In The Iron
Lady, Margaret Thatcher, ex Primo
Ministro britannico, ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa
in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da
diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo
guardaroba risveglia in lei un’enorme ondata di ricordi. Al punto
che, proprio mentre si accinge a dare inizio alla sua giornata,
Denis le appare, vero come quando era in vita: leale, amorevole e
dispettoso. Lo staff di Margaret manifesta preoccupazione a sua
figlia, Carol Thatcher, per l’apparente confusione tra passato e
presente dell’anziana donna.
Preoccupazione che non fa che
aumentare quando, durante la cena che ha organizzato quella sera,
Margaret intrattiene i suoi ospiti incantandoli come sempre, ma a
un bel momento si distrae rievocando la cena durante la quale
conobbe Denis 60 anni prima. Il giorno dopo, Carol convince sua
madre a farsi vedere da un dottore. Margaret sostiene di stare
benissimo e non rivela al medico che i vividi ricordi dei momenti
salienti della sua vita stanno invadendo le sue giornate nelle ore
di veglia.
Meryl Streep è Margaret Thatcher
Arriva anche da noi The Iron
Lady, film biografico che narra l’avvincente storia di
Margaret Thatcher, una donna che è riuscita a
farsi ascoltare in un mondo dominato dagli uomini, abbattendo le
barriere di discriminazione sessuale e sociale. È questo uno dei
temi portanti che l’inizio del film porta con sé, cercando di
indagare quei lati meno battuti di un’Inghilterra
immobilizzata da una difficile situazione economica ed un
maschilismo molto diffuso e difficilmente superabile. Il carattere
e l’intraprendenza sono certamente i punti forti che caratterizzano
profondamente il personaggio protagonista della storia.
E chi se non un’altrettanto
intraprendente e carismatica attrice come
Meryl Streep può far rivivere con il giusto piglio
quel personaggio sul grande schermo. Ancora una volta, Meryl
echeggia poderosamente con la sua performance nell’intricato
intreccio narrativo di una storia, contribuendo in grossa misura ai
pro che caratterizzano la pellicola. Tuttavia quello che sorprende
di più è che il suo contributo di bravura genera anche i contro,
perché la Streep è talmente brava e desiderata che
fa terra bruciata intorno a sé.
Il film è talmente incentrato su di
lei e sul suo personaggio che finisce per diventare un cane che si
morde la coda, finendo per generare un affresco si affascinante e
intrigante ma altrettanto thatchercentrico e didascalico, finendo
per limitare quelle che erano le reali potenzialità della storia.
D’altronde, districarsi fra la vita politica e dirompete della
Thatcher e l’intimità fragile e difficile di Margharet è un terreno
difficile per molti.
Un film che fatica a stare dietro alla sua protagonista
Sin dalle prime battute diventano
chiari i limiti della regista chiamata a dirigere questo ambizioso
progetto: Phyllida Lloyd. La sua
regia in tutta la prima parte è un po’ piatta e non aiuta a
far decollare il film, rialzandosi brevemente solo nelle ultime
parti della storia, poco per un film che avrebbe dovuto essere un
affresco su un periodo storico, su un personaggio storico e al
contempo una dolce e sensibile storia d’amore. Gran parte dei
meriti di una seconda parte più interessante e ricca di sfumature
vanno senza dubbio alla magistrale performance di Jim
Broadbent, che interpreta il marito della vulcanica donna,
Denis Thatcher.
Dipinto dall’opinione pubblica come
un pagliaccio, l’attore riesce nell’intento di rappresentare il suo
personaggio come qualcosa di molto più che un semplice menestrello.
La sua ironia e il suo senso dell’umorismo hanno senz’altro aiutato
a far valere l’importanza del ruolo di Denis nella vita di coppia
dei Thatcher, non a caso gli istanti d’intimità fra i due sono i
momenti migliori del film, che nonostante tutto sorprende a più
riprese, lasciando spazio anche ad alcune riflessioni politiche che
risultano essere tutt’oggi ancora spaventosamente attuali.
Ecco il trailer di The Iron Lady, il
biopic sul primo ministro inglese Margaret Thatcher, soprannominata
appunto la Lady di ferro e interpretata da Meryl Streep
in quella
In attesa dell’uscita nelle sale di
The Iron Lady, la fresca vincitrice del Golden Globe come miglior
attrice Maryl Streep, ci
racconta il film attraverso la sua esperienza sul set. Vi
ricordiamo anche la nostra recensione: The Iron Lady.
Qual è stata la sua prima
reazione quando la regista Phyllida Lloyd le ha proposto di
interpretare il ruolo di Margaret Thatcher?
Quando Phyllida mi ha detto che
avrebbe diretto un film sulla vita di Margaret Thatcher e sulle
tematiche della sua leadership, ha immediatamente stuzzicato il mio
interesse. Non sono molte le donne leader e non sono molti i
registi interessati a sondare cosa significa per una donna essere
una leader.
Riflettere sulle barriere che
Margaret Thatcher ha dovuto abbattere per diventare la Premier del
Regno Uniti significava entrare nella mente di una donna di fine
anni ’70, quando riuscì ad emergere e ad assumere il comando del
suo partito. E io non faccio che ripetere alle mie figlie che
allora il mondo era molto diverso e che tuttavia alcune cose
restano molto simili.
È stato interessante seguire le
orme di una donna cresciuta durante la Guerra, scoprire la Gran
Bretagna del dopoguerra, un periodo di privazioni e di
ricostruzione, e vedere questa donna elaborare la propria filosofia
e tradurla in pratica formulando soluzioni per quelle che lei
considerava delle mancanze nel benessere economico del suo paese. È
stato come osservareuna persona, casualmente donna, che tenta di
risolvere enormi problemi di portata mondiale in un modo del tutto
inedito per una donna.
È entrata in un circolo per
soli uomini, nel mondo dell’alta borghesia, e ha preso tutti per la
collottola. A prescindere dall’orientamento politico di ognuno, lo
considera un risultato significativo?
Io come attrice, arrivando il primo
giorno sul set per le prove mi sono sentita incredibilmente
sconfortata perché mi sono trovata in mezzo a 40-45 meravigliosi
attori inglesi ed ero l’unica donna nella stanza e credo di aver
provato la sensazione che deve aver provato Margaret Thatcher
arrivando alle riunioni del Partito Conservatore.
I giorni delle riprese nella
ricostruzione del Parlamento sono stati particolarmente
interessanti: come catturare l’attenzione di un’assemblea, come
coinvolgere un pubblico che ti ascolta per riuscire a convincerlo
della bontà della tua scelta politica sono situazioni con cui ci
misuriamo ancora oggi in quanto esseri umani.
Ho visto registe lottare nel
tentativo di assumere il comando. E non siamo ancora del tutto a
nostro agio con il concetto di una donna al comando. Margaret
Thatcher è stata realmente una grande innovatrice nel mostrare uno
dei modi in cui una donna può assumere la leadership. Non aveva
grandi problemi a capire come comandare e quindi, in un certo
senso, gli uomini non hanno avuto grandi problemi a capire come
seguirla. Secondo me è quando una donna esita sul modo di comandare
o si preoccupa di come viene percepita o teme di perdere la prima
femminilità che la sua abilità al comando ne risente.
Due temi che emergono nel
film sono avere l’amore e perderlo e avere il potere e perderlo.
Per lei quale dei due è più importante?
Credo che la riuscita del film
dipenda dal fatto che alcuni momenti salienti di forte tensione e
pressione nella sua vita politica sono controbilanciati da momenti
di eguale rilevanza nella sua vita privata che hanno avuto
ripercussioni altrettanto grandi su di lei come essere umano nella
sua totalità. Quindi abbiamo cercato di fare un film su un essere
umano a tutto tondo.
Margaret sostiene che se prendi
decisioni dure, la gente ti odia oggi, ma ti ringrazierà per molte
generazioni. Ed è sempre in questi termini che deve ragionare un
leader, ma anche una madre, che deve pensare ‘è vero, adesso la
faccio soffrire e lei mi odierà per quello che le impedisco di
fare, ma a lungo andare mi ringrazierà’. Penso che siano
preoccupazioni simili. Se un politico ragiona a breve termine,
facilmente riscuote consensi, ma è bene avere un’ottica a lungo
termine.
Il film è incredibilmente
apolitico. Secondo lei il pubblico ne resterà
sorpreso?
Non ho iniziato a lavorare al film
con un’opinione politica su Margaret Thatcher. In tutta sincerità,
sapevo scandalosamente poco dei suoi programmi politici. Sapevo che
erano in linea con molti dei programmi del Presidente Reagan, che
conoscevo meglio, ma non con tutti.
Quindi non mi interessava tanto
approfondire gli obiettivi che ha perseguito quanto il costo che le
sue scelte politiche hanno avuto su di lei come
persona. Quello che abbiamo cercato
di illustrare, con tutta l’accuratezza di cui siamo stati capaci,
sono stati i motivi dell’odio viscerale da un lato e
dell’ammirazione profonda dall’altro suscitati dalle sue decisioni
politiche. Ma ci preoccupava soprattutto il prezzo che deve pagare
un individuo che prende decisioni così cruciali. Quando sei un
leader con un enorme carico di responsabilità, come ne risenti sul
piano umano e quanta capacità di resistenza devi avere per
continuare a essere forte?
Interpreta Margaret in un
arco temporale di 40 anni; dev’essere stata una sfida
incredibile.
Interpretare 40 anni della vita di
un personaggio è una sfida, ma quando arrivi alla mia età, ti
sembra di avere ancora 20 anni, quindi non è stato un grande
problema. Una parte di te si sente ancora la stessa persona che eri
quando avevi 16 o 26 o 36 o 46 o 56 anni. Quindi hai accesso a
tutte le persone e a tutte le età che hai già vissuto. Credo sia il
grande vantaggio, se ne esiste uno, di diventare vecchia.
È stata una meravigliosa
opportunità. Di solito il cinema ti colloca in un periodo
specifico, ma questo è un film che consente di guardare al passato
di una vita intera ed è stato davvero entusiasmante cercare di
farlo. Voglio però aggiungere che la creazione di Margaret anziana
è anche in gran parte merito, oltre che dello splendido lavoro dei
truccatori J. Roy [Helland] e Marese [Langan], della geniale
metamorfosi realizzata da Mark Coulier grazie alle protesi che ha
disegnato.
Qual è stata la cronologia delle
riprese?
Il secondo giorno sul set, quando
ero da poco sbarcata dall’aereo dal Connecticut, parlando con
questo accento, abbiamo girato la scena della riunione di
Gabinetto, quando lei è all’apice del comando e al tempo stesso
sull’orlo del crollo nervoso.
Per rispondere alla sua domanda,
non mi hanno aiutata affatto, girando tutto il film senza alcun
ordine cronologico! Ma in fin dei conti credo sia stato un bene
lanciarmi subito in una scena così ambiziosa, perché mi ha
costretta a rimboccarmi le maniche come un Marine e a prepararmi a
combattere. E ho combattuto ogni singolo giorno delle riprese.
Ora mi sveglio tutte le mattine
pensando ‘Grazie a Dio non sono la leader del mondo libero, non
sono il Presidente Obama!’. Oh, che compito! Una cosa che ti resta
davvero dentro dopo aver interpretato un personaggio di proporzioni
shakespeariane è il senso di gratitudine. Mi sento molto modesta e
scoraggiata al pensiero dello spaventoso peso che Margaret Thatcher
si era presa sulle spalle. È una posizione terribile, scomodissima
e devastante quella di chi deve decidere di mandare delle persone a
rischiare la morte e poi la sera appoggia la testa sul cuscino. La
gente pensa che non paghi alcuno scotto e considera i personaggi
pubblici come dei mostri o degli dei, ma la verità è che stanno
tutti nel mezzo.
Pensa che il pubblico
uscirà dal cinema con un’opinione mutata di Margaret
Thatcher?
Non so se gli spettatori
cambieranno opinione sulle sue scelte politiche, ma se non altro
capiranno meglio le pressioni che ha dovuto sopportare e le
ragioni per cui, alla fine, la
risposta che lei sembrava rappresentare all’epoca è stata respinta.
Penso che quanto meno arriveranno a cogliere questo. E, alla fine,
dopo che la risposta che lei rappresenta viene respinta, vedranno
la persona che sopravvive a tutto questo anno dopo anno e, come
chiunque altro, continua a rimuginare nella sua testa ‘Cos’era
che…? Ricordi questo? Ricordi quest’altro?’.
La destinazione di ogni essere
umano è la stessa.
Durante le riprese, la
produzione ha diffuso una sua foto sul set nei panni di Margaret
Thatcher che è stata pubblicata sulla prima pagina non solo di
quasi tutti i quotidiani britannici in edicola, ma anche dei
giornali internazionali. Qual è stata la sua reazione?
Quando la foto è stata ripresa da
tutte le agenzie in Cina, nel Sudest Asiatico e in posti che non
avremmo mai immaginato fossero interessati al progetto, ovviamente
i produttori si sono esaltati: forse non è solo un film per sette
persone a Westminster! È stato confortante per tutti.
Ma, parlando a livello generale,
credo che ci sia una porzione di pubblico cinematografico spesso
sottostimata, ovvero le donne, che raramente vedono sullo schermo i
personaggi che interessano loro. C’è una sete di conoscenza nei
confronti di Margaret Thatcher perché è stata un’innovatrice a
molti livelli. Credo che questo film avrà un pubblico molto
trasversale e incuriosirà anche le persone che di solito non vanno
al cinema perché l’attuale offerta cinematografica le respinge o le
annoia.
La stampa ha riferito che
prima di girare questo film ha visitato la Camera dei Comuni. Che
tipo di visita è stata e che cosa ha imparato?
È stato meraviglioso potermi fare
un’idea del protocollo e del comportamento da tenere nella Camera
dei Comuni. Abbiamo avuto accesso allo spazio dietro le quinte, non
so bene come si chiami, dove ci sono una serie di piccoli uffici
attraverso cui i deputati entrano nella Great Hall. Mi sentivo un
po’ intimidita a stare nell’aula dove si è riunito per la prima
volta il Parlamento inglese nel 1066, una sala sorprendentemente
piccola in realtà. È stato toccante vedere quanto è piccola a
confronto dell’enorme portata dei capitoli di storia che sono stati
scritti al suo interno, della statura delle personalità che quei
muri hanno accolto, della grandezza delle idee che sono scaturite
da quel luogo. E anche vedere quanto è intima, come i deputati
siedono uno di fronte all’altro, gridando uno con l’altro o
assumendo un’aria annoiata. È un luogo piuttosto antagonistico.
E poi come è stato ricreare
le scene dei suoi interventi dalla tribuna?
Sono state scene ad alta tensione e
per certi aspetti sono servite a farmi entrare nella testa di
Margaret Thatcher. Era una delle rare donne che facevano politica
all’epoca. Ce n’erano altre, ma lei è stata una delle pochissime a
raggiungere il vertice.
E non ci è riuscita promuovendo la
sua immagine sui mezzi di informazione o con qualsiasi altra
astuzia adottino le persone per costruire le proprie carriere
politiche nell’attuale sistema, quando meno negli Stati Uniti. Non
si preoccupava di essere affabile, ma di essere competente. Doveva
essere più preparata e meglio preparata degli altri, doveva
prevedere tutte le domande che chiunque avrebbe potuto rivolgerle,
anche quelle che nessuno avrebbe
mai pensato di farle, doveva avere
una risposta per ogni cosa, perché doveva essere più brava di
qualsiasi altro uomo nella sua posizione per poter mantenere la sua
posizione. C’era una resistenza enorme all’idea di una donna
leader.
È stato entusiasmante incarnarla. A
maggior ragione dopo aver visto una serie di filmati di repertorio
che mi hanno mostrato la sua prontezza, la sua preparazione
impeccabile, la sua determinazione a lottare, la sua capacità nel
cogliere l’occasione giusta per sferrare un attacco, sicura di
vincere. Un simile appetito è elettrizzante e necessario per avere
la stoffa del leader.
Quali sono le doti migliori
di Phyllida?
La sua qualità più grande come
regista sta nel fatto che non esiste aspetto della lavorazione di
un film in cui non abbia il massimo livello di talento. È dotata di
grande pazienza e di grande lucidità mentale. Non ha mai virato dal
film che avevamo tutti insieme convenuto di fare, non si è mai
allontanata da quella visione durante la lavorazione. Spesso il
cinema è un processo creativo così singolare e viscerale che inizi
a lavorare a un film immaginandolo in un modo, ma poi lo trasformi
in qualcos’altro fino ad arrivare a gettare la spugna e ad
ammettere che ti è sfuggito di mano ed è diventato un’altra
cosa.
Ma a noi questo non è successo,
grazie allo sforzo che abbiamo fatto per mantenere gelosamente la
sua visione. È incredibilmente coinvolgente: ti sollecita e ascolta
qualsiasi proposta collaborativa tu le faccia e spesso ne tiene
conto, anche se questo non la porta a modificare la destinazione
originale del film che ha in mente. Sono molto fiera del fatto che
tutti noi siamo arrivati alla stazione a cui avevamo previsto di
scendere, perché è un risultato raro. Il cinema è una forma d’arte
collaborativa, quindi può partire in molte direzioni diverse. Ma
noi abbiamo avuto un grande sostegno da parte dei nostri
produttori, dalla Pathé e dagli altri investitori. Ci hanno
appoggiato in quello che abbiamo cercato di fare.
Al centro del film c’è la
storia d’amore tra Margaret e Denis, altro personaggio
affascinante, magistralmente interpretato da Jim Broadbent. Com’è
stato lavorare con lui?
Ha un grandissimo senso
dell’umorismo e, anche in molti dei ruoli più seri che gli ho visto
interpretare, ha il talento dell’ironia e della comprensione
empatica, due doti molto toccanti. Denis Thatcher è stato spesso
dipinto all’opinione pubblica come una sorta di pagliaccio. E il
profilo della sua veste pubblica è stato uno degli aspetti del
personaggio, ma sapevamo che Jim avrebbe ancorato il suo
protagonista in un substrato di spessore e comprensione della sua
maschera di comicità, indagando sul ruolo che il suo senso
dell’umorismo ha avuto nel vivacizzare la sua vita e quella di
Margaret e sull’importanza della presenza in una coppia di uno
disposto ad alleggerire le tensioni ridendo e scherzando. Penso che
gran parte degli atteggiamenti nei confronti di Denis fossero
dettati dal fatto che la sua posizione destabilizzava molte
persone, uomini e donne. Era scioccante vedere una donna Capo di
Stato e a quel punto lui cos’era? Il Signor Marito di…? Come
potevano definirlo? Il “first husband”? Che cos’era?
In questa fase dell’evoluzione
della specie umana solo adesso ci stiamo abituando ad accogliere
queste nuove posizioni dei generi sessuali. Secondo
me lui era satireggiato, ma non
sembrava provarne risentimento e questa sua reazione è stata
davvero straordinaria. So che Jim Broadbent è arrivato sul set con
un forte pregiudizio nei confronti di Margaret Thatcher e della sua
politica. E man mano che abbiamo interpretato la vecchia coppia di
coniugi, credo che abbia un po’ modificato la valutazione, non
tanto del suo premierato o del suo operato politico, quanto del suo
presunto lato umano che forse ha accettato di più. Di sicuro ha
accettato me come attrice che vestiva i suoi panni: ho sentito da
parte sua un affetto autentico e un sincero sgomento per la vita
che era stata riservata loro.
Prima dell’inizio delle
riprese ha passato un po’ di tempo con Alexandra
Roach?
Alexandra Roach interpreta Margaret
Thatcher giovane. Si è discusso molto di come fare assomigliare il
suo incantevole nasino all’insù al mio, ma lei è stata al gioco! È
un’attrice davvero incantevole. Ho trovato meraviglioso il rapporto
che ha costruito con Harry, che interpreta Denis giovane. Hanno
entrambi dedicato un’estrema cura al tentativo di dare ai due
personaggi giovani il sapore dei due personaggi anziani. Hanno
realmente fatto un ottimo lavoro.
Richard E. Grant si è
divertito dicendo che i signori che la circondavano, i suoi
colleghi di Gabinetto, erano come palline di naftalina di
equità.
No, no, non pallina di naftalina.
Li ha definiti falene, falene che circondano una sorgente di luce.
Posso dire che Richard E. Grant si diverte in qualunque situazione.
È una compagnia simpaticissima. Tutti quei signori sono stati
fantastici con me, mi hanno accolta in un territorio a cui io non
appartengo, essendo un’intrusa, un’americana.
Ma in un certo senso sono stata
incoraggiata a interpretare Margaret Thatcher proprio per il fatto
che lei stessa era un’intrusa in quel Partito Conservatore fatto di
parrucconi laureati a Oxford e Cambridge in cui lei marciava
imperterrita. E io ho pensato: se ce l’ha fatta lei, posso farcela
anch’io.
E Anthony Head nei panni di
Geoffrey Howe?
Un personaggio fondamentale. Per
Margaret Thatcher rappresentava una roccia, una voce giudiziosa,
una persona su cui poter sempre contare e quando alla Camera dei
Comuni Geoffrey Howe si alzò e diede le dimissioni, ogni cosa
precipitò verso la fine.
Anthony è un attore magnifico,
estremamente affascinante sul piano personale, che qui interpreta
splendidamente e con grande umiltà un uomo senza pretese, facendone
un ritratto bellissimo. Percepisci il suo dolore e il suo
disappunto. Era molto importante consentire un’identificazione con
ogni singolo deputato e con la sua personalità. Ogni attore è
arrivato sul set con una biografia esaustiva della persona che
avrebbe rappresentato, non per cercare di imitarla, ma per tentare
di incarnare qualche verità di quella persona e del ruolo che ha
avuto in questa tragedia..
Qual è stato l’aspetto più
bello della realizzazione di questo film?
Sicuramente l’opportunità di
guardare una vita intera, perché nella fase della vita in cui sono
io capita di guardarsi alle spalle e di ripensare a tutta la
propria storia. A volte è sconvolgente quanto una vita può essere
grande e piena di eventi che nel momento in cui li stai vivendo
sembrano molto importanti.
Poi però ti rendi anche conto che
quello che conta davvero è il presente, quello che vivi adesso, nel
preciso istante e nel luogo in cui ti trovi a viverlo. E si può
argomentare che l’unica cosa importante è vivere intensamente la
propria vita nell’esatto momento in cui ci si trova e che è questa
la cosa più difficile che esiste al mondo. In fondo è il principio
del Buddismo Zen, vivere intensamente il qui e ora, sentirlo,
esserci fino in fondo.
Quando siamo giovani, ognuno di noi
dichiara quello che non farà mai, ma poi seguiamo tutti lo stesso
destino, abbiamo tutti un inizio e una fine. È un’ambizione
insolita per un film puntare l’intera narrazione verso quel
momento, il momento della fine. Di solito un film tende verso un
apogeo, un’aspirazione alta. Qui invece guardiamo un distillato di
cosa significa aver vissuto una vita enorme, esagerata,
intensissima e vederla poi sprofondare. Insomma, è poesia, non
trova?
Debuttava dieci anni fa su HBO il
primo episodio di una serie che avrebbe in pochissimi anni segnato
un prima e un dopo nel mondo della serialità: IL TRONO DI
SPADE, dal ciclo “Cronache del ghiaccio e del fuoco”,
l’amatissima saga di George R. R. Martin.
Ecco il promo di The Iron Anniversary
Per il decimo anniversario della
serie dei record, dal 16 al 23 aprile Sky propone un canale
interamente dedicato alla saga (canale 111), SKY ATLANTIC
MARATONE – IL TRONO DI
SPADE: THE IRON ANNIVERSARY: tutte le 8 stagioni per
un indimenticabile viaggio lungo 73 episodi arricchito da
interviste inedite realizzate proprio per l’anniversario e diversi
contenuti speciali, dedicati sia ai fan che a chi vorrà scoprire la
serie per la prima volta. Tutti i contenuti di Sky Atlantic
Maratone – Il Trono di
Spade: The Iron Anniversary saranno disponibili anche on
demand su Sky e in streaming su NOW.
Fra questi, una prima TV esclusiva:
The
Game of Thrones Reunion, uno speciale in due parti
condotto da Conan O’Brien e girato a Belfast durante le riprese
dell’ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade. Per
una durata complessiva di novanta minuti, lo show vedrà il cast e
la crew della serie celebrare il lungo viaggio che li ha visti
protagonisti di un fenomeno di portata mondiale, dando vita a uno
show divertente, dinamico, ricco di aneddoti, curiosità e racconti,
e che permetterà di scoprire interessanti retroscena legati a
quest’epica saga.
Fra i maggiori eventi della storia
della TV, Il Trono di Spade è culminato in un finale
seguito da addirittura 45 milioni di spettatori solo in America – e
da record anche in Italia, su Sky Atlantic, una distribuzione in
207 territori nel mondo e un incredibile esercito di fan pronti a
tutto per celebrare la serie e in trepidante attesa del primo
spin-off ufficiale della serie, quell’“House of the Dragon” che entrerà in
produzione già quest’anno.
Per i dieci anni dal debutto, il
cast de Il Trono di Spade mobiliterà i fan per chiedere
loro di contribuire a una di queste dieci nobili cause: quelle di
Women for Women International, World Central Kitchen, Conservation
International, International Rescue Committee (IRC), UNICEF,
FilmAid International, SameYou, Royal Mencap Society, National
Urban League and The Trevor Project.
SKY ATLANTIC MARATONE – IL TRONO DI SPADE: THE IRON
ANNIVERSARY, DAL 16 AL 23 APRILE AL CANALE 111 DI
SKY
È stato diffuso un nuovo trailer di
The
Irishman, il nuovo film di Martin
Scorsese che, dopo la premiere al festival di New York (e a quello di Roma)
sarà disponibile su Netflix.
Protagonisti della pellicola,
Robert De Niro, Al Pacino e
Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità
organizzata nell’America del dopoguerra. La pellicola è
l’adattamento cinematografico del libro L’irlandese. Ho ucciso
Jimmy Hoffa (I Heard You Paint Houses) scritto da Charles Brandt,
basato sulla vita di Frank Sheeran.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
Diretto da: Martin
Scorsese Cast: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey
Keitel, Ray Romano, Bobby Cannavale, Anna Paquin, Stephen Graham,
Stephanie Kurtzuba, Jack Huston, Kathrine Narducci, Jesse Plemons,
Domenick Lombardozzi, Paul Herman, Gary Basaraba, Marin Ireland Prodotto da: Martin Scorsese, Robert De Niro, Jane
Rosenthal, Emma Tillinger Koskoff, Irwin Winkler, Gerald Chamales,
Gaston Pavlovich, Randall Emmett, Gabriele Israilovici Scritto da: Steven Zaillian Direttore della Fotografia: Rodrigo Prieto Scenografie: Bob Shaw Costumi: Christopher Peterson, Sandy Powell Montaggio: Thelma Schoonmaker
Il cinema di Martin
Scorsese incontra lo stile dei Marvel Studios nel trailer mash-up di The
Irishman mostrato durante una puntata dello show
di Jimmy Kimmel, divertente parodia che strizza l’occhio ai recenti
commenti del regista
sui cinecomic paragonati ai parchi a tema.
Di recente sono arrivate anche le
risposte di Anthony e Joe
Russo, che in un’intervista hanno dichiarato: “In
definitiva, noi definiamo cinema un film che riesce a riunire le
persone in un’esperienza condivisa ed emotiva. E quando
guardiamo al risultato al botteghino di Avengers: Endgame, non lo vediamo
come una prova di successo finanziario, ma come testimonianza del
suo successo emotivo. È un film che ha avuto un impatto senza
precedenti sul pubblico di tutto il mondo nel modo in cui ha
condiviso quella narrativa e nel modo in cui l’ha vissuta. E le
emozioni che hanno provato a guardarlo.”
Non ci resta che stemperare la tensione e goderci questo finto
trailer.
The
Irishman è stato scelto per aprire il New York Film
Festival e proiettato in anteprima alla Festa del cinema di Roma
2019. Protagonisti della pellicola, Robert De
Niro, Al Pacino e Joe
Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata
nell’America del dopoguerra.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
Mentre la “resurrezione
computerizzata” di Peter Cushing in
Rogue One a Star
Wars Story continua a far discutere i teorici di
cinema sulla natura della recitazione digitale, arrivano
interessanti novità da The
Irishman di Martin Scorsese, che
vedrà il regista tornar a lavorare con Robert De
Niro.
Nel film, l’attore di Toro
Scatenato interpreterà il gangster Frank
Sheeran e per interpretarlo ha ricorso non solo al metodo
e all’esperienza che l’hanno reso famoso sul set del
Padrino Parte Seconda, ma anche allo “stesso”
volto. De Nrio sarà infatti ringiovanito digitalmente nel film.
Robert De Niro
giovane in The Irishman
La notizia, già trapelata qualche
tempo fa, viene oggi confermata dal produttore del film
Gaston Pavlovich, che dice: “È una tecnologia
straordinaria che permette agli attori di attraversare diverse
epoche senza ricorrere al trucco o a protesi facciali. Abbiamo
fatto delle prove e il risultato è magnifico”.
La tecnica sarà simile a quella
messa a punto per Il Curioso Caso di Benjamin
Button di David Fincher, ma sarà
chiaramente meglio sviluppata grazie ai progressi tecnologici degli
ultimi anni.
Completano il cast del film
Al Pacino e Joe Pesci.
The Irishman
di Martin ScorsesePrendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Stando a quanto riportato, il film
avrà una durata di 210 minuti, ben al di sopra
delle tre ore di The Wolf of Wall Street,
fino ad ora il film più lungo del regista. Una notizia in parte
prevedibile, considerando che più volte Scorsese ha dichiarato che
il film prevede un numero di scene particolarmente sopra alla media
dei suoi soliti film. Oltre al citato film con protagonista
Leonardo
DiCaprio, tra gli altri film di Scorsese con un
elevato minutaggio si contano Quei bravi ragazzi,
dalla durata di 146 minuti, The Aviator, che ne
conta 170, e Silence, con i suoi 161 minuti.
The
Irishman è basato sul romanzo I Heard You
Paint Houses, scritto da Charles Brandt e basato sulla
vita di Frank Sheeran, sicario della mafia e veterano della seconda
guerra mondiale. Diventato ormai vecchio, Sheeran si trova a
riflettere sugli eventi che hanno definito la sua carriera di
sicario, e in particolare il ruolo che ha avuto nella scomparsa del
leader sindacalista Jimmy Hoffa.
Ad interpretare Sheeran vi sarà
Robert De
Niro, che torna a collaborare con Scorsese a 24 anni
da Casinò, mentre nel ruolo di Jimmy Hoffa ci sarà
Al Pacino, alla sua prima collaborazione con il
regista newyorkese. Tra gli altri interpreti si annoverano
Joe Pesci, Harvey Keitel,
Bobby Cannavale e Anna Paquin.
The
Irishman verrà presentato in anteprima il 27 settembre
2019 al New York Film Festival, per poi debuttare in alcuni cinema
selezionati e su Netflix dal mese di novembre.
È l’evento cinematografico
dell’anno, il nuovo film di Martin Scorsese, vecchio maestro della settima
arte, che però si rivolge a Netflix,
simbolo della modernità del cinema, per realizzare la sua visione:
The
Irishman è attesissimo, e a buon diritto!
La storia tocca il mondo della
mafia italo-americana, ambiente caro allo Scorsese cinematografico,
e si concentra sulla vita di Frank Sheeran (a sua volta raccontata
nel libro I Heard You Paint Houses scritto da
Charles Brandt). Frank è un veterano di guerra,
che ha imparato ad uccidere nella campagna in Italia e che riesce
ad entrare nelle grazie dei vertici della mafia, diventando “l’uomo
che imbianca case”, ovvero il killer deputato a fare pulizia.
Efficace, preciso, servizievole, Frank è l’impiegato modello, che
esegue gli ordini e non fa domande, un vero soldato.
Leale e rispettoso del codice
“d’onore” che vige tra quella gente, Frank viene nominato guardia
del corpo di Jimmy Hoffa, carismatico leader sindacale, con il
quale stringe una fraterna amicizia. Ma il mondo degli adulti, e
quello della mafia, non è posto per i sentimenti e la lealtà assume
forme inaspettate. E poi, che senso ha tutto questo, quando diventa
solo una storia che nessuno ricorda, raccontata da un vecchio solo
in una stanza di un ospizio?
The Irishman, un film con gli amici
Martin Scorsese ha fatto un film con i suoi
amici, ha scelto Robert
De Niro per il ruolo principale, ha regalato
un’altra grande parte a Joe Pesci, ha ingaggiato per la prima volta
Al Pacino, regalandoci finalmente quel confronto tanto
agognato (e un paio di volte sfiorato) tra gli attori più grandi e
rappresentativi degli anni ’50. È tornato nel mondo della mafia, a
raccontare le gesta di quei bravi ragazzi, solo che adesso non sono
più ragazzi. Sono rallentati, invecchiati, resi goffi nei movimenti
dall’età e dall’artrite.
Scorsese ha scelto la strada più
lunga e difficile per realizzare questo film, la strada che
attraverso la tecnologia del de-aging gli ha permesso di
lavorare per tutto l’arco della storia con
De Niro e compagnia, senza ricorrere ad un attore più
giovane, perché per lui non avrebbe avuto senso, ora, raccontare
quella storia senza Bob. Voleva un film con e per i suoi amici, e
Netflix gli ha
dato questa possibilità (e i fondi necessari).
Il senso di The
Irishman potrebbe essere rintracciato tutto nelle
motivazioni del regista: è un film senile ma non vecchio,
malinconico ma non triste. Racconta la fine di una storia
personale, quella di Frank, la fine di un impero mafioso in cui i
boss erano guardati come un mito (nel film i bambini non sono
quelli che ne Il Padrino facevano da sfondo, ma
sono i primi giudici severi dei genitori), la fine di un periodo
storico negli Usa che ha ferito profondamente il Paese e che adesso
a stento si ricorda.
La presa di
coscienza della nostra mortalità
The
Irishman è la presa di coscienza della nostra
mortalità e del fatto che il tempo, con il suo fluire, priva di
significato ogni gesto, ogni avvenimento, lasciando soltanto spazio
a una profonda e meditabonda solitudine, dove non c’è spazio
nemmeno per il pentimento. Pentirsi di cosa, poi? È passato così
tanto tempo che le brutture sono state dimenticate, e la nostalgia,
quasi confortevole, del passato si trasforma in un sollievo perché
davanti a noi c’è solo un’altra cosa da fare: morire.
The
Irishman ha la stessa potenza narrativa e trascinante
di C’era Una Volta in America, è a suo
modo un’epopea meno romantica ma altrettanto emozionante sulla vita
di un uomo che ha sempre agito. I mafiosi, gli assassini, i
criminali raccontati da Sergio Leone hanno avuto
dei figli, che sono diventati questi mafiosi di Scorsese, molto
diversi da quelli che raccontava negli anni ’70. Questi personaggi
sono riflessivi, quasi paterni, non hanno più quella rabbia e
frenesia, e nel raccontare questa sorta di distorta dolcezza degli
ultimi di una stirpe, Scorsese fa un grande regalo al suo pubblico:
dà a Joe Pesci un ruolo inedito, delicato,
affettuoso, così in contrasto con quanto aveva fatto con i suoi
film del passato. E così l’attore diventa l’emblema perfetto del
senso della storia.
Scorsese realizza una lettera
d’amore a un tempo che non c’è più, a un cinema che non c’è più, un
film per molti versi testamentario, che mette fine a una parte
della sua carriera e che sembra inaugurarne un’altra, pervasa dalla
malinconia di un mondo scomparso, ma anche dalla consapevolezza che
il tempo “guarisce” e che la morte fa parte della vita. Lo stile si
appiana, il montaggio si “calma”, lo spettacolo è lasciato fuori
campo, Scorsese mette al centro i suoi attori e il loro talento e
nient’altro gli interessa se non raccontare la sua storia con i
suoi amici. E il suo mestiere, il suo occhio, la sua sensibilità
danno vita alla meraviglia di The
Irishman.
La Lucky Red ha fatto incetta di
titoli all’ultimo Festival
di Cannes. Dopo i colpi sicuri di Xavier Dolan
con Juste la fin du monde (Gran Prix) e
di Asghar Farhadi con The
Salesman (che ha portato a casa i premi alla
sceneggiatura e al migliore attore), la distribuzione italiana ha
acquistato anche i diritti di The
Irishman, di Martin
Scorsese.
Di seguito la lista completa dei
titoli acquistati al mercato di Cannes:
The Irishman
di Martin Scorsese Prendete uno dei più grandi registi
della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori, Robert De
Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato capolavori come
Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino. Aggiungete altri due
premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima collaborazione con
Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan (Schindler’s List,
Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete alcuni degli
ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo più ambìto
del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei distributori di
tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti, per
un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come un
nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
JAKIE di Pablo
Larrain
Il premio Oscar Natalie Portman nei panni della First Lady per
antonomasia, Jacqueline Kennedy, nei quattro giorni successivi
all’omicidio di JFK.
MERIDIANO DI SANGUE di
James Franco
Prodotto da Scott Rudin (Non è un paese per vecchi, Grand Budapest
Hotel, The Social Network, Il Grinta), il film è tratto
dall’omonimo best seller di Cormac McCarthy (autore di Non è un
paese per vecchi)
Nel cast il premio Oscar Russell Crowe, Tye Sheridan, Ryan
Reynolds, Ethan Hawke, James Franco, Vincent D’Onofrio.
FLAMMABLE CHILDREN di
Stephen Elliott
Torna dietro la macchina da presa il regista cult di Priscilla, la
regina del deserto, Un matrimonio all’inglese e Tre uomini e una
pecora: una nuova commedia ambientata nell’Australia del 1975. Tra
gli interpreti principali Guy Pearce e Kylie Minogue.
EARLY MAN di Nick
Park
Dalla Aardman Animation, lo studio che ci ha regalato capolavori
come Galline in fuga, Wallace & Gromit – La maledizione del
coniglio mannaro, Giù per il tubo e Shaun, vita da pecora, uno dei
film di animazione più attesi destinato ad un pubblico di grandi e
piccini.
SCARPETTE ROSSE E I 7
NANI
Cosa accadrebbe se i sette nani fossero in realtà sette principi
vittime di una maledizione? Una divertente e scorretta
rivisitazione animata delle favole più amate di tutti i tempi.
Arriva da Indiewire la conferma
che The
Irishman, l’ormai leggendario film di Martin
Scorsese, uscirà nel 2019. Come vi abbiamo detto l’ultima volta che ne
abbiamo parlato, il film è stato acquistato da Netflix che farà partire le riprese
quest’estate, probabilmente ad agosto.
The
Irishman vede tornare Robert De Niro
al cinema diretto da Scorsese. Al suo fianco ci
sono Al Pacino e Joe
Pesci.
The Irishman
di Martin ScorsesePrendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.Non
poteva essere altrimenti, per un progetto da 100 milioni di dollari
che già si annuncia come un nuovo capolavoro del “gangster movie”:
per Scorsese, un nuovo affresco sulla criminalità americana, tratto
dal romanzo L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt.
“Avere il privilegio di distribuire un film del più grande regista
del cinema contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky
Red motivo di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi
trentennale sugli autori, portato avanti con serietà e dedizione.
Siamo emozionati e felici”.
È Chris Evangelista di
/Film a condividere su Twitter le prime immagini dal set di
The
Irishman, il chiacchieratissimo progetto di
Martin Scorsese che ha trovato in Netflix il posto adatto per potersi sviluppare.
Ecco alcune immagini rubate dal set
in cui possiamo vedere gli assi che il regista newyorkese sfodererà
in questa sua nuova incursione del mondo della malavita.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo
più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei
distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Nel cast di The
IrishmanRobert De
Niro,Joe Pesci, Al Pacino,
Ray Romano,Harvey Keitel e
Jack Huston.
Disponibile su Netflix dal 27 novembre, The
Irishman è il nuovo film del regista premio Oscar
Martin Scorsese, che torna per l’occasione a
lavorare con i suoi attori feticcio Robert De
Niro e Joe
Pesci, e dando vita alla sua prima collaborazione con
Al
Pacino. Il film, costato all’incirca 200 milioni di
dollari, è tratto dal romanzo I Heard You Paint Houses, di
Charles Brandt. Basato sulla vita del sicario
Frank Sheeran, il film attraversa numerosi decenni di storia
americana per dar vita ad una lunga odissea nel mondo della
criminalità organizzata.
Ispirato ad una storia vera, e con
personaggi realmente esistiti, il film non è ovviamente fedele in
modo dettagliato alla realtà degli eventi narrati. Alcuni aspetti
vengono raccontati tradendo una certa accuratezza in nome
dell’intrattenimento cinematografico. Di seguito si riporteranno
una serie di domande basate sul film, e che rispondono a quanto di
differente c’è tra il film e i fatti a cui è ispirato.
Frank Sheeran ha davvero
confessato sul suo letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa?
Stando alla vera storia dietro
The
Irishman, Frank Sheeran ha effettivamente rivendicato la
responsabilità della morte, nel 1975, del sindacalista Jimmy Hoffa.
Prima di morire di cancro, Sheeran raccontò la sua storia a Charles
Brandt, che l’ha riportata poi nel pagine suo libro di saggistica
del 2004, intitolato I Heard You Paint Houses. Il libro è
poi diventato la base per il film diretto da Martin
Scorsese.
Frank Sheeran è realmente stato in
prigione?
L’FBI
accusò Sheeran di associazione a delinquere e strozzinaggio,
venendo condannato a 32 anni di prigione. Dopo nove anni,
l’avvocato Charles Brandt ottiene la libertà condizionale per
Sheeran, ormai settantunenne, per motivi medici. È così che Brandt,
che avrebbe poi scritto il libro, è divenuto amico di Sheeran.
Robert De Niro assomiglia al vero
Frank Sheeran?
A parte i capelli lisci e un po’ di
peso in eccesso, De Niro, alto all’incirca 178 centimetri, non
condivide una grande somiglianza con l’irlandese Frank Sheeran, il
quale era invece alto 195 centimetri. Tuttavia De Niro, noto
principalmente come attore italoamericano, condivide con Sheeran
delle origini irlandesi, ereditate da parte di suo padre.
Frank Sheeran ha davvero
sviluppato le sue capacità di sicario durante il servizio nella
seconda guerra mondiale?
Stando alle dichiarazioni di
Sheeran, egli prese parte a numerose esecuzioni di prigionieri di
guerra tedeschi durante i suoi lunghi 411 giorni sul campo. Alcuni
di questi vengono descritti nel libro I Heard You Paint
Houses di Charles Brandt. Sheeran raccontò che se anche un
soldato tedesco si fosse arreso dopo aver ucciso uno dei suoi amici
più cari, la resa non lo avrebbe comunque salvato dall’essere
ugualmente giustiziato.
In un caso, la sua unità si imbatté
in una corriera militare tedesca che trasportava cibo e acqua sulle
montagne Harz. Dopo aver permesso alle donne di fuggire, lui e i
suoi compagni mangiarono ciò che volevano, sporcando il resto con i
propri rifiuti. Dopo di che, racconta Sheeran, ordinarono ai
rimanenti tedeschi di scavare le proprie tombe, dove poi li
giustiziarono e seppellirono. Sheeran afferma di non aver avuto
esitazioni nel fare ciò che doveva fare. La sua capacità di porre
fine alla vita altrui in modo freddo e spietato divenne la più
grande caratteristica nel momento in cui divenne un sicario della
mafia.
Sheeran confessò a Brandt che gli
ordini ricevuti dai suoi comandanti nell’esercito non erano poi
tanto diversi da quelli che gli furono dati in seguito dai capi
criminali. “Era proprio come quando un ufficiale ti diceva di
riportare un paio di prigionieri tedeschi dietro la linea e di fare
una cosa rapida. Semplicemente facevi quello che dovevi
fare.“
Frank Sheeran era una figura
popolare nell’ambiente criminale?
Date le sue origini irlandesi e non
italiane, Sheeran non era incline a divenire una figura centrale in
ambiente criminale, ma era anzi un personaggio “periferico” in quel
di Philadelphia. Sheeran viveva inoltre a Scranton, in
Pennsylvania, città per lo più estranea all’attività mafiosa.
Come ha fatto Frank Sheeran a
conoscere Jimmy Hoffa?
Dopo essere stato dimesso
dall’esercito nell’ottobre 1945, esattamente il giorno dopo aver
compiuto venticinque anni, Frank Sheeran trovò lavoro come
camionista. Per guadagnare dei soldi extra, inizia a commettere
piccoli crimini. I suoi sforzi criminali hanno in seguito attirato
l’attenzione dei capi della mafia Russell Bufalino e Angelo Bruno.
Bufalino, che era il capo della nota famiglia criminale Bufalino,
prese Sheeran sotto la sua ala e divenne il suo mentore. Fu proprio
Bufalino a mettere in contatto Sheeran con il sindacalista Jimmy
Hoffa, che supervisionava il sindacato i cui membri includevano
camionisti come Sheeran. I due divennero amici intimi, con Hoffa
che si avvaleva di Sheeran per protezione personale e omicidi di
quanti ostacolavano il loro cammino.
Frank Sheeran si era sposato due
volte?
La storia di Sheeran lo vede
sposarsi un prima volta con un’immigrata irlandese di nome Mary,
poco dopo il ritorno dalla seconda guerra mondiale. I due hanno a
lungo vissuto in Pennsylvania, dando alla luce tre figli. La coppia
divorziò poi nel 1968. Nel film di Scorsese Mary è interpretata
dall’attrice Aleksa Palladino. Sheeran sposò
poi una donna di nome Irene, interpretata nel film da
Stephanie Kurtzuba.
Che cosa significa il titolo del
libro “I Heard You Paint Houses“?
Il titolo del libro, “I Heard
You Paint Houses“, è una metafora che si riferisce
all’assassinio di un malcapitato. La “vernice” in questione altro
non è che il sangue della vittima che schizza sul pavimento e sulle
pareti. Come visto nel film, queste furono probabilmente anche le
prime parole che Jimmy Hoffa pronunciò a Frank Sheeran, tramite una
telefonata. Sheeran avrebbe poi menzionato gli “schizzi di vernice”
anche durante la sua confessione per l’omicidio di Hoffa.
Si potrebbe facilmente presumere
che questa espressione faccia parte del gergo criminale. Tuttavia,
non lo è. In effetti, sembra che non ci sia traccia della frase “ho
sentito che dipingi case”, se non nel libro di Charles Brandt. Di
conseguenza, è lecito chiedersi se in realtà tale espressione sia
mai stata realmente detta. Brandt sostiene che i mafiosi della
famiglia criminale Bufalino nella Pennsylvania nord-orientale hanno
il loro specifico gergo. Fu probabilmente l’agente letterario Frank
Weimann a scegliere tale frase per il titolo del libro.
Qual è stato il motivo della mafia
per uccidere Jimmy Hoffa?
Frank Sheeran era molto fedele al
suo mentore, il boss della mafia di Philadelphia Russell Bufalino.
Quando Bufalino e altre figure della criminalità organizzata si
schierarono contro di Hoffa, Sheeran non poté non stare al fianco
di Bufalino, tradendo di fatto la sua amicizia con Hoffa. Quando
Jimmy Hoffa andò in prigione nel 1967 per manipolazione della
giuria, tentata corruzione e frode, Hoffa installò al suo posto un
debole di nome Frank Fitzsimmons come presidente del sindacato
International Brotherhood of Teamsters .
Sebbene Hoffa esercitasse ancora un
proprio potere dalla prigione, Fitzsimmons era ora responsabile del
fondo pensioni degli Stati centrali dei Teamsters, un fondo da
miliardi di dollari. Sotto Hoffa, i prestiti concessi dal fondo
erano legittimi, il che significa che ci si assicurava che fossero
garantiti e rimborsati nel fondo. I Fitzsimmons, al contrario,
fecero dei cattivi prestiti alla mafia che non furono mai
rimborsati.
Una volta uscito di prigione, Hoffa
intendeva mettere le mani sui registri della Cassa pensione e
rendere noti tutti i crediti che Fitzsimmons aveva accumulato.
Hoffa progettò anche di candidarsi nuovamente come il presidente
dei Teamsters contro Fitzsimmons nel 1976, un’elezione che
probabilmente avrebbe vinto. Se Hoffa avesse riprso il controllo
del fondo pensione, la mafia avrebbe perso la sua gallina dalle
uova d’oro. Colpire direttamete Hoffa era dunque un modo quasi
garantito per risolvere il problema.
Quante persone hanno ucciso il
vero Frank Sheeran?
Charles Brandt, autore del romanzo,
afferma che Sheeran confessò di aver ucciso all’incirca 25-30
persone. Tuttavia, Sheeran non riusciva a ricordare un numero
esatto. Tuttavia non esistono prove concrete per dimostrare che
Frank Sheeran abbia mai ucciso realmente una sola persona.
Sheeran è anche l’unico ad aver
sostenuto che Hoffa abbia commesso un omicidio. L’unica prova di
Brandt a riguardo sono alcune citazioni dello stesso Hoffa, noto
per il suo carattere irascibile, il quale sembra aver affermato di
voler uccidere diverse persone, tra cui John F. Kennedy, suo
fratello Bobby e altri. Tuttavia, non ci sono prove che Hoffa abbia
mai effettivamente concretizzato tali dichiarazioni.
Cosa ha motivato Frank Sheeran a
confessare la storia secondo cui avrebbe ucciso Jimmy Hoffa?
La ragione più logica per cui Frank
Sheeran avrebbe confessato sul letto di morte di aver ucciso Jimmy
Hoffa era che si trovava al verde e desiderava lasciare dei soldi
alla sua famiglia. È ovvio che trasformare la sua storia di vita in
un libro avrebbe potuto permettergli di fare ciò. Il libro di
Charles Brandt divenne infatti un bestseller del New York Times e
l’autore vendette in seguito i diritti cinematografici al regista
Martin Scorsese.
Tuttavia è bene aggiungere che
Sheeran aveva anche precedentemente affermato di non aver ucciso
Jimmy Hoffa. Nel 1995, dichiarò infatti al Philadelphia Daily News,
di non aver avuto nulla a che fare con quel caso, e nel 2001 indicò
Sal Briguglio come l’assassino.
Qual è stato il motivo per cui il
film ha richiesto un budget di circa 200 milioni di dollari?
Ad aver fatto lievitare il budget
del film sono stati gli effetti speciali necessari per permette ad
Al Pacino, Robert De Niro e
Joe Pesci di sembrare più giovani di 30 anni.
L’Industrial Light & Magic ha gestito il processo di
invecchiamento. Netflix ha acquisito il film dopo che diversi studi
di produzione si sono ritirati a causa del budget
crescente. The Irishman è ad oggi il film più costoso
della carriera del regista Martin Scorsese.
Arriverà il 3, 4 e 5 novembre,
nelle sale italiane, The
Irishman, il nuovo film di Martin
Scorsese che dal 27 dello stesso mese sarà invece
disponibile su Netflix. Ecco di seguito alcuni momenti della
conferenza stampa di presentazione del film, in occasione del
London Film Festival all’inizio dell’autunno, in cui il regista e i
due protagonisti, Robert De Niro e Al Pacino,
parlano del film:
Il film è stato scelto per aprire
il New York Film Festival in attesa del debutto in sala e su
Netflix e proiettata in anteprima alla Festa del cinema di Roma
2019. Protagonisti della pellicola, Robert De
Niro, Al Pacino e Joe
Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata
nell’America del dopoguerra.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
In seguito al grande successo
ottenuto da The
Irishman di Martin
Scorsese in occasione dell’award season di
quest’anno, Netflix ha deciso di diffondere online una bellissima
featurette della durata di ben 13 minuti dedicata al processo di
de-aging degli attori protagonisti realizzato dai maghi
della Industrial Light and Magic.
La nuova speciale featurette sugli
effetti visivi di The
Irishman è dedicata ai segreti dietro il processo
necessario al ringiovanimento dei personaggi interpretati da
Robert De Niro, Al Pacino e Joe
Pesci.
Ricordiamo che The
Irishman ha ottenuto 14 candidature
ai Critics Choice
Awards (tra cui Miglior Film e Miglior Regista),
5 candidature ai Golden
Globes (incluso Miglior Film Drammatico e Miglior
Regista) e 4 candidature ai SAG
Awards (incluso Miglior Cast). La pellicola è stata
inoltre eletta il Miglior Film del 2019 dalla National Board of
Review e dal New York Film Critics Circle. Potete gustarvi la
featurette sui VFX di seguito:
The
Irishman è stato scelto per aprire il New York
Film Festival. In Italia ha debuttato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
2019, prima del debutto su Netflix avvenuto lo scorso 27
novembre. Protagonisti della pellicola, Robert De
Niro, Al
Pacino e Joe Pesci, in un’epica
saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Nel cast di The
IrishmanRobert De
Niro,Joe Pesci, Al Pacino,
Ray Romano,Harvey Keitel, Anna
Paquin e Jack Huston.
La STX Entertainment ha acquistato
i diritti di produzione di The
Irishman, il film a lungo in stand by che vedrà a
questo punto il ritorno della coppia Martin Scorsese/Robert
De Niro.
Le negoziazioni sono partite il 14
maggio al Mercato del Festival e porteranno alla produzione
effettiva del film che traspone il romanzo di Charles
Brandt, I heard your pain
houses.
Il film racconta la storia di
Irishman Sheeran, un veterano della seconda guerra
mondiale che pare abbia avuto a che fare con l’omicidio di
Kennedy.
Daily Mail UK ha
messo on-line nuove immagini dal set di The
Irishman, il film in cui Martin
Scorsese ha voluto per sé Al Pacino e
Robert De Niro, insieme a Joe
Pesci e Harvey Keitel.
Nelle foto di seguito potete vedere
le tre leggende del cinema all’opera. L’occhio, in particolare,
cade su un irriconoscibile Al Pacino.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Nel cast di The
IrishmanRobert De
Niro,Joe Pesci, Al Pacino,
Ray Romano,Harvey Keitel, Anna
Paquin e Jack Huston.
Il dibattito che ha accompagnato
l’uscita di The
Irishman è stato uno degli aspetti più
affascinanti dell’ultimo grande film di Martin Scorsese, soprattutto per quel che
riguarda la tecnica di ringiovanimento utilizzata nel film. Ma c’è
anche un altro aspetto che ha tenuto alta l’attenzione sul film,
ovvero il suo costo di produzione. Con un cast di primissimo piano
e un minutaggio di oltre 200 minuti, è stato chiaro fin da subito
che la pellicola rappresentasse un titolo a grosso budget e
sapevamo già che la produzione avrebbe avuto un sostegno
finanziario da film di fascia alta (dichiarati circa 160
milioni).
Ebbene oggi però apprendiamo grazie
ad un nuovo articolo di The Hollywood
Reporter, che il film è costato ben oltre la cifra dichiarata.
Infatti il sito ha riferito che la cifra attuale supera i 225
milioni di dollari spesi e considerato che la pellicola non ha mai
avuto un percorso di distribuzione tradizionale come tutti i film
di fascia alta, lo rende ancora più straordinario. Ora non sappiamo
esattamente come funzioni l’economia di Netflix ma questa cifra è certamente un esborso
economico dal quale rientrare in qualche modo.
Ma mentre per altri film di fascia
alta come Blade
Runner 2049 o Avengers:
Endgame, un budget considerevole è visibile ad occhio
nudo, con tutti gli effetti speciali presenti. In un film come
The
Irishman, la questione è molto più sottile. Per
cominciare un cast come quello presente
Al Pacino,
Robert De Niro, Joe Pesci e
Martin Scorsese probabilmente ha imposto una pesante
base di partenza. Senza contare tutta la post produzione per
ringiovanire gli attori, tecnica che ha obbligato il regista ad
utilizzare due cineprese sul set, cosa che ha imposto quindi
l’utilizzi di grandi set concepiti per poter garantire dei
movimenti di macchina e lasciare tutta la libertà possibile al
regista, notoriamente un talento a cui piace un certo virtuosismo.
Dunque il film oltre ad essere stato un successo di notiziabilità
per NETFLIX rappresenta certamente un capitolo
ancora aperto alla voce ENTRATE, e la cosa
potrebbe ripetersi con il
nuovo film del regista Killers of the
FlowerMoon, annunciato da poco che sarà
finanziato nientemeno che da APPLETV+, guarda
caso un concorrente diretto di NETFLIX.
Pensate che secondo le prime
notizie APPLE che si è aggiudicato il
finanziamento del film battendo proprio NETFLIX e
la MGM,Killers of theFlower avrà un costo di partenza simili a quello
di The
Irishman. Pare che l’attuale costi di produzioni sia
proprio 225 milioni di dollari, motivo che ha indotto la Paramount
ad abbandonare il progetto. Parte dell’alto budget sarà
dedicato al costo del cast. Leonardo DiCaprio è un attore da 20 milioni di
dollari, e Scorsese guadagna una cifra simile al protagonista.
Robert De Niro, che è anche a bordo per
recitare nel film, riceverà un ingaggio da 15 milioni. Dunque il
solo coinvolgimento di questi tre pone il budget sopra la linea a $
55 milioni di partenza. Quindi sembra che il prossimo film di
Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon,
non sarà diverso da The
Irishman, almeno per quel che riguarda l’aspetto
economico.
Netflix ha finalmente pubblicato il primo trailer
ufficiale di The
Irishman, il nuovo film di Martin
Scorsese che aprirà la 57ma edizione del New York Film
Festival prima di debuttare sulla piattaforma di streaming in
autunno. Protagonisti della pellicola, Robert De
Niro, Al Pacino e Joe
Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata
nell’America del dopoguerra.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
Robert De Niro, al
fianco di Al Pacino e Joe Pesci,
sarà protagonista di The
Irishman, il film di Martin Scorsese
che vedremo alla Festa di Roma
2019. L’attore, che da decenni offre il suo volto
burbero al cinema, è stato sottoposto, come i suoi colleghi, alla
tecnica del de-aging, ovvero il ringiovanimento digitale del volto,
e anche per questo, il film ha avuto una post-produzione
lunghissima.
De Niro e Scorsese hanno lavorato
insieme in molte occasioni, realizzando sempre film che hanno
segnato la storia del cinema: da Taxi Driver e
Toro Scatenato, passando per Quei Bravi
Ragazzi. Ora, a 24 anni da Casinò,
The
Irishman li riporta a lavorare fianco a fianco.
Parte della magia cinematografica
del film sarà proprio costituita dalla tecnica digitale di
“stirerà” i segni del tempo sul volto degli attori, e oggi abbiamo
la possibilità di vedere 4 fotogrammi dal film in cui si vede
chiaramente l’applicazione della tecnica. Che ve ne pare?
The
Irishman è basato sul romanzo I Heard You
Paint Houses, scritto da Charles Brandt e basato sulla
vita di Frank Sheeran, sicario della mafia e veterano della seconda
guerra mondiale. Diventato ormai vecchio, Sheeran si trova a
riflettere sugli eventi che hanno definito la sua carriera di
sicario, e in particolare il ruolo che ha avuto nella scomparsa del
leader sindacalista Jimmy Hoffa.
Ad interpretare Sheeran vi sarà
Robert De
Niro, che torna a collaborare con Scorsese a 24 anni
da Casinò, mentre nel ruolo di Jimmy Hoffa ci sarà
Al Pacino, alla sua prima collaborazione con il
regista newyorkese. Tra gli altri interpreti si annoverano
Joe Pesci, Harvey Keitel,
Bobby Cannavale e Anna
Paquin.
The
Irishman verrà presentato in anteprima il 27 settembre
2019 al New York Film Festival, per poi debuttare in alcuni cinema
selezionati e su Netflix dal mese di novembre.
Il ritorno di Martin
Scorsese nel mondo della criminalità organizzata con
The
Irishman (visto in questi giorni alla Festa del cinema
di Roma) celebra anche la prima reunion della storia di
Robert De Niro, Al Pacino e
Joe Pesci, con quest’ultimo che mancava dalle
scene da ben nove anni. E c’è un motivo che ha spinto l’attore a
vestire ancora una volta i panni di un personaggio per l’amico
regista:
“Queste sono scelte individuali
e a volte le persone non vogliono fare qualcosa per diversi
motivi”, ha dichiarato Scorsese in un’intervista con
Entertainment Weekly. “Potrebbe essere per problemi finanziari.
Potrebbe essere per un problema di famiglia. Potrebbe essere a
causa della salute. Potrebbe essere per la noia di fare un certo
tipo di film o interpretare un certo personaggio. Ma penso che per
Pesci sia stato confortante tornare…soprattutto dopo aver saputo
che Netflix avrebbe finanziato il progetto”.
“Tutto quello di cui parlavamo
era se avremmo mai riavuto questa possibilità di lavorare
insieme“, ha raccontato De Niro, “Quindi ci siamo detti:
facciamolo. E Joe vuole bene a Marty, lo rispetta molto e sa che se
è nelle sue mani, il film andrà bene.”
Vi ricordiamo che The
Irishman arriva nove anni dopo l’ultimo importante ruolo
di Pesci in Love Ranch, e nell’epopea mafiosa interpreta
Russell Bufalino, boss del crimine e figura paterna per Frank
Sheeran in contrapposizione con il personaggio di Al Pacino.
The
Irishman è stato scelto per aprire il New York Film
Festival in attesa del debutto in sala e su Netflix e proiettata in
anteprima alla Festa del cinema di Roma
2019. Protagonisti della pellicola, Robert De
Niro, Al Pacino e Joe
Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata
nell’America del dopoguerra.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
Dopo la collaborazione in
Vinyl, Ray Romano torna a
lavorare con Martin Scorsese in The
Irishman, il film prodotto da Netflix che già prevede la storica reunion di
Casino, con Robert De Niro e
Joe Pesci. Nel cast anche Al
Pacino.
Variety riporta che Romano
ha firmato per entrare a far parte del cast all-star del tanto
chiacchierato film di Scorsese, un adattamento del libro di Brandt.
L’attore interpreterà Bill Bufalino, un avvocato immischiato con la
mafia. De Niro sarà Frank Sheeran, in un ruolo che
lo riunisce con l’amico Martin dopo una lunga assenza. L’ultima
collaborazione trai due risale al 1995 con Casino,
in cui, come anticipato, c’era anche Pesci, che pure torna in
The
Irishman. A coronare questo cast stellare ci sono
Al Pacino nei panni di Jimmy Hoffa e
Harvey Keitel in quello di Angelo Bruno.
The Irishman
di Martin Scorsese –Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Il film di Martin
Scorsese, prodotto da Netflix e intitolato The
Irishman, si arricchisce con un nuovo membro del cast.
Si tratta di Jack Huston, nipote del celebre John
e reduce dal gigantesco flop di Ben Hur.
Secondo Deadline, l’attore ha firmato
per entrare a far parte del cast di stelle che si prestano
all’occhio del maestro Scorsese. Huston sarà in compagnia
di Robert De Niro,Joe
Pesci, Al Pacino, Ray
Romano e Harvey Keitel.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Anche Anna Paquin
si è unita al cast di The
Irishman, il chiacchieratissimo progetto di
Martin Scorsese che ha trovato in Netflix il posto adatto per potersi sviluppare.
L’attrice sarà la figlia del
personaggio di Robert De Niro. Ricordiamo che la
Paquin ha vinto un premio Oscar ancora giovanissima per la sua
performance in Lezioni di Piano, al fianco di
Holly Hunter e che ha trovato la fama mondiale
grazie al ruolo di Rogue nel franchise degli
X-Men e a quello di Sookie nella
serie True Blood.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Nel cast di The
IrishmanRobert De
Niro,Joe Pesci, Al Pacino,
Ray Romano,Harvey Keitel, Anna
Paquin e Jack Huston.
In occasione della UBS Global TMT
Conference a New York, Ted Sarandos, chief content
officer di Netflix, ha rivelato i dati ufficiali
relativi alla visione sulla piattaforma di streaming di The
Irishman, l’ultimo film di Martin
Scorsese con protagonisti Robert De Niro, Al Pacino e Joe
Pesci.
Stando ai numeri riportati da
Sarandos, nella prima settimana l’ultima fatica cinematografica di
Scorsese è stata vista da ben 26.404.081 spettatori (di cui 13.2
soltanto negli Stati Uniti). Si tratta del numero complessivo di
account che hanno visto almeno il 70% del film: soltanto il 18% di
questi utenti ho visto l’intero film (che – bisogna ricordarlo –
dura ben tre ore e mezza!) nel giorno di lancio, lo scorso 27
novembre.
Sarandos ha stimato che entro un
mese il film verrà visto da 40 milioni di persone. Un successo
assolutamente ragguardevole, che a quanto pare però non riuscirà ad
eguagliare il record stabilito da un’altra pellicola del colosso
dello streaming, ossia Bird
Box: il thriller fantascientifico con
protagonista il premio Oscar Sandra Bullock,
infatti, soltanto nella prima settimana di rilascio era stato visto
da ben 45.037.125 di utenti.
Resta che l’operazione The
Irishman ha già raggiunto risultati più che
notevoli: ne sono una testimonianza non soltanto l’apprezzamento da
parte del pubblico ma anche l’attenzione che la critica sta
riservando alla pellicola e il posto d’onore che l’epopea mafiosa
di Scorsese si è già conquistato all’interno della stagione dei
premi.
Ricordiamo, infatti, che The
Irishman ha ottenuto 14 candidature ai Critics Choice
Awards (tra cui Miglior Film e Miglior Regista), 5
candidature ai Golden
Globes (incluso Miglior Film Drammatico e Miglior
Regista) e 4 candidature ai SAG
Awards (incluso Miglior Cast). La pellicola è
stata inoltre eletta il Miglior Film del 2019 dalla National Board
of Review e dal New York Film Critics Circle.
Il National Board of
Review ha nominato The
Irishman di Martin Scorsese il
miglior film del 2019. Fresco del successo dei premi Oscar
assegnati a Roma di Alfonso
Cuaron, lo scorso anno, Netflix sta ancora una volta cercando di
fare un salto di qualità durante la stagione dei premi.
Anche quest’anno, il gigante dello
streaming ha molti titoli acclamati in lizza per i riconoscimenti
di stagione, tra cui Dolemite is My Name
e Storia di un
Matrimonio. Ma il loro gioiello della corona
quest’anno è probabilmente The
Irishman, l’ultima epopea criminale di Scorsese. Dopo
aver trascorso anni nell’inferno dello sviluppo, il film ha
finalmente debuttato in anteprima mondiale durante il New York Film
Festival a settembre. Da quella presentazione ufficiale, si è
subito distinto come uno dei migliori lavori di Scorsese.
Negli anni 2000, Scorsese ha
realizzato sette film, e solo due di questi,
Silence e Shutter
Island, non hanno raggiunto la nomination a miglior
film agli Academy Awards. Con questa statistica in mente, e al
netto del suo valore assoluto, The
Irishman è sicuramente uno dei Top Player per la
statuetta di maggiore prestigio in palio durante la season awards.
Certo, c’è ancora un mese e una serie di premi da assegnare prima
di arrivare alle nomination agli Oscar, ma questa nomina del
National Board of Review è un primo importante passo in quella
direzione.
Quello di miglior film non è stato
l’unico premio che The
Irishman ha conquistato. Lo sceneggiatore
Steven Zaillian ha portato a casa la migliore
sceneggiatura adattata e il trio formato Martin Scorsese,
Robert De Niro e Al Pacino ha vinto il premio NBR Icon
(che senza dubbio è un premio alla carriera). Di seguito puoi
vedere l’elenco dei migliori film di NBR del 2019:
L’elenco comprende sicuramente i
migliori film della stagione americana, e alcuni di questi titoli
non sono ancora arrivati nelle sale italiane. Come da tradizione
per la stagione cinematografica italiana, sarà la prima parte
dell’anno 2020 a mostrarci alcuni dei film migliori della stagione
d’Oltreoceano.
Dopo aver “evitato” sia Toronto che
Venezia, Martin Scorsese e il suo The
Irishman sbarcano, giustamente, al New York Film
Festival, dove saranno i protagonisti della serata di apertura
della 57° edizione dell’evento.
The
Irishman di Martin Scorsese, a lungo
atteso e che mette molta curiosità visto che vedrà applicata la
tecnica del ringiovanimento sui suoi protagonisti, Al
Pacino e Robert De Niro, è stato
adocchiato da tempo da molti dei festival internazionali più
prestigiosi. Ma data la natura di newyorkese doc di Scorsese, non
sorprende che il suo nuovo film si vedrà per la prima volta in
questa circostanza.
Tuttavia, data la difficoltà del
lavoro di effetti visivi e il perfezionismo di Scorsese in sala di
montaggio, si dice che il film potrebbe non essere pronto per la
serata di apertura alla Alice Tully Hall.
The
Irishman, un dramma criminale da 200 milioni, è la più
grande speranza di Netflix di arrivare anche quest’anno agli Oscar. Si
tratta della nona collaborazione di Scorsese con De Niro e la prima
volta in assoluto che il regista di New York dirige invece Al
Pacino. Nel cast ci sono anche Joe Pesci e Harvey
Keitel, collaboratori di lunga data di Martin. Con loro ci
sono, inoltre, Bobby Cannavale, Anna Paquin e Ray
Romano.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE
IRISHMAN il titolo più ambìto del Marché di Cannes, scatenando
le richieste dei distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.