A grande sorpresa Access Hollywood
ha annunciato che sul prossimo numero di Entertainment Weekly verrà
pubblicata la prima immagine ufficiale di Breaking Dawn che ritrae
Robert Pattinson e Kristen Stewart.
I due personaggi sono ritratti
durante la luna di miele che occuperà la prima parte del film.
Per vedere la scheda di The
Twilight Saga: Breaking Dawn parte I clikka qui.
Ronald Howard –
noto al grande pubblico per aver interpretato il rosso e imbranato
“Ricky Cunningham” della fortunatissima serie tv americana “Happy
days” – torna al cinema da regista con il film The dilemma, la cui
uscita in Italia è prevista per marzo.
Howard si è già fatto apprezzare
come regista per film fantasy, sentimentali o trasposizioni di
famosi volumi: “Splash – Una sirena a Manhattan” (1984), “Cocoon –
L’energia dell’universo” (1985), “Cuori ribelli” (1992), “Apollo
13” (1995), “Il Grinch” (2000), “A beautiful mind” (2001),
“Cinderella man” (2005). Ma soprattutto “Il codice Da Vinci”
(2006), “Frost/Nixon, il duello” (2009) e “Angeli e de{jcomments
on}moni” (2009).
Ma torniamo a The dilemma.
Protagonisti sono due grandi amici e colleghi di lavoro, Vaughn e
James, il cui rapporto si incrina a causa del dilemma morale
che rode uno dei due: ha visto la moglie dell’amico (la
Ryder) al ristorante, in atteggiamenti intimi con un altro uomo, e
non sa se dire la verità o tacere. Deciso a saperne di più, Ronny
avvierà una personalissima indagine amatoriale che trasformerà la
sua vita in un comico caos e scoprirà che anche Nick gli ha tenuto
nascoste un po’ di cose. Sotto pressione per la chiusura del
progetto di una vita, riuscirà a fare la scelta giusta per salvare
la loro amicizia e anche gli affari?
Il cast vede la partecipazione di
Vince Vaughn, Winona Ryder, Kevin James, Jennifer Connelly,
Channing Tatum.
Commedia divertente lontana dai
canoni usuali del regista americano. Ma non è l’unico lavoro in
programma per Howard. Entro quest’anno uscirà anche “The
originals”, commedia su un gruppo di giovani che si riunisce per un
fine settimana a New York dopo aver saputo che l’insegnante che ha
formato la loro infanzia è caduto in un coma misterioso; “The dark
tower”, trasposizione per la Tv di un’opera di Stephen King; “The
Parsifal mosaic” thriller-poliziesco. Questi ultimi sono in
programma per il 2012.
Romania, secolo XV: il conte Vlad
Tepes affronta e sconfigge i Turchi allontanandoli dal Paese. Per
vendetta, i nemici fanno credere a sua moglie Elisabetta che è
caduto in battaglia, procurando il suo suicidio. Di fronte al
rifiuto di dare una sepoltura cristiana alla donna, Vlad rinnega
Dio e la Chiesa che aveva difeso, diventando un vampiro, il conte
Dracula.
Alla fine del XIX secolo il giovane
avvocato Jonathan Harker si reca in Transilvania, per trattare
l’acquisto di una proprietà a Londra con il misterioso conte
Dracula, lasciando in Inghilterra l’adorata promessa sposa Mina.
Dracula imprigiona Harker nel suo castello, in balìa delle sue
concubine vampire, dopo aver riconosciuto in Mina la reincarnazione
della defunta moglie e parte per Londra, dove cercherà di sedurla.
Jonathan riesce poi a fuggire e torna nella capitale britannica,
dove si avvicinerà la resa dei conti con il vampiro.
Il titolo del film è Bram Stoker’s
Dracula, Dracula di Bram Stoker, perché
Francis Ford Coppola vuole rifarsi al romanzo
epistolare di Bram Stoker, più volte tradito al
cinema. In realtà, se ne distacca abbastanza, introducendo nuovi
elementi, innanzitutto il richiamo alla vera figura di Vlad Tepes,
e introducendo il tema della storia d’amore e della reincarnazione
tra Dracula e Mina, arricchendo la storia di romanticismo e
passione, ma allontanandosi molto dalla vicenda originale, dove non
c’era nessun coinvolgimento, meno che mai d’amore, tra i due
personaggi.
Dracula di Bram
Stoker, sontuoso film dell’orrore d’autore, è anche un
omaggio al cinema dalle sue origini (con un paio di sequenze con
lanterne magiche e film muti), all’arte liberty e al gotico, una
storia d’amore e di morte appassionata, sensuale e tragica,
leggibile ed apprezzabile da più punti di vista e non solo per gli
appassionati di cinema horror, anche se non mancano sangue,
trasformazioni, scene di paura.
Gary Oldman, lontano anni luce fisicamente e come
recitazione dai pur ottimi Dracula di Christopher Lee e di Frank Langella, è un
ottimo antieroe romantico, deliziosa la Mina di Winona
Ryder, attrice perfetta per i ruoli in costume e si
rimpiange che non sia riuscita più a trovare un giusto passo dopo
gli ottimi film degli esordi, un po’ troppo istrionico il Van
Helsing di Anthony Hopkins, decorativi
Keanu Reeves e Cary Elwes, sexy e
terrificanti le spose del vampiro, tra cui spiccano la finta
innocente vampirizzata Sadie Frost e l’allora
esordiente Monica Bellucci, al centro di una delle
scene più erotiche del film.
In tempi di vampiri riletti in
maniera forse un po’ tanto buonista e snaturante in pellicole per
adolescenti, e di frotte di vampiri televisivi moderni, belli e
dannati, è senz’altro da vedere e rivedere questa storia di
vampiri, in cui Dracula è temibile, dannato, ma è anche
incredibilmente sensuale ed affascinante, al centro di una storia
d’amore che fa impallidire i sospiri di Edward e Bella come forza,
tra orrore e sangue, passione e amore, sacrificio e riscatto, con
un finale che lascia un groppo in gola.
Durante le feste i cinepanettoni
governano incontrastati nelle sale cinematografiche italiane,
costringendo molti concorrenti d’oltre oceano ad arrivare con
grande ritardo nel timore di restare schiacciati . “ Little Fockers
“ appartiene alla grande categoria degli esclusi , avendo esordito
in patria il 22 dicembre con 34 milioni di dollari per poi arrivare
in Italia il 14 gennaio col titolo di “vi presento i nostri
“; ciononostante, l’ultimo capitolo delle disavventure
familiari di Greg Fotter può a ragione definirsi un cugino
d’oltreoceano di Christian De Sica per temi intenzioni , forte dei
grandi incassi e di un cast stellare che da tempo ha rinunciato a
prendersi troppo sul serio . Sono passati dieci anni ormai da
quando “ti presento i miei “ (meet the parents ) arrivò sul grande
schermo rivelandosi un grandissimo successo al botteghino ( 330
milioni di dollari raccolti in tutto il mondo ) riuscendo a
proporre secondo schemi a dir poco esilaranti il più classico dei
topoi cinematografici ( storico conflitto fra il futuro genero e il
padre della sposa sin dal primo incontro ) grazie soprattutto
alla dicotomia Ben Stiller – Robert De Niro , entrambi in grande
forma anche se è quest’ultimo a stupire di certo con un lato comico
assolutamente inedito . “mi presenti i tuoi “ alzò il tiro con
risultati altrettanto divertenti , ammettendo nel clan Dustin
Hoffman e Barbra Streisand nei panni dei genitori di Greg e
incassando un totale di quasi 516.642.939 dollari .
L’ultimo
capitolo racconta sposta l’attenzione sulla nuova famiglia di Greg
Fotter , ormai da tempo sposato con la sua Pam e padre di due
gemellini che sembrava davvero aver conquistato definitivamente il
rispetto del suocero ex agente della Cia Jack Byrnes . Quando la
paura di non farcela a occuparsi della sua famiglia convince Greg a
prestarsi a spacciare in nero un particolare farmaco illegale su
consiglio della conturbante Andie , la festa di compleanno per i 5
anni dei gemellini si presenta come l’occasione che Jack stava
aspettando da sempre per poter finalmente screditare il genero e
riavvicinare la sua adorata figlia al perfetto e benestante ex
fidanzato Kevin Rawley .
La saga
familiare più redditizia degli ultimi anni si è dunque trovata a
correre il rischio di una possibile stanchezza ,ma anche con
difficoltà produttive di non poco conto : Jay Roach rimane in veste
di produttore e lascia la regia a Paul Weisz , fratello buono di
Chris , che con “about a boy “ e il sottovalutato “aiuto vampiro”
aveva dimostrato non poche qualità , pur confrontandosi per la
prima volta con una pellicola brillante ; il cast già stellare si
arricchisce di altri volti indimenticabili (da Jessica Alba ad
Harvey Keitel fino a Laura
Dern ) e proprio l’esorbitante cache ha causato un curioso
episodio che ha coinvolto uno dei suoi membri storici ; Dustin
Hoffman , che incapace di arrivare a un accordo coi produttori
aveva definitivamente lasciato il cast , è stato addirittura
ripescato a pellicola ultimata a causa del cattivo esito di alcuni
test screener : per soli 5 giorni di riprese e poche battute , la
Paramount lo ha voluto alla modica cifra di 7 milioni e mezzo di
dollari .
Inevitabile chiedersi quale possa
essere stato il risultato e come quest’incursione improvvisa si sia
potuta amalgamare con un prodotto ormai concluso : la critica in
patria sembra unanime nel massacrare il film sotto tutti i punti di
vista , con un misero 10 % sul noto sito di critica cinematografica
“Rotten Tomatoes “ , nonostante gli accorati appelli dello stesso
Robert De Niro che osanna la sua ultima fatica come un’opera
genuina ,capace di far ridere e parodiare anche l’impossibile (
proprio quest’ultimo prenderebbe in giro addirittura” il padrino “,
una delle sue cinematografiche più amate ) senza volgarità .
Possiamo sentirci di concordare col grande Robert? Solo una visione
ce lo dirà .
L’ASC Awards (American Society of Cinematographers,
l’associazione dei direttori della fotografia) ha annunciato
le nominetion di categoria che andranno a formare la lista dei
candidati all’oscar 2011. Trai i favoriti Roger Deakins (il grinta)
e Wally Pfister (Inception).
Tempo fa vi avevamo riportato delle dichiarazioni di Ivan
Reitman sullo script di Ghostbusters 3. A quanto pare la cosa è
vera e ora sembra che la produzione stia aspettando il benestare di
Bill Murray per avviare il film.
Tempo fa vi avevamo riportato delle dichiarazioni di Ivan
Reitman sullo script di Ghostbusters 3. A quanto
pare la cosa è vera e ora sembra che la produzione stia aspettando
il benestare di Bill Murray per avviare il film. Il sito Deadline,
spiega come questo non sia un aspetto da sottovalutare: Murray è un
vero e proprio cane sciolto, capace di far parlare di Oscar quando
partecipa a un film, ma anche di fare scelte totalmente
imprevedibili. Non a caso, non ha più un agente da anni, né un
pubblicista che la stampa possa contattare.
Di conseguenza la produzione conosce molto bene l’intemperanze
dell’attore e non darà il via libera sino a che l’attore non abbia
dato l’ok definitivo. Anche perchè Murray come il resto del cast
storico ha l’ultima parola sul film. Nonostante ciò comunque esiste
una previsione d’uscita per l’estade del 2012, quindi significa che
la Sony è decisa a farlo, ma non senza la presenza e il benestare
di Murray.
La sceneggiatura, scritta da Lee Eisenberg e Gene Stupnitsky, è
stata poi ritoccata da Dan Aykroyd, Harold Ramis e dallo stesso
Ivan Reitman. Che dire non ci resta che incrociare le dita e
aspettare un annuncio ufficiale.
Una sfilata di vip ha accolto i
giornalisti al cinema Adriano stamattina, per la conferenza stampa
di Immaturi, ultimo film di Paolo Genovese, dal 21 gennaio in 500
sale italiane. Per Genovese il film è stata una specie di
“scrittura catartica. Quello di ripetere l’esame di maturità è
un mio incubo ricorrente, se dovesse capitare sarei terrorizzato,
poi ho scoperto che molte persone lo sognano con terrore proprio
come me”.
Paolo Genovese porta al cinema un suo incubo:
dover rifare l’esame di maturità. Il brillante regista lo fa
attorniandosi di un cast di volti che attirano il pubblico ed una
piccola storia, divertente ma non ridanciana, che ha una sua
dignità. Immaturi racconta la storia di “sei
personaggi in cerca d’autore” o meglio di maturità, sei uomini e
donne che provano attraverso una regressione al liceo ad aggirare o
superare le proprie paure e le proprie insicurezze.
Lo fa Giorgio/Raoul
Bova, che affronta un dilemma cruciale con la sua
compagna: è giusto fare un figlio solo perché si ha paura di
perdere la donna amata? E lo fa Francesca/Ambra
Angiolini: si può conciliare una dipendenza dal sesso
ossessivo compulsivo con una storia d’amore adulta? E come loro gli
altri personaggi che nel corso del film imparano che infondo
crescere non è così traumatico e che una vita adulta può anche
avere risvolti positivi.
Immaturi, il film
Questo affresco di una mezza
generazione Genovese ce lo racconta con
discrezione, la sua regia è una semplice segnaletica che segue lo
svolgimento dei fatti senza mai invadere lo spazio che è tutti
degli attori. Molte inquadrature ed ambientazioni, molti momenti
del film hanno un profumo romantico e sincero che riesce a
coinvolgere lo spettatore; il cast, in ottima sintonia, si trova a
proprio agio in ogni set, in ogni occasione, certo a tratti mancano
un po’ i tempi comici che ogni tanto erano richiesti dalla
sceneggiatura, la quale a sua volta non è brillante in
assoluto.
Ci sono diversi spunti di interesse
e qualche personaggio ben tratteggiato, su tutti forse proprio
Ricky Menphis, classico ‘bamboccione’
all’italiana, affiancato da due ottimi attori quali sono
Maurizio Mattioli e Giovanna
Ralli, ma anche il personaggio di Luca
Bizzarri, diviso tra una vera amante ed una finta moglie
convince e diverte, senza strafare, ma mantenendo un buon umore
diffuso che sottende tutto il film. Notevole, come già ne La Banda dei Babbi Natale, è la colonna
sonora, alla quale Genovese dimostra di prestare sempre molta
attenzione, sfociando anche nel nostalgico più assoluto quando
ripresenta canzoni universali come la sigla di Ufo Robot; ma i suoi
momenti migliori Immaturi li mostra senza pudore
(per fortuna) nelle scene ambientate in radio, davvero poetiche,
con un Bizzarri che dimostra un talento che si sospettava avesse,
ma che non era ancora emerso del tutto.
Poche parole restano per il resto
del cast (Raul
Bova,
Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo, Kessisoglu, Anita
Caprioli,
Luisa Ranieri), che convince con riserva, soprattutto
la bella e imbranata Luisa di Barbora Bobulova,
che esprime molta più enfasi di quella che sarebbe stata
necessaria. In definitiva Genovese con Immaturi
confeziona un buon film, una divertente commedia sul diventare
grandi, sui molteplici significati di tale trasformazione
schiacciando a volte la corda nostalgica che fa sempre presa sul
pubblico. Non un film imperdibile, ma sicuramente godibile, che
indica il discreto stato di salute dell’industria cinematografica
italiana negli ultimi mesi … attenzione, discreto non buono.
Vi presento i nostri: ormai avanti
con l’età Jack Byrnes decide di trovare un sostituto che possa
tenere le redini della famiglia. Ad essere scelto è il genero,
Greg, che è diventato padre di due bellissimi gemelli, Samantha e
Henry.
Leggi tutto Purtroppo però la
situazione finanziaria della famiglia Fotter non è delle migliori,
soprattutto mancano i soldi per poter iscrivere i gemelli nel più
prestigioso asilo della città. Così Greg si lascia
coinvolgere dall’affascinante quanto svitata rappresentante
farmaceutica, Andi Garcia, in un affare che riguarda il farmaco
Sustengo, un viagra utilizzabile anche da soggetti cardiopatici.
Sospettoso come sempre e convinto di un possibile tradimento di
Greg con la bella Andi, Jack inizia ad attuare tutte le sue ormai
famose tattiche per smascherare il genero. Tutto degenera poi
durante il compleanno dei due gemelli, quando si riunisce tutta la
famiglia…riuscirà Greg a dimostrare la sua innocenza e a rimane
dentro il cerchio della fiducia?
Paul Weitz dirige questo terzo
capitolo che vede come protagoniste due famiglie molto eccentriche
e un grande cast. Oltre alle grandi star dei primi due film (Robert
De Niro, Dustin Hoffman, Ben Stiller, Owen Wilson, Barbara
Streisand, Blythe Danne e Teri Polo) troviamo nuovi sorprendenti
attori: Jessica Alba, Harvey Keitel e Laura
Dern. Insomma un film tutto da ridere ricco di gag e situazioni
molto imbarazzanti.
Skyline: Jarrod insieme alla
compagna incinta Elaine, sono stati invitati a Los Angeles per
festeggiare il compleanno di Terry, migliore amico di Jarrod. Il
mattino dopo i festeggiamenti Jarrod, Elaine, Terry e Candice,
fidanzata di Terry, hanno un risveglio brusco e scioccante. Delle
luci azzurre provengono dal cielo….sono raggi luminosi appartenti a
delle navicelle spaziali extraterrestri. Con queste luci azzurre
gli alieni colpiscono gli umani che vengono attirati fuori dai
palazzi, mutati fisicamente ed attirati dentro una grande
navicella. I quattro impauriti e sconvolti dovranno lottare con
tutte le loro forze contro questi alieni per cercare di
sopravvivere.
Colin e Greg Struse ci presentano
questo nuovo film su una possibile invasione aliena con al centro
la storia di quattro ragazzi che non hanno la minima idea di cosa
fare. Di certo non paragonabile a “La guerra dei mondi” di Steven Spielberg né per la sceneggiatura né
tantomeno per il cast, di sicuro però sorprendono gli effetti
speciali che sono senza dubbio eccezionali.
La versione di Barney: Barney Panofsky è un vecchio produttore
canadese di soap opere di bassa qualità, ebreo, amante dell’alcol,
delle donne e del fumo, un po’ scontroso e molto irriverente. Dopo
essere stato accusato di omicidio e di varie altri incresciosi
fatti, Barney decide di scrivere un libro dove ripercorre la sua
intera vita…
Diretto da Richard J. Lewis, “La
versione di Barney” è un film tratto dall’omonimo romanzo di
Mordecai Richler, dove l’autore racconta se stesso e la sua
esperienza di vita. A risaltare nel film sono gli attori
principali: Paul Giamatti nei panni di Barney; Dustin Hoffman nei
panni di Izzy, padre di Barney; ed infine Rosamund Pike nei panni
di Miriam, moglie di Barney. Una storia umana commovente ma anche
divertente.
Kill me please: in un paesino
montano del Belgio, in mezzo alla neve, immersa nel silenzio si
trova una clinica molto particolare…qui i pazienti vengono aiutati
a morire. Il dottor Kruger, grazie ad un contributo governativo, è
il primario di questa strana clinica dove si pratica il suicidio
assistito e si esaudiscono gli ultimi desideri dei pazienti. A
stravolgere le normali attività del dottore arriva un gruppo di
strani pazienti: un comico malato di cancro, una cantante lirica
trans che ha perso la voce, una ragazza con manie autolesioniste,
un uomo che ha perso tutto ciò che aveva al gioco d’azzardo e un
ricco lussemburghese. Ognuno vuole togliersi la vita ed ognuno
esprime il suo ultimo desiderio al dottor Kruser…ma un gruppo di
attivisti armati si oppone alla clinica…
Olias Barco ci presenta questo film tutto in bianco e nero dove è
trattato un tema molto delicato (l’eutanasia) con tono comico. Una
commedia noir dove dialoghi sulla necrofilia, sulla volontà di
morire e su chi lo deve fare per primo strappano qualche sorriso…e
pensare che in alcuni paesi come la Svizzera esistono cliniche del
genere!
Un giorno della vita: è il 1964 e
in un paesino della Basilicata vive Salvatore, un ragazzo dodicenne
con la passione per il cinema. Salvatore ama talmente tanto la
cinematografia che quando può prende la bici e si reca al cinema
del paese vicino insieme ai suoi amici, Alessio e Caterina.
Purtroppo però suo padre, Carlo, un comunista convinto, non
appoggia il sogno del figlio, anzi lo schernisce. Ma Salvatore non
si demoralizza e decide di comprarsi un proiettore tutto suo per
vedere i film che più gli piacciono. C’è solo un problema: i soldi.
Non sapendo dove prenderli, Salvatore decide di rubare, dalla cassa
della locale sezione del Partito Comunista, i soldi che sarebbero
serviti ai militanti per andare ai funerali di Togliatti a Roma.
Comprato il proiettore, Salvatore decide di farsi aiutare dal prete
del paese ad allestire una sala proiezioni…molte persone
affluiscono nel piccolo cinema, ma Salvatore non è contento, si
sente in colpa per il furto e decide di confessare tutto al padre.
Carlo, infuriato, lo punisce severamente…lo manda infatti al
riformatorio!
Giuseppe Papasso ci mostra un
Italia e soprattutto un Sud Italia dove anche nei piccoli paesini
la lotta politica e terrena si contrappone ai sogni di un ragazzino
che guarda al mondo attraverso i film. Una storia leggera certo ma
ben interpetata dall’ottimo cast che vede tra gli altri il bravo
Alessanrdo Haber e la bella Maria Grazia Cucinotta.
L’orso Yoghi: come sempre l’orso
Yoghi, affiancato dal suo fedele amico Bubu, si diverte a rubare i
cestini da picnic dei visitatori del parco Jellystone e, come
sempre, a cercare di fermarlo c’è il Ranger Smith….così accade
tutti i giorni, così passa le giornate il simpatico orso bruno.
Purtroppo però le cose stanno per cambiare. Dal momento che il
parco sta subendo delle perdite finanziarie e il sindaco Brown
vuole finanziare la sua campagna elettorale….Jellystone sta per
essere venduto a dei commercianti di legname. Niente più gite
immersi nella natura per le famiglie, niente più picnic e
soprattutto niente più cestini per Yoghi. Come fare per evitare
tutto questo? Yoghi e Bubu decidono di unire le loro forze con il
Ranger Smith e la documentarista Rachel Johnson, invaghita di
Smith, per evitare la chiusura del parco!
Diretto da Eric Brevig e interpretato da T.J.Miller, Anna Faris,
Tom Cavanagh e Andrew Daly, arriva sul grande schermo l’orso
inventato da Hanna e Barbera. L’orso Yoghi e compagni strapperanno
molte risate agli spettatori più piccoli cacciandosi nei guai e
dando vita a mille gag!
Dopo aver girato in lungo e in
largo per Roma arriva il teaser trailer del terzo capitolo della
saga targata Veronesi: Manuale D’amore 3. Ricchia di un cast che
comprende Robert De Niro, Carlo verdone, Monica Bellucci, Michele
Placido, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e moltri altri..Ecco il
trailer:
Christopher Nolan è sempre più impegnato
nella ricerca di un’attrice per il ruolo da protagonista: tra le
più probabili candidate si sono fatti i nomi di Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica
Biel.
Dopo la conferma che nel cast di
The Dark Knight Rises ci
sarà Tom Hardy ma non Natalie Portman, negli ultimissimi
giorni si sono sisseguite alcune indiscrezioni riguardanti altri
nomin di donna che ambiscono al ruolo femminile in questo terzo ed
ultimo capitolo firmato Nolan: Kate Mara e Charlotte Riley, oltre
alle già nominate Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica Biel.
Quasi fuori gioco invece Gemma Arterton, che è stata ingaggiata per
il prossimo Hansel and Gretel: Witch Hunters e potrebbe quindi
avere problemi.
A quanto pare i ruoli femminili nel prossimo Batman saranno due,
uno di villain e uno dedicato ad una possibile love story. Uno dei
due dovrebbe essere quello di Talia, figlia di quel Ra’s al Ghul
che in Batman Begins era interpretato da Liam Neeson. Le riprese di
The Dark Knight Rises cominceranno il prossimo maggio, per uscire
poi in sala il 20 luglio del 2012.
Christopher Nolan è sempre più impegnato
nella ricerca di un’attrice per il ruolo da protagonista: tra le
più probabili candidate si sono fatti i nomi di Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica
Biel.
Dopo la conferma che nel cast di
The Dark Knight Rises ci
sarà Tom Hardy ma non Natalie Portman, negli ultimissimi
giorni si sono sisseguite alcune indiscrezioni riguardanti altri
nomin di donna che ambiscono al ruolo femminile in questo terzo ed
ultimo capitolo firmato Nolan: Kate Mara e Charlotte Riley, oltre
alle già nominate Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica Biel.
Quasi fuori gioco invece Gemma Arterton, che è stata ingaggiata per
il prossimo Hansel and Gretel: Witch Hunters e potrebbe quindi
avere problemi.
A quanto pare i ruoli femminili nel prossimo Batman saranno due,
uno di villain e uno dedicato ad una possibile love story. Uno dei
due dovrebbe essere quello di Talia, figlia di quel Ra’s al Ghul
che in Batman Begins era interpretato da Liam Neeson. Le riprese di
The Dark Knight Rises cominceranno il prossimo maggio, per uscire
poi in sala il 20 luglio del 2012.
Per tutto le notizie vi segnaliamo
lo speciale sul film: The Dark Knight Rises
Finalmente quelli della MGM ci
danno un taglio allo stallo inevitabile per gli problemi produttivi
legati alla sua crisi finanziara e finalmente arriva la notizia che
il 23° film dedicato all’agente segreto più famoso del cinema
verrà realizzato.
A dirigerlo sarà il premio Oscar
Sam Mendes (American Beauty, Revolutionary Road, American Life), Ad
annunciare il film sono stati Barbara Broccoli e Michael G. Wilson,
i quali hanno anche fissato l’inizio riprese entro il 2011 e la
data d’uscita il 9 novembre del 2012. La sceneggiatura del film
sarà scritta Neal Purvis, John Logan e Robert Wade, ed in qualche
modo dovrebbe concludere l’ideale trilogia che vede protagonista
Daniel Craig.
Dopo il corto che ha segnato
l’esordio dietro la macchina da presa di Valeria Golino, il pastificio Garofalo
continua la sua attività da produttore di cortometraggi e dopo aver
segnato l’esordio alla regia di Valeria Golino ha dato il via al
secondo capitolo del progetto Garofalo firma il cinema.
Questa volta a girare il
cortometraggio è un regista di fama internazionale e rinomato
talento come Terry Gilliam.
Il corto s’intitola The Wholly
Family, e fa parte del cast anche Cristinana Capotondi e la vede
protagonista di una storia che racconta la storida di una
coppia americana con un figlio di dieci anni. Nel cast del film,
che si sta girando in questi giorni, ci sono anche Douglas Dean,
Nicolas Connolly e Sergio Solli. La fotografia è firmata da Nicola
Pecorini e i costumi da Gabriella Pescucci.
La versione di
Barney diretto da Richard J. Lewis e
magistralmente interpretato da Paul Giamatti ripercorre quattro decenni della
vita di Barney Panofsky, seguendo l’andamento altalenante della sua
carriera e della sua vita sentimentale, divisa in tre matrimoni,
due figli e un solo grande amore, Miriam.
La versione di
Barney si basa sull’omonimo e ultimo romanzo di Mordecai
Richler, scrittore simbolo del Canada e morto nel 2001 senza avere
la possibilità di ultimare la stesura della sceneggiatura tratta
dal suo libro alla quale lavorava. Probabilmente se il film fosse
stato da Richler sarebbe risultato migliore, o semplicemente
diverso, ma parlando del film che è e non di quello che sarebbe
potuto essere non si può prescindere dal confronto con un romanzo
che racconta con arguzia e profondità la versione del protagonista
in merito alla sua vita, ai suoi amori, alla sua carriera e ad un
presunto delitto che sulla carta risulta il centro del racconto, ma
che su pellicola diventa solo una parte di un ritratto più ampio,
forse dispersivo.
Il risultato è un film sicuramente
ben confezionato che si dilunga forse eccessivamente ma che si
lascia guardare solo grazie alla bravura del protagonista, un
Paul Giamatti che si conferma non solo
caratterista, ma grande interprete dei tic e dei difetti dell’uomo
moderno. Il suo Barney è esattamente l’uomo di cui ha scritto
Richler, spigoloso e allo stesso tempo generoso, controverso nel
suo racconto soprattutto quando si tratta di se stesso. Seguiamo
Barney nei ghirigori della sua mente mentre (ci) racconta la storia
della sua vita: solo alla fine scopriremo con lui il significato di
questa particolare struttura affastellata che ci accompagna
dall’inizio della sua vita da bohemien a Roma, fino alla fine, dove
Giamatti da il meglio di sé, senza mai
eccedere nel patetico o nel tragico, ma mantenendo la coerenza che
caratterizza il suo personaggio.
Ma un buon film non può basarsi
solo sulla potenza di un attore, almeno non un film in cui i
personaggi di contorno sono così importanti: a partire dallo
splendido Dustin Hoffman, che interpreta il padre di
Barney, irriverente più del figlio, ma come lui ancorato a
quell’idea di amore romantico che dura per la vita; poi c’è
Rosamund Pike, la splendida Miriam, unica donna che
Barney abbia mai amato, bella ed elegante, superiore a lui per
personalità e spirito eppure innamorata i lui anche quando deciderà
di prendere altre strade. Ma non dimentichiamo la bravissima Minnie
Driver, nel ruolo della Signora P., seconda moglie di Barney, ricca
e chiacchierona, sarà grazie a lei che Barney incontra Miriam.
La versione di
Barney molto amato dai realizzatori, potrebbe far
innamorare molti spettatori, e in effetti ha messo d’accordo
persino i fan più accaniti di Richler. Questo però non distoglie
l’attenzione da una lunghezza un po’ eccessiva, che potrebbe
distrarre ma che forse era necessaria per portare sulla schermo
questa particolare storia d’amore di un uomo per se stesso.
La versione di Barney nasce da una coproduzione
tra Canada e Italia, dove l’opera di Mordecai Richler è sempre
stata molto apprezzata.
Arriva al cinema Vi
presento i Nostri, terzo capitolo per una della
famiglie più conosciute degli ultimi anni al cinema. Ritornano dopo
il sequel “Mi presenti i tuoi?” del fortunatissimo “Ti presento i
miei”, e dal titolo fanno già intendere che hanno l’ambizione di
dare continuità alla fortunata serie con questo: Vi presento i
Nostri.
In questo ultimo episodio
Vi presento i Nostri, ritroviamo Jack Byrnes
(bravissimo Robert De
niro) e Greg Focker (altrettanto bravo Ben Stiller) in un nuovo e tutto sommato
simpatico duetto, alle prese però con problemi di relazione
coniugale dopo l’arrivo dei piccoli due gemelli, oltre che ai
problemi di salute del ex Agente CIA Jack Byrnes. Il film racconta
le vicissitudini di una famiglia in crescita, rispettando i difetti
oramai abitudinari di un Nonno troppo premuroso e ficcanaso e di un
padre sotto pressione di fronte al suocero con il fiato sul collo.
In più a fare da contorno c’è ormai l’età che incombe sul
povero De Niro, e spaventato da ciò mette alla prova Greg con
l’intento di assegnarli dopo un test finale il titolo di futuro
Patriarca della famiglia. Il film con pochissime difficoltà supera
i primi venti minuti che fanno da intro agevolmente dando prova di
uno spigliato senso dell’umorismo.
La regia di Paul
Weitz, avvezzo al genere riesce a mantenere equilibrato un
ritmo non troppo calzante che discretamente amalgama il tutto
seppur mantenendo sempre qualche riserva. Tuttavia, il film non
riesce ad eguagliare le vette di comicità del primo capitolo,
ingabbiato forse nei continui e forse ormai spremuti caratteri dei
personaggi. Forse il limite più grande per questa commedia è
proprio quello di non dire altro di nuovo se non ripetere gli
stessi tratti dei due precedenti film, forse un tantino meno
pomposi ed esagerati della seconda puntata. Le novità sono poche e
troppo marginali per poter dire la loro: come il personaggio di
Jessica Alba, o quello di
Laura Dern.
Anche la sceneggiatura sembra
ingabbiata in questi caratteri, anche se in alcuni frangenti ci
sono delle gag davvero divertenti come la scena di combattimento
fra Jack e Greg, che fa il verso a Lo squalo con tanto di effetto
vertigo sul volto di un Stiller spaventato dal De Niro in versione
pescecane immerso in una piscina di palline gommose. Alla fine ci
ritroviamo solo con i nonni, i figli e i nipoti. Ma tutto sommato,
il film è molto piacevole e godibile, aiutato da un cast davvero
eccezionale che da quel tocco in più alla vicenda e ne fa
assaporare il gusto. Piacevoli anche
Owen Wilson, Laura
Dern e
Jessica Alba. Quest’ultima nelle simpatiche vesti di
una rappresentante farmaceutica che affascinerà il povero Greg e
che di sicuro strapperà più di una risata alla platea.
Andy Serkis
tornerà ufficialmente nel ruolo di Gollum nello Hobbit di Peter
Jackson, sebbene la sua partecipazione al progetto fosse da tempo
caldeggiata e incoraggiata dalla volontà stessa dell’attore, oggi
la notizia è ufficiale a seguito della firma del contratto, per cui
Serkis si unirà a Ian McKellen e Hugo
Weaving, che come lui torneranno ne Lo Hobbit.
Ma anche Ian McKellen ha firmato il
contratto per tornare nel ruolo di Gandalf; inoltre, pare che
Jackson voglia circondarsi del maggior numero possibile di
componenti del cast de Il Signore degli Anelli, storia permettendo,
poichè dopo le voci circolate sul ritorno di Elijah Wood nel ruolo
di Frodo, si dice che il regista voglia ancora con sè il Saruman di
Christopher Lee, e Ian Holm nel ruolo di un anziano Bilbo
Baggins.
Machete arriverà il 21 aprile in
Italia, stando a quello che dice il distributore Lucky Red. Saranno
sicuramente possibili spostamenti o slittamenti di data, ma
l’importante è che l’atteso film, nato di un finto trailer del
Grindhouse di Rodriguez/Tarantino esca anche nel nostro Paese.
Ian McKellen nel ruolo di
Magneto in X-Men: Conflitto finale (20th Century Fox)
Andy Serkis
tornerà ufficialmente nel ruolo di Gollum nello Hobbit di Peter
Jackson, sebbene la sua partecipazione al progetto fosse da tempo
caldeggiata e incoraggiata dalla volontà stessa dell’attore, oggi
la notizia è ufficiale a seguito della firma del contratto, per cui
Serkis si unirà a Ian McKellen e Hugo
Weaving, che come lui torneranno ne Lo Hobbit.
Ma anche Ian McKellen ha firmato il
contratto per tornare nel ruolo di Gandalf; inoltre, pare che
Jackson voglia circondarsi del maggior numero possibile di
componenti del cast de Il Signore degli Anelli, storia permettendo,
poichè dopo le voci circolate sul ritorno di Elijah Wood nel ruolo
di Frodo, si dice che il regista voglia ancora con sè il Saruman di
Christopher Lee, e Ian Holm nel ruolo di un anziano Bilbo
Baggins.
Durante la promozione de Il Calabrone Verde, il produttore Neal
Moritz si è lasciato sfuggire che il protagonista del prossimo
remake di Atto di Forza sarà Colin Farrell. La notizia è quindi
ufficiale.
Le tanto attese nomination dei
premi della Directors Guild of America sono state finalmente
annunciate. I premi di categoria dei registi di Hollywood vedono
nominare tra gli altri Christopher Nolan, David Fincher e Darren
Aronofsky.
I premi della categoria dei registi
di Hollywood, è tra le manifestazioni più credibili per anticipare
l’Academy per le nomination agli Oscar tra due settimane.
Ecco i nominati:
* Darren Aronofsky, Black Swan
* David Fincher, The Social Network
* Tom Hooper, The King’s Speech
* Christopher Nolan, Inception
* David O. Russell, The Fighter
Il premio verrà assegnato durante il 63esimo Annual DGA Awards
Dinner sabato 29 gennaio. Da notare l’assenza dei Coen e questo a
noi non dispiace granché.
Passate le feste, l’ultima fatica
dei fratelli Coen, True Grit, sale finalmente in
vetta alla classifica dei film più visti della settimana negli
Stati Uniti. Scalza così il vincitore delle vacanze, Little
Fockers, che comunque resta agganciato alla seconda
posizione.
Una delle nuove uscite, il nuovo
film con Nicolas Cage, Season of the
witch, arriva direttamente in terza posizione, a
dimostrazione del fatto che sebbene per alcuni critici il film sia
un involontario omaggio a Monty Python and the Holy
Grail, il pubblico ama passare due ore insieme al
rampollo della famiglia Coppola ormai collaudato in ruoli di questo
genere. Il suo incasso della scorsa settimana è di quasi 11 milioni
di dollari. TRON: Legacy, l’altro film che aveva
dominato il botteghino delle feste, scivola in quarta
posizione, raggiungendo però un incasso lordo di 148 milioni di
dollari. Il film di Darren Aronofsky, Black Swan
scala lentamente la classifica, e questa settimana si
guadagna il quinto posto, dopo più di quattro settimane di uscita e
calcolando che, nella prima settimana di uscita, il film era stato
distribuito in pochissime sale.
Country strong, il
film di Shana Feste in cui Gwyneth Paltrow interpreta una stella
del country la cui carriera è minata dall’abuso di alcol, si ferma
in sesta posizione con 7 milioni di dollari di incasso, The
fighter, uno dei possibili protagonisti dei prossimi
Golden Globes con Mark Whalberg e Christian Bale, rimane saldo nella parte bassa
della classifica, seguito dall’altrettanto favorito ai premi
The King’s Speech, in cui Colin Firth interpreta
il balbuziente Re Giorgio VI. A chiudere la classifica sono due
film animati: Yogi Bear è infatti in nona
posizione, seguito da Rapunzel, che dopo un mese e
mezzo e 176 milioni di dollari di incasso, si appresta ad
abbandonare la classifica.
Tra le uscite della prossima
settimana, sono da segnalare: l’attesissimo Green
Hornet, ennesima trasposizione di un superoe da fumetto in
film con due peculiarità; alla regia c’è Michel Gondy mentre il
protagonista è interpretato dal normalmente comico Seth
Rogen. Gondry se la vedrà con Ron Howard, che dirige Vince
Vaughn nella commedia The Dilemma e con la
trasposizione per il cinema di Barney’s Version,
il romanzo bestseller di Mordecai Richler che conta nel cast Paul
Giamatti nel ruolo di Barney con una spalla d’eccezione, Dustin
Hoffman. Vedremo che responso darà il pubblico.
Stardust è il
film fantasy del 2007 diretto da Matthew Vaughn e con protagonisti nel
cast Charlie Cox, Ben Barnes, Claire Danes, Michelle
Pfeiffer, Robert de Niro, Rupert Everett, Mark Strong, Sienna
Miller e Peter O’Toole.
La trama di Stardust
In Stardust poco
lontano da un villaggio agreste dell’Inghilterra vittoriana c’è un
muro che separa il mondo reale da Stormhold, città fantastica.
Tristan vive nel villaggio, ma è figlio di una fanciulla di
Stormhold e di un uomo mortale: un giorno decide di attraversare il
muro per donare alla volubile Victoria, la ragazza di cui è
innamorato, una stella caduta. Non immagina che si troverà di
fronte Yvaine, la stella diventata nel mondo incantato una donna, e
che con lei precipiterà in mezzo ad incredibili avventure, tra
streghe in cerca dell’eterna giovinezza, pirati dell’aria con il
vizio del travestimento, eredi al trono in lotta tra di loro,
metamorfosi, che lo cambieranno e non poco.
Stardust Analisi
Stardust, tratto
dall’omonimo romanzo illustrato di Neil Gaiman e
Charles Vess, uscito non in sordina ma in tono
minore rispetto ai blockbuster Il signore degli anelli e la saga di Harry
Potter, Stardust rappresenta un ottimo esempio di
fantasy che coniuga fiaba, ironia, effetti speciali, emozione,
senza che nessun elemento prevalga, ma con un perfetto amalgamarsi
di tutto per un risultato finale notevole.
Partendo dal topos del viaggio
iniziatico per la conquista della donna amata, come facevano gli
antichi cavalieri (ma Tristan all’inizio è un ragazzo modesto,
anche se non mancheranno i colpi di scena), e mescolandolo con
intrighi shakespeariani per la successione al trono, con streghe
perfide da fiaba classica, con suggestioni steam punk e dialoghi da
commedia brillante, Stardust è un film raffinato e
non solo commerciale, che piace ai ragazzi (affrontando anche temi
coraggiosi ed insoliti per il genere, quali il travestitismo,
l’omosessualità e la vivisezione sugli animali) ma che ha le carte
in regola per essere amato anche da un pubblico più grande, non
perdendosi dietro ai troppi effetti speciali, impeccabili comunque
a valorizzare un’ambientazione tra i panorami mozzafiato di Islanda
e Scozia e interni in stile fiaba vittoriana.
Charlie Cox,
figlio nella finzione di Ben Barnes di nuovo eroe
fantasy come Caspian nella saga di Narnia, è un buon eroe in cerca
di se stesso, deliziosa la Yvaine pimpante e anticonformista di
Claire Danes, ma i mattatori della storia sono
Michelle Pfeiffer, splendida e perfida nel ruolo di strega in cerca
dell’eterna giovinezza, sulla falsariga delle varie Crimilde e
Malefica, e Robert De Niro, pirata con la passione
per i travestimenti e la cultura inglese che non a caso si chiama
Capitan Shakespeare, e che solca i cieli su una nave che sembra
uscita dai film di Miyazaki. Da segnalare anche i
camei di Peter O’Toole, re in punto di morte con
problemi di successione, e di Rupert Everett,
erede al trono afflitto da una prematura dipartita, senza
dimenticare il villain dell’ottimo caratteristica Mark
Strong.
La rilettura di
Neil Gaiman delle fiabe classiche, più ancora che
del fantasy, ricordando che facevano paura ed erano rivolte agli
adulti, rivive ottimamente in un film, che racconta una fiaba
eterna, che trascina in un’avventura, che parla di Bene e di Male,
di amore e di ricerca di sé. Una storia eterna e moderna, capace di
essere valida trasposta anche in altri mezzi rispetto a come era
nata, e questo è di per sé già molto interessante, oltre che non
sempre scontato. In attesa di possibili adattamenti, si spera di
questo livello, delle altre opere di Neil Gaiman,
come le saghe fumettistiche The Book of Magic e
Sandman.
Il
Labirinto del Fauno è il film del 2006 diretto
da Guillermo del Toro e con
protagonisti Ivana Baquero, Doug Jones, Sergi Lopez,
Maribel Verdu e Alex Angulo.
Il Labirinto del
Fauno trama
Spagna 1944:
Francisco Franco ha ormai vinto con le sue truppe la guerra civile,
scatenando repressioni e persecuzioni. La piccola Ofelia va a
vivere con la mamma incinta e il patrigno, lo spietato capitano
Vidal, in un avamposto sulle montagne dove permangono ancora dei
nuclei di partigiani. Mentre intorno a lei si scatenano violenze e
morti, Ofelia entra in contatto con un mondo fantastico, in cui un
fauno le rivela che lei è la principessa perduta di un regno
sotterraneo e che, per diventarlo, dovrà superare alcune prove
particolarmente dure. Ofelia non si perde d’animo, mentre il mondo
reale intorno a lei, precipita, fino al sacrificio finale.
Analisi – Il Labirinto del
Fauno
Lontano da Hollywood e dalle sue
regole e affidandosi come cast e staff, salvo che per l’ottimo
caratterista Doug Jones, a professionisti
spagnoli, bravi ma al momento decisamente poco noti,
Guillermo del Toro costruisce una fiaba nera e
struggente, con parecchie suggestioni, a cominciare dal tema
ricorrente ma qui riletto in maniera abbastanza originale delle
prove da superare per conquistare qualcosa, qui un regno perduto
che è metafora di altro, della felicità scomparsa, dell’innocenza,
dell’assenza del male.
Scegliendo di ambientare la vicenda
sul fondo di un’epoca con cui la Spagna non ha ancora fatto tutti i
conti, in una guerra dove andarono a combattere contro Franco molti
degli esponenti della meglio gioventù dell’epoca non solo iberica,
Guillermo del Toro compie un’operazione
coraggiosa, non nascondendo nulla della realtà di violenze e
repressioni dell’epoca, contraltare al mondo magico di Ofelia,
tanto che il film è giustamente vietato ai minori di 14 anni, e non
solo appunto perché recupera l’aspetto orrorifico e spaventoso
delle fiabe tradizionali, troppo spesso sacrificato in nome del
politically correct, ma perché mette in scena anche orrori di cui
si parla meno ma che sono successi, distruggendo le speranze e le
vite di più di una generazione.
Ofelia, dolce e tragica novella
Alice in un paese delle meraviglie, porta gli
spettatori in un mondo reale e fantastico, dove agli scenari
naturali delle montagne spagnole, più nordiche e meno mediterranee,
fanno da contraltare suggestioni fantastiche prese dalle tavole del
disegnatore vittoriano Arthur
Rackham, ma che rievocano anche, in una delle sequenze
più terrificanti e riuscite, la pittura di Francisco Goya.
Coraggiosa anche
la scelta di Guillermo Del Toro di dare un finale
decisamente traumatico e non necessariamente lieto alla vicenda,
anche se dipende tutto in fondo dal punto di vista. Una fiaba per
adulti di varie età, che esalta la fantasia, ma anche la lotta
contro ogni forma di sopraffazione, l’amore per i più deboli, il
valore della memoria: e nella scena finale, come non pensare a
tutte le altre piccole Ofelia che ci sono al mondo, in cerca di un
universo di fantasia per evadere da realtà di violenza e
guerra.
Tanti strati di lettura, da quello
dell’avventura fantastica a quello fiabesco a quello politico e
militante, per un film, Il Labirinto del Fauno,
che non lascia comunque indifferenti e che dimostra quanto si possa
realizzare dell’ottimo cinema di genere lontano dalle major e
puntando innanzitutto sui contenuti.
Enrico Melozzi è un
compositore di colonne sonore, ma anche un musicista con un gruppo
e uno studio di registrazione, in cui realizza prevalentemente
musica elettronica.
Ha realizzato le colonne
sonore di diversi film e documentari tra cui Fratelli d’Italia di
Claudio Giovannesi, il cortometraggio di Adriano Giannini Il Gioco
e L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, grazie al quale ha
recentemente vinto un premio al festival di Sulmona.
Come sei arrivato a
realizzare colonne sonore?
Sono partito dalla mia
piccola Teramo 9 anni fa, e già da piccolino sognavo di diventare
un compositore di colonne sonore. Era un mondo che mi affascinava
tantissimo, ed ero un fan scatenato di Ennio Morricone e Bernard
Herrmann. Ed effettivamente ancora oggi il cinema per un
compositore è il luogo ideale dove sperimentare e arrivare
contemporaneamente al grande pubblico. E’ uno dei mezzi
culturalmente più evoluti. E’ divertente concepire la musica anche
sfruttando i mezzi tecnologici che la sala cinema ti mette a
disposizione. Come ad esempio il surround. Scrivere una musica
sapendo che il suono verrà dalle spalle dell’ascoltatore ti cambia
un po’ la prospettiva! Poi ho iniziato lentamente lo studio di
questa materia frequentando i corsi di Morricone e Franco
Piersanti. La cosa mi piaceva tantissimo e un giorno ho incontrato
Marco Chiarini, anche lui teramano, e mi propose di comporre la
musica per un suo corto in pellicola (Lo spazzolino da denti,
2001). Accettai immediatamente,e grazie a lui sono entrato in
contatto con il Centro Sperimentale, dove registravamo insieme al
grande Federico Savina (fonico di Nino Rota, Mina, etc). Ancora
frequento il Centro, la sento un po’ come un posto di famiglia.
Sono passati 9 anni dal mio primo lavoro, ne sono seguiti tanti
altri. Il sogno si è fatto realtà.
Quanto é diverso dallo
scrivere la propria musica?
Comporre per il cinema e
comporre cose “proprie” può essere radicalmente diverso ma anche la
stessa cosa.
Il mio desiderio è quello di
servire sempre il film cercando sempre di scrivere un pezzo che
possa funzionare anche separato dall’immagine per cui è stato
composto. In questo modo c’è la fusione delle arti, e così un film
è davvero di qualità. E’ molto triste scrivere musica “di
commento”, di “sottofondo”…preferisco allora scrivere musica da
ascensori o roba finta elettronica o Electro-Ikea.
Hai
realizzato le musiche per Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi e
L’ Uomo fiammifero di Marco Chiarini, con il quale hai recentemente
vinto un premio al festival di Sulmona. Sono due tipi di film molto
diversi tra loro: il film di Giovannesi ha un approccio
documentario con una realtá variegata e dura come quella della
periferia romana, il film di Chiarini é una
favola.
Come ti
sei posto nella realizzazione delle musiche? Hai letto i soggetti o
le sceneggiature cercando di creare dei temi
musicali?
Claudio Giovannesi è anche
musicista oltre che regista, e abbiamo firmato insieme la musica
del suo primo film, La Casa Sulle Nuvole, mentre nel suo secondo
Fratelli d’Italia, ho avuto più la funzione di arrangiatore e
direttore musicale, firmando anche un paio di brani. Quindi
Giovannesi, che si affida a me per la realizzazione delle sue
musiche in uno scambio interessantissimo di idee musicali, è
padrone della parte musicale, la domina.
Con lui il lavoro è più
facile apparentemente, perchè sappiamo già perfettamente quando
inizia una musica e quando finisce, il carattere il sapore e lo
stile. Il difficile sta nel realizzare poi il prodotto
perfettamente come lo pensa lui. E lì ci vuole olio di
gomito!
Con Chiarini invece , come
con tutti gli altri, che non sono musicisti, il discorso è più
complesso nella comunicazione tecnica, anche se dopo anni di
esperienza ho imparato il vocabolario dei registi. Non si sa di
preciso dove entra una musica, dove finisce…ma questo rende il
gioco interessante. Io sono convinto che la musica è già nel film
che sto lavorando. Si deve lavorare come uno scultore, il suono,
scavando dentro come la pietra, e liberare la musica già impressa
nel film da tutto il resto che la copre e la imprigiona. E non si
può prescindere dall’immagine. Una sceneggiatura ti dice il sapore
generale, ma l’organico musicale e il suono, aldilà dei suoi
contenuti armonici e melodici, lo stabilisce solo il peso della
fotografia e la potenza della scena. Un altro regista con cui mi
diverto moltissimo è Adriano Giannini. Con il suo “Gioco” abbiamo
vinto il Nastro D’Argento e il Grifone D’Argento a Giffoni.
Un’esperienza unica!
“Il saltarello piú veloce del
mondo” come ti é venuta l’idea?
Per la musica dell’Uomo
Fiammifero si è reso indispensabile l’uso dell’organetto diatonico,
che rappresenta il folklore abruzzese. Argomento a cui sia io che
Chiarini siamo molto legati. La mia collaborazione con il
pluricampione del mondo di organetto, Danilo Di Paolonicola, un
talento esplosivo, mi ha fatto scattare questa idea. Ho pensato:
visto che Danilo è davvero il più bravo del mondo…facciamo un
record! Lo costrinsi a suonare così veloce che lui stesso che ha
girato il mondo col suo organetto (e parla molto poco) mi ha detto:
questo effettivamente così veloce non l’ho mai sentito! Da lì “il
saltarello più veloce del mondo”, e sfido chiunque…dico chiunque a
suonare tutte quelle note in meno tempo di Danilo! E sanza
sbagliare un colpo!
I tuoi progetti
futuri?
Sto componendo un balletto
classico sul tema di Pinocchio, per la compagnia di ballo
australiana WAB, con la coreografia di Ivan Cavallari e le scene di
Edoardo Sanchi. Cercavano un compositore italiano per una
fiaba…hanno visto l’Uomo Fiammifero…e il resto è venuto da
sè.
Stratosferico Checco Zalone, che con il suo Che
bella giornata espugna l’imbattibile, ovvero
Avatar, conquistando una cifra record ed entrando nella
storia del cinema italiano con il miglior primo weekend di sempre.
Ottima partenza per il nuovo Clint Eastwood, con
Hereafter al secondo posto.
E’ davvero una bella giornata per
Checco Zalone, e se ne attendono ancora di più belle. Perché in un
sola settimana il comico barese è entrato nella storia del cinema
italiano con risultati da capogiro.
E pensare che un anno fa
Avatar si apprestava a uscire nel nostro Paese stracciando
tutti i record al botteghino italiano (e non solo)… Ebbene, il 2011
è iniziato col botto per il cinema nostrano.
Checco Zalone strappa a James Cameron il migliore primo weekend di
sempre, con un risultato eclatante e inaspettato. Era impresa ardua
prevedere che i 12,9 milioni di euro del primo weekend di
Avatar potessero essere surclassati, per di più da una
pellicola italiana. Che bella giornata
riesce nell’inimmaginabile impresa, raccogliendo la bellezza di
18,6 milioni di euro nei primi cinque giorni di programmazione e
portando al cinema ben 2 milioni e mezzo di spettatori nel suo
primo weekend. E il tutto, ovviamente, senza sovrapprezzo del
biglietto, cosa che invece è avvenuta con
Avatar, distribuito l’anno scorso in
innumerevoli copie 3D.
Il risultato è egualmente strepitoso considerando i tre
giorni: 11,8 contro 9,6 milioni.
E se pensiamo al passaparola, che di certo sarà positivo, ci
possiamo sbilanciare e azzardare il totale che la
commedia con Checco Zalone otterrà a fine corsa: almeno
45 milioni di euro, cosa che gli consentirebbe di diventare il film
italiano di maggiore successo nel nostro Paese, strappando il
primato a La vita è bella (31 milioni).
Ottimo esordio per
Hereafter, con 3,2 milioni raccolti
da mercoledì a domenica: un risultato eccellente per
il nuovo film di Clint Eastwood, infaticabile regista molto
apprezzato anche in Italia.
La banda dei Babbi
Natale regge ottimamente, scendendo in terza
posizione e raccogliendo 1,4 milioni. Con un totale di 20,4 milioni
è la pellicola di Aldo, Giovanni e Giacomo ad aggiudicarsi
(inaspettatamente, a giudicare dalle premesse) il titolo di film
delle feste, alla faccia del cinepanettone Natale in
Sudafrica, che invece precipita in settima posizione
con 543,000 euro, per un totale di 18,4 milioni.
Tron
Legacy regge al quarto posto con 1 milione, in
un weekend non particolarmente brillante nonostante le copie in 3D.
Ciò dipende anche dai diversi spettacoli cancellati per dare spazio
a Checco Zalone, facendo fronte al tutto esaurito generato dalla
commedia nostrana.
Dopo due settimane, Tron Legacy arriva dunque a 5 milioni
complessivi.
The
Tourist scende in quinta posizione, raccogliendo
altri 769.000 euro e giungendo a quota 10,6 milioni.
Segue Le Cronache di Narnia – Il viaggio del
veliero, arrivato a 9,7 milioni con altri
719.000 euro.
Chiudono la top10 tre
pellicole d’animazione. Le avventure di
Sammy (525.000 euro),
Megamind (466.000 euro) e
Rapunzel – l’intreccio della torre
(253.000 euro), arrivati rispettivamente a 3,7 milioni, 6,8 milioni
e 10,3 milioni.
Da segnalare infine il dodicesimo
posto dell’altra new entry, la commedia inglese Tamara
Drewe, che raccoglie 307.000 euro nelle 95 sale in
cui ha debuttato.
Due mani si sfiorano e si scambiano
un anello di famiglia. Così comincia e termina ciclicamente
Biutiful, l’ultimo film di Alejandro
González Iñárritu, il quale dopo tre film corali
Amores Perros,
21 Grammi e Babel, si separa dallo
sceneggiatore Guillermo Arriaga e scrive, assistito dell’esordiente
Armando Bo, la storia di Uxbal.
Uxbal è un uomo in caduta libera
che svolge una ricerca interiore per redimersi dal male; egli è
impegnato in traffici illegali, vive sfruttando, pur con
gentilezza, la manodopera clandestina cinese e i venditori
ambulanti senegalesi: ha due figli, Mateo e Anae una moglie,
Marambradalla personalità bipolare, con cui ha un rapporto
difficile e burrascoso. Iñárritu con questo film ci coinvolge in
un’escalation del dolore che sembra non aver fine e che esclude
ogni speranza.
La città in cui si svolge
Biutiful è Barcellona, città del turismo per
eccellenza che abbiamo avuto il piacere di vedere solare e patinata
in Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen, ma che qui scopriamo occultata,
crepuscolare. Una città metropolitana, interculturale in cui
convivono le più differenti etnie. Una Barcellona sporca, in cui le
persone muoiono, sono uccise, sfruttate e malmenate.
Attraverso questo film, Iñárritu ci fa percorrere
personalmente strade e vicoli, mostrandoci un organismo divorato,
come quello del protagonista, da un cancro sociale che ha prodotto
metastasi ovunque.
Biutiful: una discesa negli inferi
Di biutiful c’è
ben poco, forse in Mateo e Ana che nonostante il contesto in cui
vivono sono solari e speranzosi e nell’amore incondizionato di un
padre che fa di tutto per assicurare un futuro migliore ai propri
figli. Biutiful è dunque una discesa negli inferi
in cui nulla viene risparmiato allo spettatore che si ritrova
coinvolto nel dolore di Uxbal, malato di cancro alla prostata, e
nel degrado di una città che non è altro che la rappresentazione di
un intero mondo colmo di eccessive miserie umane, fisiche e
psichiche.
Javier Bardem, che ha vinto per questo film il
premio come migliore attore all’ultima edizione del Festival di
Cannes, ex aequo con il nostrano Elio Germano, è stato abile nell’interpretare
il suo personaggio con dignità e consapevolezza e ha lasciato tutti
a bocca aperta per il grande realismo con cui ha mostrato lo stadio
finale della vita di Uxbal. Molti i temi presenti in questo film,
quello centrale, il tema della paternità: Uxbal è un bravo padre
che tenta di difendere i suoi figli da un mondo così spietatamente
disumano, cercando di insegnare loro i valori dell’umanità e della
carità verso il prossimo, indipendentemente dalle differenze
culturali. Uxbal è inoltre un figlio che non ha conosciuto il
proprio padre ma che rincontra nel momento della morte.
Un altro tema è quello decisamente
attuale dell’immigrazione e dell’integrazione delle comunità
provenienti dall’estero, un tema che caratterizza il film e che non
cade mai nella banalità, ma piuttosto è descritto nella maniera più
realistica possibile. Ma non finisce qui, anche la spiritualità è
un altro tema analizzato e sviscerato da Iñárritu.
Uxbal ha un dono, riesce a sentire quello che i morti hanno da dire
quando si ritrovano sospesi tra la morte e l’oblio definitivo. Un
dono che lo aiuta finanziariamente ma che non gli dà pace.
Biutiful è in
definitiva un film complesso, caratterizzato da molti elementi che
lo rendono intenso e coinvolgente. Da elogiare è la tecnica
registica di Iñárritu che mantiene una visione realistica
dall’incipit al finale e la fotografia di Rodrigo
Prieto che comunica verità e lucidità. Anche la scelta
della musica rimane in sintonia con gli altri elementi che formano
il film, una musica fatta di dissonanze, di suoni elettronici
distorti che metaforizzano velocità e disarmonia, caratteristiche
imprescindibili di una metropoli.
Laureato in Giurisprudenza e
jazzista, ma non lo dimostra. O quanto meno, non lo vuole
dimostrare, proponendo al pubblico televisivo prima e quello
cinematografico poi, personaggi cafoni, ingenui, mammoni. Ma in
fondo tanto amati. Parliamo di Checco Zalone.
Con il suo secondo film, “Che bella
giornata”, sembra aver fatto di nuovo centro e sicuramente ad oggi
porta a casa un record assoluto: in due giorni 7 milioni di euro,
impresa mai riuscita neppure a kolossal americani come Avatar o a
film attesi come Harry Potter. Che il film fosse molto atteso era
già emerso dal boom di prenotazioni che la pellicola aveva
registrato nei cinema durante le festività natalizie e anche la
data era stata scelta strategicamente, il prefestivo 5 gennaio.
Così Medusa, che distribuisce anche “La Banda dei Babbi Natale”, ha
colpito e affondato il cinepanettone della Filmauro e stabilito una
nuova data porta-fortuna, la vigilia della Befana, data in cui
nella prossima stagione uscirà, secondo i desideri di Luca Miniero,
il sequel di “Benvenuti al sud”.
Nei primi due giorni di
programmazione “Che bella giornata” ha incassato 6 milioni 800 mila
euro, dati Cinetel, che sommati agli incassi extra Cinetel
dell’intero mercato superano i 7 milioni. Si tratta del record di
sempre per il box office italiano. Ecco la trama del film: Checco,
security di una misera discoteca della Brianza, si ritrova a
lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo di Milano per
contrastare il pericolo di attentati. In poco tempo e grazie alle
sue spiccate capacità intellettuali che provocano infiniti
malintesi, Checco diventa la vera minaccia al patrimonio artistico
italiano e presto ci si rende conto di non aver fatto un grande
affare ad assumerlo. Un giorno Checco incontra Farah, una
studentessa d’architettura che si finge francese e se ne innamora.
Farah in realtà è araba ed è a Milano per portare a termine la sua
personalissima vendetta. La bella ragazza intuisce subito che
Checco, ignorante come pochi, potrebbe essere un perfetto e
inconsapevole alleato per i suoi piani. Tutto sembra andare bene ma
Farah non ha fatto i conti con l’animo di Checco che cambierà per
sempre le sorti della sua vita.
Trentatré anni, Checco Zalone, nome
d’arte di Luca Medici, barese di Capurso, laureato in legge,
jazzista, è stato scoperto da Gennaro Nunziante (regista di
entrambi i suoi film) a Telenorba mentre muoveva i primi passi nel
programma comico I sottanòs. Nell’estate del 2006 la canzone Siamo
una squadra fortissimi, dedicata alla Nazionale italiana di calcio,
spopola sul web e gli fa guadagnare un posto sul palco di Zelig. Su
YouTube vanno forti i video musicali in cui tra sgrammaticature,
ironie e parolacce reinterpreta Vasco Rossi, Gino Paoli, Giusy
Ferreri, Tiziano Ferro, Gigi D’Alessio. Ed è dal web che lo nota il
figlio del produttore Pietro Valsecchi che lo porterà all’esordio
al cinema. Quest’ultimo, tra i nomi più importanti della produzione
fiction italiana, lo ha fatto debuttare lo scorso anno con “Cado
dalle nubi”, un film di grande successo, 14 milioni di euro, che ha
fatto di Zalone (nome d’arte che è una crasi dal dialetto barese
“Che cozzalone!”) un fenomeno. E gli ha subito fatto firmare un
contratto con l’opzione per il secondo film sul quale scommette
pranzi luculliani in funzione di incassi milionari.
La lotta alla pirateria è una
guerra persa in partenza. Hollywood lo sa e prepara la sua
contromossa, proponendo film su internet e cellulari. Nella
speranza di riuscire a fornire un servizio che smorzi la voglia di
scaricare lungometraggi illegalmente.
Fox, Paramount, Sony, Universal,
Warner e altri produttori che costituiscono il “Digital
Entertainment Content Ecosystem (DECE)” hanno raggiunto un accordo
per adattarsi ai tempi. Dopo anni di sterile lotta contro la
pirateria, il Mondo del Cinema si adegua ad un uso molto più
personalizzato dei propri prodotti. Sul sito Ultraviolet, l’utente
ha un profilo del servizio associato con il numero della propria
carta di credito, e così paga per i film che desidera acquistare.
Non ci saranno supporti hardware, ma la possibilità di accedere a
contenuti audiovisivi in streaming tutte le volte che si vuole.
Lo streaming è una tecnologia per
la visione di film (inclusa la musica) in alta definizione via
Internet, senza la necessità di memorizzare qualsiasi contenuto sul
dispositivo, ad eccezione di una piccola parte. Richiede una buona
connessione a Internet, ma apre anche un mondo di possibilità per
la creazione di cataloghi multi-piattaforma. Un utente può
acquistare film anche per suoi amici, per un numero massimo di sei
per titolo. Si prevede che il servizio sia attivo da metà 2011. I
giganti della tecnologia come Microsoft, IBM, Nokia, Samsung e
Motorola hanno già dato il loro sostegno a Ultraviolet.
Come i Dvd scalzarono i Vhs, oggi
rischiano di essere scalzati da questo sistema digitale. Certo,
internet già da tempo ha sferrato diversi colpi all’utilizzo dei
Dvd, poiché milioni sono gli utenti che da anni scaricano e
guardano film tramite il loro pc, o attraverso siti streaming quali
Megavideo e Rapidshare. Ma Ultraviolet potrebbe eliminare
definitivamente questi ultimi e abituare definitivamente le persone
a guardare film tramite il loro pc, il proprio I-pod o perfino sul
proprio cellulare. Magari al cinema si andrà solo per guardare film
in 3-D.
Già tremano dunque le aziende che
producono i Dvd, nonché il nuovo sistema “Blu-ray”, utilizzato
dalla PlayStation 3 e traino per il rinnovamento tecnologico di
molte case produttrici del settore. Ma in fondo si sa, la
tecnologia va sempre avanti. E neanche il tempo di abituarsi ad un
nuovo strumento tecnologico, che se ne vede spuntare un altro. Come
sempre, il successo o il fallimento di questa scommessa dipenderà
in gran parte dalla compatibilità con i dispositivi, la facilità
d’uso e, soprattutto…il prezzo. E magari i pirati informatici hanno
già trovato il modo per raggirare pure questo nuovo tentativo di
farli fuori.