Hanno sfilato sul red carpet di
Venezia 74George Clooney in compagnia dei suoi attori
protagonisti, Matt Damon e Julianne
Moore, volti dell’oscuro Suburbicon (leggi la
recensione), pellicola in concorso alla Mostra. Ecco
le foto della premiere: [nggallery id=3158]
E’ stato presentato oggi alla
stampa Suburbicon,
film che vede George Clooney indossare ancora una volta i
panni del regista, interpretato da Matt Damon e
Julianne Moore, in concorso qui alla 74°
Mostra del Cinema di Venezia. Sceneggiato dai
Fratelli Cohen e diretto da Clooney, il film ha
conquistato la critica grazie al suo aspetto così poco
convenzionale e alle tematiche trattate. Si parla infatti di
razzismo, intolleranza e violenza in una piccola cittadina della
periferia americana degli anni cinquanta, argomento incredibilmente
attuale nonostante l’ambientazione del film.
Data la natura del film e le
pesanti accuse rivolte alla società americana ancora così poco
tollerante verso le minoranze etniche e religiose, George Clooney ha voluto dire la sua e fare
una piccola riflessione politica sulla tesissima situazione sociale
negli States. “Pensavamo tutti che, dopo anni di battaglie e
violenza, il razzismo fosse ormai stato quasi del tutto debellato e
invece ancora assistiamo ad episodi come quello di Charlottsville
[…] Ambientare il film in una piccola città della periferia era una
provocazione; nel film sono tutti impegnati a scacciare l’unica
famiglia di colore, accusandola di portare scompiglio nella
comunità quando il pericolo risiede altrove ed è molto più
spaventoso”. Anche Matt Damon sembra
condividere il punto di vista di Clooney e aggiunge: “In posti
del genere puoi anche correre per strada sporco di sangue ma gli
altri incolperanno sempre quelli che non si sono integrati, i
diversi: è la definizione di White Privileged”.
Parlando di Matt
Damon, che abbiamo già visto nel ruolo di protagonista nel
film di apertura di Venezia 74, Downsizing, la sua
incredibile trasformazione da bravo ragazzo ad assassino
psicopatico ha sorpreso e deliziato il pubblico. “La cosa più
divertente del film è proprio Matt Damon – ha dichiarato Clooney –,
non è mai stato così spaventoso!”. Lo stesso Damon ha però poi
ammesso: “Non mi capita spesso di interpretare ruoli da cattivo
come questo ma tutto risulta più facile quando hai dalla tua un
regista così talentuoso come George […] Ricordo che una volta
Alexander Payne [regista di Downsizing]
mi disse che il mio più grande pregio era il mio aspetto così
poco da star, mi disse che sembravo un uomo comune e che proprio
questa era la mia caratteristica più interessante”.
Alla bravura di Matt
Damon si contrappone quella della bellissima
Julianne Moore che per Suburbicon
si è sdoppiata interpretando due sorelle gemelle omozigote, due
facce della stessa medaglia. “Ho proposto io a George l’idea di
interpretare da sola entrambe le sorelle. Mi incuriosiva il fatto
che, nonostante i legami d’affetto e di sangue, una delle due
desiderasse così ardentemente la vita dell’altra da ucciderla per
coronare il suo sogno e realizzare una sua fantasia”. Nel film
le due donne, oltre ad essere caratterialmente differenti, si
distinguono anche dal colore dei capelli, biondo per Rose, la
sorella buona, e castano scuro per Margaret, la sorella cattiva.
“È stata sua [si riferisce a Julianne Moore] anche
l’idea di far tingere di biondo i capelli di Margaret dopo la morte
della sorella – confessa divertito il regista -, una delle cose più
inquietanti del suo personaggio [ride]“.
C’è stato chi, pur amando il film,
ha definito Suburbicon
un film pieno di rabbia il cui scopo era distruggere il concetto di
famiglia tradizionale americana. “Creare e girare un film
solitamente porta via un paio di anni quindi la rabbia a cui si fa
riferimento, che poteva esserci all’inizio delle riprese, con il
tempo tende a scomparire o a cambiare ed evolversi – ha
dichiarato il regista Clooney – ma, si, il nostro principale
proposito era proprio quello di distruggere lo stereotipo della
perfetta famiglia […] Quello che affascina della periferia è la
possibilità di avere, per pochi soldi, una piccola e graziosa casa
con un giardino e magari una piscina […] per noi quindi trasformare
questo piccolo angolo di paradiso in un luogo pieno di violenza e
depravazione era una provocazione […] volevamo mostrare che non
sempre il male proviene da chi è diverso da noi ma anche da coloro
che ci sono molto vicini poiché tutte le persone sono in grado di
nascondere la propria vera natura […] I veri mostri non sono
persone di aspetto sgradevole sempre intente a lisciarsi i baffi ma
persone normali che fanno scelte sbagliate e diventano mostri. Un
po’ come i nostri protagonisti; sono persone normali che assoldano
due killer perché non sono in grado di uccidere e che poi di fatto
si tramutano anch’essi in mostri. Quanto alla rabbia, beh, le
persone oggi hanno tutto il diritto di essere arrabbiati”.
Ma se la rabbia, l’odio, la
violenza e una certa dose di sadismo sembrano governare su Suburbicon,
la speranza sopravvive ancora negli occhi di Nicky. Dopo aver
assistito a eventi terribili e traumatici c’è l’ultima scena del
film, in cui il bambino gioca con il ragazzino di colore della casa
accanto, che per il regista George Clooney e il
compositore Alexandre Desplat ha
un significato molto particolare. “Era sempre stata una nostra
idea utilizzare questa scena a chiusura del film […] Non volevamo
chiudere una storia così turbolenta con un finale classico come
l’adozione del piccolo Nicky da parte di un’altra famiglia per
questo motivo abbiamo scelto i due bambini. Il fatto che entrambi,
dopo aver passato la notte peggiore delle loro vite, avessero
ancora la forza di giocare insieme a baseball, era per noi il
finale perfetto. Anche la musica per quella scena era di vitale
importanza; fui proprio io a parlare ad Alexander quello di cui
avevo bisogno e lui compose per il film una stupenda melodia,
dolce, spensierata e carica di speranza”.
Dopo il Leone d’Oro del 2009 di
Lebanon, Samuel Maoz torna a
raccontare la guerra, la vita e la morte alla Mostra
del cinema di Venezia con Foxtrot,
selezionato nel Concorso ufficiale di Venezia 74.
Toccante e brillante allo stesso
tempo, il film racconta il dolore di un padre che scopre la morte
del figlio arruolato nell’esercito. Il dolore, esplode in apertura
film con una violenza insostenibile, quando viene comunicato ai
genitori del soldato la perdita del figlio. La seconda parte del
film si sposta invece alla vita del soldato, con i suoi
commilitoni, nel mezzo del nulla, alle prese con un posto di blocco
fantasma, inutile, mentre il conteiner dove i quattro giovani
soldati dormono sprofonda nel fango. Nella parte conclusiva, il
terzo atto, si cambia ancora tono, e si va ad indagare il dolore
dei genitori, le dinamiche di coppia, il loro amore reciproco e per
il figlio.
Toccante e brillante allo stesso tempo
Maoz cerca con
formalizzazioni alla Sorrentino di dare un tocco magico, onirico,
al suo racconto che si concentra comunque sulle brutture della
guerra. La scelta precisa è quella di utilizzare un tono surreale
per la sequenza centrale e spostarsi poi sull’iperrealismo nella
prima e nella terza scena.
Il risultato è una danza che torna
al punto di partenza, come il foxtrot appunto, e che si fa metafora
di una parabola umana dolorosa e piena di segreti nascosti nel
passato dei protagonisti. Questo grande dolore si esterna poi, in
una scena liberatoria e malinconica, nel finale, in una
chiacchierata schietta, romantica, realista, tra i due coniugi che
hanno perso il loro primogenito.
La sequenza meglio realizzata è
però la seconda, quella che descrive la vita dei soldati, dove si
applica al meglio la tendenza onirico/surrealista che trova la sua
massima espressione in una bella sequenza animata. Le quattro vite,
i quattro volti, accomunati dalla divisa e dal fango ma tutti ben
distinti tra loro, appresentano una gioventù e un futuro che non è
dato per scontato, che non è detto arrivi per tutti. In una danza
circolare e senza scopo, la poesia della sofferenza di Maoz in
Foxtrot si svela riflessione sull’esistenza,
ammantata di un gusto per il gioco e per il sorriso che sembre
lenire il dolore delle ferite del cuore.
La Mostra è sempre bellissima, ma
non ci vivrei anche per un altro paio di motivi, su cui stavo
giustappunto riflettendo. Il primo: uno pensa sempre (sempre, anche
se ormai dovrebbe saperlo) che quando arrivi in proiezione presto e
ti fanno sedere hai il miracolo di un quarto d’ora pè cazzi tua, in
cui stare tranquillo, controllare le e-mail, scrivere post cazzoni
come questo, messaggiare la fidanzata, magari schiacciare un
pisolino estemporaneo in attesta che inizi il film. Invece no.
Tocca fare i conti con gli scassacazzi che ti chiedono di alzarti
ogni due secondi per prendere posto (che le file sono strettine, e
tocca incastrarsi che manco al Tetris) e se, come me, hai esigenza
di sederti laterale per andare al cesso in qualsiasi momento di
emergenza è dura.
Anche perché, per la quinta legge di
Murphy dopo servire la salute pubblica, proteggere
gli innocenti, difendere la legge e non uccidere alcun membro
dell’OCP, questi chiedono di entrare sempre dal mio lato della fila
anche se poi si devono sedere al posto sull’estremo opposto. Non
fraintendete, non sono un ipocrita: siamo tutti lo scassacazzi di
qualcun altro, è solo che quest’anno questa cosa la sento
particolarmente.
Il secondo: le maledettissime
cuffiette per la traduzione simultanea della sala conferenze: non
funzionano MAI. Il jack fa sempre contatto e per riuscire a
captare qualcosa lo devi tenere fermo in posizioni assurde, che se
ci aggiungi il fatto di essere costantemente stracarico di arnesi
per il lavoro, dal computer all’iPad passando per il tradizionale
blocco di appunti, e di vari giornali, giornaletti e cartelle
stampa che ti ammollano spietatamente a ogni angolo della
manifestazione, rende necessario un duro allenamento annuale con un
maestro esperto di yoga. E spendeteceli du’ spicci. Voglio dire, li
avete spesi per il documentario di Friedkin.
Comprà un duecento audioguide usate dagli Uffizi no?
Altra sonora delusione, e
oggi la possiamo dire perché la Carducci è tornata e non si
parlotta degli assenti, è la sua disillusa promessa di portare con
sé un drone personale per le riprese e soprattutto selfie aerei con
gli animali famosi. Già immaginavamo epiche scene di
autoperculamento iper-tecnologico, e che il drone cominciasse a
prendere coscienza come HAL-9000, si innamorasse
di lei e facesse un massacro per gelosia di tutti i suoi
ammiratori, con ampi schizzi di sangue e materia cerebrale che
avrebbero reso il red carpet ancora più vivace. E invece no, non lo
ha portato.
C’è da dire, a parziale scusante,
che in tempi di terrorismo far passare un drone potenzialmente
carico di esplosivo per i serrati controlli di sicurezza
organizzati per la Mostra (ieri un agente me guarda in faccia, con
tutto che ho una barba da Imam e almeno quattro borse diverse
appresso, e mi dice “ma no tranquillo, passa. Ho fiducia”) sarebbe
stato quantomeno complicato. Però che diamine, una promessa è una
promessa.
Carducci, te volemo bene lo stesso,
ma non si fa. Avevamo pure preparato una roboante locandina, ve la
mostriamo, perché le cazzate sono come il maiale, non si butta via
niente. Anche se – altro colpo basso – i petali del red carpet che
avevo inserito con estrema cura grafica (perché a ste cazzate ci
tengo) come già vi avevo anticipato, non ci sono più. E per questo
facciamo le rimostranze a Raucone, che qui su
Terra 2 è il presidente della Biennale. Lui pure lo perdoniamo
perché quest’anno la selezione dei film è particolarmente buona –
anche se questo ci complica il lavoro: i film belli sono
difficilmente perculabili).
Oggi per esempio è il giorno di
Suburbicon, cinica e spietata visione di
George Clooney su un’America degli anni cinquanta
ma che ricorda da vicino quella di Trump, con gente che mette su
muri per sfuggire alla visione dei negri, omicidi in famiglia, cose
così. A me piace il film ma piace soprattutto Julianne Moore, per
cui cerco di farmi una foto con lei decidendo di investire mezz’ora
e non di più, seguendo anche l’onda di improbabili soffiate secondo
cui a una certa precisa ora si dovrebbe trovare a un certo preciso
posto. Date retta. So’ cazzate. In compenso è arrivata
Milena Vukotic. Buttala via. Io la stimo
tantissimo, come direbbe il compianto Paolo
Villaggio.
Quindi la foto me la faccio con lei
e alla Julienne me ce faccio le carote. Clooney si presenta sempre
come un regista raffinato e un uomo di grande fascino e intelletto.
Peccato il fiuto per la politica. Un anno e mezzo fa lo incontrai a
Cannes per Money Monster e mi disse
‘tranquillo, Trump non vincerà mai‘ (true story).
Complimentoni proprio. Come se non bastasse Vì è stata sequestrata
da Alessandro Borghi col toupet per provare insieme una scena di
Suburra – sì, oggi passano solo film che
iniziano col prefisso ‘Subur’ – la serie, e anche se l’Isis ancora
non si è fatta sentire le bombe arrivano. Ma sono d’acqua. Ieri non
mi sono fracicato per miracolo, oggi vedremo. E come direbbe George
– e forse pure Paolo Villaggio – ‘What else?’
L’apparenza inganna e a volte i
pregiudizi possono trasformare le nostre vite rendendoci schiavi
dell’odio e dell’intolleranza, alterando la nostra percezione della
realtà. C’è questo e molto di più nel nuovo film da regista di
George Clooney dal titolo
Suburbicon. Dopo aver archiviato il poco
convincente
Monuments Men di qualche annetto fa, il bel George ci
riprova e regala al pubblico della Laguna un film pieno di humor
nero.
Suburbicon è una piccola cittadina
di periferia degli anni cinquanta con case modeste e di buongusto,
abitata esclusivamente da persone bianche. Tutto scorre serenamente
fino a quando una famiglia di colore decide di ‘turbare’ la
tranquillità dei cittadini bigotti di Suburbicon
comprando una casa e di stabilirsi in città. Ma mentre tutti gli
abitanti si mobilitano per scacciare queste persone indesiderate,
c’è qualcun altro invece che progetta qualcosa di nefasto.
Nato da un vecchio soggetto datato
1999 dei fratelli Ethan e Joel Cohen – che hanno
curato ovviamente la sceneggiatura del film -, Suburbicon utilizza
l’apparente tranquillità della classica periferia americana degli
anni cinquanta per sferrare non poche frecciatine all’attuale
politica degli Stati Uniti che sembra voler ancora proteggere e
giustificare atti di violenza, intolleranza ed odio raziale. Una
casetta in periferia con una bella staccionata e un piccolo
giardino dove fare giocare i bambini è da sempre considerata come
uno dei simboli del sogno americano per ogni straniero che decida
di vivere negli States. Attraverso le vicende del piccolo Nicholas
e della sua famiglia, George Clooney invita gli spettatori a
riflettere su quanto la paura verso ciò che è diverso e sconosciuto
continui a condizionare le nostre azioni e ci renda ciechi dinnanzi
alle ingiustizie della vita.
Suburbicon, il film
Una famiglia di origini
afroamericane si è appena trasferita a Suburbicon proprio nella
casa accanto a quella del piccolo Nicky (Noah
Jupe) che vive con suo padre Gardner Lodge (Matt
Damon), sua madre Rose (Julianne
Moore) e la zia, gemella omozigote di Rose, Margaret
(sempre
Julianne Moore). L’arrivo dei Meyers, che crea
malcontento tra i cittadini, distrae l’attenzione di tutti dalla
vera bomba ad orologeria nascosta nel quartiere. Ma quando una
banda di criminali entra in casa dei Lodge e uccide con una dose
letale di cloroformio Rose, nella tranquilla Suburbicon
niente sembra più come prima.
Dopo il grandioso successo ottenuto
con il suo Good Night, Good
Luck, film che stregò pubblico e critica a Venezia nel
lontano 2005, l’affascinante mister Clooney torna alla
Mostra del Cinema con un film che sorprende per il
suo stile vintage e sfrontato e le sue tematiche così
incredibilmente attuali. Suburbicon è un po’ thriller e un po’ noir
ed è caratterizzato da un irresistibile humor nero, merito anche e
soprattutto della sceneggiatura dei fratelli
Cohen. La storia si svolge durante i problematici anni
cinquanta, un periodo emblematico della storia americana fatto di
eccessi e contrasti; da una parte il rock da ballare, le gonne a
ruota e i colori pastello e dall’altra l’incolmabile divario tra
bianchi e neri e le continue manifestazione d’odio razzista che
infiammano le città. La decisione di George Clooney di usare il piccolo
paradiso terrestre da depliant di Suburbicon come
teatro di crimini orribili e inaspettati non è affatto casuale; si
tratta di una provocazione, di mostrare cioè come un uomo, accecato
dall’odio e dai pregiudizi, riesca a farsi ingannare dalle
apparenze e che il male non conosce distinzione di razza.
Il geniale sadismo dei Cohen trova
sfogo quindi nell’impeccabile regia di Clooney ma anche in un cast
di attori davvero eccezionali; dopo averlo visto per anni
interpretare il ‘bravo ragazzo’, finalmente Matt
Damon ci mostra il suo lato oscuro imbastendo un
personaggio freddo, cinico e spietato che trova in Julianne
Moore una complice tanto inquietante quanto
affascinante. Ma a meritare una standing ovation è Oscar Isaac che, pur avendo un ruolo
secondario, riesce a rubare la scena anche alla meravigliosa
Julianne regalandoci una delle scene più belle dell’intero film,
carica di tensione e tagliente umorismo.
E’ proprio grazie al suo
personaggio infatti che la situazione precipita e la storia prende
una piega decisamente inaspettata. Così come il piccolo Nicky, che
guarda il mondo che lo circonda con l’ingenuità caratteristica dei
bambini, anche lo spettatore si lascia rapire dalla surreale
bellezza di Suburbicon per poi avere purtroppo un
brusco risveglio. Tutto sembra oscuro, corrotto e perduto per
sempre ma, mentre gli adulti continuano la loro incessante lotta
per la supremazia, che sfocia nella violenza e nel sangue, è
l’immagine di due bambini, uno bianco e uno di colore, che giocano
a football insieme, a mandare un messaggio di speranza.
Dopo il passaggio all’ultimo Marchè
del Festival
di Cannes, al Biografilm Festival di Bologna e a numerose
rassegne cinematografiche, la black comedy in
costume Nobili Bugie, opera prima del regista
Antonio Pisu prossimamente nei cinema italiani distribuita da
Genoma Films, è stata insignita di due importanti premi
durante la 74° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di
Venezia.
L’iconicaClaudia Cardinale, tra i protagonisti
della pellicolaNobili Bugie, verrà
premiata con il prestigiosoPremio Kinéo –
Diamanti al Cinema, riconoscimento dovuto
a un’interprete femminile simbolo del cinema italiano.
L’Associazione culturale Kinéo
assegnerà inoltre un ulteriore riconoscimento al film Nobili
Bugie, premiando Antonio Pisu e il cast del film con il
Premio Kinéo alla Miglior Opera Prima.
La black comedy in
costume Nobili Bugie, opera prima del regista
Antonio Pisu, vede tra i suoi protagonisti l’iconica
Claudia Cardinale assieme a Raffaele Pisu e tra
gli altri Tiziana Foschi, Federico Tolardo, Gaia Bottazzi,
Silvia Traversi, Carlotta Miti, Eraldo Turra, Luciano Manzalini,
Leo Mantovani, Romano Treré, Tita Ruggeri e Franco Colomba,
sarà distribuita prossimamente in Italia da Genoma Films.
Sinossi: 1944. Italia. Sui colli
Bolognesi, una famiglia di nobili decaduti sopravvive al proprio
declino economico nell’unico luogo che ancora possiede: la tenuta
di Villa La Quiete. Il Duca Pier Donato Martellini e la Duchessa
Romola Valli, stanchi e avviliti, se ne fregano della guerra e
risiedono nel loro podere con la servitù ormai ridotta ai minimi
termini. Come se non bastasse devono prendersi cura del figlio
Jean-Jacques, immaturo cinquantenne che passa le sue giornate a
comporre poesie dedicate al Bologna FC. La soluzione a tutti i
problemi si presenta alla villa in un pomeriggio qualsiasi; un uomo
e due donne in fuga, chiedono loro rifugio; sono ebrei, disposti a
pagare con un lingotto d’oro ogni mese di permanenza. La Duchessa,
dopo aver accettato, fa di tutto per sedare sul nascere ogni
tentativo della servitù e del marito di rubare il tesoro agli
ospiti ed ordina di aspettare che la famiglia di “rifugiati”
mantenga la promessa e doni più lingotti possibili al fine di dar
la possibilità di riacquistare i loro averi impegnati. I lingotti
aumentano e proprio nel momento in cui il Duca e la Duchessa
intravedono finalmente una rinascita nobiliare, la guerra finisce.
Terrorizzati dalla possibilità di perdere l’unica fonte di
guadagno organizzano rocamboleschi escamotage, pantomime e
sotterfugi per fingere che il conflitto non sia ancora finito sino
a quando un uomo che i rifugiati conoscono bene si presenta nella
Tenuta e cambierà le carte in tavola.
È il grande giorno di George Clooney a Venezia 74,
dove l’attore e regista ha portato in concorso il suo ultimo film,
Suburbicon, la realizzazione di una sceneggiatura
dei Fratelli Coen. Nel cast del film Matt
Damon e Julianne Moore.
Brawl in Cell Block
99 è il secondo lungometraggio di di S.
Craig Zahler in veste di sceneggiatore, regista e
compositore. Il regista racconta che tutte riprese, soprattutto
quelle di azione e combattimento, che sono veramente tantissime,
sono state inserite nel film con pochissimi tagli di montaggio e
nessuna manipolazione digitale successiva, in modo che queste
sequenze apparissero reali e non costruite minuziosamente in fase
di editing, come sempre più spesso avviene. Questo è stato
altamente impegnativo per la troupe, ma soprattutto per Vince Vaughn, che dopo un lungo allenamento
intenso e stressante, ha dovuto compiere azioni molto difficili e
rischiose in continuità, senza avere la possibilità di farsi
sostituire da uno stuntman.
In Brawl in Cell Block
99 Bradley (Vince
Vaughn) viene licenziato e nello stesso giorno scopre
che sua moglie (Jennifer Carpenter) lo tradisce.
Per provare a costruirsi una vita migliore e riallacciare i
rapporti con lei è costretto a lavorare come corriere per un
narcotrafficante, con il quale aveva già avuto a che fare in
passato. La sua situazione sembra finalmente migliorare, i soldi
non gli mancano, può permettersi una bella casa e un buon tenore di
vita, inoltre sta per diventare padre. Ma un giorno, durante una
consegna, si trova coinvolto in una sparatoria tra la polizia e due
partner che gli sono stati imposti contro la sua volontà da un
nuovo socio del suo capo. Bradley viene arrestato e condannato a
sette anni di carcere. Sarà per lui l’inizio di un turbine di
soprusi e violenza, oltre ogni immaginazione.
Il personaggio di Bradley
è descritto progressivamente nella storia attraverso tragedie,
successi, arresto, condanna, ricatto, mistero e violenza, in un
crescendo di tensione che tiene per buona parte del film molto alta
l’attenzione dello spettatore. Ci sono diversi snodi narrativi
vincenti, caratterizzati da numerosi colpi di scena, soprattutto
nella prima parte e dopo la metà. Poi purtroppo, inaspettatamente,
tutto precipita e quello che era stato costruito sapientemente,
come un perfetto meccanismo di genere, deraglia miseramente, o
meglio impazzisce letteralmente, trascinando la pellicola in
territori assurdi fino al trash. Tutto quello che fino a quel
momento risultava credibile, pur nella fisiologica esagerazione di
un action movie, diventa grottesco, per non dire ridicolo. Anche
gli effetti speciali non aiutano, nella parte finale sono talmente
beceri e riconoscibili da sembrare realizzati per un film a basso
budget e da persone veramente poco pratiche, cosa che contribuisce
ad affondare definitivamente il film.
Peccato che dei bravi attori, dei
personaggi ben costruiti e una perfetta regia, siano stati
compromessi da una scelta finale totalmente inadatta, che però
potrebbe essere assai apprezzata dagli amanti del cinema
spazzatura… e sono tanti.
Più di sessantacinque milioni di
persone nel mondo sono state costrette a fuggire da carestie,
cambiamenti climatici e guerre, provocando il più grande esodo
umano dalla seconda guerra mondiale. Ai Weiwei ha
raccolto immagini nel corso di un anno, in varie parti del pianeta,
per documentare in un epico viaggio cinematografico questa
sconvolgente migrazione di massa. È nato così Human
Flow.
Ai Weiwei è un
autore cinese, famoso per aver sfidato e denunciato pubblicamente
il governo di Pechino e per essere stato invitato alla Biennale
d’Arte Contemporanea di Venezia varie volte. È un artista che
sconfina tra varie forme d’espressione e che spesso ha scelto il
mezzo del documentario per portare avanti le sue istanze espressive
e ideologiche. Tra i suoi lavori più famosi ci sono A
Beautiful Life, Stay Home e
Remember.
Human Flow mostra
la catastrofica portata della crisi dei rifugiati, lontana da ogni
forma d’immaginazione. Il pregio maggiore del film è infatti il
fornire continuamente i numeri delle persone coinvolte nelle varie
migrazioni, andando a creare delle struggenti annotazioni alle
potentissime, quanto sconvolgenti immagini. A queste notizie
vengono alternate frasi di poeti e scrittori, che tendono però a
rendere il meccanismo didascalico e troppo reiterato.
Senza uno schema apparente e
soluzione di continuità il film rimbalza di paese in paese
documentando ciò che avviene in paesi come Afghanistan, Bangladesh,
Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e
Turchia. Peccato che Ai Weiwei si faccia
riprendere in continuazione, mentre filma, mentre osserva, mentre
aiuta, mentre arrostisce spiedini, per poi inserirsi
disinvoltamente nel contesto della narrazione filmica, andando a
tradire in pieno quel concetto di cinema verità che si dibatte e si
mette in discussione dagli albori della storia del cinema. Ma in
fondo lui è un artista, un provocatore, e gli artisti si sa, amano
apparire.
Continuano le riprese
di Deadpool 2 e dopo
i video dal set, oggi l’attore Josh
Brolin che interpreta Cable ha postato una nuova
foto che lo ritrae insieme all’attore che interpreta
Slash. La foto nella nostra gallery di seguito.
Deadpool ha
incassato 363 070 709 dollari in Nord America e 417 408 522 dollari
nel resto del mondo, per un totale mondiale di 780 479 231
dollari. Deadpool è stato accolto
generalmente bene dalla critica, soprattutto grazie alla
recitazione di Ryan Reynolds e alla comicità pungente e ironica
della sceneggiatura.
Diretto da David
Leitch, Deadpool
2 vedrà Ryan
Reynolds tornare nei pani del Mercenario
Chiacchierone della Marvel. Zazie
Beetz sarà Domino, Josh
Brolin sarà invece Cable.
Mentre cresce l’attesa di vedere
sul grande schermo finalmente la Justice League riunita oggi arriva
dalla Mattel quello che potrebbe essere una
conferma a tutte le speculazioni fatte riguardo il look di
Superman.
Infatti come possiamo vedere
dall’immagine di seguito che riporta la serie di giocattoli basata
sull’atteso film di Zack Snyder, sembra che
Superman possa adottare con ogni davvero la
versione nera e dark del costume.
Ci teniamo a precisare che al
momento non c’è nessuna conferma ufficiale. La foto potrebbe
riguardare solo la serie di giocattoli e non quella del film.
Dunque non resta che aspettare ulteriori conferme.
Ecco il primo
trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League sarà
diretto da Joss Whedon, che ha sostituito
alla fine della produzione Zack
Snyder, ed è previsto per il 10 novembre 2017. Nel
film vedremo protagonista Henry Cavillcome
Superman, Ben
Affleckcome Batman, Gal Gadotcome
Wonder Woman, Ezra Millercome
Flash, Jason
Momoacome Aquaman, e Ray
Fishercome Cyborg. Nel cast confermati
anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem
Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy
Irons. I produttori esecutivi del film
sono Wesley Coller, Goeff
Johns e Ben
Affleck stesso.
Arriva dal regista Ron
Howard la notizia che l’attore Paul Bettany è entrato a far parte del cast
dello spin-off su Han solo attualmente in
lavorazione.
Il regista infatti ha pubblicato
l’ennesima foto dal set nel quale compare proprio l’attore visto
recentemente al fianco degli Avengers nel ruolo di
Vision.
Al momento non sappiamo il ruolo
dell’attore, ed un alone di mistero ruota attorno alla notizia,
dunque è probabile che si tratti di un ruolo importante. Non resta
che aspettare ulteriori notizie in merito.
Ricordiamo che lo
spin-off sarà ambientato dieci anni prima degli avvenimenti
di Una Nuova Speranza. Nel film ci sarà
anche Chewbacca. Alden
Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu
di Harrison Ford. Nel cast
anche Emilia Clarke,Donald
Glover e Woody Harrelson.
Lo spin-off sul personaggio è
previsto per il 25 maggio 2018 e dopo il licenziamento dei
registi Phil
Lord e Christopher Miller,
registi di 21 Jump
Street e The LEGO Movie, è
stato incaricato Ron Howard di
completare l’opera. La sceneggiatura porterà la firma
di Lawrence Kasdan e di suo
figlio Jon Kasdan.
Ebbene oggi in merito a quel
progetto arrivano nuovi aggiornamenti dal The Hollywood
Reporter che rivela che il coinvolgimento
dell’acclamato regista altro non è che un tentativo di far entrare
nel mondo dei supereroi un attore del calibro di Leonardo
DiCaprio.
Il noto sito americano chiarisce
però che al momento nessuna offerta è stata fatta all’attore,
mentre Martin Scorsese è ancora nelle prime
discussioni con lo studios, ma è chiaro che alla Warner
Bros c’è l’intenzione di cercare di fare un film non solo
per i fan, ma un film che riesca ad ottenere uno status anche nel
mondo della critica, al pari della trilogia di The
Dark Knight diChristopher
Nolan.
Sempre secondo il noto sito
americano, una persona infelice dei piani dello studios è
Jared Leto. L’attore infatti ha interpretato il
Joker nel film Suicide
Squad, stroncato dalla critica ma vero successo al box
office.
Qualunque cosa succeda, la speranza
dello studio è di trovare un attore che possa interpretare un boss
del crimine in una Gotham City che rispecchierà la
visione di
Martin Scorsese.
“The
Supremacy“, così dovrebbe chiamarsi, è una nave di
enorme dimensione e abbastanza formidabile e dove lui e la maggior
parte delle forze del Primo Ordine opereranno nel film.
FIRST LOOK – Carrie
Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi
Il film sarà
diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15
dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente
successive a Il Risveglio della
Forza.
Sarà presentata nella sezione
Cinema nel giardino SUBURRA – LA SERIE con i
primi due episodi che vedranno protagonisti Alessandro
Borghi, Giacomo Ferrara, Eduardo Valdarnini, Francesco Acquaroli,
Filippo Nigro, Claudia Gerini, Adamo Dionisi, Barbara Chichiarelli,
Federico Tocci, Gerasimos Skiaderesis.
A presentarla oltre al cast anche i
registi MICHELE PLACIDO, ANDREA MOLAIOLI, GIUSEPPE CAPOTONDI.
La trama: Stato, Chiesa, Famiglia.
Non c’è più niente di sacro. Suburra: La Serie è
un crime thriller ambientato a Roma, che descrive come la Chiesa,
lo Stato e la criminalità organizzata si scontrino, confondendo i
limiti della legalità e dell’illecito nella loro feroce ricerca del
potere. Al centro della storia troviamo tre giovani uomini: Numero
8, Spadino e Lele, diversi per origine, ambizioni e passioni, che
saranno chiamati a stringere alleanze per realizzare i loro più
profondi desideri. Tratto dall’omonimo romanzo ma ambientato molti
anni prima, Suburra: La Serie è una serie tv
densa di azione, dramma e crimine, che racconta venti giorni di
disordini in dieci incredibili episodi.
Oggi sarà presentato fuori
concorso BRAWL IN CELL BLOCK 99, il film che
vede protagonista un inedito e violento Vince
Vaughn. Nel cast anche Jennifer Carpenter,
Don Johnson, Marc Blucas, Udo Kier, Fred Melamed, Mustafa Shakir,
Dion Mucciacito, Thomas Guiry, Geno Segers, Devon Windsor, Clark
Johnson.
Nel film l’attore
interpreta Bradley, un ex pugile, perde il lavoro come
meccanico di auto, e anche il suo tormentato matrimonio è in
pericolo. In questo momento difficile, non vede davanti a sé altre
scelte se non quella di lavorare come corriere per un trafficante,
sua vecchia conoscenza. La situazione migliora fino al giorno
tremendo in cui si trova coinvolto in una sparatoria tra un gruppo
di poliziotti e i suoi spietati alleati. Bradley è gravemente
ferito e finisce in prigione, dove i suoi nemici lo costringono ad
atti di violenza che trasformeranno quel posto in un brutale campo
di battaglia.
BRAWL IN CELL BLOCK 99
Il regista del film S. Craig
Zahler, ha così commentato: Sono molto fiero di Brawl
in Cell Block 99, il mio secondo lungometraggio come
sceneggiatore, regista e compositore. Come in Bone
Tomahawk, in questo film hanno lavorato i produttori Jack
Heller e Dallas Sonnier, il direttore della fotografia Benji
Bakshi, lo scenografo Freddy Waff, il montatore Greg D’Auria e Jeff
Herriott, il compositore con il quale ho scritto la colonna sonora.
Mi ritengo molto fortunato ad aver collaborato con Vince Vaughn, le
cui qualità come attore e come essere umano hanno superato le mie
già alte aspettative. Sono rimasto molto colpito da come abbia
affrontato le riprese dei combattimenti, che sono state molto
impegnative dal punto di vista fisico, e anche abbastanza
pericolose, e che sono state elaborate dal bravissimo Drew
Leary.
Vaughn ha eseguito tutte queste
riprese con pochissimi tagli di montaggio e nessuna manipolazione.
Volevo che queste sequenze apparissero diverse da quello che si
vede nei film di oggi, e ci siamo riusciti. Il film segue Bradley
attraverso tragedie, successi, incarcerazione, mistero e violenza,
ma il cuore pulsante della storia è nel rapporto con sua moglie
Lauren.
La interpreta Jennifer Carpenter,
che dimostra ancora una volta di avere pochi colleghi alla sua
altezza grazie al toccante lavoro che ha svolto in questo film, a
vari livelli. Sono stato fortunato anche perché ho lavorato con Don
Johnson, Udo Kier e Marc Blucas. Il mio vecchio sogno di scrivere
musica soul con Jeff Herriott si è finalmente avverato con la
colonna sonora originale di questo film. Leggende del soul come The
O’Jay’s e Butch Tavares, insieme a una nuova leva come Adi Armour
hanno cantato i pezzi, che danno energia e colore all’ambiente.
Sono tutti questi elementi a costruire il mondo strano e brutale
di Brawl in Cell Block 99. Preparatevi.
Arriverà al lido oggi per
presentare Suburbicon, il suo ultimo film da
regista la star George Clooney, accompagnato da Matt
Damon e Julianne Moore, interpreti del
film.
La pellicola scritta da
Joel & Ethan Coen,
George Clooney, Grant Heslov racconta di una pacifica
e idilliaca comunità periferica caratterizzata da case a buon
mercato e giardini ben curati… il luogo perfetto dove crescere una
famiglia. Èesattamente quello che stanno facendo i Lodge
nell’estate del 1959. Tuttavia, l’apparente tranquillità cela una
verità inquietante, quando il marito e padre Gardner Lodge è
costretto a farsi strada nel lato oscuro della città fatto di
tradimento, inganno e violenza. Questa è la storia di persone
imperfette e delle loro scelte sbagliate. Questa è
Suburbicon.
suburbicon
Il commento di George Clooney
– I fratelli Coen firmarono la sceneggiatura originale
di Suburbicon negli anni ottanta. Per una serie
di motivi il film non fu mai realizzato e venne accantonato. L’anno
scorso io e il mio socio Grant Heslov stavamo lavorando a una
storia accaduta a Levittown, Pennsylvania, nel 1957, ispirata al
breve documentario Crisis in Levittown. Chiamai i
fratelli Coen per chiedere loro se potevamo provare a dare
un’occhiata al copione e farne un film storico ambientandolo in una
città come Levittown. Loro si dimostrarono entusiasti, e noi ci
mettemmo subito al lavoro.
È un film che volevo fare perché
mi piacevano i temi. Mi sembrava un momento appropriato per parlare
di muri e minoranze che fanno da capro espiatorio, anche se
all’interno di un thriller insolito. Ho sempre amato l’idea di un
omicidio consumato in una città perfetta con tutta la gente che
guarda nella direzione sbagliata. È la storia di un’epoca e di un
luogo dai quali, purtroppo, non ci siamo mai veramente
allontanati.
A 47 anni da A piedi nudi
nel parco, Jane Fonda e Robert
Redford si ritrovano al cinema, a raccontare un’altra
storia d’amore, prodotta da Netflix e presentata a
Venezia 74: Le nostre anime di
notte.
Diretto da Ritesh
Batra (Lunchbox), Le nostre anime
di notte racconta di due vicini di casa, entrambi alla
fine della rispettiva vita, che pur conoscendosi da molti anni non
hanno mai intrecciato un vero rapporto. La solitudine di entrambi
li spingerà ad avvicinarsi, per avere qualcuno con cui parlare di
notte, a letto. Batra si concentra prevalentemente sui personaggi,
sulle emozioni, sulle delicatezza di due solitudini che si
incontrano e si fanno compagnia, senza però mai confondersi.
L’amore da anziani è un tema che il cinema affronta di rado e Le
nostre anime di notte offre al pubblico la possibilità di
affacciarsi su una storia a strati. I due protagonisti cominciano a
raccontarsi portando entrambi nella relazione storie di vita,
alcune dolorose, che hanno caratterizzato i momenti di svolta del
loro passato. E così la storia d’amore assume delle caratteristiche
malinconiche, laddove un amore giovane guarda al futuro costruendo,
l’amore maturo, in questo caso, guarda al passato, ricordando.
Le nostre anime di notte, il film
Nonostante questa caratteristica,
il racconto non si abbatte mai, sviluppandosi in un sereno
resoconto che non risparmia ai due protagonisti decisioni difficili
che costringono entrambi a mettere da parte la propria
individualità per un bene diverso. Le nostre anime di
notte sembra confermare che, nonostante una vita lunga e
più o meno soddisfacente, non si arriva mai al punto in cui si
smette di fare progetti, reinventandosi e dandosi sempre una
seconda occasione per fare bene o meglio qualcosa che in passato si
è tralasciato.
Nel complesso il film fa leva
prevalentemente sull’appeal dei due protagonisti, alla soglia degli
80 anni lei, oltre gli 80 lui, Robert Redford e Jane Fonda sono l’immagine di una Hollywood
dorata che non esiste più, bellissimi e carismatici ci raccontano
Louis e Addie con autentica emozione, tarando il film per un
pubblico casalingo avvezzo alle lacrime. Nella sua confezione
perfetta, Le nostre anime di notte trova il suo
limite. Nessun guizzo particolare, nessuna invenzione narrativa,
nessun deragliamento dalla sicurezza di una storia rivolta al
grande pubblico. E dopotutto non sono questi i film che devono
rispondere a queste esigenze.
Ecco il trailer ufficiale italiano
di LEGO Ninjago – il film, il nuovo capitolo
d’animazione del franchise basato sui mattoncini colorati.
LEGO Ninjago Il
Film avrà le voci nella versione originale
di Dave Franco, Justin Theroux, Fred Armisen, Abbi
Jacobson, Olivia Munn, Kumail Nanjiani, Michael Peña, Zach
Woods e del leggendario Jackie
Chan.
Una nuova avventura
d’animazione del franchise LEGO della Warner Bros.
Pictures, LEGO NINJAGO IL FILM con le
voci nella versione originale di Dave Franco, Justin
Theroux, Fred Armisen, Abbi Jacobson, Olivia Munn, Kumail Nanjiani,
Michael Peña, Zach Woods e del leggendario Jackie
Chan.
In questa avventura
Ninjago per il grande schermo, la battaglia per la difesa di
Ninjago City chiama all’azione il giovane Lloyd, alias il Ninja
Verde, insieme ai suoi amici, che in segreto sono tutti guerrieri e
LEGO Master Builder. Guidati dal Maestro di kung fu Wu, tanto
spiritoso quanto saggio, devono sconfiggere il perfido signore
della guerra Garmadon, la persona più cattiva che esista, che
oltretutto è il padre di Lloyd. Mech contro mech e padre contro
figlio, nell’epica resa dei conti questa squadra grintosa ma
indisciplinata di ninja si mette alla prova: ma ognuno deve
imparare a controllare il proprio ego e lavorare insieme per
scatenare la propria vera potenza.
Jackie Chan (“Kung Fu
Panda”, The Karate Kid”) interpreta il Maestro Wu; Justin Theroux
(“Magamind 2″, la serie “The Leftovers – Svaniti nel Nulla”) è
Garmadon; Dave Franco (“Cattivi Vicini 2″) interpreta Lloyd e
Olivia Munn (“X-Men: Apocalisse”) è la madre di Lloyd, Koko.
Completano la squadra segreta di ninja: Fred Armisen (“The Jim
Gaffigan Show”; “SNL”) che dà voce a Cole; Abbi Jacobson (“Cattivi
Vicini 2″) interpreta Nya; Kumail Nanjiani (“Mike e Dave: Un
Matrimonio da Sballo”) è Jay; Michael Peña (“Ant-Man”,
“Sopravvissuto – The Martian”) è Kai; mentre Zach Woods ( la serie
TV “Silicon Valley”) presta la propria voce a Zane.
LEGO NINJAGO IL
FILM segna l’esordio alla regia di un lungometraggio
di Charlie Bean (la serie “Tron: Uprising”). Il film è prodotto da
Dan Lin, Phil Lord, Christopher Miller e Roy Lee, che ha già
collaborato sul grande successo ai botteghini di tutto il mondo
“The LEGO Movie”, insieme a Maryann Garger (“Giù per il tubo”).
Chris McKay, Seth Grahame-Smith, Jill Wilfert e Keith Malone sono i
produttori esecutivi. La sceneggiatura è di Hilary Winston, Bob
Logan & Paul Fisher, da una storia di Kevin Hageman & Dan Hageman e
Hilary Winston & Bob Logan & Paul Fisher, basata sui mattoncini
giocattolo della LEGO.
L’uscita italiana del film è
prevista a partire dal 12 ottobre 2017.
Warner Bros. Pictures e Warner
Animation Group, in collaborazione con LEGO System A/S, presentano
una produzione Lin Pictures / Lord Miller / Vertigo Entertainment:
“The LEGO Ninjago Movie”, che verrà distribuito in tutto il mondo
dalla Warner Bros. Pictures, una divisione della Warner Bros.
Entertainment Company.
Ecco i nuovi spot tv per
The One, il nuovo profumo Dolce & Gabbana che si è
avvalsa di testimonial d’eccezione davanti e dietro la macchina da
presa.
Kit Harington e Emilia
Clarke sono i protagonisti degli spot, diretti da
Matteo Garrone
https://www.youtube.com/watch?v=1uAUub9fYBE
https://www.youtube.com/watch?v=Ebpjydeo3D4
Kit Harington e
Emilia Clarke sono stati i protagonisti assoluti
della stagione televisiva estiva del 2017. I loro ruoli in
Game of Thrones li hanno resi non solo i
protagonisti assoluti dell’ultima stagione dello show HBO, ma
dell’intera serie, per la gioia di tutti i fan.
La vicinanza della famiglia e delle
persone care è quello che ci permette di andare avanti e sopportare
tutte le ingiustizie e le difficoltà della vita. Ma poter contare
sull’appoggio degli altri è un lusso che alcuni non possono
permettersi, ragazzi come Charlie, il piccolo grande protagonista
di Lean On Pete, ultima fatica cinematografica di
Andrew
Haigh.
Tratto dal romanzo di Willy
Vlautin dal titolo La ballata di
Charley Thompson, il film racconta la storia di
Charlie, un ragazzino di appena quindici anni che, dopo essere
stato abbandonato dalla madre, ora vive con il padre, Ray, un don
giovanni e fannullone seppur molto affettuoso nei confronti del
figlio. Con entrambe le figure genitoriali quasi totalmente
assenti, Charlie impara presto a cavarsela da solo e a sopravvivere
lavorando per i poche decine di dollari. Ma tutto nella sua vita
grazie all’incontro con un allenatore di cavalli da corsa senza
scrupoli e il suo primo e unico amico, un puledro zoppo di nome
Lean On Pete.
Dopo aver stregato nel 2011 il
pubblico del Festival di Roma con il suo
delicatissimo Weekend
e più di recente quello del Sundance con 45 Years, il regista
britannico porta nuovamente sul grande schermo un dramma familiare.
Attraverso la straordinaria amicizia tra un cavallo e un ragazzino,
il film ci accompagna per mano in un viaggio di crescita e
formazione che pochi saranno in grado di dimenticare.
Lean On Pete – la recensione
Trasferitosi nei sobborghi di
Portland con il padre, Charlie (Charlie Plummer)
inizia a muovere i primi passi nella sua nuova vita. Dopo aver
lasciato i suoi vecchi amici, la sua scuola e la squadra di
football, il quindicenne è in attesa di riempire quel vuoto che
sente correndo per le strade di quella città ancora sconosciuta.
Con il padre troppo impegnato a sedurre le donne che a prendersi
cura di lui, Charlie trova rifugio in un nuovo e sconosciuto
lavoro; l’incontro casuale con Del Montgomery (Steve
Buscemi) lo trascina nel mondo sporco e corrotto delle
corse equine. E’ così che Charlie incontra il giovane e non troppo
promettente Lean On Pete, un cavallo con un
difetto ad una zampa che, in breve tempo, diventerà il suo migliore
amico.
Ancora una volta Andrew
Haigh dà sfoggio della sua incredibile sensibilità
servendoci un road trip, quasi un film di formazione, dallo stile
molto pulito ed essenziale ma che colpisce lo spettatore come un
fiume in piena. Grazie infatti all’interpretazione di
Charlie Plummer, un ragazzino dotato di un talento
quasi imbarazzante per la recitazione, e alla storia così intima e
coinvolgente, non c’è bisogno di nessun inutile abbellimento. Così
come nel romanzo anche la versione cinematografica di Charlie,
stanco di subire le angherie del destino, si rifiuta di lasciar
andare il suo prezioso amico a quattro zampe e si mette in marcia
da solo, come un moderno Huckleberry
Finn alla volta di quello che spera possa essere
un futuro migliore. Durante questo suo viaggio attraverso l’America
più selvaggia e inospitale, il dolce Pete diventa il confidente del
nostro protagonista che, pur essendo un ragazzino dall’aspetto
stoico e incapace di lasciarsi andare a inutili sentimentalismi,
riesce a liberarsi di alcuni dei suoi demoni grazie all’affetto
silenzioso del suo gigante quadrupede.
Ma se a incantare è la bravura di
Haigh nel trattare i sentimenti e le relazioni umane, il suo
Lean On Pete presenta non pochi difetti
soprattutto al livello narrativo. Dopo una lunga introduzione che
termina con la partenza di Charlie, la storia, fino a quel momento
molto scorrevole, subisce una repentina trasformazione. Il ritmo
sostenuto della prima parte del film rallenta e anche gli intrecci
narrativi sembrano gestiti dal regista in maniera assai
superficiale; il protagonista durante il suo folle viaggio si trova
a dover affrontare molte situazioni differenti e potenzialmente
problematiche che si risolvono sempre in modo fortuito e
approssimativo con Charlie che scappa e passa alla prossima
avventura. Nonostante quindi non si possa definire uno dei migliori
lavori del regista inglese, grazie alla sua incredibile
delicatezza, Lean On Pete riuscirà a conquistare
anche il più duro degli spettatori che finirà per sciogliersi in
una valle di lacrime.
Problema: il piccolo Ang parte per
Venezia con un caricabatterie per iPhone. Un caricabatterie per
iPhone costa circa 13 euro. Bestemmiare non costa niente, ma nel 50
% delle possibilità che Dio esista ti abbassa di almeno una ventina
di punti la possibilità di varcare le porte del Paradiso. Possiamo
stimare approssimativamente in 149,99 euro il valore economico di
questa perdita di credito spirituale. Se il piccolo Ang dovesse
eventualmente perdere il caricabatterie per iPhone durante una
normale giornata lavorativa, il danno sarebbe minimo e non varrebbe
la pena di bestemmiare, considerato anche il tempo di circa 2/5
secondi che si perde per le imprecazioni più elaborate e che ha un
costo valore di circa 3 euro a bestemmia, quattro nelle giornate
più intense. Conviene piuttosto andare al primo negozio disponibile
e sostituirlo, perdendo quei dieci/venti minuti di tempo che
corrispondono all’incirca a 4.500 euro. Ora, se la perdita del
suddetto caricabatterie dovesse invece avvenire, diciamo per
esempio, durante la Mostra del Cinema, quando non c’è nè il tempo
nè il negozio, quanti milioni di miliardi di euro perderebbe in
bestemmie il piccolo Ang? La risposta nel prossimo film di
Christopher Nolan.
Oggi la giornata viene
aperta dal nuovo film di Andrew HaighLean on Pete, che racconta una storia la
cui originalità mi ha lasciato di stucco: l’amicizia tra un bambino
e un cavallo. È comunque meno sfrangicoglioni di War
Horse di Steven Spielberg – e non fate i
candidi, con i vostri ‘ma dai. Che cazzo hai ritirato fuori! War
Horse, e chi se lo ricordava’. Quando è uscito lo avete esaltato.
Ho gli screen – e dura meno, quindi lo accettiamo. Sono ancora
provato dalla mia ora e mezza passata sotto al sole per farmi il
selfie con Guillermo del Toro, che qui a Venezia,
per questioni logistiche con cui ora non vi tedio, è molto più
difficile che a Cannes stalkerare gli animali famosi, e si può fare
senza pagarne le conseguenze solo se, in sostanza, non c’hai un
cazzo da fare. E giuro su Nicolas Cage, non è il
caso mio. Piove lammerda – e qualcuno deve metterci un ombrello, e
chi chiamerai? – quindi la giornata non parte sotto il migliore
degli auspici, ma in compenso gli omini delle pulizie indossano
delle vistose mantelline gialle, quindi è un attimo cooptarne uno
con l’atroce stratagemma del ‘è una foto per un servizio’ e poi
convertire il tutto in un post cazzone su
It, fingendo che io sia l’assassino e lui
il mio povero Georgie.
Giusto per confondere le acque visto
che ieri la Carducci si è assentata un attimo giusto per andare a
Madrid – lei lo fa come noi andiamo un attimo dal tabaccaio – a
fare qualcosa di molto segreto che però riguarda ovviamente (e lo
dico solo perché ho visto delle sue foto inquietanti su facebook)
l’atteso horror tratto dal capolavoro di Stephen
King, ma tranquilli che Pennywise non l’ha trattenuta e si
hanno notizie che stia per tornare nel mondo dei vivi.
Questa zingarata dell’uomo in
mantellina gialla mi svolta sostanzialmente la giornata, da un
punto di vista psicologico. Dopodiché c’è un film Netflix con Robert Redford e
Jane Fonda, bellissimi, bravissimi,
simpaticissimi, intelligentissimi, premiati stasera con il Leone
alla Carriera, a cinquant’anni da A piedi nudi nel
parco. Per la durata di tutto l’incontro stampa non
fanno altro che amoreggiare suggerendo al pubblico quanto
volentieri avrebbero scopato e quanto gli dispiace che ogni volta
fossero impegnati in altre relazioni. Il che è bellissimo, ma non
se ti trovi nella condizione di chi non ha fatto nemmeno in tempo a
pisciare (e non voglio fare la vittima sottolineando per l’ennesima
volta quanto pisciare, nella mia condizione di calcolato renale,
risulti di vitale importanza). Quaranta minuti di cicci cicci dopo,
riesco finalmente a liberare la vescica e vi assicuro che il film
che ho visto in quel momento, ricco di musiche celestiali e colori
sgargianti, merita il Leone d’oro molto più di qualsiasi altra
corbelleria ci si possa propinare nei prossimi giorni. Il film,
Our Souls at Night, è un acclamatissimo
prodotto originale Netflix, un’altra
originalissima (e due) storia di vecchi che si innamorano, ma la
colpa è mia, che certe cose importanti della vita mi sfuggono:
avrei dovuto capirlo a ‘prodotto originale Netflix’, che era na
cazzata.
Ang
Anche io ero al film con la nostra
amichetta Fonda, perché ‘cavallo zoppo + bambino’ se lo scrivi sul
motore di ricerca della mia capoccia viene fuori
‘colcazzo’. Piove in maniera esagerata, ormai
abbiamo le branchie, infatti volevo sentire Guillermo se per caso
vo fa i casting già da ora per il sequel di The Shape
of Water. L’umidità è del 99%, si dice ‘Lido’ ma
sembra un varco temporale tra Bangkok e Modena, che voi non lo
sapete ma so città gemellate grazie alla condivisione di un
microclima delicato dove crescono rigogliosi licheni e giovani
mutanti. Oggi è stata anche la giornata di
Suburra la serie, e io – naturalizzata
modenese cor còre sempre romano – a sentì tutti quei ‘daje’ ho
respirato aria de casa, anche perché qua grazie all’umidità non si
respira. Comunque fondamentalmente i primi due episodi parlano di
fatti scabrosi e un pop-porno che succedono in una Roma magnacciona
e che coinvolgono palazzinari, preti, periferie e
Alessandro Borghi.
Come dite? Vi ricorda qualcosa? Non
capisco perché. Concludo con una buona notizia: gli immigrati
regolarizzati che fanno i camerieri qui al Lido so più ospitali e
hanno più rudimenti di marketing rispetto ai proprietari per i
quali lavorano. Forse dovrei dirlo a Segre per il film che
presenterà a Venezia l’anno prossimo, ovviamente con Battiston.
Vì
SCENA POST CREDITS (di Chiara Guida)
Oggi mi approprio indebitamente
dello spazio di Ang & Vì per condividere con voi
un avvenimento che ha dello straordinario e che si addice
particolarmente ai toni elevati di questo blog.
Mentre ero in sala stampa, immersa
nei miei pensieri (che sono quasi sempre al Festival legati a cibo,
acqua e turnazione nel bagno della casa affollata), un signore si
avvicina e, tendendomi la mano, dice: “Io domani vado a sciare” e
contento si allontana. Non faccio in tempo a sentirmi disorientata
che lo vedo ripetere la stessa scena con TUTTI i colleghi in sala
stampa.
E niente, è già abbastanza assurdo
così, senza che aggiunga altro.
Da domani, il film dei Marvel StudiosGuardiani della Galassia Vol.
2, sequel del blockbuster incentrato sulla banda
di furfanti intergalattici più amati al mondo, arriverà a casa
vostra nei formati Blu-Ray 3D, Blu-Ray, DVD, Steelbook,
Cofanetti BD e DVD con i film Guardiani della Galassia+Guardiani
della Galassia vol. 2.
I contenuti speciali, inclusi
nell’edizione Blu-ray, comprendono un documentario dietro le quinte
sulla realizzazione del film, un video musicale completamente nuovo
con David Hasselhoff e lo stellare cast del film, spassose papere
sul set, scene eliminate, un commento audio realizzato dal regista
James
Gunn, e molto altro.
Al ritmo di una nuova e stellare
raccolta di brani musicali (Awesome Mixtape #2), il film racconta
le nuove avventure dei Guardiani attraverso le profondità dello
spazio cosmico. I Guardiani (Chris Pratt nel ruolo di Peter
Quill/Star-Lord, Zoe Saldana nei panni di Gamora e Dave Bautista
nel ruolo di Drax, con Vin Diesel come voce originale di Groot e
Bradley Cooper come voce originale di Rocket) dovranno combattere
per mantenere unita la propria famiglia mentre sono alle prese con
il mistero che avvolge le vere origini di Peter Quill. Dovranno
allearsi con vecchi nemici e potranno contare sull’aiuto di alcuni
nuovi personaggi tra i più amati del mondo dei fumetti, espandendo
ulteriormente l’Universo Cinematografico Marvel.
Guardiani della
Galassia Vol. 2 CONTENUTI SPECIALI:
Blu-ray:
· Il Making of di
Guardiani della Galassia Vol. 2 – Un dietro le quinte
del film diviso in quattro parti, realizzate nello stile delle note
di copertina presenti nei dischi rock del passato.
· Un’Introduzione
Visionaria – Il regista James Gunn spiega l’approccio che ha
adottato per espandere le storie di questi amati personaggi in
Guardiani della Galassia Vol. 2.
· Video musicale del brano
“Guardians Inferno” – Unitevi a David Hasselhoff e ad alcuni
ospiti speciali in questa festa da ballo galattica in stile
retrò.
· Gag reel – Preparatevi
a ridere come pazzi vedendo le spassose follie fuori scena e gli
errori che hanno avuto luogo sul set di Guardiani della
Galassia Vol. 2, con tutti i vostri Guardiani preferiti.
· Quattro Scene
Eliminate – Scoprite quattro scene che sono state tagliate dal
film: due scene estese e due scene eliminate.
· Commento Audio –
Date un’occhiata a questo speciale commento al film
realizzato dal regista James Gunn, che permette ai fan di dare
un’occhiata approfondita alla realizzazione del film.
Edizione Digitale:
Tutti i contenuti sopraelencati
Guardiani della
Galassia Vol. 2 SPECIFICHE DEL DISCO (soltanto per quanto riguarda
il film):
SKU del
prodotto:
Digitale= HD, 4K
UHD, SD, 3D
Fisico= Blu-ray 3D, Steelbook Blu-ray
3D, Blu-ray, DVD, Cofanetto Blu-ray+ Vol. 1 + Vol. 2, Cofanetto DVD
Vol. 1 + Vol 2
On-Demand = chiedete al vostro provider locale
Durata del film:
136 minuti circa
Aspect
Ratio:
Blu-ray = Alta Definizione 1080p
Widescreen (2.39:1)
DVD = 2.39:1
Audio:
Blu-ray = Italiano 5.1 DTS Digital Surround,
Inglese 7.1 DTS-HDMA, Francese 5.1 DTS-HDHR
DVD = Italiano, Inglese e Francese 5.1 Dolby
Digital
Lingue/Sottotitoli:
Blu-ray= Italiano, Inglese per non
udenti, Olandese, Greco, Francese
DVD= Italiano, Inglese per non udenti, Arabo, Olandese,
Greco, Rumeno, Francese
Guardiani della Galassia Vol.
2 è scritto e diretto da James Gunn (Guardiani della
Galassia, L’Alba dei Morti Viventi) e prodotto da
Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Jonathan Schwartz,
Nikolas Korda e Stan Lee sono i produttori esecutivi.
Il cast di questo sequel comprende
Chris Pratt (Jurassic World, Guardiani della
Galassia) nel ruolo di Peter Quill/Star-Lord, Zoe Saldana
(Guardiani della Galassia, Star Trek Beyond) nel
ruolo di Gamora, Dave Bautista (Spectre, Guardiani
della Galassia) nel ruolo di Drax, Vin Diesel (Guardiani
della Galassia, Fast & Furious 7) come voce originale
di Groot, Bradley Cooper (Joy, American Sniper)
come voce originale di Rocket, Michael Rooker (Guardiani
della Galassia, The Walking Dead) nei panni di Yondu,
Karen Gillan (Guardiani della Galassia, La Grande
Scommessa) nel ruolo di Nebula, Pom Klementieff (Ingrid
Goes West, Oldboy) nei panni di Mantis, Elizabeth
Debicki (Il Grande Gatsby, Everest)
nelle vesti di Ayesha, Chris Sullivan (The Knick, This
Is Us) nel ruolo di Taserface, Sean Gunn (Guardiani
della Galassia, Una Mamma per Amica) nei panni di Kraglin,
Tommy Flanagan (Il Gladiatore, Sin City) nel
ruolo di Tullk, e Laura Haddock (Guardiani della Galassia,
Luther) nei panni di Meredith Quill, con Sylvester
Stallone (Creed – Nato per Combattere, I Mercenari –
The Expendables) nel ruolo di Stakar e Kurt Russell
(TheHateful Eight, Fast & Furious 7)
nel ruolo di Ego.
A Venezia 74 sono di scena le
leggende di Hollywood. Robert Redford e
Jane Fonda hanno presentato il film NetflixLe nostre anime di notte,
diretto da Ritesh Batra, che li vede ancora una
volta innamorarsi l’uno dell’altra sul grande schermo.
Il primo incontro professionale trai
due è avvenuto quasi 50 anni fa, con A piedi nudi nel
parco, e da quel film la carriera di entrambi è cresciuta
e sbocciata fino a questo nuovo incontro in un film delicato, che
racconta una storia d’amore che non ha niente da perdere, tra due
persone mature che conoscono bene se stessi e non hanno paura di
chiedere.
Secondo Redford infatti è stata
proprio la volontà di offrire un’alternativa al quel cinema che si
interessa soltanto ai giovani, trascurando storie con target
differenti. “Secondo me le storie d’amore avranno sempre una
vita sullo schermo e volevo fare di nuovo un film dopo 47 anni con
Jane Fonda.”
La Fonda, sempre in magnifica forma,
ha condiviso questa curiosità e questa passione, raccontando invece
che, appena incontrò il collega, capì subito che sarebbe diventato
una star: “Eravamo negli studi della Paramount per A piedi nudi
nel parco, e stavamo camminando nel corridoio di un ufficio e tutte
le donne dicevano tra loro ‘sta arrivando lui’. Ho capito che
sarebbe diventato un grande divo.”
E Robert Redford lo
è diventato un vero divo, sia al cinema che nella vita politica e
sociale del suo Paese, eppure, di fronte alla richiesta di un
commento sulla situazione politica degli USA, Redford ha commentato
soltanto: “Non voglio parlare della politica, non posso parlare
della nostra situazione, posso soltanto sperare per il futuro,
perché adesso non abbiamo tanta speranza.”
Oltre ogni riflessione nostalgica e
ogni sorriso complice trai due, è la dichiarazione della
Fonda a concludere la conferenza e a raccogliere
il caloroso applauso della platea: “Non so se siete genitori e
se vi è mai capitato di pensare a tutto ciò che avreste voluto dare
o fare per i vostri figli o all’amore che avreste voluto concedere
loro ma che non siete mai riusciti ad esprimere, ecco, per me il
finale di questo film parla proprio di questo. Quando sei vecchio e
più vicino alla morte niente ha più importanza, né i soldi, né la
fama, semplicemente i figli e avere una seconda chance è un dono
prezioso. Ed è quello che la protagonista del film ha deciso di
fare, afferrare questa opportunità al volo per amore di suo
figlio”.
Robert Redford e
Jane Fonda ritireranno a Venezia 74 il Leone d’Oro
alla carriera durante la cerimonia di questa sera, in Sala Grande,
che precederà la proiezione del film.
Le nostre anime di
notte sarà disponibile su Netflix dal 29
Settembre
Basato sul romanzo scritto da
Kent Haruf e adattato per la televisione da
Scott Neustadter e Michael H.
Weber (Colpa delle stelle), Le nostre
anime di notte è ambientato in Colorado e inizia quando
Addie Moore (Jane Fonda) riceve
una visita inaspettata dal suo vicino Louis Waters
(Robert Redford). Entrambi vedovi da dieci anni e
vicini di casa da decenni, non si erano mai frequentati più di
tanto. I figli di entrambi vivono lontani da casa e loro due
abitano entrambi in case enormi. Un giorno lei si stanca di questa
casa enorme e decide che è arrivato il momento di conoscersi meglio
e di sfruttare al meglio il tempo che le è rimasto.
Nel cast anche Bruce
Dern (Nebraska), Judy
Greer (Jurassic World) e Matthias
Schoenaerts (The Danish Girl).
Julianne
Moore eColin
Firth saranno presenti a Venezia 74 in occasione
della cerimonia del Franca Sozzani
Award, prima edizione del premio dedicato alla
giornalista italiana scomparsa pochi mesi fa e che lo scorso anno
era presente proprio al Lido per il documentario dedicato alla sua
vita e al suo lavoro.
Julianne Moore,
attrice Premio Oscar®, riceverà il
riconoscimento dall’amico attore Firth. La coppia, dopo averci
regalato forti emozioni nello struggente A Single
Man di Tom Ford, ritornerà sul
grande schermo con una spy story ricca di azione e
divertimento: Kingsman – Il Cerchio d’oro, al
cinema dal 20 Settembre.
A questo link potete ammirare la
foto del cast del film al completo, in cui compaiono ovviamente
anche la Moore e Firth.
I giornalisti di Venezia
74 hanno acclamato oggi Jane
Fonda e Robert
Redford, i divi sono arrivati per ricevere il
Leone d’Oro alla Carriera e per presentare il loro
ultimo film Our Souls at Night.
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In Our Souls at
Night Addie Moore ha una singolare proposta da fare a
Louis Waters. Sono entrambi oltre l’età della pensione e vedovi da
qualche tempo. Entrambi vivono in una tranquilla città del Colorado
dove la cosa migliore è che tutti conoscono tutti. E la cosa
peggiore è che tutti conoscono tutti.
Anche se sono vicini di casa da
molto tempo, la loro conoscenza è poco più che casuale, finché un
giorno Addie propone a Louis di dormire insieme, solo per farsi
compagnia, per avere qualcuno con cui parlare al buio, per sentire
la presenza di un’altra anima accanto a sé, per favorire il sonno.
Quando Louis acconsente, Addie è allo stesso tempo sorpresa e
felice.
Our Souls at Night trama
Nella penombra della notte
riportano alla luce storie rimaste a lungo sepolte, che si
raccontano a vicenda. È solo confessandosi il proprio passato che
possono liberarsi del senso di colpa per le occasioni perdute –
parole ed emozioni pensate ma mai espresse – e superare il
devastante effetto che la mancanza d’amore può avere sulla vita,
arrivando a provare l’effetto positivo che la riscoperta dell’amore
può avere sull’ultimo capitolo dell’esistenza.
Il regista RITESH BATRA ha
così commentato: L’opera di Kent Haruf ha sempre occupato
un posto speciale nel mio cuore per la sua onestà e specificità.
Sono stato onorato di adattare il suo ultimo romanzo per lo
schermo, e di collaborare con Robert Redford e Jane Fonda nel
raccontare questa storia di gente comune così marcatamente
specifica e locale: caratteristiche che la rendono
universale.
Abbiamo scelto gran parte del
cast a livello locale, e la storia ci ha dato la possibilità di
esplorare le specificità del Colorado orientale: il paesaggio che
spinge questi personaggi a stare insieme, le cose che piace loro
sentire alla radio, e il concetto senza tempo di famiglia “finta”.
Lavorare con questi attori e con questa terra per raccontare la
storia di Haruf su quel ciclo di amore e perdita che è la vita, ha
rafforzato la mia convinzione che la grande letteratura altro non
sia che la nostra vita quotidiana, come è sempre stato.
Ecco un nuovo video di
Wonder Woman in cui vediamo Etta Candy,
la segretaria di Steve Trevor interpretata da Lucy
Davis.
Nella breve clip, la Davis, con
totno leggero, racconta le gerarchie delle Amazzoni e un po’ della
storia di Temiscira, spiegando le origini di principessa di Diana
stessa.
Anche se non è stato ancora
ufficialmente annunciato, è molto probabile che Patty Jenkins torni
alla regia del film che vedrà ancora come protagonista Gal Gadot.
Il film sarà ambientato nell’Era moderna e la sceneggiatura è in
fase di scrittura, con Goeff Johns e Patty Jenkins a lavoro a
quattro mani.
Sta prendendo forma il cast del
biopic su Dick Cheney, vicepresidente degli
Stati Uniti durante l’amministrazione Bush, che vedrà protagonista
Christian Bale nei panni del politico del
titolo.
A interpretare George W.
Bush è stato chiamato Sam Rockwell,
stando a quanto riporta THR, che quindi
surclassa i frontrunner Edward Norton e
James Marsden.
Un trio di attori di alto profilo è
invece in gara per dare volto al Segretario di Stato Colin
Powell: si tratta di Giancarlo Esposito, Cuba
Gooding Jr. e Tyler Perry.
Il biopic sarà diretto da
Adam McKay, regista de La grande
Scommessa, in cui ha diretto sempre Bale, mentre al cast
si starebbe unendo una squadra di fuori classe, tra cui Amy
Adams, nei panni della la moglie di Cheney,
Lynne, e Steve Carrell che sarà
il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld.
Sam Rockwell sarà George W.
Bush.
Il film racconterà dell’ascesa di
Cheney, fino al culmine al fianco di Bush. McKay ha dichiarato
a Deadline di essere affascinato dalla figura di Cheney:
“Nel momento in cui ho iniziato a scavare nella sua vita, sono
rimasto sconvolto scoprendo quanto abbia contribuito a formare
l’America moderna.”
Al momento la data d’uscita del film
è fissata per il 2018.
Dopo la Starkiller Base di
Star
Wars Il Risveglio della Forza, la produzione del
franchise ha dovuto immaginare un nuovo nome, ancora più
minaccioso, per la nave del Lord Supremo Snoke che vedremo in
Star Wars Gli Ultimi Jedi.
Di seguito potete dare il primo
sguardo alla Mega Star Destroyer, la nave di Snoke
nel prossimo capitolo della saga.
La sinossi: “In Star
Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua
quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle
leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri
della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti
all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema
USA il 15 dicembre 2017.”
FIRST LOOK –
Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi
Il film sarà
diretto da Rian Johnson e arriverà al
cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende
immediatamente successive a Il Risveglio della
Forza.
Dopo l’annuncio dei tre attori che
interpreteranno i Queen in Bohemian Rhapsody, al fianco di Rami
Malek che sarà invece Freddie Mercury, un
altro nome di aggiunge al cast del biopic diretto da Bryan
Singer.
Allen Leech, noto
per il ruolo di Tom Branson in Downton
Abbey, è entrato nel cast per
interpretare Paul Prenter, il manager di
Mercury, con cui però la star litigò, interrompendo per sempre la
loro collaborazione.
Bryan
May e Roger Taylor, membri
dei Queen, saranno i produttori esecutivi.
Questo coinvolgimento potrebbe portare dei problemi di lavorazione,
data la vicinanza emotiva dei due al materiale originale.
Il ruolo di Freddie
Mercury, per molto tempo passato dalle mani di
Sacha Baron Cohen a quelle di Ben
Wishaw, è arrivato adesso all’attore che forse riuscirà a
rendere giustizia alla grande personalità del cantante e musicista
prematuramente scomparso nel 1995. Rami Malek ha
raggiunto la notorietà grazie a Mr. Robot, serie
premiata e arrivata alla terza stagione.
Oltre a Rami Malek, che
interpreterà Freddie Mercury, in Bohemian
Rhapsody ci saranno Ben Hardy, che
sarà il batterista Roger Taylor, Gwilym
Lee il chitarrista Brian May e
Joe Mazzello sarà invece il bassista John
Deacon. Il film è diretto da Bryan
Singer.
Bohemian Rhapsody, recensione del film
con Rami Malek