Il 27 gennaio esce su
Prime Video l’ultimo film di
Enrico Vanzina Tre sorelle, una commedia
tutta al femminile interpretata da Serena Autieri,
Giulia Bevilacqua, Chiara
Francini, Rocio Muñoz Morales e
Fabio Troiano, con la partecipazione straordinaria
di Luca Ward. Il film, prodotto da New
International in collaborazione con RTI e
Prime Video, è reduce dal successo ottenuto a
Capri Hollywood dove è stato proiettato in
anteprima, ed è un racconto ironico, tagliente e romantico sulla
forza e le fragilità di tre donne che si ritrovano a dover fare i
conti con le proprie vite.
Con questo film Enrico
Vanzina offre una carrellata di sofisticati ritratti
femminili in cui, ancora una volta, riesce a condensare lo spirito
dei tempi. Il regista e sceneggiatore costruisce un tenero affresco
corale ambientato tra Roma e il Circeo, dove con acume e con la
giusta dose di “scorrettezza” racconta, come sempre ha fatto,
l’evoluzione della nostra società, tra nevrosi piccolo-borghesi,
inquietudini sentimentali, disavventure ed equivoci.
La canzone inedita “Io
con me” presente nella colonna sonora del film è
stata scritta da Umberto Smaila, Silvio
Amato ed Enrico Vanzina, ed è cantata da
Annalisa Minetti. Nel film presente anche un altro
brano inedito dal titolo “Piccole donne”
cantata dal giovane cantautore Guglielmo e scritta
dallo stesso Guglielmo Rossi Scota insieme con
Casini e Righi. Nel cast, tra gli
altri, anche: Nadia Rinaldi, Massimiliano
Rosolino, Eleonora Pedron.
La trama
Marina
(Serena Autieri), una donna borghese, sposata con
un primario di ortopedia, scopre che il marito ha una relazione con
il suo assistente. Le crolla addosso il mondo. Le sue certezze
borghesi vanno in frantumi. Disperata corre a confidarsi con sua
sorella Sabrina(Giulia
Bevilacqua), ma trova in lacrime anche lei: è stata
lasciata dal marito dopo averlo tradito. Le due sorelle decidono
così di trascorrere le vacanze estive insieme nella villa di Marina
per trovare un nuovo equilibrio. Insieme a loro parte anche Lorena
(Rocio Muñoz Morales), la giovane massaggiatrice
di Marina, anche lei alle prese con un dramma
sentimentale. Si aggiungerà poi Caterina
(Chiara Francini), la terza sorella.Ad
interrompere la serenità di questa vacanza, però, sarà l’arrivo di
Antonio (Fabio Troiano), il nuovo
vicino di casa che romperà gli equilibri delle tre sorelle…
Note di
Regia
Per me, Tre Sorelle ha
rappresentato una grande sfida.Era la prima volta che mi
trovavo a fare un film tutto “al femminile”, senza l’aiuto di
qualche grande comico nazionale.
Si trattava di una commedia
romantica e dover affidare la parte di “commedia” ad un cast quasi
totalmente femminile rappresentava una grande novità. Alla fine,
però, ho ottenuto il risultato che desideravo: avere in scena
quattro donne che fanno davvero sorridere e talvolta addirittura
ridere. Per riuscirci, ho dedicato molto tempo durante le riprese
alla recitazione, per mantenere il “tono” sempre all’altezza delle
intenzioni. E siccome le mie attrici erano bravissime hanno seguito
la regia con rispetto e talento.Oltre alla commedia c’era
il lato sentimentale. Per farlo venire fuori ho puntato tutto sulla
sincerità delle interpreti. Ho chiesto loro di pescare nella loro
sensibilità per far emergere le emozioni.
Con l’unico attore maschio del
film, in un ruolo di uomo spregevole, ho seguito un sistema
infallibile: non essere moralista, non metterlo alla gogna. Gli ho
chiesto di interpretare il suo personaggio con leggerezza,
rispettandone le ragioni anche se negative. È una vecchia regola
della Commedia all’italiana. Non demonizzare eticamente i
“cattivi”. La usavano Scola, Monicelli, Risi. Funziona ancora.
Perché nella vita “anche” le ragioni degli altri esistono.Per quanto riguarda le riprese ho fatto scelte semplici. Nelle
commedie il regista deve sparire. E deve curare soprattutto il
ritmo. Se si sente la mano “autoriale” la commedia diventa
ibrida.Sono molto soddisfatto del risultato finale. Ho
fatto il film che volevo. Una commedia “vera”, sincera, che mette
buonumore e ogni tanto commuove.Penso che in futuro
continuerò a lavorare sull’umorismo delle donne.
(Enrico Vanzina)
A lungo restio a
dedicarsi alla regia dei tanti film realizzati insieme al fratello,
dopo la scomparsa di Carlo anche Enrico Vanzina sembra aver
cambiato idea in merito. E dopo aver rotto gli indugi con il tanto
criticato esordio di Lockdown all’italiana (2020), regala il bis con
il Tre sorelle destinato alla distribuzione in streaming,
su Prime Video, dal 27 gennaio.
Un film nel quale
l’esperto cineasta conferma pregi e difetti del suo cinema, passato
e presente, con il merito di scegliere la destinazione televisiva
per un prodotto che apparirebbe ancor più inadatto sul grande
schermo. Un prodotto che lo stesso regista definisce “vero” e
“sincero”, ammettendo di averlo realizzato operando “scelte
semplici” proprio per favorire il “ritmo” a discapito della
regia.
Un Vanzina tutto al
femminile
Una nuova “prima volta”
per lui, alle prese con un film “tutto al femminile”, al quale però
non si può concedere più di tanto la benevolenza spesso riservata
ai novizi. In primis per il curriculum vantato, ma soprattutto per
la mancanza della verità tanto proclamata e di quella universalità
che da sempre caratterizza le migliori commedie. Come in molte
altre produzioni italiane, il mondo raccontato è molto specifico, e
limitato a quella ‘Roma Nord’ entrata ormai anche nell’immaginario
di chi abita fuori dal G.R.A. come sinonimo di terra di borghesi
benestanti e maleducati.
In questo contesto si
muovono Serena Autieri, Giulia Bevilacqua e Chiara Francini, tre sorellastre accomunate da
uno stesso padre e riunite in un “villone esagerato” al Circeo per
raccontarsi pene, condividere speranze e vivere siparietti che non
han molto del “ironico, tagliente e romantico” promesso. Anzi la
fuga di Marina, tradita dal marito con un uomo, Sabrina, lasciata
dopo l’ennesimo tradimento (“la do gratis, sono come una Onlus”), e
Caterina, attrice richiestissima da tutto il gotha del cinema
italiano, mette insieme una troppo lunga sequela di luoghi
comuni.
Da Checov e Tolstoj alle
macchiette laziali
Vanzina parla di
“sofisticati ritratti femminili”, ma anche la “forza” delle donne
protagoniste sembra solo un espediente promozionale, visti gli
stereotipi con i quali si gioca. E al netto di una innegabile
autoironia – ammesso che fosse effettivamente quella l’intenzione
del regista – lo sviluppo della vicenda procede su binari
abbondantemente consunti e percorsi. Come anche la
caratterizzazione dei personaggi, maschere e macchiette dagli
accenti gravi, e grevi.
L’elemento su cui Vanzina
gioca di più è forse la totale assenza della fatidica quarta
parete, quasi a trascinare il pubblico a un maggior coinvolgimento
chiamandolo continuamente in causa. In questo Inferno siamo infatti
accompagnati sin dalle prime scene da una voce off, quasi più un
promoter turistico – viste anche le splendide riprese aeree della
Capitale e del litorale – che un narratore, e da una serie di
figure di contorno, che abbandonato il loro ruolo sulla scena si
trasformano in una sorta di coro greco.
Tre Sorelle: ce n’è per
tutti, poco
Tanto citata, l’unica
“scorrettezza” che si ravvisa è quella scontatissima del solito
maschio traditore ed egoriferito, qui lo scrittore di successo
Fabio Troiano, più pratico di ospitate a
Pomeriggio 5 che di congiuntivi. A meno che non si volesse
ascriversi anche meriti di satira politica per la citazione di una
“Sindaca” inadempiente o ‘sociale’ per la critica a una popolazione
che legge poco (non la Autieri, intenta a leggere il suo Una
famiglia italiana).
Un colpo al cerchio e uno
alla botte. Tra borghesi illuminati, ma non radical chic, in fondo
molto chiari nel tenere le distanze dal mondo che stipendiano,
quello dei lavoratori, visti come la parte migliore di questa
Italia, o almeno di Tre sorelle, e donne furbe, disilluse, un po’ matte,
rompipalle, maniache del controllo e della perfezione. Ma sul banco
degli imputati non va né la cultura maschilista né quella
femminista, visto che sono gli stereotipi prodotti da entrambe a
costituire il muro più alto da superare. Per i diretti interessati,
e per Vanzina, deciso a continuare “a lavorare sull’umorismo delle
donne”. La speranza, da spettatori, è che cerchi di raccontarle
davvero, dal vero, perché se questo Tre sorelleper lui “ha rappresentato una
grande sfida”, possiamo dire che l’ha persa.
Netflix ha
recentemente aggiunto al suo catalogo il thriller sudcoreano
Tre Rivelazioni, che pone diverse domande
scottanti sulla moralità e sul crimine, ma la più importante è cosa
sia successo ad A-yeong. Diretto da Yeon Sang-ho, regista
dell’acclamato Train to Busan, Tre Rivelazioni segue
le vicende di tre personaggi unici: un pastore troppo zelante, un
detective traumatizzato e un criminale incompreso. Quando una
giovane ragazza scompare, tutti e tre i personaggi vengono
coinvolti in una rete contorta di segreti, violenza e,
naturalmente, rivelazioni.
Il thriller coreano inizia con
Min-chan, un pastore appassionato che accoglie
nella sua congregazione un criminale incallito,
Yang-rae. Tuttavia, quando Min-chan scopre che suo
figlio potrebbe essere scomparso, sospetta immediatamente di
Yang-rae e cerca di dargli la caccia, provocando però la sua
scomparsa. Il giorno seguente, si scopre che il figlio di Min-chan
è stato ritrovato, ma che in realtà è stato rapito un altro
bambino. La detective Yeon-hee indaga, turbata dal
caso di Yang-rae perché dietro la morte di sua sorella c’è proprio
lui. Da qui, Yeon-hee tenterà dunque a scoprire il ruolo di
Min-chan e Yang-rae nella scomparsa di
A-yeong.
Cosa è successo ad A-yeong?
Il mistero più grande di Tre
Rivelazioni è dunque cosa sia successo ad A-yeong. La
dodicenne A-yeong appare per la prima volta nel film mentre si reca
in chiesa, seguita da Yang-rae. Dopo la funzione, sembra tornare a
casa con i suoi amici, ma la volta successiva che si parla di lei,
si scopre che è stata rapita. Considerando l’inseguimento di
Yang-rae, sembra chiaro che il colpevole sia lui. Solo alla fine
del film il pubblico si accorge però che A-yeong è tenuta
prigioniera in una casa destinata a essere demolita.
Fortunatamente, poco prima che la casa venga distrutta, Yeon-hee
salva la ragazza.
Nonostante la scomparsa di A-yeong
sia il perno che lega Min-chan, Yeon-hee e Yang-rae, la ragazza è
più un personaggio simbolico che una vera protagonista. Il
rapimento non riguarda tanto A-yeong in sé, quanto piuttosto
l’effetto che ha sugli altri personaggi. L’effetto più importante
della situazione di A-yeong è che simboleggia ciò che è accaduto
alla sorella di Yeon-hee, la quale si rimprovera di non essere
stata in grado di salvare la sorella e, quando salva A-yeong,
riesce finalmente a perdonarsi per il passato.
Uno degli elementi più complicati di
Tre Rivelazioni è però il coinvolgimento di
Min-chan con Yang-rae. Inizialmente, Min-chan vuole aiutare
Yang-rae come membro della chiesa. Tuttavia, la sua buona volontà
si trasforma rapidamente quando sospetta che Yang-rae abbia rapito
suo figlio. Min-chan segue allora Yang-rae nel bosco e si scontra
con lui, facendolo cadere in un burrone e provocandogli una grave
ferita. Min-chan è terrorizzato, ma alla fine decide di spingere
Yang-rae giù da un dirupo e sembra che lo faccia dopo aver visto un
segno di Dio.
In definitiva, questa è la parte più
importante della storia di Min-chan. Dopo aver visto un simbolo sul
fianco di una montagna, Min-chan crede di dover uccidere Yang-rae
perché è la volontà di Dio. Il suo pensiero è che sta liberando il
mondo da un peccatore. Pertanto, quando Yang-rae finisce per
sopravvivere e tornare, Min-chan è determinato a ucciderlo una
volta per tutte. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto
che Yang-rae è l’unico a sapere dove si trova A-yeong, quindi una
volta che Min-chan lo avrà ucciso, la polizia avrà meno possibilità
di trovare A-yeong viva.
Perché Yeon-hee ha avuto le visioni
di sua sorella
Mentre Min-chan si occupa di
Yang-rae, Yeon-hee cerca di capire come questi due uomini siano
collegati al rapimento di A-yeong. Nel corso di questa indagine, la
detective è perseguitata dai suoi demoni, in particolare dal
fantasma di sua sorella. Cinque anni prima, la sorella di Yeon-hee
era stata rapita e torturata da Yang-rae. Riuscì a fuggire, ma alla
fine si tolse comunque la vita. Yeon-hee ritiene dunque che sia
colpa sua non aver salvato la sorella. Per questo motivo, il
fantasma di lei le urla continuamente contro, chiedendo di sapere
perché non era presente quando aveva più bisogno di lei.
La crescita di Yeon-hee in
Tre Rivelazioni è forse una delle parti migliori
del film. Yeon-hee è chiaramente angosciata dalla morte della
sorella e dalla ricomparsa di Yang-rae. Tuttavia, approfondendo il
caso di A-yeong, si rende conto che l’assassino è un essere umano
proprio come lo era sua sorella e merita maggiore empatia. Di
conseguenza, cerca di saperne di più su Yang-rae, il che la aiuta a
capire dove è tenuta prigioniera A-yeong. Inoltre, si trova a fare
i conti con il fatto che la morte di sua sorella non è avvenuta per
mano sua, ma per qualcosa che è sfuggito al suo controllo.
La spiegazione del passato di
Yang-rae e del suo tragico destino
Nella prima metà di Tre
Rivelazioni, Yang-rae è dunque caratterizzato come un
essere umano malvagio. È un noto criminale che ha torturato la
sorella di Yeon-hee e rapito A-yeong. Tuttavia, al culmine del
film, si scopre che Yang-rae ha sofferto di un’infanzia traumatica,
che lo ha portato a questi comportamenti orribili. Lo psicologo di
Yang-rae spiega che il padre lo picchiava ogni giorno, lasciandogli
innumerevoli bruciature e cicatrici. Mentre queste percosse avevano
luogo, la madre stava fuori dalla porta, cantando inni e pregando
per lui. Questo ha lasciato Yang-rae in uno stato psicologico
profondamente turbato.
Il dilemma morale con cui ci si
confronta è dunque se Yang-rae possa essere perdonato o meno. Non
c’è dubbio che abbia agito in modo malvagio quando ha commesso i
suoi crimini; tuttavia, il film suggerisce che non era
necessariamente in uno stato mentale sano. A causa del suo trauma
infantile, Yang-rae potrebbe meritare la stessa compassione delle
sue vittime. Yeon-hee sembra alla fine perdonarlo, mentre Min-chan
rimane convinto che sia un peccatore senza possibilità di
redenzione. Alla luce di ciò, gli spettatori sono quindi chiamati a
dare il proprio giudizio su Yang-rae.
La verità sul “mostro con un occhio
solo”
Al centro della tragica storia di
Yang-rae c’è poi il “mostro con un occhio solo”. Quando le autorità
visitano per la prima volta il suo appartamento, trovano un disegno
terrificante di questo presunto “mostro con un occhio solo”, che
sembra contenere diverse persone al suo interno. All’inizio si
pensa che Yang-rae sia semplicemente pazzo, ma quando poco prima di
morire dice a Yeon-hee che A-yeong è stata inghiottita dal “mostro
con un occhio solo”, la detective si mette alla ricerca di cosa
significhi. Alla fine, si rende conto che il mostro rappresenta le
case con un’unica finestra a forma di occhio di pesce.
Sebbene il “mostro con un occhio
solo” sia un luogo fisico e non un vero e proprio mostro come gli
zombie di Train to Busan, ha un significato simbolico per
Yang-rae. In gioventù, egli è stato maltrattato in una stanza con
una sola finestra e il trauma subito ha trasformato un normale
elemento abitativo in un vero e proprio mostro. Yang-rae credeva
davvero che questo mostro fosse un pericolo per lui e forse sentiva
di dovergli offrire più violenza per tenerlo a bada, motivo per cui
ha commesso i suoi crimini.
In Tre Rivelazioni,
Yeon-hee e la polizia scoprono che Min-chan ha tentato di uccidere
Yang-rae. Viene quindi mandato in prigione per il suo crimine,
nonostante le sue proteste sul fatto che Dio lo abbia influenzato.
Più tardi, lo psichiatra di Yang-rae spiega a Yeon-hee che Min-chan
probabilmente soffriva di apofenia, un fenomeno per cui le persone
vedono schemi in cose che in realtà non esistono. Quando Min-chan
vedeva i suoi segni da parte di Dio, in realtà non c’era nulla.
Questa diagnosi viene confermata alla fine del film, quando
Min-chan trova un altro “segno” nella sua cella.
Tre Rivelazioni
conferma quindi che Min-chan soffre di apofenia, ma il pubblico
potrebbe chiedersi se questa sia una copertura per il vero male di
Min-chan. Forse Min-chan ha sviluppato l’apofenia solo come modo
per permettersi di compiere atti di violenza. Questo avrebbe senso
se si considera che la moglie lo tradiva, il che probabilmente gli
ha fatto aumentare la rabbia e lo stress. In questo modo, i suoi
crimini potrebbero essere stati anche peggiori di quelli di
Yang-rae.
Il vero significato di Tre
Rivelazioni
In definitiva, Tre
Rivelazioni è un film tanto emozionante quanto
illuminante. Attraverso le storie di Min-chan, Yang-rae e Yeon-hee,
gli spettatori sono costretti a fare i conti con le proprie
convinzioni sulla moralità. Devono decidere se chi commette un
crimine è una persona veramente malvagia o se sta accadendo
qualcosa di più complicato dentro di loro. Inoltre, il pubblico
vede come un trauma possa avere un impatto pericoloso sulla vita di
una persona. In definitiva, Tre Rivelazioni mette
in crisi l’idea di bene e male puro.
Finalmente arriva il trailer
ufficiale di Tre piani,
l’ultimo film del regista Nanni Moretti con protagonisti
Riccardo Scamarcio,
Margherita Buy,
Adriano Giannini,Alba Rohrwacher, Elena
Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna
Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno –
presentato in concorso alla 74a edizione del
Festival e uscirà al cinema il 23
settembre.
Prodotto da Sacher Film e Fandango
con Rai Cinema, e Le Pacte, scritto da Nanni Moretti, Federica
Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è
tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo ed è distribuito in
Italia da 01 Distribution.
Al primo piano di una palazzina
vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca.
Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso
fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata
affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando
finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia
accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una
vera e propria ossessione. Al secondo piano vive Monica, alle prese
con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un
ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro. Monica
combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura
di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per
disturbi mentali. Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da
sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi. Dora è una
giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme
al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco,
investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli
evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere
giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra
padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i
due. Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il
figlio.
Arriverà al cinema il 23
settembre Tre
piani, il nuovo film di Nanni
Moretti con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba
Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti,
Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi,
Stefano Dionisi, Tommaso Ragno.
Prodotto da Sacher Film e Fandango
con Rai Cinema, e Le Pacte, Tre piani sarà distribuito in
Italia da 01 Distribution.
«E’ stato difficile in
tutti questi mesi vedere lì fermo un film di cui si è tanto
convinti e contenti» – dichiara Domenico
Procacci, produttore per Fandango – «Finalmente
Tre piani potrà incontrare, non virtualmente ma fisicamente, il
suo pubblico».
Continua Paolo Del
Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema: «Siamo
felici di poter finalmente annunciare l’uscita di Tre piani
di Nanni Moretti, uno dei film più attesi dell’anno di un
grande autore del nostro cinema. Siamo certi che la sua uscita
rappresenti un segnale forte per la piena ripresa della stagione
autunnale e per la ricostruzione del rapporto di fiducia tra il
pubblico e il cinema italiano».
Scritto da Nanni Moretti,
Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre
piani è tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol
Nevo.
Nel 2021 Nanni Moretti dà vita ad un
unicum nella sua carriera, ovvero il primo film non basato su un
proprio soggetto originale ma su un’opera preesistente, ovvero il
romanzo Tre piani dello scrittore israeliano
Eshkol Nevo. Prende così forma il film Tre
piani (qui
la recensione), che attraverso tre episodi affronta il tema
della solitudine e dello scontrarsi duramente contro quelle
certezze apparentemente incrollabili su cui si fondano intere
esistenze. Moretti porta dunque in scena numerosi personaggi,
ognuno alle prese con proprie vicende, ma tutti accumunati da una
certa tragicità.
Tre
piani vanta pertanto un cast corale che comprende
attori che collaborano frequentemente con Moretti e altri invece
qui alla loro prima esperienza con il regista. Come suo solito,
Moretti ha poi portato il film nel concorso del Festival di Cannes, presentandolo
dunque a livello internazionale. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a Tre
piani. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
differenze con il libro. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
Al primo piano di una palazzina
vivono Lucio (Riccardo
Scamarcio), Sara (Elena
Lietti) e la loro bambina di sette anni,
Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono
Giovanna (Anna Bonaiuto) e
Renato (Paolo Graziosi), che
spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è
stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore.
Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua
figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si
trasforma in una vera e propria ossessione. Al secondo piano vive
invece Monica (Alba
Rohrwacher), alle prese con la prima esperienza di
maternità. Suo marito Giorgio (Adriano
Giannini) è un ingegnere e trascorre lunghi periodi
all’estero per lavoro.
Monica combatte una silenziosa
battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno
come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio
si troverà così dinanzi a scelte molto complicate.
Dora (Margherita
Buy) invece, è una giudice, come suo marito
Vittorio (Nanni Moretti). Abitano
all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni,
Andrea (Alessandro Sperduti). Una
notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto,
chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che
suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha
fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una
frattura definitiva tra i due.
La spiegazione del finale del film
Il primo episodio si conclude con
Lucio che, in cerca della verità, finisce con l’essere a sua volta
accusato di stupro nei confronti di Charlotte (Denise
Tantucci), nipote di Giovanna e Renato. Solo anni dopo sua
figlia, cresciuta, gli rivelerà che i suoi timori riguardo Renato
erano infondati. Nel secondo, Monica fa perdere le sue tracce,
scomparendo dalla vita dei suoi familiari. Giorgio è quindi
costretto ad affrontare tutti i compiti genitoriali e casalinghi
che prima erano ad appannaggio esclusivo della moglie. Nel terzo,
invece, Dora sceglie Vittorio, allontanandosi dal figlio e
ritrovandolo solo dopo anni. Con questi racconti, Moretti racconta
dunque di un’umanità infelice e logorata dalle proprie cieche
convinzioni.
Come anticipato, Tre
piani è l’adattamento dell’omonimo romanzo dello
scrittore israeliano Eshkol Nevo. Nell’adattare il
racconto del libro, sono state naturalmente effettuate una serie di
modifiche a diversi aspetti strutturali, a partire dal
cambio di ambientazione. Moretti sceglie infatti
di trasportare la vicenda all’interno di un palazzo romano, dunque
un constesto a lui più noto, rinunciando così ad uno dei tratti
distintivi del libro. Nel romanzo, infatti, il tutto si svolge a
TelAviv, con le vicende dei
protagonisti che sono strettamente legate ad un periodo di grande
tumulto nella città e nel paese. Nel film di Moretti questo legame
tra protagonisti e periodo storico non viene invece
rappresentato.
Altra differenza è la suddivisione
dei singoli episodi. Il romanzo di Nevo è infatti diviso in tre
parti ben distinte, con cesure fra un episodio e l’altro e nessuna
correlazione fra di essi. Lo scrittore struttura inoltre il
racconto con un continuo alternarsi tra flashback e racconti del
presente, con ogni episodio che si arricchisce di riflessioni dei
personaggi, giustificazioni del proprio operato e tentativi di
scuse. Nell’isolare tra loro i tre episodi, Nevo li ha anche
caratterizzati con uno stile e un lessico diversi in base alla
personalità dei protagonisti. In Tre
piani, invece, tra i tre episodi c’è una certa
continuità e Moretti sceglie di affrontare i salti temporali
optando per due ellissi narrative di cinque anni.
I premi vinti da Tre piani
Il film Tre
piani è stato presentato in concorso al
Festival di Cannes, dove ha ricevuto una standing
ovation di undici minuti. Successivamente, è stato nominato come
Miglior film ai Seville European Film Festival e
ha poi ricevuto cinque nomination ai Golden Ciak
Awards (Miglior film, Miglior regia, Miglior colonna
sonora e Miglior attrice protagonista a Margherita
Buy e Alba Rohrwacher). Buy è poi stata
invece nominata come Miglior attrice non protagonista al BIFEST, il
Bar International Film Festival. Al The
Golden Linden International Film Festival è stato nominato
come Miglior film, mentre ai David di Donatello è
stato candidato per la miglior sceneggiatura non originale.
Il trailer di Tre
piani e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire
di Tre
piani grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple
TV, Prime Video e Rai Play.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad
un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di martedì 23 aprile alle ore
21:20 sul canale Rai 3.
Nel romanzo di Eshkol
Nevo, come nell’adattamento cinematografico che Nanni
Moretti ne ha tratto nel suo ultimo Tre
piani, i livelli sono molti di più di quelli catastali
della palazzina in cui vivono vittime e carnefici di questo dramma
corale. Che, se nel libro erano chiusi ciascuno nella storia che li
riguardava, nel film diventano co-protagonisti di linee narrative
che si intrecciano, incontrano e scontrano. Una scelta coraggiosa,
che il regista romano affronta facendo un passo indietro,
rinunciando a molto del suo cinema e lasciando spazio alla
narrazione originaria. Con un’unica licenza, quella di portare gli
accadimenti – lasciati in sospeso sulla carta – fino in fondo, per
mostrarne le conseguenze e le ripercussioni sulla vita propria e
degli altri.
Una scelta coraggiosa, ma
che toglie qualcosa all’affresco, almeno a livello partecipativo.
Più o meno tutte le vicende messe in scena, a prescindere
dall’adeguatezza dei personaggi impegnati e dai dialoghi assegnati
loro, tendono a essere sottolineate oltremodo. Potremmo definirlo
un eccesso di didascalismo, volendo essere sintetici, ma con tante
situazioni a rubarsi la scena la generalizzazione è riduttiva più
che ingiusta. Conseguenza immediata ne è una sequela di confronti
dai quali è difficile sentirsi coinvolti, spesso a causa di scambi
o interpretazioni più banali del dramma che vorrebbero
esprimere.
Ed è un peccato
considerato i nomi messi in campo e la mano a dirigerli. Tra tutti,
spiccano particolarmente – per equilibrio, misura e risultato –
Elena Lietti (Sara) e Margherita Buy (Dora), moglie
cinematografica scelta da Moretti a contrastare un personaggio che
sullo schermo avrebbe forse potuto avere una parabola e una
caratterizzazioni maggiori di quella consentitagli dal libro. Senza
voler lontanamente ‘dare i voti’ a questo o quella, tutti
ugualmente molto coinvolti e visibilmente appassionati al ruolo
richiestogli, si resta spesso perplessi. Anche e soprattutto nei
goffi tentativi di inserire un contesto sociale e politico,
inevitabilmente distante anni luce da quello israelo-palestinese di
Nevo, o una parentesi surreal-musicale (ma la salsa aveva
funzionato meglio della milonga).
I Tre
piani di Nanni Moretti: chi sono i protagonisti
Al primo piano di una
palazzina vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni,
Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che
spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è
stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore.
Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua
figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si
trasforma in una vera e propria ossessione.
Al secondo piano vive
Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito
Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per
lavoro. Monica combatte una silenziosa battaglia contro la
solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre,
ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio capisce che non
potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è
troppo tardi.
Dora è una giudice, come
suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di
vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide
una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il
carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e
condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio
esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due. Vittorio
costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio.
Una speranza per il
futuro
Moretti lo aveva
espressamente dichiarato a Cannes di non volere attori spontanei, e
forse per non esagerare o ‘invadere’ il territorio di una storia
cui voleva essere fedele si è scivolati nell’eccesso opposto. Resta
sicuramente interessante il suo essersi messo alla prova con un
testo che gli offriva molti limiti, e in sospeso la domanda se
questa potrà essere una nuova strada sulla quale lo vedremo ancora.
Anche se i suoi fan più tradizionalisti apprezzeranno che stia
attualmente lavorando a un soggetto originale, di proprio
pugno.
Nel quale potremmo
trovare di nuovo alcuni dei topoi classici del suo cinema
come altri elementi psicanalitici, piuttosto cari al regista, il
quale in questo film stabilisce una evidente corrispondenza dei
piani fisici e dei personaggi centrali delle tre storie con la
tripartizione freudiana di Es, Io e Super-io. A
conferma che anche in un film tanto criticato come quest’ultimo,
continuano a essere molti gli spunti a disposizione degli
spettatori meno superficiali, che non si fermeranno alla visione di
figli manipolatori, uomini egoisti e donne in grado tanto di
mettere da parte il proprio bene in nome di altre priorità quanto
di riprendere in mano la propria vita e scegliere una nuova strada,
anche dolorosa. Un modo per superare le ossessioni che ci affossano
quotidianamente o di cedere loro definitivamente?
Nanni Moretti torna
al Festival di Cannes per l’ottava volta da
regista con TRE
PIANI. Il film – interpretato
da Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba
Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti,
Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi,
Stefano Dionisi, Tommaso Ragno – sarà in
concorso alla 74a edizione del Festival
e uscirà al cinema il 23 settembre.
Prodotto da Sacher Film e
Fandango con Rai Cinema, e Le Pacte, scritto da Nanni Moretti,
Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è
tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo ed è distribuito in
Italia da 01 Distribution.
Ecco tre nuovi spot per
L’Uomo
d’Acciaio, dei video che mostrano parecchi momenti
inediti del film si Zack Snyder e che
sicuramente faranno breccia nel cuore degli appassionati.
Nel primo video vediamo un
commovente incontro tra Jor-El e suo figlio che riprende il
discorso ascoltato nel primo full trailer del film; il secondo
spot, dai toni action, mostra Superman in azione, e
arriviamo, insieme ad una colonnello dell’esercito, alla
conclusione che l’eroe kryptoniano è irrimediabilmente “hot”; nel
terzo video invece sentiamo, ancor auna volta, la minacciosa voce
di Zod che professa di fare tutto per il bene…del suo popolo,
seguita da una dichiarazione definitiva del nostro eroe: ti
fermerò!
Il film verrà presentato in Italia
a Taormina, dove saranno presenti sia il regista Snyder che
l’attore protagonista Henry Cavill.
Ecco i tre nuovi spot:
L’Uomo d’Acciaio, il film
Warner Bros. Pictures e Legendary
Pictures presentano L’Uomo
d’Acciaio, con
Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman,
per la regia di Zack Snyder. Il film è
interpretato anche da
Amy Adams (“The Fighter”), attrice candidata tre volte
agli Oscar, nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane,
e il candidato all’Oscar
Laurence Fishburne (“What’s Love Got to Do with It”)
in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei
genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono la
candidata agli Oscar
Diane Lane (“Unfaithful — L’amore infedele”) e il
premio Academy Award
Kevin Costner (“Balla coi lupi”).
A combattere contro il supereroe
sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod,
interpretato dal candidato agli Oscar
Michael Shannon (“Revolutionary Road”) e Faora,
interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton
sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van,
interpretata da Ayelet Zurer (“Angeli e demoni”) e
il padre Jor-El, interpretato dal premio Academy Award
Russell Crowe (“Il gladiatore”). Nel cast anche
Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick,
Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy
e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil
Hamilton. Tutte le news nel nostro
speciale: Superman: Man of
steel.
Al cinema dal 20 giugno con
Tom
Cruise nel ruolo della rock star Stacee Jaxx
“Rock of Ages” racconta di una ragazza di
provincia, Sherrie, e di un ragazzo di città, Drew, che si
incontrano sul Sunset Strip mentre cercano di realizzare i loro
sogni a Hollywood. La loro storia è vissuta sulle note di successi
di Def Leppard, Joan Jett, Journey, Foreigner, Bon Jovi, Night
Ranger, REO Speedwagon, Pat Benatar, Twisted Sister, Poison,
Whitesnake e molti altri.
Guarda tre nuove foto del
film The Wolverine: l’immortale, il film
distribuito dalla 20th Century Fox, che vede il ritorno
di Hugh Jackman nei panni del più famoso
mutante della Marvel.
Basato sul celebre arco narrativo a
fumetti, in Wolverine:
L’immortale troviamo Logan, il guerriero eterno, in
Giappone. Lì, l’acciaio dei samurai si scontrerà con gli artigli
d’adamantino, mentre Logan affronterà una misteriosa figura dal suo
passato, in un’epica battaglia che lo cambierà per sempre. Il film
uscirà in Italia il 25 luglio 2013. Tutte le news
sul film nel nostro speciale: Wolverine. Tutte le info
invece del film nella nostra scheda: Wolverine:
L’immortale.
Dopo essere stato vittoriosamente
presentato al Future Film Festival, Hansel & Gretel – Cacciatori di
streghe pubblica ora tre nuove clip sottotitolate
in italiano che alleviano un po’ la sofferenza dei fans per
l’attesa uscita del nuovo lungometraggio fantasy.
Tre nuove clip per Bel
Ami. Tratto dal romanzo “Bel Ami” di
Guy de Maupassant. Dal 13 aprile al cinema. Bel Ami racconta
la storia dell’ascesa di Georges Duroy (Robert Pattinson),
giovane arrampicatore sociale che nella Parigi di fine Ottocento
riesce a farsi strada nei salotti dell’alta società francese
Taylor Kitsch (John Carter,
Battleship), Garrett Hedlund (TRON: Legacy, On The Road) e Armie
Hammer (The Social Network, Biancaneve) sono i nomi di tre giovani
attori che, si
E’ ancora presto per vedere la lotta
tra Marvel Cinematic
Universe e DC Cinematic
Universe ma lo scontro ormai è imminente e oggi
parliamo de motivi per cui la Marvel dovrebbe temere i film della
Warner/DC. Ecco tre motivi secondo CBM.
3: Nuovo non vuol dire migliore.
Avengers Age of
Ultron è un successo, anche se non ha superato al box
Office il primo film dei Vendicatori, non è troppo lontano dai due
miliardi. Ma perché non ci è arrivato? Probabilmente si tratta di
una questione di novità. Mentre nel 2013 tutti erano ansiosi di
vedere i Vendicatori per la prima volta insieme sullo schermo,
adesso la curiosità è scemata.
Justice League, Batman v
Superman, tutto l’universo DC alla Warner,
potrebbero riservare qualcosa di molto interessante e innovativo.
Sicuramente qualcosa di molto diverso rispetto a quello che abbiamo
visto fino a ora alla Marvel. Anche se Civil War rimane forse il
cine fumetto più atteso del 2016, per i fan e i non fan la Warner
Bros presenta degli aspetti completamente differenti il che non
vuol dire per forza migliori, ma ormai la Marvel sta facendo film
da un po’, mentre la Warner ha a disposizione un intero mondo
inesplorato.
La Sony non può fare nulla e la Fox
sforna un cinecomics buono ogni paio d’anni. La WB fino a
ora non ha semplicemente avuto la priorità di sfruttare le sue
proprietà DC. Batman e Superman insieme, Wonder
Woman, Aquaman, tutto questo insieme porterà qualcosa di
nuovo al genere, così come sarà differente il tono che la WB sta
scegliendo.
Non è carino
pensarlo ma è un fatto che Kevin Feige non sarà
per sempre a capo dei Marvel Studios. Ci sarà sicuramente
fino al 2019 e ci sono altre persone pronte a prendere il suo
posto, ma niente Kevin Feige vuol dire che la
qualità dei film Marvel si ridurrà drasticamente. Un impatto
similmente drastico potrebbe averlo anche un cambio di cast, dal
momento che con la Fase 3 finirà anche il coinvolgimento di
Robert Downey Jr e di Chris Evans. Non sappiamo cosa accadrà,
ma quello che è certo è che il MCU sta diventando vecchio, mentre
quello DC è completamente nuovo. Riusciranno Captain Marvel e
Doctor Strange a tenere testa a Batman e
Superman?
1: Tutti incolpano la Warner
per non aver costruito prima i personaggi con film per ogni singolo
personaggio prima di metterli insieme nella Justice
League.
Quello a cui non si fa caso ormai e
che prima dei film Marvel, Iron Man, Thor e Cap erano
personaggi di serie B, che solo gli appassionati conoscevano. Si
può invece trovare qualcuno che non conosca la Triade? Quello che
faranno alla WB sarà aspettare che tutti questi eroi arrivino sul
grande schermo per poi contare i soldi. Dopo ci sarà tempo per i
film stand alone.
Continuano le riprese dei Tre Moschettieri 3D. Ecco le prime
foto di Orlando Bloom, Milla Jovovich e Christoph Waltz in costume
di scena sul set del film 3D di Paul W.S. Anderson!
Da molti considerato uno dei
migliori film degli ultimi anni, Tre manifesti a
Ebbing, Missouri (qui la recensione)
racconta del senso di colpa e del trauma in modo sincero e mai
banale, lasciando infine intravedere una luce di speranza in fondo
al tunnel. Scritto e diretto da Martin McDonagh,
il lungometraggio del 2017 è frutto di anni e anni di lavoro,
serviti per dar vita ad una sceneggiatura impeccabile, capace di
conquistare per la forza dei suoi eventi, dei suoi personaggi e
delle emozioni messe in campo. A dare ulteriore valore al film, vi
è la presenza di straordinari interpreti quali Frances McDormand,
Sam Rockwell
e Woody
Harrelson.
L’idea venne a McDonagh nel lontano
1998, quando viaggiando attraverso il Texas si imbatté in tre
grandi manifesti posti sul ciglio della strada. Questi denunciavano
l’incompetenza della polizia nel risolvere il caso di una donna
uccisa. Il regista rimase estremamente colpito dalla cosa, e
l’immagine dei tre manifesti continuò a tornargli più volte in
mente. Alla fine, si decise nel costruire una storia intorno a ciò.
Un processo di sviluppo durato oltre dieci anni, che ha infine
portato alla luce quello che è oggi considerato un vero e proprio
capolavoro nella filmografia del regista.
Presentato nel concorso ufficiale
della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il
film ottenne da subito ottimi riscontri di critica, la quale lo
indicò come uno dei titoli forti della stagione. Uscito poi in
sala, si rivelò essere anche un grande successo economico. A fronte
di un budget di circa 15 milioni, questo arrivò ad incassarne oltre
160 in tutto il mondo. La grande risonanza che il film ebbe portò
ad essere fonte di ispirazione per
numerose proteste in tutto il mondo, dove vennero utilizzati
manifesti simili a quelli presenti nel film per denunciare violenze
impunite.
Tre manifesti a Ebbing,
Missouri: la trama del film
Protagonista del film è
Mildred Hayes, donna ferita dalla vita e senza più
uno scopo apparente. Le sue ragioni di esistere sembrano essersi
spezzate nel momento in cui sua figlia è stata violentata e uccisa
tempo prima. Un crimine di cui non è mai stato identificato
l’artefice. Eppure, Mildred non riesce a fare pace con ciò, né
tantomeno con sé stessa. Imbattutasi in una serie di manifesti
pubblicitari lungo la strada fuori la sua cittadina, Ebbing, nel
Missouri, la donna ha improvvisamente un’idea audace e rischiosa.
Utilizza infatti tali cartelloni per lanciare un messaggio di sfida
alla polizia, ricordando loro che a distanza di circa un anno non
vi sono ancora stati arresti né indagati per la morte di sua
figlia.
La cosa non passa ovviamente
inosservata, e ben presto la cittadina viene nuovamente messa
sottosopra dalla guerra tra la donna e le forze dell’ordine. Queste
ultime sono capitanate dallo sceriffo William
Willoughby. Egli tenta in tutti i modi di far ragionare la
donna, consapevole che è letteralmente impossibile identificare
l’omicida. Ma se lui tenterà con le buone, altrettanto non farà il
vice sceriffo Dixon. Testa calda e con forti
ideologie razziste, questo si porrà in modo particolarmente brusco
nei confronti della donna che vuole risposte. Ma Mildred è molto
più forte di quanto si possa pensare. È una madre ferita che non ha
più niente da perdere, e non si fermerà finché non avrà avuto
giustizia.
Tre manifesti a Ebbing,
Missouri: il cast del film
Per il ruolo di Mildred Hayes non
poteva esservi volto migliore di quello della premio Oscar
Frances McDormand. L’interprete ha dato vita ad
uno dei personaggi femminili più importanti degli ultimi anni, che
era stato scritto proprio per lei. Eppure, inizialmente l’attrice
non era certa di poterlo interpretare. Si sentiva infatti troppo
anziana per la parte di una madre, e suggerì a McDonagh di fare di
Mildred la nonna della ragazza uccisa. Il regista però si rifiutò,
affermando che ciò avrebbe modificato troppo la storia. La
McDormand infine si convinse, anche grazie all’aiuto del marito
Joel Coen. Iniziò così a lavorare sul personaggio,
decidendo di ispirarsi alla figura di John Wayne e dei suoi
indomabili personaggi western.
Come per lei, anche il ruolo di
Dixon venne scritto pensando proprio all’attore Sam
Rockwell. L’attore si dimostrò da subito affascinato dal
ruolo e dalla sua complessità. Per poterlo interpretare al meglio
condusse numerose ricerche sull’accento da darvi. Egli si recò in
alcune città del Missouri per parlare con i locali e apprendere da
loro il modo corretto di parlare. Ebbe poi modi di confrontarsi con
numerosi poliziotti locali, e decise di guadagnare qualche chilo
per apparire più paffuto. Se la McDormand si ispirò a John Wayne,
Rockwell invece prese a modello l’attore Lee Marvin, noto per i
suoi ruoli da villain in molti celebri film.
Per il ruolo dello sceriffo
Willoughby si scelse invece l’attore Woody
Harrelson. Questi seppe fornire il personaggio di quella
drammaticità necessaria a rendere il personaggio particolarmente
apprezzabile. Anche lui, come i suoi colleghi, condusse diverse
ricerche sul luogo, parlando con membri della polizia per
comprendere al meglio le dinamiche della giustizia locale. Infine,
si annoverano nel cast anche attori come Abbie
Cornish nel ruolo della moglie di Willoughby, Lucas
Hedges in quelli del figlio di Mildred, Peter
Dinklage nei panni di James, Samara
Weaving in quelli di Penelope, e Caleb Laundry
Jones in quelli di Red Welby.
Tre manifesti a Ebbing,
Missouri: i premi, il trailer e dove vedere il film in TV e in
streaming
Tre manifesti a Ebbing,
Missouri si affermò come uno dei film più premiati della
sua stagione. Un primo significativo riconoscimento arrivò già alla
Mostra di Venezia, dove McDonagh venne premiato per la miglior
sceneggiatura. Il film ottenne poi 9 nomination ai Bafta Awards,
vincendo nelle categorie miglior film, miglior film britannico,
miglior sceneggiatura, miglior attrice protagonista e miglior
attore non protagonista. Ottiene poi 6 nomination al Golden Globe
vincendone 4, e si presentò infine con 7 nomination al premio
Oscar, dove vinsero però soltanto la McDormand come miglior attrice
e Rockwell come miglior attore non protagonista. Questi sono però
solo alcuni dei tantissimi premi vinti dal film in tutto il
mondo.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta,Tre
manifesti a Ebbing, Missouri sarà trasmesso in
televisione martedì 26luglio,
alle ore 21:15 sul canale Rai 5.
Il film però disponibile anche in alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. È infatti presente su
Rakuten TV,Chili Cinema, Infinity, Tim
Vision, Amazon Prime Video,Google Play,
e Apple iTunes. In base alla piattaforma scelta, sarà
possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del
titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.
Arrivato direttamente a una
nomination agli Oscar con la sua opera prima (In
Bruges, nominato per la migliore sceneggiatura originale),
Martin McDonagh si presenta al suo pubblico con il
suo terzo lungometraggio, Tre manifesti a Ebbing,
Missouri scritto e diretto da lui, secondo
abitudine.
In Tre manifesti a Ebbing,
Missouri la figlia adolescente di Mildred viene rapita,
violentata e uccisa, e dopo sei mesi dall’accaduto la polizia
sembra aver smesso di cercare il colpevole. Esasperata dalla sua
sofferenza e dall’esigenza di giustizia per il destino di sua
figlia, Mildred affitta tre grandi spazi pubblicitari fuori città
su cui fa scrivere delle frasi che, con chiaro riferimento alla
tragica sorte della figlia, si rivolgono alla polizia locale e allo
sceriffo in particolare. Perché nessuno è stato ancora arrestato?
L’evento non sarà chiaramente privo di conseguenze e lo spettatore
viene catapultato in un intreccio di umanità dolente, in cui ognuno
anela alla sua serenità.
Tre manifesti a Ebbing,
Missouri è stato presentato a Venezia 74 e ha riscosso un
successo davvero notevole, diventando in breve tempo il film con la
migliore accoglienza al Lido. Basato prevalentemente sui
personaggi, la storia mescola a intenzioni narrative elementari i
grandi sentimenti che animano la parte più viscerale di ogni uomo e
donna: la paura, la sofferenza, la rabbia, ma anche la capacità di
perdonarsi e perdonare, l’amore nella sua forma più violenta,
l’accettazione. Lungi dal realizzare un ritratto stereotipato di
una cittadina americana tipo, Martin McDonagh si
avvale di un racconto scarno ed essenziale per diramare il suo
sguardo su tre perni principali, costruiti dai tre protagonisti:
Frances McDormand,
Sam Rockwell e Woody Harrelson.
Attori di sopraffino talento,
portano in scena dei ruoli complessi e stratificati, proprio perché
mutevoli nel corso della storia. La redenzione, il sollievo, la
giustizia (che a un certo punto diventa pericolosamente simile alla
vendetta): McDonagh fa tendere i suoi personaggi
verso mete apparentemente irraggiungibili, che esigono il passaggio
attraverso i luoghi più bui dell’anima, e può farlo soltanto grazie
alla totale dedizione dei suoi attori ai ruoli che ha scritto per
loro.
Nonostante l’estrema
durezza di alcune situazioni messe in gioco, Tre manifesti
a Ebbing, Missouri è di una commovente delicatezza nel
raccontare anche le fragilità di anime in pena, facendolo
continuamente attraverso i toni sardonici e i confronti spietati di
umanità allo stadio primordiale.
Abituati alla sua commedia nera,
gli spettatori saranno spiazzati da un racconto di profondità e
dolore insoliti per il regista di origini irlandesi che, pur
giocando sempre con la vita e la morte, si prendeva meno sul serio.
Eppure, nonostante i pericoli nascosti dietro alla serietà del
racconto,
McDonagh si conferma un grandissimo costruttore di caratteri,
strutturati, seguendo quello che potremmo definire un realismo
magico che li rende da una parte concreti essere umani con colpe,
difetti e allo stesso tempo capaci di grandi meraviglie, dall’altra
mette in piedi lo spettacolo della “surrealtà” che con ironia e
divertimento si insinua in ogni singola battuta, nelle espressioni
stanche della McDormand, nelle facce concilianti di Harrelson,
perfino nel tormento fumantino del personaggio di Sam
Rockwell.
La solida sceneggiatura di
Tre manifesti a Ebbing, Missouri gli conferisce
una potenza espressiva difficilmente rintracciabile nel cinema
contemporaneo, giocando su sguardi, silenzi, complicità, alla
ricerca del meglio dell’essere umano, prendendo atto del peggio,
eppure perdonandolo.
Il cinema è ispirato alla vita
reale, ma molte volte accade il contrario, come nel caso del film
di Martin McDonagh
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. I manifesti del
titolo, che danno inizio alla vicenda nella storia con protagonista
Frances McDormand, sono stati adattati per
denunciare due gravi fatti di cronaca.
Il primo caso è quello inglese,
dove i tre manifesti sono stati usati per denunciare la mancanza di
un colpevole per l’incendio della Grenfell Tower a Londra, dove un
anno fa morirono 71 persone.
Il secondo caso, più
fedele a quello del film in cui si fa nome e cognome del
“responsabile” della mancanza di giustizia, è quello della Florida,
dove questo metodo di denuncia è stato sfruttato per chiamare in
causa il Senatore Marco Rubio, colpevole di non aver avviato ancora
nessuno riforma in merito al controllo delle armi, a seguito
dell’ennesima terribile strage in una scuola.
Nel film, l’effetto dei manifesti è
nell’immediato violento, smuove le coscienze della piccola
cittadina del Missouri, ma non porta a grandi risultati. Non
sappiamo se questa forma di protesta creativa avrà seguito, ma in
entrambi i casi si tratta di questione gravissime e che meritano
l’attenzione delle autorità.
Tre manifesti a Ebbing,
Missouri recensione del film
con Frances McDormand
Avvincentethrillerdai toni profondamentedrammatici, il filmTre giorni e una vitaè l’adattamento dell’omonimo romanzo
dello scrittore francesePierre Lemaitre, pubblicato in Italia da Mondadori nel 2016. È
stato lo stesso autore a scrivere la sceneggiatura di questa
trasposizione cinematografica del suo libro, ed è stato sempre lui
a proporre la sceneggiatura al registaNicolas
Boukhrief(noto per i
filmCash Truck
–rifatto nel 2021 da Guy
Ritchie comeLa furia di un uomo – Wrath of
Man– eMade in France – Obiettivo
Parigi).
Boukhrief è stato talmente preso dallo script di
Lemaitre che ha messo da parte il progetto su cui stava lavorando
in quel momento per dedicarsi alla lavorazione diTre
giorni e una vita. Il film
affronta infatti una vicenda intricata dove gli scheletri del
passato non rimangono mai troppo a lungo sepolti, tornando ad
infestare anche ad anni di distanza. Nel film si anima dunque una
vicenda che ruota intorno alla gelosia, al desiderio di possessione
e al senso di colpa.
Tra
grandi segreti e forti colpi di scena, è dunque questo un film che
non mancherà di entusiasmare gli appassionati del genere. In questo
articolo, approfondiamo alcune delle principali curiosità relative
aTre giorni e una vita. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi allatrama, alcast di
attori, allelocationdove si sono svolte
le riprese e allaspiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le
principalipiattaforme streamingcontenenti il film nel proprio
catalogo.
La trama diTre giorni
e una vita
La
vicenda ha inizio nel 1999 a Beauval, un piccolo e tranquillo
villaggio immerso tra le foreste delle Ardenne. Qui abita il
piccoloAntoine, un
ragazzino di 12 anni che vive con la madreBlancheed ha nei viciniEmiliee nel suo
fratellinoRemyi suoi
soli amici. Quando però proprio Remy scompare misteriosamente, la
tranquillità della comunità viene irrimediabilmente scossa.
Quindici anni dopo, Antoine è un medico dal brillante futuro, ma
quando torna al villaggio per festeggiare il Natale con la madre, i
segreti del passato torneranno a galla.
Il cast e le location dove è
stato girato il film
Ad
interpretare Antoine Courtin da ragazzo vi èJeremy
Senez(qui al suo debutto in un
lungometraggio), mentre nella versione adulta è l’attorePablo Paulyad interpretarlo.
Recitano poi nel filmLeo Levynel ruolo di Remi ePauline
Sakellaridisin quello di Emilie
da ragazza. Da adulta, quest’ultima è interpretata daMargot Bancilhon.
Quest’ultima si è recentemente fatta notare anche grazie al
film
Un anno difficilee
alla serieMachine.
Completano poi il castSandrine
Bonnaire(recentemente vista
inLa scelta di Anne –
L’Événemente
Limonov: The Ballad)
nel ruolo di Blanche Courtin,Charles Berlingin quello diMichel Desmedt, il padre di Emilie e Remy,
ePhilippe Torretonnel ruolo deldottor Dieulafoy.Per quanto riguarda i luoghi dove è stato girato
il film, questi si possono ritrovare nei dintorni diOlloy-sur-ViroineNismes, frazioni diViroinval, nelleArdenne.
La spiegazione del finale del
film
Nel
finale del film scopriamo che Antoine sa perfettamente cosa è
accaduto al piccolo Remy, essendone il diretto responsabile. Tutto
ha infatti inizio quando l’adolescente vede Emilie, di cui è
innamorato, baciare un altro ragazzo. Furioso per quella scoperta,
si rifugia nel vicino bosco, dove però lo segue Remi, che con le
sue domande provoca la reazione di Antoine che gli tira un bastone
colpendolo mortalmente alla tempia.
A
quel punto al ragazzo non resta che disfarsi del corpo, venendo poi
aiutato da un nubifragio che rende impossibili le operazioni di
ricerca di Remy. Tuttavia, proprio quando un Antoine ormai
cresciuto torna al villaggio, nei boschi sono in corso lavori di
rimozione del legname abbattuto dalla tempesta del 1999. È in
questa occasione che vengono ritrovati i resti di Remi e, su di
essi, un capello che non gli appartiene.
L’analisi del DND capello non trova però
riscontro nella banca dati della polizia, rendendo dunque
impossibile risalire al responsabile. Nel mentre Antoine viene
informato da Emilie che lei è rimasta incinta in occasione
dell’unico rapporto sessuale avuto con lui qualche mese prima. La
ragazza vuole ora che lui la sposi, minacciandolo, in caso
contrario, di denunciarlo e di chiedere la prova del
DNA.
Emilie fa dunque intuire ad Antoine di sapere o
di avere dei forti sospetti riguardo la sua colpevolezza nella
morte del fratello. Incerto su ciò che realmente la ragazza sa ma
certo di non potersi sottoporre al test, Antoine si vede costretto
ad accettare, rinunciando alla vita che si stava costruendo altrove
per tornare nel luogo dove è cresciuto, sposando una donna che
ormai non ama più.
Il trailer diTre
giorni e una vitae dove vedere
il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è presente su
nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È
però presente nel palinsesto televisivo disabato 14
giugnoalle ore21:20sul canaleRai 4. Di conseguenza, per un
limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla
piattaformaRai Play,
dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua
messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente
gratuita, per trovare il film e far partire la visione.
Sono state diffuse tre
nuove foto dal set dell’atteso remake di Dredd diretto da Pete
Travis (Prospettive di un delitto), con Karl Urban, Olivia
Thirlby
La notte scorsa è andata in onda
l’ultima puntata di Lost il finale della sesta e ultima serie
(potete dirci cosa ne pensate in questa news).
Alcune settimane fa era stato annunciato che appena dopo sarebbe
andato in onda un episodio speciale del Jimmy Kimmel Show: uno
special intitolato Aloha to Lost. Così è stato, e durante la
puntata, i produttori esecutivi Damon Lindelof e Carlton Cuse hanno
mostrato tre finali… “alternativi”. Inutile dire che si tratta di
parodie!
Intanto sono arrivati i primi dati sugli spettatori negli Stati
Uniti: 13 milioni di spettatori nella fascia 18-49 per l’episodio
finale, durato due ore e mezzo, con un rating di 5.6. e 20.5
milioni di spettatori complessivi. Si tratta dei migliori risultati
per Lost da due anni a questa parte, tuttavia ci si aspettava
qualcosa di più. Va detto che questi numeri non includono i
possibili streaming online.
In anteprima la prima immagine di
Tre
di troppo, la nuova commedia per tutta la famiglia diretta
e interpretata da Fabio De Luigi con
Virginia Raffaele, in uscita al cinema il 27
gennaio 2022 distribuito da Warner Bros.
Pictures. Nel cast anche Fabio Balsamo, Marina
Rocco, Barbara Chichiarelli.
Tre di troppo, la
trama
Marco (Fabio De Luigi) e Giulia
(Virginia Raffaele) vivono la propria vita di coppia in modo
armonioso e passionale. Entrambi sfoggiano una forma invidiabile e
una mise sempre alla moda.Per loro il mondo si
divide in due: l’Inferno, abitato da genitori esasperati e
soggiogati da piccoli esseri pestiferi, e il Paradiso, dove uomini
e donne liberi da sensi di colpa, si godono i piaceri della vita
senza figli e fieri di vivere in appartamenti sempre in perfetto
ordine. Loro sanno bene da che parte stare, ben distanti da quelle
coppie di amici in perenne crisi coniugale e logorati dalla vita da
genitori. Eppure, il destino è già all’opera per sconvolgere le
loro vite e sgretolare tutte le loro certezze: all’improvviso e
inspiegabilmente, si risvegliano con tre bambini di 10, 9 e 6 anni
che li chiamano mamma e papà. Liberarsene e tornare alla felice
vita “precedente” diventerà il loro unico obiettivo.Una
commedia sulle gioie e le difficoltà di essere o diventare
genitore.
Il soggetto è di Michele
Abatantuono, che ne firma anche la sceneggiatura assieme a Laura
Prando e Fabio De Luigi. Il film è una produzione Warner Bros.
Entertainment Italia, Colorado Film Production e Alfred Film ed è
prodotto da Maurizio Totti, Alessandro Usai e Iginio Straffi per
Colorado Film e da Roberto Amoroso e Maria Theresia Braun per
Alfred Film.
In anteprima il
trailer e il poster di Tre di
troppo, la nuova commedia per tutta la famiglia diretta e
interpretata da Fabio De Luigi con Virginia
Raffaele, in uscita al cinema il 1 gennaio 2023
distribuita da Warner Bros. Pictures. Nel cast anche Fabio
Balsamo, Marina Rocco e Barbara
Chichiarelli.
Marco (Fabio
De Luigi) e Giulia (Virginia
Raffaele) vivono la propria vita di coppia in modo
armonioso e passionale. Entrambi sfoggiano una forma invidiabile e
una mise sempre alla moda. Per loro il mondo si divide in due:
l’Inferno, abitato da genitori esasperati e soggiogati da piccoli
esseri pestiferi, e il Paradiso, dove uomini e donne liberi da
sensi di colpa, si godono i piaceri della vita senza figli e fieri
di vivere in appartamenti sempre in perfetto ordine. Loro sanno
bene da che parte stare, ben distanti da quelle coppie di amici in
perenne crisi coniugale e logorati dalla vita da genitori. Eppure,
il destino è già all’opera per sconvolgere le loro vite e
sgretolare tutte le loro certezze: all’improvviso e
inspiegabilmente, si risvegliano con tre bambini di 10, 9 e 6 anni
che li chiamano mamma e papà. Liberarsene e tornare alla felice
vita “precedente” diventerà il loro unico obiettivo. Una commedia
sulle gioie e le difficoltà di essere o diventare genitore.
Il soggetto è di
Michele Abatantuono, che ne firma anche la
sceneggiatura insieme a Lara Prando e
Fabio De Luigi.
Tre di
troppo è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia,
Colorado Film Production e Alfred Film ed è prodotto da
Maurizio Totti, Alessandro Usai e Iginio
Straffi per Colorado Film e da Roberto
Amoroso e Maria Theresia Braun per Alfred
Film.
Tre di
troppi è il film italiano più visto nel
weekend dell’Epifania. La commedia diretta e interpretata
da Fabio De Luigi, con Virginia
Raffaele, conquista il pubblico delle feste e, in soli
otto giorni di programmazione, realizza un incasso
complessivo di 3.100.000 euro (445.234 spettatori – sesto
risultato più alto per un film italiano da marzo 2020) e si colloca
già nella top ten dei film più visti della
stagionecinematografica italiana.
Il film, uscito domenica 1 gennaio, ha registrato nel suo primo
giorno nelle sale 738.000 euro conseguendo il secondo miglior
risultato al box office per un film italiano da marzo 2020.
Tre di
troppi è una produzione Warner Bros.
Entertainment Italia, Colorado Film Production e Alfred
Film ed è prodotto da Maurizio Totti,
Alessandro Usai e Iginio Straffi
per Colorado Film e da Roberto Amoroso e
Maria Theresia Braun per Alfred Film. E’
distribuito nelle sale da Warner Bros. Pictures.
Alessandro Araimo, General Manager Italy &
Iberia di Warner Bros. Discovery, commenta: “Siamo lieti
di aver iniziato il 2023 con un successo al box office e siamo
orgogliosi di averlo fatto grazie a una produzione italiana, nata
da una stretta collaborazione con il regista e interprete Fabio De
Luigi, i partner di Colorado Film e Alfred Film, la
protagonista Virginia Raffaele e tra tutte le persone che hanno
lavorato al progetto. In un anno che si presenta straordinario,
grazie alla celebrazione dei 100 anni degli Studios e a una
stagione ricca di tantissimi film di ogni genere, è davvero un
privilegio aver aperto il 2023 con una pellicola come ’Tre di
troppo’, capace di divertire, di far riflettere e di commuovere,
auspicando che questo risultato contribuisca ad accrescere tra il
pubblico il piacere di vivere le emozioni che solo la sala è in
grado di donare”.
“Dopo tre Biglietti d’oro
conquistati negli ultimi quattro anni, il 2023 non poteva
cominciare in maniera migliore per il gruppo Colorado/Rainbow
grazie al risultato di ‘Tre di Troppo’, frutto della proficua
collaborazione con Warner Bros. e del felice incontro con Alfred
Film – commentano Alessandro Usai e Iginio Straffi per
Colorado Film -. ‘Tre di troppo’ conferma la forza della
partnership tra Colorado e Fabio De Luigi, che insieme hanno ormai
consolidato un numero importante di successi e introdotto la
‘commedia family’ nel mercato italiano. Siamo infine
particolarmente felici della prova di coppia di Fabio e Virginia
Raffaele che confermano di essere due grandi interpreti”.
“‘Tre di
troppi’ è un esordio importante per la nostra casa di
produzione che si pone sul mercato come una nuova realtà
indipendente di film e serie TV – commentano i produttori
di Alfred FilmRoberto Amoroso e Maria Theresia
Braun -. Siamo felicissimi del risultato ottenuto fino a
oggi. Abbiamo sempre pensato che la qualità della scrittura sia la
premessa migliore per creare un successo, ed è questo il vero
valore aggiunto di Alfred Film. Insieme a Michele Abatantuono, Lara
Prando e Fabio De Luigi abbiamo impostato un processo creativo
rigoroso, il cui risultato è una commedia contemporanea, pensata
per il grande pubblico, che diverte e intrattiene con
intelligenza”.
Arrivano tre
spettacolari clip di Resident Evil: Retribution, nuovo capitolo
della saga ancora una volta diretto da Paul W.S.
Anderson e interpretato da Milla Jovovich.
Ecco tre clip di 21
Jump Street. Nella commedia d’azione 21 Jump Street, Schmidt (Jonah
Hill) e Jenko (Channing Tatum) entrano a far parte delle forze di
polizia e dell’unità segreta Jump Street e,
Verrà presentato in Anteprima
Mondiale al TIFF – Toronto International Film Festival (4-14
settembre 2025) Tre Ciotole, il film diretto
dall’acclamata regista spagnola Isabel Coixet (Un Amor, La mia
vita senza me, La vita segreta delle parole) e che ha come
protagonisti
Alba Rohrwacher e
Elio Germano.
La notizia è stata appena
ufficializzata nel corso della conferenza stampa della prestigiosa
manifestazione cinematografica. Tre Ciotole arriverà nelle sale
italiane il 9 ottobre con Vision Distribution.
Il film, scritto da Enrico Audenino
e Isabel Coixet, è tratto dall’omonimo libro Tre Ciotole di Michela
Murgia, edito in Italia da Mondadori con oltre 200 mila copie
vendute. Nel cast anche Silvia D’amico, Galatea Bellugi, Francesco
Carril e con Sarita Choudhury.
Tre Ciotole, di cui vi mostriamo
oggi il trailer, il poster e le prime immagini, è una produzione
italo-spagnola di Cattleya – parte di ITV Studios – Ruvido
Produzioni, Bartlebyfilm e Vision Distribution, insieme a
Buenapinta Media, Bteam Prods, Perdición Films, Apaches
Entertainment, Tres Cuencos AIE. Il progetto è realizzato in
collaborazione con il Ministero della Cultura – Opera realizzata
con il contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel
cinema e nell’audiovisivo e in collaborazione con SKY e con la
partecipazione di RTVE e di MAX con il finanziamento di Instituto
de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales O.A./Ministerio
de Cultura/Gobierno de de España.
Tre Ciotole sarà distribuito in
Spagna da BTeam Pictures e in Italia da Vision Distribution che
gestisce anche le vendite internazionali.
La trama di Tre
Ciotole
Dopo quello che sembrava un banale
litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura
chiudendosi in sé stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la
sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di
lancio, si butta sul lavoro. Eppure, sebbene sia stato lui a
lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che
la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che
con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo,
la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte.
Tre Ciotole sarà al
cinema dal 9 ottobre con Vision Distribution.