Negli ultimi cinque anni è stato
vinto da un racconto di guerra, il biopic del Re che annunciò al
suo Paese che, per la seconda volta nella vita di molti, il Regno
Unito era in guerra, un film muto, la storia vera di un uomo
coraggioso che ha rischiato la sua vita per salvare quella degli
altri, la triste vicenda, per fortuna a lieto fine, di un uomo
venduto come schiavo. Violenza, politica, arte, razzismo, coraggio.
Il premio Oscar al miglior film è il riconoscimento ambito da
tutti, il premio che materialmente va al produttore, ma che
idealmente va all’intero cast e crew che ha contribuito a rendere
quell’opera la migliore, e quest’anno a contendersi il premio sono
otto racconti, diversi tra loro ed emozionanti, che hanno segnato
la stagione cinematografica.
La perfezione tecnica contro il
grande cuore, il genio appassionato alla vita contro quello
misantropo e solitario, l’orrore della guerra contro il magnifico
immaginario colorato e farsesco di un’avventura, la lotta sociale
per l’uguaglianza contro la lotta personale per essere il migliore.
Otto film, otto storie diverse e soprattutto otto diverse
intenzioni e idee di cinema. Chi sceglierà di premiare l’Academy
quest’anno?
The Grand Budapest
Hotel, l’ultimo tenero e visionario film di
Wes Anderson, si è dimostrato subito trai favoriti
dell’industria americana, che mai come questa volta ha riconosciuto
il talento del regista, conferendogli l’onore di ben nove
candidature e di una statuetta (quella alla migliore sceneggiatura
originale) quasi in tasca.
L’invasione britannica a Hollywood
parte da La Teoria del Tutto, biopic su
Stephen Hawking che si concentra principalmente
sulla storia d’amore di uno dei più grandi scienziati del nostro
tempo con la sua prima moglie, Jane Hawking. Il
film diretto da James Marsch, gode di cinque
nomination e di grande favore presso l’Academy, e anche in questo
caso possiamo parlare di un premio già assegnato: Eddie
Redmayne migliore attore protagonista.
Film gemello a quello di Marsch è
The Imitation Game, che concorre in tutte
le categorie principali ma che rischia di tornare a casa a mani
vuote, stando a quanto ci ha suggerito fino a ora la stagione dei
premi che si coronerà domenica sera al Dolby Theatre. Con buona
pace dei sostentori della triste e eroica storia di Alan
Turing e delle sue otto nomination, The
Imitation Game ha avuto la sfortuna di uscire in
un’annata particolarmente affollata di film da premio.
Favorito per la categoria migliore
attrice non protagonista e soprattutto per il premio più ambito,
Boyhood rappresenta l’amore e la
dedizione per l’arte, la devozione che un uomo, Richard
Linklater, ha avuto per la sua creatura e il suo impegno
verso attori e troupe. Il film è senza dubbio il favorito di
categoria, e con sei nomination e (probabilmente) tre premi vinti,
è la pellicola che in percentuale farà meglio la notte del 22
febbraio.
La guerra privata del suo eroismo e
la condizione di sopravvissuti dei reduci hanno trovato il loro
posto al cinema grazie a Clint Eastwood e quello presso
l’Academy grazie a American Sniper, che
con sei nomination, di cui la più lusinghiera è senza dubbio quella
a Bradley Cooper per il migliore attore
protagonista, porta a casa il giusto riconoscimento per un grande
maestro. Probabilmente però sarà l’unica cosa che Eastwood e il suo
film porteranno fuori dal Dolby.
Con due sole nomination, una delle
quali alla migliore canzone originale, Selma la strada
per la libertà appare il film meno meritevole ad
essere presente nella categoria, più che altro perchè un prodotto
che eccelle solo nel suo complesso e non anche nelle sue parti
desta un po’ di sospetto. Per Selma quindi, oltre alle polemiche
che hanno seguito la mancata nomination alla regista Ava
DuVernay e al protagonista David Oyelowo,
anche lo spettro del dubbio: che la sua presenza nella categoria
principale sia solo una mossa politicamente corretta?
Dopo il trionfo di
Gravity e di Alfonso
Cuaron l’anno scorso, potremmo assistere quest’anno al
trionfo di un altro grande regista latino, Alejandro
Gonzales Inarritu, che concorre con il suo
Birdman in ben nove categorie e che
potrebbe certamente ambire a questo premio
(Boyhood permettendo) oltre che ai
riconoscimenti tecnici che sicuramente avrà (vedi la fotografia di
Emmanuel Lubezki). Sarebbe davvero bello se
quest’anno Alejandro ricambiasse il favore e potesse ringraziare
Alfonso dall’alto del palcoscenico degli Oscar, con il suo omino
dorato tra le mani.
Chiude la fila il film che meno di
tutti si ci aspettava di trovare trai nominati. Non perchè si
tratti di un film mediocre, tutt’altro, ma perchè
Whiplash è senza dubbio il film più
piccolo e ruvido della lista. Nonostante questo è forse la storia
più densa, attuale, potente e drammatica perchè racconta con e
attraverso il linguaggio cinematografico una lezione di vita. Sui
cinque premi a cui è candidato, l’opera prima di Damien
Chazelle porterà a casa il sacrosanto Oscar al migliore
attore non protagonista e nulla più. Ma che soddisfazione sarebbe
vincere sui grandi colossi di Hollywood.