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Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) di Hayao Miyazaki aprirà il San Sebastian Film Festival

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Hayao Miyazaki aprirà la 71esima edizione del San Sebastian Film Festival con il suo ultimo film, Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) (qui le prime immagini ufficiali del film). Il film sarà proiettato fuori concorso al Kursaal Auditorium del festival il 22 settembre, dopo la serata di gala di apertura.

Questa è la quarta volta che Hayao Miyazaki partecipa al festival spagnolo, ma è la prima volta che partecipa alla selezione ufficiale. In precedenza ha partecipato alla manifestazione nella sezione Velodrome con La città Incantata e Ponyo e in Perlak con Si alza il vento. Altri due film Ghibli sono stati selezionati per la Perlak: La storia della Principessa Splendente (2013) di Isao Takahata e La tartaruga rossa (2016) di Michael Dudok de Wit.

Il film è ispirato al libro How Do You Live?, titolo originale del film, ma piuttosto che essere un adattamento del libro stesso, è il libro che appare effettivamente nel film in possesso di Maki. Il film sembra condividere molti temi importanti cari a Miyazaki, come il sentimento contro la guerra, l’idea di un mondo fantastico che esiste accanto al nostro e le difficoltà di essere un bambino, rendendolo una degna conclusione (?) della sua carriera cinematografica.

Il lungometraggio animato disegnato a mano è il primo lungometraggio del regista Miyazaki in 10 anni. E a firmare la colonna sonora è stato chiamato un collaboratore di lunga data di Hayao Miyazaki, Joe Hisaishi. In una rottura con la tradizione, lo Studio Ghibli ha distribuito il film in Giappone senza alcuna promozione, materiale di marketing o descrizione del film, consentendo al pubblico di scoprire il film da solo.

Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki dal 1° gennaio 2024 al cinema

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Lucky Red è orgogliosa di annunciare che porterà al cinema, dal 1 gennaio 2024, Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron), il nuovo film del maestro dell’animazione Hayao Miyazaki, rinnovando il consolidato rapporto di distribuzione con Studio Ghibli.

Arrivato nelle sale giapponesi il 14 luglio, Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) ha conquistato il box office fin dal primo weekend con 11,3 milioni di dollari e battendo i record precedenti dello Studio Ghibli. A poco più di un mese dall’uscita, ha incassato in patria oltre 45 milioni di dollari. Il film sbarcherà a settembre negli Stati Uniti, dove aprirà il Toronto Film Festival con il titolo internazionale The Boy and the Heron.

A dieci anni dal suo ultimo lungometraggio Si alza il vento e dopo aver cresciuto generazioni di spettatori con capolavori come Nausicaä della Valle del vento, Il mio vicino Totoro, Porco rosso,  La città incantata, Ponyo sulla scogliera e molti altri, Miyazaki torna con un film che ha già conquistato il cuore del pubblico e della critica che hanno avuto la fortuna di vederlo in Giappone.

In attesa dell’arrivo del film in Italia, continua al cinema “Un mondo di sogni animati” la rassegna Lucky Red dedicata a Miyazaki e allo Studio Ghibli: da domani 24 agosto e fino al 30 torna in sala Si alza il vento, un’occasione per ripartire proprio dall’ultimo film del regista, uscito in Italia nel 2013.

Il ragazzo della porta accanto: trama, cast e curiosità sul film

Il ragazzo della porta accanto: trama, cast e curiosità sul film

Quello del thriller erotico è un genere che ha conosciuto la sua principale fortuna tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta. Titoli come Basic Instinct, 9 settimane e ½ e Attrazione fatale si sono affermati come i più celebri ed esplicativi delle componenti erotiche e thriller che caratterizzano questi titoli. A partire dagli anni Duemila, il genere sembrava però aver esaurito il suo fascino presso il grande pubblico. Nel 2015, tuttavia, un nuovo film appartenente a questo genere ha suscitato tanto scalpore quanto successo. Si tratta di Il ragazzo della porta accanto (qui la recensione), diretto dal regista Rob Cohen, noto per i film Dragonheart e Fast and Furious.

Scritto da Barbara Curry, il film nacque inizialmente con un ragazzo problematico che crea scompiglio in una famiglia qualunque. Il progetto, però, si trasformò ben presto in qualcos’altro, venendo fortemente influenzato dal caso dell’insegnante Mary Kay Letourneau, accusata di aver avuto un rapporto con un suo studente minorenne. Il film si dotò così di una serie di elementi scabrosi che però non mancarono di attirare l’attenzione degli spettatori, confermando il successo che questo genere di opere hanno. Tra sessualità e mistero, si svolge così una vicenda particolarmente controversa e coinvolgente.

Prodotto dalla celebre Blumhouse Productions, Il ragazzo della porta accanto costò appena 4 milioni, arrivando poi ad incassarne al box office oltre 50. Ancora oggi, a distanza di qualche anno, è un perfetto esempio del suo genere, avendo contribuito alla sua rivitalizzazione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il ragazzo della porta accanto: la trama del film

Protagonista del film è Claire Peterson, insegnante di letteratura invidiata da tutti per la sua bellezza. Questa però non è bastata a salvare il suo matrimonio, dato che suo marito Garrett l’ha a lungo tradita con la sua segretaria. Dopo aver scoperto dell’infedeltà di lui, Claire ha dunque chiesto il divorzio, trovandosi improvvisamente a dover reinventare la propria vita e a dover gestire da sola il figlio adolescente Kevin. Il ragazzo, particolarmente timido, è infatti spesso vittima di bullismo. Ad aiutarla, per fortuna, c’è l’amica di sempre nonché collega di lavoro Vicky. Ben presto, però, i tentativi di una nuova normalità di Claire verranno sconvolti nuovamente.

Nella casa accanto a quella della donna, infatti, si trasferisce il giovane Noah Sandborn, un ragazzo particolarmente avvenente e generoso, il quale attira l’attenzione di Claire per la sua grande passione verso la letteratura. In breve, il ragazzo diventa un angelo custode tanto per lei quanto per suo figlio, facendosi benvolere anche all’interno della loro casa. Proprio in questa, una notte, Claire cederà alla passione con lui, pentendosene però poi amaramente. Noah non sembra però disposto ad accettare un rifiuto e inizia a spingersi sempre più in là, rivelandosi in tutta la sua follia e pericolosità.

Il ragazzo della porta accanto cast

Il ragazzo della porta accanto: il cast del film

Ad interpretare l’affascinante Claire vi è l’attrice e cantante Jennifer Lopez. Questa si interessò da subito al personaggio, contribuendo alla sua costruzione fornendo anche propri abiti. In particolare, la Lopez si disse entusiasta della possibilità di interpretare un ruolo che non prevedeva i classici stereotipi presenti nei confronti delle donne latinoamericane. Maggiori difficoltà sono invece state riscontrate nel girare le sue scene di sesso, per le quali però la Lopez si è rifiutata di ricorrere ad una controfigura. Accanto a lei, nei panni di suo maritò Garrett si ritrova John Corbett, mentre Ian Nelson, noto per la serie Teen Wolf, è il loro figlio Kevin.

Kristin Chenoweth interpreta invece Vicky, l’amica e collega di Claire. Hill Harper è Edward Warren, il preside della scuola dove lavora la protagonista, mentre François Chau ricopre il ruolo del detective Johnny Chou. Infine, nei panni del seducente Noah vi è l’attore Ryan Guzman. Anche noto per i film Ste Up Revolution, Tutti vogliono qualcosa e a serie Pretty Little Liars, questi si è trovato con Il ragazzo della porta accanto ad affrontare diverse sfide. Si tratta innanzitutto del primo film dove compare in scene di nudo, ma maggior imbarazzo è stato dato proprio dal dover filmare delle scene di sesso con la Lopez, riprese che lo hanno reso estremamente nervoso. Tra i due attori intercorrono circa 18 anni di differenza.

Il ragazzo della porta accanto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il ragazzo della porta accanto è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 10 dicembre alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Il ragazzo della porta accanto: recensione del film con Jennifer Lopez

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La star latinoamericana più famosa e potente a Hollywood torna al cinema con Il ragazzo della porta accanto, un sexy-thriller dai risvolti prevedibili, la morale puritana e i sentimenti assuefatti alla mentalità comune, concentrandosi principalmente sul corpo invidiabile e desideratissimo della MILF per eccellenza, Jennifer Lopez.

Il ragazzo della porta accanto ruota intorno a un peccato primordiale, o meglio intorno a quello che nel film è considerato tale: la debolezza, di una madre, ancora affascinante, separata e sola, di fronte a un aitante ragazzo con la metà dei suoi anni che però sembra saperla sedurre e concederle le attenzioni che lei desidera. Nel momento in cui la donna rinsavisce, secondo i dettami bigotti che governano il film, la storia va alla deriva, completamente, in una escalation di violenza ingiustificata e sconclusionati colpi di scena.

Il ragazzo della porta accanto: il film

Nelle intenzioni del regista Rob Cohen, il film sembra voler essere un inno al corpo indiscutibilmente sexy e attraente della Lopez, che si propone come modello del desiderio per gli uomini, a 45 anni, molto di più adesso che rispetto a quando ne aveva 20 o 30. Il risultato è un pasticcio approssimativo, che trascende i rapporti di causa ed effetto e si conclude nello scenario più classico e convenzionale possibile.

Pur nascendo come film senza pretese, il primo impatto con Il ragazzo della porta accanto è interessante, costruito su una serie di flashback riassuntivi, che spiegano in maniera efficacie la situazione della protagonista, alternati, manco a dirlo, a dettagli dell’atletico e sensuale corpo di questa donna, insegnante colta e intelligente ma sola e abbandonata da un marito che appare completamente privo di attrattive. Vero e proprio oggetto è anche il co-protagonista, Ryan Guzman, giovanotto di bell’aspetto che ne film viene addirittura introdotto con una loquace inquadratura del suo bicipite, ancor prima che del suo volto. Esemplare perfetto, anche troppo, di “ragazzo della porta accanto”, si rivelerà essere molto diverso da quello che l’eccessivamente ingenua prof di letteratura pensava che fosse.

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Il ragazzo della porta accanto è un film che da innocuo progetto destinato a un pubblico non troppo targettizzato, si rivela essere un pasticcio che non fa altro che mettere in evidenza quanto la bella JLo sia un simbolo della sessualità contemporanea, cosa che si evince comuqnue ad ogni sua uscita pubblica.

Il Ragazzo della porta accanto Trailer del film con Jennifer Lopez

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Guarda il Trailer italiano del film Il Ragazzo della porta accanto, il nuovo  thriller con protagonisti Jennifer Lopez e Ryan Guzman e diretto da Rob Cohen.

https://www.youtube.com/watch?v=-RzeeTSvEPQ

Il Ragazzo della porta accanto-jennifer lopezIl Ragazzo della porta accanto, uscirà al cinema distribuoto da Universal Pictures il 14 maggio 2015.

Jennifer Lopez conduce il cast de Il Ragazzo Della Porta Accanto, un thriller psicologico che esplora un’attrazione proibita che va troppo oltre. Regia di Rob Cohen (Fast and Furious) e scritto da Barbara Curry, il film è interpretato anche da Ryan Guzman, John Corbett e Kristin Chenoweth.

Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa: trailer del film in arrivo al cinema

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Eagle Pictures ha diffuso il trailer di Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa, il film ispirato alla vera storia di Andrea Spezzacatena presentato alla Festa di Roma, per Alice nella Città.

Con Claudia Pandolfi, Samuele Carrino, Sara Ciocca, Andrea Arru, Corrado Fortuna. Diretto da Margherita Ferri, accompagnato dalle note della dolcissima “Canta Ancora”, scritta e interpretata da Arisa. Dal 7 novembre solo al cinema.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è una storia drammatica e commovente che racconta la vita di Andrea Spezzacatena, un quindicenne vittima di bullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012. La sua storia è diventata il primo caso noto in Italia di suicidio di un minorenne causato da bullismo.

Il film uscirà il 7 novembre al cinema e sarà distribuito da Eagle Pictures e Weekend Films. Diretto da Margherita Ferri e sceneggiato da Roberto Proia ed interpretato da Claudia Pandolfi (Siccità, The Bad Guy), Samuele Carrino (Il maledetto, Spaccapietre), Andrea Arru (Diari, Eravamo bambini), Sara Ciocca (Blanca, La dea Fortuna), e Corrado Fortuna (Baaria, Anna). La vicenda narra di come un semplice errore nel lavaggio dei jeans, che li fece diventare rosa, scatenò una serie di atti di bullismo nei confronti di Andrea, culminando con la creazione di una pagina Facebook offensiva che aumentò ulteriormente le molestie. La madre di Andrea, Teresa Manes (interpretata da Claudia Pandolfi), scoprì l’esistenza della pagina solo dopo la tragica morte del figlio.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa: spot del film, in arrivo al cinema!

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Eagle Pictures ha diffuso un nuovo intenso spot di Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, il film che racconta la vita di Andrea Spezzacatena, un quindicenne vittima di bullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012. La sua storia è diventata il primo caso noto in Italia di suicidio di un minorenne causato da bullismo. Il film uscirà il 7 novembre al cinema e sarà distribuito da Eagle Pictures e Weekend Films.

Il film, ispirato alla storia vera di Andrea Spezzacatena, ha conquistato il primo posto del botteghino di ieri con più di 200 mila euro al box office. Merito delle numerose anteprime organizzate con le scuole, in programma, per l’appunto, dal 4 al 6 novembre per proseguire il lavoro di sensibilizzazione ed educazione sentimentale iniziato nel 2012 da Teresa Manes, la mamma di Andrea.

https://youtu.be/kya5KKcdXCw

Gli studenti che lo stanno vedendo hanno dichiarato di aver finalmente trovato un faro nella lotta contro il bullismo, il cyberbullismo e la discriminazione di ogni genere.

Il film diretto dalla regista Margherita Ferri con Claudia Pandolfi, Samuele Carrino, Sara Ciocca, Andrea Arru e Corrado Fortuna, prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto Proia uscirà nelle sale il 7 novembre.

Il ragazzo dai pantaloni rosa: recensione del film con Samuele Carrino e Claudia Pandolfi – #RoFF19

Volevamo fosse un film sulla vita di Andrea, non sulla sua morte”. Con queste parole la regista Margherita Ferri (autrice anche di Zen sul ghiaccio sottile e di un paio di episodi per le serie Zero e Bang Bang Baby) ha messo da subito in chiaro gli intenti di Il ragazzo dai pantaloni rosa, il film che porta sul grande schermo la triste vicenda di Andrea Spezzacatena, solo una delle tante vittime di bullismo e cyberbullismo, problematiche purtroppo sempre più diffuse nonostante la prevenzione che viene svolta a riguardo. È quello che cerca di fare ora anche questo film, senza però l’intento di proporre “una lezione di educazione civica“, come affermato dallo sceneggiatore Roberto Proia.

Perché, appunto, l’intento primario è quello di restituire la vitalità che era propria di Andrea – così come la narra anche la madre Teresa Manes (interrpretata da Claudia Pandolfi nel film) nel romanzo Andrea oltre il pantalone rosa, da cui il film è liberamente tratto – e che si è tragicamente spezzata il 20 novembre del 2012. Prima di arrivare a quel momento, però, c’è stata la vita e Il ragazzo dai pantaloni rosa la ripercorre tappa dopo tappa, cercando poi attraverso di esse non tanto di comprendere le motivazioni di quanti hanno bullizzato Andrea Spezzacatena – in ogni caso ingiustificabili – quanto di ricercare il perché del suo silenzio. Un silenzio fattosi assordante e asfissiante, che lo ha isolato portandolo a scelte irreparabili.

La trama di Il ragazzo dai pantaloni rosa

Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Un ragazzo apparentemente solare, aveva ottimi voti a scuola e un ottimo rapporto coi genitori. Il suo gesto fu quindi totalmente inaspettato e rimase senza spiegazione finché sua madre dopo la sua morte è entrata nel suo profilo Facebook e ha ricostruito l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il film, narrato dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via d’uscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di quelle parole e di quei gesti che in apparenza ci possono sembrare innocui.

Andrea Arru e Samuele Carrino in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Andrea Arru e Samuele Carrino in Il ragazzo dai pantaloni rosa

Un film in equilibrio

Il film ha dunque inizio con la nascita di Andrea, che inizia così a raccontarci la sua storia fin dai primi vagiti attraverso una particolare voice over. Particolare perché sin da subito Andrea si dice consapevole di essere probabilmente più noto per la sua fine che non per il suo inizio, chiarendo così di parlare dall’aldilà, una scelta che certamente mette sull’attenti ma che – almeno secondo il giudizio di chi scrive – risulta di cattivo gusto. Andando però subito oltre questo dettaglio, si compie un salto verso le scuole medie e poi verso il liceo, assistendo dunque alla formazione caratteriale del protagonista.

Il film in questo riesce ad offrire un gradevole equilibrio sulla sua identità e la sessualità, senza mai farlo pendere né da una parte né dall’altra ma lasciandolo giustamente in quel limbo proprio di quell’età in cui tutto è ancora in fase di esplorazione e definizione. Certo, ci sono momenti in cui si scade in alcuni dettagli evitabili e anzi fin troppo calcati, come Andrea che consola l’amico Christian (Andrea Arru, visto in Di4ri) pogiandogli una mano sul braccio. Un gesto assolutamente innocuo, il quale è però ripreso come se dovesse enfatizzare un significato che non era necessario esplicitare.

Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa

Il ragazzo dai pantaloni rosa si muove dunque continuamente tra questi fronti, dimostrandosi un ideale film per ragazzi (e non solo) attento alle piccole sfumature e al mondo emotivo dei protagonisti, ma incline ad una certa tendenza a semplificare certe dinamiche o conferirvi un aspetto patinato, rischiando così di sfociare in un melò che non rende giustizia alla vicenda trattata. Fortunatamente ciò avviene solo in precisi momenti, mentre per il resto il film riesce effettivamente a trasmettere la gioiosità di Andrea come anche quell’ingenuità che sempre più – purtroppo – si trasforma, in una società violenta come quella attuale, nella propria condanna.

Un racconto delicato che si rivolge a tutti

Ad ogni modo, Il ragazzo dai pantaloni rosa è uno di quei film il cui fine porta a chiudere un occhio davanti ad inevitabili inciampi di stile. La materia trattata è quantomai delicata e traspare la volontà degli autori e del cast di affrontarla come tale. Ancora Proia ha infatti dichiarato: “Abbiamo volutamente lasciato che chiunque alla fine del film si potesse guardare dentro e capire se, facendo dei cambiamenti, rischia di rendere la vita di un altro un po’ più sopportabile, un po’ più facile, un po’ più felice“. La speranza è che il film possa realmente lasciare, specialmente nei più giovani, riflessioni di questo genere e portare ad un mondo in cui indossare dei pantaloni rosa non è motivo di scandalo.

GUARDA ANCHE: Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, ecco il videoclip di “Canta Ancora” di Arisa

Il ragazzo dai pantaloni rosa, la storia vera dietro al film

Il ragazzo dai pantaloni rosa, la storia vera dietro al film

Dopo la presentazione al Giffoni Film Festival e alla Festa di Roma, nell’ambito di Alice nella Città, Il ragazzo dai pantaloni rosa è pronto per arrivare in sala, dal 7 novembre con Eagle Pictures, preceduto da una serie di proiezioni per le scuole che mirano a diffondere nella maniera più accurata e “educativa” possibile il messaggio del film.

Ma di cosa parla Il ragazzo dai pantaloni rosa e come mai viene proiettato per le scuole?

Il film racconta la drammatica storia vera di Andrea Spezzacatena, l’adolescente che decise di togliersi la vita perché vittima di bullismo a scuola. Fu il primo caso del genere in Italia che portò al suicidio di un minorenne: per questo è importante che il film arrivi a quante più persone possibile, giovani ma non solo, poiché la testimonianza e la rappresentazione di una storia così ingiusta possano diventare strumenti di sensibilizzazione, affinché non ci siano più ragazzi che vengano trattati come è stato trattato Andrea. Soprattutto affinché chi si trova nella situazione di Andrea non si senta più così tanto solo da non avere intorno persone a cui chiedere aiuto.

La storia vera

Il film, diretto da Margherita Ferri, racconta di Andrea, l’adolescente vittima di bullismo. Basato sul libro Andrea, Oltre il Pantalone Rosa, edito da Graus e scritto dalla mamma del ragazzo, Teresa, il film ci accompagna nella vita di un ragazzino sensibile, con una madre e un padre presenti e attenti, che tuttavia non sono riusciti a proteggere il figlio dal dolore e dalla paura. Per questo, adesso Teresa ha dedicato la sua vita a raccontare la storia del figlio, per aiutare altri ragazzi e i loro genitori a non sentirsi soli.

Cosa significano i “pantaloni rosa”?

Secondo le storia raccontata prima nel libro e poi nel film, un giorno Andrea si presentò a scuola con dei pantaloni stinti, erano rossi, ma un lavaggio sbagliato li aveva fatti diventare rosa. Questa scelta di indossare comunque i pantaloni per andare a scuola aveva generato grande ilarità e commenti pungenti da parte dei compagni che arrivarono addirittura a creare una pagina Facebook con quello che è ora il titolo del film. Solo dopo la tragica fine del figlio, che aveva condiviso con lei la password del suo account, Teresa scoprì l’esistenza della pagina diffamatoria, identificata poi come il primo scalino di una parabola discendente di dolore e solitudine che Andrea cominciò a percorrere in solitudine, fino a quel tragico 20 novembre 2012, quando si tolse la vita, poco dopo il suo quindicesimo compleanno.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa – Samuele Carrino – Cortesia di Eagle Pictures

Chi era Andrea Spezzacatena?

Un ragazzo apparentemente solare, Andrea aveva ottimi voti a scuola e un bel rapporto coi genitori. Quando fu trovato senza vita, la famiglia e la comunità rimasero doppiamente sconvolti, non solo per l’irrimediabilità del gesto, ma anche perché arrivava da un ragazzo che apparentemente sembrava molto sereno. Un mistero, insomma, che trovò una spiegazione solo quando sua madre, dopo la sua morte, entrò nel suo profilo Facebook e ricostruì linferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo, a scuola.

Il film Il ragazzo dai pantaloni rosa

Il film, narrato in prima persona dalla voce di Andrea dallaldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via duscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di parole e di gesti che possono sembrare scherzi innocui, addirittura simpatici, da parte di chi li perpetra con leggerezza.

Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa

Nel cast del film troviamo Claudia Pandolfi nei panni di Teresa Manes, la mamma di Andrea, e Corrado Fortuna che invece interpreta il papà del ragazzo. Il protagonista che dà il volto ad Andrea è il giovane Samuele Carrino, mentre Andrea Arru, volto amatissimo dal pubblico giovane, è Christian, il bullo della scuola. Reduce dal successo di Inside Out 2, in cui presta la voce alla protagonista, Sara Ciocca completa il cast nei panni di Sara, la migliore amica di Andrea.

Arisa per la colonna sonora

A impreziosire di emozione e significato Il ragazzo dai pantaloni rosa c’è Canta Ancora”, canzone inedita che Arisa scrisse per sua madre e che nel film diventa una lettera che Andrea dedica a Teresa. Il brano, che si può ascoltare già nel trailer e accompagna l’uscita del film, fa parte della colonna sonora ufficiale. Diretto dalla regista Margherita Ferri (Zen – Sul ghiaccio sottile prodotto da Biennale College, Bang Bang Baby) e prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto Proia, Il ragazzo dai pantaloni rosa uscirà il 7 novembre distribuito da Eagle Pictures.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, ecco il videoclip di “Canta Ancora” di Arisa

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Dopo la presentazione alla Festa di Roma, per Alice nella Città, Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è pronto a uscire al cinema, il prossimo 20 novembre, con Eagle Pictures. Il film è ispirato alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre del 2012 si tolse la vita dopo aver subito atti di bullismo e cyberbullismo da parte dei compagni di scuola.

In occasione della presentazione al festival capitolino, è astato presentato anche “Canta Ancora”, canzone inedita che Arisa scrisse per sua madre e che nel film diventa una lettera che Andrea dedica alla madre, appunto.

Di seguito, il videoclip ufficiale:

Ad interpretare il ruolo di Teresa Manes, mamma di Andrea, è l’attrice Claudia Pandolfi (Siccità, The Bad Guy), mentre a vestire i panni del padre sarà Corrado Fortuna (Baaria, Anna). Il protagonista che dà il volto ad Andrea è il giovane e talentuoso Samuele Carrino (Il maledetto, Spaccapietre), mentre Andrea Arru (Diari, Eravamo bambini) è Christian – il bullo della scuola – e Sara Ciocca (Blanca, La dea Fortuna) interpreta Sara, la migliore amica di Andrea.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa – Samuele Carrino – Cortesia di Eagle Pictures

Il film diretto dalla regista Margherita Ferri (Zen – Sul ghiaccio sottile prodotto da Biennale College, Bang Bang Baby) e prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto Proia  (Trilogia “Sul più bello”, “Backstage – Dietro le quinte”, “Hotspot- Amore senza rete”, serie tv “Gloria”)uscirà nelle sale il prossimo autunno.

La trama di Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa

Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Andrea, un ragazzo apparentemente solare, aveva ottimi voti a scuola e un ottimo rapporto coi genitori. Il suo gesto fu quindi totalmente inaspettato e rimase senza spiegazione finché sua madre dopo la sua morte è entrata nel suo profilo Facebook e ha ricostruito l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il film, narrato dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via d’uscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di quelle parole e di quei gesti che in apparenza ci possono sembrare innocui.

Il ragazzo con la bicicletta: recensione del film

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Il ragazzo con la bicicletta: recensione del film

I fratelli Dardenne sono di casa a Cannes, dove, a dire la verità, sono anche parecchio coccolati, e anche quest’anno hanno scelto il Festival francese per presentare in Concorso il loro ultimo film Il Ragazzo con la Bicicletta.

In Il ragazzo con la bicicletta Cyril è un bambino rifiutato dal padre che trova insperato (e all’inizio non capito) amore presso una donna, Samantha, che lo accoglie in casa. Come spesso succede, il cinema dei Dardenne non si basa su sofisticate trame, ma sulle immagini e sulle emozioni che restituiscono, attraverso uno stile che richiama il documentario con piani ravvicinati e una macchina molto mobile. Ne Il Ragazzo con la Bicicletta i due registi fanno esattamente quello che è tipico di loro: riescono a raccontare una storia drammatica, struggente, in maniera molto delicata, mostrando per quello che è la realtà le persone, i volti, su tutti quello del giovane protagonista per la prima volta sul grande schermo, Thomas Doret, che interpreta il piccolo Cyril impersonandone perfettamente turbe e dolori inespressi.

Il ragazzo con la bicicletta, il film

La sceneggiatura a tratti però risulta forzata, interrompendo la fluidità del racconto e rivela qualche crepa nella narrazione. Sicuramente le loro scelte artistiche sono ragionate, ma i Dardenne dovrebbero aiutare di più lo spettatore mostrando le ragioni dei personaggi, aiutandolo così anche a seguire con più interesse la vicenda. Come accennato il film resta fedelissimo all’impronta autoriale dei due, soprattutto per quello che riguarda la dinamica padre/figlio, qui esplicata sul doppio rapporto che intercorre tra Cyril e i due adulti che gli ruotano intorno.

Molto vividi i colori che la bella fotografia di Alain Marcoen ci regala, permettendoci di seguire con piacere le lunghe corse di questo ragazzino sempre in sella alla sua bicicletta, sempre di corsa attraverso il piccolo mondo che ha intorno e sempre alla ricerca di quell’amore dal quale scappa, ma che gratuitamente gli verrà offerto. Interessante anche l’uso della musica, rarefatto ma invasivo e fortemente evocativo in punti nevralgici del racconto, a sottolineare l’emozione improvvisa, come una scarica elettrica che colpendo nell’animo il protagonista, colpisce nei sensi anche lo spettatore.

Il ragazzo che vide la fine del mondo: Jake Gyllenhaal

Il ragazzo che vide la fine del mondo: Jake Gyllenhaal

Occhi azzurri e broncio da eterno ragazzino, Jake Gyllenhaal è entrato nell’immaginario collettivo dando corpo a Donnie Darko, il ragazzino un po’ asociale che tra disquisizioni pseudo dotte sul sesso dei puffi e visioni inquietanti ha previsto la fine del mondo nel 2001.

Dopo 10 anni di vita al cinema e dopo aver interpretato numerosi personaggi importanti per la filmografia mondiale a diversi livelli, Jake ritorna al cinema in Source Code, thriller fantascientifico magistralmente diretto da Duncan Jones, lo stesso del semisconosciuto e prodigioso Moon. In Source Code Jake mostra la sua padronanza della scena, seppur claustrofobica, palesando agli occhi dello spettatore che il ruolo del soldato è quello che gli si addice maggiormente, infatti già Sam Mendes nel 2006 ne aveva fatto un marines in Jarhead.

Una vita nel cinema: il nostro giovane Jake nasce in una famiglia inserita nell’ambiente, padre, Stephen Gyllenhaal, regista di origine svedese; madre, Naomi Foner, sceneggiatrice ebraica e newyorkese; ha anche una sorella maggiore, Maggie, splendida attrice cinematografica vista accanto a lui in Donnie Darko, ma anche in Secretary e soprattutto ne Il Cavaliere Oscuro nei panni di Rachel, amica e amata di Bruce Wayne/Batman. Non solo la famiglia ma anche la sua cerchia di amici e (come spesso succede) amori gira intorno ad Hollywood: fidanzato con Kirsten Dunst per due anni, poi con Reese Witherspoon e per un po’ di tempo anche con Taylor Swift; trai suoi migliori amici si contano la bella e più volte compagna di set Anne Hathaway, il compianto Heath Ledger, anche lui collega nel discusso I Segreti di Brokeback Mountain, ma anche il cigno Natalie Portman e i componenti dei Maroon 5.

Il ragazzo che vide la fine del mondo: Jake Gyllenhaal

Il giovane Jake Gyllenhaal Inizia la sua carriera all’età di 5 anni come protagonista nel video della canzone Lay It Down della band rock Ratt, ma il suo vero debutto sul grande schermo avviene nel 1991, all’età di 10 anni, nel film Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche di Ron Underwood. Prima del diploma, l’unico film non diretto dal padre al quale ha potuto partecipare è Josh and S.A.M., un film d’avventura per bambini poco conosciuto. Dopo essersi diplomato alla Harvard-Westlake High School di Los Angeles nel 1998, si iscrive nel 2000 alla Columbia University di New York per seguire un corso di Religioni Orientali e Filosofia, ma dopo due anni abbandona gli studi per concentrarsi sulla sua carriera d’attore.

Il primo ruolo da attore protagonista ci sarà nel 1999 con il film Cielo d’ottobre di Joe Johnston, nel quale interpreta la parte di un figlio di minatori che, colpito dal lancio dello Sputnik, decide di costruire un proprio razzo per lanciarlo nel cosmo. Il film incassa 32 milioni di dollari e Jake riceve commenti molto positivi dalla critica per la sua performance; il ragazzino dallo sguardo imbambolato comincia a farsi notare e presto arriverà l’occasione di una vita: Donnie Darko. La notorietà internazionale e il plauso della critica arrivano infatti nel 2001 grazie al film cult di Richard Kelly. Presentato al Sundance Film Festival il 19 gennaio del 2001, il film non ottiene buoni incassi ma strega una solido gruppo d fan che ne porteranno avanti il ‘mito’ e o faranno diventare un piccolo cult. Elvis Mitcheel, giornalista del New York Times, dice: «La performance di Gyllenhaal è particolarmente inquietante: è probabilmente lontano solamente un paio di grandi ruoli dal diventare una star».

Nello stesso anno incontra Heath Ledger, con il quale partecipa al provino per Moulin Rouge! di Baz Luhrmann. Come sappiamo il ruolo fu poi affidato ad Ewan McGregor, ma Heath e Jake divennero molto amici da allora, tanto che l’attore prematuramente scomparso indicò proprio il nostro Jake quando si trattò di scegliere un padrino per la sua primogenita Matilda, nata dall’unione con Michelle Williams. Dopo Donnie Darko partecipa a diversi film più o meno indipendenti e recita accanto a Jared Leto (attore e front man dei 30 Seconds to Mars), Jennifer Aniston, Susan Sarandon, Dustin Hoffman, oltre a debuttare a teatro accanto a Hayden Christensen e Anna Paquin in This Is Our Youth di Kenneth Lonergan, che rimane in cartellone a Londra per 8 settimane.

Nel 2004, arriva una grande opportunità che purtroppo Jake non riesce a cogliere (non per suo demerito). Infatti Tobey Maguire rimase infortunato durante le riprese di Spider Man 2 e Sam Raimi prende in considerazione Gyllenhaal come sostituto di Tobey. Come sappiamo però Maguire si ristabilisce e Jake può così partecipare al catastrofico The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo, del 2004, lavorando per Roland Emmerich accanto a Emmy Rossum e Dennis Quaid. Jake è Sam, brillante studente in visita a New York per una competizione insieme ad altri suoi compagni di scuola. In città, Sam rimarrà prigioniero nella biblioteca attanagliato dal gelo di una improvvisa, implacabile nuova Era Glaciale.

altMa il 2005 è l’anno del successo planetario: il regista Ang Lee lo sceglie per interpretare Jack Twist, mandriano che scopre l’amore in Ennis Del Mar, interpretato dall’amico Heath Ledger. Il film è I segreti di Brokeback Mountain e la performance dei due attori protagonisti viene acclamata, forse anche per scongiurare accuse varie di omofobia, all’unanimità da critica e pubblico: il film ottiene, infatti, 71 premi e 52 nomination. Il Jack interpretato da Jake è un uomo sensibile e innamorato, che non accetta la ritrosia del suo compagno e vive una vita priva di gioia, sempre in attesa che il suo Ennis faccia qualcosa per potergli stare accanto. Per la sua interpretazione, Gyllenhaal riceve numerosi riconoscimenti tra i quali un premio BAFTA, uno Screen Actors Guild, in entrambi i casi nella categoria di “miglior attore non protagonista” e un MTV Movie Award nella categoria “miglior bacio” con il collega Heath Ledger. Sempre nella categoria “Oscar al miglior attore non protagonista” riceve una candidatura al Premio Oscar.

È in questo film che Jake incontra anche Anne Hathaway, che interpreta Lureen Newsome, ricca e un po’ rozza texana che sposerà Jack. La coppia Gyllenhaal/Hathaway si è dimostrata vincente anche di recente al cinema, con Amori e altri rimedi, firmata Edward Zwick, dramma travestito da commedia, ridanciano e scollacciato in cui i due giovani attori sono due amanti e fanno bella mostra dei loro corpi belli e giovani. Lo stesso Zwick ha sottolineato: “Eravamo tutti d’accordo nel dare autenticità a questa relazione. Per quanto riguarda la mia esperienza, quando due persone si mettono insieme trascorrono un sacco di tempo a letto. Il letto diventa il loro mondo. Se Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway avessero tenuto le lenzuola fino al mento sarebbe stato ridicolo”. Inoltre i due attori, amanti sul set, sono amici ‘di cucina’: sono soliti scambiarsi consigli e ricette culinarie; i due si sono ritrovati a scambiarsi SMS per qualche consiglio culinario, ma è soprattutto Jake – che è considerato un cuoco provetto, ad Hollywood – ad aiutare la collega, che invece non è particolarmente brava in questo campo. “Lei mi manda messaggi quando ha dei dubbi in materia di cucina” – ha rivelato Gyllenhaal – “L’altra sera Annie mi ha chiesto un consiglio su come fare velocemente il pangrattato, e io le ho scritto tutte le istruzioni, mettendoci 15-20 minuti. E lei mi ha risposto: “Ah sì, ci pensato. Ma non funziona.”

Nel 2005, recita nella pellicola del regista Sam Mendes sulla guerra del Golfo, Jarhead, assieme al cognato Peter Sarsgaard e in Proof – La prova di John Madden, accanto a Gwyneth Paltrow e Anthony Hopkins. Dopo una pausa di due anni, David Fincher lo vuole sul set di Zodiac, film che tratta dell’omonimo serial killer statunitense, mai catturato. Gyllenhaal interpreta Robert Graysmith, vignettista fanatico di parole crociate e rebus, che insieme all’ispettore David Toschi (Mark Ruffalo) ed al giornalista disfattista e alcolizzato Paul Avery (Robert Downey Jr.) proveranno a dare la caccia al serial killer Zodiac. Il ritmo dilatato del film di Fincher da ampio spazio alla prova attoriale di Jake che si mostra all’altezza del regista e dei suoi illustri colleghi.

Sempre nel 2007 esce Rendition – Detenzione illegale di Gavin Hood, accanto a Reese Witherspoon, Meryl Streep e di nuovo Peter Sarsgaard. Ma presta anche la voce al cortometraggio d’animazione The Man Who Walked Between the Towers di Michael Sporn, in cui commenta l’impresa dell’acrobata francese Philippe Petit che, il 7 agosto 1974, camminò su una fune da una Torre Gemella all’altra, venendo poi “condannato” ad esibirsi al Central Park davanti ad un pubblico di bambini. La stessa storia viene raccontata nel bellissimo documentario premio Oscar Man on Wire, presentato in anteprima mondiale al Festival di Roma del 2008.

Dal 6 luglio 2006 è tra i 120 nuovi invitati a far parte della Academy, con diritto di voto per le assegnazioni degli Oscar. La sua nomina, come le altre, è stata ufficializzata il 20 settembre 2006 nel corso di una cerimonia tenutasi al Fairbanks Center for Motion Picture Study di Beverly Hills. Considerato un sex symbol nel mondo dello spettacolo, nel 2006 viene confermata la sua posizione dalla rivista People che lo piazza nella classifica “50 Most Beautiful People” e in quella di “Hottest Bachelors of 2006”, ma Jake in realtà si contraddistingue proprio per la differenza tra la sua prestanza fisica, che si nota soprattutto in Prince of Persia del 2008, e il suo viso, da eterno ragazzo.

Del 2008 sono Brothers, film di Jim Sheridan, con l’amica Natalie Portman e l’ex ‘rivale’ Tobey Maguire, e Prince of Persia: Le sabbie del Tempo, film tratto dell’omonimo videogioco, in cui Gyllenhaal interpreta il principe Dastan, accanto a Gemma Artenton. Per questo ruolo Jake si è dovuto allenare molto, costruendosi una fisicità che prima non aveva affatto in modo da poter fare il più possibile a meno di controfigura e stun. Il 4 febbraio 2011 esce in Italia Amore & altri rimedi, di cui abbiamo già parlato e per la quale Jake ha ricevuto una candidatura ai Golden Globes.

E’ attualmente in fase di post produzione Nailed, commedia romantica che vede Jake Gyllenhaal recitare accanto di Jessica Biel e James Marsden. Nel film una giovane cameriera di una piccola città, in seguito ad un incidente, subisce sbalzi di comportamento. A Washington un giovane senatore la prende sotto la sua ala protettrice, ma l’amore ci metterà lo zampino. Alla regia il ritrovato David O. Russel reduce dal successo del suo The Fighter. Source Code, nelle sale italiane dal 29 aprile, aprirà il prossimo Southwest Film Festival.

Molto legato alla sua famiglia, ha più volte dichiarato di essere di fede ebraica, religione professata dalla madre e, all’età di 13 anni, ha celebrato il suo Bar mitzvah. Jake Gyllenhaal, come gli altri membri della sua famiglia, è impegnato in numerosi progetti che promuovono la cultura, l’educazione, i diritti umani, la non-violenza e la difesa dell’ambiente. È sostenitore dell’ACLU (Unione Americana per le Libertà Civili), dell’associazione Not in Our Name che promuove un patriottismo pacifico, e del College Summit, un’organizzazione no-profit che aiuta, anche economicamente, l’ingresso al college degli studenti poco abbienti. Nel 2004 ha partecipato alla campagna elettorale di John Kerry, candidato democratico alla presidenza USA. In occasione della 78ª Notte degli Oscar, si è recato al Kodak Theater di Los Angeles su una macchina che produce l’80% in meno di emissioni inquinanti, aderendo con vari altri candidati e presentatori all’iniziativa Red Carpet, Green Cars. L’attore, inoltre, sostiene le attività della CarbonNeutral Company in difesa dell’ambiente, e nel 2010 è entrato a far parte della campagna Stand Up To Cancer insieme ad altre star di Hollywood.

CURIOSITA’

  • Madrina di Jake è l’attrice Jamie Lee Curtis, mentre il suo padrino è Paul Newman. Il fascinoso attore dagli occhi di ghiaccio, che è un grande appassionato di motori, ha dato a Jake le prime lezioni di guida.
  • Jake Gyllenhaal ha rivelato che suo cognato Peter Sarsgaard gli ha fatto conoscere la comodità di correre a piedi nudi, o quasi. Jake infatti ha detto che non indossa normali scarpe da ginnastica, perchè le trova scomode, e preferisce quelle con una suola molto sottile, che gli garantiscono comodità e al tempo stesso gli impediscono di farsi male quando corre in città.
  • Il buio oltre la siepe è il libro preferito di Jake Gyllenhaal, tanto che l’attore ha chiamato i suoi due cani Boo e Atticus, come due personaggi principali del romanzo di Harper Lee.
  • Uno dei docenti di Jake Gyllenhaal ai tempi in cui frequentava la Columbia University, era Robert Thurman, padre di Uma Thurman.
  • Jake è inoltre discendente di Johan Abraham Gyllenhaal, geologo e mineralogista, uno dei membri della famiglia nobile svedese dei Gyllenhaal. Il cognome Gyllenhaal, in svedese, potrebbe significare “salone d’oro”.

Il Ragazzo che diventerà Re, recensione del film di Joe Cornish

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Il Ragazzo che diventerà Re, recensione del film di Joe Cornish

Il mito di Excalibur ha dato vita a una filmografia incredibile, nel corso degli anni, dal classico d’animazione La spada nella roccia, a film e serie tv sulle leggende di Merlino e Artù, fino anche alla parodia all’italiana con Superfantozzi, e con Il Ragazzo che diventerà Re, il mito si fonde con il cinema d’avventura e regala al giovane pubblico una nuova versione dei fatti.

Il film racconta di Alex, nuovo Artù, che si trova ad affrontare il male incarnato dalla strega Morgana, affiancato dai suoi cavalieri e da una stramba versione di Merlino. Un racconto ingenuo e tutto in superficie, senza sottotesti ma forse un invito a permettere ai più giovani di godersi la storia, l’avventura, con toni giocosi e con ottime scene d’azione.

Joe Cornish, autore della regia e della sceneggiatura, smaschera da subito la sua intenzione: il prologo in animazione, recitato in rima in voice over ricorda le pagine dei grossi toni intarsiati che aprivano alcune delle fiabe Disney più famose (La spada nella roccia e La bella addormentata, per esempio). Il regista ci indica da subito il pubblico di destinazione del film.

Oltre alla mitologia che ne fornisce il contenuto, Il Ragazzo che diventerà Re deve il suo tono e il suo stile a quel filone di cinema per ragazzi fiorito negli anni ’80 e che è stato un po’ abbandonato di recente. Quel cinema si avvaleva di giovanissimi protagonisti e storie avventurose e si faceva portatore di valori quali l’amicizia e il coraggio, tutto declinato in chiave umoristica.

In questo senso, il film si fa perfetto erede di titoli come Stand By Me o I Goonies, e, seppure non si tratta di un prodotto memorabile, riesce comunque a porsi con grazia di fronte al suo pubblico. Per Cornish i giovani sono il futuro, giovani che devono ereditare un mondo distrutto e rimetterlo in piedi usando le proprie forze e il proprio animo puro. Come fa Alex nel film e come dovranno fare i giovani del nostro mondo, ai quali la generazione dei padri lo ha consegnato inquinato, diviso, arrabbiato.

Che siano i valori della cavalleria a guidare le gesta di chi ci governerà domani? In maniera schietta e onesta, Joe Cornish sembra augurarsi proprio questo.

Trailer de Il Ragazzo che diventerà Re

https://www.youtube.com/watch?v=sMQ3RbYbp-4

Il ragazzo che diventerà re, il nuovo promo del film di Joe Cornish

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È stato diffuso un nuovo spot tv de Il ragazzo che diventerà re, il nuovo film per ragazzi che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Joe Cornish (regista di Attack the Block e sceneggiatore di Ant-Man).

Ecco il nuovo spot ricco d’azione:

https://www.youtube.com/watch?v=sMQ3RbYbp-4

Nel cast del film ci sono: Louis Ashbourne Serkis, Rebecca Ferguson, Tom Taylor, Patrick Stewart.

Il ragazzo che diventerà re, il film diretto da Joe Cornish, vede protagonista il giovane Alex (Louis Ashbourne Serkis), uno studente inglese di 12 anni che scopre la mitica spada di Excalibur. Da quel momento la sua vita cambia per sempre: i problemi di ogni giorno diventano insignificanti. Con la più potente spada nella storia nelle sue mani, Alex diventa il protagonista di un’epica avventura in compagnia dei suoi amici costretti a fare i conti con Morgana (Rebecca Ferguson), decisa a distruggere il mondo.

In questa moderna versione della leggenda di Re Artù, a interpretare il mago Merlino è Patrick Stewart.

Il racconto di un sogno – Ritorno a Twin Peaks, di Ilaria Mainardi

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Is it the future or is it the past? Con David Lynch non ne siamo mai certi: i bordi si sfumano, le maglie si allargano, lo spaziotempo e ogni sua logica esplodono in un Big Bang di intuizioni e suggestioni. Raccontare tale caos primigenio come se fosse un sogno è l’obiettivo di questa disamina del terzo capitolo dell’iconico Twin Peaks, una lettura metaforica che ne esplora il simbolismo con l’ausilio della critica cinematografica e della filosofia, della religione e della psicologia. Provando a fare ordine, a comprenderlo quanto più possibile senza

annullarne del tutto il mistero. Perché forse è proprio lì, nella sua perturbante indeterminatezza, che si annida il fascino visionario del regista di Missoula.

BIOGRAFIA. Ilaria Mainardi risiede a Pisa, sua città d’origine. Qui ha visto maturare l’amore per il cinema, scrutato col rispetto e la sospensione incredula che si deve a ciò che è al tempo stesso familiare e misterioso. Con Les Flâneurs Edizioni ha pubblicato il romanzo La quarta dimensione del tempo (2020). Collabora con il sito di critica cinematografica www.spietati.it.

Il Racconto dei Racconto: le favolose foto dietro le quinte del film

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E’ ormai uscito da due settimane il film Il Racconto dei Racconto di Matteo Garrone e nonostante sia uscito senza premi da Cannes 2015, oggi vi sveliamo le favolose foto del dietro le quinte del film:

LEGGI ANCHE: Matteo Garrone presenta Il racconto dei racconti

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 Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: SALMA HAYEKVINCENT CASSELTOBY JONES e JOHN C. REILLY, con SHIRLEY HENDERSONHAYLEY CARMICHAELBEBE CAVESTACY MARTINCHRISTIAN LEESJONAH LEESGUILLAUME DELAUNAY, con la partecipazione di ALBA ROHRWACHER e MASSIMO CECCHERINI.

«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne “Il racconto dei racconti” descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave».

La sceneggiatura del film è firmata dallo stesso MATTEO GARRONE con EDOARDO ALBINATIUGO CHITI e MASSIMO GAUDIOSO; la fotografia è di PETER SUSCHITZKY, storico collaboratore di David Cronenberg, le musiche del premio Oscar ALEXANDRE DESPLAT (alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality), il montaggio di MARCO SPOLETINI, le scenografie di DIMITRI CAPUANI e i costumi di MASSIMO CANTINI PARRINI.

Il racconto dei raccontiIL RACCONTO DEI RACCONTI è prodotto da MATTEO GARRONEJEREMY THOMASJEAN e ANNE-LAURE LABADIE: una co-produzione ARCHIMEDE e LE PACTE, con RAI CINEMA, e con RECORDED PICTURES, con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO – DIREZIONE GENERALE CINEMA e di EURIMAGESAPULIA FILM COMMISSION e REGIONE LAZIO – FONDO REGIONALE PER L’AUDIOVISIVO, in associazione con, ai sensi delle norme sul tax credit, GAMENETBANCA POPOLARE DI VICENZA, MORATO PANE, AMER, GRUPPO BARLETTA, CINEFINANCE. Executive Producers: ALESSIO LAZZARESCHIPETER WATSONNICKI HATTINGH,ANNE SHEEHANSHERYL CROWN.

Il racconto dei racconti: Trailer ufficiale del film di Garrone

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Il racconto dei racconti: Trailer ufficiale del film di Garrone

Guarda il Trailer ufficiale del film in concorso al Festival di Cannes 2015, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone.

Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: SALMA HAYEKVINCENT CASSELTOBY JONES e JOHN C. REILLY, con SHIRLEY HENDERSONHAYLEY CARMICHAELBEBE CAVESTACY MARTINCHRISTIAN LEESJONAH LEESGUILLAUME DELAUNAY, con la partecipazione di ALBA ROHRWACHER e MASSIMO CECCHERINI.

«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne “Il racconto dei racconti” descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave».

La sceneggiatura del film è firmata dallo stesso MATTEO GARRONE con EDOARDO ALBINATIUGO CHITI e MASSIMO GAUDIOSO; la fotografia è di PETER SUSCHITZKY, storico collaboratore di David Cronenberg, le musiche del premio Oscar ALEXANDRE DESPLAT (alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality), il montaggio di MARCO SPOLETINI, le scenografie di DIMITRI CAPUANI e i costumi di MASSIMO CANTINI PARRINI.

Il racconto dei raccontiIL RACCONTO DEI RACCONTI è prodotto da MATTEO GARRONEJEREMY THOMASJEAN e ANNE-LAURE LABADIE: una co-produzione ARCHIMEDE e LE PACTE, con RAI CINEMA, e con RECORDED PICTURES, con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO – DIREZIONE GENERALE CINEMA e di EURIMAGESAPULIA FILM COMMISSION e REGIONE LAZIO – FONDO REGIONALE PER L’AUDIOVISIVO, in associazione con, ai sensi delle norme sul tax credit, GAMENETBANCA POPOLARE DI VICENZA, MORATO PANE, AMER, GRUPPO BARLETTA, CINEFINANCE. Executive Producers: ALESSIO LAZZARESCHIPETER WATSONNICKI HATTINGH,ANNE SHEEHANSHERYL CROWN.

Il racconto dei racconti: recensione del film di Matteo Garrone

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Il racconto dei racconti: recensione del film di Matteo Garrone

La fiaba per bambini che incontra il racconto macabro e grottesco per gli adulti e si trasforma in immagini piene di colore e di luce. Il racconto dei racconti di Matteo Garrone porta sul grande schermo una fiaba antica, nata nella letteratura del ‘600 napoletano e approdata poi, in innumerevoli variazioni, nei racconti di tutto il mondo.

Tre storie si dipanano in Il racconto dei racconti, toccandosi senza intrecciarsi: la prima racconta di una regina che non riesce ad avere un figlio; la seconda di un re, che non ha occhi che per sua figlia, fino a che non adotta una pulce come fosse un animale domestico; la terza storia racconta un re che viene travolto dal desiderio nei confronti di una donna della quale ha sentito solo la voce.

Scegliendo un linguaggio che gli appartiene ma spersonalizzando il suo caratteristico stile di ripresa, Matteo Garrone arriva finalmente al genere che aveva corteggiato dagli inizi della sua carriera, il fantasy puro. In questo film si esplicita infatti la sua vena, sempre accennata, tipicamente fantastica, con tanto di mostri, castelli, magia e incantesimi.

In un tempo sospeso e in un luogo incantato, che non è altri che il magnifico che esiste davvero in Italia, Garrone riesce a trasportare lo spettatore in un mondo parallelo, in cui, attraverso un linguaggio a cui il moderno non è più abituato, i desideri viscerali si palesano in mille aspetti dello stesso profondo impulso primordiale, il desiderio.

Vincent Cassel

La trasformazione, il mostruoso, che spesso abbiamo visto nei film del regista romano, passano tutti attraverso il corpo umano, ma soprattutto attraverso un grande senso della vita, dell’impulso alla sopravvivenza e alla realizzazione del proprio essere. Il comparto tecnico è senza dubbio fondamentale per la realizzazione dell’atmosfera fiabesca del film, con una quantità massiccia di riferimenti pittorici, cari alla formazione di Matteo.

Il racconto dei racconti mostra tuttavia i suoi limiti in un adattamento dall’originale che pur affascinando non riesce a dare una mano uniforme a tutta la storia, peccando di inadeguatezza forse proprio perchè di fronte a un testo di partenza, quello di Basile, che presenta complessità e riferimenti fuori dalla portata del nostro tempo.

Bebe Cave e Guillaume Delaunay

Dettagli a parte, Garrone dimostra di essere un grande direttore d’orchestra, che alla sua prima prova generale non sbaglia intonazione, pur non lasciandosi andare a troppo virtuosismi. Il racconto dei racconti è un lavoro prezioso, tanto più valido perché realizzato nel nostro paese e forse in grado di riportare al cinema un pubblico più bendisposto nei confronti dell’Italia cinematografica.

Tra draghi marini, mostri e orchi, lo spettatore si lascia trasportare in un mondo sconosciuto e nuovo, che facendo leva sulle passioni comuni al genere umano, rappresenta per tutti una specie di piccolo ritorno a casa, all’infanzia, a quel tempo in cui i mostri e la magia esistevano davvero.

Il racconto dei racconti

Il racconto dei racconti: primo poster del film di Matteo Garrone

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Ecco il poster de Il racconto dei racconti, il nuovo film diretto da Matteo Garrone e che sarà in concorso al prossimo Festival di Cannes.

il racconto dei racconti

Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: SALMA HAYEKVINCENT CASSELTOBY JONES e JOHN C. REILLY, con SHIRLEY HENDERSONHAYLEY CARMICHAELBEBE CAVESTACY MARTINCHRISTIAN LEESJONAH LEESGUILLAUME DELAUNAY, con la partecipazione di ALBA ROHRWACHER e MASSIMO CECCHERINI.

«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne “Il racconto dei racconti” descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave».

La sceneggiatura del film è firmata dallo stesso MATTEO GARRONE con EDOARDO ALBINATIUGO CHITI e MASSIMO GAUDIOSO; la fotografia è di PETER SUSCHITZKY, storico collaboratore di David Cronenberg, le musiche del premio Oscar ALEXANDRE DESPLAT (alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality), il montaggio di MARCO SPOLETINI, le scenografie di DIMITRI CAPUANI e i costumi di MASSIMO CANTINI PARRINI.

IL RACCONTO DEI RACCONTI è prodotto da MATTEO GARRONEJEREMY THOMASJEAN e ANNE-LAURE LABADIE: una co-produzione ARCHIMEDE e LE PACTE, con RAI CINEMA, e con RECORDED PICTURES, con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO – DIREZIONE GENERALE CINEMA e di EURIMAGESAPULIA FILM COMMISSION e REGIONE LAZIO – FONDO REGIONALE PER L’AUDIOVISIVO, in associazione con, ai sensi delle norme sul tax credit, GAMENETBANCA POPOLARE DI VICENZA, MORATO PANE, AMER, GRUPPO BARLETTA, CINEFINANCE. Executive Producers: ALESSIO LAZZARESCHIPETER WATSONNICKI HATTINGH,ANNE SHEEHANSHERYL CROWN.

Il Racconto dei Racconti: prime immagini del film di Matteo Garrone

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E dopo aver visto le prime immagini di Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino ora tocca a un altro attesissimo film di uno dei più grandi registi italiani: Matteo Garrone. Infatti in un servizio andato in onda durante il TG1 abbiamo potuto vedere le primissime esclusive immagini di Il Racconto dei Racconti, il suo nuovo film in uscita il 14 maggio che verrà presentato presumibilmente al Festival di Cannes che ha sempre avuto per il regista un’attenzione particolare infatti con Gomorra e Reality Garrone ha vinto due volte il Gran Premio della Giuria.

Scritto da Garrone con Edoardo Albinati, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, Il Racconto dei Racconti, liberamente tratto dalla raccolta di fiabe di Giambattista Basile intitolata Lo Cunto de li cunti pubblicata a Napoli tra il 1634 e il 1636, sarà distribuito da 01 Distribution e vanterà nel cast star internazionali del calibro di Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John C. Reill, oltre alla partecipazione di Alba Rohrwacher e altri attori italiani. La colonna sonora è firmata dal premio Oscar Alexandre Desplat.

Un vero e proprio trailer uscirà nelle prossime ore, ma se proprio non riuscite ad attendere, e vi capiamo, potete cliccare QUI per visionare il servizio del TG1. Buona visione.

Fonte: TG1

 

Il racconto dei racconti: nuove clip del film di Matteo Garrone

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Il racconto dei racconti: nuove clip del film di Matteo Garrone

Ecco le clip in italiano tratte da Il racconto dei racconti, il film di Matteo Garrone in concorso al Festival di Cannes con protagonisti Salma Hayek, Vincent Cassel e Toby Jones.

LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE DEL FILM

Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: SALMA HAYEKVINCENT CASSELTOBY JONES e JOHN C. REILLY, con SHIRLEY HENDERSONHAYLEY CARMICHAELBEBE CAVESTACY MARTINCHRISTIAN LEESJONAH LEESGUILLAUME DELAUNAY, con la partecipazione di ALBA ROHRWACHER e MASSIMO CECCHERINI.

«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne “Il racconto dei racconti” descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave».

Stacy Martin
Stacy Martin

La sceneggiatura del film è firmata dallo stesso MATTEO GARRONE con EDOARDO ALBINATIUGO CHITI e MASSIMO GAUDIOSO; la fotografia è di PETER SUSCHITZKY, storico collaboratore di David Cronenberg, le musiche del premio Oscar ALEXANDRE DESPLAT (alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality), il montaggio di MARCO SPOLETINI, le scenografie di DIMITRI CAPUANI e i costumi di MASSIMO CANTINI PARRINI.

Il racconto dei racconti - Salma Hayek e John C. Reilly
Il racconto dei racconti – Salma Hayek e John C. Reilly

IL RACCONTO DEI RACCONTI è prodotto da MATTEO GARRONEJEREMY THOMASJEAN e ANNE-LAURE LABADIE: una co-produzione ARCHIMEDE e LE PACTE, con RAI CINEMA, e con RECORDED PICTURES, con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO – DIREZIONE GENERALE CINEMA e di EURIMAGESAPULIA FILM COMMISSION e REGIONE LAZIO – FONDO REGIONALE PER L’AUDIOVISIVO, in associazione con, ai sensi delle norme sul tax credit, GAMENETBANCA POPOLARE DI VICENZA, MORATO PANE, AMER, GRUPPO BARLETTA, CINEFINANCE. Executive Producers: ALESSIO LAZZARESCHIPETER WATSONNICKI HATTINGH,ANNE SHEEHANSHERYL CROWN.

Il racconto dei racconti: le spettacolari foto del film di Matteo Garrone

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Mentre cresce l’attesa per il debutto al Festival di Cannes 2015, oggi arrivano nuove spettacolari foto de Il racconto dei racconti, il nuovo film di Matteo Garrone:

LEGGI ANCHE: Matteo Garrone presenta Il racconto dei racconti

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Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: SALMA HAYEKVINCENT CASSELTOBY JONES e JOHN C. REILLY, con SHIRLEY HENDERSONHAYLEY CARMICHAELBEBE CAVESTACY MARTINCHRISTIAN LEESJONAH LEESGUILLAUME DELAUNAY, con la partecipazione di ALBA ROHRWACHER e MASSIMO CECCHERINI.

«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne “Il racconto dei racconti” descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave».

La sceneggiatura del film è firmata dallo stesso MATTEO GARRONE con EDOARDO ALBINATIUGO CHITI e MASSIMO GAUDIOSO; la fotografia è di PETER SUSCHITZKY, storico collaboratore di David Cronenberg, le musiche del premio Oscar ALEXANDRE DESPLAT (alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality), il montaggio di MARCO SPOLETINI, le scenografie di DIMITRI CAPUANI e i costumi di MASSIMO CANTINI PARRINI.

Il racconto dei raccontiIL RACCONTO DEI RACCONTI è prodotto da MATTEO GARRONEJEREMY THOMASJEAN e ANNE-LAURE LABADIE: una co-produzione ARCHIMEDE e LE PACTE, con RAI CINEMA, e con RECORDED PICTURES, con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO – DIREZIONE GENERALE CINEMA e di EURIMAGESAPULIA FILM COMMISSION e REGIONE LAZIO – FONDO REGIONALE PER L’AUDIOVISIVO, in associazione con, ai sensi delle norme sul tax credit, GAMENETBANCA POPOLARE DI VICENZA, MORATO PANE, AMER, GRUPPO BARLETTA, CINEFINANCE. Executive Producers: ALESSIO LAZZARESCHIPETER WATSONNICKI HATTINGH,ANNE SHEEHANSHERYL CROWN.

Il Racconto dei Racconti: le magie di Leonardo Cruciano e Makinarium

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Il nuovo film di Matteo GarroneIl Racconto dei Racconti è ancora in programmazione nelle sale d’Italia e oggi ne parliamo con Leonardo Cruciano, supervisor SFX del film e co-fondatore di Makinarium (società che ha curato gli effetti del film) e ad Angelo Poggi, Business Development Manager di Makinarium.

Come sei arrivato fino a Garrone, o come lui è arrivato fino a te?

L.C.: Ho conosciuto Matteo Garrone ai tempi di Reality: allora avevamo realizzato qualche piccolo effetto per il film ma, istintivamente, abbiamo subito instaurato un rapporto creativo molto stimolante. Garrone, oltre a essere un regista già affermato, è anche stato un pittore, cosa che traspare in ogni suo film; io invece, oltre che artigiano degli effetti speciali, porto avanti le mie ricerche da illustratore. E così, tra disegni e racconti, abbiamo iniziato un bel dialogo. Da subito ci siamo accorti di avere caratteri diversissimi, ma l’empatia creatasi, la sincronia, ci hanno portato a condividere delle visioni.

Qual è stato il processo per la creazione delle creature?

L.C.: Garrone aveva in mente di realizzare esplicitamente una favola, in tutta la sua essenza di racconto primordiale; anche negli altri suoi film ne esistevano le componenti, ma questa volta, anche visivamente, la pittoricità di un mondo magico di castelli e creature doveva andare in scena con tutto lo sporco, la matericità, la carne del “vero”. Così mi ha coinvolto al concept delle creature, poi alla loro messa in scena; ho iniziato quindi a studiare come adattare le soluzioni di effetti Speciali ed effetti Visivi alla narrazione e al suo stile di regia, così unico, cercando di non penalizzarlo nel compromesso con le loro dinamiche.

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Oltre ai mostri veri e propri, quale altro aspetto della realizzazione del film è stato particolarmente interessante o difficile?

L.C.: La sfida vera non è mai stata il drago, o la pulce, o le creature; che si trattasse di paesaggi in matte painting o trucchi prostetici su attori, avevamo una buona pianificazione per risolvere qualsiasi problema, in un modo o nell’altro. Credo invece che la sfida sia stata proprio mantenere la loro coerenza visiva senza che si scollassero dal film.

Come si è sviluppata la collaborazione con la CGI? Dove finisce il tuo lavoro e comincia il loro?

L.C.: Abbiamo messo su un sistema creativo basato sulla visione unitaria, una factory integrata di effetti visivi e fisici: Special Make-up, Props Making, Mechanical, Animatronics, 3D Set Scanning, Visual Effects. Molti effetti erano piuttosto complicati data la delicata cifra stilistica che dovevamo mantenere.

Secondo me l’unica maniera per riuscirci era creare un gruppo unico, un’unica visione più vicina possibile a quella del suo autore, Garrone, calibrando e variando le soluzioni tecniche di Sfx e Vfx con il crescere del progetto.

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Il film di Garrone a oggi rappresenta un unicum con un budget così alto. Che prospettive ci sono per una replica dello stesso calibro in Italia?

A.P.: Le prospettive non sono entusiasmanti, infatti stiamo guardando al mercato internazionale. A Cannes abbiamo presentato la nostra società alle maggiori case di produzione americane con risultati molto incoraggianti e ci siamo posti come un gruppo che può anche coprodurre, andare oltre il service, e gestire la produzione esecutiva totale di progetti stranieri che ben si sposano con le location italiane. L’obiettivo è diventare un riferimento internazionale non solo per gli Stati Uniti ma anche per altri mercati molto importanti come quello asiatico. Noi portiamo il nostro stile autentico, la nostra visione originale dell’illusione ottica e diamo la possibilità a ogni produzione di personalizzare l’effetto visivo, dando così un’interpretazione e mood diverso per ogni film, evitando quell’appiattimento sugli effetti visivi che si è notato in questi ultimi anni, a parte qualche grande progetto.

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Che cosa bolle nei pentoloni della tua officina? Cosa farai adesso?

L.C.: Makinarium è coinvolta in diversi film, serie europee e hollywoodiane, solo con uno o due reparti realizzativi per volta; magari in uno siamo presenti solo con lo special make-up, in un altro con il props making e in altri con il Vfx, come accade ora per Ben Hur, Zoolander 2 e il nuovo film di Daniele Luchetti.

A.P. Il nostro programma prevede nei prossimi mesi l’ampliamento dell’organico di Makinarium, lavorando a una maggiore strutturazione aziendale per affrontare le sfide internazionali; il trasferimento nella nuova sede dei Cinecittà Studios; l’esportazione del nostro brand e modello di business (Formazione – Produzione – Innovazione), fondato sull’altissima qualità artistica dei creativi italiani, nei rigogliosi mercati asiatici e del middle east che, nonostante la diffusa percezione di pessimismo che si vive nel nostro paese, vedono l’Italia come un concentrato di eccellenze da cui apprendere e imparare.

Il Racconto dei Racconti: Intervista al VFX Supervisor Bruno Albi Marini

In ESCLUSIVA Cinefilos.it ha intervistato Bruno Albi Marini il supervisore degli effetti visivi che ha reso possibile , insieme ad altre eccellenze italiane, la realizzazione de Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone, film in concorso che durante la sua proiezione al Festival di Cannes ha raccolto numerosi consensi tra critica internazionale e pubblico.

Ha una lunghissima carriera piena di titoli molto diversi tra loro, com’è stato l’approccio al lavoro con Matteo Garrone e come, in base agli effetti, sono state girate le scene?

Ho conosciuto Matteo lavorando per il film Reality. Lavorare con lui è una bella sfida per chi fa il nostro mestiere, perché è un regista che della realtà ama le imperfezioni, le sporcature, le casualità mentre il digitale nasce perfetto, pulito e preordinato. Bisogna quindi abbandonare tutto quello che rappresenta il digitale dichiarato e fine a se stesso e mettersi completamente al servizio del film.
E’ vero che anche io, e mi rendo conto di quanto  sia paradossale per un supervisore vfx, ritengo che il digitale vada usato lo stretto indispensabile, che sia talvolta “un male necessario” nel cinema, e che non debba mai prevaricare in maniera prepotente le immagini, ma la nostra formazione visiva resta comunque molto distante.
Mi piace comunque pensare che siano proprio le piccole differenze fra i nostri mondi che ci hanno permesso di arricchirci reciprocamente e di creare un risultato interessante e in qualche maniera inedito.
Per quel che riguarda le scene del film direi che si possono suddividere in due macroaree: le scene girate in location reali e le scene girate interamente in teatro (Drago, Pipistrella e Crepaccio Gravine).
Se da un certo punto di vista è vero che quelle girate in teatro sono state le più complesse come post produzione,  è anche vero che avevamo un environment ideale con green a 360°. In esterni invece abbiamo spesso faticato di più per allestire ed organizzare,  tecnicamente parlando, la scena sul set (green marker etc).

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Effetti speciali e effetti visivi sono due componenti diverse e importantissime di un film, che spesso vengono confuse. Dov’è il confine tra il suo lavoro e quello di Leonardo Cruciano che ha curato gli effetti speciali del film?

E’ una domanda a cui mi fa piacere rispondere perché spesso in Italia si fa confusione fra le due categorie. Gli effetti speciali sono effetti meccanici e prostetici realizzati direttamente sul set per simulare tutto quello che non è riproducibile utilizzando la realtà.
Gli effetti visivi, pur avendo lo stesso scopo, sono invece realizzati in post produzione digitale mediante l’utilizzo del computer.  Uno dei grandi equivoci italiani è quello che queste due tecniche siano un alternativa, mentre In realtà per un risultato ottimale è necessario l’utilizzo di entrambe senza alcuna prevaricazione dell’una sull’altra, anzi sfruttando i punti di forza di entrambe.
La collaborazione fra me e Leonardo Cruciano (va sottolineato che nel progetto in questione oltre ad aver curato gli sfx è anche supervisore artistico ed ideatore di tutte le creature) che va avanti ormai da molti anni, nasce proprio da questo presupposto, ed è confluita, grazie anche a questo film, nella creazione del gruppo Makinarium insieme a Nicola Sganga  (Vfx Supervisor) e ad Angelo Poggi  (Business Development Manager).

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Il racconto dei racconti

Ma vorrei fare un esempio pratico. La pulce gigante (che si vede anche nel Trailer) è stata interamente realizzata come creatura fisica in dimensione reale.
Al suo interno era presente una puppetteer (Antonia D’amore) ed era anche animata mediante tecniche animatroniche. Alcuni movimenti che però risultavano difficili da realizzare meccanicamente (respiri rantoli etc.) sono stati successivamente implementati in digitale, così come in post produzione abbiamo lavorato anche sulla resa fotografica della pelle.
Lo scopo era quello di avere un risultato finale che fosse troppo fisico per essere digitale e troppo complesso per essere meccanico e di conseguenza riuscisse a spiazzare e meravigliare lo spettatore.
Per chiudere l’argomento vorrei fare una battuta. Molti stanno scrivendo che il film funziona bene perché c’è poco digitale mentre in realtà noi sappiamo che ci sono circa 300 shot lavorati in vfx. Questo al contempo per noi è il miglior complimento ed anche la più grande condanna.
In sostanza quando fai questo mestiere la cosa migliore che ti possa capitare è che nessuno si accorga di te. E’ per questo motivo che ironicamente abbiamo ribattezzato il nostro gruppo di lavoro: “Invisibili”.

Andiamo sullo specifico, nella scena della grotta in cui Jonah è aggredito dal pipistrello, quali sono state le sfide più difficili?

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Le prime complessità che ha presentato la scena sono state di tipo pratico. C’era uno stuntman all’interno della creatura (David Ambrosi), la visibilità sotto la maschera era ridotta, faceva un gran caldo e gli spazi nella grotta erano molto stretti, quindi la recitazione è stata estremamente complessa.  In post produzione abbiamo scurito molto l’ambientazione per rendere il look molto più “caravaggesco” e la creatura più minacciosa. In alcune inquadrature la creatura è stata sostituita in digitale oppure parzialmente integrata, è stata anche modificata la struttura della grotta per rendere più credibile il disagio del mostro nell’inseguimento. Inoltre ci sono state da rimuovere le gambe dell’attore visto che la creatura non aveva forma antropomorfa nella metà inferiore, e sono stati aggiunti i bulbi oculari, poichè durante la post produzione è emerso che la creatura non aveva abbastanza espressività senza. Molto di questa scena si deve al lavoro di Dennis Cabella e Marcello Ercole.
Discorso a parte va fatto per il finale della scena invece. Era una situazione molto delicata e l’ho seguita personalmente in ogni sua fase. Non voglio svelare troppo ma la sfida più grande è stata trovare il giusto compromesso fra fisicità e pittoricità. In questo senso importantissimi sono stati i confronti continui con il regista grazie ai quali speriamo di essere riusciti a trovare la giusta strada e di aver dato il giusto peso evocativo, magico e pittorico a quel momento così importante nel film. Fondamentale in questa fase è stato il lavoro di Gabriele Chiapponi che si è occupato di tutte le simulazioni fisiche e particellari.

Per la scena del drago all’inizio del film, le foto di scena ci hanno fatto supporre che l’acqua sia stata realizzata in digitale. È corretto? Se sì, quanto è stato difficile?


Il racconto dei racconti concept 3Comincerei  dicendo che per questa scena è stato fatto un mastodontico lavoro dal gruppo degli SFX della Makinarium. E’ stato realizzato un drago animatronico lungo quasi 10 mt, perfettamente credibile e semovente.
Inizialmente si era pensato di realizzare l’intera scena in un environment subacqueo. Le difficoltà ed i costi sul set sarebbero però stati enormi  ed anche tecnicamente la realizzazione dell’animatronica del Drago dovedo funzionare sott’acqua sarebbe stata ancor più complessa e costosa. Inoltre avremmo avuto un controllo estetico molto minore in fase di post produzione.
Abbiamo quindi deciso, daccordo con Nicola Sganga, di girare l’intera scena in studio e di ricostruire successivamente l’environment sottomarino.
Il look dela scena è cambiato molto dai primi concept. In principio l’ambientazione doveva essere molto più nitida, descrittiva e pittorica, ma successivamente ho sentito l’esigenza di proporre a Matteo un look molto più torbido ed angosciante, dove lo spazio diventava un concetto relativo e la solitudine e l’angoscia del re venivano emotivamente sottolineate dalla scarsa visibilità. Il Regista si è dimostrato entusiasta di questa scelta estetica e l’ha sposata fino alla fine.
Ci siamo in un certo senso ispirati alla scena in cui i due gemelli giocano sott’acqua nel lago (girata davvero in una piscina alle terme) che appariva molto suggestiva. 
Al di la di tutto questo in alcuni shot il drago è stato completamente sostituito o parzialmente integrato  (pinne, branchie) con un modello 3D perché doveva svolgere azioni altrimenti impossibili con l’animatronica. La cosa interessante di questo approccio è che il Drago reale aiuta a rendere più credibile quello digitale e viceversa.
Inoltre sono state inserite nuvole di sabbia digitale per dare la sensazione di un fondo sabbioso che reagisse ai movimenti di attore e creatura.
Importantissimo in questa scena l’apporto del gruppo di lavoro costituito da Matteo Petricone e Claudia Coppa, coadiuvati dal reparto 3D (Luigi Nappa, Alessandro Contenta, Gian Paolo Fragale, Andrea Salvatori)
Quindi rispondendo a proposito della difficoltà posso dire che il lavoro di post produzione ha avuto un grado di difficoltà elevatissimo a fronte di una notevole semplificazione delle cose sul set.

Per la realizzazione dei campi larghi, quanto c’è di reale, di green screen e di fondali dipinti (se sono stati usati)?

kMG_8903_bstage-Il-racconto-dei-raccontiDividerei la lavorazione sui fondali in tre aree principali.
– Ripulitura di location reali da contaminazioni moderne, sostituzioni di cieli ed adattamento alle esigenze registiche
– Realizzazione da zero di fondali miscelando varie fotografie di paesaggi,tecniche di 3D e compositing. In questa fase è stato fondamentale il lavoro di Amedeo Califano coadiuvato dai Matte Painte Artists  Tommaso Ragnisco e Giorgio Iovino
– Discorso a parte farei per la scena del Crepaccio Gravine (quella con l’orco sulla fune). Quella scena costituita da quasi 60 inquadrature è interamente girata in teatro con  due piccoli speroni di roccia e una corda. Tutto il resto del mondo è stato immaginato, ricostruito ed allestito in digitale, sempre sfruttando però immagini e fotografie reali, grazie anche al prezioso lavoro svolto da Luca Bellano aiutato da Sara Ciceroni e Korinne Cammarano.  E’ stato un lavoro enorme. Li chiamavamo il Team Ninja ed è un nome che si sono meritati davvero sul campo!

Poster

Qualcuno ha detto che per quanto è fatto bene, il film sembra americano. Noi invece abbiamo notato che il film ha una pasta vivida, carnale e realistica, molto lontana dai prodotti patinati made in USA, e proprio per questo di valore ancora maggiore. Un magnifico prodotto italiano, fatto in Italia, che non imita l’estero, ma crea, strizzando l’occhio al passato, il nuovo linguaggio della fiaba al cinema. Quanto è stato importante per gli effetti visivi l’esigenza, espressa da Garrone stesso in conferenza, di creare qualcosa di fantastico che sfociasse nel reale?

E’ un osservazione giustissima e sono contento di avere la possibilità di rispondere. Non abbiamo mai preso come modello le megaproduzioni americane, e non perché non volessimo metterci in competizione con loro o per motivi di budget differenti,  ma proprio perché il nostro gusto estetico ed espressivo era differente.
I nostri modelli di riferimento sono stati alcuni film di Guillermo Del Toro, alcuni aspetti della trilogia del Signore degli Anelli e, come già osservato da Garrone, in parte Games of Thrones. 
Volevamo la pasta lo sporco e la fisicità del mondo reale ma non volevamo, al contempo, rimanere schiacciati da questa scelta. Per questo partendo dalla realtà ci siamo poi presi alcune licenze estetiche. Lo scopo era insomma che ogni “quadro” fosse interessante come immagine e contemporaneamente non troppo distante dalla realtà.
Speriamo che il pubblico apprezzi e percepisca in maniera positiva gli sforzi fatti in questa direzione.

A parte Matteo Garrone, qual è il regista italiano a cui deve di più e con cui lavorerebbe di nuovo volentieri?
Ne vorrei citare due in particolare.
Stefano-BessoniIl primo è Stefano Bessoni, un creativo con la C maiuscola che meriterebbe di trovare molto più spazio di quello che gli conceda la macchina produttiva cinematografica italiana. Ho lavorato con lui per “Imago Mortis”, un progetto visivamente interessantissimo, e successivamente per “Krokodyle”. “Imago Mortis  è stata fra l’altro la prima occasione in cui ho conosciuto Leonardo Cruciano e si potrebbe dire che il nostro sistema di lavorazione con effetti integrati sia nato grazie a Bessoni.
L’altro è Renato De Maria. Ho lavorato recentemente con lui all’interessantissimo e visionario “La Vita Oscena”. Un regista di cui ricordo l’enorme entusiasmo, il gusto artistico e il grande rispetto per la professionalità altrui. Inoltre il suo film essendo un film molto surreale, mi ha permesso per una volta di abbandonare i tecnicismi e di dedicarmi quasi esclusivamente all’aspetto artistico. E’ stato un lavoro più simile alla video-arte che non ai classici vfx per il cinema e, personalmente, è stato anche per me un modo per avvicinarmi al mondo artistico pop che ha portato in Italia mio zio, l’indimenticato gallerista napoletano Lucio Amelio.

Permettetemi di chiudere citando le restanti persone che hanno lavorato ai vfx ma che non sono riuscito a citare nell’articolo in quanto non direttamente coinvolte nelle scene prese in esame:  Miriam Pavese, Giuseppe Motta, Rita Torchetti,  Gianluca De Pasquale, Ubaldo Boni, Alessandro Rullo, Davide Cutrone, Andrea Schiavone, Soryn Voicu. Ci tengo molto a citarli tutti perché sono loro che hanno permesso con il loro amore e la loro dedizione di realizzare questa piccola impresa.

Il logo della Makinarium è una nave volante con dei misteriosi ingranaggi al suo interno.  Mi piace pensare che ognuno di questi ragazzi sia stato uno di quegli ingranaggi. Noi supervisori abbiamo indicato la rotta da seguire ma se anche un singolo ingranaggio non avesse funzionato questo nave non sarebbe arrivata a destinazione.

Il Racconto dei Racconti: concept del film di Matteo Garrone

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Il Racconto dei Racconti: concept del film di Matteo Garrone

Mentre cresce l’attesa per la proiezione ufficiale al Festiva di Cannes 2015 del fantasy Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone oggi vi segnaliamo i primi concept art del film, realizzati da Leonardo CrucianoMakinarium.

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Ambientato in diverse regioni d’Italia, tra paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, il film – girato in inglese – si avvale di un cast internazionale: SALMA HAYEKVINCENT CASSELTOBY JONES e JOHN C. REILLY, con SHIRLEY HENDERSONHAYLEY CARMICHAELBEBE CAVESTACY MARTINCHRISTIAN LEESJONAH LEESGUILLAUME DELAUNAY, con la partecipazione di ALBA ROHRWACHER e MASSIMO CECCHERINI.

«Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – spiega Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne “Il racconto dei racconti” descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave».

La sceneggiatura del film è firmata dallo stesso MATTEO GARRONE con EDOARDO ALBINATIUGO CHITI e MASSIMO GAUDIOSO; la fotografia è di PETER SUSCHITZKY, storico collaboratore di David Cronenberg, le musiche del premio Oscar ALEXANDRE DESPLAT (alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality), il montaggio di MARCO SPOLETINI, le scenografie di DIMITRI CAPUANI e i costumi di MASSIMO CANTINI PARRINI.

Il racconto dei raccontiIL RACCONTO DEI RACCONTI è prodotto da MATTEO GARRONEJEREMY THOMASJEAN e ANNE-LAURE LABADIE: una co-produzione ARCHIMEDE e LE PACTE, con RAI CINEMA, e con RECORDED PICTURES, con il sostegno del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO – DIREZIONE GENERALE CINEMA e di EURIMAGESAPULIA FILM COMMISSION e REGIONE LAZIO – FONDO REGIONALE PER L’AUDIOVISIVO, in associazione con, ai sensi delle norme sul tax credit, GAMENETBANCA POPOLARE DI VICENZA, MORATO PANE, AMER, GRUPPO BARLETTA, CINEFINANCE. Executive Producers: ALESSIO LAZZARESCHIPETER WATSONNICKI HATTINGH,ANNE SHEEHANSHERYL CROWN.

Il racconto dei racconti: al via le riprese del film di Garrone con Salma Hayek

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Il racconto dei racconti-film-fotoIniziano oggi le riprese di Il racconto dei racconti (Tale of Tales), il nuovo film di Matteo Garrone (due volte vincitore del Gran Prix a Cannes, nel 2008 per Gomorra e nel 2011 per Reality). Il film è coprodotto da Archimede s.r.l. e Le Pacte insieme a Jeremy Thomas per Recorded Picture 
e con Rai Cinema
Il progetto ha ottenuto il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e di EurimagesHanWay Films si occuperà delle vendite internazionali.

Girato in lingua inglese, il film avrà per protagonisti star internazionali del calibro di Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e John C. Reilly, insieme alla partecipazione di Alba Rohrwacher e altri attori italiani. Il direttore della fotografia è Peter Suschitzky, considerato fra i più talentuosi del cinema contemporaneo e storico collaboratore di David Cronenberg. La colonna sonora sarà composta da Alexandre Desplat, sei volte nominato all’Oscar, alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Reality. Le riprese, che dureranno circa quattro mesi, interesseranno diverse regioni d’Italia, mostrando paesaggi misteriosi e luoghi tuttora segreti, fra castelli, ville e giardini ancora sconosciuti.

Il soggetto del film è ispirato e liberamente tratto da Lo Cunto de li cunti di Giambattista Basile, geniale autore napoletano del XVII secolo le cui fiabe sono universalmente riconosciute come antesignane di tutta la letteratura fiabesca dei secoli successivi. Il progetto, al cui sviluppo ha partecipato lo stesso Matteo Garrone, collaborando alla scrittura del soggetto e della sceneggiatura insieme a Edoardo Albinati, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, si propone come un grande affresco in chiave fantastica del periodo barocco, raccontato attraverso le storie di tre regni e dei loro rispettivi sovrani.

Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile – afferma Garrone – perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica. Le storie raccontate ne Il racconto dei racconti descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave.

Il racconto dei racconti: 10 cose che non sai sul film di Garrone

Il racconto dei racconti, che è stato il primo film di Matteo Garrone girato in lingua inglese, si divide in tre fiabe tratte dalla raccolta Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, nota anche come Pentamerone. Garrone è stato il primo, in Italia, a voler adattare quest’opera, andando incontro a tutte le difficoltà del caso, tra cui cercare di rendere moderne delle fiabe scritte nella prima metà nel 1600 di carattere medievale.

Ecco dieci cose che, forse, non sapevate su Il racconto dei racconti.

Il racconto dei racconti: curiosità

1. Il racconto dei racconti ha ricreato un quadro. Quando Viola, nella fiaba della Pulce, suona la chitarra e canta una canzone, i suoi abiti, i capelli, la chitarra e tutto quello che appare nella scena, ricorda un famoso dipinto di Jan Vermeer, La suonatrice di chitarra.

2. Il racconto dei racconti doveva avere una scena più dinamica. La scena in cui il re di Selvascura combatte con il drago marino, doveva essere molto più dinamica, ma Matteo Garrone è dovuto ricorrere ad alcuni espedienti (come il punto di vista del re) perché il drago si ruppe mentre lo si stava mostrando al figlio di Garrone e ad alcuni suoi compagni di scuola.

3. Il racconto dei racconti è stato realizzato su alcuni film. Matteo Garrone ha confessato che per realizzare Il racconto dei racconti, si è ispirato alle estetiche del Casanova di Federico Fellini, de L’Armata Brancaleone di Mario Monicelli e di Uccellacci e Uccellini di Pier Paolo Pasolini. Ma non solo: ha dichiarato di essersi ispirato anche alla serie Il Trono di Spade.

Il racconto dei racconti libro

4. Il racconto dei racconti è un adattamento. Il film di Matteo Garrone è un adattamento cinematografico di Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille, una raccolta di 50 fiabe scritte da Giambattista Basile tra il 1634 e il 1636 a Napoli. Su modello del Decameron di Boccaccio, la fiabe vengono raccontate da 10 novellatrici nell’arco di 5 giorni. La cornica narrativa costituisce il primo racconto e con l’ultimo si ritorna alla vicenda principale. Da questa raccolta hanno attinto Charles Perrault e i Fratelli Grimm per fiabe come Il gatto con gli stivali, Cenerentola o La bella addormentata nel bosco. I toni della raccolta di Basile sono fiabeschi e popolari, con caratteristiche da novella medievale, destinata ad un pubblico di adulti, data la complessità delle tematiche.

Il racconto dei racconti: locations

5. Il racconto dei racconti è stato girato in Italia. Matteo Garrone, per girare Il racconto dei racconti, ha deciso di girare il centro e il sud Italia, alla ricerca di luoghi che potessero servire come sfondi per il suo film fantastico, per dare un senso reale di magia e di fascinazione, come se si fosse realmente dentro ad una fiaba. Il castello di Donnafugata si trova in Sicilia, a 15 km da Ragusa: questo castello medioevale è in stile neogotico, acquistato dal comune di Ragusa nel 1982, che si è occupato di restaurare e aprire al pubblico. Quello di Donnafugata è il castello della regina di Selvascura, contraddistinto dal labirinto in pietra a secco, dove il personaggio di Salma Hayek insegue il figlio Elias. Le Gole dell’Alcantara, che si trovano nei pressi di Taormina, fanno da cornice a John C. Reilly e al suo personaggio che va alla ricerca del drago marino e del suo cuore che, cotto da una vergine, può far restare incinta la moglie.

6. Il racconto dei racconti si è sviluppato anche tra Lazio e Puglia. In alcune scene realizzate con il re di Roccaforte, interpretato da Vincent Cassel, è stata usata come location il Bosco del Sasseto nell’alto Lazio, vicino ad Acquapendente. Il bosco ha la particolarità di avere maestosi alberi secolari, rami contorti, muschi e tutto quello che si possa desiderare per ambientare una fiaba. In Puglia, invece, si sono svolte le riprese della storia del Re di Altomonte. Per questa fiaba è stato utilizzato il castello-fortezza ottagonale di Castel del Monte, fatto costruire da Federico II. Oltre a questo, si è usato come location anche il castello di Gioia del Colle, situato in provincia di Bari. Ma non è tutto: il castello di Sammezzato, vicino Firenze, è stato usato per le scene in cui Cassel interpreta il re di Roccaforte, mentre il paesino di Cave è stato usato per fare da borgo alla due sorelle anziane che vogliono tornare giovani.

Il racconto dei racconti: significato

7. Il racconto dei racconti è ricco di significati. Il colore rosso domina visivamente tutte e tre le fiabe, dando rilievo, con forza, al sentimento della passione e dell’ossessione. Adulti che non sanno mettere un freno alle proprie ossessione, cercando di limitare le passioni delle nuove generazioni. Ossessioni che si pagano a caro prezzo, trovando la morte, abbandonando una figlia al proprio destino, tornando alla paura di invecchiare. Ossessioni che, però, non riguardano solo il momento del racconto ma che sono attuali, presenti nel qui ed ora, scopi per i quali si sacrificherebbe qualsiasi cosa.

8. In Il racconto dei racconti gli adulti sono deboli. Garrone mette in scena le debolezze dell’animo umano; adulti, per i quali non esiste pietà né moralità. Totalmente opposti ai loro figli, che colgono una passione, affrontano coraggiosamente il mondo dei grandi facendo valere le loro giuste ragioni e facendo apparire i grandi grotteschi nella loro pomposità.

9. Il racconto dei racconti racconta le ossessioni odierne. Le tematiche selezionate da Garrone e successivamente elaborate, non fanno altro che esplicitare una cerca modernità tematica: la paura di invecchiare, di non procreare e di perdere il proprio figlio, la paura di restare solo. Le fiabe costringono i personaggi a subire delle metamorfosi non indifferenti, includendoli in un percorso di crescita.

Il racconto dei racconti: streaming

10. Il racconto dei racconti è disponibile in streaming. Per chi volesse rivedere il film di Matteo Garrone, è possibile guardarlo in streaming sulla piattaforma Chili.

Fonte: IMDb

Il Racconto dei Racconti nel lavoro di Makinarium: intervista a Leonardo Cruciano

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Il Racconto dei Racconti - concept 3Arriva oggi, su Sky Cinema, Il Racconto dei Racconti, ultimo film di Matteo Garrone, vincitore di sei David di Donatello, tra cui miglior regia e, ovviamente per chi ha già avuto modo di vedere il film, migliori effetti digitali. La magia e l’incanto dei racconti del ‘600 di Giambattista Basile narrati nel film sono state portate sul grande schermo da Makinarium, la nuova frontiera italiana degli effetti speciali. Abbiamo avuto modo di parlare con Leonardo Cruciano, trai principali fautori di questa realtà straordinaria, tutta italiana e protesa all’estero, per esportare una visione, un lavoro artigianale e creativo unico nel suo genere. Ecco cosa ci ha raccontato.

Riesci a definire in poche parole l’immane lavoro svolto per Il Racconto dei Racconti?

LC: “Per il mio lavoro, Il Racconto dei Racconti è un’opera molto significativa, mostra quello che è l’obiettivo di Makinarioum perché combina la parte di design, progettazione, pratica e digitale, e crea qualcosa che non esiste. Quel mondo che vedete nel film è anche mio perché mostra qualcosa che ho contribuito concretamente a creare”.

Gli effetti speciali e visivi del film sono stati premiati con il David di Donatello. Quanto e come cambia il lavoro dopo un premio così prestigioso?

LC: “Non ho mai pensato che un premio potesse valere qualcosa. Non credevo potesse aiutare e ho sempre puntato tutto sul lavoro fatto bene, sulla qualità del compito svolto giorno dopo giorno. Ora che però ci sono cascato posso dire che è più bello. È il riconoscimento del lavoro di 100 persone, di tutta la Makinarium, si riconosce così la bontà di un lavoro anche a livello istituzionale. Se continuiamo a dircelo solo tra noi che siamo bravi alla fine conta poco ed è come se il mondo non ci capisse.”

Il film è uscito in USA il 22 aprile e arriverà anche nel Regno Unito il 17 giugno, oltre a essere stato distribuito in Francia, Spagna, ma anche nel mercato Asiatico e nel resto d’Europa. Cosa cambia da un punto di vista professionale quando un lavoro del genere è visto così tanto in così tanti Paesi?

LC: “Lavorativamente parlando il riscontro è stato immediato, la ricaduta professionale istantanea. Il tam-tam mediatico, le condivisioni sui social, tutto ha contribuito a far parlare di noi. Ci hanno contattati produzioni europee, dalla Russia, ma anche dall’Asia e dagli Stati Uniti. Si sono rivolti a noi per la ricerca nel nostro lavoro, perché il risultato è qualcosa di mai visto, molto distante dal lavori in CGI che siamo abituati a vedere e che vengono dal mercato americano. La differenza si vede. Con il nostro budget, che per noi è stato davvero importante, negli Usa fanno B-Movie come Sharknado direttamente per l’home video, per noi invece è stata un’operazione enorme, da kolossal.”

Il Racconto dei Racconti concept art

Durante la promozione del film, Garrone ha più volte ribadito la responsabilità che sentiva dovendo gestire, per Il Racconto dei Racconti, un budget per lui molto molto importante. Tu hai sentito la stessa responsabilità?

LC: “Per carattere non sento molto l’ansia. Quello che invece avverto come pressione è l’esigenza di creare e coordinare con un’intera squadra, ed è la cosa che mi preme. Sento la pressione dell’organizzazione. Per Matteo il discorso era diverso, il film è frutto di una sua follia, di un investimento anche personale, per questo ha sentito maggiormente la pressione”.

La Makinarium è un unicum nel nostro panorama perché si occupa di effetti integrati, puoi spiegarci meglio cosa vuol dire?

LC: “In realtà nasce tutto dalla mia visione che è anomala anche per questo lavoro. Noi lavoriamo sul practical, sul visual, sull’illusione ottica, non abbiamo limiti nella progettazione e nella creazione dei nostri effetti, e per poterlo fare avevamo bisogno di una squadra che fosse in grado di lavorare con tutti i mezzi possibili, dal digitale agli animatronic, per miscelare tutto e avere l’effetto desiderato. Oltre al lavoro vero e proprio, la cosa bella di questa realtà è proprio il gruppo, le diverse competenze che ognuno mette a disposizione per creare qualcosa, la collaborazione.”

Il Racconto dei Racconti conceptAl momento sei impegnato sul set di Cruel Peter, nuovo film di Christian Bisceglia e Ascanio Malgarini. Che coinvolgimento c’è da parte di Makinarium in questo progetto?

LC: “Si tratta di una fiaba gotica, con i toni del thriller e dell’horror, quindi per noi si tratta di esplorare nuovi generi, ma con Cruel Peter siamo anche di fronte alla nostra nuova anima, perché Makinarium produce anche il film, insieme a TaaDaa e a Rai Cinema, al cui collaborazione testimonia anche un riconoscimento da parte delle istituzioni, una specie di apertura nei confronti di un genere insolito. Il nostro lavoro è quello di ricostruire le scene, l’atmosfera dell’inizio del 1900, a Messina, dopo il terremoto. Il racconto parla di streghe e fantasmi, per cui avremo molto da fare sotto questo punto di vista. Inoltre si tratta di ricreare una realtà che per certi versi è esistita ma nessuno ha mai rappresentato. Stiamo riportando in vita una Sicilia che era, all’inizio del ‘900, ancora centro di scambi e commerci di altri Paesi, dove convergevano anche tradizioni e culti folkloristici stranieri, che in qualche modo sono attecchiti, importanti come si importano le merci con il commercio. Il budget non è quello del Racconto dei Racconti, ma è una bella sfida perché si tratta di trasformare il nostro mondo visivo e virarlo sui toni della fiaba gotica.”


Il tuo lavoro si è sempre mosso anche all’estero e di recente l’Italia è stato il set di molte produzioni internazionali, in quale di queste siete stati chiamati a collaborare?

LC: “La nostra specializzazione ci permette di essere competitivi e bravi a trovarci i lavori. Ovviamente quando siamo chiamati da produzioni importanti abbiamo il ruolo di operai, apportiamo il nostro contributo tecnico, come in Zoolander, dove abbiamo lavorato alle protesi, o nel remake di Ben Hur, dove ci siamo occupati della costruzione delle bighe. Sembra tutto vero, realistico, fino a che non scopri i veri materiali di cui sono fatti gli oggetti di scena. Il nostro lavoro consiste proprio nel far scomparire gli effetti. Abbiamo lavorato anche a Indivisibili di Edoardo De Angelis, una storia che parla di due gemelle siamesi che nella realtà siamesi non sono.”

Il Racconto dei Racconti - concept 1

Castel Del Monte

Il Racconto dei Racconti distribuito in Usa da IFC Films

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Il Racconto dei Racconti distribuito in Usa da IFC Films
Matteo Garrone sul set del film
Matteo Garrone sul set del film

Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone, reduce dal Festival di Cannes e ancora nelle sale italiane, sarà distribuito negli Stati Uniti dalla IFC Films, forte del successo di Boyhood di Richard Linklater, arrivato a un passo dagli Oscar che contano, e dell’acquisizione sulla Croisette 2015 del titolo che ha – seppure tra le polemiche – portato a casa la Palma d’Oro: Dheepan di Jacques Audiard. La IFC Films ha distribuito negli Usa anche La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach4 mesi, 3 settimane, 2 giorni di Cristian Mungiu.

Prende, quindi, slancio il percorso internazionale de Il Racconto dei Racconti, girato in lingua inglese da Matteo Garrone, e che ha tutte le carte in regola per attrarre il pubblico straniero grazie anche alla presenza di interpreti quali Salma Hayek, Vincent CasselJohn C. ReillyToby Jones, Shirley Henderson, Hayley CarmichaelBebe Cave. 

Fonte: Amc Networks

Il Racconto dei Racconti come scintilla di una nuova era

Il Racconto dei Racconti come scintilla di una nuova era

Provate a pensare all’ultima volta che avete visto un film fantasy; un film interamente ambientato in un mondo verosimile ma inesistente popolato di re e regine, draghi e orchi, bestie mitologiche e gigantesche. Mettiamo nel calderone mentale anche le Serie TV, che ormai hanno molto da spartire con il grande schermo, vi torneranno di sicuro svariati titoli alla memoria. Ma cosa succede alzando il livello alla difficoltà quasi estrema? Ovvero: provate a pensare all’ultima volta che avete visto un film fantasy ITALIANO, un prodotto di respiro internazionale che non abbia nulla da invidiare ai più blasonati progetti hollywoodiani.

kMG_8903_bstage-Il-racconto-dei-raccontiNella risposta vi è la grandezza più esplicita de Il Racconto dei Racconti, l’idea con la quale Matteo Garrone è pronto a dare uno strattone violento al nostro cinema da troppo tempo fossilizzato e piatto. A un mercato che ormai produce in serie, con stampini alla Didò, quasi ed esclusivamente commedie di dubbia qualità. Pellicole sempre uguali con i medesimi volti noti e destinate ad un mercato lineare: due, tre settimane al massimo in sala e poi in loop eterno in televisione, su canali anch’essi tutti identici fra loro. Un sistema che ha annientato la nostra gloriosa tradizione di genere, basti ricordare gli spaghetti western di Leone e Corbucci, i polizieschi degli anni 70 con Tomàs Miliàn, il cinema horror di Mario Bava o Ruggero Deodato. Contesti in cui si poteva spingere oltre i confini la fantasia, si poteva osare, divertire e sorprendere il pubblico. Dopo anni di piattume, il terremoto Garrone scuote il terreno come un tappeto impolverato e guarda nostalgicamente al passato, all’allegoria, alla fiaba, alle origini del cinema stesso, pur essendo allo stesso tempo proiettato al futuro come nessun altro, in Patria, abbia fatto negli ultimi anni. Un passato arcaico e fittizio che risplende nella meraviglia narrativa, nel rigore stilistico del film, ma dov’è il futuro?

È nei mezzi, nelle nuove maestranze digitali, nel “pensiero quadrimensionale” che trasforma pareti verdi in mondi lontanissimi. L’universo degli effetti visivi che in Italia vive ancora underground senza riuscire ad esplodere in modo costante, mentre all’estero è pane quotidiano (basta andare anche in Francia, senza oltrepassare l’oceano). E non pensate sia questione di impreparazione, di mancanza di mezzi o personale tecnico, esistono decine di studi nostrani giovani e dinamici capaci di realizzare su schermo cose straordinarie, il problema è che nessun produttore offre loro possibilità concrete. Il massimo utilizzo di queste tecniche nel nostro cinema, per ora, è fondamentalmente correttivo: microfoni da cancellare, sfondi da modificare, elementi da spostare, folle da moltiplicare. Come essere alla guida di una Ferrari e rimanere incastrati nel traffico della Tuscolana a Roma, mentre gli altri viaggiano su autostrade internazionali esenti da limiti di velocità.

Il Racconto dei Racconti è un tassello fondamentale del nostro panorama attuale perché finalmente è un passo diverso, probabilmente verso la giusta direzione. Un passo verso la competitività, la speranza di un nuovo corso, di un’intera nuova era digitale e senza limiti creativi. Ovviamente la strada verso la maturità è ancora lunga, le prove generali si portano dietro anche difetti fisiologici da migliorare. Le produzioni, non essendo abituate ad affrontare prodotti colossali da costruire per gran parte su computer, rischiano ora di sbagliare i tempi, di affrettare eccessivamente i lavori e compiere qualche errore. Non tutti gli effetti visivi del nuovo lavoro garroniano sono credibili e bene mescolati nel contesto (si veda la resa di alcune bestie come la pulce che cresce…). È però un prezzo necessario da pagare, è l’imperfezione dei prologhi, è il neonato da lavare con ancora il cordone ombelicale attaccato. Si può soltanto migliorare affrontando ulteriori sfide del medesimo genere, ed è un’opportunità che in questo preciso momento storico ed economico il nostro Paese non può farsi scappare. Una nuova vita da allevare in un mondo ormai sterile, un po’ alla Cuaròn e I Figli degli Uomini, l’ultima speranza prima della (vera) disperazione.

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