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Che vuoi che sia è il nuovo film di Edoardo Leo

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Si intitolerà Che vuoi che sia il prossimo film diretto e interpretato da Edoardo Leo. La pellicola prodotta da Warner Bros Italia insieme IIF Italian International Film, a avrà come protagonisti Edoardo Leo, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Marina Massironi, Massimo Wertmüller, Bebo Storti. Le riprese sono iniziate nella seconda settimana da Giugno a Milano.

Che vuoi che sia  il nuovo film di Edoardo Leo

Che vuoi che sia è prodotto da Fulvio Lucisano, Federica Lucisano ed è attualmente in lavorazione.

Che vuoi che sia racconta di una giovane coppia che fa tutto il possibile per guadagnare abbastanza per avere la possibilità di avere un bambino. Finché un giorno hanno un’idea: un crowdfunding web per raccogliere fondi. Così tentano di registrare un video mentre fanno sesso.. per guadagnare più soldi.

Che strano chiamarsi Federico: recensione del film di Ettore Scola

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E’ come una riunione di famiglia, un racconto che sfiora l’autoreferenzialità ma che non può essere che così, perchè qui il soggetto e l’oggetto del racconto, la vita, l’hanno condivisa davvero. Stiamo parlando di Ettore Scola, che si è messo a raccontare, per la gioia di cinefili, innamorati di cinema e italiani orgogliosi, la vita di Federico Fellini, collega, amico e compagno di genialità cinematografica che tutto il mondo continua ad invidiarci.

La vita di Fellini ci viene raccontata per episodi, e Scola è molto attento a non essere didascalico, raccontando principalmente la passione, gli episodi, gli inizi e gli aneddoti che non tutti conoscono ma che lui ha vissuto e condiviso insieme al grande Federico. Registrazioni audio, immagini di repertorio e grandi emozioni fanno di questo documentario/racconto un film poetco, emozionante e forse un pizzico retorico, ma senza dubbio un documento affascinante che racconta non solo la figura di un genio, ma anche un pezzetto di un epoca in cui i giovani potevano sognare e realizzare i propri sogni sullo schermo, in cui Age e Scarpelli erano ancora ghost writer e il 16enne Scola guardava tutti con timida reverenza.Erano gli anni del Marc’Aurelio, la popolare rivista che ha visto passare, dalle stanze della sua redazione, tutte le grandi menti, le penne migliori e gli sguardi più famosi ed eleganti del nostro cinema.

La malinconia, propria del cinema di Scola, di amplifica in un racconto che ci mostra ancora una volta la luminosa meraviglia del cinema che fu, con uno sguardo privato, un po’ intrusivo, ma sempre divertente e allo stesso tempo struggente. Che strano chiamarsi Federico – Scola racconta Fellini è stato presentato Fuori Concorso alla 70esima edizione del Festival del Cinema di Venezia.

Che strano chiamarsi Federico ottime opinioni all’estero

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Che strano chiamarsi Federico Scola racconta FelliniDopo i festival di Venezia e di Toronto giungono da tutto il mondo reazioni entusiaste per Che strano chiamarsi Federico di Ettore Scola. Il quotidiano francese Le Monde definisce il film “un meraviglioso epilogo della Mostra”,  per Variety, la bibbia del cinema americano, il film è “un magico viaggio attraverso la storia e il ricordo”, The Hollywood Reporter, da Toronto,  ne parla come di “un affascinante e originalissimo tributo a Fellini”. Per lo spagnolo El Mundo il film è “brillante, lucido e soprattutto sincero”.

Che strano chiamarsi Federico è prodotto da PayperMoon, Palomar e Istituto Luce Cinecittà  con Rai Cinema e Cinecittà Studios, in collaborazione con Cubovision di Telecom Italia ed è nelle sale italiane dal 12 settembre distribuito da BIM e Luce Cinecittà.

A questo link potere leggere la nostra recensione del documentario.

Che pasticcio Bridget Jones!: tutte le curiosità sul film

Che pasticcio Bridget Jones!: tutte le curiosità sul film

Uscito nel 2001 al cinema, il film Il diario di Bridget Jones si è imposto come una delle commedie romantiche più apprezzate e iconiche del nuovo millennio. Allo stesso tempo, questo titolo consacrò la carriera di Renée Zellweger, la quale ricevette anche una candidatura al premio Oscar come miglior attrice. Con un incasso di oltre 280 milioni di dollari, fu dunque questo un successo straordinario, poi seguito da un altrettanto apprezzato sequel intitolato Che pasticcio Bridget Jones!, uscito in sala nel 2004 per la regia di Beeban Kidron.

Come il primo film, anche questo sequel si basa su un omonimo testo letterario, scritto da Helen Fielding nel 1999. Seguito di Il diario di Bridget Jones, questo nuovo romanzo è in certi tratti liberamente ispirato al romanzo Persuasione di Jane Austen, proprio come il precedente era ispirato a Orgoglio e pregiudizio. Si portano così avanti le vicende dell’amata protagonista, divisa tra il lavoro e una sfera sentimentale quantomai complicata. Pur incassando sensibilmente meno, con totale globale attestato a 265 milioni, anche Che pasticcio Bridget Jones! dimostrò il grande interesse del pubblico nel personaggio e nel modo in cui questo affronta il suo genere di riferimento.

A distanza di anni, infine, è stato realizzato anche un terzo capitolo di quella che è ora a tutti gli effetti una trilogia. Si tratta di Bridget Jones’s Baby, dove la Zellweger riprende il ruolo della protagonista ora alle prese con la genitorialità. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al libro, alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Che pasticcio Bridget Jones!

Il sequel si apre esattamente 6 mesi, 4 giorni e 7 ore dopo il lieto fine del precedente film. Bridget Jones è felicemente fidanzata con Mark Darcy, il quale finisce però per mettere continuamente in imbarazzo, in particolare sul luogo di lavoro. Le sue gaffe, tuttavia, riscuotono un certo successo tra i dirigenti della rete televisiva per cui la donna lavora, finendo con l’ottenere un nuovo importante incarico. Sarà in questa occasione che Bridget si imbatte nuovamente in Daniel Cleaver, il quale le propone una cena per raccontarsi ciò che è cambiato nelle loro vite. Bridget rifiuta, avendo però già un appuntamento con Mark.

Nel momento in cui quest’ultimo svela però un imprevisto dell’ultimo minuto, la donna si sente tradita e delusa. Il suo stato d’animo non migliorerà quando una delle sue amiche pettegole le rivelerà di aver visto Mark in compagnia della bellissima collega Rebecca Giles. Decisa a non lasciarsi trattare in quel modo, Bridget metterà da parte la sua relazione per vedere dove può condurla una storia con l’affascinante Daniel. Naturalmente nulla di buono nascerà da questa volontà e Bridget finirà ben presto con il cacciarsi in un mare di guai. Solo grazie a questi potrà però conoscersi meglio e capire davvero cosa vuole sentimentalmente per sé stessa.

Che pasticcio Bridget Jones film

Che pasticcio Bridget Jones!: il cast del film

Come anticipato, a riprendere il ruolo di Bridget Jones non poteva che esserci Renée Zellweger, dichiaratasi entusiasta di poter esplorare ulteriormente la storia del personaggio. Accanto a lei ritornano anche Colin Firth nei panni di Mark Darcy e Hugh Grant in quelli di Daniel Cleaver. Quest’ultimo personaggio, in realtà, ha un ruolo molto marginale nel libro da cui il film è tratto. Per via della popolarità acquisita con il primo film, però, gli autori decisero di estendere la sua presenza rendendolo nuovamente uno dei protagonisti. Nel panni di Rebecca Giles si ritrova invece l’attrice Jacinda Barrett, mentre Jim Broadbent e Gemma Jones sono i genitori di Bridget, Colin e Pam. Completano il cast Sally Phillips nei panni di Sharon e James Faulkner in quelli dello zio Geoffrey.

Il libro Che pasticcio Bridget Jones!

Nell’adattare le vicende del libro della Fielding, produttori e sceneggiatori si sono assicurati di rimanere quanto più possibile fedeli a questo. Non mancano però alcune significative differenze, al di là dell’estensione del ruolo di Daniel Cleaver. In particolare, è nota l’assenza della fascinazione che la protagonista ha per la versione televisiva della BBC di Orgoglio e Pregiudizio e in particolare per il personaggio che Colin Firth interpreta in questa. Poiché l’attore è già presente nel film nei panni di Mark Darcy, gli sceneggiatori decisero di non generare confusione e semplicemente eliminarono questo passaggio narrativo.

Il trailer di Che pasticcio Bridget Jones! e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Che pasticcio Bridget Jones! grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Infinity+, Now e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 12 marzo alle ore 21:10 sul canale TwentySeven.

Fonte: IMDb

Che fine ha fatto Bernadette?: recensione del film di Richard Linklater

Si apre nell’immacolato panorama dei ghiacciai dell’Antartide il nuovo film di Richard Linklater, intitolato Che fine ha fatto Bernadette?, trasposizione dell’omonimo romanzo, e con protagonista assoluta l’attrice premio Oscar Cate Blanchett. Un luogo, quello mostrato in apertura, che si rivelerà fondamentale per lo sviluppo del personaggio. Nel silenzio e nel candore di un luogo così ai confini del mondo, la protagonista avrà modo di perdersi e ritrovarsi, portando a compimento tanto la storia quanto la metafora che si porta sulle spalle. Sfortunatamente, il nuovo lungometraggio dell’autore di Slacker e Boyhood si rivela essere un prodotto confusionario, trasposizione poco riuscita di un omonimo romanzo evidentemente difficile da riportare in immagini.

La storia è quella di Bernadette Fox (Cate Blanchett), leggenda nel campo dell’architettura ma da tempo ritiratasi a vita privata, e che dietro i grandi occhiali scuri nasconde modi scostanti e un’abrasiva ironia nei confronti del mondo e delle persone. Quando come premio per la pagella perfetta sua figlia Bee chiederà a lei e al padre Elgie un viaggio in Antartide, Bernadette si preparerà come può all’imminente viaggio, che sembra scombussolare la sua routine. Incapace di gestire intoppi e disastri del quotidiano, Bernadette abbandonerà infine i preparativi, facendo perdere le sue tracce. Sarà a quel punto proprio Bee, insieme a suo padre, a dover ricomporre il puzzle e scoprire che fine ha fatto sua madre.

Che fine ha fatto Bernadette?: il film

Un film di Linklater è facilmente riconoscibile per il suo approccio alla storia, ai personaggi, per i temi che animano il racconto e per il suo saperli far emergere con grande spontaneità. Sono caratteristiche queste che, seppur più camuffate rispetto ad altre occasioni, si ritrovano anche in Che fine ha fatto Bernadette?, nuovo film dell’autore texano. Per permettere di entrare nel mondo, e nella testa, di Bernadette, Linklater costruisce una prima parte del film ricca di eccessi, dialoghi, personaggi che si incontrano e scontrano. Li fa muovere senza fornire grandi spiegazioni sul loro passato e sulla loro vera natura. L’effetto è, col senno di poi, funzionale al tema della storia. Partecipando al caos della vita quotidiana della protagonista, anche lo spettatore ne rimane frastornato, ritrovandosi incastrato in quello stesso limbo avvertito da Bernadette, incapace di dar vita a nuovi progetti artistici.

Nel momento in cui tutti questi incastri raggiungono l’apice, ecco che si apre una seconda parte di film dedicata alla ricerca di un nuovo equilibrio, il quale ha inizio con la fuga che genera la domanda del titolo. Fuggire dalla Seattle caotica per la pacifica Antartide diventa così rappresentazione visiva del moto che porta alla possibilità di uscire da una fase stagnante della propria vita, per dare nuovo sfogo alla vena creativa. Una grande metafora nella quale chiunque artista può ritrovarsi, e che stando a quanto affermato dal regista è proprio ciò che lo ha attratto di più del progetto.

Allo stesso tempo, circondata da dispositivi elettronici e dalle ultime trovate della tecnologia, Bernadette sembra trarre un beneficio solo effimero da questi, i quali vengono a sparire dallo schermo nel momento della fuga in Antartide. Tale massiccia presenza, seguita poi da totale assenza, sembra sottolineare ulteriormente come la creazione artistica dipenda esclusivamente da sé stessi, di fatto non potendo delegare tale talento alle intelligenze artificiali che oggi ci circondano, e che sembrano non poter essere di nessun aiuto a riguardo.

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Che fine ha fatto Bernadette? è una trasposizione dal mancato potenziale

Nonostante l’universale e apprezzabile tematica, il film vive tuttavia di una serie di incidenti di percorso che lo rendono probabilmente uno dei lavori meno rilevanti dell’autore. Assegnato a Linklater dalla casa di produzione Annapurna, il film soffre l’adattamento di un romanzo epistolare di difficile riproposizione cinematografica. Ciò si nota in particolare nell’inclusione di una serie di sotto trame che non trovano adeguato approfondimento, finendo con l’apparire elementi superflui e poco incisivi. Tra tutte, quella riguardante i criminali russi è certamente la più evidente.

Benché funzionale alla metafora, lo stesso caos generato nella prima parte del film impedisce la possibilità di entrare facilmente in empatia con la protagonista, che risulta criptica forse troppo a lungo. Nonostante alla sceneggiatura vi sia la mano di Linklater, noto per il suo talento a riguardo, il film appare sbilanciato nella proposizione degli eventi, generando lunghi periodi di vuoto in cui il film sembra non partire mai realmente.

Fortunatamente alla regia vi è Linklater, che pur se non al suo meglio, sa costruire una messa in scena e una gamma di inquadrature e movimenti di macchina mirati a raccontare più di quanto non facciano le parole, che dal canto loro escono senza freni dalle bocche dei personaggi principali. Data la sua presenza, il film riesce in fin dei conti a non cadere nell’anonimato. Nella sua interpretazione di Bernadette, invece, Cate Blanchett si muove, come il film in sé, sul filo del rasoio, a volte eccedendo nella caratterizzazione, altre risultando emotivamente coinvolgente, sempre però con la classe che la contraddistingue.

Difficile negare che Che fine ha fatto Bernadette? sia un mezzo passo falso per Linklater, che negli anni ha incantato con film di ben più alta levatura, e che in questa occasione poco o nulla aggiunge al suo percorso artistico. Nonostante il suo impegno, il film manca di sfoggiare il suo potenziale, rimasto inespresso, dovendosi accontentare di essere una discreta commedia sul processo artistico e la genitorialità.

Che fine ha fatto Bernadette, il nuovo film di Richard Linklater

Che fine ha fatto Bernadette, il nuovo film di Richard Linklater

Dopo il successo di Boyhood e School Of RockRichard Linklater torna in grande stile con Che fine ha fatto Bernadette radunando un cast d’eccezione con il premio Oscar Cate Blanchett, Billy Crudup, Kristen Wiig, Judy Greer e Laurence Fishburne. Tratto dal bestseller di Maria Semple pubblicato in Italia da Rizzoli, il film arriverà al cinema dal 12 Dicembre distribuito da Eagle Pictures.

Che fine ha fatto Bernadette: trailer

Che fine ha fatto Bernadette: trama

In Che fine ha fatto Bernadette Bernadette Fox (Cate Blanchett) è una leggenda nel campo dell’architettura, ma da tempo ha smesso di lavorare e si è ritirata a vita privata. Non è un tipo facile. Dietro i suoi occhialoni da diva si celano modi scostanti e un’abrasiva ironia nei confronti del mondo e delle persone. Un giorno la figlia Bee (Emma Nelson) chiede un viaggio in Antartide come premio per la pagella perfetta. Bernadette si getta eroicamente nei preparativi, ma ormai è consumata dallo sforzo di adattarsi a una vita che non le assomiglia affatto e in cui non si ritrova. Incapace di gestire intoppi e disastri del quotidiano, abbandona i preparativi e asseconda il suo istinto di fuga, scomparendo di punto in bianco e lasciando a suo marito (Billy Crudup) e a sua figlia il compito di raccogliere i cocci. E sarà proprio Bee a iniziare a ricomporre il puzzle per scoprire che fine ha fatto Bernadette…

Che fine ha fatto Bernadette: il film

Il romanzo di Maria Semple Che fine ha fatto Bernadette? ha debuttato nel 2012 e poco dopo è salito in cima alla lista dei best-seller del New York Times, dove è rimasto per oltre un anno. Emozionante, commovente, divertente, il mondo di quella creatura incredibilmente affascinante che è Bernadette Fox, era pronto per un adattamento sul grande schermo, quando Annapurna Pictures e Color Force lo acquisirono nel 2013.

Qualche anno dopo, venne contattato Richard Linklater. Il regista nominato all’Oscar ne rimase immediatamente incuriosito. “È un ritratto davvero complesso di una donna di mezza età particolarmente geniale ma che non pratica la sua arte”, dice. “Ciò che viene dopo è divertente e anche un po’ spaventoso. Per chiunque. È anche un ritratto meravigliosamente complesso di una relazione a lungo termine. Della genitorialità, e degli alti e bassi che la caratterizzano”.

“Stavamo girando un altro film per Annapurna su cui stavamo lavorando da circa otto anni, Tutti vogliono qualcosa, e ci è stato dato questo progetto da leggere”, afferma la produttrice Ginger Sledge, che ha lavorato con Linklater in numerosi film nel corso degli ultimi vent’anni. “Ognuno ha una prospettiva così divertente e diversa su di esso. Penso sia la cosa più bella del film”.

“È un materiale davvero ricco”, afferma Linklater. “I personaggi sono così complessi e belli. Bernadette è una persona affascinante. Una donna forte ovviamente, ma penso che rappresenti molte persone. Sono stato molto attratto dall’idea di un’artista, o di una persona creativa, che per una serie di ragioni smette di creare”.

Anche lui un creativo, Linklater si è potuto identificare con i temi centrali e universali del romanzo. “Mi ha colpito quel tipo di fase stagnante della vita, che è uno dei miei più grandi incubi”, afferma Linklater. “Hai mai sentito questa affermazione: la cosa più pericolosa al mondo è un artista senza lavoro? Ed è vero. È una situazione davvero triste da vivere”.

Linklater ha anche sentito un legame personale con il personaggio di Bernadette. “Penso che mia madre sia una specie di Bernadette”, dice ridendo. “A volte stava lontana dalla famiglia per giorni. Fantastica, ma un po’ strana. Mi sembrava di conoscere già il personaggio”.

Che fine ha fatto Baby Jane? – il film con Bette Davis

Che fine ha fatto Baby Jane? – il film con Bette Davis

Che fine ha fatto Baby Jane? è il film del 1962 diretto da Robert Aldrich e con protagonisti ette Davis, Joan Crawford, Victor Buono.

Jane è una bambina prodigio, che come la famosa Shirley Temple, incanta migliaia di spettatori con i suoi boccoli biondi e la sua vocina. La sorella quasi coetanea Blanche, al suo opposto bruna e introversa, vive nell’ombra del suo successo, subendo il carattere vivace e viziato della famosa sorella.

Crescendo però le cose si invertono. Jane diventa un’attrice mediocre che nessun regista vuole ingaggiare, mentre Blanche è diventata un’autentica star di Hollywood. Anzi, è quest’ultima che cerca di convincere i registi a far lavorare la viziata sorella. Un misterioso incidente d’auto, proprio davanti al cancello della loro casa, rende paralitica Blanche, che è quindi costretta a dipendere da Jane. Le loro sorti si invertono di nuovo. Un thriller drammatico che tiene lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine, tanto da farlo soffrire insieme a Blanche. La pellicola in bianco e nero (stupenda fotografia di Ernest Haller) e le inquadrature (molto vicine alla tecnica televisiva, come i diversi zoom su oggetti chiave delle scene) rendono la storia ancora più emotivamente coinvolgente.

Che fine ha fatto Baby Jane?

Non manca qualche intermezzo divertente – legato alla buffo aspetto del maestro di piano (classico mammone alto e grasso) e della sua mamma – che interrompe brevemente il pathos generato dal film. Le attrici scelte per questo film non potevano che essere Joan Crawford e Bette Davis, realmente in competizione. Ma oltre a questo fattore legato più al gossip, la scelta è ottimale soprattutto per la bravura delle due interpreti, tra le migliori attrici di Hollywood degli anni ’30-’40.

Che fine ha fatto Baby Jane? è un capolavoro che da il là al genere del melodramma horror, più specificamente di un sotto genere cinematografico impietosamente chiamato “horror geriatrico”, per l’uso che fa di vecchie dive mattatrici che trovano pane per i loro denti in ritratti over the top di anziane psicolabili e/o psicopatiche. Eccezionale anche la fotografia di Ernest Haller che, in un suggestivo bianco e nero, riesce a dare al film il fascino visivo necessario e conferire stile ed eleganza a una vicenda dalle tinte molto forti. Oltre alle due dive protagoniste, nel cast brilla un eccezionale Victor Buono, indimenticabile nel ruolo di un viscido impiccione.

Che fine ha fatto Baby Jane? è lungometraggio alquanto insolito per il regista Robert Aldrich (che ha lavorato come aiuto regista con autori come Chaplin, Renoir, Losey), il quale si è fatto notare per una serie di film polemici nei confronti del cinema hollywoodiano. Iniziò con una feroce requisitoria contro Hollywood in Il grande coltello (1954).

La sua visione critica della storia americana e dei suoi valori si espresse inoltre in alcuni film duri e sferzanti come L’ultimo apache (1954), Vera Cruz (1954), Un bacio e una pistola (1955), Prima linea (1956). Il suo cinema di denuncia continuò con in film sulla violenza collettiva con Quella sporca dozzina (1967), proseguì abbracciando l’universo carcerario con Quella sporca ultima meta (1974) per culminare con un pamphlet sui metodi brutali della polizia con I ragazzi del coro (1977), un film questo che gli attirò gli strali dei moderati del suo Paese. Nel 1981 girò l’ultimo film, California Dolls, sul mondo spietato e primitivo del catch.

In fondo, anche Che fine ha fatto Baby Jane?, seppur in una prospettiva thriller, costituisce una critica al Mondo spietato di Hollywood. Che crea miti con la stessa facilità con cui li distrugge, rovinando intere vite.

Per la canzone I’m written a letter to daddy cantata da Baby Jane all’inizio del film si prese spunto da una canzone cantata Marilyn Monroe (che recitò insieme a Bette Davis in Eva contro Eva (1950)) in Facciamo l’amore (1960). Bette Davis recitò nuovamente insieme a Victor Buono e a Wesley Addy due anni dopo in Piano… piano, dolce Carlotta (1964) diretto sempre da Robert Aldrich. La curiosa teenager che abita nella casa accanto alle sorelle Hudson, era in realtà la vera figlia di Bette Davis, Barbara Davis Hyman. Aldrich ha inserito nel film spezzoni di altre pellicole che le due attrici hanno interpretato veramente negli anni trenta: Tormento (1934) con la Crawford; Uomini nello spazio (1933) con la Davis.

Nel 1991 le due sorelle Lynn e Vanessa Redgrave ne hanno interpretato il remake per una produzione televisiva dall’identico titolo: What Ever Happened to Baby Jane?. Nel 2007 la rockband Demonilla ha inciso nel Cd “Evoluzione” un brano ispirato al film, dal titolo “Baby Jane (che fine hai fatto?)”. Esiste una parodia di Totò di questo film intitolata Che fine ha fatto Totò Baby? diretta da Ottavio Alessi e uscita nel 1964.

Che Dio ci aiuti, la Suor Angela di Elena Sofia Ricci ancora protagonista

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La settima stagione di Che Dio ci aiuti sarà in prima serata su Rai 1 dal 12 gennaio, ma i prossimi dieci saranno solo gli ultimi episodi – per ora – di una fiction che dal 2011 accompagna e avvince il pubblico italiano. Grazie anche, e soprattutto, alla Suor Angela di Elena Sofia Ricci, ancora una volta protagonista, nonostante questa sia la stagione del passaggio di testimone, come confermato alla presentazione ufficiale della serie diretta da Francesco Vicario e Isabella Leoni.

Più di una serie, più di una Fiction

“Una carezza per l’anima” secondo Luca Bernabei di Fremantle, che sottolinea l’autoironia e la dolcezza del personaggio principale, una chiave per un prodotto che racconta il mondo dei sentimenti con leggerezza, ma anche profondità. E “qualità”, parola chiave per Maria Pia Ammirati, alla base di “un successo ininterrotto da 12 anni nel quale il pubblico si riconosce” anche per la capacità di intercettare “certe realtà”, di rappresentare una “famiglia nuova, inclusiva, ampia, non più da ‘Mulino Bianco’, ma nella quale tutti i protagonisti sono sullo stesso piano”.

Una “favola, ma non una favoletta”, continua la Direttrice di Rai Fiction, nella quale le suore, “giovanissime e più mature, sagge e imprevedibili”, sono coinvolte in “dinamiche nuove”. Originate spesso da personaggi nuovi, che si mescolano agli inevitabili ritorni di volti noti. Come sottolinea il regista, che presenta i volti nuovi di una stagione nella quale vedremo Suor Angela costretta ad allontanarsi temporaneamente dal Convento degli Angeli Custodi, lasciando un vuoto nel cuore di Azzurra. Novizia, che farà di tutto per farla tornare, e che sarà parecchio impegnata con i personaggi di cui seguiremo (dis)avventure, drammi e nuovi amori.

Novità e conferme di Che Dio ci aiuti 7

Come la Sara Luparini di Federica Pagliaroli, esuberante romana in fuga con la passione per le acconciature e il make-up che, dietro unghie laccate e abiti provocanti, cela un’anima ferita e che nel convento scopre “un Universo della sua vita che non conosceva”, come dice Vicario, che ne anticipa “la storia d’amore molto complicata”. E poi Cate Saltalamacchia e Ludovica Perini, di Ileana D’Ambra ed Emma Valenti, l’una – quasi una “mascotte“, “il personaggio più in difficoltà”, “molto comica, ma ci farà commuovere” – col desiderio di cantare e l’altra con la voglia di diventare un’avvocata di successo e in cerca di un alloggio, entrambe ancora ignare che, forse, quello che sognano non è quello di cui hanno realmente bisogno, e che promettono tutte delle parabole di crescita notevoli.

Con loro, il barista Ettore e il piccolo Elia, oltre ovviamente alla Suor Teresa di Fiorenza Pieri, che il regista definisce “bravissima” nel portare “dinamiche molto divertenti” nel suo essere “antagonista”. Un difficile compito di inserirsi in questo contesto come nuova suora, che lei stessa racconta. “E’ stata come una vestizione, davvero – dice. – Non prendo il posto di nessuno, ma sono un nuovo elemento. Inizialmente antipatica, ma di una rigidità costruita, con una armatura che il mio personaggio mette per ripararsi da quel che ha dovuto affrontate nella vita. Un atteggiamento esteriore, che mi ha divertito costruire”.

Su tutte, senza nulla togliere a nessuno, Francesca Chillemi, la Azzurra Leonardi in Corsi Alla quale “non è stato insegnato a essere amata, e amare, – come ricorda. – Qualcosa che ha scoperto nel convento. Ti scalda il cuore pensare che non tutti nasciamo con le stesse potenzialità, anche dal punto di vista affettivo, e Che dio ci aiuti dà quella speranza, di trovarla e costruirla. Quando hai accanto una famiglia cosi scalmanata è quella che ti fa crescere, ed entrare in quel convento è stato come vincere una lotteria”.

Elena Sofia Ricci: Addio a Suor Angela, o forse no…

“L’amore è il protagonista di questa serie, e il pubblico si è sentito investito di tutto questo amore, è questa la grande forza di Che dio ci aiuti – chiosa Elena Sofia Ricci, che torna sul proprio destino all’interno della produzione. – Una serie che non è facile lasciare dopo qualche anno“. Dice ancora, prima di ringraziare “la Rai, Lux Vide del gruppo Fremantle e chi la scrive, per l’attenzione molto forte al femminile che c’è da tanti anni e per i moltissimi casi di femminile e di ragazze in difficoltà raccontati in una televisione che da sempre dà tanto spazio agli attori e nella quale non è facile trovare tutte queste possibilità di interpretare dei ruoli di donne. E’ importante. Grazie per aver dato voce a tutte queste donne”.

“Ma nella serie viene trattato in maniera meravigliosamente umana anche l’aspetto spirituale” – ricorda l’attrice. – Suor Angela è scorretta, una delle più grandi peccatrici della tv italiana, qualcosa che ce la rende umana e ce l’ha fatta tanto amare, come anche la sua capacità di umanamente relazionarsi con il mistico. Sono memorabili i suoi dialoghi con Cristo, con Dio, che a ogni fine puntata ci gettano nel mare degli interrogativi nel quale annaspiamo tutti i giorni. E che qualche volta ci hanno anche permesso di dare qualche risposta, almeno a vedere le testimonianze del pubblico che spesso ci scrive. Che Dio ci aiuti è un po’ un ansiolitico, in questo senso”.

Inevitabile concludere con il tema caldo di quest’anno, quello che era stato presentato come l’addio della protagonista della serie. “Suor Angela quest’anno ci sarà un pochino meno, è cosa nota – dice la Sofia Ricci. – ma la amo talmente che non so cosa sarà nel futuro, si vedrà…“. Parla di un “rigurgito“, sovrapponendo Suor Angela a sé stessa, quando aggiunge di aver avuto la voglia e il bisogno di tornare “a fare teatro, cui era tanto affezionata da ragazza, quando tra una rapina e un’altra faceva uno spettacolo”. Si parla della sua tournée de La dolce ala della giovinezza. “E’ la quinta donna di Tennessee Williams che porto in scena, ma il teatro è da dove vengo, è la mia passione, che ho lasciato per tanti anni, ma siccome sono una attrice fuori di testa ho bisogno di cambiare. Sono allergica alla ripetitività, per questo passo dal cinema alla tv al teatro, anche come regista, devo continuamente mettermi in discussione, per carattere, alzare l’asticella, crescere, cambiare. Sono una donna molto curiosa, più passano gli anni e più lo divento”. “Da Suor Angela però facevo fatica a separarmi, la amo troppo. Ci ricascavo sempre perché mi è entrata nel cuore. In questa serie ci sarò, la chiuderò, poi vedremo nel futuro cosa sarà. Da me ci si può aspettare un po’ di tutto, vai a sapere… Come diceva mio analista: ‘la parola fine nella vita si può mettere, e togliere”.

Che Dio ci aiuti 8: dal 27 febbraio la nuova stagione

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Che Dio ci aiuti 8: dal 27 febbraio la nuova stagione

Da giovedì 27 febbraio arriva in prima serata su Rai1 per dieci prime serate Che Dio ci aiuti 8. Novità è la parola chiave per l’ottava stagione, tra new entry e graditi inattesi ritorni, Suor Azzurra si troverà di fronte a una nuova sfida: trasferirsi a Roma e impedire la chiusura della casa-famiglia La Casa del Sorriso.

Le viene infatti chiesto di abbandonare la sua missione ad Assisi, nel suo amato Convento degli Angeli Custodi, e di occuparsi delle ragazze ospiti della casa-famiglia nella Capitale che non solo rischia la chiusura, ma ha bisogno della sua energia e del suo cuore. Ad affidarle questo compito è proprio Suor Angela. Dovrà aiutare e sostenere il fin troppo puntiglioso direttore della struttura, Lorenzo Riva, stimato psichiatra sulla quarantina e padre di due figli: Pietro Giulia.  La giovane suora sbaglia, si confonde, combina disastri e continua ad essere segretamente innamorata delle sue borse…  Ma ha una luce negli occhi, e quella luce la trasmette alle ragazze che hanno la fortuna di incontrarla: Cristina, sedicenne incinta, Olly che ha perso il papà a sei anni e da quel momento ha sempre vissuto in casa-famiglia. E infine Melody che fugge da un compagno violento.

Che Dio ci aiuti 8 è diretta da Francesco Vicario. Nel cast al fianco di Francesca Chillemi, nel ruolo dell’ormai amatissima Suor Azzurra, troviamo Giovanni Scifoni (Lorenzo Riva), Bianca Panconi (Melody), Ambrosia Caldarelli (Cristina Vanzini), Tommaso Donadoni (Pietro Riva), Ludovica Ciaschetti (Olly),Giulio Maria Corso (Avvocato Corrado Proietti) e Gaia Bella (Giulia Riva).

Che Dio ci Aiuti 8: cosa aspettarsi dalla nuova stagione

Che Dio ci Aiuti 8: cosa aspettarsi dalla nuova stagione

Quando pensiamo a Che Dio ci Aiuti, fiction Rai di grande successo, il primo volto che ci viene in mente è quello di Elena Sofia Ricci nei panni di Suor Angela. Tuttavia, negli ultimi anni, la suora più iconica della televisione italiana si è fatta da parte per lasciare spazio a una nuova protagonista: Azzurra Leonardi (Francesca Chillemi). Questo passaggio di testimone ha segnato quasi un ricambio generazionale nella fiction, con una protagonista che incarna una nuova fase della storia, pur mantenendo il legame con il passato.

Che Dio ci Aiuti 8: inizia un nuovo ciclo

L’ultima puntata della settima stagione ha determinato l’inizio di una nuova era: Azzurra ha preso i voti, abbracciando pienamente un “incarico” che possiamo definire più che meritato. Il suo personaggio ha vissuto un’evoluzione profonda nel corso del tempo: da ragazza svampita e frivola quale era nelle prime stagioni, a moglie fuori dagli schemi e madre in crisi, fino a suora sui generis, con la chiamata arrivata dopo la perdita del marito Guido.

Già nella settima stagione, Azzurra aveva iniziato a prendere le redini della narrazione, ma in Che Dio ci Aiuti 8, con l’abbandono di Suor Teresa, sarà ufficialmente il personaggio principale della storia, ritrovandola in un nuovo inedito percorso. Non più la novizia con la testa tra le nuvole, ma, come detto, una suora a tutti gli effetti – sempre un po’ eccentrica e distratta – alle prese con nuove responsabilità e ostacoli da superare. E sarà proprio Suor Angela a mandarla in una casa famiglia, la Casa del Sorriso di Roma, dove dovrà gestire situazioni delicate e affrontare, come sempre accade, sfide inaspettate.

Che Dio ci aiuti 8
©Che Dio ci Aiuti Facebook

Azzurra, un personaggio in continua evoluzione

Se si riflette bene, Azzurra è il personaggio che più di tutti ha attraversato un percorso di crescita all’interno della fiction. La sua evoluzione personale l’ha portata a guardarsi dentro e a raggiungere una consapevolezza profonda, in questo caso di natura spirituale. Che Dio ci Aiuti 8 sembra così avere l’intenzione di tracciare la linea di questo suo nuovo traguardo, andando a esplorare l’approccio a quel cambiamento che il pubblico attende da quando la ragazza ha deciso di ha deciso di seguire la sua vocazione religiosa.

Inoltre, in questa stagione sono molte le novità. Se in passato Azzurra si è sempre affidata a qualcuno o ha vissuto nell’ombra di figure di riferimento come Suor Teresa e Suor Angela, adesso sarà lei a portare tutto il peso delle scelte compiute, affrontando una serie di drastici cambiamenti.

Non solo lascerà il Convento degli Angeli Custodi di Assisi, che per lei era ormai casa, per trasferirsi nella Città Eterna, ma si troverà a gestire una casa famiglia – ambiente di cui ha già avuto esperienza durante il suo tirocinio in Che Dio ci Aiuti 4 – in cui sarà chiamata ad occuparsi di ragazzi con storie difficili e problematiche complesse, mettendo alla prova la sua capacità di guida. Questo percorso da una parte forgerà la sua identità di suora, e dall’altra sicuramente permetterà anche di scoprire nuove sfaccettature del suo carattere.

Un nuovo volto per la serie

Anche il cast di Che Dio ci Aiuti 8 porta con sé una ventata di freschezza. Sebbene Elena Sofia Ricci torni in alcuni episodi come guest star, il resto della serie prende una nuova direzione. Già nella settima stagione il pubblico aveva dovuto salutare personaggi storici come Suor Costanza, Suor Angela, Nico, Monica e Ginevra, lasciando spazio a nuove figure all’interno del Convento degli Angeli Custodi.

Ora, con l’ottava stagione, il collegamento con il passato si riduce ulteriormente: Azzurra è l’unico volto rimasto a legare il presente della fiction alle sue origini. Una transizione che segna perciò un nuovo capitolo per Che Dio ci Aiuti, con una veste rinnovata in cui Azzurra si trasforma nella chiave per dare continuità alla storia e mantenere vivo lo spirito della serie.

Che Dio ci aiuti 8 fiction
©Che Dio ci Aiuti Facebook

Che Dio ci Aiuti 8, la trama

Dopo aver preso i voti, Suor Azzurra si trasferisce da Assisi a Roma per dirigere “La Casa del Sorriso”, una casa famiglia a rischio chiusura. Ad affiancarla in questa impresa ci sarà il direttore Lorenzo Riva, interpretato da Giovanni Scifoni, un rigido psichiatra vedovo. In questo nuovo contesto, Azzurra dovrà confrontarsi con ragazze dalle storie difficili, tra cui Cristina, una sedicenne incinta, Olly, cresciuta in istituto, e Melody, in fuga da una relazione violenta.

Che Dio Ci Aiuti 7: doppio appuntamento per la sesta e settiman serata!

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La prossima settimana la serie tv Che Dio Ci Aiuti 7 andrà in onda con un doppio appuntamento: la sesta serata sarà trasmessa martedì 21 febbraio e la settima serata giovedì 23 febbraio, in prima visione su Rai 1.

Nel cast Elena Sofia RicciFrancesca ChillemiPierpaolo SpollonFiorenza PieriFederica PagliaroliEmma ValentiIleana D’Ambra e con la partecipazione di Valeria Fabrizi.

La regia è affidata a Francesco Vicario e Isabella Leoni. Che Dio Ci Aiuti 7 è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction.

Che Dio Ci Aiuti 7 le trame degli episodi della sesta serata (in onda martedì 21 febbraio)

EPISODIO 11 – La gara della vita

Azzurra cerca in tutti i modi di far passare del tempo insieme a Sara e Emiliano, convinta che possano essere la famiglia perfetta per Elia. Cate è innamorata di Giuseppe, ma le cose tra i due non si concretizzano. Ettore invece presenta i suoi genitori a Ludovica e i due hanno un momento di vicinanza e intimità. Suor Costanza, intanto, è terrorizzata dall’operazione cui deve sottoporsi, ma grazie al supporto di Azzurra e alla storia di Eva, un’atleta non vedente, capirà che nella vita non bisogna farsi fermare dalle proprie paure.

EPISODIO 12 – Il senso di ogni cosa

Azzurra prosegue il suo piano per far mettere insieme Emiliano e Sara. Suor Teresa è dalla sua parte, ma prima mette alla prova Sara per accertarsi che possa essere una buona madre per Elia. Intanto Ettore evita in tutti i modi Ludovica e Cate cerca di fare la sostenuta con Giuseppe. L’arrivo della famiglia di Emiliano crea scompiglio nel convento: lo psichiatra assume atteggiamenti inconsueti a causa del peso delle aspettative dei genitori e del confronto con il fratello Seba.

Che Dio ci aiuti 7: clip dall’episodio undici

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Che Dio ci aiuti 7: clip dall’episodio undici

In via del tutto eccezionale la prossima settimana la serie tv Che Dio Ci Aiuti 7 andrà in onda con un doppio appuntamento: la sesta serata sarà trasmessa martedì 21 febbraio e la settima serata giovedì 23 febbraio, in prima visione su Rai 1.

Nel cast Elena Sofia Ricci, Francesca ChillemiPierpaolo SpollonFiorenza PieriFederica PagliaroliEmma ValentiIleana D’Ambra e con la partecipazione di Valeria Fabrizi. La regia è affidata a Francesco Vicario e Isabella Leoni.

Che Dio Ci Aiuti 7 è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction.

La trama di Che Dio ci aiuti 7 EPISODIO 11 – La gara della vita

Azzurra cerca in tutti i modi di far passare del tempo insieme a Sara e Emiliano, convinta che possano essere la famiglia perfetta per Elia. Cate è innamorata di Giuseppe, ma le cose tra i due non si concretizzano. Ettore invece presenta i suoi genitori a Ludovica e i due hanno un momento di vicinanza e intimità. Suor Costanza, intanto, è terrorizzata dall’operazione cui deve sottoporsi, ma grazie al supporto di Azzurra e alla storia di Eva, un’atleta non vedente, capirà che nella vita non bisogna farsi fermare dalle proprie paure.

La trama di Che Dio ci aiuti 7 EPISODIO 12 – Il senso di ogni cosa

Azzurra prosegue il suo piano per far mettere insieme Emiliano e Sara. Suor Teresa è dalla sua parte, ma prima mette alla prova Sara per accertarsi che possa essere una buona madre per Elia. Intanto Ettore evita in tutti i modi Ludovica e Cate cerca di fare la sostenuta con Giuseppe. L’arrivo della famiglia di Emiliano crea scompiglio nel convento: lo psichiatra assume atteggiamenti inconsueti a causa del peso delle aspettative dei genitori e del confronto con il fratello Seba.

Che Dio Ci Aiuti 7: clip dal settimo episodio con Orietta Berti

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Che Dio Ci Aiuti 7: clip dal settimo episodio con Orietta Berti

Ecco una clip dalla settima serata della serie tv Che Dio Ci Aiuti 7 che andrà in onda in prima serata su Rai 1 giovedì 23 febbraio e che vedrà come guest star Orietta Berti Tra Emiliano (Pierpaolo Spollon), lo psichiatra del nostro convento, e Sara (Federica Pagliaroli), l’estetista babysitter, c’è maretta. Tra vari tira e molla, alla fine hanno deciso di restare amici, ma per Sara comunque è uno shock sentire Emiliano parlare al telefono con una donna, dandole appuntamento in un hotel.

Chi è questa donna misteriosa? E come ha fatto ad andare avanti cosí velocemente?  Emiliano, intanto, è arrivato puntuale all’appuntamento. Bussa alla porta dell’albergo e quasi gli cade la mascella per la sorpresa quando davanti a sé vede ORIETTA BERTI. La famosa cantante, ad Assisi per un concerto, lo fa accomodare e gli spiega il motivo per cui l’ha chiamato: è qualche giorno che ha degli attacchi d’ansia, ma non voleva che questo problema diventasse pubblico: preferirebbe che i giornali non sapessero che va dallo psichiatra… Emiliano annuisce, ha capito perfettamente la situazione… La parola chiave è: discrezione. Consiglia ad Orietta alcune tecniche per gestire l’ansia e si congeda dicendole che per qualsiasi cosa può chiamarlo, lui è a disposizione.

Orietta lo prende in parola, ed inizia a scrivergli messaggi e chiamarlo a tutte le ore del giorno e della notte. Vedendo Emiliano perennemente al cellulare, Sara è sempre più convinta che abbia un’altra, ed inizia a seguirlo, a tendergli delle trappole… Finché la teoria di Sara non viene ormai confermata dopo che Emiliano passa la notte fuori. Non ci sono più dubbi per lei, sicuramente ha un’amante! Quello che Sara non sa, però, è che Emiliano è ‘costretto’ a passare la notte con la signora Berti che lo prega di farle compagnia per evitare un altro attacco di panico…

Ma non sembra ancora sufficiente: il giorno successivo, Orietta si presenta direttamente a casa di Emiliano, in convento. Sara si accorge di questa misteriosa presenza femminile e, con l’aiuto delle altre ragazze del convento, è intenzionata a scoprire chi è la nuova fidanzata di Emiliano! Si presenta nell’appartamento di Emiliano, ma… non c’è nessuno! Una volta soli, Orietta punzecchia lo psichiatra: chi è quella ragazza? Emiliano svia il discorso, con lei le cose non potrebbero mai funzionare. Siamo troppo diversi, dice Emiliano. Meglio, ribatte Orietta. E lei ne sa di relazioni che funzionano, il suo matrimonio con Osvaldo dura da 55 anni ed è più solido che mai. ‘Forse questa è l’origine della tua ansia: la mancanza di Osvaldo!’, sentenzia Emiliano.

E quando il mistero sarà svelato e dall’appartamento di Emiliano uscirà proprio la famosa cantante, tra lo stupore di tutti, sarà proprio Orietta a dare la sua sentenza a Sara: la invita a non demordere – si sa che gli uomini spesso sono più lenti a capire certe cose ma deve avere fede… quando l’amore viene, il campanello suonerà!

Nel cast Elena Sofia RicciFrancesca ChillemiPierpaolo SpollonFiorenza PieriFederica PagliaroliEmma ValentiIleana D’Ambra e con la partecipazione di Valeria Fabrizi. La regia è affidata a Francesco Vicario e Isabella Leoni. Che Dio Ci Aiuti 7 è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction.

Che cosa è successo a Bob Dylan dopo A Complete Unknown

Che cosa è successo a Bob Dylan dopo A Complete Unknown

Bob Dylan ha continuato a creare musica dopo una pausa quasi decennale dalle tournée in seguito agli eventi di A Complete Unknown. Interpretato da Timothée Chalamet nei panni del leggendario cantautore folk Bob Dylan, A Complete Unknown è uscito nelle sale italiane questo weekend. Il cast di A Complete Unknown comprende anche Elle Fanning, Edward Norton, Monica Barbaro, Dan Fogler e Boyd Holbrook nel ruolo di Johnny Cash. Sebbene il film sia un biopic sull’ascesa al successo dell’icona, A Complete Unknown cambia diversi dettagli della storia reale di Bob Dylan.

Diretto da James Mangold, il regista di Ford contro Ferrari e Logan, A Complete Unknown è considerato uno dei migliori film dell’anno. Con un punteggio su Rotten Tomatoes del 79% e un punteggio del pubblico del 95%, A Complete Unknown è già in corsa per diversi premi, tra cui tre Golden Globe per il miglior film drammatico, il miglior attore per Chalamet e il miglior attore non protagonista per Norton. Il biopic segue i primi anni di Bob Dylan, quando arriva a New York e diventa rapidamente una leggenda locale grazie all’aiuto di Pete Seeger. Il film mette in luce anche la relazione di Dylan con Sylvie Russo e con la cantautrice Joan Baez.

Bob Dylan ebbe un incidente in moto e smise di andare in tour per 8 anni

A complete unknown
Timothée Chalamet e Elle Fanning in A Complete Unknown – Cortesia di Searchlight

Il 29 luglio 1966 Bob Dylan ebbe un incidente in moto che lo portò a non andare in tour per buona parte del decennio successivo. Questo dà un nuovo significato alla fine di A Complete Unknown, in cui Dylan si allontana a tutta velocità dal Newport Folk Festival del 1965. Un anno dopo, Dylan ebbe un incidente in moto nei pressi di Woodstock, New York, avvenuto appena due mesi dopo la conclusione del suo tour mondiale del 1966. Sebbene gli eventi dell’incidente in moto rimangano misteriosi e incerti, dal momento che Dylan non si è recato in ospedale, Dylan ha rivelato di essersi rotto alcune vertebre del collo.

Secondo Motorcyclist, “non è mai stata ottenuta alcuna documentazione ospedaliera relativa all’incidente, e nessuno ricorda che un’ambulanza abbia portato via il Tambourine Man”. Almeno un presunto testimone ha affermato che Dylan, apparentemente non molto abile al manubrio, ha avuto una semplice caduta a bassa velocità che ha richiesto un viaggio nell’ufficio del medico, niente di più”. Dylan ha commentato il misterioso incidente in moto nella sua autobiografia Chronicles del 2004 . “Avevo avuto un incidente in moto e mi ero fatto male, ma mi ero ripreso. La verità è che volevo uscire dalla corsa del topo”.

Bob Dylan tornò in tournée nel 1974 dopo anni in cui continuava a fare musica

A Complete Unknown 2024

Dopo l’incidente in moto, Dylan rimase in gran parte lontano dai riflettori per quanto riguarda i tour, ma continuò a fare musica e a pubblicare album. Dylan pubblicò quello che è probabilmente il suo album più celebre, Highway 61 Revisited, nell’agosto del 1965, prima di pubblicare un altro classico istantaneo, Blonde on Blonde del 1966. Durante la sua lunga pausa dalle tournée, Dylan pubblicò anche album come John Wesley Harding del 1967, Nashville Skyline del 1969, Self-Portrait e New Morning del 1970. Nel 1974 Dylan si rimise in viaggio con il Bob Dylan and The Band Tour, che prevedeva 40 spettacoli dal 3 gennaio al 14 febbraio 1974.

Bob Dylan si convertì al cristianesimo e fece musica gospel alla fine degli anni ’70

Dopo che Dylan era tornato in sella con il Rolling Thunder Revue Tour del 1975-76 e il World Tour del 1978, la sua carriera e i suoi interessi musicali subirono una svolta quando si interessò al cristianesimo e alla musica gospel. Dylan pubblicò gli album Street-Legal nel 1978, Slow Train Coming nel 1979 e Saved nel 1980, che contenevano canzoni di orientamento cristiano come “When He Returns” e “I Believe In You”. Portò questi album nel suo Gospel Tour del ’79 e del 1980, che non ricevette un’accoglienza positiva dalla critica e dalla maggior parte dei suoi fan. L’era del cristianesimo/gospel di Dylan fu di breve durata, poiché tornò a fare rock per tutti gli anni Ottanta con album come Infidels (1983) e Empire Burlesque (1985).

Bob Dylan è stato inserito nella Rock And Roll Hall Of Fame nel 1988

A complete unknown

Dopo aver iniziato la sua carriera negli anni Sessanta ed essere passato in modo controverso da eroe folk a icona rock, Bob Dylan è stato finalmente inserito nella Rock And Roll Hall Of Fame nel 1988. Bruce Springsteen ha presentato Dylan durante la cerimonia, ricordando la sua prima esperienza di ascolto di Bob Dylan e la corsa al negozio di dischi locale per prendere un 45 giri di “Like A Rolling Stone”. Durante il suo discorso, Bruce ha ricordato che “sapevo che stavo ascoltando la voce più dura che avessi mai sentito”. La Rock and Roll Hall of Fame ha detto questo di Dylan: “Bob Dylan è uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi, un abile paroliere con una coscienza politica, un’incisiva capacità narrativa e un acume da poeta per il metro e il linguaggio”.

Bob Dylan ha dato il via al Never Ending Tour

A Complete Unknown

Dylan ha iniziato gli anni ’80 incidendo dischi di gospel cristiano e nel 1987 era in tournée con i Grateful Dead. Subito dopo ha dato il via al suo Never Ending Tour, la cui prima tappa è iniziata nel 1988, lo stesso anno in cui è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame. Dal 1988, Dylan ha proseguito il Never Ending Tour fino al 2019 a causa della pandemia COVID-19. Il Never Ending Tour avrebbe dovuto continuare nel 2020, iniziando a Tokyo, in Giappone, il 1° aprile 2020 e terminando il 14 luglio 2020 a Rochester, New York, ma è stato annullato per ovvi motivi. Dylan tornò in tour nel 2024 con il suo Bob Dylan’s Rough and Rowdy Ways Worldwide Tour, che si svolse per alcune settimane a marzo in Florida, Georgia e North Carolina.

Chi ha sposato Bob Dylan

A Complete Unknown newport folk festival

Dylan, che attualmente ha 83 anni, è stato sposato e divorziato due volte nella sua vita e attualmente non è sposato. Nonostante la sua relazione appassionata con Sylvie Russo, interpretata dalla Fanning in A Complete Unknown, e la sua storia d’amore e odio con Joan Baez, interpretata da Barbaro, non ha finito per sposare nessuna delle due. A Complete Unknown introduce anche un interesse romantico britannico, una donna di nome Becka, che sembra essere un personaggio fittizio creato per il film.

La prima moglie di Dylan fu Sara Dylan, nata Shirley Noznisky del Delaware. Sara e Bob si sposarono in sordina nel 1965, mentre Sara era già incinta del suo primo figlio con Bob, Jesse. Secondo People, “Sara e Bob hanno avuto altri tre figli insieme – Anna, Sam e Jakob – in quattro anni, vivendo una vita tranquilla a Woodstock, N.Y.”. Divorziarono nel 1977. Dylan si è sposato con Carolyn Dennis nel 1986 e con lei ha avuto un figlio, Desiree Dennis-Dylan, prima di divorziare nel 1992. Dylan e Sally Kirkland si sono frequentati per un breve periodo all’inizio degli anni Settanta, cosa che non viene riportata in A Complete Unknown.

Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta: recensione del film

Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta: recensione del film

Adattamento cinematografico dell’omonimo best seller, Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta è una commedia romantica che affida a cinque storie differenti il tema delicato della maternità, soffermandosi sulle emozioni contrastanti vissute dai futuri genitori: gioie e tantissime preoccupazioni.

In Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta Jules ed Evan (Cameron Diaz e Matthew Morrison) sono rispettivamente un’insegnante di fitness in un celebre show televisivo, e un ballerino professionista. Entrambi vincolati alle loro carriere, si ritrovano a gestire un’inaspettata gravidanza che stravolge i loro piani; e acuisce le loro frequenti divergenze. La fotografa Holly (Jennifer Lopez), profondamente addolorata dalla sua sterilità, desidera con tutta se stessa adottare un bambino. Più restio è invece il marito Alex (Rodrigo Santoro), non ancora del tutto pronto ad assumersi questa responsabilità. Un quartetto bizzarro è invece quello composto dalla coppia Wendy-Gary (Elizabeth Banks – Ben Falcone) e Ramsey-Skyler (Dennis Quaid – Brooklyn Decker), che, oltre alle consuete paure del diventar genitori, deve superare la loro perenne e grottesca competizione familiare. I due uomini sono infatti padre e figlio. Infine, Rosi e Marco (Anna Kendrick e Chace Crawford), la più giovane tra le coppie protagoniste, è anche quella destinata alla prova più difficile.

Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta, il film

Sappiamo bene che l’equazione volti noti e polari/film di valore non è per forza vera. E qui proprio non lo è. Anzi, se gli attori di Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta si fossero limitati, sulla scena, a leggere a turno  il manuale da cui il film è tratto, il risultato sarebbe stato migliore. Ma attenzione, non è che sia colpa dell’interpretazione; piuttosto ciò che manca è  una ragionata  e solida struttura, che dia un senso reale e complessivo alle cinque storie raccontate.

Non basta il filo conduttore della maternità a creare il piacere di una narrazione corale, e proprio non si tollera come ripiego, optare su fortuite connessioni laterali. E’ sintomo di uno script debole e banale, che affolla lo spazio dello schermo non per generosità di idee, ma per non dover approfondire. Così, l’unico episodio che merita attenzione, quello dedicato all’adozione, è il meno sviluppato, a vantaggio dell’ampio spazio sprecato sul versante delle gags, per nulla originali, e ancor di più su quello del coro di papà estranei alla narrazione principale e che, alla seconda apparizione, hanno già smesso di divertire.

Eppure la commedia britannica è sempre stata tra le più brillanti nel panorama internazionale, per la capacità di emozionare e divertire con un senso dell’ironia unico; anche per l’abilità di districarsi parallelamente su più fronti, preservando equilibrio e intensità. Niente da fare invece per Kirk Jones, che dopo piccoli gioielli come Svegliati Ned (1998) e Tata Matilda (2005), ripiega sul mediocre remake di Stanno tutti bene (2009), e su questa commediola ben lontana dal riscatto.

Che Cosa Aspettarsi Quando Si Aspetta – Trailer italiano ufficiale

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Il trailer italiano di Che Cosa Aspettarsi Quando Si Aspetta, la nuova commedia con e dove 5 coppie scoprono l’emozione di diventare genitori. Che Cosa Aspettarsi Quando Si Aspetta: da settembre al cinema.

Che Blade Runner sarebbe senza Harrison Ford?

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Che Blade Runner sarebbe senza Harrison Ford?

Sembrava proprio che il nuovo Blade Runner targato Warner Bros e Alcon Entertainment dovesse avere un unico “superstite” dall’originale

Chastity High: trailer della nuova serie YA giapponese di Netflix

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Anche se il Giappone è noto soprattutto per la sua cultura, la tecnologia e la sua laboriosità, spesso dimentichiamo che una società così rigida ha i suoi costi. A volte il Paese può essere piuttosto conservatore, soprattutto quando si tratta dei suoi membri più giovani. La nuova serie di Netflix Chastity High – la prima serie YA giapponese dello streamer – è incentrata su una scuola in cui agli studenti è vietato avere relazioni sentimentali. La storia è presumibilmente basata su eventi reali.

Il trailer di Chastity High rivela che gli studenti della Asuran Academy non reagiscono bene a questa regola, ma si può biasimarli? Il problema è che il preside inizia a incoraggiare gli adolescenti a spiarsi a vicenda e viene creato un sito web simile a Gossip Girl per denunciare gli studenti che vengono visti insieme. Questo porta alla creazione della Custode dell’Amore (Mikami Ai), una ragazza che promette di proteggere gli studenti esposti dietro compenso. Questo è il modo che la ragazza trova per aiutare sua madre a pagare la retta della scuola.

La situazione si complicherà quando un ragazzo entrerà nella vita di Love Keeper e deciderà di aiutarla a fare un vero e proprio business proteggendo i loro coetanei. Il trailer chiarisce anche che Chastity High affronterà diversi temi. Tra questi, il libero arbitrio, il fatto che proibire agli studenti di uscire con qualcuno sia un modo efficace per farli concentrare sugli studi e quanto malsano possa diventare lo scenario scolastico quando gli studenti sono sottoposti a questo ulteriore strato di stress e paranoia.

Chastity High analizza da vicino la vita sentimentale della Gen-Z

Secondo Netflix, Chastity High metterà anche una lente sui modelli comportamentali della Gen Z, compreso il loro approccio al romanticismo, all’amore e alle relazioni. Una serie di recenti ricerche ha evidenziato la tendenza delle nuove generazioni a fare meno sesso e a disinteressarsi della sua rappresentazione nei film e nei programmi televisivi, quindi la serie ha la possibilità di affrontare questo aspetto e di cercare di approfondire le ragioni per cui i ragazzi si stanno allontanando da questo tipo di piacere. Chastity High può anche essere una delle serie che eleva l’interesse degli abbonati per le serie giapponesi.

Lo stile più famoso del Paese è l’anime, ma i film e le serie giapponesi in live action ricevono spesso il plauso della critica in tutto il mondo. Questa settimana, Netflix introduce un altro titolo giapponese nel suo catalogo: la nuova serie thriller Tokyo Swindlers. Questi nuovi titoli stanno lentamente arricchendo i contenuti dello streamer e ricordano agli spettatori che altri Paesi hanno sempre un intrattenimento di qualità da offrire.
Netflix presenta Chastity High il 29 agosto.

Chastity High: il finale di stagione mette in discussione la premessa

Il punto di forza unico di Chastity High, la nuova serie YA giapponese di Netflix, il velo di trama da cui prende il titolo, è l’idea che nessuno degli studenti della neo-coed Asuran Academy possa avere relazioni sentimentali con altri studenti, né all’interno né all’esterno del campus. Fortunatamente, questo non è solo un tema di fondo e il finale della serie lo interroga in profondità.

I risultati sono contrastanti, come lo sono per tutto il resto del drama YA di otto episodi, opportunamente descritto come la risposta giapponese a successi in streaming simili come Elite e Young Royals. Ma l’episodio 8 merita un po’ di approfondimento per aver unito il dramma dei personaggi e il punto di fondo in questo modo, con Ichica che fa causa apertamente alla scuola e costringe la preside Ikushima a giustificare ad alta voce le sue draconiane misure di castità.

La motivazione di Ichica nel finale di Chastity High

È importante capire non solo che Ichica fa causa alla scuola, anche perché, pur avendo tratto beneficio dalle sue misure autoritarie, si è sentita davvero offesa solo quando le cose si sono ribaltate a suo sfavore.

Naturalmente, il suo background è importante: non ha una famiglia benestante come molti altri studenti, e il fascino di essere ben compensata e capace di pagare un debito predatorio la rende irresistibile. Ma nel vivere la sua stessa ordalia dopo essersi innamorata di Maki e aver visto le loro foto private diffuse, capisce che gli studenti non dovrebbero essere soggetti a queste violazioni, anche se ciò significa perdere il suo vantaggio per garantire che siano protetti.

Ayami che denuncia Ichica e Maki è, ironicamente, la cosa migliore che potesse capitarle. Allo stesso modo, l’altro sviluppo apparentemente negativo di Ikushima che si offre di revocare la sua espulsione se avesse fatto la spia su tutte le persone che aveva salvato come Custode dell’amore, era significativo. Ichica si rende conto che la cultura di sfiducia che si sta sviluppando attorno alla nozione stessa di amore è profondamente dannosa e che gli studenti vengono sottoposti al lavaggio del cervello per tradire i loro amici e i loro istinti e sostenere questo clima di repressione.

La preside Ikushima ha le sue ragioni

Durante la parte del controinterrogatorio del processo, la radice dei forti sentimenti di Ikushima sull’amore e le relazioni giovanili diventa chiara. Quando era più giovane, un’amica di Ikushima era rimasta incinta. Entrambe lo avevano tenuto segreto e l’amica era morta durante il parto a causa di complicazioni. Da allora, Ikushima ha attribuito l’evento alla mancanza di comprensione da parte dei giovani che non avevano nulla a che fare con tali questioni in primo luogo. Secondo la logica di Ikushima, se agli studenti non fosse stato permesso di mescolarsi, questo evento traumatico non si sarebbe verificato.

Il processo di pensiero di Ikushima è comprensibile ma imperfetto. Le complicazioni durante la gravidanza accadono di continuo, a persone di tutte le età. Ancora più concretamente, le diffuse restrizioni sistemiche con gravi implicazioni non sono il modo per implementare misure nelle intenzioni protettive. Sono oppressive e negano agli studenti i loro diritti e privilegi. Raccogliere prove contro il corpo studentesco usando risorse come il portale di consulenza è un profondo tradimento della fiducia, quasi da Grande Fratello.

In Chastity High gli studenti si uniscono

Il finale di Chastity High mostra molti studenti che si uniscono in solidarietà. Nonostante siano così divisi per tutta la serie, resistere all’oppressione percepita è vista come una causa comune degna di nota, soprattutto quando è in gioco il collo di Ithica.

E Ithica intende mantenere la rotta anche dopo che l’amministrazione scolastica si offre di ritirare le espulsioni di lei e Maki. Non è più questo il punto: si tratta di far abolire completamente la regola del non romanticismo.

Nonostante il fatto che, come detto, Ithica abbia tratto beneficio dal ricatto degli altri studenti, Atsushi e Maki difendono entrambi le intenzioni di Ithica come nobili. Ayami adotta una tattica più forte minacciando di rivelare la sua relazione con un professore sui social media se l’amministrazione non avesse rispettato le richieste degli studenti, e tali richieste sono state rese chiare in una petizione firmata presentata con la forza all’ufficio di Ikushima.

Chi sta ricattando Ithica?

Nonostante tutto questo, oltre la metà del corpo studentesco vota a favore delle restrizioni romantiche, ritenendo che le relazioni siano una distrazione inutile, e quindi vengono mantenute. Vengono fatte alcune concessioni, come l’abolizione dell’ala Rabbit Hunter del consiglio studentesco, ma le relazioni rimangono vietate all’Accademia Asuran.

Per questo motivo, l’addio romantico di Ithica a Maki, che ha deciso di lasciare il paese, è motivo di espulsione. Alla fine di Chastity High, diventa chiaro che qualcuno che si fa chiamare “Love Killer” invece di “Love Keeper” ha delle prove e sta progettando di usarle per estorcere denaro a Ithica. Il ciclo ricomincia, ma questa volta in una versione peggiore, motivata dal tenere gli studenti in preda alla paura e all’autoritarismo.

Non c’è alcuna indicazione su chi potrebbe essere il nuovo LK, ma ha chiaramente motivazioni più sinistre di quelle di Ithica. Non è certo un motivo per un lieto fine, anche se è una giustificazione per una seconda stagione.

Chasing Whiskey – The Untold Story of Jack Daniel’s, il trailer

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Chasing Whiskey – The Untold Story of Jack Daniel’s, il trailer

Il documentario Chasing Whiskey – The Untold Story of Jack Daniel’s debutta anche in Italia venerdì 9 aprile. Più di un semplice racconto sulle origini e l’impatto di Jack Daniel’s negli USA e nel mondo, Chasing Whiskey vede tra i protagonisti John Grisham, Tina Sinatra, Tim Matheson, Shooter Jennings e Eric Church in un viaggio lungo 57,000 miglia attraverso 5 paesi e 16 fusi orari che è allo stesso tempo coinvolgente, commovente e divertente. Diretto da Greg Oliver e prodotto da Movie City Films, in collaborazione con Evolve Studios, Chasing Whiskey sarà disponibile in vendita e a noleggio su Apple TV, iTunes, Google Play e Youtube.

Perché il whiskey è legato alla cultura pop e come ha fatto Jack Daniel’s a diventare il più iconico brand di whiskey del mondo? Alcune di queste domande vengono poste all’inizio del viaggio in Chasing Whiskey. Non importa dove fossimo – dal Tennessee al Giappone, a Cuba all’entroterra dell’Australia, persino in Scozia – abbiamo sempre trovato qualcuno che avesse una storia personale su Jack Daniel’s da raccontare” ha commentato il regista Greg Oliver. “Con una disponibilità senza precedenti che ci è stata dalla Jack Daniel’s, abbiamo scoperto storie sorprendenti nate ben prima che Jack cominciasse a produrre il suo whiskey. Siamo fieri di presentare questa toccante avventura al sapore di whiskey che racconta la storia di Jack, una storia che dura da oltre 150 anni”.

Dalla piccola città di Lynchburg, Tennessee, dove viene realizzata ogni goccia di Jack Daniel’s, fino all’entroterra australiano, da Beverly Hills alle strade di L’Avana, Chasing Whiskeydocumenta il viaggio culturale del perché tantissime persone si identifichino con un brand americano così importante. Nonostante tutto, Jack Daniel’s funge da bussola in un percorso che offre uno scorcio unico nell’umanità, nei valori condivisi e nei differenti punti di vista, sogni e delusioni.

Chasing Waves: la docuserie originale Disney+

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Chasing Waves: la docuserie originale Disney+

Chasing Waves è una docuserie originale Disney+ che accende i riflettori sulla cultura giapponese del surf. Composta da otto episodi è ora disponibile in esclusiva sulla piattaforma streaming.

Sulla scia del debutto del surf alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, Chasing Waves descrive le persone e i luoghi che stanno definendo la posizione del Giappone nella cultura globale di questo sport acquatico ed esamina le diverse aree, i personaggi straordinari e il surf senza fine che si può praticare lungo gli oltre 28.000km di costa che rendono il Giappone unico nel suo genere.

La docuserie, che unisce riprese girate con cineprese 4K all’avanguardia e splendido materiale d’archivio in pellicola in 16 mm, segue atleti provenienti da diversi contesti culturali che inseguono i loro sogni, dipingendo un’affascinante quadro della vita giapponese e mostrando ciò che serve per avere successo nell’industria internazionale del surf. Tra i protagonisti di Chasing Waves ci sono i surfisti professionisti Mahina Maeda, Yuma Takanuki, Sara Kohrogi, la medaglia d’argento olimpica 2021 Kanoa Igarashi e il surfista australiano-giapponese Connor O’Leary.

Dalla piscina a onde al coperto chiamata “Ocean Dome” di Miyazaki ai terreni consacrati degli instancabili surfisti nelle acque gelide di Hokkaido, Chasing Waves descrive il mondo della cultura giapponese del surf attraverso coloro che lo vivono in modo magico e nuovo.

Chasing Waves è prodotta da Boardwalk Pictures e Station 10 Media, con Christopher G. Cowen (Cheer, Last Chance U, Decades Series, State of Play) come executive producer e co-regista e Andrew Fried (Cheer, Chef’s Table, Val) come executive producer. Jason Baffa (Singlefin: Yellow, One California Day, Bella Vita, Loopers: The Caddie’s Long) è regista ed executive producer.

Chasing the Wind: la spiegazione del finale del film turco

Chasing the Wind: la spiegazione del finale del film turco

Chasing the Wind, il film turco di Engin Erden ora disponibile su Netflix, è una storia di aspettative sbagliate e di ipotesi errate che si trasformano in direzioni più ottimistiche e gioiose, in cui le persone possono acquisiscono la consapevolezza di un qualcosa che trova una nuova forma e assume nuove possibilità. Si tratta dunque di un film sul lasciare la porta aperta, in modo che le cose possano cambiare, compresi coloro che traggono profitto da qualcuno solo momentaneamente per poi cambiare prospettiva e personalità.

Si può infatti essere sinceri e continuare a nutrire speranza in qualcuno anche quando si trasforma inaspettatamente? Chasing The Wind mantiene evidentemente una salda fiducia nei suoi personaggi, soprattutto nella coppia centrale, affinché evolvano e superino i loro primi pregiudizi. Proprio guardando a queste tematiche portate avanti dal film, in questo articolo esploriamo il significato del suo finale e ciò che ci rivela sui protagonisti.

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La trama di Chasing The Wind

Asli (Hande Erçel), insieme al padre Arif e a Nazmi (amico del padre), gestisce un’azienda che, dopo un iniziale periodo di successo, è andata incontro a forti perdite a causa di alcuni investimenti sbagliati. Spetta ora alla motivata Asli mettere a segno un colpo da maestro. Si assume infatti l’incarico di svolgere un compito di immensa persuasione. Quando il consiglio di amministrazione della società riceve un’offerta per far posto alla costruzione di una catena alberghiera in una particolare area, vuole impegnarsi in essa, ma tutti i membri del consiglio devono dare il via libera. Uno di loro è un tipo inaccessibile chiamato Ege (Baris Arduc).

Un tipo definito sfuggente, impossibile da convincere. Ma Asli ha fiducia nelle proprie capacità. Così, parte per incontrarlo e ottenere la sua approvazione, sapendo che la strada da percorrere sarà dura. Arriva quindi in un piccolo ristorante dove lei ed Ege dovrebbero incontrarsi. Tuttavia, viene fatta aspettare e lui non si presenta. Nel frattempo lo chef del ristorante e lei sviluppano una certa attrazione. Alla fine proprio il cuoco si rivela essere Ege. Ma perché non ha rivelato la sua identità prima? Asli è infastidita e perplessa, ma anche attratta da lui. Lui, però, non si smuove, rimanendo misterioso, irraggiungibile e gelido nonostante la facciata di civiltà.

Hande Erçel in Chasing the Wind
Hande Erçel in Chasing the Wind

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Perché la posizione di Asli si ammorbidisce?

La donna sottopone quindi l’idea dell’hotel a Ege, che esprime immediatamente la sua opposizione, il suo chiaro rifiuto di portare avanti la proposta. Non vuole assolutamente partecipare in alcun modo. È di casa in queste insenature, il cui accesso verrebbe quindi privatizzato e isolato se firmasse il contratto dell’hotel. A Ege viene assicurato che otterrà una parte generosa dell’accordo, una baia tutta sua, ma questo non gli piace. Va contro la sua filosofia di base.

Anche se lui si sottrae alle sue dimostrazioni, alle sue suppliche di riconsiderazione, lei rimane ostinata e insistente. Deve concludere l’affare. Lo sa e non si tirerà indietro. Così cerca i punti deboli. Scopre che lui è socio dell’impresa edile di un amico, il che rende la cosa una chiara violazione delle politiche aziendali. Invia i dettagli alla sua assistente. Tuttavia, a complicare le cose è l’eventuale storia d’amore che si sviluppa tra lei ed Ege. La donna scopre anche che Ege è stato tradito dallo zio, che lo ha separato dalla madre.

Questo fa deragliare l’obiettivo della società di portare a termine l’affare dell’hotel. In azienda si teme che la ragazza si stia avvicinando troppo a Ege, perdendo di obiettività. Se ciò accade, sarà un problema per la società. Per interrompere la situazione, arriva quindi all’improvviso l’avvocato dell’azienda, il quale rivela a Ege che la donna lo ha ingannato e che ora lui ha perso il diritto di essere membro del consiglio di amministrazione dell’azienda, dato che la sua associazione con un’altra società è stata smascherata. Ovviamente, a questo punto, la storia d’amore si inasprisce immediatamente.

Baris Arduç e Hande Erçel in Chasing the Wind
Baris Arduç e Hande Erçel in Chasing the Wind

La spiegazione del finale di Chasing the Wind

Nel finale del film, Asli cerca di spiegare ad Ege la sua complicata posizione, affermando che i suoi sentimenti per lui sono autentici. Forse aveva un’ostilità iniziale e stava cercando di fare affari, ma ora lo ama davvero. Aveva chiesto alla sua assistente di non condividere quei documenti chiave con l’azienda, ma l’avvocato l’ha scoperto comunque e ha architettato quella crisi. Se non fosse intervenuto, lei non si sarebbe mai fatta avanti e non avrebbe portato a termine ciò che era stata mandata a compiere.

Seguono a questo punto un numero imprecisato di giorni. Asli perde i contatti con Ege, che è giustamente ferito e angosciato dal tradimento. Tuttavia, c’è un colpo di scena quando Ege viene a sapere che il consiglio di amministrazione della società ha commesso delle malversazioni. È la base perfetta per il suo intervento, la sua ricomparsa nelle riunioni del consiglio di amministrazione dell’azienda, da cui era rimasto a lungo lontano e di cui non si era mai occupato. Proprio quando Asli si rifiuta di firmare l’ordine per la realizzazione dell’hotel, Ege interviene, sorprendendo tutti.

Annuncia di aver scoperto l’appropriazione indebita e che i responsabili saranno pertanto licenziati immediatamente. Dirige quindi tutti i suoi risparmi per tenere a galla l’azienda e ordina ai membri del consiglio di amministrazione di consegnargli la sua tenuta a Cesme, dove potrà continuare la sua vita. Asli, ovviamente gioiosa per quell’inaspettato risvolto, lo raggiunge, e i due possono così ricostruire il loro rapporto, avviandosi verso un futuro più luminoso.

Chasing Life 2×11: promo e clip dall’episodio “First Person”

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Chasing Life 2×11: promo e clip dall’episodio “First Person”

Guarda le clip e il promo ufficiale di Chasing Life 2×11, l’undicesimo episodio che andrà in onda questa settimana e che si intitolerà  “First Person”:





Chasing Life 2×09: clip dall’episodio “Wild Thing”

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Chasing Life 2×09: clip dall’episodio “Wild Thing”

Guarda le clip ufficiale di Chasing Life 2×09, l’atteso nono episodio del secondo ciclo che si intitolerà “Wild Thing” e che andrà in onda questa settimana sul network americano della ABC Family:

Chasing Life 2×02: promo dell’episodio “The Age Of Consent”

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Chasing Life 2×02: promo dell’episodio “The Age Of Consent”

Il network americano ABC Family ha diffuso il promo ufficiale di Chasing Life 2×02, il secondo episodio che si intitolerà “The Age Of Consent”:

Chasing Life è una serie televisiva statunitense in onda dal 10 giugno 2014 sul network ABC Family. In Italia la serie andrà in onda prossimamente sul nuovo canale di Mediaset Premium, Premium Stories. Ideata da Susanna Fogel e Joni Lefkowitz, è basata sulla serie messicana Terminales

April è un giovane giornalista promettente, che equilibria la sua intensa vita familiare con la madre vedova Sara, la sorellina ribelle Brenna, la nonna e frequentando il suo collega Dominic. Tuttavia, le cose girano per il peggio quando viene a conoscenza da suo zio, medico, che ha il cancro.

Chasing Life 1×08: anticipazioni e promo

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Si intitoleràDeath Becomes Her , Chasing Life 1×08, l’ottavo episodio della nuova serie televisiva Chasing Life con protagonista l’attrice Italia Ricci.


Chasing Life 1×08In Chasing Life 1×08, Quando un amico ed ex membro del gruppo di supporto deve affrontare una prognosi negativa, April (Italia Ricci) inizia a pensare di più alla morte alla sua mortalità. Lei mette da parte un compito difficile per assentarsi dal lavoro e passa la giornata con Beth e altri membri del gruppo di supporto e impara qualcosa di sorprendentemente tenero su Leo. Nel frattempo, Brenna viaggia a Miami in una gita scolastica e coglie l’opportunità di incontrare Natalie grazie all’aiuto di Greer.

Chasing Life 1×04: anticipazioni e promo

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Si intitolerà I’ll Sleep When I’m Dead, Chasing Life 1×04,  il quarto episodio della nuova serie ABC.

http://youtu.be/9RQInTshHiI

In Chasing Life 1×04, April fa più difficoltà a destreggiarsi tra l’aumento della gravità dei suoi sintomi con i suoiobblighi sul lavoro e i suoi tentativi di essere una figlia e sorella di sostegno. Dopo aver mancato un appuntamento importante, George esorta April a mantenere le sue priorità. April impara anche di più su Leo Hendrie, ma Leo salta a conclusioni sulle motivazioni di April. Nel frattempo, con sua grande sorpresa, Brenna lega con Greer, una ragazzapopolare a scuola.

Chasing Life 1X06: anticipazioni, promo e sneak peek

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Si intitolerà  Clear Minds, Full Lives, Can’t Eat! Chasing Life 1X06, il sesto episodio della nuova serie ABC. Di seguito il promo e tre sneak peek della puntata e a seguire la trama:

Chasing Life 1X06Nel corso dell’episodio April ottiene un sorprendente invito da Bruce Hendrie alla sua campagna pubblicitaria ripresa per i giornali. Mentre era lì, Leo sente la apprensione per la sua diagnosi e sfida April a prendere il controllo del suo futuro. Non essendo una da tirarsi indietro da una sfida, April accetta e ottiene un assaggio della vita spericolata e spensierata di Leo. Ma quando le cose si spingono troppo oltre, scopre la gravità della malattia di Leo. Nel frattempo, Brenna è insicura del suo futuro con Kiernan, ancora di più quando il rapporto provoca tensione con il suo nuovo amico Greer.

Chartier fuori dalla cerimonia degli Oscar

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Chartier fuori dalla cerimonia degli Oscar

Il quarto produttore di The Hurt Locker, Nicolas Chartier, è stato punito per il suo comportamento. La scorsa settimana Chartier aveva inviato (contravvenendo alle regole dell’Academy) delle mail ad amici e conoscenti (non tutti membri dell’associazione che conferisce gli Oscar) invitandoli a votare per la sua pellicola e soprattutto facendo commenti discutibili sul budget di Avatar.

Per queste ragioni, l’Academy (che ha saggiamente atteso la deadline per la consegna delle schede di voto, indicando in questo modo di non considerare responsabili tutti i realizzatori del film, ma soltanto l’autore del gesto) ha deciso che Chartier non sarà presente alla cerimonia di premiazione che si svolgerà domenica 7 marzo. Questo significa che, nel caso The Hurt Locker dovesse vincere, Chartier ovviamente non salirà sul palco per ritirare la statuetta, che invece gli verrebbe consegnata in seguito. La soluzione è un compromesso anche accettabile per Chartier, considerando che qualcuno lo voleva anche eliminare dalla lista dei nominati (in cui aveva fatto peraltro molta fatica a entrare).

Charlotte Rampling con Alicia Vikander e Eva Green in Euphoria

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Charlotte RamplingCharlotte Rampling si unisce a Alicia Vikander e Eva Green  in Euphoria, primo film in lingua inglese della regista svedese Lisa Langleth, con la quale la Vikander, in particolare, avea già lavorato in Pure del 2009 e in Hotell del 2013, tra i primissimi titoli della sua filmografia.

La Langleth si occuperà anche di firmare la sceneggiatura, mentre la Vikander figurerà anche come produttrice attraverso la sua nuova Vikarious Productions. Al momento non si conoscono molti dettagli circa la trama del film: sappiamo però che le due attrice protagoniste interpreteranno due sorelle dal rapporto conflittuale che viaggeranno attraverso l’Europa per raggiungere una destinazione misteriosa.

Charlotte Rampling, reduce da una meritata nomination agli Oscar per 45 Anni, ha diversi titoli in uscita, tra questi il thriller Seances e lo sci-fi Sculpt.

Fonte: Empire

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