Mancano ancora due anni di attesa
per potere ammirare sul grande schermo Avengers
Infinity War. Intanto continuano ad arrivare conferme sul
cast. L’ultima durante una recente intervista con Jimmy Kimmel,
nella quale Cobie Smulders ha confermato la sua
presenza nel terzo film dei Vendicatori.
Vi ricordiamo che Cobie
Smulders interpreta Maria Hill nei film Marvel Cinematic Universe.
L’attrice ha dunque confermato la sua presenza in Avengers: Infinity War. Ecco
il video dell’attrice da Jimmy Kimmel:
https://www.youtube.com/watch?v=vV0UGoEBY8I
In questi giorni
ritroveremo Cobie Smulders nel cast di
Jack Reacher 2, il cui titolo ufficiale sarà
Jack Reacher Never Go Back, accanto
a Tom Cruise.
Per quanto
riguarda Avengers Infinity War, la
pellicola arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher
Markus e Stephen McFeely si
occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è
affidata a Anthony e Joe Russo.
Un treno parte la mattina presto da
una stazione di Seoul, diretto verso Busan. A bordo, passeggeri di
ogni tipo pronti ad affrontare un viaggio: ma nessuno di loro è
pronto a fronteggiare un’epidemia di zombie che sta contagiando le
città dell’intera Corea del Sud e che li raggiunge fin sopra il
loro treno, ultimo baluardo per la loro sicurezza che adesso
dovranno essere pronti a difendere ad ogni costo. Questa è la trama
dell’adrenalinico Train to Busan, film sudcoreano
presentato stamattina alla Festa di
Roma2016 e che ha già battuto ogni
record in patria, incassando 63,9 milioni di dollari e del quale è
già stato annunciato un imminente remake ad opera della 20th
Century Fox.
Uno zombie-movie atipico
che riscrive, aggiornandola, la “genealogia” dei morti che
ritornano, restituendone un immagine ben lontana dallo stereotipo
americano (creato da Romero nel ’68) che li vuole lenti,
inesorabili e affamati; in questo horror moderno i non –
morti sono vittime di un contagio (partito da un senzatetto di
Seoul), elemento che si ricollega ad una mitologia più
contemporanea (sospesa sempre tra Romero e Resident Evil) dove la morte è una
malattia, un male che mangia dall’interno e che spinge ad una
insaziabile avidità di carne umana.
È comunque possibile
interpretare Train to Busan attraverso una chiave
di lettura alternativa che superi la brillante patina di
suspense, action e orrore creata da Yeon Sang-Ho:
l’horror potrebbe semplicemente costituire una macabra
allegoria della nostra società, divisa dall’eterna lotta di classe
(tema presente anche in altri film asiatici di genere sci –
fi, come Snowpiercer), dal consumismo dilagante,
dall’alienazione e dall’egoismo pronti a diffondersi come una
pandemia e a dividere le persone, allontanandole. Il treno è la
vita stessa, scorre lungo i propri binari, è diviso in
scompartimenti e i viaggiatori non si conoscono tra loro, evitando
qualunque tipo di contatto durante il viaggio. Sottoporre questo
ampio campionario d’umanità ad una causa esterna estrema (l’arrivo
di un’apocalisse zombie) sovverte lo status quo di
partenza e lo costringe a prendere delle decisioni drastiche, che
spesso mettono in luce aspetti nascosti – positivi o negativi –
delle svariate personalità.
Train to
Busan si “nutre” della tensione, dell’adrenalina e
dell’ansia che riesce a creare mentre sinuosamente fa scivolare lo
spettatore in un orribile incubo che sarà costretto ad ammirare,
con stupore sempre più crescente, ad occhi aperti seduto sulla
propria poltroncina.
All’undicesima edizione della
Festa del cinema di Roma
trionfa Captain Fantastic (recensione),
secondo lungometraggio firmato da Matt Ross, già
interprete per registi del calibro di Martin Scorsese,
Terry Gilliam e John Woo.
Dunque, il pubblico premia la
genuinità e lo spirito autopico del film con protagonista uno
straordinario Viggo Mortensen.
Captain Fantastic è un film che attraversa i
generi, in grado di alternare sequenze spassose a momenti di pura
commozione, anche grazie alla straordinaria interpretazione di
Viggo Mortensen, uno degli attori più amati del cinema
americano per i suoi ruoli ne Il Signore degli Anelli, A
History of Violence e La promessa dell’assassino, che gli
è valso la candidatura all’Oscar come miglior attore protagonista.
Mortensen interpreta Ben, un padre che vive isolato
con sua moglie e i sei figli nelle foreste del Nord America: una
tragedia li costringerà ad affrontare il mondo esterno e un sistema
di valori completamente diverso.Captain
Fantastic sarà nelle sale italiane a dicembre
distribuito da Good Films. Viggo
Mortensen incontrerà sempre domani il pubblico per uno
degli incontri ravvicinati più attesi di questa
edizione.
Arriva dall’Hollywood
Reporter la notizia che Leonardo
DiCaprio sarà la star del biopic dedicato all’imprenditore
e produttore discografico statunitense Sam
Phillips.
Il film si baserà sul
libro “Sam Phillips: The Man Who Invented Rock ‘N’
Roll”, i cui diritti di sfruttamento sono stati acquistati
dalla Paramount Pictures.
Oltre a interpretare Phillips,
DiCaprio sarà anche il produttore del film grazie alla
sua Appian Way. Tra i produttori figura anche
Mick Jagger.
Sam Phillips è
stato il produttore di star di successo come Elvis
Presley, Ike Turner, Howlin’
Wolf, Jerry Lee Lewis e Johnny
Cash.
Sappiamo ormai da tempo che
Benedict
Cumberbatch tornerà a vestire i panni di Doctor Strange in
Avengers Infinity War. Adesso, arriva la conferma
che anche un altro membro del cinecomic di Scott
Derrickson in arrivo in Italia il prossimo 26 ottobre
seguirà lo Stregone Supremo nell’atteso film che vedrà riuniti sul
grande schermo i più grandi supereroi della Marvel.
Si tratta di Benedict Wong, che in
Doctor Strange interpreta il ruolo di
Wong, il Maestro delle arti mistiche. In una recente intervista con
ComicBook.com, infatti, lo
stesso Wong ha dichiarato: “Sono davvero eccitato all’idea di
tornare nei panni di Wong in Avengers Infinity War. Non vedo l’ora,
ma per adesso è tutto quello che posso dirvi.”
È probabile che quello di Wong in
Infinity War sarà quasi sicuramente un cameo, ma
la conferma della sua presenza potrebbe far sperare anche in
quella di altri personaggi, come L’Antico o Mordo.
Voi cosa ne pensate?
Avengers Infinity
War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018.
Christopher Markus e Stephen
McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film,
mentre la regia è affidata a Anthony e Joe
Russo.
Doctor
Strange arriverà al cinema il 4 novembre 2016. Dirige
Scott Derrickson da una sceneggiatura
di Jon Aibel e Glenn
Berger, rimaneggiata da Jon Spaihts.
Nel cast del film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati confermati
Tilda Swinton,
Rachel McAdams e Chiwetel Ejiofor. Produttore del film, Kevin
Feige, con Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan Lee e
Stephen Broussard come produttori esecutivi.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige,
con Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Una nuova foto di Wonder Woman tratta da
Justice League è stata diffusa online
dopo che la supereroina è stata ufficialmente
nominata Ambasciatrice Onoraria per l’Emancipazione
delle Donne e delle Ragazze da parte delle Nazioni
Unite.
Per celebrare l’avvenimento, il
regista Zack Snyder ha diffuso online una nuova
bellissima immagine ufficiale di Gal Gadot nei
panni della guerriera tratta proprio dal film che vedrà riuniti sul
grande schermo i più grandi supereroi della DC.
Tutte le news sul mondo dei film
della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Sinossi: Alimentato dalla sua
fede verso l’umanità, restaurata e ispirata dall’atto altruistico
di Superman, Bruce Wayne chiede l’aiuto all’alleata, Diana Prince,
per affrontare un nemico ancora più grande. Insieme, Batman e
Wonder Woman lavoreranno velocemente per trovare e reclutare una
squadra di metaumani per controbattere questa grande minaccia
che li attende. Ma nonostante la formazione di una squadra di
eroi senza precedenti composta da Batman, Wonder Woman,
Aquaman, Cyborg e The
Flash potrebbe già essere troppo tardi per salvare il
pianeta da un attacco di proporzioni catastrofiche.
Ecco il primo trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League sarà
diretto ancora una volta da Zack Snyder ed è
previsto per il 10 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista
Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal
Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray
Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche:
Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K.
Simmons e Jeremy Irons. I produttori
esecutivi del film sono Wesley Coller,
Goeff Johns e Ben
Affleck stesso.
Chris Pine si è
unito ufficialmente al cast di Nelle
pieghe del tempo (A Wrinkle in
Time), adattamento cinematografico del romanzo di
Madeleine L’Engle del 1962 che sarà diretto da
Ava DuVernay,
regista dell’acclamato Selma.
La notizia è stata diffusa
dall’Hollywood
Reporter, il quale annuncia che Chris Pine,
visto di recente al cinema in Star Trek Beyond,
interpreterà Mr. Murry, il padre della piccola protagonista
del film, che avrà il volto di Storm
Reid (12 anni schiavo, A Happening of
Monumental Proportions).
Oltre a Chris Pine e Storm Reid,
nel cast ci saranno anche Oprah Winfrey (che con
la DuVernay aveva già lavorato proprio nel sopracitato
Selma), il premio Oscar Reese Witherspoon
(Walk the Line, Wild) e Mindy Kaling
(The Mindy Project, The Office).
Nelle
pieghe del tempo è il primo di quattro romanzi, la
serie si intitola Time Quartet e gli altri romanzi della tetralogia
si intitolano: A Wind in the Door, A Swiftly Tilting Planet e Many
Waters. Nel 1989 la L’Engle ha pubblicato An Acceptable Time, che è
considerato un quinto libro della stessa serie, anche se ambientato
diverse generazioni dopo i primi quattro.
Chris
Pine smentisce un insistente rumor su Wonder Woman
Di seguito la trama del romanzo Nelle Pieghe del
Tempo:
Meg Murry, una ragazza di
quattordici anni, è considerata dai suoi coetanei e dai suoi
insegnanti una ragazza dal carattere irascibile e stupida, e a
scuola non si inserisce bene. La sua famiglia riconosce i suoi
problemi come una mancanza di maturità emozionale, ma la considera
anche capace di grandi cose. La sua famiglia è composta dalla sua
bellissima madre scienziata; da suo padre, anch’egli scienziato
scomparso misteriosamente; dal fratello di cinque anni, Charles
Wallace Murry — un super genio in erba – e da Sandy e Dennys Murry,
i due gemelli atleti di dieci anni.
Il libro incomincia con “Era una
notte buia e tempestosa”, un’allusione alle parole iniziali nel
romanzo Paul Clifford di Edward George Bulwer-Lytton scritto nel
1830. Dopo un’altra brutta giornata di scuola Meg, non riuscendo a
dormire si ritrova con il fratello Charles e la madre in cucina a
bere latte. Vedono nel cortile una strana vecchia signora che
sembra essersi persa, la fanno entrare per scaldarsi, perché nevica
e inizia la conoscenza con la signora Cose’, una donna eccentrica,
venuta ad abitare da poco in una casa loro vicina. Charles aveva
già precedentemente fatto la sua conoscenza. Dopo aver asciugato i
suoi piedi e dopo aver fatto uno spuntino di mezzanotte con
Charles, Meg e la loro madre la signora Cosè inizia a dire a una
già perplessa Dr. Murry che “esiste davvero una cosa tipo il
TESP-ACT”. Subito dopo ciò Meg e Charles incontrano un ragazzo di
nome Fort Calvin, anche lui dotato di un’intelligenza molto pronta
e sveglia. È un ragazzo di ceto sociale elevato, che sebbene sia
uno stereotipo del “grande ragazzo del campus” risulta essere
entusiasta di unirsi ai ragazzi per incontrare più lontano la
signora Cosè e le sue ugualmente eccentriche amiche signora Chi e
Quale.
Cosè, Chi e Quale risultano essere
creature trascendentali che trasportano Meg, Charles Wallace, e
Calvin per le galassie con il TESP-ACT, che viene definito simile a
“piegare” il tessuto dello spazio e del tempo. Le tre signore
rivelano ai ragazzi che la galassia sta per essere conquistata da
una nuvola oscura, che è la visibile manifestazione del male. Il
padre scomparso di Meg stava lavorando per un progetto segreto del
governo per ottenere un viaggio più veloce della luce attraverso il
TESP-ACT, e accidentalmente finisce su Camazotz, un pianeta alieno
che è all’interno della nuvola del male. I ragazzi scoprono anche
che la Terra è parzialmente coperta dall’oscurità, sebbene grandi
figure religiose, filosofi, artisti stiano combattendo contro di
essa. Insieme con il fatto che la signora Cosè era una stella che
ha smesso di essere una stella per salvare la Terra dal controllo
dell’oscurità. I ragazzi giungono a Camazotz e salvano il padre di
Meg che è stato imprigionato da un malvagio cervello senza corpo
con potenti poteri telepatici, che gli abitanti di Camazotz
chiamano “IT”. Charles Wallace è mentalmente chiamato da IT, ed è
lasciato indietro quando gli altri scappano facendo un TESP-ACT
attraverso la Cosa Nera e arrivano ad un pianeta abitato da bestie
che non hanno la vista, ma sono dotate di intelligenza. Dopo un
breve periodo di recupero, Meg è mandata indietro da sola su
Camazotz essendole stato detto che è l’unica ad avere il potere per
salvare Charles Wallace. Confrontandosi con IT, Meg si rende conto
che può liberare suo fratello amandolo intensamente, perché l’amore
è un’emozione che IT, nella sua malvagità non può capire. Charles
Wallace viene liberato e tutti ritornano sulla Terra.
L’aggettivo “maledetto” viene
solitamente impiegato per definire alcuni specifici prodotti
culturali (nel nostro caso specifico di tipo filmico) che, per un
motivo o per l’altro, fin dalle proprie origini possiedono la
capacità di imprimersi indelebilmente nell’immaginario popolare più
per la presunta aura di mistero e leggenda che vi aleggia attorno
che per il loro effettivo contenuto. A tal proposito, ben poche di
fatto appaiono le pellicole degne di poter essere definite
“maledette”, come Freaks! alcune grazie a
mitologici e inspiegabili accadimenti legati alla propria genesi
produttiva – come nei casi al limite del perturbante de
L’Esorcista (1973), Omen
(1976) o Amytiville
Horror (1979) –, altri invece in seguito a
celeberrimi e travagliati interventi censori che ne hanno visto in
gran parte alterata (spesso irrimediabilmente) la propria forma,
esattamente come Rapacità (1924) e
Sul globo d’argento (1989) tristemente
testimoniano.
Ma sopra ogni altro esempio
possibile, proprio in quella perturbante twilight zone che
unisce leggenda, verità e una gran dose d’immaginazione alimentata
dal tempo e dalla mitomania cinefila ecco collocarsi
Freaks, pellicola del 1932 divenuta nel
corso degli anni un autentico fenomeno di culto, tanto negli
ambienti underground quanto nelle cerchie di raffinati
cultori della settima arte. Un film giustamente definito e
definibile “maledetto” sia nelle peripezie che ne hanno visto la
nascita che nelle vicissitudini a dir poco grottesche che ne hanno
accompagnato la perpetrazione in questi ultimi ottant’anni.
La potenza culturale di Freaks
Per riuscire realmente a
comprendere quale potenza culturale (e quale relativa eredità)
possa mai sprigionarsi da un tale insieme di fotogrammi è bene
procedere con ordine, in quanto, così come accade per ogni prodotto
realmente definibile “artistico”, è dalla genesi dell’autore che si
comprende e conseguentemente giunge a quella dell’opera. In questo
caso la figura mitica chiamata in causa è quella di Tod
Browning, giovane promessa della giovane Hollywood
d’inizio ‘900 destinata a una rapida e strabiliante ascesa nel
cinema appena istituzionalizzatosi così come a un altrettanto
repentino e inglorioso epilogo.
Cresciuto con una profonda
ammirazione verso il mondo circense (esattamente come il futuro
collega italiano Federico Fellini) e avendo avuto modo di
avvicinarvisi per un certo periodo della propria scapestrata
giovinezza, il giovane Tod (pseudonimo di Charles Albert
Jr) si fa le ossa nel mondo del cinema direttamente alle
dipendenze del leggendario regista David W.
Griffith, per il quale svolge il triplice ruolo di
assistente, attore e sceneggiatore nel capolavoro Intolerance del 1916, prima di
muovere da solo i primi passi dietro la macchina da presa durante
il periodo del muto grazie alla grande amicizia col produttore
Irving Thalberg, all’epoca ai vertici della
Universal Pictures. Ed è proprio per la casa di produzione fondata
da Carl Laemmle che Browning realizza alcune
pellicole caratterizzate da tematiche morbose e inquietanti che
rivelano il suo peculiare gusto per un mondo malsano e perturbante
nel quale i veri protagonisti sono quei “diversi” che popolavano di
consueto i baracconi da fiera e le carovane circensi ancora a
inizio XX° secolo.
Con Il trio
infernale (1925) il regista narra ad esempio di un
gruppo di furfanti grotteschi e disumani dediti al travestitismo,
il cui leader è un nano vestito da neonato intento a fumare grossi
sigari – diretto antenato del Baby Herman di Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988), mentre
con Lo sconosciuto (1927) si cimenta
nella vicenda bohémien di un trapezista che decide di farsi
amputare le braccia in modo da poter restare in compagnia di una
giovane collega fobica degli abbracci maschili. Passando attraverso
narrazioni tipicamente proto-orrorifiche quali Il
fantasma del castello (1927) e trame poliziesche come
quelle di La grande città (1928) Browning
decide infine di dare una drastica svolta di qualità alla propria
carriera approfittando della recente rivoluzione (e subito moda)
del cinema sonoro dirigendo Dracula
(1931), prima e ormai famosissima trasposizione filmica
del romanzo di Bram Stoker caratterizzata da una messa in scena
formalmente impeccabile ma eccessivamente statica e teatrale a
causa dell’ingombro e delle difficoltà tecniche delle prime
cineprese sonore, nella quale il volto del vampiro più famoso di
tutti i tempi è quello della leggenda ungherese Bela
Lugosi.
Dopo aver diretto
un’ultima pellicola drammatica incentrata sul mondo pugilistico dal
titolo Iron Man (1931), l’ormai affermato
cineasta di Louisville decide lasciare la Universal per seguire il
suo amico e mentore Thalberg verso la MGM, ed è proprio in seno al
più famoso studio hollywoodiano che egli medita di realizzare una
pellicola interamente dedicata al mondo del circo e ai suoi
abitanti più illustri, ovvero i cosiddetti “freaks” (dura
e spregiativa terminologia anglosassone che sta a indicare tutti
coloro che sono in qualche modo “strani” e “diversi”, spesso al
limite del “mostruoso”), il tutto attraverso un ruvido e impietoso
racconto di vendetta e fratellanza nel quale a vincere, questa
volta, sono proprio coloro che il mondo è solito emarginare.
La vicenda, nella sua sconcertante
crudezza e semplicità, è pesto esposta: in un circo ambulante
caratterizzato dai più consueti e variegati “fenomeni da baraccone”
(donne barbuta, gemelli siamesi, uomini senza arti, donne cannone
ecc.) il nano Hans è fidanzato con la collega di spettacolo Frieda,
me ben presto inizia a nutrire una forte attrazione per Cleopatra,
splendida e altezzosa trapezista che è solita illudere il piccolo
uomo per ottenere regali e favori economici. Grazie alla complicità
del forzuto Ercole di cui è dichiaratamente invaghita, Cleopatra
decide di sposare Hans, iniziando però un processo di sordido
avvelenamento nei suoi riguardi con lo scopo di ereditarne la
piccola fortuna. Venuti a conoscenza del terribile piano ordito
dalla coppia, gli amici di Hans (i Freaksdel titolo,
così come li etichetta la trapezista in uno sfogo alcolico durante
la grottesca festa di nozze) decidono di vendicarlo, accoltellando
a morte Ercole e sfigurando orribilmente la bella Cleopatra, la
quale sarà in seguito esposta al pubblico in qualità di
“donna-gallina” durante i futuri spettacoli girovaghi della
compagnia.
Se già di per sé un racconto del
genere può risultare alquanto bizzarro e a dir poco estremo per gli
standard del cinema americano dell’epoca già avviato verso
l’imminente codice di autocensura (l’integerrimo “codice Hays”),
ancora più azzardate – e in verità coraggiose – appaiono
le scelte registiche impiegate da Browning nella realizzazione di
un film che avrebbe sollevato un tale polverone mediatico da
mettere in atto una delle più radicali e feroci campagna di
boicottaggio e indignazione pubblica dell’industria del film.
Come prima cosa il cineasta decise
di ingaggiare autentici fenomeni circensi già all’epoca molto noti
e in gran parte provenienti dalle sue passate frequentazioni di
gioventù, alcuni di essi in seguito divenuti famosi negli ambienti
mondani, come ad esempio Prince Randian
(l’Uomo-Torso privo di tutti e quattro gli arti), Josephine
Joseph (l’ermafrodita più celebre d’Europa), le sorelle
siamesi Daisy e Violet Hilton, Frances
O’Connor (la ragazza senza braccia) e Johnny
Eck (l’uomo senza gambe). Mai prima di allora il grande
schermo aveva osato sfoggiare così apertamente il tema della
diversità e delle malformazioni corporee, tanto che apparve a dir
poco deplorevole al pubblico di allora il fatto che entità così
“diverse” e “mostruose” potessero essere capaci di provare
sentimenti così “umani” quali la fratellanza la compassione,
sentimenti che – almeno nella finzione filmica – li conducaono a
coalizzarsi per giustiziare, secondo un proprio codice d’onore (il
“codice dei Freaks” come lo chiama l’imbonitore nell’incipit della
pellicola), coloro che ordiscono a loro danno e che, cosa ancora
più grave, tradiscono la loro fiducia.
Descritto dagli stessi attori come
un despota e un insaziabile perfezionista avvezzo al facile
insulto, Browning ebbe modo di contare sulle superbe
interpretazioni di Olga Baclanova nelle vesti
della perfida Cleopatra e del nano di origini tedesche
Harry Eales (già attore di punta nel sopracitato
I tre furfanti e fratello di Daisy
Earles, colei che nel film interpreta la fidanzata
Frieda), ma ciò non poté salvare la pellicola dal turbolento e
mitico destino che l’avrebbe attesa al varco e che ne avrebbe in
gran parte alimentato la leggenda per gli anni avvenire. Malgrado
fosse stato ideato fin dall’origine come una pellicola
horror con cui rilanciare la non certo facile situazione
della MGM, Freaks venne in seguito prontamente
disconosciuto dai suoi stessi produttori in seguito alle polemiche
seguite alla prima tenutasi il 16 febbraio del 1932, venendo in
seguito vietato sia dalla Germania di Hitler fino al 1945 e anche
dall’Italia fascista fino ai tardi anni ’70, quando la RAI ne
chiese una traduzione e una conseguente uscita cinematografica
limitata (in tv bisognerà invece aspettare gli anni ’80 grazie alla
fascia notturna di Enrico Ghezzi). Addirittura nel Regno Unito la
pellicola venne interdetta al pubblico ben oltre il 1964.
Il più grande smacco a cui
però Browning dovette andare in contro fu la
censura e la conseguente mutilazione di oltre un quarto d’ora di
girato – in seguito distrutto e purtroppo a oggi del tutto
irrecuperabile – che, stando a quanto riportano le testimonianze
dell’epoca, corrisponderebbe a due sequenze a dir poco estreme: la
prima riguardante i dettagli della mutilazione inferta dai
freaks al corpo di Cleopatra e la seconda al destino ben
diverso e poco lusinghiero riservato a Ercole, evirato e costretto
a cantare in pubblico in falsetto. In seguito alle aspre polemiche
sollevate da questa sua controversa produzione il cineasta un tempo
celebre e acclamato si vide letteralmente sbattuta in faccia la
porta dei grandi studios e a nulla valsero le ultime collaborazioni
di genere con la MGM – tra cui i suggestivi ma ormai manieristici
I Vampiri di Praga (1935) e
La bambola del diavolo (1936) – poiché
agli albori della Seconda Guerra Mondiale la fulgida e promettente
carriera di Browning era ormai giusta irrimediabilmente al
capolinea.
Ben otto decadi abbondanti sono
passate da quando Freaks squarciò letteralmente i bianchi
schermi dell’America post Grande Depressione e altrettanto numerose
(e fantasiose) sono state le leggende maturate attorno a questo
controverso “tumore su celluloide” – tra cui una sequela di
svenimenti e addirittura un improbabile ma suggestivo aborto
spontaneo che avrebbe accompagnato la prima storica proiezione – e
sembra esse ormai giunto il momento di conferire la giusta
notorietà e il degno valore a un film che in realtà un po’ tutti
conosciamo (almeno nel mito popolare) e che molti hanno già visto
(spesso senza ammetterlo) in una miriade di versioni più o meno
apocrife passate di soppiatto nelle programmazioni di terza serata.
Ed è proprio a tal proposito che, grazie al progetto “Il
Cinema ritrovato al Cinema” realizzato dai laboratori
di restauro dell’Immagine Ritrovata della
Cineteca di Bologna, a partire da lunedì
24 ottobreFreaks ritorna nei cinema delle
maggiori città italiane in qualità rinnovata per far apprezzare
finalmente al grande pubblico dei nostri tempi un’opera “maledetta”
che già grandi maestri del cinema postmoderno hanno avuto modo di
omaggiare con sentito affetto, partendo dagli universi
dandy-trash di John Waters e giungendo
alle filosofie cinefile di The Dreamers (2007) di
Bertolucci, senza dimenticare il più celebre e
dichiarato omaggio televisivo ad opera di American Horror Story – Freak Show,
prodotto seriale anch’esso di culto capace di riproporre tutto
l’orrore e la visionarietà del suo antenato a lungo relegato ai
margini del cinema “ufficiale.
E noi, spettatori 2.0, facendo eco
all’allegro coro di grotteschi e deformi personaggi che popolano i
risicati e superstiti 60 minuti del girato, possiamo solo gridare a
gran voce «l’accettiamo… è uno di noi!».
Dopo aver conquistato all’ultimo
Festival
di Cannes il premio speciale Un Certain
Regard, arriva alla Festa di Roma 2016 nella selezione
ufficiale La tortue rouge, il film d’animazione
privo di dialoghi diretto da Michaël Dudok de Wit e prodotto tra gli altri
dallo studio d’animazione giapponese Studio Ghibli.
Dopo un naufragio su un’isola
tropicale popolata da tartarughe ed uccelli esotici, un uomo si
trova a combattere per la sopravvivenza. Tenta più volte di fuggire
dall’isola con una zattera da lui costruita, ma tutte le volte è
ostacolato da una creatura sottomarina, una grande tartaruga
rossa.
Quando finalmente l’uomo ha il
sopravvento sulla tartaruga, che è abbandonata sulla spiaggia a
morire, compare sull’isola una ragazza misteriosa. Come due nuovi
Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, l’uomo e la ragazza iniziano
una vita tranquilla, anche se costellata da alcune avversità,
allietata dalla nascita di un figlio
Saranno Kristin Scott
Thomas, Ralph Fiennes e Juliette Binoche i protagonisti di
oggi alla Festa del cinema di Roma 2016
che celebra uno dei più amati film della storia: domani,
sabato 22 ottobre alle ore 19, a vent’anni dall’uscita in sala
(avvenuta nel 1996), la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della
Musica ospiterà la proiezione de Il paziente
inglese di Anthony Minghella. Il film sarà presentato
dagli straordinari protagonisti che hanno reso indimenticabile
questa pellicola.
Alla Festa di Roma 2016 Kristin
Scott Thomas, Ralph Fiennes e Juliette Binoche
Il paziente
inglese (The English Patient) è
un film del 1996 diretto
da Anthony Minghella, tratto dall’omonimo
romanzo dello scrittore canadese Michael
Ondaatje. Il paziente inglese è
uno dei film più premiati della storia, mantenendo il record
con Gigi di Vincente
Minnellie L’ultimo
imperatore di Bernardo
Bertolucci per aver vinto ben
9 Oscar nel 1997, oltre a 2 Golden Globe e
6 BAFTA mentre l’attrice Juliette Binoche fu
premiata con l’Oscar (attrice non protagonista) e l’Orso d’Argento
a Berlino come miglior attrice.
Sarà presentato oggi alla
Festa del cinema di Roma 2016 Lion, l’atteso film
di Garth Davis che vede
protagonisti Dev Patel, Rooney Mara e Nicole
Kidman.
Presentato
al Festival
di Toronto, Lion è basato sul romanzo
autobiografico di Saroo BrierleyA Long Way
Home e racconta proprio la storia di Saroo che,
a cinque anni, addormentatosi su un treno si ritroverà
catapultato a mille miglia di distanza dal suo villaggio a
Calcutta. Dopo essere sopravvissuto a Kolkata, Saroo verrà
adottato da una coppia australiana (Nicole
Kidman e David Wenham).
Una volta cresciuto (interpretato
da Dev Patel), il giovane sentirà forte il
richiamo del passato e con l’aiuto di Google Earth andrà alla
ricerca della sua famiglia biologica. Rooney
Mara impreziosisce il cast del film che debutterà al
Festival di Toronto il 10 settembre, prima di approdare nelle sale
americane il 25 novembre, data che ha visto lanciare i
contendenti agli Oscar della TWC: negli anni
passati, Il discorso del
re e The Imitation
Game.
La Festa del
Cinema celebra uno dei più amati film della storia: Il
paziente inglese, oggi alle ore 19, a vent’anni dall’uscita in sala
(avvenuta nel 1996), la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della
Musica ospiterà la proiezione de Il paziente
inglesedi Anthony
Minghella.
Il paziente inglese compie 20
anni
Il film sarà presentato dagli
straordinari protagonisti che hanno reso indimenticabile questa
pellicola: Juliette Binoche (che ha ricevuto
l’Oscar per la sua interpretazione), Kristin Scott Thomas,
Ralph Fiennes, Carolyn Choa e Julian Wadham.
Il paziente
inglese (The English Patient) è
un film del 1996 diretto
da Anthony Minghella, tratto dall’omonimo
romanzo dello scrittore canadese Michael
Ondaatje. Il paziente inglese è
uno dei film più premiati della storia, mantenendo il record
con Gigi di Vincente
Minnellie L’ultimo
imperatore di Bernardo
Bertolucci per aver vinto ben
9 Oscar nel 1997, oltre a 2 Golden Globe e
6 BAFTA mentre l’attrice Juliette Binoche fu
premiata con l’Oscar (attrice non protagonista) e l’Orso d’Argento
a Berlino come miglior attrice.
Arriva dal
The Hollywood Reporter la notizia che sarà
Jennifer Lawrence ad
interpretare Zelda Fitzgerald per Ron
Howard in Zelda, titolo
provvisorio del biopic che tratterà la storia d’amore Zelda
Fitzgerald e F. Scott Fitzgerald.
Il film si soffermerà sulla
relazione di Zelda e F. Scott Fitzgerald
e racconterà il matrimonio ma soprattutto la rivalità artistica
trai due, che come sappiamo, portò Zelda a
diventare ossessionata e in fine alla pazzia.
Zelda si baserà su
una sceneggiatura scritta da Emma Frost e sarà
prodotto dall’ex dirigente LionsgateAllison Shearmur (Hunger
Games) e Brian Oliver (Hacksaw
Ridge) insieme alla stessa Jennifer Lawrence e
Justine Ciarocchi.
Vi ricordiamo che questo non è
l’unico progetto su Zelda Fitzgerald, infatti
presto vedremo la serie televisiva Z: l’Inizio di
tutto con protagonista Christina Ricci.
Inoltre sappiamo che Scarlet Johansson potrebbe essere
Zelda Fitzgerald, in un film ancora in sviluppo
dal titolo The Beautiful and the
Damned.
Jennifer Lawrence
invece sarà presto al cinema con il sim di fantascienza
Passenger, al fianco di Chris
Pratt e al cinema dal 21 Dicembre 2016.
Al centro della storia
sceneggiata da Jon
Spaihts (Prometheus) c’è il meccanico Jim
Preston (Pratt) che, durante un viaggio di
120 anni a bordo di un’astronave diretta su un pianeta situato in
una galassia lontana dalla Terra, scopre di essersi erroneamente
svegliato dal sonno criogenico quasi cento anni prima del
previsto. Soffrendo la solitudine – unico uomo in mezzo a robot e
androidi – Jim decide un anno dopo di risvegliare uno dei
passeggeri e la sua scelta ricade sulla bella giornalista Aurora
(Jennifer Lawrence). I due ben presto si
innamorano, ma dovranno affrontare più di un ostacolo, in primis il
malfunzionamento della navicella che li porrà seriamente in
pericolo. Nel cast anche Laurence
Fishburne e Michael Sheen.
La Lucasfilm ha
annunciato che l’attore Donald Glover
sarà Lando Calrissian nello spin-off di Han Solo. Dunque,
come vi avevamo anticipato, Glover
saràil fedele compare di
Han, interpretato da Billy
Dee Williamsin L’Impero
Colpisce Ancora e ne Il Ritorno
dello Jedi.
Donald
Glover noto per aver avuto un ruolo da protagonista
nella serie Community, sarà presto al fianco del nuovo Peter Parker
in Spider-Man Homecoming. Di seguito il commento
dei due registi:
“Siamo così fortunati ad avere
un artista di talento come Donald nel cast. Questi sono delle
grandi scarpe da riempire, e dobbiamo ancora un “mantello” più
grande da fare. Inoltre, vorremmo chiedere scusa pubblicamente a
Donald per avergli rovinare il Comic-Con “
Ricordiamo che lo spin-off dedicato
a Han Solo sarà ambientato dieci anni
prima degli avvenimenti di Una Nuova
Speranza. Nel film ci sarà
anche Chewbacca.
Lo spin-off su Han
Soloè previsto per il 25 maggio 2018 e sarà
diretto da Phil
Lord e Christopher Miller,
registi di 21 Jump
Streete The LEGO
Movie. La sceneggiatura porterà la firma
di Lawrence Kasdan e di suo
figlio Jon Kasdan.
01 Distribution
sarà presente anche quest’anno all’interno dell’Area Movie di Lucca
Comics and Games con anticipazioni, attività e sorprese per il
pubblico della manifestazione su alcuni dei titoli più attesi della
prossima stagione.
Venerdì 28 e
sabato 29 ottobre presso il Loggiato Pretorio lo
stand di 01 Distribution sarà interamente dedicato alle avventure
spaziali di Addio Fottuti Musi Verdi, il
primo film dei The Jackal, che uscirà nelle
sale italiane nel 2017. Nell’area animata da alieni e soldati, il
pubblico verrà invitato a lanciare un video messaggio nello spazio.
I contenuti realizzati a Lucca faranno parte del materiale
promozionale utilizzato per il lancio del film. Il 29 ottobre,
sotto una pioggia di balle spaziali, ci
saranno anche i The Jackal.
Lo stand cambierà faccia
domenica30 ottobre e sarà
personalizzato con le grafiche del nuovo film di Sydney
Sibilia, Smetto quando voglio
Reloaded, in uscita il 2 febbraio 2017.
Nello spazio allestito come una
prigione, i visitatori potranno scattarsi delle foto segnaletiche
accanto al logotitolo del film.
Infine, sempre nella giornata di
domenica alle ore 11 presso il Teatro San Girolamo, il regista
premio Oscar Gabriele Salvatores e l’esperto di
visual effects Victor Perez saranno i protagonisti
di Anatomia invisibile: i visual effects del sequel de
Il Ragazzo Invisibile, un incontro con il pubblico in
cui si parlerà degli effetti visivi del nuovo capitolo della saga.
Prodotto da Indigo Film con Rai Cinema in collaborazione con Friuli
Venezia Giulia Film Commission, il sequel de Il Ragazzo
Invisibile uscirà in sala con 01 Distribution nell’autunno
2017.
A seguire, dalle 12.30 alle 13.30,
Gabriele Salvatores si sposterà allo stand Panini Comics per
autografare le copie della graphic novel Il ragazzo
invisibile.
Tutti potranno seguire in tempo
reale quanto accadrà all’interno dello stand 01 sui canali social
(Facebook, Twitter, Instagram) e su quelli dedicati ai film.
La Universal Pictures International
Italy ha diffuso il trailer italiano di La Festa prima
delle Feste, la nuova commedia natalizia in arrivo il
prossimo 7 dicembre diretta da Will Speck & Josh
Gordon.
Quando un amministratore delegato
(Jennifer Aniston) cerca di chiudere la filiale
gestita dal fratello scapestrato, quest’ultimo (T.J.
Miller), insieme al direttore del suo reparto tecnico
(Jason Bateman), decide di radunare i colleghi ed
organizzare un’epica festa di Natale nel tentativo di fare colpo su
un potenziale cliente, e concludere così una vendita che potrebbe
salvare i loro posti di lavoro.
Kate McKinnon, Olivia Munn,
Jillian Bell, Rob Corddry, Vanessa Bayer, Randall Park, Sam
Richardson,
Jamie Chung, e Courtney B. Vance sono
i co-protagonisti della nuova commedia dei registi Josh
Gordon e Will Speck (BLADES OF GLORY – Due pattini per la
gloria), il film più divertente delle vacanze di
Natale.
Si conclude la 14ma edizione di
Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela
della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni.
Alle ore 11.00 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della
Musica, la giovane giuria di Alice nella città,
composta da 27 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni selezionati
su tutto il territorio nazionale, e i direttori artistici
Fabia Bettini e Gianluca
Giannelli, hanno consegnato il Premio come miglior
film del concorso Young/Adult a
“Kicks” opera prima del regista americano
Justin Tipping.
Leggi la recensione di Kicks, miglior
film di Alice nella Città 2016
La motivazione della giuria:
“Per la realtà feroce messa in luce da un continuo e potente
scambio tra immagini e suono, che eleva la tragica e violenta
condizione delle periferie a personale odissea urbana del giovane
Brandon. Il film sorprende per la propria originalità, facendo
riflettere sulla futilità della violenza e sull’orrore che
inevitabilmente scatena se applicata.”
Il film, con Jahking Guillory,
Christopher Jordan Wallace, Christo-pher Meyer, racconta la storia
di Brandon, quindicenne che sogna un paio di nuovissime Air
Jordans. Appena riesce a mettere le mani sul meraviglioso paio di
scarpe, però, gli vengono rubate da una gang di zona. Brandon e i
suoi due amici affronteranno una pericolosa missione attraverso
Oakland per riaverle.
Il premio Taodue Camera
d’Oro per la miglior opera prima o seconda è stato
assegnato, all’unanimità dalla giuria presente, a
“Little Wing” della regista finlandese
Selma Vilhunen.
La motivazione della giuria:
“Per la straordinaria capacità
di raccontare un viaggio di formazione spiazzante, in cui i
rapporti tra genitori e figli apparentemente si ribaltano; e per la
capacità di emozionare grazie alle strade parallele cui ti
costringono la vita e l’arte quando ti attraversano.”
Little Wing, con Linnea Skog e Paula
Vesala, racconta la storia di Varpu, una ragazza di 12 anni che è
in rapida crescita verso l’età adulta e di sua madre Siru che non
vuole crescere. Varpu vive con la madre e non ha mai conosciuto suo
padre. Una notte ne ha abbastanza dei suoi compagni di equitazione
e di sua madre, decide quindi di rubare una macchina e guidare
verso Nord alla ricerca di suo padre, di cui conosce solo il nome.
Ma suo padre non è esattamente quello che si aspetta. Incontrarlo
innescherà qualcosa nella vita di Varpu e Siru, portandole a
riflettere sul loro ruolo nella vita l’una dell’altra, e nel
mondo.
Festa di Roma 2016: Matt Dillon tra regia, film
e il mestiere di giurato
Il Premio Camera d’Oro
Taodue per la miglior opera prima o seconda del programma
di Alice nella città (12 film fra Concorso Young
Adult e Alice/Panorama) è stato consegnato alla presenza della
giuria presieduta dall’attore Matt
Dillon e composta dalla produttrice Camilla
Nesbitt, l’attrice Anna Foglietta, il
regista Gabriele Mainetti, il regista
Claudio Giovannesi e gli sceneggiatori
Giordano Meacci e Francesca
Serafini.
I NUMERI DI QUESTI 8 GIORNI
DI ALICE NELLA CITTA’: +15% DI INCASSI RISPETTO ALLO SCORSO
ANNO
Alice nella città è lieta di
comunicare i numeri di questi 8 giorni (dal 13 al 20 ottobre) di
questa 14ma edizione: si è registrata una crescita del
15% di incassi rispetto all’edizione dello scorso anno,
senza contare le 11 proiezioni di questo prossimo week
end.
ALICE SI UNISCE AL CIRCUITO
DEGLI EFA
Alice nella città entra nella rete
dell’EFA. Oltre a Torino e Firenze ora anche Roma è entrata nel
network dell’EFA Young Audience Award grazie a Alice nella città.
Una rappresentante degli European Film Award arriverà infatti a
Roma nei prossimi giorni, all’interno del MIA (Mercato
Internazionale Audiovisivo) per parlare con il pubblico di Film
Litteracy e dell’importanza internazionale del premio.
IL WEEK END DI CHIUSURA
ALL’INSEGNA DELL’INDIE DI QUALITÀ
Il week end conclusivo di questa
edizione di Alice nella città sarà all’insegna dell’indie di
successo.
Alle 12.00 di sabato
22 sarà proiettato in anteprima in Sala Sinopoli il film
d’animazione Rock Dog, una coproduzione tra Cina e
USA che racconta la storia di Bodi, un simpatico mastino tibetano,
il cui padre vorrebbe seguisse le sue orme come guardiano di un
gruppo di pecore che vivono nel loro villaggio. Ma Bodi ha un altro
sogno: trasferirsi in città e diventare una rock star.
Alle 18.00 di
sabato22 verrà presentato il piccolo
caso cinematografico Funne-le ragazze che sognavano il
mare, di Katia Bernardi. Un gruppo di giovani ottantenni
organizzano una gita al mare: un evento unico per loro che l’hanno
mai visto. Si organizzano per raccogliere i fondi, preparano i
bagagli e partono per la gita che cambierà la loro vita. Un
documentario divertente e toccante, presentato nella sezione KINO
PANORAMA ITALIA di Alice nella città.
Per concludere, la sera del
22 ottobre sarà proiettato alle 20.30 il film
Swiss Army Man, uno dei più acclamati dalla stampa
in questa edizione di Alice nella città. Hank, naufragato su
un’isola deserta, sta per uccidersi quando nota un cadavere portato
sulla spiaggia dalle onde. Hank ci fa amicizia, lo chiama Manny,
per scoprire solo più tardi che il suo nuovo amico non solo può
parlare ma ha una miriade di abilità sovrannaturali… che potrebbero
aiutarlo a tornare a casa. Dopo aver sbalordito il SUNDANCE 2016,
il chiacchierato film dei DANIELS arriva ad Alice nella città per
incantare il pubblico italiano.
Arriva alla Festa del
Cinema di Roma il secondo lungometraggio di
Claudia Sainte-Luce, La Caja
Vacia, firmandone la sceneggiatura, la regia e
interpretandolo come protagonista insieme a Jimmy
Jean-Louis. In Selezione Ufficiale, il film è un sincero
racconto tra i sentimenti inespressi di un padre e una
figlia, riuniti grazie ad una malattia che porta a
galla ricordi sia belli che brutti.
Nel caotico aeroporto di Città del
Messico lavora Toussaint (Jimmy Jean-Louis), un
immigrato haitiano, che a seguito di un incidente viene portato in
ospedale. La figlia Jazmin (Claudia Sainte-Luce)
viene chiamata e le viene richiesto di non lasciare mai solo il
padre: peccato però che i due non si sentivano da anni, divisi in
passato da qualche evento traumatico, tanto da farli stare sulle
difensive sin dalle prime battute. Ma nonostante questo Jazmin se
lo porta casa con se, tra richieste assurde e brontolii. Lei è una
ragazza indipendente, sogna di scrivere testi teatrali ma nel
frattempo fa la cameriera e lavora da casa come social media
manager. L’incidente porta Toussaint a scoprire di avere una grave
malattia e tra allucinazioni, ricordi e fantasmi, rivive la sua
vita mentre cerca di andare avanti, aiutato da Jazmin che senza
accorgersene si riaffeziona a lui.
Con un procedere lento,
La Caja Vacia ci porta all’interno della vita di
queste due persone, due anime che si rincontrano dopo tanto tempo
ma non hanno molto da dirsi. La terribile malattia di Toussaint ci
fa rivivere il suo interessante viaggio di emigrato attraverso
flashback dai colori saturi in contrasto con i bui e polverosi
interni della quotidianità, non riuscendo però a darci tutti i
pezzi per capire la sua storia fino in fondo.
Il film si sviluppa quasi ad
episodi, con una Claudia Sainte-Luce davvero
notevole e diversi momenti emozionanti. Manca però qualcosa e
La Caja Vaca non riesce a portare a termine la sua
missione, annoiando in molte parti e lasciando lo spettatore
con diverse, troppe domande.
Ecco uno speciale video sul
doppiaggio di Cicogne in Missione, il nuovo
film d’animazione prodotto dalla Warner
Bros e diretto da Nicholas Stoller e
Doug Sweetland. Cicogne in Missione è stato
presentato alla Festa di Roma 2016.
Dopo l’enorme successo
di The Lego Movie la Warner
Animation Group ci regala una storia originale sulla celebre
leggenda delle cicogne. Una visione completamente nuova e
spassosissima che vi farà amare i suoi protagonisti dal primo
istante.
Sinossi: Le
cicogne portano i bambini… o almeno una volta era così. Adesso
consegnano i pacchi per Cornerstore.com, il gigante del commercio
online. Junior, il miglior impiegato dell’azienda, è sul punto di
ricevere una promozione quando per sbaglio attiva la Macchina
Fabbrica-Bambini, dando così vita a una bimba adorabile e
assolutamente non autorizzata. Nel disperato tentativo di
recapitare questo fagottino di problemi prima che il capo se ne
accorga, Junior e la sua amica Tulip, l’unica umana a Stork
Mountain, iniziano una corsa contro il tempo per portare a termine
la loro prima consegna, intraprendendo un viaggio frenetico e
rivelatore durante il quale più di una singola famiglia potrebbe
trovare la felicità e le cicogne potrebbero tornare a svolgere la
loro vera missione.
Dopo aver fatto il suo debutto
all’ultima edizione del Festival di Toronto (TIFF),
The Long Excuse, il nuovo film della regista e
sceneggiatrice Miwa Nishikawa, è arrivato anche
alla Festa del Cinema di Roma.
Tratto da un romanzo dalla stessa
regista, il film racconta la storia di Sachio Kinugasa
(Masahiro Motoki), uno scrittore in crisi, che
deve fare i conti con l’improvvisa morte di sua moglie in un grave
incidente stradale. Da tempo bloccato in un matrimonio senza amore,
Sachio dovrà affrontare il suo dolore o la mancanza di esso e
mantenere le apparenze davanti ad amici e parenti. Ad aiutarlo sarà
incredibilmente un uomo comune Yoichi (Pistol
Takehara), padre di due splendidi bambini, travolto anche
lui dalla stessa tragedia; le due donne erano infatti sullo stesso
bus precipitato nel vuoto.
Con The Long Excuse
la Nishikawa crea una vera e propria dark comedy made in
japan riuscita anche se non al cento per cento. La regista
infatti affronta, come nella migliore tradizione giapponese, il
tema del lutto e del dolore ma lo fa servendosi di un protagonista
decisamente negativo; Sachio è infatti un uomo estremamente egoista
e un marito fedifrago che sente di stare affogando nel senso di
colpa per aver trascorso l’ultima notte di sua moglie da viva con
un’altra donna. Non riuscendo a gestire tutti questi sentimenti
contrastanti, il protagonista cerca di espiare i propri peccati
cambiando completamente stile di vita e aiutando Yoichi e i suoi
figli a superare questo difficile momento.
Nonostante le buone intenzioni della
regista, il film in sé risulta poco unitario e pieno di alti e
bassi; la contaminazione di generi inoltre genere uno strano
miscuglio cinematografico, quasi una commedia grottesca, che
associa a momenti di estrema comicità e dolcezza – in particolar
modo le scene tra Sachio e i figli di Yoichi – altri molto più
seriosi ed intrisi di drammaticità, come in un estenuante
rollecoaster emozionale.
Il trailer di Logan
diffuso ieri on-line ha generato altissime aspettative, dato il
tono e lo stile che sembrano trapelare del breve filmato
promozionale. Parlando con
Empire, il regista James Mangold ha commentato
alcuni degli interrogativi più incalzanti che sono stati destati
dal trailer stesso.
In primo luogo, all’inizio del
video, vediamo la schiena di Logan coperta di
cicatrici. Secondo Mangold si tratta di un
indebolimento della sua mutazione, o meglio un cambiamento nel
processo di guarigione di Wolverine. Con gli anni,
la guarigione istantanea rallenta e genera cicatrici profonde, come
quelle che abbiamo visto proprio nel trailer.
In secondo luogo, il regista non ha
voluto confermare il ruolo di Dafne Keen, che
chiaramente sembra a tutti essere Laura/X-23, sia per una certa
attinenza con la storia originale, sia per quello che si deduce
dalle parole di Xavier (Patrick Stewart) nel
trailer.
Infine, James
Mangold ha commentato il rating del trailer. La
violenza che vediamo nel trailer è solo un assaggio di quello che
il regista vuole rendere nel film. Non si tratta di qualcosa di
diverso o estraneo al personaggio, ma di un modo più realistico di
rendere quell’ambientazione cruda e feroce che appartiene al mondo
di Wolverine.
Per Hugh Jackman questo ritorno nei panni
del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava volta
(se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel
personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti
Marvel al cinema, una sorta di
Robert Downey Jr per il corrispettivo
MCU, e potrebbe essere arrivato
alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio con
Logan.
Il filmha
un’uscita prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è
James Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal ePatrick
Stewart.
Si è tenuta ieri al TCL Chinese
Theatre di Hollywood la premiere mondiale di Doctor Strange. Sul tappeto rosso
allestito per l’occasione hanno sfilato tutti i protagonisti del
film, da Benedict Cumberbatch a Tilda
Swinton, passando per Mads Mikkelsen e
Rachel McAdams.
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
La Focus Features ha pubblicato
in rete un nuovo trailer di Nocturnal Animals, il
secondo film da regista di Tom Ford presentato in anteprima alla
Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 dove ha vinto il
Gran Premio Della Giuria. Protagonisti del film Jake
Gyllenhaal e Amy Adams.
Ecco il video:
Venezia 73: Nocturnal
Animalsrecensione del film
di Tom Ford
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Il progetto, prodotto
dalla Focus Features, adatta il romanzo di Austin Wright
Tony e Susan e il cast comprende già
Jake Gyllenhaal, Amy Adams,
Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon e Kim
Basinger.
La storia racconta di una
donna (Adams) di nome Susan che riceve un manoscritto dal suo
ex-marito, un uomo che ha lasciato 20 anni prima, chiedendo la sua
opinione.
Il libro segue poi due storie: la
storia nel romanzo, dal titolo Nocturnal
Animal, che racconta di un uomo (Gyllenhaal) la cui
vacanza in famiglia diventa violenta e mortale; e la storia di
Susan, che si ritrova a ricordare il suo primo matrimonio e ad
affrontare alcune oscure verità riguardo se stessa.
7 Minuti è stato
presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di
Roma e arriverà nelle sale italiane il 3 novembre.
Cosa sei disposto a fare pur di lavorare? Potrebbe essere racchiusa
in questa domanda apparentemente semplice – ma in realtà
carica di insidie – la nuova fatica da regista di Michele Placido, dal titolo 7
Minuti.
I proprietari di un’azienda tessile
italiana cedono la maggioranza della proprietà a una
multinazionale. Sembra che non siano previsti licenziamenti:
operaie e impiegate possono quindi tirare un sospiro di sollievo.
Ma c’è una piccola clausola nell’accordo che la nuova proprietà
vuole far firmare al Consiglio di fabbrica. Undici donne dovranno
perciò decidere per sé e in rappresentanza di tutta la fabbrica, se
accettare la richiesta dell’azienda.
Ispirandosi a una storia vera
avvenuta in Francia nel 2012, Placido e lo sceneggiatore
Stefano Massini mettono in scena una storia dalle
radici lontane ma sempre di grande attualità, fortemente
legata alla società in cui viviamo; una società che ci ha
insegnato soltanto ad avere paura del futuro, a scendere a
compromessi, ad accettare passivamente qualsiasi condizione, anche
umiliante.
7 Minuti, il film di Michele
Placido
Servendosi di una struttura
dall’impianto teatrale e dal forte richiamo internazionale, il
film racconta di undici donne di nazionalità diverse chiamate a
decidere in pochissimo tempo del loro futuro, in un
crescendo tensivo molto ben costruito dove emergono personalità,
bisogni e disperazione.
Lo spazio circoscritto dettato
dall’ambiente unico in cui si svolge principalmente il film (la
fabbrica) si sposa alla perfezione con una regia che punta a
stare letteralmente addosso alle
sue “combattenti” (diverse per estrazione sociale, per
modo di porsi l’una nei confronti dell’altra, per idee e capacità
di ascolto), enfatizzando così la potenza drammaturgica non solo
dei dialoghi, ma dell’intera storia.
Ambra Angiolini,
Cristiana Capotondi,
Violante Placido, Maria Nazionale, Fiorella Mannoia e
Ottavia Piccolo sono tutte carismatiche e
sorprendenti nel loro rappresentare degli archetipi che
fungono da specchio di una società che esiste e di una
condizione (non solo femminile) che riguarda in prima persona anche
lo spettatore, sia quello che hai già combattuto le sue battaglie,
sia quello che si affaccia per la prima volta alle difficoltà e
alle impervie del mondo del lavoro.
Nonostante un didascalismo che in
alcuni momenti spezza la discreta riuscita generale del
prodotto, 7 Minuti è un film che rivendica
l’importanza della messa in discussione, del dialogo come momento
di aggregazione e confronto, della forza individuale e collettiva
come slancio per riuscire davvero a cambiare le cose, e non pensare
sempre che il nostro destino possa essere imposto e deciso
dagli altri.
In una cittadina sulle coste del
Perù, un uomo e una donna si incontrano in un ufficio comunale
davanti a un giudice per firmare le pratiche del loro divorzio. Non
si vedono da diciannove anni, vivono in città diverse e le loro
vite hanno preso strade completamente differenti. Ma un disguido
burocratico li costringe ad attendere molte ore in attesa del
ritorno del giudice. Trascorrono così la giornata insieme,
passeggiando e chiacchierando. Sono entrambi ex militanti radicali
di sinistra obbligati a un distacco forzato in una situazione
fortemente drammatica. Ricordano insieme quanto avvenuto, facendo
affiorare scomode verità, si raccontano delle loro vite e si
trovano costretti a un confronto forzato e a capire quanto ancora
siano importanti l’uno per l’altra.
Con La última
tarde, Joel Calero costruisce un film
misurato, doloroso e profondo, su due persone. Lo fa con uno
sguardo particolare, spiandoli mentre passeggiano e riprendendoli
con continui piani sequenza nei quali dialogano intimamente. Mette
in scena un grande lavoro sulla psicologia più profonda di un uomo
e una donna, che partendo da piccole confessioni arrivano a toccare
temi dolorosi, posizioni etiche e politiche, fino alle scelte e
alle azioni che hanno influito pesantemente sulla vita di
entrambi.
La última tarde
recensione
La última tarde è
retto magnificamente tutto sulle spalle di due attori di grande
bravura: Katerina D’Onofrio e Lucho Cáceres. Loro, con grande
naturalezza, riescono a sostenere per tutta la lunghezza
della storia l’invadente presenza della macchina da presa, che non
li lascia un solo momento, trovandosi nella maggior parte delle
sequenze a pochissima distanza da loro.
Un film semplice quanto difficile, doloroso,
estremamente intimo, che scava spietatamente nell’animo di due
persone comuni per toccare i momenti drammatici della storia di un
intera nazione.
Rappresentante della Colombia alla
Festa di Roma 2016, arriva oggi La Mujer del
Animal, il nuovo film di Victor Gaviria
che racconta una storia grezza e feroce, nella più classica e
violenta delle dinamiche tra uomo e donna, dove il primo è
l’animale del titolo, il predatore, e la seconda si fa preda, per
poi, a un certo punto, insorgere.
La diciottenne Amparo viene scoperta
a fare uno scherzo alle suore del convento in cui vive. Per questo
viene espulsa e mandata a vivere con la sorella in una baraccopoli
alla periferia di Medellin. La giovane donna viene colta di
sorpresa quando diviene l’oggetto del desiderio di Libardo, noto a
tutti come “l’animale”, che la rapisce e la costringe a sposarlo.
Quando Amparo dà alla luce una figlia e l’animale la sposta di casa
in casa, scopre che c’è un’altra donna mantenuta da lui, così
decide che è arrivato il momento di prendere una posizione, ma le
minacce dell’animale non conoscono limiti. È una bomba a orologeria
pronta a esplodere, e Amparo è determinata a mettere la sua bambina
in salvo.
La Mujer del Animal
recensione
Gaviria mette in
scena un dramma che nelle baraccopoli di Medellin era considerato
“normale”, una violenza che si manifestava senza eccezioni, anche a
porte aperte, e che sembrava dovesse rappresentare per sempre lo
stato delle cose. In La Mujer del Animal la
bruttezza, la violenza è percepita già dall’inizio, nello stile di
regia rozzo e mosso, che preannuncia uno scoppio assurdo e cruento
che chiude il film seminando una sensazione di spossatezza,
incredulità quasi.
Il tutto però resta in tema,
seguendo il nomigliolo di Libardo, che ne annuncia la
brutalità già in tempi non sospetti. E Graviria,
attraverso questo personaggio, vuole denunciare l’abitudine, la
normalità, ancora, la violenza. Paradossalmente però, la denuncia
non porta a un’azione di conseguenza, ma resta nell’aria, sospesa,
sullo schermo luminoso di una sala buia.
Ospite al The Late Late
Show di James Corden, Tom
Cruise ha ricreato, insieme al suo ospite, gli stunt più
famosi di tutti i suoi film. Dal ballo scatenato di Risky
Business al volo di Mission Impossible Rogue
Nation ecco l’esilarante video:
L’attore ha partecipato allo show
per promuovere il suo nuovo film action Jack Reacher Punto di non Ritorno.
Jack
Reacher Punto di Non Ritorno: trailer italiano con Tom Cruise e Cobie
Smulders
Nel cast di Jack Reacher
Punto di Non Ritorno ci sono Tom Cruise,
Cobie Smulders, Aldis Hodge, Danika Yarosh
e Patrick Heusinger.
Edward Zwick, che
aveva già diretto Tom in L’Ultimo
Samurai, tornerà a lavorare con la star di Hollywood
per il film che arriverà nei cinema USA il 21 ottobre 2016.
Di seguito la sinossi del primo
film: In una città pacifica e tranquilla, cinque persone sono
uccise da un cecchino. Gli indizi portano velocemente ad un ex
soldato di nome James Barr. Tace durante l’interrogatorio, ma
scrive il nome di Jack Reacher, un ex poliziotto militare. Durante
il trasporto verso il carcere viene lasciato in balia di altri
carcerati che lo riducono in coma. La polizia non ha idea di come
rintracciare Jack Reacher ma è lui a presentarsi spontaneamente,
intenzionato a confermare la condanna di Barr a causa di un crimine
da lui commesso in passato, ma sa anche che questi non avrebbe mai
chiesto il suo aiuto se fosse davvero colpevole.
Tra i prossimi progetti di
Tom Cruise figurano lo sci-fi Mena, che lo vedrà di nuovo
collaborare con Doug Liman (già regista di
Edge of Tomorrow), e l’annuncio reboot de
La Mummia. L’attore tornerà
anche protagonista dell’annunciato sesto capitolo della saga di
Mission Impossible.
In occasione della promozione di
Doctor Strange, da noi in Italia il
prossimo 26 ottobre, Benedict Cumberbatch è stato
ospite al Jimmy Kimmel Live! prestandosi a
interpretare una versione… alternativa dello Stregone Supremo.
Ecco l’esilarante video di
seguito:
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Presentato già al Festival di
Berlino 2016, Genius, di Michael
Grandage, è stato scelto anche dalla Festa di Roma 2016
per far parte della selezione ufficiale. Nella sua didascalica
semplicità, il film, scritto dal quasi sempre ottimo John
Logan, racconta della tormentata storia d’amicizia tra
Maxwell Perkins, editor della celebre Charles Scribner’s
Sons che pubblicò Ernest Hemingway e
F. Scott Fitzgerald, e Thomas
Wolfe, scrittore dal torrenziale ingegno. Il film si
concentra sull’incontro trai due e sul lavoro che entrambi hanno
affrontato per portare alla luce due dei romanzi più famosi di
Wolfe, Look Homeward, Angel e Of Time and the
River. Mentre i due uomini di ingegno (di genio, come da
titolo) si lasciano prendere dal vortice delle parole, costruendo
parallelamente un’atipica ma solida amicizia, le loro vite
rischiano di dissolversi a causa della difficoltà di coltivare gli
affetti familiari.
Grandage si affida
a un tono molto rassicurante che segue servilmente la storia
cronologicamente raccontata, avvalendosi di volti noti imbrigliati
in parti che non ne sostengono il talento. In particolare Colin Firth, nei panni di Perkins, soffre di
un ruolo che lo vede costretto palesemente a recitare per
sottrazione un personaggio da cui ci si aspetterebbe più carisma.
Al contrario, Jude Law, a cui è affidato l’esuberante ruolo
di Wolfe, è eccessivo oltre ogni misura, non giustificando la
contrapposizione netta e semplicistica trai due ruoli. In mezzo a
loro una melodrammatica Nicole Kidman interpreta
la moglie di Wolfe, una donna che lasciò tutto per seguire la
passione per questo affascinante e logorroico scrittore.
Genius: trailer del film con
Jude Law e Colin Firth
Se nella prima parte il film si
concentra con efficacia sulle parole, sul loro valore e sul ruolo
fondamentale dell’editor, incaricato di razionalizzare un lavoro
d’arte che altrimenti non avrebbe spazio sul mercato e finirebbe
per essere inconcludente flusso di coscienza, la seconda parte del
film lascia andare questo vibrante tema e si focalizza sulla
vicenda personale, decisamente meno interessante. La lotta che
Wolfe e Perkins portano avanti su ogni riga, ogni descrizione, ogni
dorata parola da tagliare, salvare, spostare, è molto più potente
dei litigi e delle reciproche accuse che Max e Tom si rivolgono
nella seconda parte del racconto.
Con Genius,
Michael Grandage confeziona un biopic più
che tradizionale che troppo presto lascia andare il guizzo di
originalità cui si aggrappa all’inizio, sprecando l’occasione per
una profonda riflessione su quale sia effettivamente il
genio, se l’artista che dialoga direttamente con la Musa,
o la mente che si incarica di fare da tramite tra quell’opera e il
pubblico che accoglierà e renderà così immortale l’arte stessa.
L’acclamato autore di Soul
Kitchen e de La Sposa turca, realizza un
film per ragazzi, certamente non all’altezza dei suoi lavori
precedenti. Goodbye Berlin è il classico
on-the-road di formazione adolescenziale destinato a un
pubblico giovane e quindi trattato in maniera garbata, prevedibile,
senza mai prendere posizioni radicali o muoversi in territori che
potrebbero risultare scabrosi.
Il film di Fatih Akin racconta una manciata di
giorni alla fine della scuola di due ragazzi, Maik, di buona
famiglia e carico di tutte le frustrazioni e le insicurezze tipiche
della sua età, con una madre alcolizzata e un padre menefreghista,
e Tschik, un ragazzo disadattato ed evitato da tutti, che si
definisce uno zingaro ebreo. I due, dopo la ritrosia iniziale,
fanno amicizia e partono insieme su una Lada rubata per raggiungere
la Valachia. Ne combinano di tutti i colori, incontrando tanti
personaggi sulla loro strada e facendo danni a non finire. La
sceneggiatura è basata sul romanzo cult tedesco di Wolfgang
Herrndorf.
Goodbye Berlin è un
classico on-the-road di formazione
Il risultato è godibile e
spensierato, anche se a tratti si avvertono troppe ingenuità e quei
meccanismi tipici di tanti prodotti per ragazzi ormai omologati e
riservati a una fruizione televisiva. Molto forzato e improbabile
per esempio l’incontro con un’altra adolescente in fuga in una
fabbrica abbandonata.
Vedendo Goodbye
Berlin non si può non pensare allo strabiliante
Microbo e Gasolina del buon Michel
Gondry, ma siamo veramente molto distanti, e non
bastano delle scelte indovinate, come l’utilizzo di un vecchio
brano su musicassetta di Richard Clayderman, o
sparute situazioni demenziali, a elevare il film.