La 20th Century Fox ha annunciato che il reboot dei Fantastici Quattro uscirà il 6 Marzo 2015 per la regia di Josh Trank (Chronicle), su una sceneggiatura scritta da Michael Green e Jeremy Slater.
Nel 2012 al via Ghostbusters 3
Ghostbuster 3 si farà, parola di Dan Aykroyd. L’attore ha infatti dichiarato al The Dennis Miller Show che il film ha un buon copione, già pronto, e che le riprese inizieranno nella prossima primavera. Poco importa se Bill Murray deciderà di partecipare o no!
“L’idea alla base del franchise è molto più ampia di ogni ruolo individuale e la premessa di Ghostbusters 3 è che consegnamo l’equipaggiamento a nuove leve.” Nella storia infatti i nostri sono troppo vecchi per continuare la loro caccia ai fantasmi infestanti, per cui decidono di passare la palla ad acchiappafantasmi più giovani. Le new entry saranno tre uomini e una donna, ma nulla si sa ancora del casting ufficiale.
Fonte: comingsoon
Neisi: La fuerza de un sueño: recensione del film di Daniel Yépez Brito
Tokyo, 2021. Un fiocco blu tra i bei capelli neri e ricci. Due giovani braccia alzate reggono 145 chili. Le urla di commozione, i sorrisi e le lacrime di gioia. Tutta la forza e il dolore di una giovane atleta. Questa è l’avvincente ed entusiasmante storia di Neisi Patricia Dajomes Barrera, la prima donna dell’Ecuador a vincere una medaglia d’oro olimpica nel sollevamento pesi.
Vincitore del Premio IILA – Cinema 2024 (dell’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana) come Miglior Documentario, Neisi: La fuerza de un sueño è il toccante docufilm del regista Daniel Yépez Brito (7 Muros, Ovejas, La rebelión de la memoria) dedicato alla coraggiosa e straordinaria atleta ecuadoriana Neisi Barrera, divenuta in pochi anni orgoglio per la sua nazione e grande esempio per tutte le giovani atlete. La pellicola, prodotta da Irina López Eldredge e Retrogusto Films, è stato presentata in anteprima italiana lo scorso 16 maggio 2024 al Cinema Barberini di Roma in occasione della 17ª edizione de La Nueva Ola – Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano.
Neisi: la forza inarrestabile di una combattente
In Neisi: La fuerza de un sueño, tra continui flashback, testimonianze, interviste e filmati privati, il regista guida il pubblico in un viaggio coinvolgente che esplora e celebra la straordinaria storia di Neisi Dajomes. Il film offre uno sguardo attento e delicato sulla vita di questa giovane atleta, figlia di rifugiati colombiani, partendo dalle sue umili origini nella povera cittadina ecuadoriana di Shell. Qui, insieme ai suoi fratelli, Neisi ha mosso i primi passi nel mondo del sollevamento pesi, coltivando il suo talento e affrontando le sfide della vita con notevole determinazione e passione.
Daniel Yépez e Irina López riescono, in soli 90 minuti, a portare sullo schermo i momenti che più hanno segnato la vita di Neisi. Non solo i ricordi gioiosi in famiglia, le prime conquiste e la passione per questo sport, ma anche il dolore, le sconfitte e i sacrifici. Il documentario si sofferma in particolare su due tragici eventi che hanno stravolto la sua vita: la perdita prematura del fratello maggiore Javier e, poco dopo, quella della madre. Questi lutti familiari, nonostante la grande sofferenza e il vuoto lasciato, hanno plasmato la sua forza interiore e dato nuova linfa alla sua tenacia e perseveranza.
Neisi ha combattuto con tutta se stessa per poter dedicare una medaglia d’oro alle persone che ha amato, soprattutto a quelle che non erano più con lei. Questo profondo atto d’amore l’ha resa un vero e proprio esempio di resilienza e di forza femminile, non solo per il suo Paese ma per tutto il mondo sportivo.
“Grazie guerriera, grazie
donna d’oro!”
Neisi: La fuerza de un sueño va ben oltre il semplice testimoniare la formazione sportiva e la scalata al successo di una giovane atleta. Il documentario di Daniel Yépez e Irina López – nonostante tratti uno sport ancora poco conosciuto e apprezzato – riesce, con estrema autenticità, delicatezza e rispetto, a far ripercorrere allo spettatore il climax di emozioni vissuto dalla protagonista: dal dramma della competizione ai Giochi Panamericani di Toronto 2015, dove Neisi ha subito uno svenimento e un attacco epilettico, proseguendo per la sua difficile vita familiare, le sfide e le rinunce imposte da questa disciplina, fino all’incoronamento del suo grande sogno.
Al di là del possibile disinteresse per questa disciplina sportiva e del ritmo a tratti troppo lento e riflessivo, il film intrattiene piacevolmente il pubblico narrando una storia tanto drammatica quanto intensa e affascinante, un’ispirazione per tutte le bambine del mondo. Neisi: La fuerza de un sueño è la celebrazione di un sogno, un vero “viaggio eroico” e umano in cui Neisi brilla più di qualsiasi medaglia olimpica.
Neils Arden Oplev e il remake di Linea Mortale
Quella del remake di Linea Mortale, film del 1990 firmato da Joel Schumacker è un’idea che circola ormai da un paio d’anni: il progetto sembra ora aver preso nuovo slancio, con la scelta del regista: a dirigerlo sarà il danese Neil Arden Oplev, giunto alla notorietà internazionale grazie a Uomini che odiano le donne.
L’originale vedeva protagonista un manipolo di ‘giovani speranze’ della Hollywood del tempo – Julia Roberts, Kiefer Sutherland, Kevin Bacon, William Baldwin e Oliver Platt – nel ruolo di un gruppo di studenti di medicina con pochi scrupoli intenti ad indagare sul confine tra la vita e la morte.
Oplev ha recentemente lavorato alla trasposizione televisiva del romanzo The Dome di Stephen King e Dead Man Down, con Colin Farrell e Noomi Rapace, da lui diretta proprio nell’adattamento del primo romanzo della trilogia di Millennium.
Fonte: Empire
Neill Blomkamp: “Il mio Alien non annullerà gli ultimi due film”
In seguito alle ultime dichiarazioni di Neill Blomkamp a proposito del quinto capitolo della saga di Alien, erano in molti a temere per la continuità narrativa del franchise, considerando che il regista di District 9, Elysium e del prossimo Humandroid aveva rivelato di voler realizzare un film che fosse il “fratello genetico” di Aliens Scontro finale, ignorando così Alien 3 e Alien La Clonazione. Adesso, però, è lo stesso Blomkamp a chiarire le cose, dichiarando che non ignorerà quanto accaduto nella seconda parte del noto franchise di fantascienza:
“Non sto cercando di cancellare quanto accaduto in Alien 3 o in Alien La Clonazione – ha detto il regista al sito AlloCine – I miei preferiti sono i primi due film. Voglio fare un film che sia collegato ad Alien e ad Aliens Scontro finale. Questo è il mio obiettivo”.
Alien 3, che ha segnato il debutto alla regia di Fincher, e Alien: La clonazione, per la regia di Jean-Pierre Jeunet da una sceneggiatura di Joss Whedon, non sono generalmente ben considerati dai fan del franchise sci-fi. Alien (1979) fu diretto da Ridley Scott, mentre James Cameron prese le redini e diresse Aliens – Scontro finale (1986). Staremo a vedere se Neil Blomkamp riuscirà a portare in auge una delle saghe più amate della storia del cinema. Ricordiamo che Sigourney Weaver tornerà nei panni dell’iconica Ellen Ripley.
Neill Blomkamp, regista di District 9, ha girato un nuovo film in gran segreto
Neill Blomkamp, meglio conosciuto per il suo lungometraggio d’esordio District 9, ha girato segretamente un film horror soprannaturale in Canada, durante la pandemia. Dopo il grande successo di District 9, che ottenne anche quattro candidature agli Oscar (incluso miglior film), la carriera di Blomkamp è stata caratterizzata da una serie di insuccessi.
Ad oggi, il regista ha diretto soltanto altri due lungometraggi, Elysium con Matt Damon, e Humandroid con Hugh Jackman, entrambi stroncati dalla critica. In particolare, il regista non ha mai nascosto che il fallimento di Humandroid è stato “incredibilmente doloroso”: proprio per questo, dal 2016 Blomkamp si è dedicato esclusivamente alla produzione di una serie di cortometraggi attraverso la sua società, Oats Studios, nonostante abbia continuato a lavorare ad altri progetti sci-fi (incluso un quinto capitolo della saga di Alien mai realizzato).
Ora, sembra che il regista abbia spezzato la catena e sia tornato in attività, con Deadline che riferisce che Neill Blomkamp ha girato un film horror soprannaturale, in gran segreto, durante la pandemia. Blomkamp ha girato il film in Canada, durante la scorsa estate, dopo che il suo prossimo lungometraggio, The Inferno, è stato ufficialmente posticipato al 2021. The Inferno sarà un thriller d’azione ad alto budget interpretato da Taylor Kitsch, mentre questo nuovo film è stato realizzato con un budget inferiore, consentendo a Blomkamp a mostrare le sue rinomate capacità nel campo degli effetti visivi.
Non c’è dubbio che Blomkamp abbia un approccio visivo unico ai suoi film: se è riuscito a combinarlo con un’entusiasmante storia di genere, allora è probabile che questo nuovo titolo sarà un enorme successo. Al momento non ci sono ulteriori dettagli sul progetto: in molti si chiedono se anche questa volta è stato coinvolto Sharlto Copley, attore feticcio del regista, apparso non solo in tutti e tre i suoi lungometraggi, ma anche in uno dei cortometraggi prodotti da Oats Studios.
Neill Blomkamp, il sequel di Elysium e l’opinione su Humandroid
Neill Blomkamp sta promuovendo i suoi Oats Studios, la casa di produzione che ha cominciato a produrre cortometraggi horror, ma i suoi progetti al cinema non sono ancora terminati. A partire dal sequel di Elysium: “Elysium è una di quelle cose che sento che avrei potuto fare meglio. Se si avessero questi mezzi per fare un film come Elysium si potrebbe finire in uno scenario differente, perché il film aveva tutte le tematiche che volevo. Amo moltissimo il setting di Elysium. L’idea della separazione delle classi e del cerchio nello spazio è ancora molto allettante per me, adorerei tornare indietro e fare un altro film nel mondo di Elysium perché è avvincente. Credo semplicemente che potrei fare un lavoro migliore adesso in quanto a temi affrontati e motivazioni dei personaggi. Posso fare meglio, credo.”
Oats Studios “Volume 1”: secondo trailer del progetto di Neill Blomkamp
In merito a Humandroid, il suo film successivo, Neill Blomkamp ha dichiarato: “Tanto per essere chiari. Humandroid non è un film che avrei fatto in modo diverso, anzi con questo è esattamente l’opposto. Nonostante tutti gli aspetti negativi di quel film, sono ancora convinto del modo in cui l’ho raccontato. Credo di aver realizzato esattamente quello che avevo in testa. Per quanto io possa meritare critiche o meno, sono convinto di aver fatto quello che volevo.”
Non sappiamo a cosa lavorerà Blomkamp in futuro ma sappiamo per che un sequel di Elysium sarà estremamente difficile da realizzare.
Neill Blomkamp in trattative per scrivere e dirigere un nuovo Sci-Fi
Dopo aver visto accantonare il suo progetto riguardante il sequel di Alien, Neill Blomkamp potrebbe aver trovato il suo prossimo film: The Gone World.
Prodotto dalla Fox, il progetto riguarda l’adattamento del nuovo romanzo di Thomas Sweterlisch, già autore del precedente Tomorrow And Tomorrow, e sarà prodotto da Peter Chernin.
Nel suo precedente romanzo Thomas Sweterlisch presentava un racconto tipicamente cyberpunk: ambientato in una Pittsburgh distrutta, la storia era incentrata sulla relazione tra l’umanità e la dimensione virtuale. Si sa ancora molto poco del nuovo libro e del suo adattamento: Deadline ipotizza si tratti di uno Sci-Fi in cui avranno forte rilievo i viaggi nel tempo. Insomma, gli elementi di partenza sembrano decisamente congeniali al regista di District 9, Elysium e Chappie, a cui è stato inoltre anche offerto il ruolo di sceneggiatore dell’adattamento. Riguardo a questo progetto, inoltre, non è ancora disponibile alcuna data riguardo a un potenziale inizio dei lavori, anche se è presumibile che se Blomkamp accettasse il progetto entrerebbe subito in fase di scrittura.
Nel caso accettasse l’incarico, il regista sudafricano avrebbe un nuovo progetto a cui dedicarsi nell’attesa che, una volta rilasciato l’attesissimo Paradise Lost di Ridley Scott, la Fox permetta a Blomkamp di concentrarsi sul suo già citato progetto dell’universo di Alien.
Neill Blomkamp aveva in cantiere un film di Alien?
Via Instagram, il regista di District 9 e Elysium, Neill Blomkamp, ha diffuso una serie di concept art relativi a un progetto al quale stava lavorando. Si tratta di un film ambientato nell’universo di Alien, anche se lo stesso regista, dopo la diffusione dei concept, ha specificato che il progetto non aveva nulla a che fare con “lo studio” (cioè la 20th Century Fox, che detiene i diritti della saga di Alien).
I concept art, che potete vedere cliccando sull’immagine di seguito, sembrano ispirati ai primi due film della saga e hanno come protagonista Ellen Ripley (Sigourney Weaver).
Sembra che Neill Blomkamp stesse lavorando al progetto in maniera del tutto autonoma, con l’intento di proporre solo in seguito la sua idea alla 20th Century Fox, in modo da ottenere i finanziamenti per realizzare la pellicola. Non sappiamo come siano andate realmente le cose; è probabile che adesso il regista abbia semplicemente voluto stuzzicare l’interesse dei fan e, magari, catturare l’attenzione degli studios. Vi terremo aggiornati…
Neill Blomkamp afferma che il suo sequel di ALIEN non è successo perché non è un “regista lacchè dei studios”
Ci stiamo avvicinando a un decennio da quando è stato rivelato per la prima volta che Neill Blomkamp stava sviluppando Alien 5, anche se il fatto che questo progetto non sarebbe mai diventato realtà è stato reso evidente qualche tempo fa. L’idea era che Sigourney Weaver riprendesse il ruolo di Ellen Ripley, con Michael Biehn nei panni di Cpl. Anche Dwayne Hicks e un Newt adulto avrebbero dovuto essere al centro della scena. Ci si aspettava che gli eventi del terzo e del quarto film fossero in gran parte ignorati, notizia che è stata un sollievo per i fan di quelle classiche prime due puntate.
Nel corso degli anni, Blomkamp è stato associato a numerosi franchise di fantascienza al di fuori di Alien, tra cui Halo e RoboCop. Anche quelli non si sono mai concretizzati e il regista ha fatto luce sul perché durante una recente intervista con Empire Online. “Le cose che mi hanno colpito di più nella mia carriera sono i progetti che non sono stati realizzati – ‘Alien’, principalmente”, rivela il regista di District 9 . “[Avrei potuto continuare a lavorare all’interno del sistema cinematografico statunitense] se fossi stato più un regista lacchè di McDonald’s, tipo Burger King, che fa un film ogni anno o ogni 1,5 anni”.
“Naturalmente, sono un artista che non gioca al gioco di Hollywood”, ha continuato Blomkamp. “Quando me ne sono andato, ho pensato alle cose e sono tornato con un punto di vista diverso su come mi avvicinerò a Hollywood”. Il regista non ha mai approfondito del tutto il motivo per cui Alien 5 non è stato realizzato, anche se è stato ampiamente teorizzato che Sir Ridley Scott abbia scelto di staccare la spina per concentrarsi sui suoi film prequel che sono iniziati con Prometheus (che è terminati bruscamente quando Alien: Covenant è stato accolto negativamente). Ora, aspettiamo con fervida attesa la nuova serie TV Alien da Noah Hawley creatore di Fargo e un film diretto da Fede Alvarez che si pensa si chiami Alien: Romulus. Sei deluso che Alien 5 di Blomkamp non sia mai diventato realtà?
Neil Patrick Harris: 10 cose che non sai sull’attore
Attore, cantante, prestigiatore e showman dello spettacolo statunitense, Neil Patrick Harris si è affermato negli anni grazie alla sua grande versatilità e al suo incontenibile carisma. Interprete di alcuni tra i più noti personaggi della televisione degli ultimi decenni, è oggi una vera e propria icona, seguito e apprezzato dai suoi numerosi fan in tutto il mondo.
Ecco 10 cose che non sai di Neil Patrick Harris.
Parte delle cose che non sai sull’attore
Neil Patrick Harris: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. La carriera cinematografica dell’attore ha inizio nel 1988 con il film Il grande cuore di Clara, per poi proseguire con titoli come Starship Troopers (1997), Sai che c’è di nuovo? (2000), Harold & Kumar (2008), I puffi (2011), I Muppet (2011), I puffi 2 (2013), Un milione di modi per morire nel West (2014), con Amanda Seyfried, L’amore bugiardo – Gone Girl (2014), con Ben Affleck e Rosamund Pike, e Downsizing – Vivere alla grande (2017), con Matt Damon. Nel 2022 tornerà al cinema con The Matrix 4, con Keanu Reeves.
9. È noto per i suoi ruoli televisivi. Harris ottiene una prima popolarità televisiva grazie alla serie Doogie Howser (1989-1993), per poi prendere parte ad alcuni episodi di celebri titoli come La signora in giallo (1993), Will & Grace (2000), e Law & Order: Criminal Intent (2004). Il ruolo della sua carriera arriva però con How I Met Your Mother, dove dal 2005 al 2014 interpreta il leggendario Barney Stinson, recitando accanto agli attori Jason Segel e Cobie Smulders. Di recente si è poi fatto apprezzare per il ruolo del Conte Olaf in Una serie di sfortunati eventi (2017-2019).
8. È celebre anche come doppiatore. Particolarmente capace ad adattare la propria voce in base al personaggio ricoperto, Harris si è distinto anche per le sue qualità nel doppiaggio. Tra i film per cui ha ricoperto tale ruolo si annoverano Piovono polpette (2009), Cani & Gatti – La vendetta di Kitty (2010) e Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi (2013). Ha poi dato voce al personaggio di Spider-Man in Spider-Man: The New Animated Serie (2003).
Neil Patrick Harris: il suo matrimonio
7. Si è sposato in Italia. Nel 2014 l’attore si è sposato a Perugia, in Italia, con il compagno David Burtka, con il quale aveva una relazione dal 2004 e per il quale fece coming out nel 2006. A celebrare le nozze fu la regista Pamela Fryman, che aveva collaborato con Harris per How I Met Your Mother. Durante il ricevimento seguente la cerimonia, si è invece esibito Elton John, amico della coppia.
Neil Patrick Harris ha due figli
6. È diventato padre. Nell’ottobre del 2010 l’attore, insieme al suo compagno, diventa padre dei gemelli Harper Grace e Gideon Scott, avuti tramite madre surrogata. Sul profilo Instagram dell’attore è possibile ritrovare numerose foto della famiglia durante alcuni momenti di svago divenuti particolarmente celebri tra i fan di Harris.
Parte delle cose che non sai sull’attore
Neil Patrick Harris in How I Met Your Mother
5. Ha personalmente eseguito i trucchi di magia visti nella serie. Nel corso delle stagioni, Barney si diletta in più occasioni con alcuni numeri di magia, spesso particolarmente sorprendenti. Per eseguirli, tuttavia, non è stato necessario ricorrere a particolari effetti speciali o controfigure. Harris è infatti un rinomato prestigiatore, ed ha personalmente eseguito con successo i trucchi previsti.
4. Ha inventato una celebre espressione. Tra i maggiori tormentoni di Barney Stinson, vi è quello relativo al “The Bro Code”, un sacro codice di regole da rispettare per poter essere a tutti gli effetti un fidato amico fraterno. Benché nella serie si giochi sull’invenzione di tale codice, fu proprio Harris a contribuire alla sua istituzione, come supportato anche dalla sua non esistenza sul Web prima del 2008, anno in cui compare nella serie.
3. Gli è stato donato un prezioso oggetto della serie. Al termine della serie, ogni membro del cast ebbe modo di portare via con sé alcuni tra i maggiori e più ricorrenti oggetti presenti nella serie. Harris decise di tenere con sé il famoso “The Playbook”, ovvero il libro ricco degli stratagemmi che il suo personaggio, Barney, utilizza nel corso delle stagioni per conquistare le sue numerose donne.
Neil Patrick Harris e gli Oscar
2. Ha condotto la celebre cerimonia. Nel 2015 Harris viene scelto come conduttore dell’87ª edizione dei premi Oscar. In tale occasione, l’attore ha avuto modo di sfoggiare nuovamente le proprie doti canore come anche quelle di ballerino. Resta memorabile, tuttavia, il suo sketch ispirato al film Birdman, candidato quell’anno, che lo portò a presentarsi sul palco in mutande.
Neil Patrick Harris: età e altezza
1. Neil Patrick Harris è nato ad Albuquerque, in New Mexico, Stati Uniti, il 15 giugno del 1973. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.
Fonte: IMDb
Neil Patrick Harris in A Million Ways to Die in the West
Neil Patrick Harris è il nuovo arrivato all’interno del cast di A Million Ways to Die in the West, la nuova commedia di Seth MacFarlane, autore della fortunata serie dei Griffin e di Ted.
Neil Patrick Harris è un artista poliedrico, attore, cantante, ballerino, doppiatore, presentatore, il ragazzo di Albuquerque si è già cimentato in diversi ruoli ed è noto soprattutto per la serie televisiva Doogie Howser e la sitcom How I Met Your Mother. In bacheca vanta già numerosi presmi, tra cui tre Young Artist Awards, due Emmy Awards, tre People’s Choice Awards e svariate nomination, comprese quattro ai Golden Globe.
In A Million Ways to Die in the West, Neil Patrick Harris si ritroverà a lavorare all’interno di un cast di assoluto valore, che comprende Charlize Theron, Amanda Seyfried, Sarah Silverman, Liam Neeson, Giovanni Ribisi e lo stesso Seth MacFarlane. Riguardo al ruolo che Harris dovrebbe interpretare non ci sono ancora informazioni.
La Universal e Media Rights Capital hanno annunciato intanto la data di uscita ufficiale del film, fissata per il 30 maggio 2014. Ecco la sinossi ufficiale di A Million Ways to Die in the West:
La mutevole fidanzata (Amanda Seyfried) di un pecoraro codardo (Seth MacFarlane) decide di lasciarlo per un altro uomo dopo che lui si è tirato indietro a un duello. Una misteriosa e bella donna (Charlize Theron) appena giunta in città lo aiuterà a ritrovare coraggio, e i due si innamoreranno. Il contadino dovrà mettere alla prova il suo coraggio appena ritrovato quando il marito di lei, un noto fuorilegge (Liam Neeson), arriverà in cerca di vendetta.
Neil Patrick Harris dubita che ripresenterà gli Oscar
L’attore Neil Patrick Harris, ultimo presentatore degli Oscar, sembra essere rimasto scottato dalle critiche ricevute per la sua conduzione degli Academy Awards e ha dichiarato, nel corso di un’intervista all’Huffington Post, che “né la sua famiglia o la sua anima potrebbero mai sopportare un’altra conduzione”. Sorridendo, ha definito bestiale questa esperienza; certamente un punto importante da spuntare in una lista dei desideri professionali, ma anche un impegno difficile da portare avanti ogni anno, o anche solo in un’altra occasione, considerando il tempo speso e la risonanza critica.
L’interprete di How I Met Your Mother e Gone Girl – L’amore bugiardo ha sottolineato che nulla è stato lasciato all’improvvisazione durante lo spettacolo. “Non è facile per chi guarda lo show da casa comprendere il tempo e l’esigenza di giungere a un compromesso, a una concessione, una spiegazione dietro ogni singolo aspetto della serata”. Neil Patrick Harris accetta le critiche, inevitabili di fronte ai bassi ascolti dell’87esima edizione degli Oscar (che ha registrato un calo del 16% di spettatori), ma difende comunque il suo operato, perché teso a esaltare i film in gara quest’anno e a divertire la platea.
Insomma, difficile prevedere un bis per Neil Patrick Harris alla conduzione della notte degli Oscar, mentre c’è chi reclama un ritorno di Ellen DeGeneres.
Fonte: http://variety.com/2015/film/news/neil-patrick-harris-oscars-host-doubt-again-academy-awards-1201447176/
Neil Patrick Harris Choose Your Own Autobiography: il ‘magico’ booktrailer della autobiografia dell’attore
Vi manca How I Met Your Mother? Vi manca Barney Stinson? Ebbene, ci pensa Neil Patrick Harris con il booktrailer della sua autobiografia dal titolo Neil Patrick Harris Choose Your Own Autobiography. Ecco il video!
Di seguito trovate la sinossi e la copertina del libro:
Neil Patrick Harris, star di “How I Met Your Mother“, conduce i lettori un’avventura divertente e originale attraverso la sua vita e la sua carriera.
Stanco delle memorie che ti raccontano solo di quello che davvero è successo? Non ne puoi più dei racconti personali scritti in prima persona? Sei alla ricerca di una lettura eccitante, interattiva che riporti la U in “aUtobiography”? Allora non cercare oltre, ecco Neil Patrick Harris: Choose Your Own Autobiography! In questo esperimento rivoluzionario, joyciano, l’attore/personalità/ Neil Patrick Harris consentirà a te, lettore (o e-reader, perché pensiamo che questo libro venderà molto bene su Kindle), di vivere la sua vita.
Sarai nato in New Mexico. La tua grande svolta arriverà in un acting camp. Avrai un confronto bizzarro fuori da un nightclub con l’attore Scott Caan. Ancora meglio, ad ogni svolta critica della tua vita sceglierai come procedere. Sceglierai se decidere di fare un provino per “Doogie Howser” [la serie che ha lanciato Harris ndr]. Deciderai se lottare per anni con la tua sessualità. Deciderai quale tipo di caviale mangiare a bordo dello yacht di Elton John.
Scegli correttamente e otterrai fama, soldi e il vero amore. Scegli male e arriveranno per te miseria, delusioni amorose e un posto come ospite in una una clinica di riabilitazione. Tutto questo, più trucchi magici, ricette di cocktail, imbarazzanti foto del tuo periodo come attore bambino e anche una canzone di chiusura.
Sì, se compri un libro quest’anno, congratulazioni per essere al di sopra della media americana, ma fai sì che sia…
Neil Marshall per The Last Voyage of the Demeter
Neil Marshall per l’antologia horror Tales of Halloween
Neil Marshall, regista di Centurion con Michael Fassbender, ma anche regista per la nota serie tv Game of Thrones, sarà coinvolto in un nuovo interessantissimo progetto horror con a capo un team di numerosi registi. Si tratta di Tales of Halloween, pellicola antologica che sarà divisa in 10 episodi diretti da 11 registi, e che racconterà di storie di fantasmi, alieni ed assassini ambientate nei sobborghi americani, durante la notte di Halloween. Insieme a Neil Marshall, ci saranno anche Darren Bousman (Saw II, III e IV), Joe Begos (Almost Human), Axelle Carolyn (Soulmate), Adam Gierasch (Night Of The Demons), Andrew Kasch (Never Sleep Again: The Elm Street Legacy) e John Skipp (Stay At Home Dad), Mike Mendez (Big Ass Spider!), Dave Parker (The Hills Run Red), Ryan Schifrin (Abominable) e Paul Solet (Grace). Le riprese del film dovrebbero iniziare a novembre.
Fonte: Empire
Neil Labute pensa a un musical
Neil LaBute vorrebbe portare sullo schermo Company, il musical di Stephen Sondheim rappresentato a Broadway negli anni Settanta e riportato a teatro in un revival nel 2006.
Neil Labute inaugura con Out of the Blue il 33° Noir Film Festival
L’apertura del 33° Noir in Festival è stata affidata a Neil Labute, che con il suo Out of the Blue, propone un noir che si sposa perfettamente con i tratti del genere e che offre un ritratto di femme fatale affidato alla versatile Diane Kruger: “Marilyn è un personaggio che somiglia alle varie dark lady impersonate da Barbara Stanwyck o Jane Greer” spiega il regista, che con Out of the Blue vuole proporre “un tentativo di muoversi nel solco dei grandi classici del genere. Mi piaceva l’idea di una figura femminile più adulta del protagonista e che il protagonista perdesse subito la testa per questa donna.”
È proprio questa infatti una delle caratteristiche della splendida attrice di origine tedesca che hanno convinto Labute a voler lavorare con lei: “Ho scelto un’attrice che è in grado di rendere credibile ciò che il protagonista sceglie di fare, rischiando di mandare all’aria la propria vita in nome dell’attrazione che sente per lei fin dal primo momento. Diane Kruger mi è sembrata l’attrice perfetta, perché è un’artista che affascina e incuriosisce sia quando parla che quando resta in silenzio, e che può rendere plausibili anche situazioni estreme, come quelle che si verificano nel film”.
Ma nessuna femme fatale funziona senza un altro personaggio che viene irretito e che subisce quel fascino così letale e irresistibile: “Per quanto riguarda Ray Nicholson (figlio d’arte, ndr), non lo conoscevo, ma quando ho avuto modo di vedere alcune delle sue interpretazioni, ho pensato: è perfetto per il ruolo, non è un criminale né un santo, è soltanto un ragazzo che aveva qualche problema nella gestione della rabbia, e infatti ha esagerato ed è finito in prigione, e adesso sta cercando di rifarsi una vita ma si ritrova invischiato in questa storia passionale e nelle sue conseguenze.”
Una controparte perfetta per il personaggio di Marilyn, quindi, per formare una coppia perfettamente inserita nel canone noir e sul quale costruire la storia del film, che fino alla fine pone degli interrogativi allo spettatore su quali siano le vere intenzioni di ogni personaggio.
Neil Labute viene da una solida esperienza teatrale che si rispecchia alla perfezione nella maniera che sceglie di mettere in scena soprattutto le scene di dialogo: “Adoro i dialoghi, adoro vedere la gente che parla e credo che attraverso le parole si possa creare la giusta tensione, dare un’idea di violenza e sopraffazione o al contrario intrattenere, divertire. In Out of the Blue vediamo spesso i personaggi che parlano senza il classico campo/controcampo. Diane e Ray hanno trovato entusiasmante lavorare così e anche a me piace, e anche questa modalità è molto classica. Ho appena rivisto Gilda e mi sono accorto di quanti dialoghi ci fossero. Le sceneggiature di allora erano il doppio di quelle attuali. Gli attori dell’epoca studiavano a lungo i copioni, molti di loro venivano dal teatro.”
Questa scelta riesce a diventare non solo di messa in scena ma anche drammaturgica dal momento che ci mostra solo quello che i personaggi vogliono che si sappia di loro, senza uno sguardo oggettivo sui loro racconti: “Nessuna delle cose che Marilyn racconta a Connor può essere verificata – spiega Labute – Non vediamo mai il marito di Marilyn, perché se lo vedessimo, lo giudicheremmo, e quindi scegliamo di credere o non credere alla donna. Questa maniera di procedere secondo me genera ambiguità. Ma non a tutti piace l’ambiguità. Molte persone vogliono andare in una sala e capire cosa sta succedendo e cosa è bene e cosa è male. Nei film noir non sempre è possibile, perché a volte i cattivi non vengono puniti e i buoni muoiono, ma secondo me è questo il bello.”
Parlando di come il film si inserisce nell contemporaneità, pur lavorando su un genere e su degli omaggi al cinema di genere noir classico, il regista continua: “La contemporaneità del film è piuttosto evidente, ovunque guardi te ne accorgi. Proprio questo mi ha indotto a scegliere location che avessero un aspetto molto classico. Sarebbe bello se qualcuno, magari fra 10 anni, vedendo il film si domandasse in che epoca è ambientato. Magari Out of the Blue non darà l’illusione di essere stato girato negli anni ’40, ma nemmeno lo scorso anno. Prendete la biblioteca in cui Connor lavora. L’ho vista e ho pensato immediatamente: ‘Accidenti, dobbiamo venire qui a girare’. In realtà era una libreria, ma l’abbiamo trasformata in una biblioteca simile a quelle di una volta. Abbiamo insomma cercato luoghi che non avessero una connotazione temporale, perché a suggerire la contemporaneità della vicenda c’erano già diversi elementi: le automobili, per esempio.”
Presentato al 33° Noir in Festival, Out of the Blue sarà prossimamente su Sky e Now.
Neil Jordan: il genio d’Irlanda
Neil Jordan è il cineasta sicuramente più famoso nella storia irlandese, il più eclettico e talentuoso. Quest’anno alla kermesse capitolina dedicata al cinema Irlandese, Irish Film Festa, tenutasi alla Casa del Cinema e diretta dall’esperta critica Susanna Pellis, si è parlato molto di questo grande regista e nello stesso giorno sono state proiettate due opere, quella che segna il suo esordio nel 1982, Angel e quella più recente, Ondine del 2009.
Non tutti sanno che Jordan è un romanziere prima che regista e bravissimo sceneggiatore. Debuttò nel cinema nel 1980, lavorando come consulente alla sceneggiatura di Excalibur di John Boorman e girando un minidocumentario su quel set: The Making of Excalibur – Myth into Movie. Quell’esperienza fu per lui una vera e propria scuola di cinema, dopo di essa, nonostante i suoi grandi dubbi e le paure di buttarsi sul cinema, decise di debuttare alla regia con Angel nel 1982. Un thriller che dimostra già una sorprendente maturità per un film di esordio. La storia racconta di un carismatico sassofonista (interpretato dal bravo Stephen Ray) che dopo aver assistito all’uccisione di una ragazza cade in un vortice di violenza inaudita, di vendetta crudele verso i responsabili. Si trasforma in una sorta di giustiziere in un Irlanda del Nord già ampliamente devastata dal conflitto tra cattolici e protestanti. Un film ricco di citazioni soprattutto del cinema italiano di Antonioni. Molte furono le critiche mosse dai cineasti irlandesi che non tolleravano che uno scrittore, al suo primo esordio nella regia, avesse ottenuto il sostegno economico del nascente Irish Film Board, a discapito di cineasti già lanciati.
Nonostante le polemiche Neil Jordan continuò a scrivere soggetti e a trasformarli in film: si fece notare con due discreti successi, In compagnia dei lupi (1984) singolare remake della favola di Cappuccetto Rosso, trasformata in un film a tratti erotico, a tratti horror e per la regia di Monalisa (1986) un film definito “il miglior noir del decennio” che è valso l’Oscar alla migliore interpretazione maschile di Bob Hoskins che veste i panni di George, un autista scriteriato che dopo sei anni di carcere, si ritiene un osso duro, mentre invece nasconde un’anima fragile e ingenua. Monalisa si tratta di un film appassionato, energico e veloce, ma, a detta di molti critici, sopravvalutato. Neil Jordan riuscì comunque nell’intento di far conoscere il cinema irlandese al mondo intero. Inoltre dopo Monalisa, Neil Jordan diventò un regista famoso oltre oceano e la sua prima parentesi hollywoodiana si inaugurò con il discutibile remake di Non siamo angeli (1989) per il quale scelse due grandissimi artisti: Robert De Niro e Sean Penn. Nel 1991 girò Un amore, forse due, film molto personale.
Poi, nel 1991 arrivò un premio molto atteso, l’Oscar per la sceneggiatura di The Crying game – La moglie del soldato. Il film, distribuito in Italia con un titolo che tradisce quello originale, che invece si rifaceva alla canzone di Boy George, ottenne un successo in tutto il mondo, di pubblico e di critica. Il primo grande successo irlandese. Il film racconta di Fergus (interpretato dall’immancabile Stephen Rea), un militante dell’IRA (Irish Republican Army) il quale, pur sembrando all’apparenza forte e violento, è in realtà un uomo capace di amare, tanto da affezionarsi al soldato inglese di colore che deve tenere in ostaggio e da promettergli, in punto di morte, di prendersi cura della fidanzata. All’interno del film, due sono i nuclei narrativi che procedono parallelamente fino a intrecciarsi nel finale: quello politico e quello erotico. Ma l’intento principale del film di Jordan è quello di trattare i personaggi e le situazioni da loro vissute, in maniera ambigua. Fergus e il soldato Jody, nel corso della storia, offrono di sé immagini differenti dalla loro essenza: Jody è, un inverosimile soldato inglese sia per il fisico che per il colore di pelle; Fergus in Ulster è un terrorista costretto a recitare la parte del duro. Ma l’ambiguità estrema la ritroviamo in Deal, interpretato dal vero travestito Jaye Davidson, che ebbe una nomination all’oscar come migliore attore non protagonista. Un personaggio intensamente erotico e ambiguo, capace di cambiare look a seconda delle situazioni, passando dalla femminilità più disinvolta alla mascolinità più compiuta. La moglie del soldato è dunque un film complesso e sfuggente, labirintico che fa percorrere allo spettatore un percorso che lo porterà ad accettare la scelta di Fergus di amare Deal, seppur per metà uomo. Nel 1994 durante la sua seconda parentesi hollywoodiana, Neil Jordan diresse Intervista col vampiro che però non convinse la critica, nonostante il cast d’eccezione tra cui Tom Cruise e Brad Pitt.
Nel 1996 fu la volta dell’epico Micheal Collins che vinse il Leone d’oro a Venezia, definito pietra miliare del cinema irlandese. Un film che impegnò Neil Jordan per tredici anni tra studi e sceneggiature riscritte. Racconta sette anni della breve e intensa esistenza di Michael Collins (1891-1922), discusso eroe dell’indipendenza irlandese, ucciso in un’imboscata da altri irlandesi. Michael Collins è un film di guerra, guerra civile, la più disperata e atroce delle guerre, raccontato evidentemente dalla parte di Collins e contro De Valera, che si finisce per odiare. Locations autentiche, una fotografia artistica mirabile che sfrutta ogni luce naturale e l’intensa interpretazione di un cast quasi completamente irlandese e con un finale accompagnato dall’indimenticabile voce di Sinead O’ Connor.
Neil Jordan sembra non fermarsi mai e nel 1997 vinse l’Orso d’Argento come miglior regista per l’inedito The Butcher Boy. Film simbolico e visionario che studia i moti dell’animo umano. Ambientato in una piccola città irlandese negli anni ‘60, segue l’infanzia di un ragazzino Francie Brady (Eamonn Owens – Magdalene) che non riuscirà a evadere dalle brutture della sua famiglia: il suicidio della madre, la morte del padre alcolizzato, la reclusione in riformatorio, l’abuso sessuale a opera di un sacerdote.
Cadrà inevitabilmente nella pazzia e nella violenza. L’intero film procede come una sorta di monologo interiore, stream of cosciusness dell’adulto Francie, conservando l’autenticità del romanzo di McCabe, dal quale è tratto. Il merito più grande di Jordan va però all’aspetto visuale che destabilizza, contrapponendo ironicamente la tradizionale purezza del paesaggio irlandese ai crescenti disturbi psichici del ragazzo (l’inquadratura di un incontaminato lago azzurro fra il verde delle colline viene all’improvviso sconvolta da un’esplosione nucleare). “Un realismo magico e malato al tempo stesso che sovverte l’immaginario irlandese più tradizionale e rappresenta la miglior risposta del regista a chi lo ha sempre considerato uno scrittore solo prestato al cinema o un cineasta troppo asservito al mercato”. Così lo definisce Susanna Pellis nel suo libro Breve storia del cinema irlandese.
Neil Jordan: il genio d’Irlanda
Nel 1999 girò In Dreams, thriller paranormale con Annette Bening e Robert Downey Jr. e, lo stesso anno, diresse la coppia Ralph Fiennes e Julianne Moore nella trasposizione del romanzo omonimo di Grahame Greene, Fine di una storia, vincendo un BAFTA per la migliore sceneggiatura. Con l’arrivo del nuovo millennio, Neil Jordan decise di sperimentare co-produzioni internazionali, coinvolgendo Canada, Francia, Irlanda e Gran Bretagna nella commedia Triplo gioco (2003), che raccoglie nel suo cast Nick Nolte e il regista Emir Kusturica.Tornò invece a parlare di ambiguità sessuale nel 2005 con Breakfast on Pluto, il cui protagonista è un ragazzo figlio del peccato, nato da una relazione sessuale tra un prete e sua madre, che decide di diventare donna. Infine, la più recente opera cinematografica realizzata dal grande Jordan, è Ondine – Il segreto del mare. Una favola malinconica e irreale che racconta la storia di Syracuse (Colin Farrell), un pescatore irlandese noto a tutti gli abitanti del villaggio col soprannome di Circus per via del suo passato da alcolizzato. Circus è divorziato da un’alcolista con la quale ha concepito sua figlia Annie (Alison Barry), vincolata alla sedia a rotelle e a una macchina per la dialisi, a causa dei suoi problemi di salute. Un giorno Circus mentre pesca, trova impigliata nella sua rete una ragazza che si fa chiamare Ondine (Alicja Bachleda). La ragazza, non ricorda nulla di sé ma è spaventata e confusa. Gradualmente nasce una storia d’amore magica tra i due. In paese la chiamano la donna venuta dal mare e la figlia Annie è convinta che sia una Selkie, una creatura marina che abita le leggende scozzesi,una foca che,uscita dalle onde,perde il suo manto e lo seppellisce per restare sulla terraferma con l’uomo che ama. Naturalmente come in ogni favola, si palesa un cattivo che vuol portare via la bella Ondine e che causerà non poche deviazioni narrative. Il ritmo è lento e scandisce con calma gli argomenti, sospesi tra il reale e l’immaginario. Una favola quindi, che purtroppo alla fine ci riporta a una realtà fin troppo cruda e noir che scuote lo spettatore. Ottima la fotografia di Christopher Doyle che ritrae un paesaggio incontaminato, perfetto palcoscenico di storie fantastiche, di miti e leggende sotto il cielo d’Irlanda. Splendida anche la colonna sonora affidata alla straordinaria sonorità dei Sigur Ros.
In conclusione non posso non sostenere quanto sia carismatico questo regista visionario, intelligente e capace di coinvolgere lo spettatore nella profondità dei suoi sentimenti. Un regista che dovrebbe essere più famoso in Italia e nel mondo intero perché ha molto da insegnare ai cinefili che, come me, vorrebbero intraprendere questa strada.
Neil Jordan parla di una ghost story e di The Graveyard Book
Durante il recente tour promozionale per presentare Bysantium, una nuova storia di vampiri, il regista Neil Jordan ha rilasciato alcuni commenti circa un nuovo progetto a cui starebbe lavorando già da alcuni mesi.
Ho scritto una storia di fantasmi in un ambiente contemporaneo. Ho intenzione di terrorizzare la gente con una bella musica.
Se il progetto, ancora senza titolo, dovesse prendere il via, sarà girato in Europa orientale. Contemporaneamente però Jordan è tornato a parlare anche di The Graveyard Book, l’ambizioso progetto Disney mai realizzato su cui più volte il regista è stato interpellato:
E’ un emozionante meshing di sensibilità creativa, ma si è rivelato troppo costoso per la natura del progetto. Siamo dovuti andare dalla Disney per fare questo film, concepito inizialmente per le famiglie ed i bambini, ma The Graveyard Book sicuramente non era un film per famiglie.
Ricordiamo che Bysantium è approdato in questi giorni nei cinema americani.
Fonte: empire
Neil Gaiman su Tom Hiddleston e Benedict Cumberbatch
Vi abbiamo detto che Neil Gaiman aveva espresso la sua preferenza per l’attore che avrebbe dovuto interpretare Morpheus nell’adattamento cinematografico del suo Sandman. Ecco quanto vi avevamo detto:
In una recente intervista lo scrittore ha dichiarato che in un primo momento, tempo fa, pensava a Johnny Depp come protagonista, poi, dopo aver visto Benedict Cumberbatch in Sherlock avrebbe voluto lui. Purtroppo per Gaiman però Cumberbatch è appena entrato nell’universo Marvel con Doctor Strange, è così Gaiman ha concluso “Tom Hiddleston è ancora lì fuori”.
Adesso però Gaiman si rimangia quanto detto, dicendo che si trattava di uno scherzo. Ecco quello che ha twittato:
Sandman (The Sandman) è una serie a fumetti scritta da Neil Gaiman e pubblicata dalla DC Comics tra il 1989e il 1996. La serie originale è composta da 75 albi che sono stati successivamente riuniti in 10 volumi, cui si aggiunge “Notti Eterne”, del 2004 e The Sandman: Overture, miniserie del 2013 che racconta le origini di Sandman e serve da prequel della serie. Protagonista della serie è Sogno, la personificazione antropomorfa dei sogni e delle storie.
Fonte: CBM
Neil Gaiman firma con Amazon Studios per Good Omens
Amazon Studios annuncia di aver finalizzato un accordo con Neil Gaiman, scrittore visionario e pluripremiato. Neil Gaiman, autore dell’attesissima serie Amazon Original Good Omens, e vincitore del premio letterario Hugo per American Gods, lavorerà in esclusiva con gli Amazon Studios per la creazione di serie televisive che saranno rese disponibili a livello globale su Amazon Prime Video in più di 200 paesi e territori.
“Neil Gaiman è uno scrittore dal talento eccezionale che è in grado di creare mondi unici, multi dimensionali e narrativamente ineguagliabili” sostiene Jennifer Salke, Head of Amazon Studios. “I suoi fan sono appassionati ed entusiasti e siamo fortunati di poter condividere il suo talento con tutto l’audience di Prime Video”
“Mi sono deciso ad accettare questo incarico dopo aver lavorato splendidamente con il team di Amazon per la realizzazione di Good Omens” sostiene Gaiman. “Sono persone entusiaste, intelligenti e non erano intimoriti da Good Omens, un prodotto così diverso dagli altri.Volevano creare qualcosa di unico ed eccitante. Sono emozionato all’idea di avere una casa in Amazon dove potrò fare televisione come nessuno l’ha mai vista prima, non come Good Omens ma sicuramente inusuale e divertente”
Accreditato come uno degli autori di fumetti moderni, Gaiman è uno scrittore prolifico il cui lavoro – tra cui prosa, poesia, film, giornalismo, fumetti, testi di canzoni e dramma – attraversa generi e raggiunge il pubblico di tutte le età.
Neil Gaiman
Ha iniziato la sua carriera in Inghilterra come giornalista e biografo, prima di dedicarsi alla sua graphic novel Violent Cases, la prima di molte collaborazioni con l’artista Dave McKean, che ha portato alla pubblicazione di Black Orchid grazie a DC Comics. Dopo Violent Case e Black Orchid è la volta di Sandman, fumetto che ha ricevuto numerosissimi premi tra cui il World Fantasy Award for Best Short Story, il primo fumetto ad avere mai ricevuto un premio letterario. Per il 25esimo anniversario di Sandman, Gaiman ha scritto Sandman: Overture, che è stato il besteseller numero uno in classifica per il New York Times e ha vinto nel 2016 il premio Hugo Award for Best Graphic Novel.
Coraline di Gaiman ha vinto molti premi incluso il British Science Fiction Award, è stato adattato a musical da Stephin Merritt ed è stato l’ispirazione per il film di animazione diretto da Henry Selick che si è assicurato un BAFTA come miglior film di animazione e ha ricevuto una nomination agli Oscar sempre nella stessa categoria. Il suo romanzo The Graveyard Book, che ha vinto in Inghilterra la Carnegie Medal e in USA la Newbery Medal, il premio più alto per la letteratura dei bambini, è già in fase di adattamento per un film.
Gaiman ha scritto il copione originale per la serie televisiva BBC Neverwhere; il primo lungometraggio di Dave McKean, Mirrormask, per la Jim Henson Company, e ha co-scritto la sceneggiatura di Beowulf di Robert Zemeckis. Ha prodotto Stardust, il film di Matthew Vaughn basato sul suo libro. Ha scritto e diretto due film: A Short Film About John Bolton e per Sky Television’s Statuesque. Il suo romanzo American Gods è stato adattato per Starz e il suo personaggio di The Sandman è stato adattato per Lucifero della FOX.
È l’autore più venduto secondo il New York Times con i romanzi Neverwhere, Stardust, American Gods, Anansi Boys, L’oceano alla fine della corsia (vincitore del National Book Award in UK Book Awards 2013) e Good Omens (con Terry Pratchett), così come le raccolte di racconti Smoke and Mirror, Fragile Things e Trigger Warning. La sua prima raccolta di cortometraggi, Smoke and Mirrors: Short Fictions and Illusions, è stata nominata per i MacMillan Silver Pen Awards del Regno Unito come la migliore raccolta di racconti dell’anno. Il suo libro più recente, Norse Mythology, è diventato un bestseller internazionale e un fenomeno editoriale
Le sue collezioni e libri illustrati per i giovani lettori includono: M is for Magic; la trilogia di Interworld, co-autore di Michael Reaves; The Day I Swapped My Dad for Two Goldfish; The Wolves in the Walls – che è stato trasformato in un’opera dallo Scottish National Theatre; il Crazy Hair selezionati da Greenaway, illustrati da Dave McKean; The Dangerous Alphabet, illustrato da Gris Grimly; Blueberry Girl; e Instructions, illustrato da Charles Vess, e il Bestseller vincitore di Greenaway The Sleeper and the Spindle, illustrato da Chris Riddell.
Neil Gaiman annuncia il videogioco Wayward Manor
Notizia incredibile per i fan di
Neil Gaiman, l’autore ha appena annunciato che una
nuova storia sta per arrivare e che questa volta sarà per un nuovo
medium, non più romanzo, o film, o fumetto ma bensì un videogioco.
L’acclamato autore britannico di successi come Sadman,
Coraline, Stardust, ha dato la notizia tramite un video nel
quale spiega il nuovo impegno:
Ecco qualche estratto tradotto dal video:
Per un po ‘di tempo c’è stata una storia che ho voluto raccontare, qualcosa ispirato al genere di film che ho amato quando ero un bambino”, ha detto Gaiman. “Ma ho continuato a incappare nello stesso problema: questo non lo sento come un romanzo. Sentivo come se fosse qualcosa che dovreste sperimentare voi stessi in prima persona. Così oggi, sono orgoglioso di annunciare il mio primo video gioco in assoluto,Wayward Manor.
Ambientato in atmosfere gotico vittoriano racconta una storia che ruota attorno a una casa pastorale nel 1920, i giocatori dovranno svelare il mistero di un fantasma (giocatore) in cerca di una tranquilla vita dopo la morte. Quando un numero notevole di personaggi si muove in Manor Wayward e lo svegliano dal suo sonno post mortem, il fantasma deve trovare modi sempre più creativi e brillanti per spaventarli. Quando il fantasma viene a sapere di più sui personaggi viventi, scopre molte cose legate alla propria morte e alla vita dopo la morte, e il pericolo da li sono tutti ad affrontare. MANOR Wayward sarà disponibile giusto in tempo per le vacanze su PC, Mac, tablets.
MANOR Wayward è stato sviluppato da The Odd Gentleman, un premiato studio indipendente di videogiochi, insieme con Moonshark, un editore di gioco co-fondato dalla Creative Artists Agency (CAA). Il videogame sarà rilasciato con una campagna di prevendita unica ed esclusiva, che offrirà ricompense per i come edizione limitata, la possibilità di nominare un personaggio del gioco, e anche udite udite, una cena privata con Gaiman. Le Prevendita possono essere acquistate a questo link: www.WhoHauntsNeil.com.
Fonte Cs.net
Neil Blomkamp: “Alien sarà un sequel del secondo film”
Neill Blomkamp, che sta lavorando a una sceneggiatura per un nuovo film della saga di Alien, ha detto che il suo sequel non terrà conto degli eventi di Alien 3 del 1992 e Alien: La clonazione del 1997.
“Il nuovo film sarà il fratello genetico di Aliens – ha detto Blomkamp a Sky Movies – si tratterà quindi di un sequel del secondo episodio (diretto da James Cameron nel 1986), e non terrà conto di Alien 3 e Alien: La clonazione“.
Sigourney Weaver, che riprenderà il suo ruolo di Ripley nel film, ha detto che pensa che Blomkamp è la persona giusta per concludere la saga. “Mi piacerebbe dare un finale adeguato a quella che era una storia così eccellente”.
Alien 3, che ha segnato il debutto alla regia di Fincher, e Alien: La clonazione, per la regia di Jean-Pierre Jeunet da una sceneggiatura di Joss Whedon, non sono generalmente ben considerati dai fan del franchise sci-fi. Alien (1979) fu diretto da Ridley Scott, mentre James Cameron prese le redini e diresse Aliens – Scontro finale (1986). Staremo a vedere se Neil Blomkamp riuscirà a portare in auge una delle saghe più amate della storia del cinema.
Intano vi lasciamo una featurette di Sky Movies in cui Neil Blomkamp e Sigourney Weaver parlano di questo nuovo capitolo di Alien.
https://www.youtube.com/watch?v=Th8os-IfZhg
Fonte: The Hollywood Reporter
Neighbors: nuovo trailer e poster del film con Zac Efron
Arrivano online, grazie alla Universal Pictures, un nuovo trailer ed il primo poster ufficiali di Neighbors, la nuova commedia diretta da Nicholas Stoller (The Five-Year Engagement) con protagonisti Zac Efron e Seth Rogen.
Neighbors trailer
[iframe width=”624″ height=”351″ scrolling=”no” frameborder=”0″ src=”http://movies.yahoo.com/video/neighbors-trailer-163100600.html?format=embed&player_autoplay=false”][/iframe]
Neighbors poster
Neighbors, il cui titolo in precendeza era Townies, è stato scritto da Andrew Cohen e Brendan O’Brien ed annovera nel cast anche Rose Byrne e Dave Franco. La storia del film ruota attorno ad una giovane coppia (Rogen e Byrne) che si trasferisce in una nuova casa e che si trova a dover fare i conti con il loro vicinato, una confraternita capitanata da un “rumoroso” leader (Efron).
La pellicola, prodotta da Seth Rogen insieme al suo storico partner Evan Goldberg, uscirà in America il 9 maggio 2014.
Fonte: Collider.com
Neighbors red band trailer del film con Zac Efron
Attraverso Mtv.com è stato rilasciato il red band trailer ufficiale di Neighbors, la nuova commedia diretta da Nicholas Stoller (The Five-Year Engagement) con protagonisti Zac Efron e Seth Rogen. Insieme al trailer sono state diffuse anche alcune immagini esclusive, che trovate di seguito.
Neighbors red band trailer
Neighbors immagini
Neighbors, il cui titolo in precendeza era Townies, è stato scritto da Andrew Cohen e Brendan O’Brien ed annovera nel cast anche Rose Byrne e Dave Franco. La storia del film ruota attorno ad una giovane coppia (Rogen e Byrne) che si trasferisce in una nuova casa e che si trova a dover fare i conti con il loro vicinato, una confraternita capitanata da un “rumoroso” leader (Efron).
La pellicola, prodotta da Seth Rogen insieme al suo storico partner Evan Goldberg, uscirà in America il 9 maggio 2014.
Fonte: ComingSoon
Neighborhood – Trailer Originale
Nei panni di Loki: Tom Hiddleston si racconta in How to Be a Superhero
Indossare i panni di un supereroe è un privilegio o una maledizione? How to Be a Superhero, nuovo libro di Mark Edlitz, ha cercato di rispondere a questa domanda andando direttamente alle fonti. E visto che un vero supereroe non è tale senza un supercattivo, non potevano mancare neppure interessanti interviste ad alcuni autorevoli rappresentanti di questa controversa categoria.
Ecco alcuni passaggi dell’intervista a Tom Hiddleston, il Loki dell’Universo Cinematografico Marvel, pubblicati in esclusiva da Comicbookmovie:
Edlitz: Michael Chabon ha chiamato l’outfit indossato dai supereroi “secret skin,” pelle segreta, ossia un mezzo per rivelare la vera natura del personaggio che la sta indossando. In che maniera il costume di Loki rappresenta la sua pelle segreta?
Hiddleston: Gli abiti di Loki sono di pelle nera, moleskin verde e oro lucido, stratificati in modo da rendere il personaggio elegante, per far risaltare la sua vanità e la sua inclinazione per la magia. Allo stesso modo è un costume adatto alle battaglie, una vera e propria armatura: i suoi vestiti sono la sua difesa dal mondo esterno, anche lo schema dei colori ed il design sembrano suggerirlo, facendolo apparire ostile, pericoloso. Il suo elmo di corna, indossato solo in particolari occasioni di estrema formalità ed in battaglia, è un accessorio emblematico di questo supercattivo: le corna evocano l’iconografia nordica in cui il personaggio affonda le sue radici, ma al tempo stesso esplicitano chiaramente il suo animo diabolico.
Edlitz passa poi ad un registro più personale, chiedendo a Tom se indossando il costume di Loki si sia sentito potente, se questo l’abbia aiutato a trasformarsi nel personaggio. Questa la risposta di Hiddleston:
L’uniforme di Loki mi fa certamente sentire più alto, massiccio e solido; il peso delle code di pelle del lungo soprabito mi dà la sensazione di essere più ancorato a terra, e le cinghie aderenti del pettorale lo rendono un vero e proprio corsetto d’armatura, la mia schiena sembra più alta e più dritta, le spalle più ampie. Sì, mi sento davvero potente e pericoloso.
Quale è stata la parte migliore di essere un supercattivo? Incalza ancora Edlitz, ed Hiddleston risponde che senza dubbio è la gioia che ha dato al pubblico di tutto il mondo, di tutte le età e culture, per aver reso reale uno di questi personaggi leggendari. “La massima aspirazione di un attore è di riuscire a creare una connessione, se riesco a coinvolgere gli spettatori sento di aver fatto il mio dovere”.
How to Be a Superhero, primo libro ad esplorare il fenomeno dei supereroi dal punto di vista degli attori, oltre a quella di Tom Hiddleston riporta le interviste di Clark Gregg (Agent Coulson), James Marsden (Cyclops), Lou Ferrigno (Hulk), Alan Cumming (Nightcrawler), Adam West (Batman), Tim Daly (Superman), Yvonne Craig (Batgirl), Julie Newmar (Catwoman), Kevin Conroy (Batman) e Dean Cain (Superman), senza dimenticare gli attori che hanno raffigurato Flash, Lex Luthor, Lous Lane, Spider-Man, Daredevil e molti altri. Alcune chicche: la prima intervista completa ad Adrienne Palicki sul suo pilot di Wonder Woman mai andato in onda; interviste a Stan Lee, Jon Favreau (Iron Man) ed al cast del film unrealesed dei Fantastici Quattro di Roger Corman.
Negli USA una sentenza ha stabilito che l’arte prodotta dalle AI non può essere protetta da copyright
Come riportato dall’Hollywood Reporter, un giudice federale degli Stati Uniti ha confermato la posizione dello United States Copyright Office (USCO) secondo cui l’arte interamente prodotta dalle Intelligenze artificiali non può essere protetta da copyright negli Stati Uniti. La decisione del giudice distrettuale statunitense Beryl Howell arriva in un momento in cui l’uso dell’intelligenza artificiale nella creazione di sceneggiature è una delle principali questioni che la Writers Guild of America (WGA) sta rinfacciando agli studios di Hollywood con lo sciopero che sta bloccando l’intera industria.
L’arte realizzata dalle AI è infatti un’opera prodotta da un processo di apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale, il che significa che un computer/macchina ha appreso informazioni, come il lavoro passato e lo stile di altri artisti, descrizioni di personaggi e immagini, generando una nuova immagine a partire da quella conoscenza appresa. La conoscenza immessa nella macchina proviene quasi sempre dagli esseri umani, che spesso immettono anche nella macchina specifiche istruzioni guida per la realizzazione del prodotto artistico.
Ma l’effettiva creazione finale è generata dal computer/macchina. Nel 2022, dunque, l’USCO ha negato la protezione del copyright a Stephen Thaler e al suo dipinto generato dall’intelligenza artificiale (attraverso Midjourney), dal titolo “A Recent Entrance to Paradise“. Thaler ha a quel punto fatto causa al Copyright Office e la sentenza ora emessa è il risultato di quella causa. L’attuale posizione dell’USCO rimane dunque quella per cui gli esseri umani non hanno un effettivo controllo sull’arte prodotta dalle AI.
Uno strumento come Midjourney genera infatti immagini in modo imprevedibile. Di conseguenza, gli utenti non sono gli ‘autori’ ai fini del copyright delle immagini generate dalla tecnologia e, come dichiarato dall’USCO, “a causa della notevole distanza tra ciò che un utente può richiedere a Midjourney di creare e il materiale visivo che tale strumento effettivamente produce, gli utenti non possiedono un controllo sufficiente sulle immagini generate per essere trattati come la “mente principale” dietro di esse”.
Tale sentenza potrebbe entrare ora nel dibattito in corso tra gli sceneggiatori e gli studios, anche se quanto dichiarato dal giudice federale si applica ad ora unicamente all’arte visiva. Il copyright potrebbe invece essere assegnabile, ad esempio, ad una sceneggiatura che è stata scritta da un’AI e poi riscritta da un essere umano. Quindi gli studios di Hollywood potrebbero ancora spingere per l’uso delle AI senza preoccuparsi di perdere la protezione del copyright.