The Whistleblower è tratto da una storia vera e
narra le vicissitudini di una poliziotta del Nebraska (Rachel
Weisz) che entra a far parte dei corpi di pace delle Nazioni Unite
nella Bosnia del dopo guerra civile, e che si trova a portare alla
luce uno scandalo di tratta delle bianche che anche l’ONU cerca di
far passare sotto silenzio.
The Whistleblower – recensione
1921 – il mistero di Rookford: recensione del film
Un po’ come quando si parla di morte e visioni e non si riesce a non pensare al Sesto senso. 1921 – il mistero di Rookford richiama per certi versi un po’ tutti questi film che hanno segnato profondamente il sottogenere ghost-story. Quando si affronta una storia di fantasmi, che si svolge interamente in una spettrale villa di campagna in mezzo ad uno sterminato giardino, è inevitabile non pensare a pellicole come The Others o al più recente The Orphanage.
Ambientato nell’Inghilterra del 1921, alla fine della Prima Guerra Mondiale, 1921 – il mistero di Rookford racconta la storia di Florence, una donna estremamente razionale e molto scettica che viene chiamata in una scuola di campagna per investigare su un inspiegabile crimine. Un ragazzo è morto e alcune foto successive del cadavere rivelano sullo sfondo una misteriosa figura sfocata. Tanti ragazzi parlano di presunte apparizioni di un fantasma nella scuola. Florence quando crede di aver confutato la teoria del fantasma, si imbatte in una creatura soprannaturale che abbatte tutte le sue credenze razionali.
1921 – il
mistero di Rookford: recensione del film
Pur rimanendo un gradino sotto all’ultimo The Orphanage, e nonostante l’abusato tema che tratta, il film opera prima nel cinema di Nick Purphy riesce nell’intento di raccontare una storia a tratti originale senza per questo rinunciare a richiami formali e contenutistici ad altre opere del genere. Questo avviene grazie anche a una sceneggiatura non impeccabile per intreccio ma interessante per i particolari e per gli espedienti con i quali racconta gli avvenimenti. Se poi aggiungiamo a ciò la bravura del cast femminile del film, è facile giudicarlo positivamente. Su tutti spicca la bravissima Rebecca Hall, che ancora una volta conferma di possedere un talento sobrio, capace di regalarci un personaggio che si muove in una cornice colma di sofferenza con straordinaria eleganza.
La sua interpretazione possiede quella sottigliezza e quella profondità che rendono del tutto credibili le cose soprannaturali con le quali viene in contatto. Al suo fianco Imelda Staunton, un nome noto ai fan di Harry Potter, che con il suo viso spigoloso impreziosisce il cast. A chiudere il quadro, c’è la poetica partitura di Daniel Pemberton che riesce a donare al film un tocco di profondità in più, l’uso del violino infatti fa eco alla sofferenza dei personaggi che si muovono in un’ambiente, la casa, che nell’horror ha un ruolo privilegiato di luogo del perturbante (valga per tutti gli Invasati di Robert Wise).
Nota dolente è la prima parte del film, che a stento riesce a trovare i giusti tempi di suspense. Fortunatamente la svolta arriva ben presto riuscendo a dare quell’azione che serve per percorrere il binario del terrore. I più avvezzi al genere riusciranno a godere di un discreto thriller con sprazzi di orrore.
Miracolo a Le Havre: recensione del film di Aki Kaurismäki
In Miracolo a Le Havre Marcel Marx un tempo era uno scrittore, ma ha abbandonato da anni la vita artistica per dedicarsi a una più modesta attività, quella di lustrascarpe nella città portuale di Le Havre; Idrissa è un giovanissimo ragazzino africano, sbarcato per caso in Normandia dentro un container diretto a Londra, dove vive sua mamma. L’incontro fortuito tra questi due sradicati e l’aiuto spontaneo che Marcel offre a Idrissa è solo la prima scintilla che spinge tutta la comunità a darsi da fare per mostrare un po’ di solidarietà, mentre le autorità lo cercano come fosse un soggetto pericoloso.
È di pochi saper trattare temi alti con sincerità e al tempo stesso leggerezza, e in questo sta la grandezza di Kaurismaki: nel riflettere sull’Europa senza frontiere e sull’immigrazione clandestina, sull’identità e sulla solidarietà sociale, rinuncia da subito ai toni predicatori e conferisce a Miracolo a Le Havre la giocosità di un fumetto. A questo fanno pensare sia il suo stile di regia, fatto di immagini quasi sempre fisse ma con colori così netti e vividi, sia la caratterizzazione dei personaggi, sempre fortemente tipizzati: il lustrascarpe vietnamita, il rocker Little Bob, il vicino spione, l’esilarante Commissario Monet che mantiene il suo volto impassibile anche girando per Le Havre con un ananas in mano. Il regista finlandese è aiutato in questo da un cast straordinario, con molti habitué dei suoi film, dei quali asseconda minuziosamente ogni gesto e mimica facciale.
Oltre alla levità di cui si è detto c’è un messaggio ottimista di fondo che, se ai più cinici può apparire forzato nella realtà attuale dell’Unione Europea, è in realtà sintomo di un umanesimo incrollabile: così come Marcel ha scelto di fare il lustrascarpe per vivere in mezzo alla gente (seguendo “i precetti del discorso della montagna” secondo le sue stesse parole), Kaurismaki racconta il quotidiano in modo essenziale e mai artificioso, ama tutti i suoi personaggi indistintamente perché vuole mostrarci come i gesti individuali abbiano un valore assai più incalcolabile della cecità dei sistemi e delle autorità costituite. Se la polizia di Le Havre non sa far altro che accogliere a mitra spianati dei poveracci che muoiono di fame, Marcel è lì a ribadirci che forse la scelta migliore è farlo con un panino al formaggio.
Ligabue Campovolo 3D: un treno per i fan dritto all’anteprima di Roma!
Inti-Illimani – Dove cantano le nuvole. Incontro con la stampa
Inti-Illimani: dove cantano le nuvole
Kirsten Dunst in Red Light Winter di Adam Rapp
Kirsten Dunst, premiata come miglior
attrice femminile al Festival
di Cannes 2011 per l’interpretazione di Justine in Melancholia
di Lars von Trier, entra
Niente Django Unchained per Michael K. Williams
Michael Kenneth Williams, l’Omar di The Wire, attore apprezzato e versatile, era stato inizialmente in lizza per il ruolo principale di Django Unchained, il nuovo film di Quentin Tarantino. Per questioni d’agenda, la parte era andata a Jamie Foxx. In seguito, era nata l’idea di un ruolo minore in Django per M. K. Williams. Tuttavia, ora pare ormai certo che, a causa degli impegni con la serie Boardwalk Empire, non vedremo l’attore afroamericano nel western di Tarantino. Niente paura per i fan dell’Omar Little di The Wire: nel 2012 sarà ugualmente sui grandi schermi con Snitch di Ric Roman Waugh.
Fonte: Deadline
Hugh Jackman: a Broadway con gli artigli di Wolverine
Hugh Jackman ha cominciato con Wolverine. Si può tranquillamente prendere per buona questa affermazione, se consideriamo che quello del mutante è il suo primo ruolo di una certa importanza e che gli ha dato anche notorietà. La sua carriera cinematografica, cominciata con il quasi sconosciuto Paperback Hero nel 1999, subisce nel 2000 una svolta decisiva con il film di Bryan Singer, e quest’anno, con un piccolo cameo in X Men: L’inizio, ha compiuto il suo undicesimo anno e chiuso una sorta di cerchio ideale.
Quella col personaggio di Wolverine è la tipica ‘identificazione’ che rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio: certo l’interpretazione, riuscitissima, del personaggio ha dato a Hugh Jackman una popolarità che forse altrimenti non avrebbe avuto, tuttavia vi è sempre il rischio che certi ruoli finiscano per ‘imprigionare’ l’attore, impedendogli di mostrare pienamente le proprie potenzialità.
A guardarli nel loro insieme, nel corso di questi undici anni abbiamo visto Hugh Jackman (nato a Sidney nel 1968) impegnato in due filoni principali: da una parte l’azione, quella certo della trilogia degli X-Men (meglio forse il primo e il terzo, più debole il secondo capitolo), ma anche di un film ambizioso quanto dagli esiti abbastanza scontati come Codice Swordfish, o il più riuscito Van Helsing, in cui ha vestito i panni del cacciatore di vampiri in una rilettura (forse un pò troppo libera) del personaggio di Bram Stoker. All’opposto, vi sono i film della categoria ‘commedie romantiche’, come Qualcuno come te, che lo ha visto recitare a fianco di Ashley Judd, o Kate & Leopold con Meg Ryan, in cui il nostro ha interpretato un gentiluomo ottocentesco catapultato ai giorni nostri.
Ma è nel musical che Hugh Jackman trova la sua vera vocazione. Nel 2002 canta il ruolo di Billy Bigelow nell’edizione di Carousel presentata alla Carnegie Hall mentre nel 2003 debutta a Broadway come protagonista dell’acclamato spettacolo The Boy from Oz. La sua interpretazione del musicista Peter Allen riceve grandi apprezzamenti da parte di pubblico e critica, ottenendo, nel 2004, il Drama Desk Award e il Tony Award come miglior interpretazione maschile in un musical. Per tre stagioni successive (2003, 2004 e 2005) presenta la cerimonia di premiazione dei Tony Awards (vincendo, nel 2004, l’Emmy come miglior presentatore). Nel 2003 la sua interpretazione di Peter Allen nell’ edizione newyorkese di The Boy from Oz gli vale il Tony Award come miglior interprete maschile e nell’estate del 2006 riprende il ruolo Peter Allen nello show Boy From Oz – Arena Spectacular, (un’ edizione speciale del musical, diretta da Kenny Ortega). Sempre nel 2006 esce una tripletta di lavori che, grazie soprattutto al livello della regia, hanno senz’altro contribuito alla crescita professionale dell’attore, che si è dedicato alla recitazione dopo gli studi di giornalismo: Scoop, secondo film londinese di Woody Allen, The Fountain (in italiano: L’albero della vita di Darren Aaronofsky) e soprattutto The Prestige di Christopher Nolan dove, complice anche il dividere la scena con Christian Bale, Jackman ha offerto una delle sue interpretazioni più convincenti.
Hugh Jackman: a Broadway con gli artigli di Wolverine
Poi è il turno di una
scelta sbagliata: nel 2008 Baz Luhrmann mette
insieme un cast di australiani per portare al cinema una grande
epopea su quella terra, in stile
Via Col Vento. Purtroppo però il film
è un vero fiasco e Hugh si ritrova con la collega
Nicole Kidman a dare volta al più brutto film
di Luhrmann.
Non appare casuale, quindi, che il nostro sia spesso tornato ‘sul luogo del delitto’, interpretando a più riprese Wolverine, fino al film omonimo dedicato alle origini del personaggio, forse per restare ‘fedele’ (o cementare la fedeltà) del suo pubblico.
Nel corso di questi undici anni Hugh Jackman si è tolto qualche soddisfazione ‘importante’, come la conduzione della cerimonia degli Oscar nel 2009, qualche altra più ‘frivola’, come l’elezione a uomo più sexy del mondo da parte di “People” nel 2008, e ha forse visto svanire ‘l’occasione della vita’, essendo stato per qualche tempo trai ‘papabili’ per il ruolo di nuovo ‘007’, assegnato a Daniel Craig.
Più recenti sono i
ruoli ne
Il ventaglio segreto e in
Real steel, variazione futuristica sul rapporto
‘padre – figlio’ che vedremo e breve sugli schermi italiani.
Per Hugh Jackman sembra che non sia ancora arrivata la grande occasione al cinema, uno di quei ruoli che consacrano un attore, e quindi per ora si impegna affinchè arrivi al cinema ancora una volta il suo personaggio feticcio, quel Wolverine che l’ha reso noto, con una produzione che però fatica a decollare. Per ovvie ragioni d’età non sappiamo quanto a lungo Hugh potrà ancora contare sul mutante artigliato, tuttavia speriamo che la sua vocazione musicale non venga accantonata.
Amy Adams in trattative per Trouble With the Curve
Robert Lorenz, produttore dei film di
Clint Eastwood degli ultimi dieci anni, sta
preparando Trouble with the Curve,
Sharon Stone nel biopic su Linda Lovelace
Sharon
Stone interpreterà la madre di Linda Lovelace
(1949-2002) nel film biografico Inferno: a Linda Lovelace Story,
diretto da Matthew Wilder. Il film, che avrà come protagonista la
svedese Malin Akerman (Watchmen), sarà basato sul libro Ordeal: An
Autobiography by Linda Lovelace with Mike McGrady.
La Stone, prima di dedicarsi a Inferno, prenderà parte a The Mule, un thriller firmato Michael Radford.
Picchiarello sul grande schermo
Django Unchained: ecco montatore e direttore della fotografia
Quentin Tarantino, nel settembre 2010, ha perso la fedele montatrice di tutti i suoi film, Sally Menke, scomparsa a soli 56 anni. Ora sembra averne individuato il successore in Fred Raskin, che con Tarantino ha già collaborato in qualità di assistente al montaggio nei due Kill Bill.
Sciolto anche il nodo del direttore della fotografia: toccherà a Robert Richardson, già agli ordini di Tarantino nella saga di Bill e in Bastardi senza gloria, nonché vincitore di due premi Oscar per la miglior fotografia con The Aviator e JFK.
Fonte: Collider
Scrat’s Continental Crack-Up — Part 2 è online!
Brave: il trailer dell’ulitmo film Pixar
Titanic 3D: il trailer
Da Roma a San Francisco: incontro con Daniele Luchetti
Il NICE (New Italian Cinema Event)
torna negli Stati Uniti. Il festival, fondato a Firenze nel 1991,
era nato con l’idea di promuovere il nuovo cinema italiano
all’estero, obiettivo che svolge eccellentemente da 21 edizioni.
Inauguratosi all’Anthology Film Archives-Courthouse Theatre a New
York il 10 novembre, si è trasferito a San Francisco al Landmark
Embarcadero Center Cinema, il 13 novembre.
Il buono, il matto, il cattivo: recensione del film
Il buono, il matto, il cattivo Kim Ji-woon è uno dei registi coreani più interessanti che ci sono in circolazione, noto per lo stile adrenalinico e sanguinolento dei suoi notevoli lungometraggi. Questa volta il talentuoso regista affronta il western alla Sergio Leone (citato sin dal titolo e ricordato nelle spettacolari sequenze iniziali della corsa del treno che danno il via alla storia), regista che rappresenta una inesauribile fonte di ispirazione per tantissimi maestri del cinema.
Ne esce un bizzarro action movie ambientato tra le valli desertiche della Manciuria durante gli anni ’30, che ricorda tanto il mitico Far West fasullo (e spagnolo) degli spaghetti western, popolato di loschi banditi mossi da avidità e sete di potere. Un bizzarro individuo (il matto del titolo, ossia la star Kang-Ho Song molto apprezzata in film come “Thirst”,“The host”, “Secret sunshine” e “Mr. Vendetta”) ruba ad un ricco contrabbandiere una famosa mappa che porterebbe al nascondiglio di un immenso tesoro nascosto nell’antichità.
Quest’ultimo assolda un killer (il cattivo, Byung.Hun Lee, attore feticcio di Kim Ji-woon che lo ha diretto sia in “Bittersweet life” che in “I saw the devil”) per recuperarla, ma sulle tracce di entrambi giunge un famoso e abilissimo cacciatore di teste (il buono), non del tutto indifferente all’idea di un bel malloppo di cui impadronirsi che si andrebbe da aggiungere alla taglia che pende sui due malviventi.
Lo scontro e la fuga tra i tre protagonisti sono rocamboleschi e si snoda in un crescendo di inseguimenti e sparatorie. Si deve ammettere che Ji-woon convince di più nei magnifici thriller che hanno preceduto questa bizzarra pellicola ma è importante ricordare che in Corea è conosciuto come un regista pop, capace di alternare horror e noir girando storie che viaggiano sempre a grandi velocità, tanto che in estremo oriente i suoi film sono dei blockbuster annunciati.
Il buono, il matto, il cattivo è un vero e ossequioso omaggio agli spaghetti western, in cui la ricerca di personaggi iconici sono parte di un teatrino variopinto e grottesco, in cui si possono intravedere le tracce di Sukyiaki Western Django di Takashi Miike. Mescolando il western e la pura avventura Kim stupisce soprattutto per le scelte registiche al limite dell’acrobatico, con piani sequenza ed altri spettacolari movimenti della macchina da presa che rivelano le grandi abilità tecniche del regista. Il buono, il matto, il cattivo arriva in Italia dopo aver incassato nel mondo ben 44 milioni di dollari, e vederlo in sala (rendendosi sempre conto che Sergio Leone è tutt’altra cosa) è la classica occasione da non perdere.
Il trailer di Luck, la serie tv diretta da Michael Mann
Il Giorno In Più – Trailer Ufficiale
Tratto dal bestseller di Fabio Volo,
dal 2 dicembre al cinema. La storia di Giacomo Bonetti: bravo nel
lavoro, con le donne e soprattutto nell’evitare accuratamente ogni
sorta d’impegno affettivo e sentimentale. La sua vita cambia quando
incontra una ragazza su un tram (Isabella Ragonese): un’apparizione
improvvisa in mezzo ai passeggeri, uno scambio di sguardi, una
bellezza sfugg…ente che divengono presto una vera e propria
ossessione. La incontra tutte le mattine andando a lavorare sul
trenta barrato che attraversa la città. Ma si può amare una donna
di cui non si conosce nemmeno il nome? Quando finalmente riesce a
parlarle e passare una serata con lei viene a sapere che si chiama
Michela e che è il suo ultimo giorno in Italia; sta per andare a
vivere a New York dove le hanno offerto un incarico in una
prestigiosa casa editrice. Un bacio lunghissimo e poi più niente,
solo un saluto dal finestrino di un taxi. Si sono incontrati troppo
tardi. A Giacomo propongono un grosso affare in Sud America, lui
accetta, ma durante il trasferimento l’aereo fa scalo in una città
non troppo distante da New York. È un attimo, un impulso
irresistibile. È il cuore a comandare. Giacomo scende dall’aereo.
La va a cercare…
Iniziate le riprese dell’opera prima Come Non Detto
Scialla! (Stai Sereno): recensione del Francesco Bruni
Poche volte ormai capita di uscire dal cinema con la faccia tirata da un sorriso di soddisfazione, soprattutto quando non ti aspetti di vedere un film che ti piacerà. Ma questo è quanto succede con Scialla! (stai sereno), esordio alla regia di Francesco Bruni, già sceneggiatore di successo con film importanti alle spalle (vedi La prima cosa bella, Tutta la vita davanti), inaspettata commedia ‘scialla’, ovvero rilassata, comoda e incredibilmente divertente, anche se attenta a problemi importanti e temi che toccano il quotidiano e la vita dei giovani e dei meno giovani.
In Scialla! (Stai Sereno) Luca è un coatto tipico, è svogliato, è un po’ scontroso e non ha ambizioni. La sua vita si incrocia con quella di Bruno, ex docente di lettere e impantanato in un lavoro (ghost-writer di biografie altrui) che sembra non dargli molta soddisfazione, che gli fa ripetizioni. Ben presto però una rivelazione porterà i due ad avvicinarsi così tanto, da cambiare per sempre il corso delle loro stesse vite. Bruni porta al cinema prima di tutto una bellissima sceneggiatura, con personaggi minuziosamente costruiti, verosimili e incredibilmente simpatici che coronano perfettamente l’idea di commedia che un ottimista amante di cinema ha nella testa.
Scialla! (Stai Sereno), il film
Con Scialla! (stai sereno) si ride e si riflette e il merito, oltre che alla sceneggiatura, va agli attori. Fabrizio Bentivoglio nei panni del professore Bruno riesce a trasmettere tutta la pigrizia, il senso di rinuncia e anche un po’ il disfattismo di un certo tipo di persona che arrivato alla soglia dell’anzianità si sente fallito, riuscendo poi piano piano a ringiovanire, nei movimenti, nell’abbigliamento ma anche e soprattutto nell’animo. Fa da contraltare un bravissimo Filippo Scicchitano, per la prima volta sullo schermo nei panni di Luca, che riesce a dare dolcezza e simpatia ad un prototipo di persona, l’adolescente medio romano, che il più delle volte, se incontrato per strada riesce a suscitare solo forte irritazione. Nel cast anche Barbora Bobulava (qui straordinariamente somigliante a Toni Collette) che interpreta l’ex prono diva dell’est Tina, amica di Bruno e per certi versi sua salvatrice.
I rapporti tra padre e figlio, la difficile adolescenze che i ragazzi vivono cercando di fare scelte diverse da quelle della massa, l’importanza del rispetto dovuto e non solo preteso, fanno di questa commedia un ottimo prodotto del nostro cinema, soprattutto perché la leggerezza e il non prendersi troppo sul serio sono il filo conduttore del film.
Bellissimo il piccolo ruolo ritagliato per Vinicio Marchioni, che qui interpreta un criminale soprannominato ‘er Poeta’, molto convincente nel prendersi in giro, il Freddo di Romanzo Criminale – la serie regala nella bonus scene alcune delle risate migliori.
Ultime novità sulla ‘Cleopatra’ con la Jolie
Del progetto di un nuovo film su Cleopatra si parla da quando il produttore Scott Rudin acquisì nel 2006 i diritti della biografia di Stacy Schiff “Cleopatra: A Life back”. Il progetto non è mai entrato in fase di realizzazione e vari sono stati i nomi di scrittori e registi associati di volta al film; l’unico punto fermo è restato quello della protagonista: Angelina Jolie. Se ne ritorna a parlare oggi: per scrivere la sceneggiatura, sarebbe stato contattato Eirc Roth, un ‘veterano’ che, tra gli altri ha lavorato su “Forrest Gump” e nella prossima versione cinematografica del romanzo di Jonathan Safram Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”, con Tom Hanks e Sandra Bulock.
Il film, come il libro, narrerà la vicenda di Cleopatra sotto un punto di vista strettamente femminile; ora si cerca il regista di quella che ovviamente sarà una produzione mastodoncita e costosa; tra gli altri, aveva mostrato interesse James Cameron (che ovviamente l’avrebbe girato in 3D), ma la Jolie e Rudin hanno da tempo cercato di coinvolgere David Fincher. Il regista di Denver ha da poco terminato di lavorare su “The girl with the Dragon Tattoo), adattamento del primo libro della trilogia “Millennium” di Stieg Larsson (uscito in Italia col titolo di “Uomini che odiano le donne”). Fincher ha tra l’altro già lavorato con Roth nel “Curioso caso di Benjamin Button”.
Fonte: EMPIRE
Nuovo progetto per Tim Burton?
Potrebbe essere l’adattamento del romanzo “Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children” di Ransom Riggs la prossima impresa nella quale si cimenterà Tim Burton. Il libro, uscito negli U.S.A. lo scorso giugno, è diventato subito un caso editoriale e la Fox non ci ha pensato due volte ad acquisire i diritti per la sua versione su grande schermo. Peraltro non è ancora chiaro se il libro avrà un seguito e se di conseguenza si profili all’orizzonte l’ennesima ‘saga cinematografica’.
Il protagonista della storia è il sedicenne Jacob, cresciuto ascoltano dal nonno le storie legate a Miss Peregrine, al suo orfanotrofio e ai suoi ospiti ‘particolari’, trai quali ragazze capaci di levitare, gemelli connessi psichicamente, o ancora individui capaci di toccare il fuoco senza bruciarsi. Quando il nonno di Jacob muore improvvisamente, il ragazzo si reca a casa sua, su una strana isola posta al largo delle coste gallesi: qui, trai resti dell’orfanotrofio, scoprirà che quelle non erano propriamente favole, che quel posto assomigliava più a una prigione per persone dotate di poteri pericolosi, e che il luogo non è del tutto disabitato.
Se Burton accetterà l’incarico, il passo successivo sarà cercare lo scrittore adatto e coinvolgere come al solito Johnny Depp, magari facendogli interpretare lo stesso Jacob, attraverso la tecnologia della ‘motion capture’. Il progetto dovrà tuttavia attendere, dato che Burton è attualmente impegnato a completare “Dark Shadows”, sempre con Johnny Depp protagonista, nei panni di un vampiro.
Fonte: EMPIRE
Kristen Stewart nel cast di Akira?
Dopo il successo ottenuto con la saga di “Twilight” e il ruolo da protagonista nell’imminente “Snow White And The Huntsman”, Kristen Stewart potrebbe partecipare ad un’altra, attesissima pellicola, la trasposizione cinematografica dell’anime cult giapponese “Akira”, tratto dall’omonimo manga di Katsuhiro Otomo.
Il film, ambientato in un prossimo futuro, vedrà il protagonista Kaneda, capo di una banda di adolescenti motociclisti, mettersi alla ricerca dell’amico Testsuo, oggetto di un esperimento governativo (il Progetto Akira) ne libereranno i tremendi, distruttivi e incontrollabili poteri. Kaneda sarà probabilmente interpretato da Garrett Hedlund (“Tron Legacy”), mentre la Stewart vestirà i panni di Kay, membro di un gruppo di rivoluzionari che si oppongono al Progetto; del cast faranno parte anche Gary Oldman ed Elena Bonham Carter. Le riprese del film, diretto da Jaume Collet-Sera dovrebbero cominciare in marzo.
Fonte: EMPIRE
Steven Spielberg dirigerà Gods And Kings?
Riuscirà Steven Spielberg a separare le acque del Mar
Rosso? Non è una domanda tanto retorica se si pensa che il regista
e produttore è entrato in trattative per portare sullo schermo Gods
And Kings