Chi azzarda paragonarlo a un
moderno James Stewart non ha forse tutti i torti:
con un curriculum costellato di interpretazioni in cui si impone
all’uomo comune di fare appello a tutto il suo coraggio per
diventare un eroe invocato a gran voce da circostanze
avverse, Tom Hanks è uno di quei attori
che tutti potremmo riconoscere in mezzo alla folla e col quale ci
fermeremmo a conversare volentieri, rassicurati dalla familiarità
del suo volto e da quegli occhi gentili che hanno illuminato tanti
personaggi rimasti per sempre nella storia del cinema più vicina al
cuore del grande pubblico.
Thomas Jeffrey
Hanks nasce a Concord in California, il 9 luglio
1956, figlio di un cuoco itinerante(lontano discendente di Abraham
Lincoln in persona) e di un’infermiera: i genitori divorziano
quando il bambino ha appena 4 anni, ma dopo lo scossone iniziale
gli equilibri della famiglia si riassestano e il giovanissimo Tom
vive un’infanzia serena, a dispetto dei nuovi matrimoni dei
genitori e dei continui spostamenti che lo costringono a cambiare
diverse scuole e abitazioni per seguire il padre in giro per
States.
Dopo il diploma si iscrive
alla California State University di Sacramento, ma abbandona
presto gli Studi per dedicarsi interamente al teatro, scoperto dopo
aver seguito alcuni corsi al college: accettato uno stage a
Cleveland Tom decide di dedicarsi interamente alla sua nuova
vocazione in Ohio, dove resta per tre anni lavorando spesso dietro
le quinte ma avendo anche l’opportunità di misurarsi con
Shakespeare sul palcoscenico; arriva nel 1978 il suo primo
riconoscimento, il Cleveland Critics Circle Award come miglior
attore per il ruolo di Proteo ne I due gentiluomini di Verona.
Nello stesso anno sposa l’attrice
Samantha Lewis, conosciuta in scena, con la quale ha due figli oggi
entrambi attori, Colin ed Elizabeth: il matrimonio è però destinato
a naufragare e i due divorziano nel 1985.
Giunto a New York continua a
recitare Shakespeare e si fa conoscere a Broadway, iniziando a
collezionare le prime apparizioni in produzioni cinematografiche e
televisive che lo riporteranno presto in California: nel 1980
arriva l’horror a basso budget He Knows You’re
Alone, a cui seguono piccole parti nella famosa serie
tv Love Boat e nella
sitcom Henry e Kip, di cui è
coprotagonista.
Ad essere decisiva si rivela però
la piccola partecipazione a Happy
Days che gli permette di
conoscere Ron Howard, al
lavoro sul suo nuovo film Splash – una Sirena a
Manhattan(1984): sarà proprio Howard, oggi regista
affermato e di fama mondiale, a dargli per la prima volta la
visibilità che merita nel ruolo di Allen, tenero principe
squattrinato che si innamora della Sirena Daryl
Hannah.
Nuove proposte non si fanno
attendere e Tom Hanks recita in diverse pellicole
(Un ponte di guai, Casa, dolce casa?, La retata, Dirsi
addio) finché nel 1988 il suo nome non viene notato
dall’Academy, pronta a regalargli la sua prima nomination all’Oscar
come miglior attore protagonista: diretto da Penny
Marshall, Big è storia di un
bambino ansioso di crescere che riesce a diventare grande
all’improvviso, grazie a un magico indovino meccanico scoperto per
caso al Luna park; un motivo ormai caro al cinema ma che all’epoca
non poté non conquistare grazie alla genuina performance di
Tom Hanks, bambino troppo cresciuto con cui
avremmo passato tutti i nostri pomeriggi a giocare saltando sui
tasti di una pianola gigante nel nostro negozio di giocattoli
preferito.
Seguono altre commedie minori
(Turner e il casinaro, Joe contro il Vulcano) che
però non riescono a far decollare la sua stella, fino al fiasco
de Il falò delle vanità, diretto
da Brian De Palma.
Il matrimonio con Rita
Wilson, ancora oggi Signora Hanks, è una coincidenza
fortunata in un nuovo momento propizio per la sua ascesa: nel 1992
torna a essere diretto da Penny Marshall in Ragazze
Vincenti, indimenticabile pellicola sportiva tutta al
femminile dove interpreta l’allenatore di una squadra di Baseball
Femminile, impellente necessità in una lega sportiva che ha visto
tutti i suoi atleti migliori partire per il fronte in piena Seconda
Guerra Mondiale; segue il romantico Insonnia
d’amore di Nora
Ephron, dove interpreta un vedovo con un figlio deciso a
restituire la felicità al padre facendo un commovente appello
radiofonico, raccolto da una malinconica Meg
Ryan.
Inferno recensione del film di
Ron Howard con Tom Hanks
Il balzo del leone arriva però nel
1994, quando la sua interpretazione del ruolo di Andrew Beckett,
avvocato omosessuale licenziato perchè malato di Aids dal suo
stesso studio legale, gli fa vincere l’Orso d’Oro al Festival di
Berlino e L’Oscar come miglior attore protagonista
in Philadelphia di Jonathan
Demme: una passione per la vita piegata ma mai spezzata,
segnata da un grande amore per la professione legale e per l’Opera
(il suo monologo in lacrime sulle note di Maria Callas di fronte a
un pietrificato Denzel Washington è da
brivido), rendono la sua una prova in grado di fare scuola per ogni
film del genere.
Senza darci il tempo di riprenderci
dall’intensità di Philadelphia, Tom Hanks riesce
nell’impresa vantata fino a quel momento dal
grande Spencer Tracy di vincere la
statuetta per il secondo anno consecutivo: difficile trovare
qualcuno che non abbia corso insieme
a Forrest Gump, il
commovente e delicato antieroe portato sullo schermo
da Robert Zemeckis che ci invitava a
guardare la vita con la dolcezza e la curiosità di chi scarta per
la prima volta una scatola di cioccolatini.
All’incredibile Exploit di Forrest
Gump seguirà una nuova collaborazione con Ron
Howard per lo splendido Apollo
13, storia vera di tre astronauti impegnati in una
tesissima lotta per fare ritorno a casa dopo il fallimento della
loro missione lunare negli anni 60′, e il primo film della trilogia
di Toy’s Story firmato
dalla Pixar, all’epoca assolutamente
avveniristico del suo uso radicale dell’animazione computerizzata,
dove dà voce al cowboy Woody; nel frattempo, passa anche dietro la
macchina da presa per dirigere l’interessante
commedia Music Graffiti, dove si ritaglia un
piccolo ruolo.
Il 1998 è un anno fondamentale,
segnato dalla commedia C’è posta per te, dove
ritrova Meg Ryan e Nora Ephron per raccontare di come l’amore sia
ansioso di rispondere alle esigenze delle all’epoca ancora neonate
tecnologie online, ma soprattutto da Salvate il Soldato
Ryan di Steven Spielberg, straziante dramma
bellico fortemente americano che vede Tom Hanks
avanzare e sopravvivere alla devastante macellazione del D-Day (in
una delle migliori scene di battaglia della storia del cinema), per
poi condurlo coi suoi uomini in un’improbabile missione di ricerca
per riportare a casa il Soldato disperso James Ryan: l’esperienza
bellica lo affascinerà profondamente, al punto da spingerlo a
produrre la famosa serie tv Band of Brothers,
di cui dirigerà un episodio, e The Pacific,
rispettivamente ambientate sul fronte francese e del Pacifico: nel
1999 continua a collezionare consensi con Il Miglio
Verde, diretto da Frank
Darabont e tratto da Stephen
King, in cui interpreta una Guardia Carceraria del Braccio
della Morte combattuta dall’indole gentile e dai misteriosi poteri
di uno dei condannati, interpretato dal
compianto Michael Clarke Duncan.
Gli anni 2000 sono
inarrestabili: si comincia con Cast
Away di Zemeckis, dove per
permettergli di interpretare un novello Robinson Crusoe il regista
sceglie di spezzare la lavorazione del film in due tronconi, così
da consentire all’attore di perdere il peso necessario per rendere
al meglio il deperimento del personaggio; nel 2002 è la volta
di Era di Mio Padre di Sam
Mendes, dove per la prima volta si misura con un ruolo più
oscuro e ambiguo del solito, nel ritratto di un gangster silenzioso
costretto a fuggire col figlio dodicenne nell’America del 1931.
Torna a lavorare per Spielberg nel
frizzante Prova a Prendermi, dove è un agente
dell’Fbi deciso a catturare ad ogni costo il celebre truffare Frank
Abbagnale Jr interpretato da Leonardo Di
Caprio, e The Terminal, insolita ma
gradevolissima commedia che lo vede bloccato all’aeroporto JFK di
New York a causa di un colpo di Stato nel suo immaginario paese di
provenienza; ha anche l’opportunità di lavorare
coi Fratelli Coen nel remake
di LadyKillers, ma il film non ottiene
particolari consensi.
Nel 2006 Ron Howard affida a lui il
ruolo del Professor Robert Langdon, principale protagonista dei
best seller di grande successo firmati da Dan
Brown, per la trasposizione del discusso
romanzo Il Codice da
Vinci: il film ha un successo planetario e qualche anno
dopo seguiranno gli adattamenti di Angeli e
Demoni(2009) e Inferno, in uscita
prossimamente nelle sale.
Nel 2007 fa coppia
con Julia Roberts ne La
Guerra di Charlie Wilson, sottovalutato ultimo lavoro del
regista de Il Laureato Mike Nichols: i due si
ritrovano nel 2011 per L’Amore all’Improvviso- Larry
Crowne, seconda prova dell’attore come regista di un
lungometraggio che però viene massacrata da pubblico e critica;
nello stesso, arriva il ruolo piccolo ma importante di
un Falling Man nell’attentato delle Torri
Gemelle in Molto Forte, Incredibilmente
Vicino di Stephen Daldry.
Sully: trailer IMAX del film di Clint
Eastwood con Tom Hanks
Nel 2012 l’impegno di trasformismo
che gli viene chiesto dal fantascientifico Cloud
Atlas, diretto
da Lana e Lilly
Wachowski e da Tom
Tykwer e tratto da un romanzo di David
Mitchell è non indifferente: Hanks attraversa lo
spazio e il tempo recitando in ruoli diversissimi e alternando
repentinamente il comico al drammatico, in una notevole performance
globale che è difficile racchiudere entro confini ben definiti; nel
2013 arriva una nuova nomination all’Oscar grazie
a Capitan Philips- attacco in mare
aperto di Paul
Greengrass, che vede Tom nei panni del comandante di una
nave mercantile statunitense assaltata da un gruppo di Pirati
Somali; nello stesso anno, interpreta con aria sorniona e
impeccabile sorriso imprenditoriale niente di meno che Walt Disney
in persona in Saving Mr Banks, toccante
dietro le quinte della lavorazione di Mary Poppins diretto
da John Lee Hancock.
Nel 2015, una nuova performance gli
fa guadagnare un’altra nomination come miglior attore: diretto dal
migliore Steven Spielberg, Il ponte delle
spie vede Tom Hanks interpretare
l’avvocato James Donovan, rispettabile cittadino
americano e ottimo avvocato, chiamato suo malgrado piena Guerra
Fredda a difendere una spia russa e a diventare in seguito il
mediatore di un delicato scambio di ostaggi a Berlino est: un
finissimo film che trova gran parte del suo fascino proprio nella
dialettica e nello sguardo del personaggio di Tom, padre di
famiglia devoto e difensore di uno stato di diritto sacro e
inviolabile che non dovrebbe mai accettare di sottomettersi alla
caccia alle streghe, impegnato in un affascinante confronto
attoriale con l’eccellente Premio Oscar Mark
Rylance.
Inferno si
prepara in questi giorni ad invadere le sale, ma l’attesa è tutta
per Sully di Clint
Eastwood, in uscita a dicembre nelle sale italiane, storia
vera del pilota di linea che nel 2009 riuscì a fare un atterraggio
d’emergenza planando sul fiume Hudson portando in salvo tutti i
passeggeri: un altro piccolo grande uomo messo alla prova da una
situazione straordinaria e pronto ad affrontarla senza tirarsi
indietro, come facciamo tutti nella vita di tutti i giorni, dinanzi
a quegli ostacoli grandi e piccoli che ci mettono alla prova e che
proviamo a risolvere, aggrappandoci alle cose che rendono preziosa
la nostra quotidianità e che all’occorrenza sanno darci la forza di
essere invincibili.