Si allunga la lista dei film che
parteciperanno alla 14esima edizione del Tribeca Film Festival che
si terrà dal 15 al 26 Aprile 2015. Una breve panoramica dei titoli
selezionati rivela un’attenzione per la varietà di temi e
generi.
Tra i
lungometraggi drammatici debutteranno in prima mondiale
Franny, di Andrew
Renzi, in cui Richard Gere è un
ricco eccentrico che si insinua nella vita della figlia di un amico
deceduto (Dakota Fanning), il thriller
The Adderall Diaries diretto da
Pamela Romanowsky, in cui James
Franco intepreta uno scrittore tossicodipendente alle
prese con un processo per omicidio e
Meadowland, di Reed
Morano, che vede protagonisti Olivia
Wilde e Luke Wilson, una coppia
messa in crisi dalla scomparsa del figlio.
Nella categoria c’è anche Vergine Giurata
dell’italiana Laura Bispuri, film con protagonista
Alba Rohrwacher che è stato presentato allo scorso
Festival del Cinema di Berlino.
Tra i documentari in prima mondiale
troviamo Autism in Love, di Matt
Fuller, che esplora il mondo dell’autismo,
Havana Motor Club del cubano
Bent-Jorgen Perlmutt sugli ultimi motociclisti
figli della rivoluzione e Palio di
Cosima Spender (co-produzione italiana-inglese)
sulla realtà attorno al folkloristico Palio di Siena.
Nella categoria Viewpoints, si aggiungono, tra gli altri,
Orion: The Man Who Would Be King
dell’inglese Jeanie Finlay, sul mistero dell’uomo
mascherato con la voce di Elvis,
Dream/Killer su di un padre che lotta per
dimostrare l’innocenza del figlio condannato per omicidio e
Bad Hurt di Mark Kemble
sulle difficoltà di una famiglia che deve gestire figli
problematici ed un segreto che emerge dal passato.
Ad aprire il festival sarà
Live From New York!, un documentario
sulla realizzazione del 40° anniversario del Saturday Night Live
che includerà inedito materiale d’archivio.
E’ cominciato ieri il
Tribeca Film Festival 2015, edizione che
quest’anno sarà ricca di impegni ed incontri e con una selezione di
film indipendenti di primissimo piano.
https://www.youtube.com/watch?v=Q28VehSr4QY
Il Tribeca Film Festival è stato
fondato a New York nel 2002 da Jane Rosenthal e Robert De Niro in
seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle
del World Trade Center, allo scopo di rivitalizzare i dintorni di
TriBeCa, e, più in generale, di contribuire al progetto a lungo
termine di recupero di Lower Manhattan.
“Siamo tutti uguali”, viene
più volte affermato in Triangle ofSadness, nuovo film del regista svedese
Ruben Östlund.
Ma lo siamo davvero? Ad affermare ciò, come si potrà notare, sono
sempre i personaggi più ricchi (che sia di soldi o di bellezza),
per cui l’uguaglianza sembra essere un concetto con cui riempirsi
la bocca tra un assaggio di caviale e un sorso di champagne. A loro
(ma più in generale a tutti noi) è dunque rivolta la critica
proposta dal film, vincitore della Palma
d’Oro al Festival di Cannes (la seconda
per Östlund dopo quella per The Square nel 2017) e
presentato in anteprima in Italia alla Festa del Cinema di
Roma.
Dopo aver massacrato la mascolinità
in Forza maggiore e il
politicamente corretto in The Square, Östlund con
Triangle of Sadness parte concentrandosi sullo smontare i
miti del mondo della moda. Da questo ambiente vengono infatti
Carl e Yaya (Harris
Dickinson e Charlbi Dean), una coppia di
modelli belli ma problematici, i quali si ritrovano a prendere
parte ad una lussuosa crociera unicamente grazie al loro fascino.
Tutto all’inizio sembra piacevole e “instagrammabile”, ma un evento
catastrofico trasforma ben presto il viaggio in un’avventura in cui
ogni gerarchia viene capovolta. A partire da qui il discorso del
regista si amplia, giungendo a sagaci riflessioni sulle gerarchie
sociali e le derive della società.
Charlbi Dean e Harris Dickinson in una scena di Triangle of
Sadness.
Il triangolo della tristezza, il
valore della bellezza
Il triangolo della
tristezza che dà il titolo al film, come racconta Östlund, si
riferisce a quella porzione di fronte in mezzo alle sopracciglia
che se irrigidita conferisce un’espressione sexy, seriosa o triste
a seconda dei casi. Si tratta di un espediente utilizzato in
particolare dai modelli, proprio come quelli protagonisti della
prima scena del film. Il regista svedese parte dunque da questo
dettaglio estetico, utilizzato per evidenziare la dilagante
ossessione per le apparenze, per costruire la sua nuova pungente
satira nei confronti della società e delle sue degenerazioni. Tutta
la filmografia di Östlund si caratterizza infatti come un attento
studio del comportamento umano, tra ipocrisie e ruoli sociali
prestabiliti da seguire pedissequamente.
Oltre ai già citati The
Square e Forza maggiore, anche Play
e Involuntary offrivano uno sguardo irriverente su
determinati comportamenti dell’essere umano, portati ora
all’estremo da Triangle of Sadness. Il film, infatti, si
caratterizza per una serie di scelte narrative particolarmente
assurde ma funzionali a comunicare quella satira che il regista
intende attuare nei confronti dei ricchi e, in misura ancora
maggiore, di coloro che vivono in funzione del valore economico
della bellezza. Strutturato in tre capitoli (Yaya e Carl, La
nave, L’isola), il racconto parte dal particolare dei due
modelli per poi aprirsi e includere l’intera umanità, raccolta e
sintetizzata tramite alcuni suoi rappresentanti sulla nave da
crociera.
Si possono infatti ritrovare a bordo
di essa non solo i modelli influencer, ma anche capitalisti russi,
esperti di tecnologia, mercanti d’armi e, non meno importante, un
capitano di ideologie socialiste meravigliosamente interpretato da
Woody
Harrelson. La nave diventa dunque il luogo ideale dove
far confluire le classi sociali oggi esistenti, in quanto ambiente
dove in modo particolarmente evidente si dividono i ricchi ospiti
dai poveri addetti alle pulizie. D’altro canto, già
Titanic aveva dimostrato come la nave fosse un luogo
ideale per tali dinamiche. Tale suddivisione viene poi naturalmente
ad infrangersi nel momento in cui si arriva sull’isola. Similmente
a quanto accade in Travolti da un insolito destino nell’azzurro
mare d’agosto, i ruoli si invertono. O almeno questo è quello
che Östlund vuole farci credere.
Arvin Kananian e Woody Harrelson in una scena di Triangle of
Sadness.
Cinismo mascherato da ottimismo
Triangle of Sadness può
dunque essere sintetizzato come una feroce e spassosa commedia
sulle gerarchie di classe ben presenti nella nostra società.
Östlund non si accontenta però di mettere ciò alla berlina, tirando
dentro al discorso anche le ipocrisie relative a temi come
l’ambientalismo e la parità di genere. Una tale ampiezza di
discorsi è affrontata con un controllo del mezzo cinematografico
invidiabile, che conferma il regista svedese come uno dei migliori
uomini di cinema oggi in attività, capace di superarsi opera dopo
opera. Triangle of Sadness dura ben due ore e mezza,
eppure non si avverte mai il peso di tale minutaggio, tanto è
serrato il ritmo del racconto.
E anche quando le situazioni
sembrano richiedere una maggior distensione dei tempi e dei toni,
Östlund trova ugualmente il modo di mettere sul piatto nuove
offerte, cambi di direzione che scuotono gli equilibri nonché di
caricare le sue scene e le sue inquadrature di continui elementi
che trattengono l’attenzione dello spettatore. Che siano elementi
di disturbo, come le tante mosche che ronzano tra i protagonisti, o
propriamente disturbanti, come la straordinaria sequenza della
tempesta in cui i passeggeri iniziano ad espellere liquidi corporei
di ogni tipo, il film conserva dall’inizio alla fine un fascino
raro. Triangle of Sadness gode però non solo di una
sceneggiatura eccezionale e una regia particolarmente ispirata,
quanto anche di ottime interpretazioni, tra cui spicca quella di
Charlbi Dean.
Davanti ad un’opera
come Triangle of Sadness si può ridere, si può
provare imbarazzo o indignazione, forse ci si può anche spaventare
nel vedere un ritratto tanto lucido e satirico di un’umanità di
cui, inconsciamente o meno, facciamo tutti parte. Proprio per
questo motivo il film potrebbe non essere gradito da tutti e altri
potrebbero rinfacciargli, non errando, che non si tratta del primo
lungometraggio ad affrontare tali tematiche con questi toni. In un
panorama cinematografico sempre più votato alla medietà, un’opera
ambiziosa e dissacrante come questa risulta però essere ben più che
gradita nel ricordarci che, per quanto ci sforziamo di crederlo,
non siamo tutti uguali. Se ciò sia un bene o un male, sta allo
spettatore deciderlo.
Triangle of
Sadness, il nuovo attesissimo film
di Ruben Östlund, ha ricevuto un’accoglienza
trionfale alla première ufficiale di ieri al Théâtre Lumière di
Cannes, con una interminabile standing ovation finale rivolta al
regista e a tutto lo straordinario cast, Woody Harrelson in testa.
Maestro della provocazione, Östlund ha ancora una volta
sorpreso pubblico e critica con un film destinato a far discutere e
che già viene considerato da molti come uno dei titoli favoriti per
il palmarès.
Già vincitore della Palma d’Oro nel 2017 con The Square,
in cui metteva alla berlina il mondo dell’arte contemporanea, il
regista svedese firma una satira travolgente dove ruoli sociali e
barriere di classe vanno in frantumi. Protagonisti del film sono
una coppia di modelli, Carl e Yaya, invitati a partecipare a una
crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di nuovi ricchi.
Tutto all’inizio sembra piacevole e “instagrammabile”, ma un evento
catastrofico trasformerà il viaggio in un’avventura da incubo, in
cui ogni gerarchia finirà per essere capovolta. Nel cast spiccano i
nomi di Woody Harrelson, nei panni inusuali del comandante della
nave con un debole per gli alcolici e Karl Marx, della modella e
attrice sudafricana Charlbi Dean e dell’attore britannico Harris
Dickinson. Triangle of Sadness sarà distribuito in Italia da
Teodora Film.
L’accoglienza ricevuta a
Cannes
What
a ride! (…) Can’t remember laughing this much during a #Cannes
screening. LA REGLE DU JEU meets LORD OF THE FLIES, and the result
is a rollicking, savage, beautifully demented satire.
Leonardo Goi, THE FILM STAGE
TRIANGLE OF SADNESS is hilarious. A masterclass
in awkward comedy. Damon Wise, DEADLINE
Hilarious. Insightful. And super sexy Harris
Dickinson. Bravo! Gregory Ellwood, THE PLAYLIST
Östlund (is) slowly building tension and mixing
influences from everything from TITANIC to PARASITE and Jordan
Peele’s US for chaotic and delightfully gross results. TRIANGLE OF
SADNESS marks a fantastic English-language debut, a movie that
offers biting social commentary, and one hell of a performance from
Woody Harrelson.
Rafael Motamayor, SLASH FILM
A
roaringly funny feast of a movie which boasts a highly engaging
international cast, powerhouse performances, elegant visual
choreography and some of the director’s most biting comic riffs to
date (…) TRIANGLE OF SADNESS is one of the high-energy peaks of
Cannes so far. Stephen Dalton, THE FILM VERDICT
Swept away by Ruben Östlund’s sprawling,
hilarious TRIANGLE OF SADNESS: a luxury yacht-com that’s like
Gramsci making Carry on Cruising, or Luis Bunuel’s Poseidon
Adventure. Class war, vomit gags & Woody Harrelson as the tale’s
soused Captain Haddock. Xan Brooks, THE GUARDIAN (UK)
TRIANGLE OF SADNESS delivered Cannes a dose of
shock and awe. Zack Sharf, VARIETY
The
thing about Östlund is that he makes you laugh, but he also makes
you think. There’s a meticulous precision to the way he constructs,
blocks and executes scenes (…) No matter what sphere he tackles,
we’re bound to see the world differently. Peter Debruge,
VARIETY
TRIANGLE OF SADNESS is bitter, clever and
absolutely on the money. Stephanie Bunbury, DEADLINE
Ruben Östlund’s bold and brilliant film has
slipped a whoopee cushion under this year’s dreary competition
strand. The best Cannes film so far. Robbie Collin, THE
TELEGRAPH
★★★★★
Blisteringly funny, narratively intrepid and
plain old spitting mad.
Neil Smith, TOTAL FILM ★★★★
Triangle of Sadness is an utter joy of a
film. Caspar Salmon, THE DAILY BEAST
A dispetto dello scorso anno, nel
2009 Roma apre bene. Triage di
Tanovic (premio oscar per ‘No man’s land’)
racconta la storia di un fotoreporter Mark, interpretato da un
Colin Farrell davvero in vena alle prese con
un misterioso trauma subito in Kurdistan, mentre cercava di
immortalare il reportage della vita.
Per la prima parte
Triage scorre lento, senza grandi
cambiamenti nel ritmo narrativo, costringendosi all’interno di
schemi convenzionali, addirittura banali, nonostante la profonda
esperienza che il regista ha della guerra (Tanovic è bosniaco). Le
scene sono crude pur non mancando di una certa bellezza estetica,
soprattutto nelle inquadrature di paesaggio, gli interpreti buoni,
trai quali spicca il medico ‘di frontiera’, interpretato da Branko
Djuric, già compagno di viaggio di Tanovic per No Man’s Land e ora
responsabile di una performance davvero notevole, fredda e
coinvolgente insieme.
Triage
Uno sguardo sulla guerra da parte di chi la guerra la vive ma non
la fa.
Nella seconda macro sequenza, che
possiamo individuare nel ritorno a Dublino di Mark e nella
progressiva presa di coscienza dei protagonisti che ‘qualcosa è
cambiato’, il ritmo
di Triage rallenta ancora e se
all’inizio abbiamo visto l’attaccamento del protagonista al suo
lavoro, adesso possiamo entrare nelle dinamiche di coppia,
scoprendo un’altrettanto importante figura femminile, Helena (Paz
Vega) moglie di Mark e motore dell’azione in questo frangente.
Anche la Vega, come Farrell e Djuric, offre una buona
interpretazione, avvalorata anche dall’uso di una lingua,
l’inglese, che non è la propria.
La svolta sia tematica che
stilistica avviene con l’entrata in scena di Christopher
Lee, nei panni dello psichiatra franchista Joaquin
Morales, nonno di Helena e intenzionato, su richiesta della nipote,
a portare la guarigione nella mente tormentata del
fotoreporter.
Un ritmo un po’ discontinuo che si
salva verso il finale e regala un’impronta fluida al racconto pur
non rendendolo eccelso. Ma se nel ritmo il film ha qualche pecca,
nella sceneggiatura e nell’interpretazione ha i due punti forti.
Una scrittura di dialoghi salda e precisa, funzionale ma anche
lievemente sarcastica, che riecheggia nella profonda e possente
voce di un Lee che si conferma una leggenda, un uomo che ha fatto
la storia del cinema, ma anche la storia dell’occidente così come
lo conosciamo, avendo vissuto sulla sua pelle le grandi guerre
moderne, soprattutto i 5 anni del secondo conflitto mondiale.
Attori superlativi che forse vanno
al di là di quello che è il valore registico, che pure regala
qualche bel momento e soprattutto un finale straziante, in grado di
commuovere ma anche di smuovere gli animi, un finale che ti
accompagna per un po’ fuori dalla sala.
Triage
– Uno sguardo sulla guerra da parte di chi la
guerra la vive ma non la fa.
Nicolas Cage e Nicole Kidman hanno
firmato il contratto per il thriller Trespass. Ora ecco il poster
del film che vede in primo piano i due protagonisti.
Il regista Joel Schumacher
è principalmente ricordato per film come Batman Forever e
Batman & Robin, grandi
insuccessi che ne hanno macchiato la carriera. Eppure, nella sua
filmografia si ritrovano titoli che mostrano le grandi doti di
questo regista. Tra St. Elmo’s Fire, Linea mortale,Un giorno di ordinaria follia o Number 23
sono solo alcuni tra i più noti. Il suo ultimo film prima della
scomparsa risale al 2011, ed è intitolato
Trespass. Questo thriller appartenente al filone
dell’home invasion, comprendente titoli comeMan
in the Dark, Survive the Night o
La notte del giudizio.
Anche in questo caso, si ripresentano infatti le principali
caratteristiche del sottogenere.
Le dinamiche sono le solite, con un
nucleo famigliare costretto a confrontarsi con l’intrusione in casa
di alcuni pericolosi criminali. Per tutto il tempo in cui questi
rimarranno nella casa, nessuno sarà al sicuro e l’unico modo per
sopravvivere è sfruttare le proprie conoscenze dell’ambiente.
Partendo da una sceneggiatura di Karl Gajdusek,
affermatosi come showrunner della prima stagione di Stranger
Things, il film Trespass, si configura
dunque come un thriller ad alta tensione, dove vi è anche spazio
per uno studio psicologico dei personaggi rispetto a quanto sta
loro accadendo. A rendere il tutto più intrigante vi sono una serie
di celebri attori, tra cui alcuni premi Oscar.
Al momento della sua distribuzione
il film non ottenne il successo sperato, complici anche i numerosi
film di tale genere visti in quel periodo. Negli anni, però,
Trespass si è sempre più affermato tra gli
appassionati, dimostrando di possedere a suo modo alcune
caratteristiche di particolare interesse. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Trespass
Al centro delle vicende del film vi
è la famiglia Miller, composta da Kyle,
commerciante di diamanti, la moglie Sarah, di
professione architetto, e dalla loro figlia adolescente
Avery, la quale manifesta tendenze ribelli nei
confronti dei genitori. Nonostante non manchi loro nulla, tanto da
sembrare la famiglia perfetta, questi presentano in realtà tra loro
diverse crepe. Kyle è infatti spesso assente, Sarah si sente
trascurata e sempre più depressa, mentre Avery è ormai sempre più
distante, persa nei suoi affari da adolescente. A riunire la
famiglia, però, vi sarà un evento quanto mai inaspettato e
spaventoso: un intrusione criminale nella loro abitazione.
Durante una notte come un’altra,
infatti, un gruppo di rapinatori armati si introduce nella loro
casa evitando senza problemi i numerosi dispositivi di sicurezza
fatti installare di recente. A capo della banda vi è
Elias, che prendendo in ostaggio i coniugi
richiede loro tutti i diamanti presenti nella cassaforte. Nel
tentativo di negoziare con i criminali, sperando di poter salvare
la sua famiglia, Kyle si troverà però a doversi confrontare con una
serie di scottanti imprevisti. Una serie di segreti, tradimenti e
inganni inizieranno infatti a manifestarsi tra i famigliari,
minando le loro certezze e la fiducia che invece potrebbe
salvarli.
Il cast del film
Ad interpretare il personaggio di
Kyle Miller, il commerciante di diamanti capofamiglia, vi è
l’attore Nicolas Cage.
Questi, dopo aver inizialmente accettato il ruolo, decise di
lasciare la produzione perché più interessato al personaggio del
criminale Elias. Tuttavia, il premio Oscar decise infine di tornare
sui suoi passi, accettando di ricoprire il ruolo del marito.
Accanto a lui, nei panni di sua moglie Sarah, vi è invece la premio
Oscar Nicole Kidman,
la quale accettò il ruolo poiché attratta dalla sfida e interessata
a lavorare con Schumacher. A dar volta alla loro figlia Avery,
infine, vi è l’attrice Liana Liberato. Qui ad
una delle sue prime interpretazioni cinematografiche, questa ebbe
modo poi di recitare anche in noti film come Resta anche
domani e Fino all’osso.
Nei panni di Elias, il capo dei
banditi, vi è l’attore Ben Mendelsohn,
celebre per aver interpretato diversi ruoli da villain, tra cui
quelli nei film Ready Player One e Rogue One: A
Star
Wars Story. Il resto della sua banda è poi composto dalla
fidanzata spogliarellista Petal, interpretata da Jordana
Spiro, da Ty, interpretato da Dash Mihok,
e dal fratello minore di Elias, John, interpretato da Cam
Gigadent. Quest’ultimo è noto per aver ricoperto il ruolo
di Kevin Volchok nelle ultime stagioni della serie televisiva
The O.C. L’attore di origini italiane Nico
Tortorella, infine, interpreta Jake, il ragazzo da cui
Avery scappa prima dell’arrivo dei criminali.
Il finale di Trespass
Nel finale di
Trespass Sarah e Kyle fuggono nel capanno degli
attrezzi ma vengono inseguiti da Jonah e Elias. Accidentalmente i
due rompono una parte di muro dove sono custoditi molti soldi.
Elias e Jonah cercano di rubarli ma arriva Avery che li minaccia
con una pistola: Elias punta quindi una pistola a Sarah ma ciò
porta Jonah ad intervenire uccidendolo. La casa va a fuoco e Jonah
dichiara il suo amore a Sarah cercando di portarsela con sé verso
le fiamme mentre Sarah cerca di divincolarsi. Kyle, utilizzando una
pistola sparachiodi, spara un colpo al collo dell’uomo
intrappolandolo così in mezzo alle fiamme.
Avery chiama a quel punto la polizia
mentre Kyle e Sarah riescono a fuggire all’esterno; Kyle le propone
di lasciarlo morire in modo che lei e Avery possano intascare
l’assicurazione sulla vita ma Sarah gli confessa di amarlo,
nonostante alcuni tradimenti, e di non volerlo abbandonare al suo
destino rimanendo con lui con o senza denaro. A quel punto, Avery
si riavvicina ai suoi genitori, e mentre la famiglia si riunisce
sopravvissuta a quella nottata la polizia arriva e circonda la
casa.
Il trailer di
Trespass e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Trespass è
infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+, Apple
iTunes, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 18 luglio alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
Festeggia 70 anni il Trento
Film Festival che dal 29 aprile all’8 maggio, torna a
Trento per una edizione in presenza. A firmare il manifesto di
questa edizione è Milo Manara, uno dei più grandi
fumettisti e illustratori italiani, che torna al Festival da
protagonista, dopo il manifesto rifiutato nel 1997.
Nell’anno del suo settantesimo
anniversario il Festival presenta un’edizione speciale della
tradizionale sezione Destinazione…, non più un Paese lontano, ma un
viaggio nel tempo guardando al futuro del nostro Pianeta attraverso
la lente della fantascienza e degli studi sul cosmo.
Nasce così Destinazione… futuro, 7
film (più uno per il pubblico più giovane) di science-fiction, uno
per ogni decennio del festival – dagli anni ‘50 agli anni ‘10 del
nostro secolo – con protagonisti il paesaggio, la montagna e la
natura per mettere in scena il futuro della Terra o dare forma a
pianeti lontani dove oggi come negli anni ‘50 solo il cinema è in
grado di “portarci”. Un programma eventi con ospiti ed esperti che
porteranno il pubblico ad avventurarsi tra i misteri dello spazio.
Tra gli ospiti del programma eventi della sezione: Paolo
Nespoli, la “signora delle comete” Amalia Ercoli
Finzi, Marcella Salussolia, ingegnere che
sta occupandosi della progettazione del Lunar
Gateway, la base in orbita cislunare che supporterà i
prossimi pellegrini selenici.
Tra le anticipazioni di questa
edizione il programma speciale Nécessité de Moullet –
Omaggio a Luc Moullet, cineasta e montagnard, tributo a
uno dei cineasti più “montanari” della storia del cinema. Il
regista francese, che sarà presente al Festival dal 3 al 6 maggio
per incontrare il pubblico e presentare i suoi film.
Fondato nel 1952, il Trento
Film Festival è il primo festival cinematografico tematico
al mondo e il secondo festival italiano dopo la Mostra del Cinema
di Venezia. Da settant’anni è l’evento di riferimento dedicato ai
temi della montagna, dell’avventura e dell’esplorazione, divenuto
nel tempo un vero laboratorio di visioni e riflessioni sulle terre
alte del Pianeta.
70° Trento Film Festival, il
manifesto di Milo Manara
La Trentino Film Commission ha presentato oggi,
durante un panel tenutosi al Biografilm Festival, il nuovo
disciplinare GREEN FILM dedicato unicamente ai
documentari.
La nascita di questo nuovo strumento
specifico ha iniziato a prendere forma nel 2021, quando la DG
Cinema ha finanziato il progetto di ricerca Green Film Research
Lab, pensato per raccogliere e analizzare i dati relativi alle
produzioni audiovisive, sia tradizionali sia certificate Green
Film, per valutare l’impatto ambientale ed economico
dell’applicazione del Disciplinare Green Film e per revisionare il
disciplinare, aggiornarlo e svilupparlo per diverse tipologie di
prodotti, come appunto il documentario.
A seguito dei dati raccolti
nell’ambito del Green Film Research Lab, la Trentino Film
Commission, grazie alla collaborazione con Doc/it, associazione
documentaristi italiani, ha sviluppato il Green Film Documentari.
Fondamentale la collaborazione con APPA (Agenzia Provinciale per la
Protezione dell’Ambiente) che, come per la versione originale di
Green Film, ha elaborato i dati e contribuito alla creazione del
nuovo disciplinare dedicato.
I documentari, per loro natura,
hanno già un impatto ridotto sull’ambiente e una modalità
produttiva diversa rispetto ai lungometraggi o alle serie
televisive. Proprio per questa ragione si è sentita l’esigenza di
studiare misure apposite e fornire così ai produttori strumenti che
possano finalmente essere giusti per le loro esigenze. È infatti
proprio con questa finalità che nasce il protocollo Green Film
Documentari che, oltre ad aiutare nella gestione della
sostenibilità sul set, si rivela uno strumento funzionale per la
certificazione di produzioni e coproduzioni di documentari.
Nel panel di oggi, dedicato proprio
alla presentazione di questo strumento, sono intervenuti
Luca Ferrario (Direttore Trentino Film
Commission), Linnea Merzagora (Green Film),
Emanuela Venturini (ARPAE Emilia Romagna –
Organismo di Verifica Green Film) e Francesca
Portalupi (Produttrice Indyca). L’incontro è stato
moderato da Gianluca De Angelis (Produttore
Tekla Films), con la partecipazione di Laura
Zumiani (AFIC, Green Festival).
“Per una rapida e corretta
diffusione di buone pratiche legate alla sostenibilità sui set è
cruciale che ogni tipologia di audiovisivo abbia un disciplinare
fatto su misura; la collaborazione con Doc/it, APPA e Indyca ci ha
permesso di sviluppare questa nuova declinazione di Green Film che
speriamo sarà di aiuto nel velocizzare la transizione del mondo dei
documentaristi verso un nuovo approccio alla produzione”.
Luca Ferrario
“Doc/it, vista la posizione
centrale e di riferimento che occupa per i documentaristi italiani,
ha risposto con entusiasmo alla chiamata di Green Film offrendo la
propria consulenza per la definizione di uno strumento importante
come il protocollo di sostenibilità per i documentari. Allo stesso
tempo l’associazione continuerà a lavorare per la messa a punto di
attività utili all’ottimizzazione dei processi e dei costi legati
alla certificazione”.
È fissata al 7 giugno la seconda
scadenza annuale per presentare la domanda per accedere al
contributo a fondo perduto stanziato dalla
Trentino Film Commission e destinato al
finanziamento di opere cinematografiche, di fiction, di serie,
programmi per la televisione e progetti di documentario, sia
nazionali sia internazionali.
I soggetti beneficiari che possono
presentare domanda sono le società di produzione
cinematografica, televisiva e di
documentari; i progetti saranno esaminati da un
Comitato tecnico-scientifico che stilerà la graduatoria dei
soggetti idonei, valutandone la qualità, le
credenziali della produzione e degli interpreti, la ricaduta
economica sul territorio, la capacità di promuovere il territorio,
le prospettive di distribuzione, gli accordi di co-produzione e
della certificazione di sostenibilità ambientale Green Film.
Al fine di sostenere la
realizzazione di opere audiovisive, di diffondere il patrimonio
territoriale e di favorire l’impiego di figure professionali
operanti sul territorio la Trentino Film Commission, oltre al fondo
dedicato, offre a tutte le produzioni che ne faranno richiesta
assistenza logistica e supporto alle riprese. Ne
sono un esempio le due produzioni straniere che si sono appena
concluse: il film indiano Macherla,
prodotto da ODU Movies e le cui riprese si sono realizzate in Val
di Fassa e Riva del Garda e il programma televisivo tedesco
Björn Freitag kocht grenzenlos köstlich in
Trento, prodotto da 2Bild TV.Events & Media GmbH e le
cui riprese sono avvenute a Trento centro.
I lungometraggi, cortometraggi,
serie televisive, fiction televisive e di animazione possono
ricevere un contributo massimo di importo pari a €
400.000,00 purché una parte delle riprese sia effettuata in
Trentino, venga speso sul territorio un importo pari ad almeno il
150% del contributo concesso e che venga assunto almeno il 20%
della troupe locale durante il periodo di riprese in Trentino.
I documentari e le
opere multimediali potranno invece ricevere un
contributo massimo di importo pari a € 40.000 e
anche in questo caso parte delle riprese devono essere effettuate
in Trentino, deve essere speso sul territorio un importo pari ad
almeno il 120% del contributo concesso e almeno due membri del cast
tecnico devono essere professionisti locali; in alternativa
contratto di co-produzione con una Produzione locale.
La domanda di contributo deve essere
presentata prima dell’avvio dei lavori relativi al progetto
presentato.
La terza e ultima data del 2022 per
presentare la domanda per accedere al contributo a fondo
perduto, stanziato dalla Trentino Film
Commission, è fissata al 20 settembre
2022. Il Film Fund è destinato al finanziamento di opere
cinematografiche, di fiction, di serie, programmi per la
televisione e progetti di documentario, sia nazionali sia
internazionali.
I soggetti beneficiari che possono
presentare domanda sono le società di produzione
cinematografica, televisiva e di
documentari; i progetti saranno esaminati da un
Comitato tecnico-scientifico che stilerà la graduatoria dei
soggetti idonei, valutandone la qualità, le
credenziali della produzione e degli interpreti, la ricaduta
economica sul territorio, la capacità di promuovere il territorio,
le prospettive di distribuzione, gli accordi di co-produzione e
infine l’eventuale certificazione di sostenibilità dell’opera.
Grande novità di quest’anno è
l’aumento della dotazione finanziaria per l’anno 2022, che sale a
2 milioni di euro; i lungometraggi,
cortometraggio, serie televisive, fiction televisive e di
animazione possono ricevere un contributo massimo di importo pari a
€ 400.000,00 purché una parte delle riprese sia
effettuata in Trentino, venga speso sul territorio un importo pari
ad almeno il 150% del contributo e che almeno il 20% della troupe
sia composta da professionisti locali durante il periodo di riprese
in Trentino.
I documentari e le
opere multimediali potranno invece ricevere un
contributo massimo di importo pari a € 40.000 e
anche in questo caso parte delle riprese devono essere effettuate
in Trentino, deve essere speso sul territorio un importo pari ad
almeno il 120% del contributo e almeno due membri del cast tecnico
devono essere professionisti locali; in alternativa contratto di
co-produzione con una Produzione locale.
La domanda di contributo deve essere
presentata prima dell’avvio dei lavori relativi al progetto
presentato.
Si rinnova anche quest’anno la
collaborazione tra Trento Film Festival e Trentino Film
Commission che per questa 70° edizione (Trento, 29 aprile
– 8 maggio www.trentofestival.it) sarà protagonista di
quattro momenti particolarmente significativi per la crescita del
settore audiovisivo.
Come ogni anno all’interno del
programma del Trento Film Festival sarà presente la sezione
Orizzonti Vicini dedicata agli autori,
alle produzioni e ai protagonisti dalla regione Trentino-Alto
Adige, che include 4 tra lungo e mediometraggi e 7 opere brevi.
Tra i vari tioli ricordiamo
“I ribelli del cibo. Storie di piccoli produttori
dell’Alto Adige” di Paolo Casalis; “La
frequentazione dell’orso” di Federico Betta, sul
rapporto uomo-orso in Trentino tra storia e presente;
“Una città di carta” di Guido Laino su
una piccola comunità del Tesino andata per il mondo a cercare
fortuna e “Inedita” di Katia Bernardi,
sorprendente ritratto della scrittrice Susanna Tamaro, già
presentato alla Festa del Cinema di Roma e qui alla prima
proiezione nella città della regista.
Inoltre la Trentino Film Commission sarà presente anche nella
sezione Concorso internazionale con il titolo “Adam
Ondra: Pushing the Limits” di Jan Šimánek e Petr
Záruba, coproduzione della trentina Jump Cut, che ritrae il grande
climber ceco nella difficile, sportivamente e umanamente,
preparazione alle Olimpiadi di Tokyo, dove l’arrampicata ha
debuttato lo scorso anno.
Il secondo appuntamento organizzato
nato dalla collaborazione tra Trentino Film Commission e Trento
Film Festival è il workshop dedicato a produttori cinematografici
FORWARD Trentino Producers Lab, un
momento dedicato alla formazione e al mentoring professionale e
avrà luogo a Trento dal 3 al 7 maggio.
Il terzo momento è il “Festival Training. I Festival
Come Laboratori Di Formazione” che prevede tre talk:
la prima dal titolo “Green Si Diventa”
sarà un’occasione di confronto sul tema della sostenibilità, tra
Italian Film Commissions e Associazione Italiana Festival di
Cinema; Il secondo dal titolo
“NORD/EST/DOC/CAMP” sarà un momento di
riflessione sul mondo del documentario per presentare un progetto
che unisce le forze di due festival radicati su un territorio
cinematograficamente sempre più creativo e vitale, per offrire
consulenza e sostegno a progetti in fase di finalizzazione.
E infine “Itineranze
Doc” presentazione del percorso semestrale di
formazione e training, dedicato a progetti di cinema del reale in
fase di sviluppo, per sostenere a livello creativo e produttivo
registi al primo (o secondo) lungometraggio. Promosso da Bellaria
film festival, IsReal, Sole Luna Doc Festival, PerSo Film Festival,
FrontDoc, Festival dei Popoli.
Inoltre quest’anno per la prima
volta verrà istituito il premio Green Film. Questo
riconoscimento, promosso in collaborazione con APPA Agenzia
Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, sarà assegnato
al film che esprima in maniera più efficace i valori e le
pratiche della protezione e della sostenibilità
ambientale, con particolare attenzione
all’ambiente montano e ai cambiamenti climatici.
Trent Reznor,
probabilmente ancora emozionato per aver strappato l’Oscar al più
meritevoleHans Zimmer,
potrebbe passare dalla sala di registrazione al set. Pare infatti
che il compositore della colonna sonora di The Social Network e leader dei Nine Inch Nails voglia
diventare un attore.
“Se così fosse, che viviamo solo
una piccola parte della nostra vita, cosa succede al resto?”.
Questo si domanda Amadeu Prado, lo scrittore del libro trovato da
Raimund. E se lo domanda anche il regista Bille August, che
ha tradotto in immagini le pagine del best-seller tedesco Treno
di notte per Lisbona, con l’aiuto del fidato Jeremy Irons – tornato a collaborare con lui
dopo il successo de La casa degli spiriti –
e di un nutrito cast di attori, che danno vita ai numerosi
personaggi ritratti nel romanzo di Pascal Mercier. Qualche nome?
Jack Houston (nipote di quelJohn
Houston), Mélanie Laurent (Bastardi
senza gloria), Martina Gedeck
(Le
vite degli altri), Bruno Ganz
(Il cielo sopra Berlino),
Christopher Lee (alias Dracula… o Saruman),
Charlotte Rampling e Lena Olin.
Tutti chiamati ad accompagnare il professor Gregorius nel suo
singolare viaggio alla scoperta di un autore sconosciuto, ma
soprattutto alla scoperta di se stesso e delle incredibili
possibilità che la vita può offrire in qualsiasi momento, anche
quando si pensa sia troppo tardi.
In Treno di Notte per
Lisbona, la vita di Raimund Gregorius (Jeremy
Irons) è grigia come il cielo della sua città, e come gli
abiti che indossa ogni giorno per andare alla scuola dove insegna
latino a studenti annoiati quanto lui. Una mattina, però, il
professore si trova a salvare una giovane donna in procinto di
gettarsi da un ponte e la sua esistenza cambierà per sempre. Nella
tasca del soprabito della ragazza, infatti, l’uomo trova il libro
di uno scrittore portoghese e il biglietto per il treno che dà il
titolo al film: un notturno diretto a Lisbona che il professore
prende d’impulso, stregato dalle parole dell’autore, a tal punto da
abbandonare su due piedi la sua vita monocolore per andare a
cercarlo. Ecco che la vita di Raimund comincia ad assumere nuove,
imprevedibili sfumature.
Come dice Prado nel suo libro, il
Caso è il dio che governa le vite degli uomini. E Raimund lo
sperimenta in prima persona, quando per caso s’imbatte nella
giovane suicida, ritrovandosi per le mani l’opera di uno scrittore
portoghese, le cui parole esprimono pensieri che hanno popolato per
anni la mente del professore senza mai trovare un vero sfogo.
Raimund è un uomo di mezza età, convinto di aver ormai vissuto
quello che c’era da vivere, e rassegnato a veder trascorrere
passivamente i suoi giorni. Una consapevolezza repressa da tempo,
la sua, che però emerge prepotentemente non appena i suoi occhi si
posano sulle pagine scritte da Prado.
I dilemmi del poeta sono gli stessi
di Raimund e lui non può continuare ad ignorarli. Non vuole
farlo. Ha preso un treno per Lisbona con un biglietto trovato
per caso; ha lasciato quel poco che aveva, spinto da una
forza tanto inspiegabile quanto irresistibile. Il Caso gli ha
offerto una possibilità del tutto inaspettata e lui ha saputo
coglierla anche se non era in grado di comprenderla fino in fondo.
Ha fatto un salto nel buio, non è rimasto a guardare. Finalmente ha
agito e il Caso lo ha ricompensato, conducendo Raimund là dove non
avrebbe mai pensato di arrivare, dando inizio ad un nuovo percorso:
una vita tutta da scoprire.
E se per caso ve lo state
chiedendo, Treno di notte per Lisbona esce
nelle nostre sale il 18 aprile.
Sulla pagina ufficiale di Facebook di Michael
Gross si legge l’annuncio definitivo. Il franchise di
Tremors arriverà a un sesto capitolo per
il cinema in cui saranno coinvolti Burt Gummer, Jamie Kennedy e il
regista Don Michael Paul, che aveva già diretto
Tremors 5: Bloodlines nel 2015.
Ecco l’immagine dei tre:
Coinvolta nel progetto c’è anche la
Universal Studios Entertainment. Non sappiamo
molto del progetto né se il film entrato in produzione sarà legato
in qualche modo alla serie tv annunciata tempo fa.
Di seguito vi riportiamo la trama
del primo film del franchise, Tremors,
del 1990, con Kevin Bacon:
Nevada. Alcune strane e
gigantesche creature sotterranee, simili ad enormi vermi, scorrono
per il deserto mietendo vittime tra il bestiame. Nel frattempo i
due tuttofare, Valentine “Val” McKee e Earl Bassett, valutano
seriamente la possibilità di lasciare l’isolata cittadina di
Perfection Valley in cui vivono, in cerca di fortuna verso la più
grande Bixby.
Pronti per partire, Val e Earl
si imbattono nelle prime vittime delle creature: Edgar, che è morto
di sete su un traliccio, il vecchio Fred, un paio di campeggiatori
e due operai. Scoprono di essere inseguiti da uno di quei mostri,
che viene ucciso. Inoltre i due salvano la geologa Rhonda, che
ritiene che le creature siano degli esseri preistorici liberatisi
nella valle a causa di alcune scosse telluriche e che ce ne siano
altri tre. Val e Earl restano assediati a Perfection, assieme al
proprietario dell’emporio di nome Walter Chang, che chiama i vermi
Graboid, Nancy, la figlia Mindy, gli amici Nestor e Miguel, il
ragazzo burlone Melvin e i coniugi Gummer, con la passione per le
armi, che però abitano in una casa isolata.
Sono tutti all’emporio di Chang
quando discutono su questi Graboid, e scoprono che i mostri sono
attirati dalle frequenze dei movimenti. Quando Melvin viene
aggredito, tutti si nascondono dove possono: Earl, Val, Chang,
Rhonda e Miguel all’emporio, Nestor sulla sua roulotte, Melvine in
una baracca e Nancy e Mindy nella loro casa. Improvvisamente Mindy
esce fuori e la madre, Val e Rhonda vanno a salvarla. Quando
intervengono i mostri subito Nancy e Mindy rientrano nella loro
casa, mentre Val e Rhonda cercano di tornare all’emporio: Rhonda
rimane incastrata in un fil di ferro e Val è costretto a levarle i
pantaloni e le scarpe, cosicché Rhonda rimane con gli slip. Una
volta all’emporio, un Graboid sfonda il pavimento perché attratto
dal rumore del congelatore di Chang, che così viene divorato. Tutti
cercano rifugio sul tetto: Val, Earl e Miguel riescono a
raggiungerlo, Rhonda trova rifugio sul serbatoio d’acqua, gli altri
si rifugiano sui rispettivi tetti.
Poco dopo, Val e Earl
contattatano via radio Burt Gummer per avvertirlo che due Graboid
si stanno dirigendo verso la sua casa. Lui e sua moglie, armati
fino ai denti uccidono una delle creature e si rifugiano sul tetto.
A Perfection i Graboid cominciano a capovolgere le case e Nestor,
sfortunato perché su una roulotte, viene atterrato e divorato.
Miguel riesce a distrarre il Graboid e Val riesce a caricare tutti
su un pesante bulldozer e a metterlo in moto, dopodiché raggiungono
i Gummer, che però perdono tempo nel creare esplosivi improvvisati.
Decisi a raggiungere le montagne su cui saranno al sicuro e a bordo
di un mezzo che i Graboid non riescono a capovolgere, i superstiti
si dirigono verso la loro destinazione ma cadono in una trappola
del Graboid che rende inutilizzabile il bulldozer costringendo
tutti a cercare rifugio su una roccia.
Val ha una violenta discussione
con Burt, che avrebbe voluto rimanere sul tetto della sua casa.
Earl ha però l’idea di lanciare la dinamite di Burt come esca
mortale ai mostri, stratagemma che ha successo con un Graboid.
Infine Val, Earl e Rhonda, inseguiti dall’ultimo Graboid, corrono
fino all’altezza di un dirupo, spostandosi solo all’ultimo istante:
la creatura precipita e muore impattando al suolo. Alla fine tutti
ritornano a Perfection e Val decide di fidanzarsi con Rhonda e
trasferirsi a Bixby.
A oltre 27 anni dal suo folgorante
esordio nel lontano 1990 e a poco meno di un
anno e mezzo dal suo quinto discusso capitolo direct-to-video, la
fortunata saga horror di Tremors si prepara a
imbarcarsi in una nuova avventura per il grande schermo che tenterà
di rilanciare un franchise rimasto a lungo in sordina in seguito
alla conclusione della serie tv del 2003
targata Syfy. Dopo l’annuncio ufficiale
da parte di Universal Studios Home
Entertainmentcirca la volontà di
concretizzare il progetto di un Tremors 6,
ecco che l’attore Michael Gross ha fatto
sapere tramite la propria pagina Facebook
che le riprese sarebbero pronte per iniziare in Sud Africa già
durate la prossima settimana.
Fin dai suoi esordi nel 1990 grazie
alla regia di Ron Underwood e alla
coppia Kevin Bacon e Frad
Ward, la saga di Tremors ha reso i
celebri vermoni delle sabbie
denominati Graboid vere e proprie icone
orrorifiche del cinema di genere a cavallo degli anni ’90 e del
nuovo millennio, generando un franchise che conta ben
due sequel cinematografici (Tremors 2
Aftershocks del 1995
e Tremors 3 Ritorno a Perfection
del 2001), un
prequel (Tremors4 Agli inizi
della leggenda del 2003), una serie
tv in 13 puntate e un nuovo sequel direct-to-video (Tremors
5 Bloodlines). Dopo il fisiologico calo di interessa
da parte del pubblico dei più giovani nel corso dell’ultimo
decennio, ora Tremors 6 pare essere la carta
vincente con cui poter rilanciare finalmente uno degli incubi
cinematografici più famosi di sempre.
Malgrado il celebre personaggio del
cacciatore di vermoni Burt
Gummer interpretato da Michael
Gross fin dagli esordi abbia sicuramente conquistato un
posto d’ore nel cuore e nella mente dei fedelissimi della saga,
dopo il tiepido esito commerciale di Tremors
5 molti fan si sono dimostrati alquanto dubbiosi circa un
suo possibile ritorno nel prossimo Tremors 6,
considerando proprio il ruolo di Gross uno dei meno adatti a
svecchiare il franchise e dunque accusando il personaggio di essere
uno dei punti più deboli del tentativo di rilancio del
progetto Tremors.
Malgrado non si conosca ancora nulla
di preciso circa la trama del nuovo Tremors 6
è logico pensare che, in quanto sequel, prenderà le mosse da dove
la narrazione del precedente capitolo si era interrotta, sfruttando
la medesima location sudafricana e preparando il terreno per una
nuova attesissima e annunciata serie tv prodotta nientemeno che
da Amazon, la quale si avvarrà nuovamente
della collaborazione di Kevin Becon.
Arriverà direttamente in Home Video
Tremors 6, che prende il titolo ufficiale di
Tremors: A Cold Day in Hell. Si tratta del sesto
adattamento del franchise e questa volta le creature mostruose del
sottosuolo hanno scelto una location decisamente “fredda”.
Di seguito vi riportiamo la trama
del primo film del franchise, Tremors,
del 1990, con Kevin Bacon:
Nevada. Alcune strane e
gigantesche creature sotterranee, simili ad enormi vermi, scorrono
per il deserto mietendo vittime tra il bestiame. Nel frattempo i
due tuttofare, Valentine “Val” McKee e Earl Bassett, valutano
seriamente la possibilità di lasciare l’isolata cittadina di
Perfection Valley in cui vivono, in cerca di fortuna verso la più
grande Bixby.
Pronti per partire, Val e Earl
si imbattono nelle prime vittime delle creature: Edgar, che è morto
di sete su un traliccio, il vecchio Fred, un paio di campeggiatori
e due operai. Scoprono di essere inseguiti da uno di quei mostri,
che viene ucciso. Inoltre i due salvano la geologa Rhonda, che
ritiene che le creature siano degli esseri preistorici liberatisi
nella valle a causa di alcune scosse telluriche e che ce ne siano
altri tre. Val e Earl restano assediati a Perfection, assieme al
proprietario dell’emporio di nome Walter Chang, che chiama i vermi
Graboid, Nancy, la figlia Mindy, gli amici Nestor e Miguel, il
ragazzo burlone Melvin e i coniugi Gummer, con la passione per le
armi, che però abitano in una casa isolata.
Sono tutti all’emporio di Chang
quando discutono su questi Graboid, e scoprono che i mostri sono
attirati dalle frequenze dei movimenti. Quando Melvin viene
aggredito, tutti si nascondono dove possono: Earl, Val, Chang,
Rhonda e Miguel all’emporio, Nestor sulla sua roulotte, Melvine in
una baracca e Nancy e Mindy nella loro casa. Improvvisamente Mindy
esce fuori e la madre, Val e Rhonda vanno a salvarla. Quando
intervengono i mostri subito Nancy e Mindy rientrano nella loro
casa, mentre Val e Rhonda cercano di tornare all’emporio: Rhonda
rimane incastrata in un fil di ferro e Val è costretto a levarle i
pantaloni e le scarpe, cosicché Rhonda rimane con gli slip. Una
volta all’emporio, un Graboid sfonda il pavimento perché attratto
dal rumore del congelatore di Chang, che così viene divorato. Tutti
cercano rifugio sul tetto: Val, Earl e Miguel riescono a
raggiungerlo, Rhonda trova rifugio sul serbatoio d’acqua, gli altri
si rifugiano sui rispettivi tetti.
Poco dopo, Val e Earl
contattatano via radio Burt Gummer per avvertirlo che due Graboid
si stanno dirigendo verso la sua casa. Lui e sua moglie, armati
fino ai denti uccidono una delle creature e si rifugiano sul tetto.
A Perfection i Graboid cominciano a capovolgere le case e Nestor,
sfortunato perché su una roulotte, viene atterrato e divorato.
Miguel riesce a distrarre il Graboid e Val riesce a caricare tutti
su un pesante bulldozer e a metterlo in moto, dopodiché raggiungono
i Gummer, che però perdono tempo nel creare esplosivi improvvisati.
Decisi a raggiungere le montagne su cui saranno al sicuro e a bordo
di un mezzo che i Graboid non riescono a capovolgere, i superstiti
si dirigono verso la loro destinazione ma cadono in una trappola
del Graboid che rende inutilizzabile il bulldozer costringendo
tutti a cercare rifugio su una roccia.
Val ha una violenta discussione
con Burt, che avrebbe voluto rimanere sul tetto della sua casa.
Earl ha però l’idea di lanciare la dinamite di Burt come esca
mortale ai mostri, stratagemma che ha successo con un Graboid.
Infine Val, Earl e Rhonda, inseguiti dall’ultimo Graboid, corrono
fino all’altezza di un dirupo, spostandosi solo all’ultimo istante:
la creatura precipita e muore impattando al suolo. Alla fine tutti
ritornano a Perfection e Val decide di fidanzarsi con Rhonda e
trasferirsi a Bixby.
È lo stesso Michael
Gross che annuncia, via Facebook, la data d’uscita di
Tremors 6, attualmente in fase di lavorazione. Il
sesto capitolo del franchise arriverà al cinema il 30 Gennaio
2018.
Di seguito vi riportiamo la trama
del primo film del franchise, Tremors,
del 1990, con Kevin Bacon:
Nevada. Alcune strane e
gigantesche creature sotterranee, simili ad enormi vermi, scorrono
per il deserto mietendo vittime tra il bestiame. Nel frattempo i
due tuttofare, Valentine “Val” McKee e Earl Bassett, valutano
seriamente la possibilità di lasciare l’isolata cittadina di
Perfection Valley in cui vivono, in cerca di fortuna verso la più
grande Bixby.
Pronti per partire, Val e Earl
si imbattono nelle prime vittime delle creature: Edgar, che è morto
di sete su un traliccio, il vecchio Fred, un paio di campeggiatori
e due operai. Scoprono di essere inseguiti da uno di quei mostri,
che viene ucciso. Inoltre i due salvano la geologa Rhonda, che
ritiene che le creature siano degli esseri preistorici liberatisi
nella valle a causa di alcune scosse telluriche e che ce ne siano
altri tre. Val e Earl restano assediati a Perfection, assieme al
proprietario dell’emporio di nome Walter Chang, che chiama i vermi
Graboid, Nancy, la figlia Mindy, gli amici Nestor e Miguel, il
ragazzo burlone Melvin e i coniugi Gummer, con la passione per le
armi, che però abitano in una casa isolata.
Sono tutti all’emporio di Chang
quando discutono su questi Graboid, e scoprono che i mostri sono
attirati dalle frequenze dei movimenti. Quando Melvin viene
aggredito, tutti si nascondono dove possono: Earl, Val, Chang,
Rhonda e Miguel all’emporio, Nestor sulla sua roulotte, Melvine in
una baracca e Nancy e Mindy nella loro casa. Improvvisamente Mindy
esce fuori e la madre, Val e Rhonda vanno a salvarla. Quando
intervengono i mostri subito Nancy e Mindy rientrano nella loro
casa, mentre Val e Rhonda cercano di tornare all’emporio: Rhonda
rimane incastrata in un fil di ferro e Val è costretto a levarle i
pantaloni e le scarpe, cosicché Rhonda rimane con gli slip. Una
volta all’emporio, un Graboid sfonda il pavimento perché attratto
dal rumore del congelatore di Chang, che così viene divorato. Tutti
cercano rifugio sul tetto: Val, Earl e Miguel riescono a
raggiungerlo, Rhonda trova rifugio sul serbatoio d’acqua, gli altri
si rifugiano sui rispettivi tetti.
Poco dopo, Val e Earl
contattatano via radio Burt Gummer per avvertirlo che due Graboid
si stanno dirigendo verso la sua casa. Lui e sua moglie, armati
fino ai denti uccidono una delle creature e si rifugiano sul tetto.
A Perfection i Graboid cominciano a capovolgere le case e Nestor,
sfortunato perché su una roulotte, viene atterrato e divorato.
Miguel riesce a distrarre il Graboid e Val riesce a caricare tutti
su un pesante bulldozer e a metterlo in moto, dopodiché raggiungono
i Gummer, che però perdono tempo nel creare esplosivi improvvisati.
Decisi a raggiungere le montagne su cui saranno al sicuro e a bordo
di un mezzo che i Graboid non riescono a capovolgere, i superstiti
si dirigono verso la loro destinazione ma cadono in una trappola
del Graboid che rende inutilizzabile il bulldozer costringendo
tutti a cercare rifugio su una roccia.
Val ha una violenta discussione
con Burt, che avrebbe voluto rimanere sul tetto della sua casa.
Earl ha però l’idea di lanciare la dinamite di Burt come esca
mortale ai mostri, stratagemma che ha successo con un Graboid.
Infine Val, Earl e Rhonda, inseguiti dall’ultimo Graboid, corrono
fino all’altezza di un dirupo, spostandosi solo all’ultimo istante:
la creatura precipita e muore impattando al suolo. Alla fine tutti
ritornano a Perfection e Val decide di fidanzarsi con Rhonda e
trasferirsi a Bixby.
Dopo Mad Max:
Fury Road, il Premio Oscar George
Miller firma il fantasy visionario Tremila anni di
attesa, in prima tv su Sky domenica 5 novembre
alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on
demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in
4K.
Presentato fuori concorso alla
75ª
edizione del Festival di Cannes, il film – basato sul
racconto “The Djinn in the Nightingale’s Eye” di Antonia Susan.
Byatt – vede protagonisti Idris Elba e Tilda Swinton, rispettivamente nei panni di un
genio e di una colta ricercatrice. Con uno stile straordinariamente
originale, il film tiene insieme elementi di avventura ed epica
storica, per riflettere su realtà, fantasia e soprattutto
sull’amore.
La trama di Tremila
anni di attesa
La dottoressa Alithea Binnie
(Tilda
Swinton) è una ricercatrice soddisfatta dalla sua
vita, che ha sempre uno sguardo scettico sul mondo. Mentre si trova
a Istanbul per partecipare a una conferenza, incontra un genio
(Idris
Elba), che le propone di esaudire tre suoi desideri in
cambio della libertà.
Questo però comporta due problemi:
il primo è che Alithea non crede che il genio sia reale, il secondo
è che, da profonda conoscitrice della storia e della mitologia, la
dottoressa conosce l’insegnamento delle favole: esprimere desideri
può finire male.
Il genio la supplica, narrandole
storie straordinarie del suo passato. Alithea, sedotta dal suo
racconto, alla fine formula un desiderio che sorprende
entrambi.
Nonostante The tree of life di
Terrence Malick sia uno dei film più attesi, se non il più attesso
del 2011, ancora pochi dettagli si sanno. Ora arriva la notizia che
a quanto pare il film è ancora in fase di post-produzione, e
che a supervisionare la realizzazione degli effetti digitali nella
parte del film che riguarda la creazione del cosmo ci sia niente
meno che: Douglas Trumbull; già autore di pellicole come 2001:
Odissea nello spazio e Blade Runner.
In attesa che il trailer di The Tree Of Life arrivi online, ecco
due immagini tratte dall’atteso film di Terrence Malick. Nelle foto
vediamo i protagonisti Brad
Pitt e Sean Penn!
In molti speravano di vederlo prima
al Festival di Cannes, poi a quello di
Venezia o al Toronto Film Festival, e fino a poco fa c’era ancora
qualcuno che sperava che The Tree of Life di Terrence Malick
venisse distribuito in tempo per la stagione degli Oscar 2010,
senza bisogno di un passaggio nel circuito dei festival.
Ron Howard torna alla regia con un film su un
fatto realmente accaduto. Riprendendo l’incidente della grotta
di Tham Luang avvenuto nel 2018, il regista si serve di un
cast multiculturale d’eccezione (Colin
Farrell, Viggo Mortensen, Weir Sukollawat
Kanarot) per narrare in modo documentaristico una storia
vera ed incredibile. Il lungometraggio sarà disponibile su Prime
Video a partire dal 5 agosto
2022.
La trama di Tredici Vite: una
storia vera
È il 23 giugno 2018
quando in Thailandia una squadra di calciatori adolescenti e il
loro coach si avventurano nella grotta di Tham Luang per
”festeggiare” il compleanno di un membro del team. Una volta
dentro, i dodici ragazzini e l’allenatore venticinquenne vengono
sorpresi da una pioggia torrenziale che blocca la via d’uscita. Pur
non essendo ancora la stagione dei monsoni, l’evento atmosferico è
davvero potente. Dopo l’allarme lanciato da una madre per la
scomparsa del figlio, parte un’operazione colossale per cercare di
far uscire il gruppo dalla grotta. L’evento è seguito dai media di
tutto il mondo e da ogni parte del globo arrivano persone per
aiutare nell’impresa. Dopo ben diciotto giorni, tutte e tredici le
anime vengono salvate. Il merito va principalmente a due
soccorritori inglesi, John Volanthen e
Richard Stanton, sommozzatori amatoriali che
architettano un piano moralmente discutibile ma efficace per
portare fuori i ragazzi.
Il racconto di Ron Howard
Nella realtà, l’operazione di
salvataggio al centro di Tredici vite ha richiesto uno sforzo immenso e
Ron Howard ha scelto di riportare tutto
l’accaduto in modo realistico e schietto. Inizialmente, il film non
rivela troppe informazioni su quello che sta accadendo ai
personaggi e, man mano che si prosegue, l’attenzione si concentra
sempre di più sui tecnicismi operativi e sui due soccorritori
principali. Protagonisti del film sono infatti i sommozzatori
inglesi John Volanthen e Richard
Stanton, interpretati rispettivamente da Colin Farrell (Minority
Report,
Il sacrificio del cervo sacro, Dumbo)
e Viggo
Mortensen (Captain Fantastic,
Green Book). Gli attori
sono perfettamente calati nei propri ruoli: rappresentano bene gli
uomini pragmatici che hanno architettato il salvataggio e fanno
onore alla loro impresa. Entrambi i personaggi sono mostrati a
tutto tondo, tra abilità, insicurezze, dubbi e conflitti
morali.
Il cast del film è variegato: ci
sono importanti nomi occidentali – oltre a quelli già citati si
ricorda anche Joel Edgerton e
Tom Bateman – ma non mancano i volti asiatici che,
parlando nella propria lingua e muovendosi in gruppo, rendono
ancora più realistica la rappresentazione. Il popolo thailandese è
tutto racchiuso nella folla che aiuta e che osserva le
operazioni.
Cosa manca a Tredici
vite?
Guardano
Tredici ci si appassiona alla storia scena
dopo scena. Tuttavia, il focus è molto incentrato sui soccorritori,
sui politici e sui media e lascia davvero poco spazio ai dispersi
nella grotta e alle loro famiglie. Il gruppo si vede per troppo
poco sulla scena e si hanno pochissime notizie dei ragazzini. Come
sono sopravvissuti per undici giorni senza cibo? In che condizioni
– fisiche e mentali – si trovano? Anche senza romanzare troppo la
narrazione, in quasi due ore e mezza di film era doveroso
lasciare un po’ più di spazio a chi, in fin dei conti, è stato il
motore dell’azione.
Anche a livello visivo, si ha la
percezione che manchi un filo logico, un legame tra le varie
ambientazioni di Tredici vite. Nonostante spesso
compaiano sullo schermo cartine e scritte esplicative, la tratta e
il piano dei sommozzatori appare chiaro solo a pochi. Forse
Ron Howard ha scelto di raccontare il suo film dal
punto di vista esterno dei genitori dei ragazzi, o da quello di uno
spettatore che ha seguito l’evento al telegiornale, ma un pizzico
di spiegazione aggiuntiva non avrebbe fatto male. In fin dei conti,
stiamo pur sempre guardando un film che, per quanto fedele alla
realtà voglia essere, nasce come intrattenimento.
Ecco il trailer di
TREDICI VITE, il nuovo film di
Ron Howard per Prime Video, disponibile in tutto il mondo a
partire dal 5 agosto prossimo.
TREDICI
VITE racconta l’incredibile storia vera dell’enorme
impegno globale per salvare una squadra di calcio thailandese
rimasta intrappolata nella grotta di Tham Luang durante un
improvviso temporale.
Di fronte a difficoltà
insormontabili, una squadra di sommozzatori tra i più abili ed
esperti al mondo – gli unici in grado di percorrere un labirinto di
angusti tunnel allagati – si unisce alle unità di soccorso
thailandesi e a più di 10.000 volontari per tentare uno straziante
salvataggio dei dodici ragazzi e del loro allenatore. Con una posta
in gioco incredibilmente alta e sotto lo sguardo del mondo intero,
il gruppo intraprende la sua immersione più impegnativa, mostrando
la grandiosità dello spirito umano.
Diretto da: Ron Howard Scritto da: William Nicholson Una storia di: Don Macpherson e William
Nicholson Prodotto da: P.J. van Sandwijk, Gabrielle Tana,
Karen Lunder, William M. Connor,
Brian Grazer, Ron Howard Executive Producer: Jon Kuyper, Carolyn Marks
Blackwood, Marie Savare,
Michael Lesslie, Aaron L. Gilbert, Jason Cloth Con:
Viggo Mortensen,
Colin Farrell, Joel Edgerton, Tom Bateman, Paul Gleeson,
Pattrakorn Tungsupakul, Tui Thiraphat Sajakul, James Teeradon
Supapunpinyo, Sahajak Boonthanakit, Weir Sukollawat Kanaros
Charlie Cox interpreta Adam
Lawrence, un agente dell’MI6 che è costretto a mettere in
discussione tutto e tutti in seguito ad un evento sorprendente che
sconvolgerà la sua vita. Il suo personaggio si cala nel mondo
dell’intelligence segreta britannica per Treason
di
Netflix. Adam Lawrence, un ufficiale dell’MI6
diventa capo ad interim dopo che il capo dell’organizzazione viene
avvelenato da una spia russa. Ancora una volta, dopo The
Recruit, Netflix punta tutto su un thriller di spionaggio.
Divisa in cinque episodi e creata da Matt Charman
(che ha contribuito alla creazione de
Il ponte delle spie) la serie ha una trama intricata e
misteriosa che ha il compito di coinvolgere tutta la famiglia
riunita per le feste alla ricerca della risoluzione. Tutti i cinque
episodi che compongono Treason sono disponibile su
Netflix a partire dal 26 dicembre.
Treason, la recensione
Addestrato e preparato dall’MI6, la
carriera di Adam Lawrence sembra una favola. Ma
una persona che fa parte del suo passato tornerà per tormentarlo.
Kara (interpretata da Olga Kurylenko) è una spia
russa con cui condivide dei turbolenti trascorsi. Il personaggio di
Charlie Cox e allora costretto a mettere in
discussione tutto e tutti nella sua vita. In particolare, il
rapporto con la moglie Maddy (interpretata da
Oona Chaplin) creando una specie di triangolo amoroso tra Adam,
Maddy e Kara. La presenza ingombrante della spia russa si fa
sentire e fa dubitare Maddy riguardo la fedeltà
del marito. L’arrivo di Kara nella loro vita però
è assolutamente premeditato. Scopriamo che è stata lei ad
architettare il tentato omicidio al capo dell’MI6 Martin
Angelis (interpretato da
Ciarán Hinds) solo per arrivare a Adam.
Infatti, i due sono ex amati e
complici, si conoscono già dai tempi di Baku, missione che
ritornerà nel corso della serie perché è lì che si accede al punto
di svolta dell’intera trama. Scopriremo che Kara è
venuta a riscuotere tutti i favori – non richiesti – fatti a
compagno. Parallelamente però la coppia ha una faccenda ben più
grave da risolvere. La loro figlia maggiore, Ella
(interpretata da Beau Gadsdon) è stata rapita e
solo Kara conosce il modo per ritrovarla. Inizia
così la strategia fatta di spionaggio e contro spionaggio dove la
stessa Maddy ormai non si fida più del marito.
Ormai venuta a conoscenza di informazioni riservate riguardo il
passato di Adam, il personaggio interpretato da Oona Chaplin inizia
a fare il doppio gioco. La storia è appena cominciata e non si
prospetta essere così semplice.
La matassa da sbrogliare è così
aggrovigliata che risulta complicato capirne l’inizio e la fine.
Non abbiamo il quadro completo della situazione e così come i
personaggi della serie non possiamo fidarci di nessuno. Infatti, se
inizialmente siamo tentati di vedere Kara come una
minaccia a poco a poco conosciamo i motivi delle sue scelte. La
giovane che spia che prima teneva le redini di questa minaccia
adesso a sua volta è minacciata. Al centro di tutto c’è
Adam che cerca in tutti i modi di destreggiarsi
tra le serate in famiglia e la sua ex mentre l’MI6 inizia a nutrire
dei dubbi sulla sua fedeltà nei confronti dell’intelligence.
Traseon – Immagine dal set. Crediti Netflix
Per il bene della famiglia
Essere uno stacanovista al lavoro
non giova molto alla vita personale di Adam
Lawrence. Inevitabilmente, quando sei “costretto” a
prendere una posizione di potere ti ritrovi a governare da solo.
Questa è una delle regole non scritte di chi comanda. Purtroppo,
però per Adam la vita con la sua famiglia gli sta
sfuggendo di mano. Il tema della famiglia non riguarda solo Adam.
Una volta messa alle strette il Ministro Audrey
Gratz (interpretata da Alex Kingston) è costretta a
confessare: “È disumano vedere una persona che ami soffrire in
quel modo”. La maschera dietro cui si nascondono questi
personaggi che ricoprono un ruolo di potere, cade e non c’è più
modo di nascondersi.
Cade anche la maschera di
Martin Angelis che ha da sempre complottato contro
Adam, che apparentemente considerava il suo braccio destro.
Treason, infatti, è un grande enigma da risolvere
dove la mente dello spettatore è continuamente bombardata da
informazioni preziose. Si vengono a creare due fazioni ben distinte
da una parte Adam e la sua famiglia che cercano in tutti i modi di
aiutare Kara a raggiungere il suo scopo: scoprire chi ha ucciso i
suoi uomini durante la missione a Baku e, dall’altra parte i
federali e l’MI6. Buoni e cattivi, come in una vera fiaba. Al
centro varie pedine che fanno parte di un gioco più grande come il
Ministro degli Esteri, Gratz, e la migliore amica di Maddy, Dede.
Non si tratta di amore, ma di senso di colpa.
Ci avviciniamo al finale della serie
con tante domande senza risposta. E ci aspettiamo che un turning
point finale dia una scossa alla trama di Treason.
Adesso la serie ci mette di fronte a uno stallo in cui Adam e Kara
si espongono in prima linea contro l’MI6 per recuperare i preziosi
documenti che potrebbero mettere con le spalle a muro il capo
dell’agenzia.
Chi sono i buoni?
Angelis ha da tempo iniziato la sua
crociata contro Adam. Convinto che l’agente sia un traditore di
nome Dorian e che abbia ucciso lui gli agenti in missione a Baku
con Kara. Proprio sul finale Treason inizia a
diventare ancora più interessante aggiungendo altri tasselli. Con
Olamide fuorigioco, spalla destra di
Angelis, recuperare l’hardisk con i documenti
diventa semplice, forse troppo. Dede, infatti, ha
teso una trappola a Adam dando a Maddy ultimatum
che consacrerà nelle mani della donna il destino del marito.
Adam muore, vittima di un’incomprensione talmente
più grande di lui e al di fuori della sua portata. Così Maddy e
Kara per riabilitare il suo nome dovranno cercare di scoprire chi è
in realtà Dorian. Per una volta Angelis non è un
passo avanti a tutti.
Consegnati i documenti
compromettenti nelle mani di Audrey Gratz lo
spettatore è pronto a rispondere a un’ultima domanda: chi sono i
buoni? Adam, creduto un traditore, muore
sacrificando la sua vita per i suoi affetti e la sua famiglia.
Vittima delle stesse persone che fino a un momento prima chiamava
amiche. Una di queste era Patrick che ha giocato sporco incastrando
Adam e la sua famiglia. La famiglia e gli affetti sono quello che
tiene le persone ancorate alla vita. È quello che ha fatto
Kara, cercando per 15 anni la persona che ha
premuto il grilletto, uccidendo i suoi amici. È quello che ha fatto
Adam, cercando di proteggere la moglie e i figli
da questa minaccia. Ed è quello che farà Maddy che
continuerà a vivere per il bene dei suoi figli, pensando al giorno
in cui si vendicherà.
Dopo il successo al cinema,
Il Grande e potente Oz sta per
arrivare anche in homevideo. Negli stati uniti il film di
Sam Raimi sarà in vendita dall’11 giugno, mentre
in Italia bisognerà aspettare il 26. Intanto sono stati resi
disponibili online alcuni filmati riguardanti uno degli aspetti più
caratteristici della pellicola, gli effetti speciali, con il
commento del supervisore della Sony Pictures Imageworks,
Scott Stokdyk. Ecco i filmati:
In Tre uomini e una
pecora David è un giovane inglese, la sua unica famiglia
sono gli amici, Tom, Luke e Graham. Durante una vacanza incontra
Mia, sua anima gemella, e decide di sposarla su due piedi. Inutile
dire che questa decisione apparentemente avventata, mette nel
panico gli amici, specialmente Tom, che si sente messo da parte.
Abbandonate però per un attimo le incertezze i quattro partono per
l’Australia, dove avverrà il matrimonio, e dove il ragazzo
incontrerà per la prima volta la famiglia di Mia. Nessuno però si
aspetta quello che sta per succedere, e sicuramente nessuno sa che
il padre di Mia è nientemeno che Senatore. Le vicende precipitano e
tra gag irreali ed esilaranti il matrimonio si rivelerà trai più
divertenti mai visti al cinema.
Chris Marshall è
il mattatore della commedia inglese, già visto in veri e propri
cult come Love Actually e Un Matrimonio all’Inglese, in questo caso è il
Best Man, il testimone dello sposo che manda a monte ogni tentativo
dell’amico David, un annacquato Xavier Samuel, di fare bella
impressione sull’inquietante suocero. Dopo aver rovinato un
funerale (in Funeral Party) Marshall si cimenta
con i matrimoni, e dobbiamo dire, lo fa decisamente bene. Pecore
violate e spacciatori impazziti saranno gli special guest della
cerimonia, oltre ad una mamma ‘stupefacente’, interpretata
dall’evergreen
Olivia Newton-John, trasgressiva e comicissima nei
panni della madre della sposa.
Alla regia di Tre uomini e
una pecora c’è un esperto di matrimoni, Stephan
Elliott, che dopo Un Matrimonio all’Inglese, ritorna in Italia
con una commedia irriverente che fa pensare molto ad Una notte da
Leoni ma che, a quanto dichiarato dal regista, era stata scritta
almeno 10 anni fa. Tre uomini e una pecora ,
raccontato con grande brio, riesce anche a offrire uno sguardo
diverso al paesaggio australiano, senza mostrarne le canoniche
cartoline, ma mettendone in evidenza l’aspetto selvaggio e
apparentemente inesplorato. Le gag si susseguono più o meno
verosimilmente, regalando ritmo e brio ad una commedia interessante
e divertente, che dissacra anche l’inevitabile e scontato happy
ending.
Quando il giovane
inglese David annuncia che sta per sposarsi con un’australiana, i
suoi sciagurati compagni danno un significato completamente nuovo
alla frase “nella buona e nella cattiva sorte”! L’ultra-caotico
giorno delle nozze mette alla prova il matrimonio tra i due, il
rapporto di David con i suoi tre testimoni, e rischia di
trasformare quello che dovrebbe essere il più bel giorno della loro
vita… nel peggiore di tutti. TRE UOMINI E UNA PECORA è un
divertente “scontro di civiltà” tra gli amici di lui e la famiglia
di lei perché…il sangue non è acqua!
Regia: Stephan Elliott
Cast: Xavier Samuel, Kris Marshall, Kevin Bishop, Tim Draxl, Olivia
Newton-John, Laura Brent, Rebel Wilson, Jonathan Biggins e Steve Le
Marquand
Tre uomini e una
gamba è uno di quei film italiani che riuscito a entrare e
rimanere nell’immaginario collettivo per tutti questi anni con le
sue battute e con le riflessioni che vengono proposte. Giovani e
vecchie generazioni rimangono attratte da questo film e dalle
abilità comiche dei protagonisti ed è grazie a loro se conosciamo
la cadrega, il Garpez e Ajeje Brazorf, oltre al fatto di aver reso
ancora più famosi Sforza a Schillaci. Ecco, allora, dieci
cose da sapere su Tre uomini e una gamba.
Tre uomini e una gamba film
1. Viene citato Marrakech
Express. Il film di Gabriele Salvatores del 1987, viene citato da
Aldo, Giovanni e Giacomo nel momento della
partita a calcio in riva. In questo caso, la posta in gioco è la
gamba di legno, mentre nel film citato l’obiettivo era conquistare
un tubo di scarico.
2. Ci sono riferimenti a
tanti film.Tre uomini e una gamba lascia, nel
corso del film, una serie di riferimenti a film memoriabili, come
Point Break (ovvero le maschere dei presidenti), ma anche
ai Jefferson, a Il buono, il brutto e il cattivo,
oltre i tanti riferimenti ai loro corti che avevano realizzato
molto prima di questo film.
3. È un road
movie. Questo film si sviluppa sulle tracce del road movie
per come viene generalmente concepito. Ma non è tutto, perché i tre
protagonisti, che sono stati anche registi del film insieme a
Massimo Venier e che lo hanno anche
co-sceneggiato, hanno voluto fare un omaggio ai generi da loro
preferiti, come i noir, il neorealismo e il gotico.
Tre uomini e una gamba
streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere questo film o
vederlo per la prima è possibile farlo grazie alla sua presenza
sulla piattaforma di streaming digitale di Infinity.
Tre uomini e una gamba cast
5. Marina Massironi e
Giacomo Poretti hanno recitato da divorziati. Durante la
realizzazione di Tre uomini e una gamba, i due attori
avevano già firmato le carte di divorzio pur rimanendo molto amici
tra loro. I due si erano sposati diversi anni prima, verso la fine
degli anni ’80, per poi separarsi nel 1994.
6. Un cast
fedelissimo. Questo film è stato il primo realizzato dal
trio e il cast che ha reso possibile la realizzazione della
pellicola è costituito da membri fedeli che seguiranno i tre comici
anche nei film successivi. Oltre a Marina
Massironi, nei film successivi si ritrovano
Augusto Zucchi (il medico)e Mohamed El
Sayed (l’ingegnere marocchino).
7. I protagonisti
interpretano più personaggi. In questo film, il trio ha
fatto in modo di portare sul grande schermo gli sketch che li
avevano resi famosi al grande pubblico, come la scena del tram, il
conte Dracula e i mafiosi. Dunque, i protagonisti hanno
interpretato più personaggi: Aldo ha dato vita
anche ad Al, Ajeje Brazorf Dracula, Giovanni a
John, Il controllore e Gino, Giacomo a Jack,
l’anziano e Michele, mentre Marina a Chiara e
Giusy.
Tre uomini e una gamba trama
8. Un road movie
italiano. Alla fine di luglio, Aldo, Giovanni e Giacomo si
trovano a partire per raggiungere le loro famiglie in Puglia e per
celebrare il matrimonio di Giacomo con la terza figlia del del
Cavaliere Cecconi, proprietario della ferramenta in cui i tre
lavorano e già suocero degli altri due. Tuttavia, il viaggio non va
come previsto e una serie di inconvenienti ed imprevisti porteranno
i tre a conoscere Chiara, a recuperare una gamba di legno del
celebre scultore Garpez e a riflettere sulla loro vita.
Tre uomini e una gamba colonna
sonora
9. Musiche dal carattere
popolare. La colonna sonora del film si contraddistingue
per un insieme di brani diversi stilisticamente, ma tutti dal
carattere popolare. Curata parzialmente dai
Negrita, la colonna sonora contiene brani come
Luci a San Siro di Roberto Vecchioni,
Vesti la giubba di Ruggero Leoncavallo,
Ho imparato a sognare dei Negrita e
Che coss’è l’amor di Vinicio
Capossela.
Tre uomini e una gamba frasi
10. Un film fatto di frasi
indimenticabili. Tre uomini e una gamba non poteva non
essere un film carico di frasi uniche ed inimitabili, tale da
rimanere nell’immaginario collettivo per tutti questi anni. Ecco,
dunque, qualche esempio:
Mattone polacco minimalista di
scrittore morto suicida giovanissimo. Copie vendute: due.
(Giovanni)
“E così domani ti sposi?” “Sì, ma
niente di serio.” (Chiara e Giacomo)
A volte dorme più lo sveglio che
il dormiente. (Aldo)
Un latte macchiato tiepido, senza
schiuma e con poco caffè… tiepido eh, non freddo! Poi gli chiedi le
cose… (Giovanni)
Una rondine non vola solo e sempre
a primavera. (Aldo)
“Cos’è sta roba? Scusate ma… 170
milioni per questa merdina qua? Ma dai, è una follia!” “Macchè
follia, che follia! Ma lo sai che questo qui è un Garpez, uno dei
più grandi scultori viventi?” “Ma scultore che cosa? Ma guarda che
il mio falegname con 30mila lire la fa meglio, vah, non ha neanche
le unghie!” (Giovanni e Giacomo)
Il 27 gennaio esce su
Prime Video l’ultimo film di
Enrico Vanzina Tre sorelle, una commedia
tutta al femminile interpretata da Serena Autieri,
Giulia Bevilacqua, Chiara
Francini, Rocio Muñoz Morales e
Fabio Troiano, con la partecipazione straordinaria
di Luca Ward. Il film, prodotto da New
International in collaborazione con RTI e
Prime Video, è reduce dal successo ottenuto a
Capri Hollywood dove è stato proiettato in
anteprima, ed è un racconto ironico, tagliente e romantico sulla
forza e le fragilità di tre donne che si ritrovano a dover fare i
conti con le proprie vite.
Con questo film Enrico
Vanzina offre una carrellata di sofisticati ritratti
femminili in cui, ancora una volta, riesce a condensare lo spirito
dei tempi. Il regista e sceneggiatore costruisce un tenero affresco
corale ambientato tra Roma e il Circeo, dove con acume e con la
giusta dose di “scorrettezza” racconta, come sempre ha fatto,
l’evoluzione della nostra società, tra nevrosi piccolo-borghesi,
inquietudini sentimentali, disavventure ed equivoci.
La canzone inedita “Io
con me” presente nella colonna sonora del film è
stata scritta da Umberto Smaila, Silvio
Amato ed Enrico Vanzina, ed è cantata da
Annalisa Minetti. Nel film presente anche un altro
brano inedito dal titolo “Piccole donne”
cantata dal giovane cantautore Guglielmo e scritta
dallo stesso Guglielmo Rossi Scota insieme con
Casini e Righi. Nel cast, tra gli
altri, anche: Nadia Rinaldi, Massimiliano
Rosolino, Eleonora Pedron.
La trama
Marina
(Serena Autieri), una donna borghese, sposata con
un primario di ortopedia, scopre che il marito ha una relazione con
il suo assistente. Le crolla addosso il mondo. Le sue certezze
borghesi vanno in frantumi. Disperata corre a confidarsi con sua
sorella Sabrina(Giulia
Bevilacqua), ma trova in lacrime anche lei: è stata
lasciata dal marito dopo averlo tradito. Le due sorelle decidono
così di trascorrere le vacanze estive insieme nella villa di Marina
per trovare un nuovo equilibrio. Insieme a loro parte anche Lorena
(Rocio Muñoz Morales), la giovane massaggiatrice
di Marina, anche lei alle prese con un dramma
sentimentale. Si aggiungerà poi Caterina
(Chiara Francini), la terza sorella.Ad
interrompere la serenità di questa vacanza, però, sarà l’arrivo di
Antonio (Fabio Troiano), il nuovo
vicino di casa che romperà gli equilibri delle tre sorelle…
Note di
Regia
Per me, Tre Sorelle ha
rappresentato una grande sfida.Era la prima volta che mi
trovavo a fare un film tutto “al femminile”, senza l’aiuto di
qualche grande comico nazionale.
Si trattava di una commedia
romantica e dover affidare la parte di “commedia” ad un cast quasi
totalmente femminile rappresentava una grande novità. Alla fine,
però, ho ottenuto il risultato che desideravo: avere in scena
quattro donne che fanno davvero sorridere e talvolta addirittura
ridere. Per riuscirci, ho dedicato molto tempo durante le riprese
alla recitazione, per mantenere il “tono” sempre all’altezza delle
intenzioni. E siccome le mie attrici erano bravissime hanno seguito
la regia con rispetto e talento.Oltre alla commedia c’era
il lato sentimentale. Per farlo venire fuori ho puntato tutto sulla
sincerità delle interpreti. Ho chiesto loro di pescare nella loro
sensibilità per far emergere le emozioni.
Con l’unico attore maschio del
film, in un ruolo di uomo spregevole, ho seguito un sistema
infallibile: non essere moralista, non metterlo alla gogna. Gli ho
chiesto di interpretare il suo personaggio con leggerezza,
rispettandone le ragioni anche se negative. È una vecchia regola
della Commedia all’italiana. Non demonizzare eticamente i
“cattivi”. La usavano Scola, Monicelli, Risi. Funziona ancora.
Perché nella vita “anche” le ragioni degli altri esistono.Per quanto riguarda le riprese ho fatto scelte semplici. Nelle
commedie il regista deve sparire. E deve curare soprattutto il
ritmo. Se si sente la mano “autoriale” la commedia diventa
ibrida.Sono molto soddisfatto del risultato finale. Ho
fatto il film che volevo. Una commedia “vera”, sincera, che mette
buonumore e ogni tanto commuove.Penso che in futuro
continuerò a lavorare sull’umorismo delle donne.
(Enrico Vanzina)