerdì 22 aprile. Un’irresistibile commedia romantica cinese che contiene tantissima Italia: sul fronte delle location (dai Fori Imperiali alla scalinata di Trinità dei Monti, da Castel S. Angelo, alla Fontana di Trevi fino alle passeggiate del lungo Tevere), sul fronte della crew e, aspetto non certo consueto, sul fronte coproduttivo. 

The Italian Recipe (La ricetta italiana) è infatti una vera coproduzione Italia – Cina – Germania: sul fronte italiano il film è prodotto da Orisa Produzioni di Cristiano Bortone e Dauphine Film Company di Roberta Manfredi e Alberto Simone, con Rai Cinema e con il sostegno della Regione Lazio, Fondo Lazio Cinema International e il supporto di Roma Lazio Film Commission. 

The Italian Recipe, la trama

Peng è una pop star cinese. Arrivato a Roma per un reality show, incontra la giovane Mandy, che vive in Italia con i suoi zii cinesi dopo la morte della madre. Mandy si arrabatta fra mille lavori per sostenere la famiglia, ma nel cuore ha un sogno segreto: diventare una grande chef come il suo idolo, Antonino Cannavacciuolo, seguendo la passione che la madre aveva per la cucina. All’inizio Peng e Mandy si detestano: lui crede che lei sia solo una Cenerentola mentre lei lo considera arrogante e viziato. Le circostanze però li costringono a passare insieme un’intera notte. Sarà un’avventura romana pazza ed esilarante, tra la finale di calcio Italia-Germania, il tentativo di salvare un matrimonio andato in pezzi e il sospetto che Peng sia stato rapito, cosa che fa scatenare i social media del suo paese aumentando alle stelle la sua popolarità. Una notte magica cambierà la vita dei due protagonisti facendoli innamorare e insegnando loro che la cosa più importante nella vita è inseguire i propri sogni.

Come Gregory Peck e Audrey Hepburn, gli attori protagonisti Liu Xun e Huang Yao danno vita a un brillante gioco di coppia e regalano una centratissima variazione contemporanea sul tema di Vacanze romane.

«Leggendo la sceneggiatura di Alberto Simone – commenta il produttore Cristiano Bortone – ho capito subito che la storia era perfetta per portare qualcosa dell’Italia, dell’immaginario italiano, al grande pubblico cinese. The Italian Recipe (La ricetta italiana) è una vera coproduzione e mi auguro possa incoraggiare i nostri due mondi, forse meno lontani di quanto crediamo, a lavorare di nuovo assieme. Il lancio internazionale del Far East Film Festival rappresenta, senza dubbio, un passo importante in questa direzione».

«Con il nostro festival – aggiunge Sabrina Baracetti, presidente del FEFF – cerchiamo di raccontare l’Oriente all’Europa dal 1999. Ci siamo innamorati di The Italian Recipe (La ricetta italiana) proprio perché, oltre ad essere una bellissima commedia, rovescia la prospettiva: parla del nostro paese pensando alle grandi platee popolari dell’Asia, come ha fatto il cinema italiano degli anni ’50 pensando timidamente all’America».   

Dopo l’anteprima mondiale a Udine, The Italian Recipe (La ricetta italiana) uscirà in Cina in migliaia di cinema. 

The Italian Job: tutto quello che c’è da sapere sul film con Mark Wahlberg

Film d’azione del 2003, The Italian Job utilizza la nota espressione traducibile come “un lavoro all’italiana” per raccontare di una grossa rapina e delle conseguenze che questa ha sulla vita dei protagonisti. A dirigere il film vi è il regista F. Gary Gray, anche noto per aver diretto pellicole d’azione come Il negoziatore, Il risolutore e Fast & Furious 8, a loro modo simili per toni e dinamicità a The Italian Job. Ad aver reso popolare il film, però, è il suo cast di attori, composto da diversi interpreti di fama mondiale, qui riuniti per dar vita a quello che è a tutti gli effetti un puro heist movie.

Si tratta di quei film incentrati su storie in cui un gruppo di individui organizza e mette in atto un grande colpo in maniera quantomai accurata, sia esso una rapina, un furto o una truffa. Sono moltissimi i film appartenenti a questo sottogenere del genere giallo o thriller, tra cui anche grandissimi capolavori del cinema. Proprio The Italian Job è uno dei titoli che tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila ha riportato in auge tale filone cinematografico, accompagnato da film come Ocean’s Eleven, Fast & Furious, Gioco a due e Mission: Impossible.

Proprio con quest’ultimo The Italian Job vanta diverse somiglianze, ma anche quell’adeguato numero di elementi originali necessario a fargli avere una propria indipendenza. Ben accolto dalla critica e dal pubblico, è ancora oggi un titolo molto amato dagli amanti del genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ad altro ancora. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di The Italian Job

Guidati da John Bridger e Charlie Croker, un gruppo di abili rapinatori si riunisce un’ultima volta per mettere a segno un colpo molto importante: rubare 35 milioni di dollari in lingotti d’oro da una cassaforte che si trova a Venezia, in Italia. Durante il furto tutto fila magicamente liscio, ma a un certo punto il complice Steve Frezelli, spinto dall’avidità, fa in modo di eliminare gli altri del team e tenere tutto il bottino per sé. Ciò che non sa è che Charlie è sopravvissuto ed è deciso più che mai ad avere la sua vendetta: così entra in contatto con Stella, la figlia di Bridger, e grazie a lei e ad un nuovo team farà di tutto per acchiappare il traditore e riprendersi l’oro.

Ad interpretare il protagonista, Charlie Croker, vi è l’attore Mark Wahlberg. Questi, in realtà, era inizialmente intenzionato ad interpretare Steve Frezelli, ma il regista gli fece cambiare idea, convincendolo del fatto che sarebbe stato più credibile nei panni di Croker. La premio Oscar Charlize Theron interpreta invece Stella Bridger. L’attrice era la prima scelta per tale ruolo e lo stesso Wahlberg, avendola conosciuta su un precedente set, sostenne l’idea di affidare a lei il ruolo. Per prepararsi al ruolo, l’attrice ha poi raccontato di aver trascorso del tempo insieme ad una vera scassinatrice, apprendendo i trucchi del mestiere.

Recitano poi nel film anche gli attori Jason Statham nei panni dell’autista “Handsome” Rob, Seth Green in quelli dell’informatico Lyle e Mos Def in quelli dell’esperto di esplosivi “Left Ear”. L’attore Edward Norton, costretto da alcune clausole contrattuali a partecipare al film, recita nei panni di Steve Franzelli. Di conseguenza, il suo rapporto con gli altri attori e con il regista, come noto, è stato tutt’altro che pacifico. Donald Sutherland ricopre invece il ruolo di John Bridger. Gli attori sono poi stati obbligati a seguire delle lezioni di scuola guida per poter girare senza controfigure gli inseguimenti in macchina e la migliore tra tutti è risultata essere la Theron.

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The Italian Job, tra storia vera, remake e auto

Contrariamente a quanto riportato in determinate occasioni, The Italian Job non è ispirato ad una storia vera, bensì ad un film omonimo del 1969. Questo, distribuito in Italia con il titolo Un colpo all’italiana, è stato diretto da Peter Collinson e vanta nei panni del protagonista Charlie Croker il premio Oscar Michael Caine. Le somiglianze tra i due film si limitano però al titolo, al nome del protagonista e a poco altro, divergendo poi su tutti gli altri aspetti. Gray e gli sceneggiatori DonnaWayne Powers decisero infatti di realizzare un film che fosse solo ispirata alla pellicola del 1969, omaggiandola dunque nei toni ma non nel riproporre la medesima storia né gli stessi personaggi.

The Italian Job rimane dunque sempre incentrato su uno spettacolare furto compiuto a bordo di automobili, ma vede protagoniste le nuove BMW Mini e non le Mini Cooper usate nel film originale. Il lungometraggio diretto da Gray, inoltre, sposta inoltre l’azione da Torino a Los Angeles, pur mantenendo una piccola location italiana con un iniziale colpo a Venezia. Queste modifiche hanno inoltre permesso di evitare facili paragoni tra i due film, considerando che quello del 1969 è collocato dal British Film Institute al 36é posto dei migliori cento film britannici del XX secolo.

Il trailer di The Italian Job e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Italian Job grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 27 settembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

The Italian Banker: recensione del film di Alessandro Rossetto

The Italian Banker: recensione del film di Alessandro Rossetto

The Italian banker, nuovo lungometraggio di Alessandro Rossetto (in concorso al Bif 2021) arriverà nelle sale italiane il 7 Ottobre 2021, distribuito da Parthénos. La pellicola è l’adattamento in chiave cinematografica dello spettacolo teatrale Una banca popolare di Romolo Bugaro, scrittore padovano specializzato in diritto aziendale. Si tratta del terzo lungometraggio di finzione per Rossetto, dopo una lunga gavetta nel documentario e le pellicole Piccola patria ed Effetto domino, che già presentano alcune delle tematiche indagate dal regista: l’anima del nord-est, nello specifico del sistema bancario veneto e la sua crisi, analizzata in maniera simbolica e antropologica.

I personaggi-funzione di The Italian Banker conducono una partita spettrale

In una maestosa villa veneta, esponenti dell’alta società veneta stanno partecipando a una festa esclusiva; tuttavia molti di loro si presentano come emblema di una borghesia in declino, decadente, dopo il crollo della Banca Popolare del Nordest. La colpa del crollo viene indiscutibilmente attribuita all’ex direttore della banca che, inaspettatamente, comparirà alla serata di gala, proponendo un’inedita versione dei fatti. Tra balli e coppe di champagne, verranno quindi indagate le frustrazioni e inquietudine dei personaggi principali, legate indissolubilmente a una situazione di disillusione collettiva.

I personaggi di The Italian Banker non sono altro che futili pedine vittime di un meccanismo economico irrefrenabile, fotografati nella loro inesauribile sete di denaro, fonte di un immobilismo venale che porta a un imbruttimento estetico ed etico del gusto della vita. La festa di The Italian banker è, in realtà finita, benché perpetrata nel tempo da chi non ha il coraggio di fare fronte alla propria ipocrita umanità.

Non c’è nessuna spinta verso una crescita umana e interiore in The Italian Banker, che fotografa una provincia italiana decaduta, un nord-est unicamente concentrato sul profitto e sulla ridondanza di un’ingordigia venale. Il cast, composto da Fabio Sartor, Sandra Toffolatti, Diego Ribon, Mirko Artuso, Davide Sportelli, e Valerio Mazzucato riesce a rendere in maniera ottimale la meschinità di questi personaggi, incastonati drammaticamente in una forma localistica e regionale soprattutto mentale.

Le angosce e contraddizioni dei personaggi-funzione sono scandagliate da Rossetto in una notte del giudizio dai toni manichei, marcati in primo luogo dalla fotografia in bianco e nero, che marca la simbologia spettrale dei personaggi. L’assetto narrativo presenta toni espressamente teatrali, forse enfatizzati forzatamente dal cast, lo stesso che era stato assemblato per la rappresentazione teatrale.

The Italian Banker
Davide Sportelli e Mirko Artuso in una scena del film

La messa in scena di The Italian Banker ricalca l’assetto teatrale dell’opera ed è funzionale allo svelamento di una trama volta alla caratterizzazione frammentata, incompleta e impoverita dei personaggi principali, costantemente in tensione tra un presente patinato e irraggiungibile e un passato remoto a cui non è più possibile appigliarsi. Le psicologie disgregate dei personaggi trovano il loro correlativo oggettivo in balli inconsistentemente fastosi, forma di dialogo implicita tra interlocutori impossibilitati a salvarsi.

The Italian Banker: un’unica location detta le leggi narrative

La drammaturgia bipartita di The Italian Banker scandisce nettamente il ritmo narrativo, pur dovendosi scontrare con scambi di dialogo e interlocuzioni che non riescono a scardinarsi dall’impianto teatrale, e dunque risultano meno incisivi dell’effettivo valore che avrebbero. La villa diventa campo di gioco, scacchiera geometrica dalla cui partita non viene risparmiato nessuno, proprio perché non si arriverà mai a una vera e propria risoluzione finale, lasciando ambe le parte in una condizione di inesauribile insussistenza.

Rossetto mette in atto una riflessione sul sistema bancario veneto e la sua crisi, trattata in maniera non convenzionale, osservando la vicenda dalla prospettiva dei signori della finanza in netto contrasto con la schiera dei beneficiati, che voltano repentinamente le spalle ai potenti ormai decaduti. Lo tsunami collettivo, schiantatosi su innumerevoli famiglie e aziende, viene esaminato in The Italian Banker da una prospettiva decadente, riflessa nella fotografia tagliente e biforcuta, tanto quanto la lingua di chi non cesserà di reclamare il proprio lignaggio prestigioso, nonostante il devastante tracollo finanziario.

Centro propulsore delle inquietudini dei protagonisti è l’ambiente stesso in cui la vicenda prende forma: un’unica location, una grande villa palladiana, diventa campo di gioco, scacchiera imparziale che sancirà la suddivisione in atti impliciti della pellicola. E’ una festa esclusiva, elitaria, che riunisce personaggi di spicco dell’aristocrazia veneta, nascosti dietro una patina di lusso istintuale, che continueranno a propinare incessantemente nelle conversazioni rubate da una macchina da presa invasiva.

La crisi dell’individuo ricalca quindi quella comunitaria in The Italian Banker, messa in luce dalla prospettiva spaziale, che alternativamente illumina e oscura i reietti protagonisti, dando vita a un teatro orrorifico marchiato da un’ironia pungente e amara. E’ il setting a dettare le leggi narrative, scardinando qualsiasi paradigma temporale per mettere in scena una ricerca plastica e materica di un microcosmo modellato tramite l’immagine cinematografica.

 

The Island: la spiegazione del finale del film con Scarlett Johansson

Noto prevalentemente per film d’azione particolarmente esplosivi come Armageddon, The Rock e Transformers, il regista Michael Bay ha negli anni realizzato anche pellicole che corrispondono meno alle caratteristiche per cui è noto. Tra questi titoli si colloca anche il thriller di fantascienza del 2005 The Island. Incentrato sulle tematiche della clonazione e della maternità surrogata, il film si presenta quasi come un unicum nella filmografia del regista, dando vita a non pochi elementi fino a quel momento per lui inediti.

Si costruisce così un contesto a suo modo futuristico, simile a quello riscontrabile in film come Gattaca – La porta dell’universo o In Time. Più che con questi titoli, The Island vanta in realtà numerose somiglianze con il film del 1979 Parts: The Clonus Horror, anch’esso riguardante la clonazione umana a scopo di trapianto. Al di là del mondo narrativo, Bay ha poi lavorato minuziosamente per ricostruire un contesto futuristico ma allo stesso tempo vicino alla contemporaneità, così da permettere una maggior identificazione del pubblico nelle vicende e nei personaggi raccontati.

Il film è poi divenuto negli anni un vero e proprio cult, continuamente ricercato dai fan del genere di riferimento e del regista. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Island. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Island cast
Ewan McGregor e Djimon Hounsou in The Island. © TM &2005 DreamWorks Productions, LLC. All Rights Reserved.

La trama e il cast di The Island

La vicenda narrata si svolge in un distopico 2019 dove la contaminazione globale ha reso pressocché inabitabile la superficie terrestre. I pochi superstiti vivono ora in una gigantesca struttura altamente tecnologica dove la vita è organizzata e controllata sin nei minimi dettagli. Una vera e propria lotteria organizzata dai gestori della comunità seleziona a cadenza regolare alcuni di questi sopravvissuti per mandarli su di un’isola considerata l’ultimo ambiente naturale del pianeta, quello da cui l’umanità potrà ricominciare la propria vita.

Tutti scelgono di riporre fiducia in quel luogo paradisiaco, tranne Tom Lincoln. Egli, infatti, arriva a mettere in dubbio la reale esistenza di condizioni inospitali sulla terra, dimostrandosi determinato a scoprire cosa si nasconda oltre la struttura in cui l’umanità è ora confinata. Ben presto, giungerà a scoprire sconcertanti verità tanto su questo aspetto quanto sulla misteriosa isola. Divenuto una minaccia, Lincoln si ritrova a dover fuggire dal sicario Albert Laurent e dal dottor Merrick, potendo contare solo sull’aiuto dell’amica Sarah Jordan.

Il cast del film

Ad interpretare il protagonista del film, Tom Lincoln, vi è il noto attore Ewan McGregor, il quale si dichiarò da subito particolarmente entusiasta del progetto, contribuendo attivamente alla scrittura del suo personaggio. Lincoln ha così ereditato da lui alcuni dei suoi tratti caratteristici, come l’essere originario della Scozia e la predilezione per sport come il ciclismo. Accanto a lui, nei panni del sicario Albert Laurent vi è invece l’attore Djimon Hounsou, il quale aveva avuto modo di collaborare con Bay anni prima per un videoclip.

Sarah Jordan è invece interpretata da Scarlett Johansson. Come ormai noto, per una scena di sesso presente nel film l’attrice aveva proposto di recitare completamente nuda, non apprezzando i costumi che le erano stati proposti. Bay ha tuttavia rifiutato la cosa, consapevole che tale nudità avrebbe portato il film ad avere problemi con la censura. Nel film recitano poi Sean Bean nel ruolo del dottor Merrick, Steve Buscemi in quelli del tecnico James McCord e Michael Clarke Duncan nei panni di Starkweather, uno dei vincitori della lotteria.

The Island trama
Scarlett Johansson in The Island. © TM &2005 DreamWorks Productions, LLC. All Rights Reserved.

La spiegazione del finale del film

Nel corso del film, Tom Lincoln capisce così che non esiste nessun’isola e che i vincitori sono tutti destinati a una morte orrenda. Riuscendo a scappare dalla struttura scopre poi che questa si trova sottoterra e che il paesaggio che si vedeva dagli edifici è solo un ologramma. I sospetti di Lincoln vengono così confermati: non esiste nessuna contaminazione del pianeta Terra. Progressivamente, Tom e Sarah arrivano così a scoprire l’orrenda verità del luogo in cui hanno vissuto fino a quel momento.

I “sopravvissuti” della comunità sono in realtà cloni degli esseri umani che abitano nel mondo in superficie, creati dunque come vere e proprie riserve di organi dei loro originali. Viene così inscenata una vita fittizia per i cloni poiché, senza un’esistenza cosciente, gli organi risulterebbero inefficaci per i trapianti. La storia della “contaminazione” serve dunque unicamente a controllare e mantenere i cloni all’interno del complesso, e non è altro che il risultato di una memoria indotta artificialmente.

Il meccanismo della lotteria, infine, serve a prelevare i cloni al momento opportuno senza destare sospetti. Nel finale, Tom e Sarah riescono a disattivare questo sistema di ologrammi, svelando la verità a tutti gli altri cloni della comunità. Il film si chiude dunque con tutti loro che, successivamente alla morte di Merrick, escono nel mondo esterno che non hanno mai potuto conoscere, finalmente liberi di vivere una vita vera. Tom e Sarah, invece, hanno ora modo di vivere il loro amore, sentimento che prova a tutti gli effetti la loro umanità.

Il film, infatti, similmente a quanto avviene in titoli come Blade Runner, Lei o il recente I’m Your Man, affronta il tema della capacità delle intelligenze artificiali, dei replicanti o – in questo caso – dei cloni, di provare sentimenti ed emozioni che non dovrebbero essergli proprie. Nel loro riuscire ad accedere ad essi, però, si sollevano questioni riguardanti la natura della vita e dei sentimenti, che in The Island manifestano dunque l’effettiva umanità di persone ritenute fino all’ultimo sottoprodotti privi di questa qualità.

Il trailer di The Island e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Island grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 19 giugno alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

The Iron Lady: recensione del film con Meryl Streep

The Iron Lady: recensione del film con Meryl Streep

Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico, ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo guardaroba risveglia in lei un’enorme ondata di ricordi.

Al punto che, proprio mentre si accinge a dare inizio alla sua giornata, Denis le appare, vero come quando era in vita: leale, amorevole e dispettoso. Lo staff di Margaret manifesta preoccupazione a sua figlia, Carol Thatcher, per l’apparente confusione tra passato e presente dell’anziana donna. Preoccupazione che non fa che aumentare quando, durante la cena che ha organizzato quella sera, Margaret intrattiene i suoi ospiti incantandoli come sempre, ma a un bel momento si distrae rievocando la cena durante la quale conobbe Denis 60 anni prima. Il giorno dopo, Carol convince sua madre a farsi vedere da un dottore. Margaret sostiene di stare benissimo e non rivela al medico che i vividi ricordi dei momenti salienti della sua vita stanno invadendo le sue giornate nelle ore di veglia.

Arriva anche da noi The Iron Lady, film biografico che narra l’avvincente storia di Margaret Thatcher, una donna che è riuscita a farsi ascoltare in un mondo dominato dagli uomini, abbattendo le barriere di discriminazione sessuale e sociale. E’ questo uno dei temi portanti che l’inizio del film porta con sé, cercando di indagare quei lati meno battuti di un’Inghilterra  immobilizzata da una difficile situazione economica ed un maschilismo molto diffuso e difficilmente superabile. Il carattere e l’intraprendenza sono certamente i punti forti che caratterizzano profondamente il personaggio protagonista della storia, e chi se non un’altrettanto intraprendente e carismatica attrice come Maryl Streep può far rivivere con il giusto piglio quel personaggio sul grande schermo. Ancora una volta, Meryl echeggia poderosamente con la sua performance nell’intricato intreccio narrativo di una storia, contribuendo in grossa misura ai pro che caratterizzano la pellicola. Tuttavia quello che sorprende di più è che il suo contributo di bravura genera anche i contro, perché la Streep è talmente brava e desiderata che fa terra bruciata intorno a sé.

The Iron Lady meryl streep

Il film è talmente incentrato su di lei e sul suo personaggio che finisce per diventare un cane che si morde la coda, finendo per generare un affresco si affascinante e intrigante ma altrettanto thatchercentrico e didascalico, finendo per limitare quelle che erano le reali potenzialità della storia.

Districarsi fra la vita politica e dirompete della Thatcher e l’intimità fragile e difficile di Margharet è un terreno difficile per molti. Sin dalle prime battute diventano chiari i limiti della regista chiamata a dirigere questo ambizioso progetto: Phyllida Lloyd. La sua regia in tutta la  prima parte è un po’ piatta e non aiuta a far decollare il film, rialzandosi brevemente solo nelle ultime parti della storia, poco per un film che avrebbe dovuto essere un affresco su un periodo storico, su un personaggio storico e al contempo una dolce e sensibile storia d’amore. Gran parte dei meriti di una seconda parte più interessante e ricca di sfumature vanno senza dubbio alla magistrale performance di Jim Broadbent, che interpreta il marito della vulcanica donna, Denis Thatcher.

Dipinto dall’opinione pubblica come un pagliaccio, l’attore riesce nell’intento di rappresentare il suo personaggio come qualcosa di molto più che  un semplice menestrello. La sua ironia e il suo senso dell’umorismo hanno senz’altro aiutato a far valere l’importanza del ruolo di Denis nella vita di coppia dei Thatcher, non a caso gli istanti d’intimità fra i due sono i momenti migliori del film, che nonostante tutto sorprende a più riprese, lasciando spazio anche ad alcune riflessioni politiche che risultano essere tutt’oggi ancora spaventosamente attuali.

The Iron Lady: il trailer ufficiale

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Ecco il trailer di The Iron Lady, il biopic sul primo ministro inglese Margaret Thatcher, soprannominata appunto la Lady di ferro e interpretata da Meryl Streep in quella

The Iron Lady – trailer Italiano

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Meryl Streep interpreta Margaret Thatcher la Dama di Ferro nell’attesissimo film di Phyllida Lloyd. Nel 2012 al cinema.

The Iron Lady – Intervista a Meryl Streep!

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The Iron Lady – Intervista a Meryl Streep!

In attesa dell’uscita nelle sale di The Iron Lady, la fresca vincitrice del Golden Globe come miglior attrice Maryl Streep, ci racconta il film attraverso la sua esperienza sul set. Vi ricordiamo anche la nostra recensione: The Iron Lady.

Qual è stata la sua prima reazione quando la regista Phyllida Lloyd le ha proposto di interpretare il ruolo di Margaret Thatcher?

Quando Phyllida mi ha detto che avrebbe diretto un film sulla vita di Margaret Thatcher e sulle tematiche della sua leadership, ha immediatamente stuzzicato il mio interesse. Non sono molte le donne leader e non sono molti i registi interessati a sondare cosa significa per una donna essere una leader.

Riflettere sulle barriere che Margaret Thatcher ha dovuto abbattere per diventare la Premier del Regno Uniti significava entrare nella mente di una donna di fine anni ’70, quando riuscì ad emergere e ad assumere il comando del suo partito. E io non faccio che ripetere alle mie figlie che allora il mondo era molto diverso e che tuttavia alcune cose restano molto simili.

È stato interessante seguire le orme di una donna cresciuta durante la Guerra, scoprire la Gran Bretagna del dopoguerra, un periodo di privazioni e di ricostruzione, e vedere questa donna elaborare la propria filosofia e tradurla in pratica formulando soluzioni per quelle che lei considerava delle mancanze nel benessere economico del suo paese. È stato come osservareuna persona, casualmente donna, che tenta di risolvere enormi problemi di portata mondiale in un modo del tutto inedito per una donna.

È entrata in un circolo per soli uomini, nel mondo dell’alta borghesia, e ha preso tutti per la collottola. A prescindere dall’orientamento politico di ognuno, lo considera un risultato significativo?

Io come attrice, arrivando il primo giorno sul set per le prove mi sono sentita incredibilmente sconfortata perché mi sono trovata in mezzo a 40-45 meravigliosi attori inglesi ed ero l’unica donna nella stanza e credo di aver provato la sensazione che deve aver provato Margaret Thatcher arrivando alle riunioni del Partito Conservatore.

I giorni delle riprese nella ricostruzione del Parlamento sono stati particolarmente interessanti: come catturare l’attenzione di un’assemblea, come coinvolgere un pubblico che ti ascolta per riuscire a convincerlo della bontà della tua scelta politica sono situazioni con cui ci misuriamo ancora oggi in quanto esseri umani.

Ho visto registe lottare nel tentativo di assumere il comando. E non siamo ancora del tutto a nostro agio con il concetto di una donna al comando. Margaret Thatcher è stata realmente una grande innovatrice nel mostrare uno dei modi in cui una donna può assumere la leadership. Non aveva grandi problemi a capire come comandare e quindi, in un certo senso, gli uomini non hanno avuto grandi problemi a capire come seguirla. Secondo me è quando una donna esita sul modo di comandare o si preoccupa di come viene percepita o teme di perdere la prima femminilità che la sua abilità al comando ne risente.

Due temi che emergono nel film sono avere l’amore e perderlo e avere il potere e perderlo. Per lei quale dei due è più importante?

Credo che la riuscita del film dipenda dal fatto che alcuni momenti salienti di forte tensione e pressione nella sua vita politica sono controbilanciati da momenti di eguale rilevanza nella sua vita privata che hanno avuto ripercussioni altrettanto grandi su di lei come essere umano nella sua totalità. Quindi abbiamo cercato di fare un film su un essere umano a tutto tondo.

Margaret sostiene che se prendi decisioni dure, la gente ti odia oggi, ma ti ringrazierà per molte generazioni. Ed è sempre in questi termini che deve ragionare un leader, ma anche una madre, che deve pensare ‘è vero, adesso la faccio soffrire e lei mi odierà per quello che le impedisco di fare, ma a lungo andare mi ringrazierà’. Penso che siano preoccupazioni simili. Se un politico ragiona a breve termine, facilmente riscuote consensi, ma è bene avere un’ottica a lungo termine.

Il film è incredibilmente apolitico. Secondo lei il pubblico ne resterà sorpreso?

Non ho iniziato a lavorare al film con un’opinione politica su Margaret Thatcher. In tutta sincerità, sapevo scandalosamente poco dei suoi programmi politici. Sapevo che erano in linea con molti dei programmi del Presidente Reagan, che conoscevo meglio, ma non con tutti.

Quindi non mi interessava tanto approfondire gli obiettivi che ha perseguito quanto il costo che le sue scelte politiche hanno avuto su di lei come

persona. Quello che abbiamo cercato di illustrare, con tutta l’accuratezza di cui siamo stati capaci, sono stati i motivi dell’odio viscerale da un lato e dell’ammirazione profonda dall’altro suscitati dalle sue decisioni politiche. Ma ci preoccupava soprattutto il prezzo che deve pagare un individuo che prende decisioni così cruciali. Quando sei un leader con un enorme carico di responsabilità, come ne risenti sul piano umano e quanta capacità di resistenza devi avere per continuare a essere forte?

Interpreta Margaret in un arco temporale di 40 anni; dev’essere stata una sfida incredibile.

Interpretare 40 anni della vita di un personaggio è una sfida, ma quando arrivi alla mia età, ti sembra di avere ancora 20 anni, quindi non è stato un grande problema. Una parte di te si sente ancora la stessa persona che eri quando avevi 16 o 26 o 36 o 46 o 56 anni. Quindi hai accesso a tutte le persone e a tutte le età che hai già vissuto. Credo sia il grande vantaggio, se ne esiste uno, di diventare vecchia.

È stata una meravigliosa opportunità. Di solito il cinema ti colloca in un periodo specifico, ma questo è un film che consente di guardare al passato di una vita intera ed è stato davvero entusiasmante cercare di farlo. Voglio però aggiungere che la creazione di Margaret anziana è anche in gran parte merito, oltre che dello splendido lavoro dei truccatori J. Roy [Helland] e Marese [Langan], della geniale metamorfosi realizzata da Mark Coulier grazie alle protesi che ha disegnato.

Qual è stata la cronologia delle riprese?

Il secondo giorno sul set, quando ero da poco sbarcata dall’aereo dal Connecticut, parlando con questo accento, abbiamo girato la scena della riunione di Gabinetto, quando lei è all’apice del comando e al tempo stesso sull’orlo del crollo nervoso.

Per rispondere alla sua domanda, non mi hanno aiutata affatto, girando tutto il film senza alcun ordine cronologico! Ma in fin dei conti credo sia stato un bene lanciarmi subito in una scena così ambiziosa, perché mi ha costretta a rimboccarmi le maniche come un Marine e a prepararmi a combattere. E ho combattuto ogni singolo giorno delle riprese.

Ora mi sveglio tutte le mattine pensando ‘Grazie a Dio non sono la leader del mondo libero, non sono il Presidente Obama!’. Oh, che compito! Una cosa che ti resta davvero dentro dopo aver interpretato un personaggio di proporzioni shakespeariane è il senso di gratitudine. Mi sento molto modesta e scoraggiata al pensiero dello spaventoso peso che Margaret Thatcher si era presa sulle spalle. È una posizione terribile, scomodissima e devastante quella di chi deve decidere di mandare delle persone a rischiare la morte e poi la sera appoggia la testa sul cuscino. La gente pensa che non paghi alcuno scotto e considera i personaggi pubblici come dei mostri o degli dei, ma la verità è che stanno tutti nel mezzo.

Pensa che il pubblico uscirà dal cinema con un’opinione mutata di Margaret Thatcher?

Non so se gli spettatori cambieranno opinione sulle sue scelte politiche, ma se non altro capiranno meglio le pressioni che ha dovuto sopportare e le

ragioni per cui, alla fine, la risposta che lei sembrava rappresentare all’epoca è stata respinta. Penso che quanto meno arriveranno a cogliere questo. E, alla fine, dopo che la risposta che lei rappresenta viene respinta, vedranno la persona che sopravvive a tutto questo anno dopo anno e, come chiunque altro, continua a rimuginare nella sua testa ‘Cos’era che…? Ricordi questo? Ricordi quest’altro?’.

La destinazione di ogni essere umano è la stessa.

Durante le riprese, la produzione ha diffuso una sua foto sul set nei panni di Margaret Thatcher che è stata pubblicata sulla prima pagina non solo di quasi tutti i quotidiani britannici in edicola, ma anche dei giornali internazionali. Qual è stata la sua reazione?

Quando la foto è stata ripresa da tutte le agenzie in Cina, nel Sudest Asiatico e in posti che non avremmo mai immaginato fossero interessati al progetto, ovviamente i produttori si sono esaltati: forse non è solo un film per sette persone a Westminster! È stato confortante per tutti.

Ma, parlando a livello generale, credo che ci sia una porzione di pubblico cinematografico spesso sottostimata, ovvero le donne, che raramente vedono sullo schermo i personaggi che interessano loro. C’è una sete di conoscenza nei confronti di Margaret Thatcher perché è stata un’innovatrice a molti livelli. Credo che questo film avrà un pubblico molto trasversale e incuriosirà anche le persone che di solito non vanno al cinema perché l’attuale offerta cinematografica le respinge o le annoia.

La stampa ha riferito che prima di girare questo film ha visitato la Camera dei Comuni. Che tipo di visita è stata e che cosa ha imparato?

È stato meraviglioso potermi fare un’idea del protocollo e del comportamento da tenere nella Camera dei Comuni. Abbiamo avuto accesso allo spazio dietro le quinte, non so bene come si chiami, dove ci sono una serie di piccoli uffici attraverso cui i deputati entrano nella Great Hall. Mi sentivo un po’ intimidita a stare nell’aula dove si è riunito per la prima volta il Parlamento inglese nel 1066, una sala sorprendentemente piccola in realtà. È stato toccante vedere quanto è piccola a confronto dell’enorme portata dei capitoli di storia che sono stati scritti al suo interno, della statura delle personalità che quei muri hanno accolto, della grandezza delle idee che sono scaturite da quel luogo. E anche vedere quanto è intima, come i deputati siedono uno di fronte all’altro, gridando uno con l’altro o assumendo un’aria annoiata. È un luogo piuttosto antagonistico.

E poi come è stato ricreare le scene dei suoi interventi dalla tribuna?

Sono state scene ad alta tensione e per certi aspetti sono servite a farmi entrare nella testa di Margaret Thatcher. Era una delle rare donne che facevano politica all’epoca. Ce n’erano altre, ma lei è stata una delle pochissime a raggiungere il vertice.

E non ci è riuscita promuovendo la sua immagine sui mezzi di informazione o con qualsiasi altra astuzia adottino le persone per costruire le proprie carriere politiche nell’attuale sistema, quando meno negli Stati Uniti. Non si preoccupava di essere affabile, ma di essere competente. Doveva essere più preparata e meglio preparata degli altri, doveva prevedere tutte le domande che chiunque avrebbe potuto rivolgerle, anche quelle che nessuno avrebbe

mai pensato di farle, doveva avere una risposta per ogni cosa, perché doveva essere più brava di qualsiasi altro uomo nella sua posizione per poter mantenere la sua posizione. C’era una resistenza enorme all’idea di una donna leader.

È stato entusiasmante incarnarla. A maggior ragione dopo aver visto una serie di filmati di repertorio che mi hanno mostrato la sua prontezza, la sua preparazione impeccabile, la sua determinazione a lottare, la sua capacità nel cogliere l’occasione giusta per sferrare un attacco, sicura di vincere. Un simile appetito è elettrizzante e necessario per avere la stoffa del leader.

Quali sono le doti migliori di Phyllida?

La sua qualità più grande come regista sta nel fatto che non esiste aspetto della lavorazione di un film in cui non abbia il massimo livello di talento. È dotata di grande pazienza e di grande lucidità mentale. Non ha mai virato dal film che avevamo tutti insieme convenuto di fare, non si è mai allontanata da quella visione durante la lavorazione. Spesso il cinema è un processo creativo così singolare e viscerale che inizi a lavorare a un film immaginandolo in un modo, ma poi lo trasformi in qualcos’altro fino ad arrivare a gettare la spugna e ad ammettere che ti è sfuggito di mano ed è diventato un’altra cosa.

Ma a noi questo non è successo, grazie allo sforzo che abbiamo fatto per mantenere gelosamente la sua visione. È incredibilmente coinvolgente: ti sollecita e ascolta qualsiasi proposta collaborativa tu le faccia e spesso ne tiene conto, anche se questo non la porta a modificare la destinazione originale del film che ha in mente. Sono molto fiera del fatto che tutti noi siamo arrivati alla stazione a cui avevamo previsto di scendere, perché è un risultato raro. Il cinema è una forma d’arte collaborativa, quindi può partire in molte direzioni diverse. Ma noi abbiamo avuto un grande sostegno da parte dei nostri produttori, dalla Pathé e dagli altri investitori. Ci hanno appoggiato in quello che abbiamo cercato di fare.

Al centro del film c’è la storia d’amore tra Margaret e Denis, altro personaggio affascinante, magistralmente interpretato da Jim Broadbent. Com’è stato lavorare con lui?

Ha un grandissimo senso dell’umorismo e, anche in molti dei ruoli più seri che gli ho visto interpretare, ha il talento dell’ironia e della comprensione empatica, due doti molto toccanti. Denis Thatcher è stato spesso dipinto all’opinione pubblica come una sorta di pagliaccio. E il profilo della sua veste pubblica è stato uno degli aspetti del personaggio, ma sapevamo che Jim avrebbe ancorato il suo protagonista in un substrato di spessore e comprensione della sua maschera di comicità, indagando sul ruolo che il suo senso dell’umorismo ha avuto nel vivacizzare la sua vita e quella di Margaret e sull’importanza della presenza in una coppia di uno disposto ad alleggerire le tensioni ridendo e scherzando. Penso che gran parte degli atteggiamenti nei confronti di Denis fossero dettati dal fatto che la sua posizione destabilizzava molte persone, uomini e donne. Era scioccante vedere una donna Capo di Stato e a quel punto lui cos’era? Il Signor Marito di…? Come potevano definirlo? Il “first husband”? Che cos’era?

In questa fase dell’evoluzione della specie umana solo adesso ci stiamo abituando ad accogliere queste nuove posizioni dei generi sessuali. Secondo

me lui era satireggiato, ma non sembrava provarne risentimento e questa sua reazione è stata davvero straordinaria. So che Jim Broadbent è arrivato sul set con un forte pregiudizio nei confronti di Margaret Thatcher e della sua politica. E man mano che abbiamo interpretato la vecchia coppia di coniugi, credo che abbia un po’ modificato la valutazione, non tanto del suo premierato o del suo operato politico, quanto del suo presunto lato umano che forse ha accettato di più. Di sicuro ha accettato me come attrice che vestiva i suoi panni: ho sentito da parte sua un affetto autentico e un sincero sgomento per la vita che era stata riservata loro.

Prima dell’inizio delle riprese ha passato un po’ di tempo con Alexandra Roach?

Alexandra Roach interpreta Margaret Thatcher giovane. Si è discusso molto di come fare assomigliare il suo incantevole nasino all’insù al mio, ma lei è stata al gioco! È un’attrice davvero incantevole. Ho trovato meraviglioso il rapporto che ha costruito con Harry, che interpreta Denis giovane. Hanno entrambi dedicato un’estrema cura al tentativo di dare ai due personaggi giovani il sapore dei due personaggi anziani. Hanno realmente fatto un ottimo lavoro.

Richard E. Grant si è divertito dicendo che i signori che la circondavano, i suoi colleghi di Gabinetto, erano come palline di naftalina di equità.

No, no, non pallina di naftalina. Li ha definiti falene, falene che circondano una sorgente di luce. Posso dire che Richard E. Grant si diverte in qualunque situazione. È una compagnia simpaticissima. Tutti quei signori sono stati fantastici con me, mi hanno accolta in un territorio a cui io non appartengo, essendo un’intrusa, un’americana.

Ma in un certo senso sono stata incoraggiata a interpretare Margaret Thatcher proprio per il fatto che lei stessa era un’intrusa in quel Partito Conservatore fatto di parrucconi laureati a Oxford e Cambridge in cui lei marciava imperterrita. E io ho pensato: se ce l’ha fatta lei, posso farcela anch’io.

E Anthony Head nei panni di Geoffrey Howe?

Un personaggio fondamentale. Per Margaret Thatcher rappresentava una roccia, una voce giudiziosa, una persona su cui poter sempre contare e quando alla Camera dei Comuni Geoffrey Howe si alzò e diede le dimissioni, ogni cosa precipitò verso la fine.

Anthony è un attore magnifico, estremamente affascinante sul piano personale, che qui interpreta splendidamente e con grande umiltà un uomo senza pretese, facendone un ritratto bellissimo. Percepisci il suo dolore e il suo disappunto. Era molto importante consentire un’identificazione con ogni singolo deputato e con la sua personalità. Ogni attore è arrivato sul set con una biografia esaustiva della persona che avrebbe rappresentato, non per cercare di imitarla, ma per tentare di incarnare qualche verità di quella persona e del ruolo che ha avuto in questa tragedia..

Qual è stato l’aspetto più bello della realizzazione di questo film?

Sicuramente l’opportunità di guardare una vita intera, perché nella fase della vita in cui sono io capita di guardarsi alle spalle e di ripensare a tutta la propria storia. A volte è sconvolgente quanto una vita può essere grande e piena di eventi che nel momento in cui li stai vivendo sembrano molto importanti.

Poi però ti rendi anche conto che quello che conta davvero è il presente, quello che vivi adesso, nel preciso istante e nel luogo in cui ti trovi a viverlo. E si può argomentare che l’unica cosa importante è vivere intensamente la propria vita nell’esatto momento in cui ci si trova e che è questa la cosa più difficile che esiste al mondo. In fondo è il principio del Buddismo Zen, vivere intensamente il qui e ora, sentirlo, esserci fino in fondo.

Quando siamo giovani, ognuno di noi dichiara quello che non farà mai, ma poi seguiamo tutti lo stesso destino, abbiamo tutti un inizio e una fine. È un’ambizione insolita per un film puntare l’intera narrazione verso quel momento, il momento della fine. Di solito un film tende verso un apogeo, un’aspirazione alta. Qui invece guardiamo un distillato di cosa significa aver vissuto una vita enorme, esagerata, intensissima e vederla poi sprofondare. Insomma, è poesia, non trova?

The Iron Anniversary: maratona di Game of Thrones per i 10 anni dello show

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Debuttava dieci anni fa su HBO il primo episodio di una serie che avrebbe in pochissimi anni segnato un prima e un dopo nel mondo della serialità: IL TRONO DI SPADE, dal ciclo “Cronache del ghiaccio e del fuoco”, l’amatissima saga di George R. R. Martin.

Ecco il promo di The Iron Anniversary

Per il decimo anniversario della serie dei record, dal 16 al 23 aprile Sky propone un canale interamente dedicato alla saga (canale 111), SKY ATLANTIC MARATONE – IL TRONO DI SPADE: THE IRON ANNIVERSARY: tutte le 8 stagioni per un indimenticabile viaggio lungo 73 episodi arricchito da interviste inedite realizzate proprio per l’anniversario e diversi contenuti speciali, dedicati sia ai fan che a chi vorrà scoprire la serie per la prima volta. Tutti i contenuti di Sky Atlantic Maratone – Il Trono di Spade: The Iron Anniversary saranno disponibili anche on demand su Sky e in streaming su NOW.

Fra questi, una prima TV esclusiva: The Game of Thrones Reunion, uno speciale in due parti condotto da Conan O’Brien e girato a Belfast durante le riprese dell’ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade. Per una durata complessiva di novanta minuti, lo show vedrà il cast e la crew della serie celebrare il lungo viaggio che li ha visti protagonisti di un fenomeno di portata mondiale, dando vita a uno show divertente, dinamico, ricco di aneddoti, curiosità e racconti, e che permetterà di scoprire interessanti retroscena legati a quest’epica saga.

Fra i maggiori eventi della storia della TV, Il Trono di Spade è culminato in un finale seguito da addirittura 45 milioni di spettatori solo in America – e da record anche in Italia, su Sky Atlantic, una distribuzione in 207 territori nel mondo e un incredibile esercito di fan pronti a tutto per celebrare la serie e in trepidante attesa del primo spin-off ufficiale della serie, quell’“House of the Dragon” che entrerà in produzione già quest’anno.

Per i dieci anni dal debutto, il cast de Il Trono di Spade mobiliterà i fan per chiedere loro di contribuire a una di queste dieci nobili cause: quelle di Women for Women International, World Central Kitchen, Conservation International, International Rescue Committee (IRC), UNICEF, FilmAid International, SameYou, Royal Mencap Society, National Urban League and The Trevor Project.

SKY ATLANTIC MARATONE – IL TRONO DI SPADE: THE IRON ANNIVERSARY, DAL 16 AL 23 APRILE AL CANALE 111 DI SKY

The Irishman: trailer ufficiale del film di Martin Scorsese

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The Irishman: trailer ufficiale del film di Martin Scorsese

È stato diffuso un nuovo trailer di The Irishman, il nuovo film di Martin Scorsese che, dopo la premiere al festival di New York (e a quello di Roma) sarà disponibile su Netflix.

Protagonisti della pellicola, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra. La pellicola è l’adattamento cinematografico del libro L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa (I Heard You Paint Houses) scritto da Charles Brandt, basato sulla vita di Frank Sheeran.

La storia è raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Diretto da: Martin Scorsese
Cast: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, Ray Romano, Bobby Cannavale, Anna Paquin, Stephen Graham, Stephanie Kurtzuba, Jack Huston, Kathrine Narducci, Jesse Plemons, Domenick Lombardozzi, Paul Herman, Gary Basaraba, Marin Ireland
Prodotto da: Martin Scorsese, Robert De Niro, Jane Rosenthal, Emma Tillinger Koskoff, Irwin Winkler, Gerald Chamales, Gaston Pavlovich, Randall Emmett, Gabriele Israilovici
Scritto da: Steven Zaillian
Direttore della Fotografia: Rodrigo Prieto
Scenografie: Bob Shaw
Costumi: Christopher Peterson, Sandy Powell
Montaggio: Thelma Schoonmaker

The Irishman: ecco il de-aging sul volto di Robert De Niro

The Irishman: Scorsese incontra la Marvel nel trailer mash-up

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The Irishman: Scorsese incontra la Marvel nel trailer mash-up

Il cinema di Martin Scorsese incontra lo stile dei Marvel Studios nel trailer mash-up di The Irishman mostrato durante una puntata dello show di Jimmy Kimmel, divertente parodia che strizza l’occhio ai recenti commenti del regista sui cinecomic paragonati ai parchi a tema.

Di recente sono arrivate anche le risposte di Anthony e Joe Russo, che in un’intervista hanno dichiarato: “In definitiva, noi definiamo cinema un film che riesce a riunire le persone in un’esperienza condivisa ed emotiva. E quando guardiamo al risultato al botteghino di Avengers: Endgame, non lo vediamo come una prova di successo finanziario, ma come testimonianza del suo successo emotivo. È un film che ha avuto un impatto senza precedenti sul pubblico di tutto il mondo nel modo in cui ha condiviso quella narrativa e nel modo in cui l’ha vissuta. E le emozioni che hanno provato a guardarlo.”

Non ci resta che stemperare la tensione e goderci questo finto trailer.

Martin Scorsese chiude il discorso sui film Marvel e spiega perché non sono cinema

The Irishman è stato scelto per aprire il New York Film Festival e proiettato in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2019. Protagonisti della pellicola, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra.

La storia è raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Fonte: Jimmy Kimmel Live

The Irishman: Robert De Niro giovane come ne Il Padrino

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Mentre la “resurrezione computerizzata” di Peter Cushing in Rogue One a Star Wars Story continua a far discutere i teorici di cinema sulla natura della recitazione digitale, arrivano interessanti novità da The Irishman di Martin Scorsese, che vedrà il regista tornar a lavorare con Robert De Niro.

Nel film, l’attore di Toro Scatenato interpreterà il gangster Frank Sheeran e per interpretarlo ha ricorso non solo al metodo e all’esperienza che l’hanno reso famoso sul set del Padrino Parte Seconda, ma anche allo “stesso” volto. De Nrio sarà infatti ringiovanito digitalmente nel film.

Robert De Niro giovane in The Irishman

La notizia, già trapelata qualche tempo fa, viene oggi confermata dal produttore del film Gaston Pavlovich, che dice: “È una tecnologia straordinaria che permette agli attori di attraversare diverse epoche senza ricorrere al trucco o a protesi facciali. Abbiamo fatto delle prove e il risultato è magnifico”. 

La tecnica sarà simile a quella messa a punto per Il Curioso Caso di Benjamin Button di David Fincher, ma sarà chiaramente meglio sviluppata grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni.

Completano il cast del film Al Pacino e Joe Pesci.

The Irishman di Martin Scorsese Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo. 

Non poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e felici”.

Fonte: CS

The Irishman: rivelata la durata del film di Martin Scorsese

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The Irishman: rivelata la durata del film di Martin Scorsese

Dopo un primo trailer, e l’annuncio delle date di distribuzione, viene ora finalmente svelata la durata complessiva del nuovo film di Martin Scorsese, intitolato The Irishman.

Stando a quanto riportato, il film avrà una durata di 210 minuti, ben al di sopra delle tre ore di The Wolf of Wall Street, fino ad ora il film più lungo del regista. Una notizia in parte prevedibile, considerando che più volte Scorsese ha dichiarato che il film prevede un numero di scene particolarmente sopra alla media dei suoi soliti film. Oltre al citato film con protagonista Leonardo DiCaprio, tra gli altri film di Scorsese con un elevato minutaggio si contano Quei bravi ragazzi, dalla durata di 146 minuti, The Aviator, che ne conta 170, e Silence, con i suoi 161 minuti.

The Irishman è basato sul romanzo I Heard You Paint Houses, scritto da Charles Brandt e basato sulla vita di Frank Sheeran, sicario della mafia e veterano della seconda guerra mondiale. Diventato ormai vecchio, Sheeran si trova a riflettere sugli eventi che hanno definito la sua carriera di sicario, e in particolare il ruolo che ha avuto nella scomparsa del leader sindacalista Jimmy Hoffa.

Ad interpretare Sheeran vi sarà Robert De Niro, che torna a collaborare con Scorsese a 24 anni da Casinò, mentre nel ruolo di Jimmy Hoffa ci sarà Al Pacino, alla sua prima collaborazione con il regista newyorkese. Tra gli altri interpreti si annoverano Joe Pesci, Harvey Keitel, Bobby Cannavale e Anna Paquin. The Irishman verrà presentato in anteprima il 27 settembre 2019 al New York Film Festival, per poi debuttare in alcuni cinema selezionati e su Netflix dal mese di novembre.

Fonte: CinemaBlend

The Irishman: recensione del film di Martin Scorsese

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The Irishman: recensione del film di Martin Scorsese

È l’evento cinematografico dell’anno, il nuovo film di Martin Scorsese, vecchio maestro della settima arte, che però si rivolge a Netflix, simbolo della modernità del cinema, per realizzare la sua visione: The Irishman è attesissimo, e a buon diritto!

La storia tocca il mondo della mafia italo-americana, ambiente caro allo Scorsese cinematografico, e si concentra sulla vita di Frank Sheeran (a sua volta raccontata nel libro I Heard You Paint Houses scritto da Charles Brandt). Frank è un veterano di guerra, che ha imparato ad uccidere nella campagna in Italia e che riesce ad entrare nelle grazie dei vertici della mafia, diventando “l’uomo che imbianca case”, ovvero il killer deputato a fare pulizia. Efficace, preciso, servizievole, Frank è l’impiegato modello, che esegue gli ordini e non fa domande, un vero soldato.

Leale e rispettoso del codice “d’onore” che vige tra quella gente, Frank viene nominato guardia del corpo di Jimmy Hoffa, carismatico leader sindacale, con il quale stringe una fraterna amicizia. Ma il mondo degli adulti, e quello della mafia, non è posto per i sentimenti e la lealtà assume forme inaspettate. E poi, che senso ha tutto questo, quando diventa solo una storia che nessuno ricorda, raccontata da un vecchio solo in una stanza di un ospizio?

The Irishman, un film con gli amici

Martin Scorsese ha fatto un film con i suoi amici, ha scelto  Robert De Niro per il ruolo principale, ha regalato un’altra grande parte a Joe Pesci, ha ingaggiato per la prima volta Al Pacino, regalandoci finalmente quel confronto tanto agognato (e un paio di volte sfiorato) tra gli attori più grandi e rappresentativi degli anni ’50. È tornato nel mondo della mafia, a raccontare le gesta di quei bravi ragazzi, solo che adesso non sono più ragazzi. Sono rallentati, invecchiati, resi goffi nei movimenti dall’età e dall’artrite.

Scorsese ha scelto la strada più lunga e difficile per realizzare questo film, la strada che attraverso la tecnologia del de-aging gli ha permesso di lavorare per tutto l’arco della storia con De Niro e compagnia, senza ricorrere ad un attore più giovane, perché per lui non avrebbe avuto senso, ora, raccontare quella storia senza Bob. Voleva un film con e per i suoi amici, e Netflix gli ha dato questa possibilità (e i fondi necessari).

Il senso di The Irishman potrebbe essere rintracciato tutto nelle motivazioni del regista: è un film senile ma non vecchio, malinconico ma non triste. Racconta la fine di una storia personale, quella di Frank, la fine di un impero mafioso in cui i boss erano guardati come un mito (nel film i bambini non sono quelli che ne Il Padrino facevano da sfondo, ma sono i primi giudici severi dei genitori), la fine di un periodo storico negli Usa che ha ferito profondamente il Paese e che adesso a stento si ricorda.

The IrishmanLa presa di coscienza della nostra mortalità

The Irishman è la presa di coscienza della nostra mortalità e del fatto che il tempo, con il suo fluire, priva di significato ogni gesto, ogni avvenimento, lasciando soltanto spazio a una profonda e meditabonda solitudine, dove non c’è spazio nemmeno per il pentimento. Pentirsi di cosa, poi? È passato così tanto tempo che le brutture sono state dimenticate, e la nostalgia, quasi confortevole, del passato si trasforma in un sollievo perché davanti a noi c’è solo un’altra cosa da fare: morire.

The Irishman ha la stessa potenza narrativa e trascinante di C’era Una Volta in America, è a suo modo un’epopea meno romantica ma altrettanto emozionante sulla vita di un uomo che ha sempre agito. I mafiosi, gli assassini, i criminali raccontati da Sergio Leone hanno avuto dei figli, che sono diventati questi mafiosi di Scorsese, molto diversi da quelli che raccontava negli anni ’70. Questi personaggi sono riflessivi, quasi paterni, non hanno più quella rabbia e frenesia, e nel raccontare questa sorta di distorta dolcezza degli ultimi di una stirpe, Scorsese fa un grande regalo al suo pubblico: dà a Joe Pesci un ruolo inedito, delicato, affettuoso, così in contrasto con quanto aveva fatto con i suoi film del passato. E così l’attore diventa l’emblema perfetto del senso della storia.

Scorsese realizza una lettera d’amore a un tempo che non c’è più, a un cinema che non c’è più, un film per molti versi testamentario, che mette fine a una parte della sua carriera e che sembra inaugurarne un’altra, pervasa dalla malinconia di un mondo scomparso, ma anche dalla consapevolezza che il tempo “guarisce” e che la morte fa parte della vita. Lo stile si appiana, il montaggio si “calma”, lo spettacolo è lasciato fuori campo, Scorsese mette al centro i suoi attori e il loro talento e nient’altro gli interessa se non raccontare la sua storia con i suoi amici. E il suo mestiere, il suo occhio, la sua sensibilità danno vita alla meraviglia di The Irishman.

The Irishman: Lucky Red distribuisce in Italia Martin Scorsese

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The Irishman: Lucky Red distribuisce in Italia Martin Scorsese

La Lucky Red ha fatto incetta di titoli all’ultimo Festival di Cannes. Dopo i colpi sicuri di Xavier Dolan con Juste la fin du monde (Gran Prix) e di Asghar Farhadi con The Salesman (che ha portato a casa i premi alla sceneggiatura e al migliore attore), la distribuzione italiana ha acquistato anche i diritti di The Irishman, di Martin Scorsese.

Di seguito la lista completa dei titoli acquistati al mercato di Cannes:

The Irishman di Martin Scorsese Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo.

Non poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e felici”.

JAKIE di Pablo Larrain
Il premio Oscar Natalie Portman nei panni della First Lady per antonomasia, Jacqueline Kennedy, nei quattro giorni successivi all’omicidio di JFK.

MERIDIANO DI SANGUE di James Franco
Prodotto da Scott Rudin (Non è un paese per vecchi, Grand Budapest Hotel, The Social Network, Il Grinta), il film è tratto dall’omonimo best seller di Cormac McCarthy (autore di Non è un paese per vecchi)
Nel cast il premio Oscar Russell Crowe, Tye Sheridan, Ryan Reynolds, Ethan Hawke, James Franco, Vincent D’Onofrio.

FLAMMABLE CHILDREN di Stephen Elliott
Torna dietro la macchina da presa il regista cult di Priscilla, la regina del deserto, Un matrimonio all’inglese e Tre uomini e una pecora: una nuova commedia ambientata nell’Australia del 1975. Tra gli interpreti principali Guy Pearce e Kylie Minogue.

EARLY MAN di Nick Park
Dalla Aardman Animation, lo studio che ci ha regalato capolavori come Galline in fuga, Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro, Giù per il tubo e Shaun, vita da pecora, uno dei film di animazione più attesi destinato ad un pubblico di grandi e piccini.

SCARPETTE ROSSE E I 7 NANI
Cosa accadrebbe se i sette nani fossero in realtà sette principi vittime di una maledizione? Una divertente e scorretta rivisitazione animata delle favole più amate di tutti i tempi.

The Irishman: le riprese al via ad agosto, l’uscita nel 2019

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Arriva da Indiewire la conferma che The Irishman, l’ormai leggendario film di Martin Scorsese, uscirà nel 2019. Come vi abbiamo detto l’ultima volta che ne abbiamo parlato, il film è stato acquistato da Netflix che farà partire le riprese quest’estate, probabilmente ad agosto.

The Irishman vede tornare Robert De Niro al cinema diretto da Scorsese. Al suo fianco ci sono Al Pacino e Joe Pesci.

The Irishman: Robert De Niro giovane come ne Il Padrino

The Irishman di Martin Scorsese Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo. Non poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e felici”.

The Irishman: le prime foto dal set di Martin Scorsese

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The Irishman: le prime foto dal set di Martin Scorsese

È Chris Evangelista di /Film a condividere su Twitter le prime immagini dal set di The Irishman, il chiacchieratissimo progetto di Martin Scorsese che ha trovato in Netflix il posto adatto per potersi sviluppare.

Ecco alcune immagini rubate dal set in cui possiamo vedere gli assi che il regista newyorkese sfodererà in questa sua nuova incursione del mondo della malavita.

The IrishmanRobert De Niro giovane come ne Il Padrino

The Irishman di Martin Scorsese

Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo.

Non poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e felici”.

Nel cast di The Irishman Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Ray Romano, Harvey Keitel e Jack Huston.

The Irishman: la storia vera dietro al film di Martin Scorsese

The Irishman: la storia vera dietro al film di Martin Scorsese

Disponibile su Netflix dal 27 novembre, The Irishman è il nuovo film del regista premio Oscar Martin Scorsese, che torna per l’occasione a lavorare con i suoi attori feticcio Robert De Niro e Joe Pesci, e dando vita alla sua prima collaborazione con Al Pacino. Il film, costato all’incirca 200 milioni di dollari, è tratto dal romanzo I Heard You Paint Houses, di Charles Brandt. Basato sulla vita del sicario Frank Sheeran, il film attraversa numerosi decenni di storia americana per dar vita ad una lunga odissea nel mondo della criminalità organizzata.

Ispirato ad una storia vera, e con personaggi realmente esistiti, il film non è ovviamente fedele in modo dettagliato alla realtà degli eventi narrati. Alcuni aspetti vengono raccontati tradendo una certa accuratezza in nome dell’intrattenimento cinematografico. Di seguito si riporteranno una serie di domande basate sul film, e che rispondono a quanto di differente c’è tra il film e i fatti a cui è ispirato.

Frank Sheeran ha davvero confessato sul suo letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa?

Stando alla vera storia dietro The Irishman, Frank Sheeran ha effettivamente rivendicato la responsabilità della morte, nel 1975, del sindacalista Jimmy Hoffa. Prima di morire di cancro, Sheeran raccontò la sua storia a Charles Brandt, che l’ha riportata poi nel pagine suo libro di saggistica del 2004, intitolato I Heard You Paint Houses. Il libro è poi diventato la base per il film diretto da Martin Scorsese.

Frank Sheeran è realmente stato in prigione?

L’FBI accusò Sheeran di associazione a delinquere e strozzinaggio, venendo condannato a 32 anni di prigione. Dopo nove anni, l’avvocato Charles Brandt ottiene la libertà condizionale per Sheeran, ormai settantunenne, per motivi medici. È così che Brandt, che avrebbe poi scritto il libro, è divenuto amico di Sheeran.

Robert De Niro assomiglia al vero Frank Sheeran?

A parte i capelli lisci e un po’ di peso in eccesso, De Niro, alto all’incirca 178 centimetri, non condivide una grande somiglianza con l’irlandese Frank Sheeran, il quale era invece alto 195 centimetri. Tuttavia De Niro, noto principalmente come attore italoamericano, condivide con Sheeran delle origini irlandesi, ereditate da parte di suo padre.

Frank Sheeran ha davvero sviluppato le sue capacità di sicario durante il servizio nella seconda guerra mondiale?

Stando alle dichiarazioni di Sheeran, egli prese parte a numerose esecuzioni di prigionieri di guerra tedeschi durante i suoi lunghi 411 giorni sul campo. Alcuni di questi vengono descritti nel libro I Heard You Paint Houses di Charles Brandt. Sheeran raccontò che se anche un soldato tedesco si fosse arreso dopo aver ucciso uno dei suoi amici più cari, la resa non lo avrebbe comunque salvato dall’essere ugualmente giustiziato.

In un caso, la sua unità si imbatté in una corriera militare tedesca che trasportava cibo e acqua sulle montagne Harz. Dopo aver permesso alle donne di fuggire, lui e i suoi compagni mangiarono ciò che volevano, sporcando il resto con i propri rifiuti. Dopo di che, racconta Sheeran, ordinarono ai rimanenti tedeschi di scavare le proprie tombe, dove poi li giustiziarono e seppellirono. Sheeran afferma di non aver avuto esitazioni nel fare ciò che doveva fare. La sua capacità di porre fine alla vita altrui in modo freddo e spietato divenne la più grande caratteristica nel momento in cui divenne un sicario della mafia.

Sheeran confessò a Brandt che gli ordini ricevuti dai suoi comandanti nell’esercito non erano poi tanto diversi da quelli che gli furono dati in seguito dai capi criminali. “Era proprio come quando un ufficiale ti diceva di riportare un paio di prigionieri tedeschi dietro la linea e di fare una cosa rapida. Semplicemente facevi quello che dovevi fare.

Frank Sheeran era una figura popolare nell’ambiente criminale?

Date le sue origini irlandesi e non italiane, Sheeran non era incline a divenire una figura centrale in ambiente criminale, ma era anzi un personaggio “periferico” in quel di Philadelphia. Sheeran viveva inoltre a Scranton, in Pennsylvania, città per lo più estranea all’attività mafiosa.

Come ha fatto Frank Sheeran a conoscere Jimmy Hoffa?

Dopo essere stato dimesso dall’esercito nell’ottobre 1945, esattamente il giorno dopo aver compiuto venticinque anni, Frank Sheeran trovò lavoro come camionista. Per guadagnare dei soldi extra, inizia a commettere piccoli crimini. I suoi sforzi criminali hanno in seguito attirato l’attenzione dei capi della mafia Russell Bufalino e Angelo Bruno. Bufalino, che era il capo della nota famiglia criminale Bufalino, prese Sheeran sotto la sua ala e divenne il suo mentore. Fu proprio Bufalino a mettere in contatto Sheeran con il sindacalista Jimmy Hoffa, che supervisionava il sindacato i cui membri includevano camionisti come Sheeran. I due divennero amici intimi, con Hoffa che si avvaleva di Sheeran per protezione personale e omicidi di quanti ostacolavano il loro cammino.

Frank Sheeran si era sposato due volte?

La storia di Sheeran lo vede sposarsi un prima volta con un’immigrata irlandese di nome Mary, poco dopo il ritorno dalla seconda guerra mondiale. I due hanno a lungo vissuto in Pennsylvania, dando alla luce tre figli. La coppia divorziò poi nel 1968. Nel film di Scorsese Mary è interpretata dall’attrice Aleksa Palladino. Sheeran sposò poi  una donna di nome Irene, interpretata nel film da Stephanie Kurtzuba.

Che cosa significa il titolo del libro “I Heard You Paint Houses“?

Il titolo del libro, “I Heard You Paint Houses“, è una metafora che si riferisce all’assassinio di un malcapitato. La “vernice” in questione altro non è che il sangue della vittima che schizza sul pavimento e sulle pareti. Come visto nel film, queste furono probabilmente anche le prime parole che Jimmy Hoffa pronunciò a Frank Sheeran, tramite una telefonata. Sheeran avrebbe poi menzionato gli “schizzi di vernice” anche durante la sua confessione per l’omicidio di Hoffa.

Si potrebbe facilmente presumere che questa espressione faccia parte del gergo criminale. Tuttavia, non lo è. In effetti, sembra che non ci sia traccia della frase “ho sentito che dipingi case”, se non nel libro di Charles Brandt. Di conseguenza, è lecito chiedersi se in realtà tale espressione sia mai stata realmente detta. Brandt sostiene che i mafiosi della famiglia criminale Bufalino nella Pennsylvania nord-orientale hanno il loro specifico gergo. Fu probabilmente l’agente letterario Frank Weimann a scegliere tale frase per il titolo del libro.

Qual è stato il motivo della mafia per uccidere Jimmy Hoffa?

Frank Sheeran era molto fedele al suo mentore, il boss della mafia di Philadelphia Russell Bufalino. Quando Bufalino e altre figure della criminalità organizzata si schierarono contro di Hoffa, Sheeran non poté non stare al fianco di Bufalino, tradendo di fatto la sua amicizia con Hoffa. Quando Jimmy Hoffa andò in prigione nel 1967 per manipolazione della giuria, tentata corruzione e frode, Hoffa installò al suo posto un debole di nome Frank Fitzsimmons come presidente del sindacato International Brotherhood of Teamsters .

Sebbene Hoffa esercitasse ancora un proprio potere dalla prigione, Fitzsimmons era ora responsabile del fondo pensioni degli Stati centrali dei Teamsters, un fondo da miliardi di dollari. Sotto Hoffa, i prestiti concessi dal fondo erano legittimi, il che significa che ci si assicurava che fossero garantiti e rimborsati nel fondo. I Fitzsimmons, al contrario, fecero dei cattivi prestiti alla mafia che non furono mai rimborsati.

Una volta uscito di prigione, Hoffa intendeva mettere le mani sui registri della Cassa pensione e rendere noti tutti i crediti che Fitzsimmons aveva accumulato. Hoffa progettò anche di candidarsi nuovamente come il presidente dei Teamsters contro Fitzsimmons nel 1976, un’elezione che probabilmente avrebbe vinto. Se Hoffa avesse riprso il controllo del fondo pensione, la mafia avrebbe perso la sua gallina dalle uova d’oro. Colpire direttamete Hoffa era dunque un modo quasi garantito per risolvere il problema.

Quante persone hanno ucciso il vero Frank Sheeran?

Charles Brandt, autore del romanzo, afferma che Sheeran confessò di aver ucciso all’incirca 25-30 persone. Tuttavia, Sheeran non riusciva a ricordare un numero esatto. Tuttavia non esistono prove concrete per dimostrare che Frank Sheeran abbia mai ucciso realmente una sola persona.

Sheeran è anche l’unico ad aver sostenuto che Hoffa abbia commesso un omicidio. L’unica prova di Brandt a riguardo sono alcune citazioni dello stesso Hoffa, noto per il suo carattere irascibile, il quale sembra aver affermato di voler uccidere diverse persone, tra cui John F. Kennedy, suo fratello Bobby e altri. Tuttavia, non ci sono prove che Hoffa abbia mai effettivamente concretizzato tali dichiarazioni.

Cosa ha motivato Frank Sheeran a confessare la storia secondo cui avrebbe ucciso Jimmy Hoffa?

La ragione più logica per cui Frank Sheeran avrebbe confessato sul letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa era che si trovava al verde e desiderava lasciare dei soldi alla sua famiglia. È ovvio che trasformare la sua storia di vita in un libro avrebbe potuto permettergli di fare ciò. Il libro di Charles Brandt divenne infatti un bestseller del New York Times e l’autore vendette in seguito i diritti cinematografici al regista Martin Scorsese.

Tuttavia è bene aggiungere che Sheeran aveva anche precedentemente affermato di non aver ucciso Jimmy Hoffa. Nel 1995, dichiarò infatti al Philadelphia Daily News, di non aver avuto nulla a che fare con quel caso, e nel 2001 indicò Sal Briguglio come l’assassino.

Qual è stato il motivo per cui il film ha richiesto un budget di circa 200 milioni di dollari?

Ad aver fatto lievitare il budget del film sono stati gli effetti speciali necessari per permette ad Al Pacino, Robert De Niro e Joe Pesci di sembrare più giovani di 30 anni. L’Industrial Light & Magic ha gestito il processo di invecchiamento. Netflix ha acquisito il film dopo che diversi studi di produzione si sono ritirati a causa del budget crescente. The Irishman è ad oggi il film più costoso della carriera del regista Martin Scorsese.

Fonte: HistoryVSHollywood

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The Irishman: la conferenza stampa del London Film Festival

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The Irishman: la conferenza stampa del London Film Festival

Arriverà il 3, 4 e 5 novembre, nelle sale italiane, The Irishman, il nuovo film di Martin Scorsese che dal 27 dello stesso mese sarà invece disponibile su Netflix. Ecco di seguito alcuni momenti della conferenza stampa di presentazione del film, in occasione del London Film Festival all’inizio dell’autunno, in cui il regista e i due protagonisti, Robert De Niro e Al Pacino, parlano del film:

The Irishman, recensione del film di Martin Scorsese

Il film è stato scelto per aprire il New York Film Festival in attesa del debutto in sala e su Netflix e proiettata in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2019. Protagonisti della pellicola, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra.

La storia è raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Martin Scorsese su The Irishman, Netflix, la produzione a Hollywood e i cinecomic

The Irishman: il processo di de-aging degli attori in una speciale featurette

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In seguito al grande successo ottenuto da The Irishman di Martin Scorsese in occasione dell’award season di quest’anno, Netflix ha deciso di diffondere online una bellissima featurette della durata di ben 13 minuti dedicata al processo di de-aging degli attori protagonisti realizzato dai maghi della Industrial Light and Magic.

La nuova speciale featurette sugli effetti visivi di The Irishman è dedicata ai segreti dietro il processo necessario al ringiovanimento dei personaggi interpretati da Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci.

Ricordiamo che The Irishman ha ottenuto 14 candidature ai Critics Choice Awards (tra cui Miglior Film e Miglior Regista), 5 candidature ai Golden Globes (incluso Miglior Film Drammatico e Miglior Regista) e 4 candidature ai SAG Awards (incluso Miglior Cast). La pellicola è stata inoltre eletta il Miglior Film del 2019 dalla National Board of Review e dal New York Film Critics Circle. Potete gustarvi la featurette sui VFX di seguito:

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The Irishman è stato scelto per aprire il New York Film Festival. In Italia ha debuttato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2019, prima del debutto su Netflix avvenuto lo scorso 27 novembre. Protagonisti della pellicola, Robert De NiroAl Pacino e Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra.

La storia è raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Fonte: ComingSoon.net

The Irishman: il primo teaser del film di Martin Scorsese

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The Irishman: il primo teaser del film di Martin Scorsese

Durante la notte degli Oscar 2019 è stato diffuso il primo trailer di The Irishman, il nuovo film di Martin Scorsese co-prodotto da Netflix.

The Irishman: foto dal set, Al Pacino irriconoscibile

Prendete uno dei più grandi registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di tutto il mondo.

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Nel cast di The Irishman Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Ray Romano, Harvey Keitel, Anna Paquin e Jack Huston.

The Irishman: il film di Martin Scorsese acquistato a Cannes 2016

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La STX Entertainment ha acquistato i diritti di produzione di The Irishman, il film a lungo in stand by che vedrà a questo punto il ritorno della coppia Martin Scorsese/Robert De Niro.

Le negoziazioni sono partite il 14 maggio al Mercato del Festival e porteranno alla produzione effettiva del film che traspone il romanzo di Charles Brandt, I heard your pain houses.

Il film racconta la storia di Irishman Sheeran, un veterano della seconda guerra mondiale che pare abbia avuto a che fare con l’omicidio di Kennedy.

A distribuire la pellicola ci sarà la Paramount.

Fonte