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The Hunger Games The Exhibition: mostra intinerante dedicata al franchise

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Dopo l’eccitante annuncio della distribuzione di  The Hunger Games: Mockingjay – Part 2 in IMAX 3d, Lionsgate e Imagine Exhibitions Inc. hanno annunciato la prima mondiale di The Hunger Games: The Exhibition, una mostra itinerante basata sul film campione d’incassi . In anteprima il 1 ° luglio al Discovery Times Square di New York City, la mostra progettata da Thinkwell Group è programmata per l’apertura al pubblico il 3 gennaio 2016.

The Hunger Games The ExhibitionThe Hunger Games: The Exhibition offrirà ai visitatori un’esperienza unica che li condurrà più vicino al mondo di Panem“, ha dichiarato Jenefer Brown, vice presidente anziano della Lionsgate. “Attraverso una serie di installazioni interattive, contenuti mai visti prima e ambienti coinvolgenti, gli ospiti potranno connettersi con The Hunger Games in una modalità unica nel suo genere. L’applicazione della scienza del film e la sua tecnologia si tradurranno inoltre in una preziosa esperienza formativa che attrarrà sia le scolaresche che i gruppi di visitatori. Siamo entusiasti di lanciare questa prima esperienza interattiva che renderà felici i nostri fan e attirerà nuovo pubblico verso il potente franchise Hunger Games“.

The Hunger Games: The Exhibition inviterà gli spettatori ad immergersi ed esplorare il mondo di Panem creato dai film. Centinaia di costumi autentici e oggetti di scena, installazioni hi-tech con componenti interattive e dettagliate ricreazioni dei set, riveleranno l’incredibile maestria e la tecnologia che ha portato in vita i libri della saga. I visitatori potranno seguire il viaggio ispiratore di Katniss Everdeen, dalle sue umili origini nel distretto 12 al suo emergere come Ghiandaia Imitatrice.

La mostra sarà caratterizzata da sette gallerie tra cui District 12, Tribute Train, The Capitol, Making the Games, District 13, Fan Gallery e il viaggio di Katniss. Vi saranno anche costumi iconici provenienti dai film come il vestito di fuoco, il vestito Mockingjay e l’armatura Mockingjay; artefatti chiave, tra cui la spilla della ghiandaia imitatrice, il quaderno degli schizzi di Cinna e il fiocco di Katniss; e attrazioni interattive, tra cui una mappa esplorabile di Panem, il tablet di controllo dei GameMaker e una coreografia interattiva.

hunger gamesCome produttore e tour operator della mostra, siamo entusiasti della possibilità di rappresentare un’esibizione così significativa e di poterla condividere con il mondo. Come sviluppatori mondiali di contenuti per mostre itineranti, siamo sempre in cerca di opportunità che offrano un’esperienza davvero coinvolgente e gratificante per il pubblico. Proprio come il continuo successo del franchise cinematografico e la sempre crescente base di fan globale, The Hunger Games: The Exhibition offrirà ai fan e al pubblico un’esperienza pionieristica“, ha dichiarato Tom Zaller, presidente di Imagine Exhibitions.

Siamo entusiasti di essere il luogo per la premiere di questa attesissima mostra“, ha dichiarato James Sanna, presidente di Discovery Times Square. “The Hunger Games: The Exhibition fornirà ai fan la rara opportunità di sperimentare in prima persona il mondo di Katniss Everdeen e sarà inoltre un nuovo passo avanti nella missione di Discovery Times Square di connettere le persone ai mondi dell’intrattenimento che amano“.

Dopo le date al Discovery Times Square di New York la mostra intraprenderà un tour mondiale. Speriamo arrivi anche in Italia! Vi terremo aggiornati!

Fonte: Comingsoon.net

The Hunger Games premiere a L.A.: Jennifer Lawrence

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The Hunger Games premiere a L.A.: Jennifer Lawrence

Ecco la bellissima Jennifer Lawrence alla premiere di ieri sera a Los Angeles del suo ultimo film, The Hunger Games.

L’attrice protagonista di Un Gelido Inverno,

The Hunger Game: nuovo trailer

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The Hunger Game: nuovo trailer

La Lionsgate ha reso pubblico il nuvo trailer di The Hunger Games, il film basato sull’omonimo best-seller e che come protagonisti i nuovi volti di Hollywood: Jennifer Lawrence

The Hundred-Foot Journey trailer del film con Helen Mirren

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The Hundred-Foot Journey trailer del film con Helen Mirren

La divina Helen Mirren torna al cinema diretta da Lasse Hallström nel film The Hundred-Foot Journey. Ecco le prime foto del film e il trailer diffuso da Yahoo Movies.

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http://youtu.be/z8yVhwNS0i0

The Hundred-Foot Journey 4Ecco la trama del film: Hassan Haji, secondogenito di sei figli, è nato sopra il ristorante di suo nonno, in Napean Sea Road a Bombay ed è cresciuto guardando la figura esile di sua nonna che sfrecciava a piedi nudi sul pavimento di terra battuta della cucina, passava svelta le fettine di melanzana nella farina di ceci, dava uno scappellotto al cuoco, gli allungava un croccante di mandorle e rimproverava a gran voce la zia. Tutto nel giro di pochi secondi. Dopo la tragica scomparsa della madre di Hassan, la famiglia si trasferisce prima a Londra e poi a Lumière, nel cuore della Francia, e il piccolo Hassan prende il posto della nonna Ammi ai fornelli della Maison Mumbai, il ristorante aperto a Villa Dufour dal grande Abbas. Un locale magnifico per gli Haji, con un’imponente insegna a grandi lettere dorate su uno sfondo verde Islam, e la musica tradizionale indostana che riecheggia dagli altoparlanti di fortuna che zio Mayur ha montato in giardino. Peccato che il ristorante si trovi di fronte al ristrorante Le Saule Pleureur, la cui proprietaria, una certa Madame Mallory, decide di andare a protestare dal sindaco per la presenza di un bistrò indiano.

The Hundred-Foot Journey uscirà l’8 agosto negli Stati Uniti e vede nep cast Helen Mirren, Manish Dayal, Om Puri e Charlotte Le Bon.

Fonte: CS

The Humbling: il trailer del film con Al Pacino

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Oggi è stato finalmente diffuso il trailer di The Humbling diretto dal regista Barry Levinson (Rain Man, Bugsy, Wag the Dog) e interpretato da Al Pacino, Greta Gerwig, Kyra Sedgwick e Charles Grodin.

Il film, basato su un romanzo di Philip Roth, è ambientato in una fattoria nello stato di New York e racconta la storia di un famoso attore sessantenne depresso e sulla via del tramonto che instaura un’insolita relazione con una donna omosessuale più giovane di lui.

Prima di lasciarvi alla visione del trailer, vi ricordiamo che The Humbling è stato di recente presentato al Festival del Cinema di Venezia e che avrà la sua anteprima nordamericana al Toronto Film Festival che si terrà a fine settembre.

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The Humbling: Iervolino e Bacardi producono Al Pacino

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The HumblingAndrea Iervolino e Monika Bacardi producono i due premi Oscar Al Pacino e Barry Levinson. Dopo più di 40 anni da Serpico, Al Pacino partecipa nuovamente ad un film con due coproduttori italiani. Stanno per terminare a New York  le riprese di  The Humbling, film di Barry Levinson, che vede protagonisti  Al Pacino e Kyra Sedgwick. Il film  è coprodotto da Andrea Iervolino e Monika Bacardi, fondatori della Ambi Pictures. The Humbling  racconta una storia incentrata sul rapporto sessuale (e non) tra un vecchio attore suicida e una donna molto più giovane. Oltre ad Al Pacino il cast stellare è composto da Mandy Patinkin , Greta Gerwig, Louise Trenner, Dianne Wiest e Charles Grodin.

The Humbling è il secondo film internazionale in fase di produzione per Ambi Pictures, dopo Sights Of Death, di cui sono appena terminate le riprese a Roma.

The Housemaid: recensione del film di Im Sang-soo

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The Housemaid: recensione del film di Im Sang-soo

In The Housemaid Eun-yi è una giovane che viene assunta per fare da cameriera e bambinaia nella lussuosa casa di una coppia ricchissima. Quando il padrone le richiederà anche altri servigi, lei accetta, rimanendo però incinta, e così all’interno della casa si alterano gli equilibri e le donne della famiglia faranno di tutto per difendere la loro posizione dall’intrusa.

La cinematografia coreana è avvezza a storie di vendetta, tuttavia, nel caso del film di Im Sang-soo (remake di un omonimo classico coreano diretto nel 1960 da Kim Ki-young) la vendetta è solo una conseguenza di una storia forse più diluita, o almeno ‘allungata’, che conduce lo spettatore al suo esito inevitabile e tragico. The Housemaid seguendo gli stilemi cari al cinema orientale, procede per inquadrature fisse o comunque con movimenti molto lenti, a volte prediligendo lo sbilanciamento del piano dello sguardo a favore dell’indagine dello spazio.

Proprio questa dimensione è fondamentale e principalmente occupata dalla grande e lussuosa villa dei ricchi protagonisti: marmo e vetro, a simulare una gigante cappella funeraria, all’interno della quale tutto sembra svolgersi nel più classico dei modi. The Housemaid che mantiene quindi questa forma impeccabile che sfocia nel manierismo, si affida soprattutto alla recitazione di attori davvero bravi, su tutti l’anziana domestica interpretata da Yoon Yeo-jeong, che con sguardi e gesti avvolge lo spettatore e conosce ogni cosa che avviene sotto il tetto di quella gabbia dorata. Oltre ai toni drammatici, sottaciuti sotto una apparente perfezione dei corpi che si muovono nello spazio, il film si rivela un thriller che parte dalle dinamiche di dominio tra padrone e lavoratore e sfocia poi nella violenta ed efferata ‘conservazione della specie’ ad opera delle bellissime e malefiche donne di casa, che si vedono minacciate dalla sprovveduta protagonista interpretata da Jeon Do-youn.

Nella prima parte di The Housemaid si cogli un vago tentativo, da parte del regista, di provare a destabilizzare, inquietare lo spettatore che tuttavia, di fronte all’ultima scena, che dovrebbe forse essere quella maggiormente d’effetto, resta più che altro perplesso e forse confuso dalla volontà di dire troppe cose, nel corso di un film che, se fosse durato anche 20 minuti di meno, non avrebbe tolto nulla alla storia. Soprattutto considerando che il tentativo di realizzare un approfondito ritratto psicologico di questa persona comune in una situazione straordinaria non ha nessun effetto se non quello di annoiare.

The house: il trailer e prime immagini del film d’animazione in stop-motion Netflix

Volti di panno paffuti e spaesati, topi e gatti arruffati che sembrano fuggiti dalla bottega di un tassidermista folle, creature dalle strambe proporzioni, insetti danzanti, una casa sinistra che riporta la mente a The Others o Hill House. Tutto questo nel trailer che annuncia l’uscita della mini serie The House, su Netflix dal 14 gennaio 2022, prodotta da Nexus Studios in UK.

The house – le prime immagini

The house promette di allontanare notevolmente gli orizzonti finora raggiunti dall’animazione e in particolare di quella tecnica, per tanto tempo bistrattate e tenuta nell’ombra, che è la stop-motion. Dopo serie come Love, Death and robots, o Arcane, Netflix affranca definitivamente un nuovo territorio di sperimentazione espressiva, libero da schemi, contenuti e durate e non più relegato a contenuti per bambini e ragazzi. Soprattutto conferma quanto la stop-motion possa essere considerata l’anima nera dell’animazione, ancora una volta al servizio di storie sinistre e perturbanti.

La serie, che vede protagonisti i meravigliosi burattini realizzati da McKinnon & Saunders, si compone di tre storie, tutte ambientate nella stessa casa, ma in tempi diversi e con abitatori differenti.

Il primo episodio, diretto da Emma de Swaef e Marc Roels, autori di capolavori in lana cardata animata a passo uno, come Oh Willy…, racconta le peripezie di una povera famiglia del XIX secolo alle prese con il recupero dello status benestante dei propri antenati, fidandosi di un misterioso benefattore.

Il secondo invece descrive i problemi di un agente immobiliare dei nostri tempi alle prese con ospiti sgraditi che incombono sulla vendita della casa ed è diretto da Niki Lindroth von Bahr, autrice del musical distopico animato The Burden, vincitore di numerosi premi internazionali e di un premio Oscar.

Il terzo, della vincitrice del premio BAFTA Paloma Baeza con Poles Apart, si svolge nel futuro e la protagonista Rosa fa di tutto per non abbandonare la casa, ormai fatiscente. Tra le voci spiccano i nomi di Helena Boham Carter, Mia Goth e Miranda Richarson.

Non rimane che aspettare in trepidante attesa la data di uscita di The house, ingannando il tempo guardando ancora una volta quei film che hanno fatto uscire l’animazione stop-motion dal buio delle cantine dell’est Europa e dalla schiavitù degli effetti speciali, a partire da Tim Burton’s Nightmare Before Christmas fino ad Anomalisa e L’isola dei cani, o La mia vita da Zucchina.

The house – il poster

The house, recensione del film d’animazione in stop motion di Netflix

In The House Le atmosfere di The Others di Alejandro Amenabar si mescolano con disinvoltura alla claustrofobia polanskiana di Repulsion e de L’inquilino del terzo piano, fino a tingersi della malinconica ricerca di speranza che sembra scaturire da un’ennesima fantasia di Wes Anderson.

The House: una casa, tre storie

Il film si compone di tre storie strampalate, popolate di volti cenciosi in lana cardata, paffuti e spaesati, con i rossi sulle guance e gli occhi piccoli piccoli che tradiscono inquietudine, ci sono topi mutaforma dalle strambe proporzioni, insetti infestanti che danzano nel mettere in atto un piano sinistro di colonizzazione e poi gatti che sembrano fuggiti dalla bottega di quel tassidermista folle che era Walter Potter. Tutto questo in una casa austera, enorme, tanto bella quanto inquietante; una dimora dal gusto vittoriano, piena di scale, corridoi, sgabuzzini, intercapedini, che riporta subito la mente a Hill House e che nasconde, fin nelle fondamenta e nelle crepe dei muri, forze misteriose, perturbanti, presenze invisibili che non esitano a fagocitare i vari possessori che si avvicendano con il passare degli anni.

The House in streaming su Netflix

The House, disponibile su Netflix dal 14 gennaio e prodotto da Nexus Studios in UK, è un film anomalo, quasi una mini-serie. È un progetto che rompe gli schemi, o meglio, ne ripropone uno che era di gran voga nello scorso secolo e che ha permesso ad autori visionari e sognatori di esprimere liberamente la propria ricerca espressiva in contenitori di storie e idee. Ricordate film come Tre passi nel delirio, firmato da Federico Fellini, Louis Malle e Roger Vadim? O ancora Ro.go.pa.g., di Gregoretti, Pasolini, Citti, Rossellini e Godard? Ecco, ci si trova di fronte a una struttura simile, rimodernata e affrontata con estro illuminato e un linguaggio evoluto al tempo delle piattaforme digitali. E stupisce come l’esigenza di sfornare sempre più prodotti commerciali, destinati a infoltire i menù dei vari colossi on-line, divenga invece una palestra di sperimentazione espressiva, che spesso regala autentici capolavori, capaci di decostruire tutte quelle forme, quei dispositivi e quei modelli, che sembravano aver portato il linguaggio cinematografico in un vicolo cieco. Dopo una serie come Love, Death + Robots, o film come Sto pensando di finirla qui, Netflix affranca definitivamente un nuovo territorio, libero da schemi, contenuti e durate e non più relegato in maniera asfittica a contenuti per bambini e ragazzi. 

Passato, presente e futuro si incontrano

The House si compone di tre storie-contenitore, tutte ambientate nella stessa casa, ma in tempi diversi e con abitatori differenti: passato, presente e futuro. Sono tre segmenti diretti da alcuni degli esponenti più interessanti della nuova scena della stop-motion contemporanea, estremamente diversi tra loro ma uniti da una magia stilistica che confeziona le tre vicende in un unico racconto avvincente, soprattutto per la meravigliosa sceneggiatura scritta da Enda Walsh e gli strabilianti burattini realizzati da McKinnon & Saunders. Tra le voci regalate ai tanti personaggi dal pelo arruffato e le gote rubizze, spiccano i nomi di Helena Bonham Carter, Mia Goth e Miranda Richarson.

Stranianti e azzeccate le musiche di Gustavo Santaolalla, soprattutto quando richiamano pezzi famosi, come Eine kleine nachtmusik di Mozart o Angel with the scabbed wings di Marilyn Manson. Meravigliosa la canzone originale sui titoli di coda This house is

I tre episodi di The House

Il primo episodio, diretto da Emma de Swaef e Marc Roels, già autori di capolavori in lana cardata animata a passo uno, come Oh Willy…, racconta di una povera famiglia alla fine dell’Ottocento, caduta in rovina e additata da vicini e conoscenti. Il capofamiglia vorrebbe riuscire a recuperare lo status benestante dei propri antenati, ma gli rimangono solo vecchi mobili, alcuni oggetti legati al passato e tanta tristezza. Un giorno si affaccia alla sua porta un misterioso benefattore che, tramite un suo subdolo maggiordomo, gli propone di trasferirsi in una casa che costruirà appositamente per loro. L’uomo accetta, ma sarà l’inizio di un brutto sogno, un viaggio verso l’abisso. Le due bambine Mabel e Isobel avvertono che qualcosa di terribile sta per accadere.

Il secondo invece, ambientato ai nostri tempi, descrive le ansie e le frustazioni di un topo agente immobiliare alle prese con ospiti sgraditi che incombono sulla vendita della stessa casa vista nella precedente storia. L’operazione sembra quasi impossibile, nonostante i rinfreschi organizzati per attirare possibili compratori. Un giorno arrivano una coppia di strambi roditori dalle fattezze sballate, rispettivamente simili a un coleottero, lui, e a una larva, lei. Si introducono biecamente e si stabiliscono nella casa, sostenendo di essere molto interessati all’acquisto. Ma anche qui la situazione sembra precipitare in un delirio di follia e allucinazioni. Questo segmento è diretto da Niki Lindroth von Bahr, autrice del musical distopico animato The Burden, vincitore di numerosi premi internazionali e di un premio Oscar.

La terza storia, curata dalla vincitrice del premio BAFTA Paloma Baeza con Poles Apart, si svolge invece nel futuro, durante una colossale inondazione che sta per coprire i pochi lembi di terra rimasti ancora emersi. Rosa, una gatta che sembra aver preso in carico il pesante fardello di accudire la casa ormai fatiscente, fa di tutto per non abbandonarla. Vivono insieme a lei Elias, un gatto squattrinato e fannullone, e Jen una sua amica fissata con le discipline alternative e lo spiritualismo. Entrambi gli ospiti non riescono a contribuire al sostentamento delle spese per il mantenimento di impianti e strutture. L’acqua sale sempre di più, giorno dopo giorno, finché arriva con la sua barca Elias, una sorta di guru con tutta la sua singolare filosofia, che tenta di convincere Rosa ad abbandonare la casa e seguire un esile filo di salvezza. 

The House è uno specchio dei nostri tempi

The House è uno specchio delicato e visionario dei tempi difficili che stiamo vivendo, è una fiaba moderna raccontata con un mezzo espressivo in grado di trascinare in un mondo fantastico, ma incredibilmente vicino alla realtà. Allontana notevolmente gli orizzonti finora raggiunti dall’animazione e in particolare di quel modo di animare, fotogramma dopo fotogramma, rimasto per tanto tempo bistrattato e tenuta nell’ombra. Soprattutto conferma quanto la stop-motion possa essere considerata l’anima nera dell’animazione, ancora una volta al servizio di vicende sinistre e perturbanti, adulte e introspettive. 

The House That Jack Built: recensione del film di Lars Von Trier

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The House That Jack Built: recensione del film di Lars Von Trier

A sette anni da una delle controversie più chiacchierate del Festival di Cannes, Lars Von Trier torna a salire la montée des marches e a presentare sulla croisette un suo film, fuori concorso. Sette anni fa era Melancholia, nella competizione ufficiale, quest’anno è il turno di The House That Jack Built, un thriller in cui Matt Dillon accompagna lo spettatore nella sua discesa all’Inferno, un luogo popolato di cadaveri e di propositi scabrosi, per la gente comune e per lo spettatore stesso, ma considerati artistici e altissimi nella visione di questo oscuro personaggio.

Jack, interpretato da Dillon, è infatti un ingegnere che sarebbe voluto diventare un architetto, e che nella vita ha due scopi: il primo è quello di riuscire a costruire per sé una casa su un suo terreno, l’abitazione perfetta; il secondo è quello di raggiungere il massimo grado di creatività nel corso della sua carriera da serial killer. È lo stesso Jack che ci racconta l’evoluzione del suo “vizio”, cominciato quasi per caso con l’omicidio impulsivo della prima vittima, una fastidiosissima donna interpretata da Uma Thurman. Il film procede per capitoli, che Jack, con voce fuori campo, definisce “incidenti”, cinque vittime che hanno particolarmente stimolato l’istinto omicida/creativo del protagonista.

Il primo elemento degno di riflessione, in The House That Jack Built, è l’aspirazione di Jack. L’uomo ha una preparazione da ingegnere, esecutore, quindi, ma ha anche dentro di sé un forte istinto creativo e artistico che, nel suo ambito professionale, è attribuito maggiormente ad un architetto, una professione per cui non ha la preparazione, ma che prova ad esercitare su se stesso, progettando la sua casa, un esercizio lungo e difficile, che non riesce a portare avanti. Vuole comporre la musica, non eseguirla, per usare una metafora che lui stesso adotta nel film. Questo suo voler creare invece di eseguire sembra un perfetto parallelo con le intenzioni del regista, che riempie di sé e della sua visione il film intero.

Lunghi dal ripetere se stesso, con The House That Jack Built, Lars Von Trier racconta il valore dell’opera e dell’aspirazione umana, che in Jack si tramuta in istinto omicida, mai impulsivo o fuori controllo, se non per il primo episodio. Dal momento che il lavoro con la casa è fermo, Jack sfoga la sua creatività nell’omicidio, escogitando sempre nuovi modi per realizzare i suoi scopi. Lo sforzo creativo di Jack si sovrappone a quello di Lars, e senza paura di risultare sgradevole, il regista si cala nel suo personaggio, tanto che lo fa scendere all’inferno, una catabasi accompagnata da un Virgilio d’eccezione, Bruno Ganz nei panni del misterioso Verge.

La tensione verso la perfezione dell’opera d’arte può essere rintracciata anche nel nome che Jack sceglie per il suo alter ego da serial killer: Mr. Sophistication. La raffinatezza è quella che lui stesso insegue, e dal grezzo colpo di crick che sblocca il suo istinto omicida, lo vedremo percorrere un cammino lungo e sanguinoso per aspirare allo stato d’arte.

Molte polemiche hanno anticipato l’arrivo del film a Cannes 2018, tra queste anche l’accusa di estrema violenza. In realtà Von Trier è crudo e sanguinario, ma senza compiacimento visivo, lascia quasi ogni scena scabrosa fuori dal quadro e permette allo spettatore di intuire il fuori campo. Si tratta di un gioco molto raffinato che consente al regista di suggerire i momenti più efferati, senza risparmiare una buona dose di sangue.

Il risultato di questo sforzo e questa tensione verso l’arte è un compendio dell’opera stessa di Lars Von Trier, un film cardine di una filmografia mai paga di stupire e interrogare il suo fruitore. Oltretutto il regista danese condisce anche la più cruenta delle scene con un tono ironico che rende divertente la visione del pur lungo film, con la sua tipica acuta intelligenza, con la sua voglia di giocare con chi lo guarda, provocandolo e spingendolo oltre le sue stesse barriere della mente.

The House That Jack Built: prime foto del film di Lars von Trier

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The House That Jack Built: prime foto del film di Lars von Trier

Arrivano da Indiewire le prima foto di Uma Thurman e Matt Dillon in The House That Jack Built, il nuovo film di Lars von Treir.

IFC Films si prepara alla prima mondiale di The House That Jack Built  di Lars von Trier al prossimo Festival di Cannes, e nell’attesa ha rivelato ben quattro foto dal film.

Nella prime foto vediamo anche per la prima volta Uma Thurman, come una delle vittime di Jack, spietato serial killer interpretato da Matt Dillon. Il film segna una riunione tra Thurman e von Trier dopo a Nymphomaniac.

La storia di Von Trier, ambientata in America negli anni ’70, segue Jack attraverso i cinque omicidi che determinano la sua nascita e il suo percorso di crescita  come serial killer. Jack sta cercando di creare l’opera d’arte definitiva: una raccolta di tutti i suoi omicidi in una casa che costruisce. Lungo la strada però Jack deve combattere  contro la propria personalità ed evitare di attirare l’attenzione della polizia nel suo processo di creazione.

Oltre alla Thurman, le vittime saranno le attrici Riley Keough, Siobhan Fallon Hogan e Sofie Gråbøl. In precedenza Von Trier ha annunciato che The House That Jack Built sarà la sua opera più violenta, e sia la sinossi che le nuove immagini suggeriscono che non sta affatto mentendo.

The House That Jack Built debutterà Fuori Concorso a Cannes il prossimo mese. La premier segna il ritorno di Lars von Trier alla kermesse francese dopo essere stato etichettato dal festival “persona non gradita” nel 2011, per i commenti che fece durante la conferenza stampa di Melancholia

The House at the End of the Street: nuovo trailer con Jennifer Lawrence!

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Arriva il nuovo trailer di The House at the End of the Street, ancora più spaventoso del primo filmato proposto. Nel cast protagonista è Jennifer Lawrence, vista recentemente nel successo Hunger Games. 

The Houdini Box: dopo Hugo Cabret, un altro libro di Brian Selznick diventa film

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Chernin Entertainment ha acquisito i diritti di The Houdini Box (1991), romanzo per ragazzi di Brian Selznick, anche autore de La straordinaria invenzione di Hugo Cabret (2007)

The Hotel, recensione del film di Wang Xiaoshuai

The Hotel, recensione del film di Wang Xiaoshuai

Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, arriva The Hotel del regista cinese Wang Xiaoshuai, girato con povertà di mezzi e in poco tempo – soli quattordici giorni – durante il confinamento del regista e di un gruppo di suoi colleghi, artisti e tecnici del cinema, in un albergo in Thailandia. Qui Wang era in vacanza. Vi è rimasto confinato assieme alla troupe, con il dilagare della pandemia e l’interruzione dei voli verso la Cina. 

La trama di The Hotel

Vite che si intrecciano in un albergo e si confrontano con l’irrompere della pandemia da Covid-19. Sova, Yuanyuan Ning, una ragazza ventenne con sua madre, Ying Qu. Il giovane A Dong, Srisai Worrapon, che si occupa di un uomo disabile di mezza età, Jun Dai. Una coppia formata da un ex professore universitario, Fu Ye, e sua moglie, in crisi. Costretti a stare insieme, si conoscono e in alcuni casi, nascono amicizie o simpatie. Sova sta per compiere vent’anni e sua madre le ha promesso, per il suo compleanno, di rivelarle un segreto.

Un esperimento non riuscito

The Hotel cerca di fotografare lo spaesamento e la difficoltà dei rapporti umani, acuiti dalla pandemia. Lo fa attraverso scelte stilistiche e tecniche che non lo portano però all’efficacia, eccetto per il bianco e nero e per una fotografia tecnicamente molto bella, sebbene non particolarmente originale. Ecco allora, tempi dilatati, lunghe pause. I dialoghi sono ridotti al minimo. Le difficoltà relazionali così mostrate, le fragilità umane così rivelate, non riescono però a coinvolgere lo spettatore, che finisce per annoiarsi. La struttura del film è suddivisa in capitoli, con una parziale inversione dell’ordine cronologico. Questa scelta, però, non giova particolarmente al film, né trova una precisa giustificazione. Il cast offre interpretazioni che difficilmente riescono ad emozionare e non trasmettono la paura, l’incertezza, il senso del pericolo e della tragedia incombente, che in quei giorni tutti hanno provato. Peccato, perché avere poco tempo a disposizione e pochi mezzi non necessariamente significa non poter dar vita a un buon film. Nel caso di The Hotel, purtroppo, l’esperimento non sembra essere riuscito.  

The Host: recensione del film di Andrew Niccol

The Host: recensione del film di Andrew Niccol

Dall’autrice della Saga di Twilight arriva The Host, una nuova fantascientifica storia d’amore, adattata per il grande schermo e diretta da Andrew Niccol, abile traghettatore di storie Sci-fi.

Siamo in un futuro imprecisato, la Terra è stata colonizzata dagli alieni e la razza umana è stata annientata e spodestata dei propri corpi, divenuti semplici dimore per vagabondi interplanetari. I pochi superstiti sono costretti a nascondersi in un rifugio sotterraneo, tra le lande desertiche di un mondo che sembra aver perso ogni traccia di umanità. I procacciatori di umani, i cosiddetti cercatori (Diane Kruger e compagni), sono assuefatti da una brama di onnipotenza che rende la caccia agli umani da spolpare, sempre più spietata.

Melanie (Saoirse Ronan) è una ragazza che ha scontato sulla propria pelle la vendicativa furia aliena. Privata della sua vita corporea, continua a vivere spiritualmente nel corpo dell’aliena viandante Wanderer, che la ricorda nelle fattezze, nei gesti ma non nello sguardo. L’anima di Melanie che ancora pulsa in lei, la induce a ritrovare il fidanzato Jared (Max Irons) e il fratellino Jamie (Chandler Canterbury), latitanti e dispersi nel deserto.

Un invasore alieno e un essere umano intrappolati nello stesso corpo, una convivenza destinata a scompaginare equilibri, a soffocare sentimenti e a generarne di nuovi. E un conflitto interiore che non poteva non invadere la sfera sentimentale. Perché l’aliena Wanda è in grado di provare le stesse emozioni di un essere umano, e si dà il caso che il suo cuore batta per un ragazzo che non è Jared.

Andrew Niccol architetta ed evidenzia il dualismo alieni vs umani, facendo leva sulla carica emotiva e comparativa che solo il flashback sa restituire. Wanda prende confidenza con il suo nuovo corpo, con il mondo high tech che la circonda e con gli alieni, e intanto rivive, nella sua mente, gli ultimi e decisivi istanti di vita dell’umana, ostaggio del suo corpo. Un’accurata contrapposizione cromatica e stilistica sottolinea l’acuta divergenza che affligge i due mondi prevaricatori, che non sanno e non vogliono comunicare. Da una parte l’atmosfera tiepida del mondo umano, suggerita da una fotografia dai toni caldi e avvolgenti, dall’altra la neutralità asettica del bianco e del luccicante color argento a palesare il deserto di emozioni delle anime aliene.

Una pellicola che rievoca l’atmosfera avveniristica di Gattaca, ma che a differenza di quest’ultimo film, non riesce a sollevare questioni socio-psicologiche altrettanto coinvolgenti e rivoluzionarie. E’ evidente come il fulcro narrativo di The Host miri a solleticare altre dimensioni emotive, puntando sul pathos del triangolo amoroso, e rischiando per questo di diventare l’ennesimo Twilight, stavolta in chiave aliena.

Amori contrastati da forze esterne avverse o dalle spietate leggi della natura, guerre tra mondi distanti e incompatibili, argomenti ormai logori e fin troppo abusati dalle pellicole fantasy; gli ingredienti possono anche cambiare, ma il sapore resta sempre lo stesso.

The Host: la nuova storia fantasy di Stephenie Meyer

The Host: la nuova storia fantasy di Stephenie Meyer

The-Host-film-2013

Chissà se la nuova trasposizione dell’opera di Stephenie Meyer avrà lo stesso successo e pari risonanza della sua saga Twilight? Domanda, la cui risposta ci verrà svelata molto presto. The Host, trasposizione dell’omonimo romanzo dell’ormai famosa scrittrice, arriverà sul grande schermo italiano il 28 marzo riproponendo un tema, anche se un po’ trito, senza dubbio di voga.

The Host: il primo poster

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The Host: il primo poster

Una fanpage di Facebook del film The Host, ha pubblicato un primo poster ufficiale del film tratto dall’omonimo romanzo di Stephenie Meyer, autrice della saga di Twilight.

The Host – Teaser Trailer Italiano Ufficiale

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The Host – Teaser Trailer Italiano Ufficiale

Eagle Pictures è lieta di presentare il primo teaser trailer italiano ufficiale del film The Host, tratto dal libro L’ospite di Stephenie Meyer e diretto dal regista Andrew Niccol. Nel cast Saoirse Ronan, Diane Kruger e William Hurt.

The Horror Piccion Show: in fumetteria il volume del personaggio di Mauro “Manthomex” Antonini

Il marchio Weird Book porta in tutte le fumetterie il primo volume di una serie di comics atipici e visionari di Mauro “Manthomex” Antonini: The Horror Piccion Show. Forse avrete già sentito parlare di piccioni “viaggiatori”, ma di sicuro non ne avete ancora incontrato uno come Piccion!

Ma chi è Piccion?

Si tratta di un piccione molto speciale, con il potere di comparire nei momenti fondamentali della storia del cinema. Di vignetta in vignetta si trova sbalzato in situazioni straordinarie, in cui incontra le icone del cinema classico e contemporaneo. In The Horror Piccion Show sono raccolte tutte le sue avventure nel regno dell’horror, del gotico e del fantastico: una divertentissima serie di gag surreali, colorate e poetiche, che vi faranno vedere i vostri film preferiti con occhi diversi.

SCHEDA TECNICA

Copertina
  • Titolo: The Horror Piccion Show
  • Autore: Mauro Antonini
  • Editore: Weird Book
  • Collana: Dark House
  • Genere: Fumetto
  • Pagine: 116
  • Prezzo: € 16,90
  • Formato: 17 x 24 cm
  • Caratteristiche: Brossurato

L’autore di Piccion, Mauro “Manthomex” Antonini

MANTHOMEX, alias Mauro Antonini (Roma, 1980), è un cartoonist fortemente attivo con storie a fumetti su sceneggiatura originale, illustrazioni e character designs su FurAffinity, Patreon e Deviant Art, con una pagina che ha recentemente raggiunto due milioni di visualizzazioni. Ha collaborato con lo studio di effetti speciali del Maestro Sergio Stivaletti.
Sue illustrazioni sono apparse come materiale promozionale ufficiale di film Hollywoodiani quali Teenage Mutant Ninja Turtles – Out of the Shadows (ParamountPictures) e Warcraft (Universal Pictures).

Per Weird Book a realizzato una serie di cover esclusive per i fumetti ufficiali di Evil Dead 2 e The Howling. La serie Piccioncinema, nata sul web nel 2011 e tutt’ora in corso, è, ad oggi, il suo progetto più personale.

Come nasce Piccion?

La serie Piccioncinema e il suo protagonista, Piccion, nascono nel 2011 sul blog di Manthomex (ora chiuso). Le vignette – realizzate tradizionalmente, a matita e china – uscivano settimanalmente e tutte in bianco e nero. La serie guadagnò da subito un buon riscontro di pubblico che la portò a uscire dall’ambito digitale venendo esposta in mostra in diverse collettanee o eventi più o meno underground di Roma e dintorni, dal Circolo degli Artisti al cineclub Detour, dalla libreria Altroquando al Fantafestival.

Nel 2012, in occasione della pubblicazione del primo sketchbook della serie (autoprodotto e ancora in bianco e nero) la Cart Gallery, prestigiosa galleria del fumetto in via del Gesù a Roma, dedica una personale alla serie e al suo autore. Da lì in poi Piccioncinema si è evoluta in una serie di prodotti esclusivi (folders, stampe limitate, cards, tutti a colori) presentati di volta in volta alla numerosissime fiere del fumetto italiane ed estere dov’era ospite l’autore.

 Nel 2019 la casa editrice Weird Book – per la quale Manthomex aveva realizzato in esclusiva alcune cover per i fumetti ufficiali di Evil Dead 2 e The Howling – inizia a valutare la possibilità di portare Piccion in libreria con una serie di volumi tematici, che raccolgano versioni appositamente riviste per la pubblicazione cartacea di molte delle vignette apparse sul web e tante altre inedite. Il primo volume – The Horror Piccion Show – Piccioncinema vol 1 – esce proprio per Weird Book nel giugno 2020.

The Horde: recensione del film di Yannick Dahan e Benjamin Rocher

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THE HORDE è il film del 2019 diretto da Yannick Dahan e Benjamin Rocher. Presentato in diversi festival tra Francia, Spagna e Portogallo il film ha ricevuto diversi riconoscimenti e critiche positive prima della sua distribuzione in terra francese nel febbraio del 2010 (in Italia è stato distribuito ad ottobre dalla casa di produzione Fandango di Domenico Procacci).

The Horde, la trama

Un gruppo di poliziotti, in cerca vendetta dopo la morte di un collega, raggiunge un palazzo semiabbandonato per regolare i conti con la  banda di criminali responsabile dell’omicidio. Non passerà molto tempo che il palazzo sarà infestato da decine di zombie.

The Horde, il film

Francia che da qualche anno sta dimostrando di essere diventata una grande distributrice di horror di forte impatto, basti ricordare alcuni dei titoli che hanno suscitato polemiche come Frontiers – Ai confini del tempo, A L’Interieur e Martyrs perché “ai limiti del rappresentabile”. Ciò nonostante questa volta non si tratta di un film eccessivo come i titoli precedentemente citati ma dell’ennesimo “Zombie movie”.


The Horde scorre bene sin dai primissimi minuti, ma questo accade perché nella parte iniziale la direzione che prenderà il film sembra un’altra, probabilmente molto più interessante di quello che accadrà poco dopo il primo quarto d’ora, ovvero l’arrivo di zombie assatanati da ogni dove. Da questo punto in poi, oltre ad una serie di rimandi a film più o meno famosi visti nell’arco di una vita, ci si imbatterà nella noia più totale in attesa del già preannunciato finale privo di qualsiasi colpo di scena.

The HordePossiamo comunque dire che di film con gli zombie ce ne sono a centinaia per tutti i gusti e che in un modo o nell’altro riescono sempre a vendere qualcosa, il problema di questa pellicola però è che non passa tantissimo dal far ricordare altri due film di genere di qualche anno fa: il primo è sicuramente Rec, horror spagnolo del 2007 che come questo ha ricevuto riconoscimenti al Fantasporto, mentre il secondo è 28 giorni dopo (film a sua volta influenzato da altri B-Movies) di Danny Boyle.

La direzione vede al suo comando due giovani registi: Yannick Dahan, alla sua prima esperienza da regista con alle spalle una carriera da critico cinematografico in diverse riviste francesi, elementi che ricordano i grandi artisti della Nouvelle Vague, e il suo collega Benjamin Rocher, nell’ambiente del cinema da qualche anno anche lui al primo lungometraggio. Come i registi anche il cast comprende esclusivamente attori di nazionalità francese, quasi sconosciuti a casa nostra e che inevitabilmente rimarranno sconosciuti visto che nessun personaggio da loro interpretato è degno di nota, eccezion fatta per il personaggio di Aurore interpretata da Claude Perron che si rivela il più interessante di tutta la banda in più di un’occasione.

In Italia gli incassi nelle prime settimane non sono stati grandiosi e difficilmente ci saranno colpi di scena, non è comunque da escludere nei prossimi mesi un buon risultato con la distribuzione in DVD.

The Honeymoon: recensione del nuovo film con Lucas Bravo

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The Honeymoon: recensione del nuovo film con Lucas Bravo

Ambientato tra una splendida Venezia ed il confine con la Slovenia, The honeymoon è la nuova commedia, a tratti più romantica o più d’azione, scritta e diretta dal regista britannico Dean Craig. La pellicola è già stata proiettata in alcune limitate sale statunitensi a partire dal 16 dicembre 2022, mentre è disponibile nel Regno unito dal 29 dicembre sulla piattaforma streaming Prime video. Nel cast ritroviamo figure già recentemente note nel cinema internazionale: l’attore Lucas Bravo (l’affascinante chef Gabriel nella serie Emily in Paris) interpreta il boss Giorgio, mentre Maria Bakalova (Borat seguito di film) qui è nei panni di Sarah. Ritroviamo anche Asim Chaudhry(Black mirror: bandernastch, Wonder Woman 1984) nel ruolo di Bav  e Pico Alexander (Mike Shubin nel nuovo Gossip Girl) come Adam.

The honeymoon: una luna di miele indimenticabile

The honeymoon si apre con il matrimonio di Adam e Sarah. Bav, migliore amico di Adam e testimone di nozze, già si denota come un personaggio più che comico ed impacciato: sembra che abbia perso gli anelli all’inizio, per poi ritrovarli e farne cadere uno nel lago, fa un discorso per il brindisi alquanto discutibile.

Giorni dopo, la coppia felice si sta preparando per la partenza per il loro viaggio di nozze nella romantica Venezia, quando Adam riceve una chiamata da un Bav molto depresso ed abbattuto. Per paura che l’amico possa suicidarsi, Adam lo invita ad unirsi al loro viaggio di nozze. Qui a Venezia la convivenza tra i tre si dimostra essere da subito insostenibile; Bav, troppo attaccato all’amico, finisce sempre per mettersi tra i due innamorati.

Durante la vacanza i tre partecipano ad una festa organizzata da Giorgio, affascinante nuova conoscenza di Bav e boss mafioso. Qui Bav, con la sua goffaggine, rompe tutta una serie di opere d’arte dal valore inestimabile; per ripagare Giorgio, Bav e Adam diventeranno dei corrieri per la droga, trasportando cocaina oltre il confine con la Slovenia, lasciando Sarah come garanzia al boss.

Una action comedy

The honeymoon è caratterizzato dalla copresenza di scene d’azione, soprattutto nella seconda metà del film, e da una certa comicità tendente al demenziale. Emblema di questa comicità è il personaggio di Bav: amico di vecchia data di Adam, questo sembra non essere in alcun modo cresciuto e maturato, restando anche ancorato alla relazione da inseparabili che i due avevano da piccoli. Bav non ha filtri, non comprende cosa può essere considerato giusto da dire o fare in certi contesti, e, specialmente durante i primi giorni di luna di miele di Adam e Sarah, non si rende conto di essere eccessivamente invadente. Questo porta naturalmente al crearsi di contrasti anche accentuati tra la sposa ed il migliore amico, ponendo Adam in una posizione mediana tra  i due.

Altro elemento interessante di The honeymoon è la rappresentazione parzialmente stereotipata dell’Italia e degli italiani: è generalmente noto come nel panorama internazionale il bel paese sia noto solo per il cibo, l’arte e… la mafia! Ciononostante, pur risultando sgradevole per gli italiani ad essere rappresentati sempre come boss mafiosi, la presenza di tali stereotipi accentua la comicità della pellicola.

The Honeymoon - Come ti rovino il viaggio di nozzeLa rappresentazione di un’amicizia tossica

Un tema focale in The honeymoon è l’amicizia tra Bav  e Adam: amici da una vita, i due continuano ad essere come fratelli l’uno per l’altro. Bav cerca di mantenere tra i due lo stesso rapporto di quando erano adolescenti, volendo stare sempre col suo migliore amico e non rendendosi conto dei cambiamenti che ci sono stati nelle loro vite.  Questo crea tra i due quella che si potrebbe definire un’amicizia tossica: Adam ammette di stare con Bav per proteggerlo, e perché sono amici da sempre, ma lui stesso critica di continuo l’amico e ne è effettivamente infastidito. Bav, continuando ad aggrapparsi al passato, assilla l’amico, e non gli garantisce gli spazi ormai necessari; anzi, cerca di passare ancora più tempo con Adam, realizzando che, una volta sposato con Sarah, non sarebbero più stati amici come prima.

Focale è quindi il principio per cui anche le amicizie possono tramutarsi in relazioni tossiche e quasi soffocanti. Ed, inoltre, anche le amicizie stesse sono destinate a cambiare con il corso del tempo, ma, come afferma anche lo stesso Adam nel film, ciò non significa che l’affetto verso l’altra persona venga meno.

The Homesman: trailer del film di e con Tommy Lee Jones

The Homesman: trailer del film di e con Tommy Lee Jones

Arriva online il primo trailer ufficiale di The Homesman, il nuovo film da regista dell’attore premio Oscar Tommy Lee Jones che arriva a otto anni di distanza da Le tre sepolture (2005) e a tre dal televisivo Sunset Limited (2011).

The Homesman, ambientato ai tempi dei pionieri, è un progetto curato al cento per cento da Jones, che lo ha scritto (insieme a Kieran Fitzgerald e Wesley A. Oliver), prodotto, interpretato e girato. Jones ha il ruolo di una guida che accompagnera tre donne in una strana ricerca, tra Nebraska e Iowa. Basato sul romanzo di Glendon Swarthout, il film annovera nel cast anche Hilary Swank, Meryl Streep, James Spader, John Lithgow, Tim Blake Nelson, David Dencik, Hailee Steinfeld e Jesse Plemons. Il film non sembra destinato ad essere un blockbuster: del resto nemmeno i precedenti lavori di Tommy Lee Jones lo sono stati, basti pensare ad esempio a Le Tre Sepolture. 

Fonte: CS

The Homesman: trailer con Tommy Lee Jones e Hilary Swank

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The Homesman: trailer con Tommy Lee Jones e Hilary Swank

The Homesman, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Glendon Swarthout, nonché seconda pellicola da regista firmata dall’attore Tommy Lee Jones è tornato a mostrarsi attraverso un nuovo trailer che vi proponiamo qui di seguito:

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Protagonisti del film saranno Hilary SwankMeryl StreepMiranda Otto James Spader, che affiancheranno sullo schermo Tommy Lee Jones.

La pellicola, presentata in concorso allo scorso Festival di Cannes, farà il suo debutto al cinema il prossimo 5 dicembre.

Fonte: Total Film

The Homesman: recensione del film di Tommy Lee Jones

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The Homesman: recensione del film di Tommy Lee Jones

In The Homesman nelle praterie del profondo West la vita è fatta soprattutto di solitudine. In una comunità del Nebraska isolata dal resto del mondo tre donne hanno perso completamente la ragione. I loro mariti le hanno trascinate laggiù nella rincorsa del sogno Americano, inseguendo il mito del selfmade man, fallendo prima come uomini e poi come mariti.

Un prete metodista cerca di riportare la pace nel suo gregge e incarica la misericordiosa Mary Bee Cuddy (Hilary Swank) di “scortare” su un carro-prigione le tre donne verso Est, nel mondo civilizzato dove la moglie di un Pastore (Maryl Streep) attende le anime smarrite per curarle. Ma Mery non può farcela senza un compagno di viaggio: incontra inaspettatamente un fuggiasco appeso per il collo a un albero, che dovrà sdebitarsi. Insieme a questo “low-life” cowboyche si fa chiamare George Briggs (Tommy Lee Jones) parte per il lungo viaggio attraverso le bellezze di aspri paesaggi desolati, percorrendo la pericolosa frontiera sotto una costante minaccia, quella psicologica.

The Homesman, il film

In questo percorso salvatori e salvati sono messi alla prova, e spesso finiscono per confondersi: se la schizofrenia delle tre donne sembra trovare nel viaggio i primi sintomi di una terapia, la straordinaria umanità di Mary Bee invece subisce un duro colpo. L’unico che sembra salvarsi dalla desolazione è il cinico vecchio cowboy che vive alla giornata e che rifiuta ogni illusione.

Per quanto The Homesman possieda il tenore western vecchio stile, la drammaticità del film non si consuma sotto i colpi di pistola, bensì attraverso la tensione emotiva che investe i due eccentrici protagonisti, magnificamente interpretati dalla pluripremiata agli Oscar Hilary Swank e da Tommy Lee Jones, che è altrettanto bravo davanti e dietro la macchina da presa. L’attore e regista del New Mexico affronta il western rinnovandosi nel genere dopo il film di debuttato alla regia (Le tre sepolture, 2005) con cui si era già aggiudicato a Cannes il premio come miglior interprete e miglio sceneggiatura.

di Enrico Baraldi

The Homesman: recensione del film con Hilary Swank

The Homesman: recensione del film con Hilary Swank

Con The Homesman Tommy Lee Jones torna dietro la macchina da presa dopo Le tre sepolture del 2005. Il suo nuovo film da regista racconta la difficile impresa di Mary Bee Cuddy (Hilary Swank), una donna indipendente che vive da sola nella frontiera americana dell’Ottocento e decide di assumersi il compito di trasportare tre donne malate di mente dal Nebraska fino all’Iowa. Durante il viaggio si imbatte in George Biggs (Tommy Lee Jones), un disertore dell’esercito a cui salva la vita. I due intraprendono questo viaggio insieme attraverso l’America, che li metterà a dura prova in un doloroso confronto di anime solitarie.

Tratto dall’omonimo romanzo di Glendon Swarthout, The Homesman attinge al genere western per l’ambientazione, i dialoghi essenziali e gli scenari dalle ampie distese desertiche, ma è un’opera che mostra senza pietà l’altra faccia del sogno americano: soprusi e avidità, prevaricazione sulla terra e sulla persona, soprattutto sulla donna. Le tre donne in preda alla malattia mentale sono vittime della terra spietata e della violenza subita dall’uomo, mentre Mary Bee Cuddy è una figura femminile che sotto l’apparenza autoritaria nasconde una profonda umanità e una fatale fragilità alimentata dalla solitudine.

Nonostante sia accompagnato da un valido cast di contorno, The Homesman si regge interamente su Tommy Lee Jones (che ha anche scritto e prodotto il film) e Hilary Swank, due fuoriclasse che mettono in scena un duplice viaggio di formazione che va incontro a un tragico colpo di scena, quando la trama lineare della narrazione giunge a una svolta che sovverte l’equilibrio del dramma.

La regia di Tommy Lee Jones è impeccabile ed è esaltata dall’elegante fotografia di Rodrigo Prieto. The Homesman mostra le scelte contrastanti dei personaggi che animavano questa America: la totale chiusura nelle proprie convinzioni, nelle barriere mentali o fisiche, come anche la disponibilità e la volontà di mettersi in discussione, con la determinazione del singolo che può confluire verso qualcosa di più grande.

Forse non è un paese per donne, ma di certo la gentilezza di piccoli gesti rimane nella memoria e insegna a convivere col rimpianto, trovando la forza di andare avanti e di continuare a seguire la strada che porta a Ovest.

The Homesman: libro, trama e cast del film di Tommy Lee Jones

The Homesman: libro, trama e cast del film di Tommy Lee Jones

Attore premio Oscar distintosi attraverso film di vario genere come Il fuggitivo, Men in Black, Batman Forever e Non è un paese per vecchi, Tommy Lee Jones non si è limitato nel corso della sua carriera alla sola recitazione. In due occasioni ha infatti firmato anche la regia di due lungometraggi cinematografici, entrambi dall’ambientazione affine. Il primo, Le tre sepolture, è un apprezzato western contemporaneo, mentre il secondo The Homesman (qui la recensione), del 2014, è un western puro con un punto di vista particolarmente originale e inesplorato. Presentato in concorso al Festival di Cannes, questo ha confermato il talento di Jones anche come regista.

Il film è basato sull’omonimo romanzo del 1988 scritto da Glendon Swarthout, che aveva già visto diversi dei suoi romanzi western venire adattati per il grande schermo. Il titolo The Homesman si riferisce al compito di riportare a casa gli immigrati, che era tipicamente un lavoro da uomini. In un contesto maschile come quello del selvaggio west, Jones, però, dà grande risalto alla condizione femminile, esplorando la vita delle donne dell’epoca, argomento estremamente poco trattato e approfondito. Oltre a ciò, nel film si ritrova anche la durezza dell’esistenza dei primi coloni del Midwest statunitense della metà dell’Ottocento.

Si tratta dunque di un racconto western attraverso cui il regista riesce a raccontare temi ancora oggi attuali, proponendo riflessioni tutt’altro che scontate. Oltre a ciò, The Homesman è anche considerato uno dei più bei western classici realizzati di recente, configurandosi come una gioia per gli occhi degli appassionati di questo genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Homesman: la trama del film

La vicenda narrata si svole nel 1854. Mary Bee Cuddy è una delle figure più autoritarie della piccola comunità di fattori di Luop, Nembraska. Giovane pionera indipendente, la donna avverte però un grande senso di solitudine, amplificato dall’incapacità di instaurare una relazione duratura. Un’occasione per allontanarsi dalla sua terra arriva quando Theoline Belknap, Arabella Sours e Gro Svendsen iniziano a mostrare segni evidenti di instabilità mentale, causati dall’ambiente particolarmente opprimente nei confronti delle donne. Cuddy si offre dunque di scortarle in Iowa, presso la chiesa di Hebron, dove si può offrire loro un’adeguata assistenza.

Nel tragitto, Cuddy si imbatte però l’imbroglione George Briggs. Salvandogli la vita da un linciaggio certo, la donna ottiene da lui la promessa di aggregarsi alla compagnia per proteggerle dai pericoli del West. Attraversare il paese pone infatti lo strampalato gruppo davanti a diversi ostacoli, tra cui l’ostilità delle tribù native americane che guardano con sospetto le donne e l’impervia attraversata delle zone desertiche. Con il passare dei giorni, i disturbi mentali delle donne aumentano e anche Cuddy inizia a cedere alla pressione della forte depressione di cui soffre, che potrebbe compromettere l’esito del viaggio. Per tutti loro, sarà necessario compiere un percorso di maturazione, abbandonando tutto ciò che credevano di sapere.

The Homesman cast

The Homesman: il cast del film

Protagonista del film, nel ruolo di Mary Bee Cuddy, è l’attrice premio Oscar Hilary Swank, che ha vinto il premio in due occasioni per Boys Don’t Cry e Million Dollar Baby. Per interpretare al meglio il suo ruolo, l’attrice approfondì quanto più possibile la vita delle donne negli Stati Uniti della metà dell’Ottocento, al fine di conoscere dettagli e modi di fare che potessero tornarle utili per il personaggio. Accanto a lei si ritrova poi lo stesso Tommy Lee Jones, il quale interpreta l’imbroglione George Briggs. Per l’attore non si è trattato della prima volta in un contesto western, dimostrando anzi una grande predisposizione a questa tipologia di racconto.

Nel ruolo delle tre donne malate mentalmente, Gro Svendsen, Theoline Belknapp e Arabella Sours si ritrovano invece Sonja Richter, Miranda Otto e Grace Gummer. Quest’ultima è nota per essere la figlia di Meryl Streep, ed ha avuto con questo film il suo primo ruolo importante al cinema. La stessa Streep, inoltre, compare brevemente nel ruolo di Altha Carter, la donna che gestisce la chiesa di Hebron, dove i protagonisti sono diretti, insieme al marito, il reverendo Dowd, interpretato da John Lithgow. Gli attori David Dencik, William Fichtner e Jesse Plemons sono rispettivamente Thor Svendsen, Vester Belknap e Ganr Sours, i mariti delle tre donne. Nel film compare inoltre l’attrice Hailee Steinfeld, divenuta celebre per il western Il grinta, qui nei panni di Tabitha Hutchinson.

The Homesman: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Homesman è infatti disponibile nel catalogo di Tim Vision e Rai Play. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì 24 luglio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

The Homesman poster del film di Tommy Lee Jones

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The Homesman poster del film di Tommy Lee Jones

Ecco il poster di The Homesman, il film scritto, diretto e interpretato da Tommy Lee Jones con Hilary Swank come coprotagonista. Il film, un western, sarà presentato in Concorso al prossimo Festival di Cannes (a questo link il programma completo di Cannes 2014).the homesman posterIl film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Glendon Swarthout nel 1988. Nel cast, oltre a Tommy Lee Jones e Hilary Swank, ci sono anche Meryl Streep, Miranda Otto e James Spader.

The Hollywood Reporter cover: le attrici e i loro artisti di bellezza

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Ieri è comparsa sul profilo Facebook di Jessica Chastain una foto in cui lei, bellissima in rosa, posa con Kristofer Buckle e Renato Campora, rispettivamente il suo truccatore e il suo parrucchiere.

Oggi, via Just Jared, apprenditamo che la foto è una cover di The Hollywood Reporter che ha realizzato una serie di copertine glamour, in cui le attrici vengono immortalate con i loro truccatori, parrucchieri, stilisti, insomma con quelle persone che contribuiscono a renderle bellissime. Ecco gli scatti!

The Hollow Point – Punto di non ritorno: la spiegazione del finale

Diretto dal regista spagnolo Gonzalo López-Gallego, noto anche per i film Open Grave e Fuoco assassino 2, il western The Hollow Point – Punto di non ritorno è probabilmente uno dei titoli appartenenti a questo genere meno noti tra quelli realizzati negli ultimi anni. Si tratta però di un western non vecchio stile come AppaloosaHostiles – Ostili, bensì contemporaneo, simile dunque al pluricandidato agli Oscar Hell of High Water e in generale a molte delle opere realizzate da Taylor Sheridan.

Girato tra Salt Lake City e altre località dello stato americano dello Utah, il film diretto da López-Gallego propone infatti dinamiche proprie di questo genere ma trasportate nel nostro presente, dimostrando anche come certe storie non cambino mai. The Hollow Point – Punto di non ritorno è però principalmente un’opera incentrata su quel labile confine tra bene e male, che spesso viene oltrepassato rendendo difficile distinguere chi siano i buoni e chi i cattivi o cosa si è disposti a compiere in nome di uno di questi valori.

Per gli appassionati del genere, si tratta dunque di un titolo da non perdere, che grazie al suo passaggio televisivo può ora essere riscoperto. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Hollow Point – Punto di non ritorno. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Hollow Point - Punto di non ritorno trama

La trama e il cast di The Hollow Point – Punto di non ritorno

Il film è ambientato in una polverosa cittadina dell’Arizona alla frontiera con il Messico, dove, dopo anni di allontanamento volontario, torna lo sceriffo John Wallace. L’uomo ritrova però la sua città natale in preda all’illegalità, in particolare ai trafficanti d’armi che riforniscono i cartelli della droga di oltre confine. Dopo che il suo predecessore è stato costretto al pensionamento, Wallace è ora più determinato che mai a riportare la giustizia e la legalità in quel luogo.

Per farlo, dovrà però affrontare un avversario temibile, Atticus, boss di uno dei cartelli della droga più potenti, che lo vuole morto. Rendendosi conto che non può affrontare la situazione da solo, Wallace cerca l’aiuto dell’anziano ex sceriffo, Leland. Insieme, formeranno un’improbabile partnership, impegnati a svelare la verità dietro il traffico di armi e a smantellare la morsa del cartello sulla loro comunità.

Ad interpretare John Wallace, protagonista di The Hollow Point – Punto di non ritorno è l’attore Patrick Wilson, celebre per la sua interrpetazione di Ed Warren nella saga horro di The Conjuring. Timothy Olyphant era stato inizialmente scritturato per il ruolo di Wallace, ma ha rinunciato a causa di conflitti di programmazione. Nel ruolo dello sceriffo Leland vi è invece l’attore Ian McShane, mentre completano il cast Lynn Collins nel ruolo di Marla e John Leguizamo in quello di Atticus. Jim Belushi, infine, interpreta Shepard “Shep” Diaz.

The Hollow Point - Punto di non ritorno cast

La spiegazione del finale del film

Nel finale di The Hollow Point – Punto di non ritorno, lo sceriffo della città, Wallace, e il suo vice, Leland, portano all’estremo la caccia al cartello messicano responsabile di una serie di crimini violenti. Man mano che si avvicinano ai loro obiettivi, affrontano però ostacoli e tradimenti sempre più pesanti, fino alla resa dei conti finale. In uno sconvolgente colpo di scena, Leland viene infatti ucciso, lasciando Wallace da solo ad affrontare il capo del cartello, Atticus.

Nonostante l’inferiorità numerica, Wallace riesce però a superare in astuzia Atticus e i suoi uomini, uccidendoli tutti. Con la città finalmente libera dall’influenza del cartello, Wallace può tornare ai suoi doveri di sceriffo, ma non senza il peso della violenza e della corruzione di cui è stato testimone. Il film si conclude dunque con un senso di giustizia raggiunta, ma anche con un senso di oscurità persistente che spinge a riflettere su quanto si è disposti a fare del male per raggiungere il bene.

Il trailer di The Hollow Point – Punto di non ritorno e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Seven grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 4.