Wally Pfister,
direttore della fotografia di
Christopher Nolan per ben sette pellicole,
intervistato dal British Cinematographer ha rilasciato alcune
interessanti dichiarazioni sul film e sul suo rapporto con
Christopher Nolan e sul film
Il cavaliere oscuro – Il ritorno di cui
riportiamo alcuni estratti salienti:
“Cosa ci puoi dire della
tua partnership con Nolan?
La nostra collaborazione è
cominciata con Memento. Ci siamo trovati subito bene, abbiamo una
sensibilità cinematografica simile ed è come se vedessimo le cose
come un occhio solo. E tutto ciò si è andato rafforzando nel corso
degli anni tanto che siamo arrivati qui, al terzo film di Batman.
Ci siamo migliorati reciprocamente, la maniera in cui analizziamo
il materiale su cui dobbiamo lavorare, la profondità, il riuscire a
trovare il miglior modo possibile per tradurre le immagini sullo
schermo.
Batman ha avuto un
incredibile successo. Come stupirete il pubblico questa
voltaHai ragione, Il Cavaliere Oscuro ha fatto più di
un miliardo di dollari al botteghino e così c’è un sacco di
pressione per questo film. Tutti si aspettano un botto anche più
clamoroso del precedente. Chris è venuto da me per parlare del
progetto che doveva essere la parte conclusiva di una trilogia.
Voleva che ci fosse una sorta di ponte fra Il Cavaliere Oscuro e
Rises, così ho cercato di trovare una combinazione dello stile
delle altre pellicole cercando, allo stesso tempo, di essere
originale. I film dell’Uomo Pipistrello sono sempre stati molto
cupi. Per cui abbiamo percorso parte della strada già intrapresa
con gli altri, ma ci saranno anche diverse novità. Chris ha voluto
esaltare l’azione. Parte del film è stata girata di nuovo in Imax e
questo innalza in modo sostanziale la qualità visiva del cavaliere
Oscuro – Il Ritorno.
Che ci dici del
3D?Non siamo grandi sostenitori del 3D. Riteniamo che
l’Imax offra un’esperienza più immersiva. E il pubblico risponde
incredibilmente bene ad esso. E’ tutto più grande, emozionante, e
la gente apprezza vedere film così al cinema, piuttosto che
pellicole in 3D con le immagini tutte buie. L’aspetto esaltante di
questa produzione è che abbiamo avuto la possibilità di girare
anche più scene in Imax: per Il Cavaliere Oscuro abbiam fatto 28
minuti di girato, per Rises siamo a 50.
Cosa ci puoi dire della
trama?Non molto! E’ il prosieguo della storia del
film precedente, con Batman in fuga e Gotham City alle prese con i
suoi problemi. E i cittadini realizzano che hanno di nuovo bisogno
dell’Uomo Pipistrello anche se ci saranno dei nuovi villain da
fronteggiare. Quello che posso dire è che Chris ha messo insieme un
cast davvero gradevole di persone familiari dagli altri episodi,
Christian Bale, Gary Oldman, Morgan Freeman, Michael
Caine e ha riunito Tom Hardy, Marion Cotillard e Joseph Gordon-Levitt, che
hanno partecipato a Inception.
Qual è la sfida più grande
di questa produzione?Stare al passo coi ritmi di
Chris. Ama girare in maniera incredibilmente veloce e spesso ti
ritrovi ad avere 15, 20 minuti di tempo per allestire
l’illuminazione del set. Dovevamo essere perennemente
sull’attenti.”
Il 5 Aprile il Teatro Valle Occupato,
luogo di resistenza, ha ospitato un film di resistenza:
Roba da matti di Enrico Pitzianti che, nel
raccontare la normalità della follia si è trovato, suo malgrado, a
raccontare la follia dei cosidetti “normali”.
A giugno cominceranno le riprese di
Toro Scatenato 2, per la regia di Martin Guigui (Swing). Sarà sia
un sequel, sia un prequel del Toro Scatenato magistralmente diretto
da Martin Scorsese
Un’anteprima tutta per i fan! Ecco
cosa stanno preparando i Vendicatori Marvel che il 17 aprile verranno
proiettati sul grande schermo dell’UCI Cinemas Parco Leonardo a
Roma.
Il re dell’action hollywoodiano, il
futuro uomo d’acciaio (Man of Steel) e la fu Ellen
Ripley insieme in un solo film. Sappiamo già cosa aspettarci? Ma
andiamo con ordine:
Lionsgate ha diffuso l’ottavo poster
di Cosa ti aspetti quando aspetti, frizzante commedia a tema
gravidanza tratta dall’omonimo best seller di Heidi Murkoff.
Diretto
Oliver Stone si
dedica di nuovo ad una storia violenta. Con Savage il regista
americano mette insieme in un mix adrenalinico due trafficanti, una
donna e un cartello della droga messicano.
Il sequel di The Hunger Games, intitolato Catching
Fire, resta senza regista. Il director del primo capitolo Gary
Ross, infatti, si è tirato indietro. I motivi di questa scelta sono
di natura
Nicole Kidman è in
trattative per vestire i prestigiosi panni dell’attrice premio
Oscar e principessa di Monaco Grace Kelly in Grace
of Monaco. Il film sarà diretto da Olivier Dahan
(La Vie en Rose) a partire da uno script (proveniente dalla
cosiddetta Black List) di Arash Amel; tratterà di quel particolare
periodo a cavallo tra il 1961 e il 1962 in cui Grace, principessa
dal 1956, si impegnò al fianco del marito, il principe Ranieri, per
risolvere la crisi diplomatica con la Francia di De Gaulle,
scaturita a causa dello statuto fiscale del Principato di Monaco.
Grace of Monaco, prodotto da Pierre-Ange Le Pogam, uscirà nel
2014.
Il lavori del terzo capitolo del franchise tutto
muscoli Expendables prenderanno piede in autunno, poco dopo
l’uscita di Expendables 2, fissata per il prossimo agosto. In
un’intervista
La 20th Century Fox ha annunciato che
le riprese del sequel di X-Men: First Class (X-Men: L’inizio in
Italia) avranno inizio il prossimo gennaio. L’idea
Nel ’78 la legge Basaglia impose la
chiusura dei manicomi, istituendo servizi di igiene mentale. Con
l’umiltà di chi entra in un mondo delicato per la prima volta,
Enrico Pitzianti, regista e produttore di
Roba da Matti, ci racconta la fragilità e la
tenacia, la follia e la disarmante normalità.
In Roba da Matti,
Casamatta è una residenza socio assistenziale che si trova a Quartu
Sant’elena, in Sardegna , in cui vivono otto persone con disagi
mentali. Come si può entrare in una realtà simile? Spesso siamo
immersi nel pregiudizio e non lo sappiamo nemmeno. A Casamatta si
entra come in una qualsiasi casa di persone che non conosciamo
bene: con educazione ed un sorriso. Ci si fa conoscere, si cerca
una frequenza comune e la si percorre. E’ così che il Signor
Pitzianti, che porta con sè una telecamera, diventa semplicemente
Enrico per gli inquilini della casa.
In Roba da matti
Enrico è una compagnia tanto silenziosa quanto attenta… uno che
ascolta la vita e a cui si riescono ad affidare, ormai, i pensieri
più profondi e rivelatori. Enrico è una persona che capita in
questo mondo in un momento molto particolare: dopo 17 anni di
attività, Casamatta rischia di chiudere. Un proprietario che non
intende rinnovare il contratto ai matti, una denuncia assurda e la
stampa mettono a dura prova inquilini, familiari e operatori.
Quando si perde un tetto, c’è solo una cosa da fare: rimboccarsi le
maniche e cercarsene un altro. Cosa succede quando le difficoltà
incontrano sensibilità e forza? Si combatte, ogni ora, ogni giorno.
Gisella Trincas, presidente dell’associazione
Asarp Casamatta e sorella di una delle inquiline, è una donna
tenace, affiancata da donne altrettanto tenaci: l’unione fa la
forza, e una forza così è difficile da buttare giù.
A primo impatto lo spettatore,
abituato com’è a film di altissimo livello formale, è parecchio
infastidito dal taglio così prepotentemente documentaristico:
tecnica povera e ‘attori’ che guardano continuamente in macchina da
presa, parlando tranquillamente a chi sta dietro la telecamera.
Verrebbe quasi da alzarsi e dire: “ma che state facendo? Un secolo
di cinema non vi ha insegnato nulla?” … ma, a quel punto, si
cadrebbe con estrema facilità nel ridicolo. Dopo pochi minuti,
superato lo shock dell’impatto, l’occhio si abitua e l’interesse
per l’inedito quanto innocente modo di raccontare prende il
sopravvento.
Per una volta, per il tempo di un
film, conosciamo persone e non personaggi. Ridiamo, piangiamo e
sogniamo con Stefania, Cenza, Maria Antonietta, Patrizia,
Sergio, Stefano, Silvana, Lorena e Pinuccio. Immersi nella
sala buia, lo schermo ci illumina attraverso la normalità… e una
cosa è certa: normalità che non è mai stata così straordinaria.
Distribuito da Eia film, Roba da matti,
sarà nelle sale a partire dal 20 aprile.
Questo sembra proprio essere,
almeno per il cinema italiano, l’anno della riflessione sul ruolo e
i metodi delle forze dell’ordine nella gestione dell’ordine
pubblico, e più in generale del dissenso, nel nostro paese.
Impossibile infatti non vedere un filo che lega questo crudo e
intensissimo Diaz di Daniele
Vicari ad A.C.A.B. di Stefano
Sollima (dove pure c’erano riferimenti espliciti ai fatti
della Diaz). Un ruolo, quello delle forze dell’ordine, di prima
barriera e in molti casi unica risposta di fronte a contestazioni,
dissenso e disagio sociale. E dei metodi non condivisi certo da
tutta la categoria, ma che nei loro episodi più brutali e violenti,
come quelli della Diaz e di Bolzaneto a Genova nel 2001, hanno dato
luogo al peggiore incubo nel quale un cittadino possa incappare e
uno stato di diritto impantanarsi.
È a questo incubo che
Vicari ha voluto dare corpo e voce, trasponendo in
un film ciò che avvenne al G8 di Genova, e in particolare in quelle
pagine orribili (le uniche non documentate finora da immagini) che
sono state l’assalto alla scuola Diaz e i maltrattamenti
all’interno della caserma di Bolzaneto, da cui sono scaturiti due
processi, ancora in corso. Nella ricostruzione dei fatti presentata
nel film (fatta proprio alla luce degli atti processuali e delle
sentenze d’appello dei due procedimenti) Vicari non teme e, assieme
a Laura Paolucci con cui ha curato la
sceneggiatura, dice tutto ciò che c’è da dire: che dopo la fine dei
cortei, dopo la morte di Giuliani, in un clima ormai esasperato, il
21 luglio la polizia si lascia andare a provocazioni, cui
seguono reazioni, seppur lievi, da parte di alcuni esponenti del
movimento no global, e poi la pianificazione dell’assalto alla
Diaz, la notte del 21 luglio.
Non teme di mostrarci i
terribili pestaggi scatenati contro un centinaio di persone che si
preparavano a dormire nella scuola, quella notte. Mostra anche
chiaramente come quella furia cieca, senza alcun controllo, la si
sia giustificata a posteriori, costruendo prove ad arte a carico
delle persone nella scuola (come le due molotov) e infine come
l’incubo sia proseguito per gli arrestati nella caserma di
Bolzaneto, dove odio e furia da parte di settori delle forze
dell’ordine hanno continuato a manifestarsi senza freni, sfociando
in qualcosa che è difficile non chiamare tortura. Dunque non
teme di assumersi responsabilità Vicari con questa pellicola,
responsabilità che invece per quegli avvenimenti nessuno si è
ancora assunto (siamo al secondo grado di giudizio e molti dei
reati per cui ci sono state fin qui condanne sono già
prescritti).
Nel catapultarci di nuovo in quel
mondo, in quei giorni, il registro scelto è crudo ed essenziale,
per nulla retorico (e che necessità ce ne sarebbe stata,
d’altronde, vista la forza e l’eloquenza dei meri fatti?). Il film
riesce a ricostruire perfettamente la tensione crescente e
palpabile e la sensazione, comune alle vittime di quella violenza,
di trovarsi in un tunnel senza uscita. Tutto ciò è reso dal
regista con degli efficaci espedienti narrativi: i fatti
della Diaz e di Bolzaneto ci vengono proposti più volte, visti e
vissuti dai diversi protagonisti, in un continuo andirivieni
temporale che va verso il climax di quelle violenze per poi tornare
indietro. L’effetto di quegli eventi e la loro portata risulta così
amplificata, come anche l’angoscia che si prova nel vederli
accadere di nuovo sullo schermo, e come risultarono amplificati e
temporalmente dilatati nella memoria di chi li ha vissuti sulla
propria pelle.
Le splendide musiche di
Teho Teardo (ma anche Massive Attack, Tricky ed
altri) scandiscono i tempi del film e danno il loro apporto a
questa sensazione di spaesamento e sospensione che permea il
lavoro. Poche le immagini di repertorio, di cui colpisce la
perfetta integrazione nel tessuto narrativo, al punto che lo
spettatore potrà confondere finzione e realtà.
E senza dubbio uno dei temi del
film è proprio quanto la realtà in certi casi superi la finzione e
quanto quest’ultima possa a sua volta amplificare e far “risuonare”
maggiormente la realtà nelle coscienze di chi guarda. Tutto
perfettamente in parte il cast, in cui ciascuno, anche con piccoli
ruoli, offre interpretazioni intense e sentite: da Claudio Santamaria/Max Flamini, che guidò il
blitz alla Diaz, a Jennifer Ulrich, che interpreta
una cittadina tedesca percossa alla Diaz e poi portata a Bolzaneto,
dove continua il suo calvario; da Elio Germano/Luca, cronista della Gazzetta di
Bologna che è a Genova da privato cittadino, al pensionato Anselmo,
anche lui vittima del blitz, interpretato da Renato Scarpa, solo
per citarne alcuni.
DIAZ appare perciò
anche come un atto di giustizia nei confronti delle vittime
di quelle violenze. Inoltre, ci ripropone nella sua limpida
efficacia, oggi, interrogativi pesanti sulla natura della
democrazia nel nostro paese, su cosa essa sia stata finora e su
cosa vogliamo essa sia in futuro; sul ruolo affidato e da affidare
in essa alle forze dell’ordine. Pone interrogativi, o li ripropone
a chi già undici anni fa se li pose, e non dà risposte, ma fa
quello che c’è da fare: guardare in faccia ciò che è stato e
chiamare ogni singolo cittadino alle proprie riflessioni e
responsabilità.
La domanda che sale alle coscienze
dopo la visione del film è senza dubbio se e come sia possibile che
i fatti raccontati accadano in un paese democratico, al giorno
d’oggi e cosa si può e si deve fare affinché ciò che è successo
allora non accada più. Operazione necessaria, dunque, questo lavoro
di Vicari, della Fandango di Domenico Procacci che produce la
pellicola, in sala dal prossimo 13 aprile, e di quanti hanno
condiviso il progetto.
Giungono ottime notizie
per chi brama di possedere la favolosa edizione
Harry Potter Wizard’s Collection, corredata con 31 dischi. Il
cofanetto è finalmente prenotabile in esclusiva su Amazon.it che
assicura la spedizione tra il 3 e il 5 di Settembre. Prevediamo che
il prezzo sia abbastanza alto per questo gioiello da
collezione.
Joseph
Gordon-Levitt non sarà più nel cast di
Django
Unchained. La notizia arriva direttamente dell’attore
che pare non essere riuscito a combinare tutti i suoi
impegni per poter partecipare alle lunghe riprese del film di
Quentin Tarantino, che si stanno svolgendo da qualche mese nella
più completa segretezza.
Prossimamente lo vedremo comunque
nel Cavaliere Oscuro- Il ritorno, Looper, Premium Rush.
Una nuovissima clip di
The Avengers
con protagonista Scarlett Johansson nei panni
della letale Vedova Nera / Natasha Romanova contattata dall’agente
Coulson dello S.H.I.E.L.D.
Esordio in grande stile per
Declan Donnellan e Nick Ormerod, che insieme
firmano la loro prima regia cinematografica con l’attesissimo
Bel Ami – storia di un seduttore, nelle sale dal
13 aprile. Una carrellata di grandi star per raccontare l’ascesa
dell’affascinante George Duroy (Robert
Pattinson), ex soldato dalle umili origini che nella
Parigi di fine ‘800 si fa largo nell’alta società francese,
ottenendo così quel successo che gli permette di abbandonare la
povertà del passato.
Introdotto nel mondo
dell’informazione dal facoltoso Charles Forestier (Philip
Glenister), George verrà aiutato dalla di lui moglie
Madeleine (una straordinaria Uma Thurman), che colmerà le lacune del
giovane scrivendo al suo posto gli articoli pubblicati su “La
vie francaise”. Avvia un’intensa relazione clandestina con
Clotilde de Marelle (Christina Ricci), per poi
sposare la signora Forestier dopo la morte del marito. Ma la
scalata di Duroy, soprannominato “bel ami” dalla figlia di
Clotilde, non si arresta qui: le sue doti seduttive avranno la
meglio anche sulla fedele e morigerata Madame Rousset (interpretata
magistralmente da
Kristin Scott Thomas), ulteriore pedina di un gioco
alimentato dall’ambizione e da una disperata voglia di riscatto. Un
gioco al quale tutto è sacrificato, anche l’amore per
l’intelligente Madeleine, dal canto suo innamorata del vecchio
amico di famiglia, nonché amante, Conte Voudrec. Sullo sfondo, il
ritratto acuto e mai approssimativo di una società corrotta, in cui
i media sono ora complici ora nemici di un governo che detiene la
possibilità di invadere illegalmente un Paese arabo per le sue
risorse naturali.
Bel Ami tra genio e
ironia
Tratto dall’omonimo romanzo di Guy
de Maupassant, Bel Ami segue le vicende di George
adottando un punto di vista ironico, senza mai scadere in facili
giudizi di stampo etico/morale. O perlomeno, la “condanna” del bel
giovane porta con sé anche una feroce critica del mondo in cui egli
vive, quell’alta borghesia che, in un modo o nell’altro, lo
sostiene nella sua arrampicata sociale.
La scena della discussione con
Madeleine resta tra le più significative e riuscite dell’intera
pellicola: la vacuità e la grettezza del personaggio, che in fondo
ha bisogno delle donne sedotte per mantenere lo status raggiunto,
vengono qui messe a nudo dalle parole spietate della moglie che gli
dice: “I couldn’t perceive till now the depths of your
emptiness”(Non ero riuscita a percepire fino ad ora la profondità
della tua vuotezza.
Scenografie sontuose, una
fotografia impeccabile e le musiche firmate da Rachel
Portman completano l’ottima prova di Donnellan e Ormerod
che, abilmente sceneggiata da Rachel Bennette,
riesce inoltre a far trapelare l’attualità delle tematiche
affrontate (dalla manipolazione dei media all’importanza della
celebrità).
Emma Stone è stata di recente
ospite al The Ellen DeGeneres Show, dve tra le altre cose ha
parlato anche del suo prossimo film The Amazing Spider-Man in cui
interpreta l’interesse romantico di Peter Parker/Spiderman, ovvero
la bionda Gwen Stacy.
Nel cast, oltre al protagonista
Andrew Garfield e alla Stone, troviamo Rhys Ifans, Sally Field,
Martin Sheen, Iffran Khan, Campbell Scott, Julianne Nicholson, Emma
Stone e Annie Parisse.
Ecco di seguito una clip in cui i
due personaggi si incontrano per la prima volta:
Ecco una clip esclusiva di Diaz –
Don’t clean up this blood un film di Daniele Vicari dal 13 Aprile
al cinema. Nel film Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich,
Elio Germano, Davide Iacopini, Ralph Amoussou, Emilie de
Preissac, Fabrizio Rongione, Renato Scarpa, Mattia Sbragia, Paolo
Calabresi, Alessandro Roja, Rolando Ravello, Monica
Birladeanu.
Skyfall,
23mo capitolo delle avventure di James
Bond, recluta una nuova Bond Girl. Si tratta della greca Tonia
Sotiropoulou, nota in patria per la partecipazione a serie tv come
True Love e Golden Girls; la bella attrice e modella, che ha
studiato recitazione a Londra con Giles Foreman, ha così annunciato
su Facebook il suo ingresso in Skyfall:
“Cari amici, vi annuncio
ufficialmente che ho ottenuto una parte nel nuovo film di James
Bond!! Turchia, sto arrivando! Grazie a tutti per il vostro affetto
e supporto! Questo è il giorno più felice della mia
vita!!“
La Sotiropoulou raggiunge così
Daniel Craig (per la terza volta nei panni della creatura di Ian
Fleming) e le due Bond Girl già presenti nel cast, Bèrènice Marlohe
e Naomi Harris; qualche tempo fa, era stata provinata senza
successo proprio per il ruolo della Marlohe, Séverine. A quanto
pare, la produzione e il direttore del casting – come biasimarli? –
non si sono dimenticati di lei tanto facilmente. La Sotiropoulou
sarà impegnata dal 22 Aprile a Istanbul; girerà due o tre scene
nell’arco di cinque giorni. Dovrebbe comparire nei primi minuti del
film.
Scritto da Neal Purvis,
Robert Wade, John Logan e diretto da Sam Mendes,
Skyfall
vede nel proprio cast, oltre a Craig e al suo piccolo harem,
Ralph Fiennes, Javier Bardem, Judi Dench, Simon Russell
Beale, Rhys Ifans e Helen McCrory. Uscirà in Italia il 31
ottobre 2012.
Il Jacob Black di Twilight,
Taylor Lautner, potrebbe entrare nel cast di Grown Ups
2: le trattative sono in corso. Diretto da Dennis Dugan e targato
Sony Pictures, segue
Milano, aprile
2012 – Nell’anno del 50° anniversario della nascita di
Spider-Man, una grande novità targata Disney arriva in campo
digitale: l’app per iPhone e iPad
È la spia più grande del mondo, un
agente infaticabile, apparentemente immortale che si batte per la
libertà, ma che preferisce lavorare dietro le quinte, evitando i
riflettori. Vanta un’indiscussa attitudine al comando e contatti ai
massimi livelli in tutto il mondo. È stato malmenato,
drogato, ha subito il lavaggio del cervello ed è stato oggetto di
atti di bullismo, ma non ha mai rinunciato a lottare per ciò in cui
crede. È Nick Fury, e rappresenta lo scudo fra voi e coloro che
intendono privarvi della libertà.
La maggior parte della storia di
Fury è riservata; per quanto riguarda il resto, siete liberi di non
crederci …
L’inferno della guerra
Nato in una famiglia poverissima,
Nicholas Joseph Fury si è fatto le ossa tra le dure strade di
Hell’s Kitchen, nei bassifondi di New York, un luogo che sfigura
persino davanti alle trincee della Seconda Guerra Mondiale, che al
loro confronto assomigliano ad un ridente luogo di vacanza. Ma Nick
si è fatto strada in quel mondo difficile, riuscendo a diventare un
sergente dell’esercito statunitense, nonché capo degli Howling
Commandos, un gruppo di spietati combattenti, protagonisti e
vincitori di tante battaglie, sia in Europa che nel Pacifico.
Quando la guerra è finita, Fury
aveva più decorazioni al valore che capelli in testa, ma non gliene
importava nulla: voleva solo voltare pagina. Subito dopo la guerra,
i grandi capi lo hanno collocato all’interno dell’agenzia che ha
preceduto la CIA, l’Ufficio dei Servizi Strategici (OSS). In quel
periodo Nick si è reso conto di non invecchiare come la gente
normale, grazie ad un siero chiamato Infinity Formula.
E poi ha iniziato ad indossare una
benda sull’occhio, un altro souvenir della guerra.
Roba da spie
Dall’OSS, Fury è passato alla CIA,
dove ha acquisito una discreta esperienza in fatto di spie e di
operazioni segrete. Tony Stark, il noto industriale e fabbricante
d’armi, ha convinto Fury a dirigere lo S.H.I.E.L.D., un’agenzia
incaricata di affrontare i grandi problemi del mondo e dotata di
una quantità di risorse e agenti che un vecchio soldato come Nick
non aveva mai visto in vita sua. E lui ha trasformato quell’ufficio
in una vera e propria potenza, i cui target comprendevano gruppi
terroristici del calibro di HYDRA, nonché quel genere di menti
malate che cercano di dominare il mondo.
Tuttavia, il periodo trascorso con
lo S.H.I.E.L.D. non è sempre stato idilliaco, e Nick ne ha passate
tante mentre era al comando dell’agenzia. Ma dopo ogni colpo
inferto e subito, si è sempre rimesso in piedi, riuscendo a
portare a termine ogni suo compito. Si è distinto per l’enorme
potere che è riuscito a conseguire, e la sua capacità di scovare i
criminali era tale da fare impallidire qualsiasi altro ‘supereroe’.
Lo S.H.I.E.L.D. ha nuotato nella scia di sangue lasciata da Fury:
lui se ne è nutrito e l’ha respirata.
The Avengers: ecco Nick
Fury
Invasione di
alieni
Quando la Terra è stata oggetto di
un’invasione segreta da parte degli Skrull, un gruppo di alieni
mutanti, Fury si è calato nelle viscere della terra per
sconfiggerli, insieme ad una squadra scelta. Poi la battaglia si è
spostata nel mondo esterno, e Fury e i suoi compagni si sono
immediatamente attivati, lanciando attacchi dalle basi segrete di
ogni parte del globo, una particolarità dello S.H.I.E.L.D. di cui
molti non erano a conoscenza.
Dopo la battaglia finale contro gli
Skrull, Nick Fury ha guidato i Giovani Vendicatori e gli eroi
dell’Iniziativa contro gli invasori, cambiando le sorti dei
difensori della Terra. Purtroppo ha anche assistito al momento in
cui Norman Osborn, l’ex criminale noto come Goblin, ha sparato il
colpo fatale che ha abbattuto la regina degli Skrull, consacrando
la sua popolarità agli occhi di un pubblico disperato. A quel punto
Osborn ha preso il commando dello S.H.I.E.L.D. mentre Nick
Fury si è dissolto nelle tenebre, rifugiandosi ancora una volta
sotto terra.
Il momento più buio prima
dell’alba
Mentre Norman Osborn risplendeva
sotto le luci della ribalta e il suo H.A.M.M.E.R. aveva ormai
sostituito lo S.H.I.E.L.D., emulandone l’operato, Nick Fury
sprofondava sempre più in basso. Secondo le notizie ufficiali, l’
HYDRA controllava segretamente l’organizzazione di spionaggio e
Fury, sapendo di non poter riposare sugli allori, si era
ritirato. Ma Fury crea una nuova squadra attiva in una miriade di
operazioni segrete intorno al mondo, i Guerrieri Segreti: insieme a
loro, è riemerso dalle tenebre per attaccare Osborn e i suoi
alleati.
Il “regno oscuro” dell’ex Goblin è
terminato in un audace raid di H.A.M.M.E.R. nella mitica città di
Asgard, sospesa nel cielo, al di sopra di una piccola città
americana. Fury e la sua squadra ancora una volta hanno preso parte
ad una delle battaglie più grandi dai tempi di quella di Bulge.
Dopo aver finalmente assicurato Osborn alla giustizia, Fury ha
consentito a Steve Rogers di prendere il suo posto al comando
dell’intera rete di spionaggio, con la promessa di tenere sempre
gli occhi ben aperti su qualsiasi evento che possa giungere a
minacciare la nostra libertà.
di Chris Arrant
Nick Fury è la spia più
nota del mondo dei fumetti, e per quasi 50 anni ha affrontato
pericoli di tutti i tipi, prima quando combatteva al fronte nella
seconda guerra mondiale, e in seguito quando ha assunto il
comando dello S.H.I.E.L.D., un’organizzazione militare segreta.
Queste esperienze lo hanno imposto come una figura chiave della
Marvel, una forza galvanizzante al
fianco dei supereroi che si battono contro criminali, alieni,
mutanti e divinità. Grazie ad un siero sperimentale chiamato
Infinity Formula, che gli regala un’eterna giovinezza, è uno dei
pochissimi eroi Marvel a non possedere poteri
naturali, ciononostante riesce a tenere testa a chiunque, eroi e
criminali.
“E’ un uomo comune ma la sua forza
lo rende pari ai supersoldati e agli dei asgardiani che popolano il
suo mondo”, osserva Tom Brevoort, il vice presidente
dell’editoria della Marvel. “E’ un soldato della
vecchia generazione che ora ha assunto il ruolo di leader moderno.
Nel panorama dello spionaggio internazionale, Nick incarna un uomo
concreto, tutto d’un pezzo, sempre pronto a combattere: in pratica,
l’antitesi di James
Bond. E ha una bellissima benda su un occhio!”
La benda è il ricordo di una ferita
di battaglia durante la seconda guerra mondiale, e ora è parte
integrante della figura di Nick Fury e della sua natura
determinata. Fra tutti i personaggi della Marvel, Fury ha subito diverse
variazioni nel corso del tempo, assumendo svariati ruoli. La prima
volta che compare sulla scena è un soldato della seconda guerra
mondiale che combatte al fronte. Nel 1965 gli autori della Marvel Stan Lee e Jack Kirby gli
hanno assegnato una carriera come agente della CIA.
“Mi piace l’idea che Stan e Jack
abbiano prelevato il personaggio dal contesto della seconda guerra
mondiale per dargli un’altra vita, dopo la guerra”, spiega Howard
Chaykin, che si è occupato della storia e dei disegni di Fury per
quasi 30 anni. “Questo personaggio ha avuto una vita
interessante. E’ un uomo comune cresciuto nel Lower East Side di
New York, e che si è fatto valere a forza di calci e pugni, per
arrivare fin qui”.
Dopo il breve incarico presso la
C.I.A., Fury è diventato il capo dell’organizzazione militare
segreta S.H.I.E.L.D., un ruolo che gli ha consentito di allacciare
rapporti con quasi tutti i supereroi dell’Universo Marvel. Ma la sua implacabile sete
di giustizia qualche volta lo ha posto in conflitto con questi eroi
e persino con le autorità, costringendolo a combattere, da
solo, il controverso S.H.I.E.L.D. La sua intraprendenza
– con o senza un Helicarrier al suo fianco – è ciò che conferisce
valore al suo personaggio.
“Nick conserva sempre spessore e
dignità, anche quando viene rimosso da un incarico prestigioso per
operare da solo”, spiega Brevoort. “Si presume che sia sempre in
grado di anticipare i criminali”.
Sia nella recente serie SECRET
WARRIORS, che nei titoli esclusivamente dedicati a lui, Fury è
dipinto come un ribelle che lavora secondo le proprie regole.
Rispetto alle serie o alle storie che rappresentano meglio il
personaggio di Nick Fury, sono tutti concordi nell’individuare il
lavoro di Jim Steranko, NICK FURY, AGENT OF S.H.I.E.L.D. che
risale alla fine degli anni ‘60.
“Il connubio fra l’optical art
tipica di quel periodo ed una grafica surreale, contrasta con la
sua personalità salda come una roccia e con il contesto dello
spionaggio” , afferma Brevoort.
“L’opera di Steranko è fantastica”,
osserva Chaykin. “Ha cambiato il modo in cui il personaggio viene
percepito dai suoi fan, nonché la considerazione dei fumetti da
parte del pubblico”.
Oltre all’importante lavoro di
Steranko, Howard Chaykin indica molte altre storie che mostrano
tutta la potenzialità di Nick Fury.
“Trovo speciali le storie su Nick
Fury disegnate da Michael Golden in MARVEL FANFARE , in cui appare in
squadra con Hulk”, rivela l’artista/scrittore. “Mi piace molto
anche la recente idea di Brian Michael Bendis. E’ davvero entrato
nel personaggio”.
Nick Fury ha subito diverse
modifiche sia nei fumetti che nei film, ma la sua personalità è
sempre la stessa”, dichiara Tom Brevoort.
“Nick Fury ultimamente è l’uomo che
assegna ai supereroi le loro missioni”, spiega l’editore della
Marvel. “Tuttavia mi piaceva molto
la versione di Nick che va in missione. Mi piace di più quando si
mette in gioco in prima persona rispetto a quando si limita a
comandare”.
Nonostante ora, sia al cinema che
nei fumetti, il personaggio di Nick si sia stabilizzato nel ruolo
del leader, i lettori sanno perfettamente che non si tira mai
indietro se c’è da sporcarsi le mani, e che non è certo mai escluso
dall’azione.