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Veronia Mars foto con Kristen Bell dal set del film

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Finalmente l’attesissimo film sulla serie tv Veronica Mars è partito. Attualmente in fase di ripresa, il film vedrà tornare, questa volta sul grande schermo, Kristen Bell e Jason Dohring nei panni di Veronica e Logan.

I due attori sono ora impegnati in una scena che li vede coinvolti entrambi e a quanto pare i due saranno ancora coinvolti in una interessante e a volte instabile storia d’amore.

Foto via Badtaste, fonte: Twitter

 

Verna: chi è il personaggio de La caduta della casa degli Usher?

Verna: chi è il personaggio de La caduta della casa degli Usher?

Di tutte le domande che emergono durante la visione di La caduta della casa degli Usher (qui la recensione), la nuova miniserie Netflix di Mike Flanagan, poche sono pressanti e snervanti come quella riguardo l’identità di Verna. Interpretato da Carla Gugino, una delle attrici ricorrenti nelle opere di Flanagan, il personaggio appare nel primissimo episodio dello show, sia assistendo da lontano al funerale dei bambini Usher, sia presentandosi ai giovani Madeline (Willa Fitzgerald) e Roderick Usher (Zack Gilford) come un’amica. È chiaro fin dall’inizio che la sua presenza rappresenta qualcosa di inquietante per la famiglia titolare, ma la serie costruisce un grande mistero su chi sia e cosa stia cercando esattamente.

Chi è Verna e qual è il suo ruolo?

La caduta della casa degli Ushern Verna Carla Gugino

Diventa ben presto chiaro che Verna è in cerca della vita degli eredi di Roderick Usher (Bruce Greenwood). Poiché sappiamo dal titolo e dai trailer che La caduta della casa Usher vede la scomparsa di tutti i membri della potente famiglia dietro l’impero farmaceutico, non è difficile immaginare che Verna abbia un ruolo centrale nelle morti. che verranno. Ma resta la domanda sul perché reclami tali vite. La sua è una vendetta contro Roderick Usher? È una sorta di entità soprannaturale? La morte dei bambini Usher ha qualcosa a che fare con ciò che disse a Madeline e Roderick in quella fatidica notte tra il 1979 e il 1980?

A tutte queste domande viene fornita una risposta alla fine di La caduta della casa degli Usher, anche se non tutte le risposte fugano ogni dubbio. Verna sembra avere una particolare preferenza per le persone crudeli e potenti, ma scopriamo non essere in cerca di vendetta e anche se diventa chiaro dagli episodi finali della serie che Verna è ben lontana dall’essere un’umana, la serie non ci dice mai in modo preciso cosa sia. Lei è il Corvo, ovviamente, un riferimento alla poesia più famosa di Edgar Allan Poe: può trasformarsi in un corvo, e il suo nome è un anagramma della parola corvo (raven, in inglese). Ma, nel mondo de La caduta della casa Usher, cos’è questa entità conosciuta come il corvo? È qui che iniziamo ad addentrarci in un territorio nebuloso.

Verna stringe un accordo con Roderick e Madeline in La caduta della casa Usher

Carla Gugino Verna La caduta della casa degli Usher

Verna incontra per la prima volta Roderick e Madeline Usher quando stanno cercando un posto dove nascondersi e costruirsi un alibi dopo aver ucciso il loro allora capo, Rufus Griswold (Michael Trucco), negli ultimi spasmi del 1979. Fuggendo dal parti aziendale di capodanno organizzato da Fortunato, i fratelli entrano in un bar in cui Verna lavora come barista. Non sanno che il bar non è nemmeno un luogo reale, ma si è creato proprio per accoglierli, e che usciranno dalle sue porte con la vita completamente cambiata.

Dopo che l’orologio segna le 12, gli altri avventori del bar lasciano la scena e Verna lascia il suo posto dietro il bancone per un’interessante e inquietante conversazione con gli Usher. Affascinata dalla loro ambizione e dalla loro mancanza di scrupoli, chiede loro cosa farebbero per realizzare la vita che credono sia loro per diritto di nascita. Mentre dichiarano di non avere limiti di sorta, la conversazione prende una piega particolarmente bizzarra. Verna rivela loro che sa che hanno appena ucciso qualcuno e promette loro una vita priva di ripercussioni da questo o da qualsiasi altro crimine che potrebbero commettere in futuro.

Offre dunque loro anche tutto ciò che hanno sempre desiderato, tutto il denaro e tutto il potere che è stato loro negato quando il padre, ex amministratore delegato di Fortunato, si è rifiutato di riconoscerli come suoi figli. Ma c’è un però. L’offerta di Verna sarà valida finché Madeline e Roderick saranno disposti a sacrificare qualcosa come garanzia. E ciò che vuole non è negoziabile: quando moriranno, la loro stirpe dovrà morire con loro e dunque non aavranno eredi per portare avanti la loro eredità. Madeline è un po’ sorpresa e, infatti, dopo aver lasciato il bar, si procura una spirale per assicurarsi di non avere figli.

Roderick, al contrario, non batte ciglio prima di accettare le condizioni di Verna, nonostante abbia già due figli. La sua logica è che una vita breve e piena di lusso è migliore di una lunga vissuta negli stenti. Pertanto, non batte ciglio prima di generare altri quattro figli oltre a Frederick (Henry Thomas) e Tamerlano (Samantha Sloyan). È difficile sapere quanto Roderick abbia effettivamente preso a cuore le parole di Verna. Lui stesso dice a Madeline (Mary McDonnell) che non sa in cosa credere dopo che lasciano il bar e si voltano per non vedere altro che un edificio vuoto ricoperto di compensato e adornato con i graffiti di un corvo.

Verna, tuttavia, intendeva davvero quello che ha detto, e poiché a Roderick viene diagnosticata la demenza vascolare e gli vengono concessi solo pochi anni di vita nell’episodio 2, l’entità arriva realmente a raccogliere quanto pattuito. Questo è il motivo per cui Verna è presente nell’avvenire della morte di tutti i figli Usher (e dell’unico nipote), strappandoli personalmente uno per uno alla vita: non ha infatti fatto altro che mantenere la propria parola e reclamare la sua parte dell’accordo.

Verna è il Corvo, ma cosa significa esattamente?

Verna La caduta della casa degli Usher

C’è una parola che abbiamo usato nel paragrafo precedente che è della massima importanza quando parliamo di Verna: raccogliere. Come un corvo, Verna ama collezionare oggetti, più specificamente oggetti luccicanti, non nel senso che emettano letteralmente una luminosità naturale, ma in quanto preziosi per le persone che li possiedono. Quindi, Verna colleziona vite, le vite delle persone care che stipulano un contratto con lei. Raccoglie anche oggetti importanti dalle persone che uccide, come evidenziato dalla scena finale di La caduta della casa degli Usher, in cui Verna decora le tombe degli Usher con alcune delle loro cose più preziose, dagli zaffiri di Madeline alla maglia del cuore di Victorine (T ‘Nia Miller).

Verna, però, non è un corvo qualsiasi, è il Corvo, il minaccioso uccello di sventura e oscurità che, come già detto, dà il nome alla poesia di Poe. Ma ciò cosa comporta? Innanzitutto, Verna è un’entità immortale. Se non la Morte stessa, come dice Madeline, è almeno qualcuno che ha il controllo completo sulla morte. Ciò è dimostrato dalle fotografie che mostrano Verna fianco a fianco con persone potenti già all’inizio del XX secolo e dal fatto che non può essere uccisa: sia Madeline che Arthur Pym (Mark Hamill) cercano di eliminare Verna in modi diversi senza mai riuscirci.

La propensione di Verna a frequentare persone ricche e potenti può anche essere attribuita alla sua natura corvida. Dopotutto, a causa del loro amore per tutte le cose luccicanti, si ritiene che anche i corvi abbiano una predilezione per gli oggetti che gli umani considerano preziosi. Non c’è quindi da stupirsi che Verna cerchi di allargare la sua collezione di anime andando dove ci sono i soldi. Ma per Verna non è solo questione di ricchezza. Le piace anche la giustizia poetica. Ancora e ancora, chiarisce ai bambini Usher che non devono morire di una morte orribile. Se fossero persone migliori, sarebbero potuti morire tutti tranquilli nei loro letti. Cerca dunque di dare una via d’uscita a Prospero e confessa persino di aver esagerato un po’ con la morte di Federico a causa della sua straordinaria crudeltà verso sua moglie.

La più grande prova del tipo di giustizia di Verna, tuttavia, è la sua cura per Lenore (Kyliegh Curran), un’adolescente onesta e amorevole a cui viene effettivamente permesso di andarsene all’istante, senza un briciolo di dolore. E, alla fine, quando arriva il momento di rimettere a posto gli oggetti che ha raccolto, Verna non ha nulla per la tomba di Lenore, offrendole invece un dono sotto forma di una delle sue piume legata a una rosa bianca. Questo è anche un riferimento a Il corvo” di Poe, poiché, nella poesia, l’uccello minaccioso appare dopo la morte di una “fanciulla santa che gli angeli chiamano Lenore” e il narratore chiede all’uccello di “non lasciare alcuna piuma nera come un gettone“. Verna, però, non dà ascolto a questa richiesta.

Vermithor e Ali d’Argento spiegazione: chi sono e chi li cavalca

Vermithor e Ali d’Argento spiegazione: chi sono e chi li cavalca

Vermithor e Ali d’Argento saranno due dei draghi più importanti nel futuro di House of the Dragon. Ci sono diversi draghi nella serie, la maggior parte dei quali appartiene ai Neri di Rhaenyra Targaryen. Tuttavia, la fazione ha bisogno di ancora più potenza di fuoco se vuole sconfiggere i Verdi, soprattutto perché loro hanno il drago più grande, Vhagar, cavalcato dal principe Aemond, ora Reggente.

È qui che entrano in gioco Vermithor e Ali d’Argento, poiché sono due dei draghi senza cavaliere che risiedono a Roccia del Drago (Vermithor è apparso nel finale della prima stagione, con Daemon Targaryen che gli cantava). Con Rhaenyra e suo figlio, Jacaerys Velaryon, che pianificano di trovare persone con tracce di ascendenza valyriana per far volare le creature nella Danza dei Draghi, Vermithor e Ali d’Argento assumeranno un ruolo più importante nella storia.

Storia di Vermithor e Ali d’Argento e cavalieri precedenti

Vermithor e Ali d’Argento erano legati al re e alla regina

Vermithor e Ali d’Argento hanno entrambi quasi 100 anni durante la sequenza temporale della seconda stagione di House of the Dragon: Vermithor nacque intorno al 34 AC, Ali d’Argento pochi anni dopo, e questo li rende i due dei draghi più antichi in circolazione al di fuori di Vhagar (che ha circa 180 anni a questo punto). Ali d’Argento è una drago il cui nome deriva dal suo aspetto, poiché viene descritta come “argentata”, mentre Vermithor è un drago maschio il cui aspetto e natura feroce gli valgono il soprannome di “Furia di Bronzo”.

Vermithor si schiude da un uovo posto nella culla del principe Jaehaerys Targaryen, e Ali d’Argento da uno donato a sua sorella, Alysanne, entrambi si unirono ai rispettivi draghi su cui in seguito furono trasportati in volo. Jaehaerys divenne re nel 48 AC, e lui e Alysanne divennero rispettivamente i cavalieri di Vermithor e Ali d’Argento, quello stesso anno.

Il governo di Jaehaerys è stato per lo più pacifico, il che significa che non c’erano molti motivi per cui i draghi assistessero alla battaglia. La storia più notevole su di loro durante questo periodo deriva dalla loro visita alla Barriera, come raccontato da Lord Cregan Stark nel primo episodio di House of the Dragon 2.

Jaehaerys e Alysanne volarono con i loro draghi verso la Barriera, ma Vermithor e Ali d’Argento si rifiutarono di oltrepassarla (o non potevano). Apparentemente, la ragione di ciò è che hanno percepito gli Estranei in agguato nell’estremo nord. Nel libro si dice solo che Ali d’Argento si rifiutò di volare oltre il Muro (con Vermithor non presente in quel punto esatto), ma la serie li includeva entrambi nella storia. Considerati i loro cavalieri, Vermithor e Ali d’Argento erano compagni e si accoppiavano.

La regina Alysanne morì nel 100 CA (un anno prima della prima scena di gruppo della stagione 1, che inizia con il Gran Consiglio del 101 AC), mentre il re Jaehaerys morì tre anni dopo. Da allora nessuno ha più rivendicato VermithorAli d’Argento, il che significa che hanno vissuto senza cavaliere a Roccia di Drago per circa 30 anni, fino a quando la Danza dei Draghi non ha sancito il loro ritorno in azione.

Chi cavalca Vermithor e Ali d’Argento in House of the Dragon

I loro cavalieri non sono Targaryen di nobile stirpe

I cavalieri dei due draghi sono piuttosto improbabili: Ulf il Bianco cavalca Ali d’Argento e Hugh Hammer cavalca Vermithor. Ulf è stato introdotto per la prima volta nella stagione in corso, in una scena in cui affermava di essere il figlio bastardo di Baelon Targaryen, e quindi il fratellastro di Viserys e Daemon. Hugh, nel frattempo, ha debuttato nella premiere della seconda stagione, come fabbro che lavora ad Approdo del Re, ed è diventato una parte importante della storia della piccola gente lì.

Non c’è prova che Ulf sia effettivamente chi sostiene, ma entrambi sono semi di drago, ovvero persone con tracce di sangue valyriano, che si ritiene sia sufficiente a renderli capaci di cavalcare i draghi. Rhaenyra e Jacaerys invitarono molti di questi potenziali semi di drago a reclamare i draghi non legati, molti dei quali furono uccisi o feriti nel processo, ma Ulf e Hugh riuscirono entrambi ad avere successo.

È noto che Lord Gormon Massey ha cercato di reclamare Vermithor e la Furia di Bronzo lo ha bruciato. Si dice che Ali d’Argento, la cui personalità è notevolmente più calma e meno feroce del suo compagno, non abbia ucciso nessuno, anche se lo sciocco di corte Mushroom afferma di aver tentato di legare con lei e di essere stato bruciato. Anche i draghi selvaggi Grey Ghost e The Cannibal risiedono su Dragonstone, ma non vengono reclamati e non vengono mai domati.

Quanto sono grandi e potenti Silverwing e Vermithor rispetto a Vhagar?

Potrebbero battere il più grande drago vivo?

Immagine via Max

Indipendentemente dalle persone che hanno fallito, sono Ulf e Hugh a cavalcare Ali d’Argento e Vermithor nella Danza dei Draghi. Costituiscono un enorme vantaggio per il potere dei Neri di Rhaenyra, poiché danno loro due draghi grandi e potenti. Ma quanto sono grandi e potenti? Dopotutto, ciò che conta davvero è se sono in grado di battere Vhagar, quindi entrambi possono riuscirci?

Vermithor è il più grande ed è secondo solo a Vhagar in termini di dimensioni dei draghi rivendicati. Ali d’Argento è un grande drago, più grande del più grande dei draghi Neri, come Caraxes e Meleys, anche se di natura più docile, meno testato in battaglia e probabilmente non così veloce e agile (certamente rispetto a Meraxes, che lo usò a suo vantaggio contro Vhagar). Vermithor è ancora più grande ed è secondo solo a Vhagar in termini di dimensioni. È più feroce e ha molti muscoli, ma ancora una volta non ha la stessa esperienza di Vhagar.

Se Ali d’Argento e Vermithor si alleassero contro Vhagar, avrebbero buone possibilità di sconfiggerla. Uno contro uno, tuttavia, anche se Vermithor contro Vhagar potrebbe essere uno scontro avvincente, è improbabile che entrambi i draghi riescano a portare a termine il lavoro data la maggiore esperienza di combattimento di Vhagar (l’esperienza più notevole di Vermithor è la Quarta Guerra di Dorne, che per lo più prevedeva l’incendio di navi dall’alto). Ciononostante, rappresentano le due risorse principali dei Neri, nella serie.

Cosa succede a Ali d’Argento e Vermithor in House of the Dragon

I due hanno un ruolo significativo e sorprendente nel libro

House Of The Dragon 2x06 Vermithor
immagine via HBO

Il primo assaggio di azione di Ali d’Argento e Vermithor nella Danza dei Draghi arriva nella Battaglia di Gullet, che probabilmente avrà luogo nella stagione 3 di House of the Dragon. Questa è una battaglia in cui la Triarchia, alleata con Otto Hightower, tenta di distruggere il Blocco del Gullet da parte di Corlys Velaryon, con l’invio di circa 90 navi da guerra. Alla fine, quasi tutta la forza dei draghi dei Nero viene inviata, inclusi Ali d’Argento, Vermithor, Seasmoke e Sheepstealer, facendo volgere la battaglia a loro favore.

Non ci sono tutte buone notizie per i Neri, tuttavia, poiché Ulf e Hugh tradiscono successivamente Rhaenyra nella Prima Battaglia di Tumbleton, probabilmente a causa della loro stessa avidità. Cambiano fedeltà e si uniscono ai Verdi, facendo perdere ai Neri quella particolare battaglia. Vermithor alla fine muore nella Seconda Battaglia di Tumbleton, ma Ali d’Argento è uno dei pochi draghi a sopravvivere alla Danza dei Draghi, cosa che presumibilmente accadrà anche nella serie.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Vermiglio: la recensione del film di Maura Delpero – Venezia 81

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Vermiglio: la recensione del film di Maura Delpero – Venezia 81

Dopo Maternal, opera prima di grande pregio che ha avuto una vita festivaliera molto fortunata, partendo dal San Sebastián International Film Festival e arrivando ai David di Donatello, Maura Delpero arriva in Concorso alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia con la sua opera seconda, Vermiglio, un toccante spaccato di vita montana, ambientata nell’omonimo villaggio della Provincia autonoma di Trento, nel corso dell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale.

Vermiglio, un paese di montagna sullo sfondo della guerra

A Vermiglio è inverno, la neve scende fitta e cade accumulandosi alta. La guerra sta finendo, lontano da lì, ma i soldati partiti e non tornati hanno ferito anche il villaggio. La grande famiglia di cui ci viene raccontata la storia si scalda nei letti affollati. C’è Lucia, la sorella maggiore, che munge la mucca, quel latte sarà diviso per tutti i suoi fratelli e sorelle dalla madre, Adele. Tutta la famiglia si dispone intorno al tavolo, in ordine di grandezza, e condivide il pane e il latte. A capotavola c’è Cesare, il padre ma anche il maestro del villaggio. Dall’inizio, Vermiglio si racconta partendo da minuscoli dettagli, gli arredi rustici, il profumo del latte caldo, la pelle liscia della mucca. Una storia domestica che si incastra nella cornice bellica e in qualche modo ne subisce le conseguenze, una storia di comunità, in cui ci si accoglie e ci si aiuta. Il gruppo è culla all’interno del quale l’individualità sboccia, prepotente, come quella di Dino, figlio maggiore in conflitto con il padre, o meglio e più quella di Flavia,la figlia intelligente, quella prescelta per continuare gli studi, o ancora Ada, la “sorella oscura” che alterna le sue giornate tra la scoperta di sé e il desiderio di conoscenza con un fitto diario di penitenze per i suoi “peccati”.

Una storia di nascite e tragedie

Vermiglio è testimone l’alternarsi delle stagioni nel corso di un intero anno, racconta della comunione tra l’uomo e la natura in un mondo in cui i ritmi sono dettati dalla montagna, la fa con grandi e piccole svolte, con nascite e morti, tragedie e sorrisi, ma niente sarà mai più importante della vita nei campi e nella fattoria, dove tutto è lento, pigro, inesorabile, proprio come lo scorrere delle stagioni che il maestro prova a spiegare nell’unica classe del paese, aiutato dalla musica di Vivaldi, che si porta appresso con il suo grammofono. “Cibo per l’anima”, dirà alla moglie di nuovo incinta e preoccupata più del cibo per il corpo dei suoi tanti figli.

Il linguaggio del film è come quello della natura e di quella vita. Ogni momento e svolta sono raccontati con uno sguardo asciutto che lascia intuire quello che succede, lasciando fuori scena i momenti più “violenti” e prediligendo una dolcezza e una emozione per la purezza dell’immagine. La costruzione è preziosa e attenta, Delpero gestisce gli spazi e gli scambi con grande sapienza e gusto, come la sequenza in cui capiamo che il più piccolo di casa è morto. C’è pudore, delicatezza, dolcezza anche nel rappresentare la ruvidità della vita di montagna e c’è una fotografia raffinatissima, che in molti momenti ricorda il quadri di Vermeer.

C’è anche tanto affetto in Vermiglio, una storia estremamente personale per la regista, che parla di donne e segreti e di rispetto per la vita, in senso più spirituale che religioso, volta verso il futuro.

Vermiglio rappresenterà l’Italia agli Oscar 2024

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Vermiglio rappresenterà l’Italia agli Oscar 2024

Il Comitato di Selezione per il film italiano da designare agli Oscars®, istituito dall’ANICA su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences®, riunito davanti a un notaio e composto da Pedro Armocida, Maria Rita Barbera, Cristina Battocletti, Giorgia Farina, Francesca Manieri, Guglielmo Marchetti, Paola Mencuccini, Giacomo Scarpelli, Giulia Louise Steigerwalt, Alessandro Usai, Cecilia Zanuso, ha votato “Vermiglio” di Maura Delpero quale film che rappresenterà l’Italia alla 97° edizione degli Academy Awards®, nella selezione per la categoria International Feature Film Award, con la seguente motivazione: “per la sua capacità di raccontare l’Italia rurale del passato, i cui sentimenti e temi vengono resi universali e attuali”.

Vermiglio: la recensione del film di Maura Delpero

“Vermiglio” concorrerà per la shortlist che includerà i quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy® e che sarà resa nota 17 dicembre 2024. Il film ha vinto il Leone d’Argento a Venezia 81.

L’annuncio delle nomination (la cinquina dei film nominati per concorrere al premio) è previsto per il 17 gennaio 2025, mentre la cerimonia di consegna degli Oscars® si terrà a Los Angeles il 2 marzo 2025

Vermiglio di Maura Delpero nominato ai Golden Globes 2025

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Vermiglio di Maura Delpero nominato ai Golden Globes 2025

Mentre ancora si stanno annunciando le nomination ai Golden Globes 2025, arriva a sorpresa la candidatura nella categoria Miglior film in lingua non inglese per Vermiglio (qui la recensione) di Maura Delpero, che già dalla sua presentazione alla Mostra di Venezia ha catturato l’attenzione internazionale.

Il film è anche la scelta italiana per la corsa alla nomination  agli Oscar 2025 nella stessa categoria. E’ il secondo anno consecutivo in cui l’Italia compare nella cinquina dei Golden Globes, l’anno scorso arrivò in nomination con Io Capitano di Matteo Garrone. Il premio andò all’imbattibile Anatomia di una caduta. Io Capitano doppiò la nomination per gli Oscar 2024, ma anche in questa occasione il premio andò a La Zona d’Interesse.

Vermiglio racconta dell’ultimo anno della seconda guerra mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un  paradosso del destino essa perda la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria.

Racconta Maura Delpero: “Mio padre ci ha lasciati un caldo pomeriggio d’estate. Prima di chiuderli per sempre, ci ha guardati con occhi grandi e stupiti di bambino. L’avevo già sentito che da anziani si torna un po’ fanciulli, ma non sapevo che quelle due età potessero fondersi in un unico viso. Nei mesi a seguire è venuto a trovarmi in sogno. Era tornato nella casa della sua infanzia, a Vermiglio. Aveva sei anni e due gambette da stambecco, mi sorrideva sdentato, portava questo film sotto il braccio: quattro stagioni nella vita della sua grande famiglia. Una storia di bambini e adulti, tra morti e parti, delusioni e rinascite, del loro tenersi stretti nelle curve della vita, e da collettività farsi individui. Una storia d’alta quota, con i suoi muri di neve. Di odore di legna e latte caldo nelle mattine gelate. Con la guerra lontana e sempre presente, vissuta da chi è rimasto fuori dalla grande macchina: le madri che hanno guardato il mondo da una cucina, con i neonati morti per le coperte troppo corte, le donne che si sono temute vedove, i contadini che hanno aspettato figli mai tornati, i maestri e i preti che hanno sostituito i padri. Una storia di guerra senza bombe, né grandi battaglie. Nella logica ferrea della montagna che ogni giorno ricorda all’uomo quanto sia piccolo.

Vermiglio è un paesaggio dell’anima, un “Lessico famigliare” che vive dentro di me, sulla soglia dell’inconscio, un atto d’amore per mio padre, la sua famiglia e il loro piccolo paese. Attraversando un tempo personale, vuole omaggiare una memoria collettiva.”

Vermiglio di Maura Delpero in concorso a Venezia 81

Vermiglio di Maura Delpero in concorso a Venezia 81

Sarà presentato oggi in concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica il secondo film in concorso Vermiglio di Maura Delpero.

In merito a Vermiglio la regista ha dichiarato: “Mio padre ci ha lasciati un pomeriggio d’estate. Prima di chiuderli per sempre, ci ha guardati con occhi grandi e stupiti di bambino. L’avevo già sentito che da anziani si torna un po’ fanciulli, ma non sapevo che quelle due età potessero fondersi in un unico viso. Nei mesi a seguire è venuto a trovarmi in sogno. Era tornato nella casa della sua infanzia, a Vermiglio. Aveva sei anni e due gambette da stambecco, mi sorrideva sdentato, portava questo film sotto il braccio: quattro stagioni nella vita della sua grande famiglia.

Una storia di bambini e di adulti, tra morti e parti, delusioni e rinascite, del loro tenersi stretti nelle curve della vita, e da collettività farsi individui. Di odore di legna e latte caldo nelle mattine gelate. Con la guerra lontana e sempre presente, vissuta da chi è rimasto fuori dalla grande macchina: le madri che hanno guardato il mondo da una cucina, con i neonati morti per le coperte troppo corte, le donne che si sono temute vedove, i contadini che hanno aspettato figli mai tornati, i maestri e i preti che hanno sostituito i padri.

Una storia di guerra senza bombe, né grandi battaglie. Nella logica ferrea della montagna che ogni giorno ricorda all’uomo quanto sia piccolo. Vermiglio è un paesaggio dell’anima, un “lessico famigliare” che vive dentro di me, sulla soglia dell’inconscio, un atto d’amore per mio padre, la sua famiglia e il loro piccolo paese. Attraversando un tempo personale, vuole omaggiare una memoria collettiva.”

La trama di Vermiglio

In quattro stagioni la natura compie il suo ciclo. Una ragazza può farsi donna. Un ventre gonfiarsi e divenire creatura. Si può smarrire il cammino che portava sicuri a casa, si possono solcare mari verso terre sconosciute. In quattro stagioni si può morire e rinascere. Vermiglio racconta dell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino, essa perda la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria.

Vergine Giurata: le foto della premiere al Nuovo Sacher

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Vergine Giurata: le foto della premiere al Nuovo Sacher

Ecco le foto della premiere di Vergine Giurata, film di Laura Bispuri da oggi in sala.

LEGGI LA RECENSIONE DEL FILM

Foto di Aurora Leone.

Il film racconta la storia di Hana, una bambina che cresce sulle montagne albanesi, dove vige una cultura arcaica, maschilista, basata sull’onore, che non riconosce alle donne alcuna libertà; padri, fratelli e mariti hanno su figlie, sorelle e mogli un vero e proprio potere di vita e di morte. Per sfuggire al suo destino Hana si appella proprio alla legge della sua terra, il Kanun: giura di rimanere vergine, prende il nome di Mark e si fa uomo, ottenendo così gli stessi diritti dei maschi, ma rinunciando alla sua femminilità e ad ogni forma di amore. Un rifiuto che diventerà la sua prigione. Ma qualcosa di vivo si agita sotto alle nuove vesti e questo sarà l’inizio di un viaggio a lungo rimandato.

Protagoniste del film sono Alba Rohrwacher e Lars Eidinger.

Vergine giurata recensione del film con Alba Rohrwacher

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Vergine giurata recensione del film con Alba Rohrwacher

Presentato all’ultima edizione della Berlinale, nella competizione ufficiale, Vergine giurata, esordio alla regia di un lungometraggio di Laura Bispuri, è un inno alla femminilità ed alla sua indipendenza.

In Vergine giurata Mark è un ragazzo che vive nel nord dell’Albania, dove ancora si rispettano tradizioni conservatrici e antiche. Molti anni prima il suo nome infatti era Hanna (Alba Rohrwacher),  ma per poter vivere senza essere dipendente da un uomo, ha dovuto giurare la castità imperitura e decidere di essere uomo. Alcuni anni dopo essere rimasto solo decide di andare in cerca di sua sorella, in Italia. Lì troverà altre tradizioni e potrà svelare a se stesso e agli altri una personalità che aveva sempre dovuto reprimere.

Le protagoniste infatti sono le due sorelle, che combattono entrambe una cultura maschilista e antica che le vuole sottomesse al volere e al pensiero dell’uomo, inteso come genere. La più grande reagisce con il rifiuto e la fuga, la seconda rivendica la sua identità seguendo le leggi della tradizione comune, che le danno gli stessi diritti degli uomini, al costo della sua rinuncia ad essere donna.

In realtà Hanna, quando accetta di diventare una vergine giurata e prende il nome di Mark, non rinnega il suo status di donna, lo assopisce soltanto per il tempo necessario. Il suo femminile riemerge non appena il contesto lo permette, come i fiori sbocciano nuovamente dopo l’inverno.

La storia di Hanna è differente da quella di un’altra protagonista di un film dell’anno scorso, che ha appena vinto l’Oscar come miglior film straniero, Ida di Pawel Pawlikowski. In quest’ultimo la protagonista non sapeva riconoscere il suo essere nel mondo fino a quando non scopre il mondo fuori dal convento nel quale è stata cresciuta. Hanna, invece, sa esattamente “cosa” è, e soprattutto le è molto chiaro cosa non vuole essere, e il suo scoprirsi è più fluido e naturale rispetto alla protagonista del film polacco.

Con la storia di Hanna, Laura Bispuri non fa un discorso sul genere di appartenenza, sul femminismo o sulla libertà, ma vuole piuttosto mostrare ciò che la sicurezza della propria esistenza nel mondo porta: alla consapevolezza della libertà del genere femminile.

Vergine giurata è girato prevalentemente in albanese ed esce in sala il prossimo 19 Marzo.

Vergine Giurata conquista Hong Kong

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Vergine Giurata conquista Hong Kong

vergine giurata Ancora un riconoscimento per il bel film di Laura Bispuri “VERGINE GIURATA” .  All’Hong Kong International Film Festival l’opera prima della regista italiana si è aggiudicata il “Firebird Award”, il premio più prestigioso della “Young Filmnakers’ Competition”, la sezione principale della manifestazione.

“Il debutto di Laura Bispuri racconta le condizioni socio-politiche e, nello stesso tempo, la magia, attraverso la storia di una ragazza che, per sfuggire alla schiavitù, giura di rimanere  vergine per tutta la vita e assume le sembianze maschili” – VARIETY.

 Il “Firebird Award” è stato assegnato a VERGINE GIURATA dalla giuria internazionale del Festival presieduta da Mohsen Makhmalbaf.

vergine giurata poster“Sono felice di aver ricevuto il premio all’Hong Kong Film Festival e soprattutto di averlo ricevuto dalle mani di Mohsen Makhmalbaf. Ho sentito che il film ha emozionato la giuria. In questo contesto internazionale sento ancora di più lo stimolo ad allargare lo sguardo, verso l’Europa, verso il mondo. Purtroppo poco prima di essere premiata ho saputo della scomparsa di Manoel De Oliveira. Da giovane regista mi sento di dedicare questo premio a lui che per me era un esempio di chi non smette mai di amare questo lavoro”, ha dichiarato Laura Bispuri.

Ancora in programmazione nelle sale italiane, VERGINE GIURATA avrà come prossima tappa internazionale il prestigioso CPH Pix di Copenhagen dove verrà presentato in concorso.

Verbinski e Depp di nuovo insieme

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Verbinski e Depp di nuovo insieme

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Gore Verbinski, reduce dalla regia del suo primo cartoon, Rango, potrebbe tornare a lavorare con Johnny Depp dopo La Maledizione della Prima Luna.

Verbinski e Breslin a Roma per presentare Rango

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“Il mio film è come una lasagna, ha diversi strati e diversi livelli di lettura”. Così Gore Verbinski definisce il suo Rango, piccolo gioiello di animazione (senza stereoscopia) in uscita in Italia il prossimo 11 marzo.

A chi gli ha chiesto perché il film fosse così pieno di citazioni, il regista di The Ring ha risposto con questa bella metafora culinaria, tutta all’italiana specificando che “Rango parla a pubblici diversi e che il protagonista, essendo un camaleonte attore, è anche un comico e conduce questa storia. La Live Action – prosegue Verbinski – si tratta di orchestrare diversi elementi. Ho lavorato 3 anni e mezzo sulla storia, ma le riprese vere e proprie con il cast sono durate solo 20 giorni.” “E’ un lavoro molto noioso – ha aggiunto Abigail Breslin, venuta anche lei a Roma per presentare il film – ma Gore è stato presente e per me vederlo mentre recitavo è stato molto importante”.

– Prima Tim Burton che trasforma Johnny Depp in un figurino in stop-motion, poi lei che lo usa per la motion capture, cos’ha il bravo Johnny di cartoonesco?

G.V.: “Io e Johnny siamo semplicemente amici (i due hanno lavorato insieme per tutta la saga di Pirati dei Caraibi, n.d.r.), è importante che regista e attore abbiamo un rapporto. E con lui è interessante lavorare perché crea sempre qualcosa di inaspettato. Il personaggio di Rango è stato costruito pensando esattamente a lui!”

– Com’è stato per gli attori, narcisi per definizione, dover interpretare degli animaletti tanto brutti?

A.B.: “E’ stata una bella esperienza, è vero sono brutti, ma hanno anche una grande dolcezza nei loro sguardi!”.

Per quanto riguarda la preziosa collaborazione con Roger Deakins, Verbinski ha elargito complimenti e ringraziamenti, soprattutto relativi alla consulenza che Deakins ha offerto per le riprese, l’utilizzo della luce nelle scene che avrebbero rappresentato le diverse ore diurne.

– L’animazione per lei è un mezzo non un genere, dal momento che lei ne ha adottati tanti diversi, non pensa di usare la stereoscopia un giorno?

G.V.: “Per me è un trucchetto per far lievitare costi e biglietti, per Rango se n’è parlato, ma non era pertinente alla storia, quindi l’idea è stata accantonata”. Inoltre il film, oltre ad essere farcito di citazioni e di battute, costruisce un particolare equilibrio tra le scene grottesche, quelle ironiche e quelle legate alla morte, molto presente nel film che riprende le ambientazioni western in un momento in cui, con Il Grinta dei fratelli Coen, il genere sembra aver trovato nuova linfa. Secondo Verbinski si tratta di ‘fame di spazio’, la tendenza che l’uomo moderno ha attraverso il cinema di “colonizzare e di idealizzare gli spazi ancora vuoti, come il deserto del western o lo spazio interstellare di Star Wars, in contrapposizione all’affollamento che ogni giorno viviamo.”

Vera, la regista Tizza Covi e Vera Gemma raccontano il docufilm

Vera, la regista Tizza Covi e Vera Gemma raccontano il docufilm

Vera, il film con protagonista Vera Gemma, figlia dell’amato e compianto Giuliano Gemma, sta per arrivare al cinema. La sua è una storia inaspettata, portata sul grande schermo grazie ai documentaristi Tizza Covi e Rainer Frimmel, i quali hanno saputo cogliere nei suoi occhi una sofferenza celata che meritava di essere conosciuta. È un racconto dal taglio amaro ma sincero quello che i registi costruiscono attorno a Vera Gemma, la quale ancora oggi deve fare i conti con un paragone assurdo: non essere all’altezza del padre. Non essere bella quanto lo era il padre.

Un fardello che molti figli d’arte sono costretti a portarsi lungo il loro percorso di vita umano e artistico, in cui spesso si è solo riflesso della gloria altrui. Il film è stato presentato al Festival di Venezia ed è valso a Vera Gemma il premio come Miglior Attrice nella sezione Orizzonti. Debutterà in sala il 23 marzo e per l’occasione abbiamo incontrato la protagonista assieme alla regista Tizza Covi, le quali ci hanno fornito una visione molto più ampia dell’intera opera.

Vera, il viaggio dentro una donna libera

L’opera, proprio come ribadisce la protagonista stessa, non è un documentario. È un film, scritto per Vera Gemma, la quale ha specificato di aver fatto un vero e proprio lavoro di attrice. Nonostante ci sia una sceneggiatura da imparare e una storia di finzione, la Vera sullo schermo non è però fittizia. “Il personaggio sono io completamente.”, dice “prende ispirazione da un episodio che ho raccontato a Tizza realmente accaduto nella mia vita. Sono io con tutte le mie debolezze, le mie fragilità e la mia forza. Mi identifico completamente, pur avendo fatto un lavoro di attrice. Ho interpretato il ruolo di me stessa cosa che, banalmente, può sembrare molto facile ma in realtà non lo è affatto perché quando si fa se stessi si tende a voler dare un’idea migliore di sé. In questo film mi sono veramente, per la prima volta, liberata di me stessa. Mi sono liberata dall’ossessione di voler apparire bella a tutti i costi, magra a tutti i costi, truccata bene. Ho cercato di essere onesta.”

La regista ha poi chiarito qual è l’approccio che lei e Frimmel hanno con gli attori dei loro film/documentari. “Io la sceneggiatura la scrivo per i miei protagonisti”, specifica Tizza Covi, “prima conosco Vera, la sorella… e poi conoscendo la loro storia di vita scrivo la sceneggiatura. La realtà la metto nella sceneggiatura, è un lavoro tanto documentario però poi assolutamente di finzione.” Un lavoro, dunque, molto meticoloso, nel quale si riescono a cogliere tutte le sfumature dei protagonisti, proprio come accade con Vera Gemma.

L’accettazione di sé, la voglia di riscatto

Uno dei temi cardini del film è, come dicevamo, il peso che ha per Vera l’essere vista e considerata solo come la figlia del bello e bravo attore western. Un non andare oltre a questa etichetta, ma anzi cucirgliela addosso tanto da risultare impossibile distaccarsene. Un vivere a volte all’ombra, al margine, e non poter mai davvero spiccare il volo. Ma l’emancipazione, come ad un certo punto le dice l’amica Asia Argento in una scena del film, è necessaria. Anche se la società e il giudizio altrui non ne aiutano il processo. “La crudeltà nei miei confronti è stato il paragone continuo con la bellezza di mio padre, quello mi ha fatto soffrire. Tutta la vita mi sono sentita in colpa per non essere bella come lui e la prima reazione quando mi chiedevano se fossi la figlia di Giuliano Gemma era “Certo che non gli somigli proprio”. Volevo assomigliare a mio padre perché per me era bello, era un mito. Quindi questo non sentirmi mai all’altezza, non sentirmi abbastanza bella, cosa di cui non sono responsabile perché non si sceglie come nascere. È stata una crudeltà che ho subito e che continuo a subire, ed è un lavoro giornaliero per me distaccarmi da questa cattiveria e accettarmi.”

Oltre all’accettazione di sé, però, Vera si fa carico di un altro messaggio importante, legato strettamente al senso della pellicola. Essere veri in un mondo in cui l’ipocrisia regna sovrana. In cui inganni e furbizia primeggiano, sia nei rapporti privati che professionali. In una società che ti vuole pieno di filtri, con una maschera da indossare, a tal punto che la trasparenza diventa quasi una condanna, oltre che una difficoltà. Ecco perché l’autenticità sta alla base sia del lavoro dei registi che di Vera Gemma stessa. “Per noi registi essere veri è fondamentale.” ribadisce Tizza Covi, “un regista è anche un artista, il cinema è un arte stupenda e deve poter esistere come arte. Io sto cercando delle nuove vie di fare cinema e questo è possibile dal momento in cui non punti al grande pubblico, dal momento in cui non lavori con grandi budget. Restiamo piccoli e facciamo il cinema che vogliamo e cerchiamo di avvicinarci a certe verità, il che è molto difficile. Ma ci proviamo”.

È dello stesso avviso anche Vera, la quale conclude con un invito a non rinunciare mai alle proprie verità, poiché è proprio lì che si racchiude la bellezza. “Penso che essere se stessi sia la grande rivoluzione ad oggi, perché nessuno è veramente se stesso. C’è questa ipocrisia perbenista, piccolo borghese, del voler apparire per esempio per bene. O del voler sempre sembrare meglio di quello che si è. Poche persone sono veramente vere e hanno il coraggio di essere quello che sono. Quindi io credo che questo sia fondamentale nella vita ancor prima che nel cinema.”

Vera, la recensione del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Vera, la recensione del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Il peso del paragone continuo impedisce la libertà. Lo sa Vera Gemma, che per tutta la vita si è sentita giudicata, incompresa, oscurata. Al margine. Una donna forte ma al tempo stesso fragile, il cui riflesso del padre (Giuliano Gemma) non le ha mai permesso di spiccare realmente il volo. È sul desiderio di voler imporre la propria identità che i documentaristi Tizza Covi e Rainer Frimmel (Non è ancora domani, La pivellina) fondano Vera, con una narrazione che assume le fattezze di un documentario, ma che oscilla sempre fra realtà e fantasia.

Perché, come dirà la stessa Vera Gemma, è stato preso “in prestito” un episodio della sua vita per costruirci attorno un film che potesse apporre la propria attenzione sul riscatto. Sul dolore. E sulla cattiveria insita nella società. Presentato al Festival di Venezia, Vera è valso alla sua protagonista il premio come Miglior Attrice nella sezione Orizzonti, e arriva ora nelle sale cinematografiche dal 23 marzo distribuito da Wanted.

Vera, la trama

Vera si muove silenziosa in una Roma piena di vita. Frequenta posti esclusivi, boutique di lusso e persone dello spettacolo. Ma dentro di sé ha molte cicatrici e tanta sofferenza. Il suo autista, Walter, la accompagna ovunque, fino a quando un giorno non fanno un incidente con uno scooter. Rimane coinvolto un bambino, al quale Vera subito si lega, iniziandolo a frequentare nel tentativo di riparare al danno. Lo va a prendere a scuola, lo porta a casa, e spende del tempo anche il padre, Daniel, un uomo che non riesce a guadagnare molto per mandare avanti la famiglia. In parallelo, la donna continua a condurre la vita di sempre, fra provini falliti, rapporti nocivi e la figura dell’oramai defunto padre, Giuliano Gemma, che continua a seguirla come un’ombra.

Qual è il prezzo da pagare per poter essere sé stessi?

Ai suonatori un po’ sballati, ai balordi come me, a chi non sono mai piaciuta, a chi non ho incontrato, chissà mai perché”. Il film si apre con Dedicato di Loredana Berté, un brano che in qualche modo fornisce subito le linee guida della storia. Avvisa lo spettatore che questa è una storia difficile, malinconica, ma non per questo meno bella. Un racconto che pone la sua lente d’ingrandimento su una protagonista dai lineamenti del volto marcati, prova di una netta e dura ribellione nei confronti di chi la vorrebbe diversa. O peggio ancora la vorrebbe come il padre, il bell’attore del filone spaghetti western amato da tutti. Ma lei è un individuo autonomo e cerca di imporre la sua identità in una società che, invece, vorrebbe plasmarla in base ai propri gusti. Alle proprie esigenze. Al proprio modo, distorto, di vedere “i figli di”.

Perché la protagonista deve combattere quotidianamente con il giudizio che si formula sulla bocca di persone ignoranti e superficiali. Le quali, seppur non lo ammette, l’hanno portata sulla strada della chirurgia per potersi distaccare esteticamente, ancor di più, dall’immagine del padre. Come a voler loro fare uno sfregio. Una presa di posizione che però non è bastata per fermare gli occhi indiscreti, i complimenti indirizzati solo al padre o i provini falliti poiché non rispecchiante un certo canone di bellezza. Così la macchina da presa, che fin dalle prime battute aderisce completamente a Vera, ci porta nell’oscurità delle sue giornate, in cui incontriamo i rifiuti, i dolori ma anche le speranze di una donna che le prova tutte per non annegare.Vera recensione

Emanciparsi dall’etichetta

In una costante atmosfera da cinema neorealista, Vera ci conduce però non solo nei rapporti intimi che instaura, come quello con il bambino investito, ma anche nei suoi più profondi pensieri. Nel suo desiderio di volersi emancipare da quell’etichetta che, come le ricorda l’amica Asia Argento, necessita proprio di essere distrutta. Ma anche nel suo voler credere fortemente che, nonostante le esperienze avute, gli altri prima o poi vedranno lei prima ancora di vedere la gloria del padre. E che non la usino per un loro tornaconto personale, ma le stiano accanto solo perché spinti da un vero sentimento. È questa continua speranza nel genere umano che fa di Vera una donna tenace e delicata, ma soprattutto autentica. Un’autenticità sottolineata attraverso primi piani che fotografano il suo sguardo buono, pulito. Dentro al quale si manifesta una sincera voglia di credere nell’altro e nella sua buona fede.

Una speranza a cui troppo spesso si sostituisce la delusione. Perché in fondo, purtroppo, le persone si muovono solo per i propri interessi e mai per vero senso di altruismo. Seppur in alcuni frangenti pecchi di staticità e in pochi altri ci sia un’eccessiva finzione, Vera riesce dunque ad andare comunque a segno. Non vuole ingannare, né tantomeno essere una pellicola melodrammatica. Non ha guizzi narrativi o particolari intuizioni registiche e artistiche. Vuole solo esporre la condizione umana di una donna che cerca di combattere contro l’ipocrisia, l’empietà e i preconcetti. Che nonostante tutto rimane gentile, donandosi al prossimo senza porsi troppe domande. E ci riesce benissimo. Potremmo chiederci quanto ci sia di reale in quello che abbiamo visto. Potrebbe non piacerci lei. Ma il pensiero che dovremmo iniziare a essere meno giudicanti e più generosi d’animo nei confronti degli altri è imprescindibile dalla storia che vediamo sullo schermo.

Vera Farmiga: 10 cose che non sai sull’attrice

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Vera Farmiga: 10 cose che non sai sull’attrice

Vera Farmiga è di quelle attrici che, soprattutto negli ultimi anni, sta raccogliendo un gran pubblico attorno sè, grazie anche ai suoi diversi personaggi nei film horror. L’attrice ha sempre lavorato sodo per costruirsi una carriera solida e valida, dimostrando di avere un certo di talento e di saper scegliere ruoli incisivi e mai banali.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Vera Farmiga.

Vera Farmiga: i suoi film

 

1. Ha recitato in celebri film. La carriera dell’attrice americana è iniziata nel 1998 con il film Il tempo di decidere (1998). In seguito ha recitato in Autumn in New York (2000), Dust (2001) e Dummy (2002). , lavora nei film The Manchurian Candidate (2004), Running (2006), The Departed – Il bene e il male (2006), Il bambino con il pigiama a righe (2008), Orphan (2009), Tra le nuvole (2009), Source Code (2011), Safe House – Nessuno è al sicuro (2012), L’evocazione – The Conjuring (2013) e The Judge (2014). Tra i suoi ultimi lavori vi sono i film The Conjuring – Il caso Enfield (2016), L’uomo sul treno (2018), The Front Runner – Il vizio del potere (2018), The Nun – La vocazione del male (2018), Captive State (2019), Godzilla II – King of the Monsters (2019), Annabelle 3 (2019), The Conjuring – Per ordine del diavolo (2021) e I molti santi del New Jersey (2021).

2. È anche produttrice e regista e ha recitato per la televisione. Vera Farmiga ha avuto modo, nel corso della sua carriera, di sperimentare diversi ambiti del cinema. Nella fattispecie, l’attrice ha vestito i panni della produttrice per la serie Bates Motel e per il film Unspoken (2017). Inoltre, ha fatto il suo debutto da regista con il film Higher Ground (2011), da lei anche interpretato e basato sul libro This Dark World: A Memoir of Salvation Found and Lost, storia di una donna e del suo rapporto problematico con la fede. Nel corso della sua carriera ha inoltre recitato anche per la televisione, ad esempio nel film La piccola Rose (1997) e nelle serie Roar (1997), UC: Undercover (2001-2002), Touching Evil (2004), Bates Motel (2013-2017), When They See Us (2019), Halston (2021) e Hawkeye (2021).

Vera Farmiga e i suoi fratelli, da Alexander a Victor e fino a Taissa

3. Fa parte di una famiglia numerosa. L’attrice è la seconda dei sette figli di Mykhailo e Luba, due immigrati ucraini. I suoi fratelli sono Alexander, Victor e Stephan, mentre le sorelle sono Nadia, Laryssa e Taissa Farmiga. Quest’ultima, la minore dei sette, è a sua volta un’attrice. Fu proprio Vera ad introdurla nel mondo della recitazione, convincendola a partecipare al suo debutto da regista. Da quel momento la piccola Farmiga rimase incantata da tale mondo, decidendo di perseguire tale strada. Oggi è nota in particolare per i film The Final Girl, The Nun – La vocazione del male e la serie American Horror Story.

Vera Farmiga The Conjuring

Vera Farmiga: il marito e i figli

4. Ha un matrimonio alle spalle. Farmiga si è già sposata una volta, in passato, con il collega francese Sebastian Roché. I due si sono conosciuti sul set della serie tv Roar, per poi convolare a nozze nel 1997. Tuttavia, il loro matrimonio non è durato molto, tanto da divorziare poi nel 2004. Riguardo a ciò non hanno ovviamente rivelato i motivi che hanno portato alla separazione, accennando giusto ad alcune differenze inconciliabili.

5. È attualmente sposata. Diverso tempo dopo la separazione dal primo marito, l’attrice si è risposata nel 2008 con Renn Hawkey, ex tastierista del gruppo Deadsy ed ora carpentiere. Pare che l’attrice abbia trovato in lui l’anima gemella, tanto avere una relazione che procede a gonfie vele. La coppia ha infatti poi dato la luce a due figli: Fynn Hawkey (nato nel 2009) e Gytta Lubov Hawkey (nata nel 2010).

Vera Farmiga in The Departed

6. Ha incontrato un professionista. Per prepararsi al suo ruolo nel film The Departed, diretto da Martin Scorsese, l’attrice ha incontrato un vero psichiatra del LAPD per poter apprendere da lui quanto occorreva per essere il più realistica possibile. Lo psichiatra ha letto la sceneggiatura e ha detto alla Farmiga che Madolyn, il suo personaggio, fa quasi tutto in maniera sbagliata. Da qui l’attrice è partita per ricostruire Madolyn in modo più fedele alla realtà.

7. Era nervosa di recitare in questo film. L’attrice non ha negato di essere stata piuttosto  nervosa dal fatto di dover incontrare Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese, ovvero attore protagonista e regista del film. Stando alle sue dichiarazioni: “Ti aspetti che ci sia un certo baratro tra te e loro, e invece non c’era”. Dopo averli incontrati, l’attrice si è da subito sentita messa a suo agio e resa partecipe del processo creativo del film. Ancora oggi la ricorda come una delle esperienze migliori della sua carriera.

vera farmiga

Vera Farmiga in The Conjuring

8. Ha incontrato la vera Lorraine Warren. Per prepararsi al ruolo di Lorraine Warren, ricercatrice del paranormale e la cui attività è alla base della saga di The Conjuring, sia Vera Farmiga che il collega Patrick Wilson hanno viaggiato verso il Connecticut per incontrare la vera Lorraine, colei che, insieme al marito Ed, ha pubblicato le esperienze raccolte negli anni, oggi fonte inesauribile per la saga horror.

Vera Farmiga è su Instagram

9. Ha un profilo Instagram ufficiale. L’attrice ha deciso di aprire, come molti suoi colleghi, un account Instagram ufficiale che è seguito da 1,1 milioni di persone. La sua bacheca è un tripudio di fotografie che, spesso e volentieri, la ritraggono protagonista di momenti lavorativi e di svago, oltre che di momenti quotidiani. Seguendola, dunque, si potranno scoprire molte cose su di lei, rimanendo anche aggiornati su tutti i suoi progetti.

Vera Farmiga: età e altezza

10. Vera Farmiga è nata il 6 agosto del 1973 a Clifton, nel New Jersey. La sua altezza complessiva corrisponde a 170 centimetri.

Fonti: IMDb, The Famous People

Vera Farmiga pensa alla regia

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Fresca di nomination all’Oscar, la bella e brava attrice americana, che in precedenza avevamo visto sorprendentemente all’altezza nel discusso e premiato The Departed di Scorsese, si preparai a recitare in un film western indipendente intitolato A Thousand Guns, ma la vera sorpresa è che sta pensando  anche di debuttare dietro la macchina da presa con un film dal titolo Higher Ground.

Vera al cinema dal 23 marzo con Wanted

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Vera al cinema dal 23 marzo con Wanted

Presentato in anteprima mondiale all’ultima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti, dove ha trionfato aggiudicandosi il Premio Orizzonti per la migliore regia e il Premio Orizzonti per la miglior attrice, VERA arriva nelle sale italiane con Wanted dal 23 marzo. Diretto da Tizza Covi e Rainer Frimmel (La Pivellina), il film vede protagonista Vera Gemma con Sebastian Dascalu, Annamaria Giancamerla e Daniel de Palma e l’amichevole partecipazione di Asia Argento.

Vera vive all’ombra di un padre famoso, il carismatico attore Giuliano Gemma, ereditando il look western di tanti suoi personaggi. Stanca della propria vita e delle proprie relazioni superficiali, vaga nell’alta società̀ romana. Quando, in un incidente automobilistico in una zona di periferia, ferisce un bambino di otto anni, inizia con lui e con suo padre un’intensa relazione. Ma presto si rende conto che, anche in questo mondo, lei non è che uno strumento per gli altri.

Lo sguardo sensibile dei documentaristi Tizza Covi e Rainer Frimmel rende il ritratto di Vera intimo e profondo. Una donna protagonista di un affresco a cavallo tra documentario e finzione che scava nelle pieghe più nascoste della sua vita pubblica e privata.

Tizza Covi e Rainer Frimmel hanno detto del film (da una intervista rilasciata a Gianpiero Raganelli): “Vera ci ha affascinato andando oltre l’apparenza. Quando l’abbiamo vista per la prima volta ci siamo detti: «Ma chi è questa?» e non siamo stati molto simpatici con lei. Due settimane dopo ci siamo ritrovati a una cena insieme e l’abbiamo trovata incredibile, sincera, divertente, colta. Ci siamo chiesti come mai giudicassimo ancora dalle apparenze. Abbiamo visto che tutti la giudicano dalle apparenze e ci è sembrata una cosa molto ingiusta. Abbiamo cominciato a trovarci con Vera e a stabilire un’amicizia. L’abbiamo conosciuta nel 2015, è stato un lungo conoscersi. Ci sembrava una cosa importante, dopo anni di lavoro, avere una protagonista come lei. Per noi Vera è una donna molto forte, al contempo debole come ogni persona che sta cercando l’amore perché sta cercando una cosa che è molto difficile da trovare.”

VERA sarà nelle sale italiane distribuito da Wanted da giovedì 23 marzo.

Venzia 2011: Contagion Conferenza

Tra i titoli più importanti di ieri: Contagion di Steven Soderbergh con Matt Damon, Gwyneth Paltrow. Ecco la conferenza:

Venuto al mondo: recensione del film di Sergio Castellitto

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Venuto al mondo: recensione del film di Sergio Castellitto

Arriva al cinema distribuito da Medusa Film Venuto al mondo il nuovo film diretto da Sergio Castellitto, con protagonisti Penélope Cruz e Emile Hirsch.

Gemma è una donna italiana, che in un viaggio di studio in Bosnia, si innamora perdutamente, ricambiata, di Diego, fotografo americano e spirito gioioso e vitale. Il loro amore sarebbe perfetto se non fosse che a Gemma viene diagnosticata una sterilità che la porterà ad una sola ossessione: dare un figlio all’uomo che ama per legarlo a sè. Ma i legami dei due con la Bosnia sono rimasti forti negli anni, e proprio durante un loro soggiorno si troveranno travolti dalla guerra e i loro destini cambieranno. Sergio Castellitto rimette mano al lavoro di sua moglie e realizza, con l’aiuto di lei alla sceneggiatura, un film particolare, emotivamente potente e allo stesso tempo insostenibile.

Castellitto racconta con estrema lucidità un amore passionale e irragionevole, che lo porta su campi inesplorati e che risultano perfettamente credibili. Una ricostruzione storica della Sarajevo dilaniata dalla guerra è il cuore della seconda parte del film che dispiega le sue storie di sofferenza e violenza con insostenibile lentezza. Proprio nella lentezza va cercato il tallone d’Achille di un film altrimenti veramente ben fatto, attento ai dettagli e ai particolari.

Venuto al mondo, il film

In ogni attore si vede la mano del Castellitto regista, quasi nell’emissione vocale di alcuni interpreti che si smascherano come attori che fanno come farebbe il regista e non come vorrebbero loro. Protagonista sofferente è Penelope Cruz, ancora una volta diretta da Castellitto e “raccontata” da Mazzantini, che fa bella mostra del suo italiano, molto migliorato, ma anche della sua capacità interpretativa. Con lei un gruppo di attori ben assortito e sicuramente in grado di tenerle testa, dal notissimo volto di Emile Hirsch, che interpreta l’innamorato fotografo Diego, a Saadet Aksoy e Adnan Haskovic, bravissimi interpreti di un dolore che hanno vissuto da bambini anche nella vita reale.

La regia di Castellitto è notevolmente migliorata, più padrona del racconto, più visibile e attenta alla narrazione, anche se a tratti troppo indulgente su particolari non perfettamente legati allo svolgersi delle vicende, troppo presa dal mostrare e poco dal raccontare. Bello il reparto musicale del film, curato da Edoardo Cruz (fratello di Penelope) e straordinariamente funzionale nello scandire il passare degli anni e l’avvicendarsi di passato e presente sullo schermo. Venuto al Mondo è un film drammatico e toccante che conferma la bravura di Castellitto nel raccontare le storie e allo stesso tempo ne rivela la fondamentale debolezza di essere ancora troppo attore per dirigerne degli altri.

Venuto al mondo: prime foto di Penelope Cruz sul set!

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Ecco arrivare dal set di Venuto al Mondo, film attualmente in fase di riprese di Sergio Castellitto, le prime foto di Penelope Cruz. Le immagini arrivano dal set di Sarajevo, Bosnia and Herzegovina.

Venus: tutto quello che c’è da sapere sul film horror

Venus: tutto quello che c’è da sapere sul film horror

Il regista spagnolo è noto per aver realizzato film horror come Nameless – Entità nascosta, Bed Time, La settima musa e, soprattutto, Rec e [Rec]². Maestro del genere, negli anni ha dunque dato vita ad opere caratterizzate per la forte presenza di orrori soprannaturali che si svolgono in ambienti ristretti, violenze corporee inaudite e, di conseguenza, elementi gore adatti ad un pubblico decisamente avvezzo a questo tipo di dettagli. Il suo nuovo film, Venus, uscito nel 2022 passando fin troppo in sordina, è un compendio di tutto ciò, anche solo per l’ispirazione ad un racconto dello scrittore horror H. P. Lovecraft.

Il film è prodotto da Alex de la Iglesia (Le streghe son tornate, Oxford Murders – Teorema di un delitto) con la sua The Fear Collection, un marchio dedicato ai film dell’orrore fondato nel 2020 insieme a Carolina Bang e in collaborazione con Prime Video e Sony Pictures. Il primo film uscito sotto l’egida di The Fear Colletion è stato Veneciafrenia, mentre il secondo è, appunto, Venus. Si tratta di un’opera molto particolare per Balagueró, che come da lui sottolineato sembra iniziare come un classico crime movie per poi trasformarsi improvvisamente in un horror soprannaturale con streghe, demoni e spaventosi riti sacrificali.

Il passaggio televisivo di Venus è dunque l’occasione perfetta per recuperare il nuovo film di un maestro di questo genere, che ancora una volta si diverte e sorprende nel mettere in scena orrori con pochi eguali, che non mancano di soddisfare gli appassionati di questa tipologia di horror. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Venus. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Venus cast

La trama di Venus

La vicenda si svolge a Madrid, Spagna. Protagonista del racconto è Lucía, una go-go dance che, con in mano un pesante borsone pieno di pacchi di droga rubata in discoteca e una profonda ferita da taglio sulla coscia, fugge dal night club dove lavora, gestito dalla mafia. La ragazza, tuttavia, non ha alcuna possibilità di ingannare i suoi feroci datori di lavoro, gangster assassini che si pongono subito sulle sue tracce. Lucía non ha allora altra scelta che cercare di nascondersi dalla sorella Rocío e la giovane nipote Alba. Le due vivono nel decrepito Edificio Venus, un inquietante complesso di appartamenti di Villaverde Sud, su cui girano strane voci.

Nella speranza che i gangster smettano di cercarla, Lucía trascorre dunque la notte da loro. Ma quando sua sorella scompare, la mattina seguente, la ragazza si ritroverà a dover proteggere la nipote non solo dai mafiosi, che l’hanno nel mentre individuata, ma anche da antichi orrori che si nascondono dietro le pareti dell’edificio. Le voci su quell’edificio, infatti, si rivelerano più vere del previsto, tra presenze soprannaturali, streghe e demoni. Un antico rito sta infatti giungendo a compimento e così, per i presenti, quei corridoi e quelle stanze diventano luogo di orrori indicibili.

Il cast di attori

Ad interpretare Lucía vi è l’attrice Ester Expósito, nota per il ruolo di Hija de Fernando nella serie Vis a Vis – Il prezzo del riscatto e di Carla Roson nella serie Élite. Accanto a lei, nel ruolo della nipote Alba vi è invece Inés Fernández, attrice qui al suo esordio cinematografico. La sorella Rocio, invece, è interpretata da Ángela Cremonte, nota per il ruolo di Elisa Cifuentes nella serie Le ragazze del centralino. L’attore Fernando Valdiviels interpreta Moro, uno degli affiliati della gang criminale, mentre Pedro Bachura è Calvo, incaricato di ritrovare la protagonista. L’attore Federico Aguado è Salinas, complice di Lucía, mentre Magüi Mira è Marga, la principale delle anziane residenti nel condominio.

Come finisce il film? La spiegazione del finale

Come si apprende nel finale del film, dietro gli orrori che infestano il condominio Venus vi sono le tre anziane. Il loro scopo è far sì che una creatura da loro venerata possa reincarnarsi attraverso un rito, motivo per il quale compieno sacrifici su bambini da decenni. Per cercare di impedire che Alba possa essere l’ennesima vittima, Lucía assume un notevole quantitativo di droga per ottenere energia. Fattasi largo tra i criminali, sale nell’appartamento delle anziane, che vedendola capiscono che la creatura da loro venerata si è reincarnata in lei. Lucía le uccide e porta via con sé Alba. Rimane però il dubbio se Lucía possieda quel potere solo per via della droga assunta o se perché realmente il demone ha preso possesso del suo corpo.

Venus finale

Il film e il racconto I sogni nella casa stregata di H.P. Lovecraft

Come anticipato, il film è liberamente tratto dal racconto horror I sogni nella casa stregata – conosciuto anche con il titolo La casa delle streghe – dello scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft, appartenente al famoso Ciclo di Cthulhu. In esso si narra di Walter Gilman, il quale sta portando avanti degli studi sul folclore e sulla vecchia strega Keziah Mason, sfuggita al rogo. Walter ritiene che la donna sia stata in grado di viaggiare attraverso lo spazio e le dimensioni e che sia dunque ancora viva da qualche parte. Da qui parte una storia a metà fra l’incubo e il surreale, con Walter alla mercé della strega Keziah e del suo famiglio, Brown Jenkin, un mostruoso ibrido con il corpo da topo e la faccia e le mani umane.

Tale racconto è stato poi adattato anche dal sesto episodio della serie Netflix Cabinet of Curiosities, dove nel ruolo di Walter vi è l’attore Rupert Grint. L’episodio in realtà si discosta parzialmente dal racconto introducendo la volontà di Walter di ritrovare la gemella morta anni prima e presumibilmente bloccata nella stessa realtà in cui si trova la strega, che cerca dunque a sua volta di tornare nel mondo dei vivi. Per quanto riguarda Venus, come si può intuire, il film si discosta molto dal racconto, mantenendo unicamente il tema dell’orrore cosmico, dei sogni, la casa della strega e i sacrifici fatti in nome di un male superiore.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Sfortunatamente Venus non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 20 marzo alle ore 23:00 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Vento di Primavera: recensione del film con Jean Reno

Vento di Primavera: recensione del film con Jean Reno

La recensione del film Vento di primavera, ultimo film della regista francese Rose Bosche con Jean Reno e Mélanie Laurent. In Vento di Primavera ambientato a Parigi nell’estate del 1942, il governo collaborazionista di Vichy sostiene concretamente la Germania nella progressiva e inarrestabile discriminazione contro gli ebrei di nazionalità francese. Seguiamo le vicende (realmente accadute e rigorosamente documentate) di una famiglia ebraica del quartiere di Montmartre, con gli occhi dei bambini… “Diventeremo grandi?”

Questa agghiacciante domanda è pronunciata con spontaneità e ovvio timore da uno dei piccoli protagonisti di Vento di primavera (La Rafle), ultimo film della regista francese Rose Bosch, atto a mostrare uno degli episodi meno noti della Seconda Guerra Mondiale: lo sterminio di 13.000 ebrei francesi, donne, uomini, anziani e bambini, con la collaborazione fra Hitler e il generale Pétain, avvenuto tra luglio e agosto del 1942.

Tutto ha inizio quando gli ebrei francesi sono obbligati a portare la stella gialla, finché vengono progressivamente allontanati dai luoghi pubblici e privati del loro impiego. Ma il peggio dovrà ancora arrivare: la notte fra il 15 e il 16 luglio 1942 i militari francesi catturano 13.000 ebrei con una retata che non risparmia neppure i bambini. Questi, insieme alle loro famiglie, vengono condotti nel Vélodrome d’Hiver di Parigi, mentre le persone nubili sono smistate nel campo di Drancy, per poi essere deportate ad Auschwitz. In realtà anche le famiglie con bambini dovranno affrontare la stessa sorte, e i piccoli verranno privati dei loro genitori, in una deportazione “verso l’est” che non ha ritorno.

Vento di Primavera , il film

Vento di PrimaveraL’ottima regia opta per la rappresentazione di eventi narrati in parallelo: seguiamo innanzitutto la vicenda degli ebrei francesi, con gli occhi dell’undicenne Joseph Weismann e dei suoi amici, ma anche delle autorità francesi e di Hitler, mai come in questo film emblema della banalità del male. E’ agghiacciante vedere il dittatore atteggiarsi in tutti i suoi sbraiti militareschi e razziali alternati a istantanee di vita privata: un uomo vegetariano e che gioca con i bambini, ma che non ha rispetto per l’essere umano e non esita a sterminare i piccoli appartenenti a un’altra “razza”, optando per lo sterminio mediante i forni crematori giacché, ridotte in cenere, non è possibile conoscere il numero delle vittime, né identificare uomini, donne e bambini.

Qualche anno fa Il bambino con il pigiama a righe aveva mostrato gli orrori del secondo conflitto mondiale con gli occhi innocenti di un bambino, e Vento di primavera propone lo stesso espediente adottando il punto di vista di persone realmente esistite. Joseph è oggi uno dei pochi sopravvissuti alla strage degli ebrei francesi, tragico episodio che, grazie al film di Rose Bosch, vivrà per sempre nella memoria. In passato, altri film sull’Olocausto hanno immortalato i drammatici eventi con fotogrammi irripetibili: se in Schindler’s List rimane impressa, più di ogni altra immagine, la bimba dal cappottino rosso, Vento di primavera offre un’altra rappresentazione memorabile: la panoramica del Velodromo in cui sono ammassati migliaia di ebrei, che osserviamo con gli occhi stupefatti dell’altruista infermiera Annette Monod, interpretata da Mélanie Laurent. Quest’ultima, molto apprezzata in Bastardi senza gloria e Il concerto, rivela al grande pubblico le sue grandi doti di attrice drammatica, ma di certo la sua prova più commovente rimane il ruolo che qualche anno fa le ha regalato un César, in Je vais bien, ne t’en fais pas. Fra gli altri interpreti, emerge un inedito Jean Reno, che veste i panni di un magnanimo e coraggioso infermiere, e Gad Elmaleh e Raphaëlle Agogué, i genitori del piccolo Joseph.

Tra Chopin e Wagner, Edith Piaf e Debussy, la struggente colonna sonora anima un film commovente e appassionante, in cui l’unica nota di demerito va al titolo italiano: Vento di Primavera è in realtà “la retata”, e non c’è alcun riferimento né alla primavera né tantomeno a un vento di primavera. Non lasciatevi fuorviare, dunque. Di certo è d’obbligo invitarvi a scoprire un film storico che, oltre a ricordare in occasione della Giornata della Memoria, mira anche a sollecitare una riflessione sull’essere umano: il male e il potere hanno un volto mediocre, come suggerito dalla regista, e  proprio questo li rende più mostruosi.

Vento di passioni: trama, cast e frasi del film con Brad Pitt

Vento di passioni: trama, cast e frasi del film con Brad Pitt

Il biennio 1994-1995 fu fondamentale per la carriera dell’oggi premio Oscar Brad Pitt. Egli ebbe infatti modo in quel periodo di affermarsi grazie a tre film di grande fama come Intervista col vampiro, Seven e Vento di passioni. Proprio quest’ultimo è tutt’oggi ricordato come uno dei film di genere sentimentale più celebri degli anni Novanta. Diretto da Edward Zwick, è ambientato durante i primi decenni del Novecento, attraversando la Prima Guerra Mondiale e fino agli anni del Proibizionismo, raccontando una struggente storia d’amore e di rivalità famigliare. Per anni Zwick tentò di adattare il romanzo di Jim Harrison, all’interno del quale si ritrova tale epico racconto.

Pubblicato nel 1979 con il titolo di Legends of the Fall, questo divenne da subito un grande classico della letteratura americana, attirando l’attenzione di numerosi registi. Fu infine Zwick, con la sua Bedford Falls Productions ad aggiudicarsi i diritti sull’opera, riuscendo dopo ben 17 anni a portarla sul grande schermo. Girato tra gli Stati Uniti e il Canada, il film ha poi trovato grande forza proprio nelle sue straordinarie location e nelle grandi interpretazioni degli attori protagonisti, generando grande interesse ancor prima della sua distribuzione.

Una volta arrivato in sala, Vento di passioni si affermò così come un grande successo, ottenendo un incasso globale di circa 160 milioni a fronte di un budget di 30. Ulteriore prestigio arrivò poi dai diversi riconoscimenti ottenuti, tra cui quattro nomination ai Golden Globe tra cui miglior film, e tre nomination all’Oscar. Il film vinse poi la prestigiosa statuetta nella categoria di Miglior fotografia, a conferma della grande bellezza estetica dell’opera. Proseguendo nella lettura, sarà qui possibile scoprire ulteriori curiosità sul film, molte delle quali legate proprio al cast.

Vento di passioni: la trama del film

Protagonista del film è la famiglia Ludlow, composta dal padre William e dai tre figli Alfred, Tristan e Samuel. Pur se molto diversi tra loro, questi sono molto uniti e si ritrovano a vivere in una fattoria nel Montana, dove si dedicano prevalentemente all’allevamento di bestiame. Alla vigilia della Grande Guerra, Samuel decide di partire per il fronte, lasciando a casa la sua bella fidanzata Susannah. Per proteggere il fratello, però, anche Alfred e Tristan decideranno di andare in guerra, dove però saranno costretti proprio ad assistere impotenti alla morte di Samuel per mano di soldati tedeschi. Tornati a casa, provati e ostili l’un l’altro, i due si troveranno ad accentuare la loro rivalità per via di Susannah, della quale si innamorano entrambi.

Tra la donna e Tristan nasce allora una relazione d’amore appassionata e contrastata al tempo stesso, che sarà difficile da gestire per entrambi. Tristan, però, deve fare i conti con un temperamento irrequieto e rabbioso, e per tanto finirà con l’allontanarsi dal nido famigliare. Al suo posto si insidia Alfred, il quale nel frattempo sta costruendo una brillante carriera politica in città. Ben presto, i due fratelli saranno destinati a scontrarsi, portando alla luce segreti di famiglia e amori mai realmente sopiti. Ancora una volta, saranno le passioni a governare le loro azioni, portandoli a compiere scelte sempre più diverse e complesse, che li porteranno ad allontanarsi da ciò che erano un tempo.

Vento di passioni cast

Vento di passioni: il cast del film

Per poter dar vita ai grandi personaggi protagonisti del film, Zwick si assicurò la partecipazione di alcuni dei maggiori interpreti del momento. Nel ruolo del protagonista, Tristan Ludlow, si ritrova così Brad Pitt, divenuto in breve tempo una vera e propria icona. L’attore, tuttavia, rivelò di aver a lungo cercato dopo questo ruoli che potessero allontanarlo dalla classica etichetta di sex symbol. Già con l’interpretazione di Tristan egli dimostrò però di essere un grande attore, ottenendo anche una nomination ai Golden Globe. Accanto a lui, nel ruolo del fratello Alfred, con cui nasceranno i maggiori conflitti, vi è Aidan Quinn, oggi celebre per la serie Elementary. Henry Thomas, noto per essere stato il giovane Elliott in E.T. l’extraterrestre, è invece Samuel.

Ad interpretare il padre dei tre, invece, vi è il premio Oscar Anthony Hopkins. Questi avrebbe poi nuovamente recitato insieme a Pitt nel film del 1998 Vi presento Joe Black. L’attrice Julia Ormond, invece, ha qui interpretato la protagonista Susannah, trovando in Vento di passioni il film che le ha permesso di divenire famosa a Hollywood. L’attrice ha raccontato di aver vissuto a stretto contatto con Pitt durante le riprese, permettendo così che si sviluppasse tra loro la tensione sessuale che caratterizza i loro personaggi. Karina Lombard, invece, interpreta Isabella II, altro importante personaggio femminile del film. Anche lei conobbe grande popolarità grazie a questo film, che confermò il suo periodo d’oro. Goordon Tootoosis, attore di origini indiane, è invece presente come narratore nei panni di Colpo di Pugnale.

Vento di passioni: le frasi, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vento di passioni è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 20 agosto alle ore 21:30 sul canale TV8.

Nel film sono inoltre presenti diverse frasi oggi entrate a far parte dell’immaginario comune. Si tratta di battute e affermazioni che descrivono alla perfezione non solo il contesto in cui si svolge la storia ma anche i protagonisti che le pronunciano. Di seguito si riportano le più belle e più importanti del film.

  • Alcune persone sentono la loro voce interiore molto chiaramente. Alcune diventano pazze. Altre diventano leggende. (Tristan)
  • Per sempre non finiva mai. (Susannah)
  • Io ho vissuto seguendo tutte le regole di Dio. Tu non ne hai seguita nessuna. E tutti ti hanno amato di più: Samuel, nostro padre e… mia… perfino mia moglie. (Alfred)
  • Susannah tutto quello che avevamo è morto come lo sono anch’io. Sposa un altro. (Tristan)

Fonte: IMDB

Vento di passioni: il film è tratto da una storia vera?

Vento di passioni: il film è tratto da una storia vera?

Diretto da Edward Zwick, Vento di passioni (qui la recensione) è un film western che segue i membri della famiglia Ludlow. Stanco del modo in cui il governo degli Stati Uniti tratta i nativi americani, il colonnello William Ludlow lascia l’esercito e si trasferisce nel Montana con la famiglia, gli amici e i dipendenti. Mentre la moglie lo lascia, i tre figli, Alfred, Tristan e Samuel, restano con lui. Anni dopo, però, i tre fratelli vanno a combattere nella Prima Guerra Mondiale, ma non tutti tornano, e quelli che tornano sono tormentati dal senso di colpa e dal dolore.

Con attori di talento come Brad Pitt, Anthony Hopkins, Aidan Quinn, Julia Ormond e Henry Thomas, questo film del 1994 è diventato rapidamente famoso. È stato persino nominato da diverse prestigiose commissioni e ha vinto l’Oscar 1995 per la migliore fotografia. I fan del film d’epoca non possono che lodare la trama e il viaggio dei personaggi. Naturalmente, molti ammiratori hanno però espresso il loro interesse a conoscere le origini del film. È ispirato a eventi reali e, in caso contrario, qual è la base della trama del film? In questo approfondimento esploriamo proprio questi aspetti.

Vento di passioni cast
Brad Pitt e Julia Ormond in Vento di passioni

Vento di passioni è una storia vera?

La risposta più breve è che sì, Vento di passioni è parzialmente basato su una storia vera. Il film è un adattamento dell’omonima novella di Jim Harrison del 1979, uno dei primi lavori pubblicati dall’autore e che lo ha aiutato a guadagnare popolarità. La principale fonte di ispirazione per la novella sono stati i diari dell’ingegnere minerario William Ludlow, bisnonno della moglie di Jim, Linda King Harrison. Sebbene i personaggi centrali, i fratelli Ludlow e il colonnello Ludlow, siano stati reimmaginati da Harrison, possiedono dunque qualità che si ritrovano in persone realmente esistite nonché antenati della moglie.

Seppur grossomodo fittizia, la narrazione fittizia è profondamente avvolta in uno sfondo storico autentico. Copre tre eventi cruciali della storia americana: La Prima guerra mondiale, il proibizionismo e l’espansione della frontiera all’inizio del XX secolo. Nel film, vediamo infatti, i fratelli Ludlow coinvolti nella Prima Guerra Mondiale. L’influenza di essa sulle loro vite personali e la tragica morte di Samuel sul fronte di guerra richiamano effettivamente storie vere dell’epoca. Vento di passioni si addentra poi nell’epoca del proibizionismo. Il personaggio di Tristan, invischiato in attività illegali di contrabbando di rum, rispecchia ancora una volta innumerevoli personaggi reali che si dedicarono a traffici illeciti durante questo periodo.

Il film illustra infine in modo realistico anche l’espansione della frontiera negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Il film ritrae infatti i personaggi alle prese con l’intrusione della modernità nelle loro vite rurali, un sentimento condiviso da molti in quel periodo. Nonostante non sia puramente veritiero, dunque il film riflette diversi eventi reali accaduti quasi un secolo fa. L’entusiasmo giovanile di Samuel nei confronti della guerra e la riluttanza del padre nei confronti del conflitto dipingono un quadro di come le esperienze cambino la percezione di tali questioni. Inoltre, la rabbia del colonnello William nei confronti del governo del suo Paese per il trattamento riservato ai nativi americani è un sentimento che trova riscontro nella realtà.

Brad Pitt e Anthony Hopkins in Vento di passioni
Brad Pitt e Anthony Hopkins in Vento di passioni

Dal libro al film

La stesura del libro è stata più facile per Jim di quanto ci si possa aspettare. “Ho scritto Vento di passioni in nove giorni e quando l’ho riletto ho dovuto cambiare solo una parola“. “Non c’è stato alcun processo di revisione. Avevo pensato così tanto al personaggio che scrivere il libro è venuto molto naturale. Quando ho finito mi sono sentito sopraffatto, avevo bisogno di prendermi una vacanza, ma il libro era finito”, ha scritto l’autore su The Atlantic. Jim aveva preparato la storia nella sua mente per circa cinque anni prima di scriverla.

Tuttavia, non avrebbe mai potuto creare il mondo descritto in Vento di passioni se non fosse stato per il suo buon amico e attore Jack Nicholson. Venuto a sapere che Jim non aveva un soldo, a quanto pare l’attore premio Oscar gli ha donato una notevole somma di denaro, che ha aiutato l’autore a orientarsi e a scrivere l’amata storia. Il regista Edward Zwick si è imbattuto nel libro subito dopo la sua pubblicazione e si è commosso per la storia raccontata da Harrison. Secondo il regista, Vento di passioni può essere interpretato in due modi. Non solo è la storia cupa e bellissima di una famiglia, ma è anche uno studio filosofico sull’orgoglio e la dignità di un uomo.

Anche Brad Pitt, che interpreta il ruolo di Tristan Ludlow nel film, era un estimatore del racconto. Aveva parlato con Zwick della storia e della sua passione per il lavoro di Jim molto prima che il film fosse in produzione. Secondo l’attore, Vento di passioni ha un’atmosfera più contemporanea e immediata rispetto alle altre opere del genere. Le complicate dinamiche familiari presentate nel film hanno interessato lui e gli altri attori. Il rapporto di competizione tra Alfred e Tristan si fa più intenso man mano che la storia si sviluppa. Ogni attore ha trovato qualcosa di ammirevole e umano nei propri personaggi, aumentando il proprio attaccamento a questi ruoli e al film.

Vento di passioni – recensione del film di Edward Zwick

Vento di passioni – recensione del film di Edward Zwick

Vento di passioni è il film del 1994 di Edward Zwick con protagonisti nel cast Brad Pitt, Anthony Hopkins, Aidan Quinn, Julia Ormond e Henry Thomas.

vento di passioni posterTrama di Vento di passioni: Siamo nel Montana alla fine  dell’‘800. Il colonnello Ludlow/Anthony Hopkins, non più in servizio, ha una fattoria dove cresce i suoi figli.

I tre giovani, Alfred/Aidan Quinn, Tristan/Brad Pitt e Samuel/Henry Thomas, sono molto diversi, ma la familgia è unita. Alla vigilia della Grande Guerra, Samuel porta a casa la sua fidanzata, Susannah/Julia Ormond, di cui s’invaghiscono anche i fratelli.

Presto però i tre partono per la guerra. Tornano solo in due – Samuel, il più fragile, cade sul campo – ed inventano presto ostili l’uno all’altro a causa di Susannah. Tra lei e Tristan nasce una relazione d’amore appassionata e contrastata al tempo stesso, che sarà difficile da gestire per entrambi: due indoli profondamente diverse destinate a incontrarsi per poi allontanarsi a più riprese, alla ricerca di un equilibrio sottile. Tristan dovrà fare i conti con un temperamento irrequieto e rabbioso, che lo rende anche distruttivo (temperamento simile a quello di un orso, col quale una volta si è scontrato).

Susannah dovrà fronteggiare lunghe attese, pressata da schemi e convenienze sociali. Dopo una lunga separazione si rincontreranno ma molte cose saranno cambiate: la donna avrà sposato il rassicurante Alfred senza però riuscire ad essere felice, e anche Tristan farà presto nuovi incontri che cambieranno la sua vita. Sarà, dunque, ancor più arduo far vivere quel sentimento che ancora li lega. A dispetto di una grande passione, le loro strade sembrano destinate a divergere. 

Analisi: Con questo film di Edward Zwick siamo nel pieno della tradizione cinematografica americana che fonde grandi epopee familiari e sentimentali agli affreschi storici di un’epoca. L’epoca in questo caso è quella della Prima Guerra Mondiale e il regista, già noto per aver spesso coniugato efficacemente gusti del pubblico, trame avvincenti e argomenti di peso, qui non è da meno: non risparmia allo spettatore la brutalità della guerra, né tace dell’America corrotta e arrivista, per non parlare poi della condanna del razzismo nei confronti dei nativi americani.

Tuttavia, lo spettatore non assiste distaccato a un’esposizione storico-antropologica, bensì è coinvolto da un’avvincente storia d’amore, si immedesima in difficili ma profondi legami familiari, vive coi protagonisti lotte, dissidi e lati oscuri della personalità di ciascuno che si affacciano, sperimenta gioia e dramma.

Vento di PassioniTutto ciò è il risultato di una lunga gestazione e lavoro da parte del regista, ma anche degli sceneggiatori, Susan Shilliday e William D. Wittliff, abili nell’adattare il romanzo di Jim Harrison da cui Vento di passioni è tratto, dando importanza anche all’approfondimento psicologico dei personaggi. Un valido aiuto nel creare atmosfere coinvolgenti e ricche di fascino è venuto senz’altro dalla fotografia di John Toll, premiata con l’Oscar, che rende gli sconfinati e semiselvaggi paesaggi del Montana co-protagonisti del film. Vento di passioni si avvale di ottime interpretazioni.

Brad Pitt, alla sua prima candidatura al Golden Globe, dimostra di essere all’altezza di ruoli complessi, anche drammatici, interpretando con spunti originali il tormentato e indomito Tristan, oltre ad essere perfetto protagonista di una storia d’amore che avrà certo fatto sognare molte spettatrici. Come pure intensa è la prova offerta da Julia Ormond. Anthony Hopkins, dal canto suo, interpreta ottimamente sia la prima parte della pellicola, in cui è un padre severo, dai rigidi princìpi, sia la seconda, che lo vede trasformato in una struggente figura di anziano malato, cui è rimasto solo l’affetto dei figli.

Vento di passioni – Grande classico romantico, dunque, ma con elementi di approfondimento e riflessione, che lo rendono adatto a un pubblico eterogeneo.

Venom: Woody Harrelson sarà nel film in un ruolo chiave?

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Un nuovo rumor relativo a Venom farebbe luce sul possibile ruolo di Woody Harrelson nel film: secondo il sito Bleeding Cool infatti, l’attore sarebbe stato ingaggiato dalla produzione per vestire i panni di Carnage, noto e acerrimo antagonista del simbionte e di Spider-Man.

Nei fumetti Carnage è un serial killer di nome Cletus Kasady, infettato dal simbionte alieno. Tra gli avversari più micidiali, brutali, sadici e letali dell’Uomo Ragno, potrebbe plausibilmente apparire simile alla versione vista in Lethal Protector, ma si attendono conferme ufficiali da parte della Sony.

Sicuramente la presenza di Harrelson non farebbe che aggiungere altro valore artistico ad un progetto già ricco di potenzialità, almeno per quanto riguarda il cast artistico.

Venom: il primo trailer del film con Tom Hardy

Il personaggio di Carnage ha esordito nella serie Amazing Spider-Man Vol. 1 pubblicata nel 1991, nato dalla penna di David Michelinie e Mark Bagley.

Vi ricordiamo che la pellicola arriverà al cinema il 5 ottobre 2018 con la regia di Ruben Fleischer (Zombieland, Gangster Squad). Tom Hardy interpreterà il protagonista Eddie Brock. Nel cast anche Matt Smith, Pedro Pascal, Riz Ahmed, Jenny Slate, Scott Haze e Michelle Williams.

Il personaggio è stato già portato sul grande schermo da Sam Raimi in Spider-Man 3 con Topher Grace nei panni di Eddie Brock.

Venom: da Tom Hardy la conferma che il simbionte non si vedrà?

Confermata invece la presenza, con un piccolo cameo, di Tom Holland nei panni di Peter Parker. L’attore è stato visto sul set di Venom in borghese, cioè senza il costume di Spider-Man.

Secondo alcuni questa sarebbe la prova di un futuro legame tra l’universo cinematografico della Sony e il MCU.

Fonte: Blending Cool

Venom: Woody Harrelson potrebbe unirsi al cast

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Un altro attore potrebbe unirsi al cast di Venom, il film che vede protagonista Tom Hardy nei panni di Eddie Brock, personaggio dei fumetti Marvel già apparso sul grande schermo in Spider-Man 3 di Sam Raimi: secondo The Hollywood Reporter infatti, Woody Harrelson sarebbe in trattative per entrare nella produzione del cinecomic tornando così a lavorare con il regista Ruben Fleischer. I due si erano conosciuti sul set di Zombieland, pellicola di culto con Emma Stone e Jesse Eisenberg uscita nel 2009.

Ovviamente non è ancora chiaro quale ruolo ricoprirebbe l’attore, ma di certo sarebbe un ottimo acquisto per il film che ha già confermato, oltre a Hardy, anche Michelle Williams, Pedro Pascal e Riz Ahmed.

Venom: Tom Hardy dice che renderà giustizia al personaggio

L’uscita di Venom, che si ispirerà a Venom: Lethal Protector (serie limitata in sei volumi dedicata a Eddie Brock e pubblicata nel 1993) è stata fissata al 5 ottobre 2018.

Fonte: THR

Venom: Woody Harrelson avrà un ruolo importante nel sequel

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In un’intervista con Collider, Woody Harrelson ha avuto modo di svelare qualche piccolo dettaglio sul personaggio interpretato in Venom, cinecomic che vede protagonista Tom Hardy nei panni del simbionte, ma di cui ignoriamo ancora l’identità.

C’è chi ipotizza che l’attore vestirà i panni di Carnage, il villain psicopatico dei fumetti Marvel, tuttavia le sue parole lasciano intendere che ne vedremo davvero poco sullo schermo e che probabilmente tornerà nel sequel:

Sapete, ho recitato solo in una piccola parte di questo film, ma sarò nel prossimo. Non ho ancora letto la sceneggiatura, e come si dice… vedremo cosa succederà

Venom: il trailer ufficiale italiano con Tom Hardy

Nella stessa intervista Harrelson ha anche parlato di Zombieland 2, progetto in cantiere con la regia di Ruben Fleischer (già regista del primo film e di Venom) che lo vede coinvolto insieme al cast originale:

Ho conosciuto Ruben sul set di Zombieland, quindi è stato facile dire di si perché lui rappresenta una delle ragioni del mio coinvolgimento. Nel caso di Venom poi, l’idea di lavorare con Tom Hardy mi attirava parecchio. Penso che sia degli attori più talentuosi in circolazione, ed è come se avessi sentito di doverlo fare“.

Venom è atteso nelle sale il 5 ottobre 2018 con la regia di Ruben Fleischer. Nel cast anche Matt Smith, Pedro Pascal, Riz Ahmed, Jenny Slate, Scott Haze e Michelle Williams.

Il personaggio è stato già portato sul grande schermo da Sam Raimi in Spider-Man 3 con Topher Grace nei panni di Eddie Brock.

Venom: ci sarà anche lo Spider-Man di Tom Holland?

Venom: una new entry nel cast guidato da Tom Hardy

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Venom: una new entry nel cast guidato da Tom Hardy

Si affolla sempre di più il cast di Venom, progetto interessantissimo in produzione alla 20th Century Fox e che avrà come protagonista Tom Hardy.

Variety annuncia ufficialmente che Reid Scott, noto per la serie tv Veep, è entrato a far parte del cast del film anche se non si sa nulla del personaggio che potrebbe interpretare. La cosa però non sorprende affatto, dato il segreto che avvolge tutta la produzione.

Le riprese di Venom dovrebbero cominciare alla fine di Ottobre, dopo essere state già rimandate due volte.

Venom: il film sarà Rating R e inaugurerà un Sony Marvel Universe?

Dopo un primo report che voleva Alex Kurtzman alla regia del progetto, la stessa Sony ha smentito le voci e ha diffuso notizie più attendibili che vorrebbero Scott Rosenberg e Jeff Pinkner, già sceneggiatori del Jumanji con Dwayne Johnson, incaricati di firmare lo script.

L’uscita è stata fissata al 5 ottobre 2018 per la regia di Ruben Fleischer (Zombieland, Gangster Squad). Tom Hardy interpreterà il protagonista Eddie Brock. Nel cast anche Matt Smith, Pedro Pascal, Riz Ahmed, Jenny Slate e Michelle Williams.

Il personaggio è stato già portato sul grande schermo da Sam Raimi in Spider-Man 3 con Topher Grace nei panni di Eddie Brock.

Venom: 15 diverse versioni del villain di Spider-Man

Venom: una canzone di Eminem nella colonna sonora

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Venom: una canzone di Eminem nella colonna sonora

A sorpresa nella serata di ieri sera sui canali social del celebre rapper Eminem sono apparsi 15 secondi di una nuova traccia, seguiti dall’inconfondibile logo di Venom ridisegnato con la “E” rovesciata caratteristica del cantante. In questa preview si può ascoltare il verso “Knock knock, let the devil in” prima di un urlo mostruoso. Il video è ovviamente già diventato virale e subito condiviso dall’attore protagonista del nuovo cinecomic Tom Hardy.

Qualche ora più tardi, senza alcun preavviso pubblicitario, Eminem ha reso disponibile anche un interno nuovo album, dal titolo Kamikaze, dove è contenuta, come ultima traccia, anche questa canzone che farà parte della colonna sonora di Venom. Un regalo inaspettato che fa crescere la curiosità per il film che arriverà nelle nostre sale il prossimo 4 Ottobre.

Ricordiamo che il film, interpretato da Tom Hardy e diretto da Ruben Fleischer, segue le vicende del giornalista Eddie Brock, contaminato da un organismo alieno simbiontico in grado di trasformarlo nello spietato Venom.

Venom, recensione del film con Tom Hardy

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