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Cujo: recensione del film di Lewis Teague

Cujo: recensione del film di Lewis Teague

Cujo è un film del 1983 diretto da Lewis Teague e con protagonisti nel cast Dee Wallace, Daniel Pintauro, Daniel Hugh Kelly e Ed Lauter.

Cujo, la trama

Nella ridente località di Castle Rock nel Maine, (dove Stephen King ha ambientato tanti dei suoi romanzi) un sanbernardo, proverbiale simbolo di mansuetudine canina, contrae la rabbia e  si trasforma in una scatenata macchina di terrore e morte.

Dopo aver lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue, se la prenderà con una giovane donna e il suo piccolo figlio che, chiusi in macchina, in un luogo isolato, diverranno vittime di un autentico assedio da parte della bestia scatenata, fino all’epilogo, in cui la madre prenderà coraggio, affrontandola direttamente.

L’analisi del film

Tra gli adattamenti dei romanzi di Stephen King, Cujo è uno dei meno riusciti, finito presto nel dimenticatoio, abbastanza meritatamente. Un film in parte sfortunato, destinato a fare la fine del vaso di coccio trai vasi di ferro, la sua uscita ‘incastrata’ tra quelle di La zona morta e Christine, anch’essi targati 1983 e firmati rispettivamente da David Cronenberg e John Carpenter. A dirigere le danze in questo caso è Lewis Teague, del quale non si ricordano altre opere degne di nota, a parte forse il film a episodi L’occhio del gatto, altro adattamento minore dai racconti di King.

Dee Wallace è la protagonista, nel ruolo della madre: all’epoca l’attrice era reduce da E.T., anche in quel caso nel ruolo di una madre, alle prese con un più innocuo alieno; assieme a lei nel cast il marito Christopher Stone; più noti Daniel Hugh Kelly (in seguito protagonista della serie tv Hardcastle and McCormick, nel ruolo di quest’ultimo) e soprattutto Ed Lauter, storico caratterista hollywoodiano con innumerevoli apparizioni al suo attivo: quella in The Artist è stata una delle ultime, prima della scomparsa.

Al di là delle prove, di certo non strabilianti, offerte dagli attori, il film trova il suo limite principale nell’obbiettiva difficoltà dell’adattamento dell’originale: il libro di King era un meccanismo perfetto, giocato sulla costruzione della concatenazione di eventi che avrebbe portato una donna e suo figlio nell’improbabile situazione di trovarsi asserragliati in un auto sotto attacco da parte di un sanbernardo rabbioso; nel passaggio sul grande schermo, gran parte dell’efficacia della storia si perde, a causa dei necessari rimaneggiamenti, tagli, sunti… il tutto finisce per essere una catena di uccisioni da parte del cane, che diviene una sorta di nemesi, nello stile di prodotti come Venerdì 13 e simili.

Se poi ai già pesanti interventi sul materiale di partenza, si aggiunge il totale stravolgimento del finale, reso molto più rassicurante rispetto all’autentico pugno nello stomaco dell’originale, la mediocrità dell’esito appare scontata. Nonostante tutto  il film ha goduto di un successo breve ma intenso al botteghino, con incassi che arrivarono quasi a triplicare il budget di partenza.

Christine – La macchina infernale: recensione del film di John Carpenter

Christine – La macchina infernale è il film del 1982 diretto da John Carpenter con Keith Gordon, John Stockwell, Alexandra Paul, Robert Prosky, Harry Dean Stanton, Kelly Preston.

La trama di Christine – La macchina infernale

Nella classica cittadina della provincia americana, il giovane Arnie fugge dai bulli e dalle tensioni tipiche dell’adolescenza dedicandosi anima e corpo a rimettere in sesto un’auto d’epoca: l’innocente hobby  si trasformerà ben presto in un’ossessione, assumendo poi contorni da incubo quando l’auto, animata da vita propria, comincerà ad eliminare tutti coloro che hanno infastidito il protagonista,  prendendosela anche con la fidanzata di quest’ultimo, vista come una pericolosa rivale…

Anno d’oro, il 1983, per i cinefili appassionati di Stephen King: a breve distanza l’uno dall’altro escono Cujo, La zona morta e Christine, confermando lo statu s dello scrittore del Maine quale blockbuster non solo per l’editoria, ma anche per il grande schermo;  portare al cinema i suoi lavori è diventata una sorta di ‘sfida registica’ per la quale c’è la fila; così, dopo Brian De Palma con Carrie, il controverso adattamento di Shining firmato da Stenlay Kubrick e David Cronenberg con la sua traduzione de La Zona Morta, è la volta di John Carpenter, che qui si occupa anche delle musiche, come  al solito.

L’esito, non  straordinario, è comunque convincente: rispettoso, pur se con le tipiche ‘libertà narrative’, del romanzo originale, Carpenter imbastisce un film con una sana dose di pathos e un buon ritmo. Cast pieno di giovani semiesordienti, trai quali  però la sola Alexandra Paul (nel film la fidanzata del protagonista) avrà in seguito una certa notorietà, diventando uno dei volti fissi della serie “Baywatch”; il protagonista Keith Gordon (già visto nel Lo squalo II e All That Jazz), si è poi fatto apprezzare come regista sia al cinema (The singing detective) che in tv (soprattutto in Dexter), mentre il suo migliore amico, John Stockwell, si è alternato tra regia e recitazione, anche se senza particolari ‘acuti’.  Assieme a loro, va almeno ricordata la presenza di Harry Dean Stanton e di Kelly Preston, in seguito ‘signora Travolta’.

La protagonista del film è pero come nel libro, la vettura e in effetti gli episodi più coinvolgenti del film, sono quelli in cui l’auto procede ai propri atti vendicativi, nonché le sequenze in cui si ‘autoripara’, frutto di effetti speciali oggi del tutto superati, ma efficacissimi all’epoca. Pur se privo di elementi indimenticabili, a partire delle interpretazioni, spesso e volentieri abbastanza, impacciata, Christine – La macchina infernale finisce per essere comunque un film discreto, caratterizzato  da un riuscito equilibrio di tutte le  componenti; un adattamento non  memorabile,  ma capace di rendere bene le atmosfere in chiaroscuro degli ambienti scolastici ed adolescenziali. Accolto con discreto favore da critica e pubblico, non è comunque riuscito a sfondare al botteghino come altre trasposizioni dei libri di King.

Brivido: recensione del film di Stephen King

Brivido: recensione del film di Stephen King

Brivido è il film del 1986 diretto da Stephen King con protagonisti Emilio Estevez, Pat Hingle, Yeardley Smith.

La trama di Brivido

Quando la Terra si trova nella scia di una cometa, si verifica una  ribellione di massa da parte di qualsiasi meccanismo creato dall’uomo, dagli elettrodomestici da cucina  agli aerei (con la notabile eccezione delle auto); seguiamo così le vicende di un variegato gruppo di personaggi, che dopo essersi rifugiati in una stazione di servizio, partiranno alla ricerca di una via di fuga.

Re Mida dei cui successi letterari si da al cinema

E’ il 1986, e Stephen King è all’apice della notorietà, un Re Mida i cui successi letterari si replicano puntualmente quando portati sul grande schermo;  tuttavia anche i più grandi prima o poi prendono una cantonata, e per King questo momento arriva quando ha la malaugurata idea di accettare la proposta di mettersi egli stesso dietro la macchina da presa, per adattare, ampliandolo, il racconto Trucks (in italiano Camion, inserito nella raccolta A volte ritornano).

Il film partirebbe anche bene: la parte iniziale  ci mostra di volta in volta vari episodi della rivolta delle macchine contro gli umani, non senza trovate ironiche anche divertenti (in apertura c’è un cameo dello stesso King, nel ruolo del cliente di uno sportello bancomat che viene riempito di insulti dalla macchina) ; tuttavia, quando si passa ai personaggi in carne ed ossa, King mostra di non saper bene dove portare il film, che diventa una scialba variazione sul tema del gruppo di persone che cercano di sopravvivere alla minaccia incombente. La storia mostra poi una serie di incongruenze, a partire dal dubbio irrisolto: “perché i camion si e le auto no?”, mentre  una postilla finale ribalta completamente le premesse del film, aggiungendo confusione più che spiegare.

Scarso il contributo offerto dal cast: Emilio Estevez, dopo i discreti corali Breakfast Club e I fuochi di Sant’Elmo, si trova a dover reggere quasi da solo un’opera mediocre, non avendone il carisma; il ruolo del tipico cattivo ‘kinghiano’ disposto a tutto pur di trarre benefici anche dalle situazioni più disperate è affidato allo storico caratterista Pat Hingle, la cui esperienza non basta però a salvare il film; degna di nota la presenza di Yeardley Smith, in seguito divenuta la voce originale di Lisa Simpson.

Il disastro è completato da una serie di incidenti che finisce per gettare una luce sinistra sul progetto, culminata con quello occorso al direttore della fotografia, l’italiano Armando Nannuzzi, che ci rimise un occhio; da dimenticare anche l’aspetto commerciale, con gli incassi rimasti ben al di sotto dei costi. Unica vera nota positiva del film, l’eccellente colonna sonora firmata AC/DC.

Visto oggi Brivido (inspiegabile traduzione italiana, dell’originale  Maximum Overdrive), come all’epoca,  strappa  risate più che a impaurire, un fantasma pronto ad animare le sue notti insonni di Stephen King, indicato solo ai fan dello scrittore.

Il ritorno dei morti viventi: recensione del film di Dan O’Bannon

Anno: 1985 Regia: Dan O’Bannon Cast: Clu Gulager, James Caren, Don Calfa, Thorn Mathews, Beverly Randolph, Linnea Quigley

Trama: Il giovane Freddy è al primo giorno di lavoro per una società che si occupa di raccogliere e distribuire cadaveri a scopo di studio ed esperimenti per università e ricerche scientifiche; qui, il responsabile del magazzino gli racconta una strana storia, secondo cui la vicenda raccontata nel film La notte dei morti viventi nasceva da una storia vera, e che alcuni di quei cadaveri ambulanti sono stati ibernati e immagazzinati lì… un incidente finirà per rimettere in circolazione gli zombie, liberando inoltre un gas, che ricadendo a terra assieme alla pioggia, ne farà risuscitare altri, nel vicino cimitero. A farne le spese sarà un gruppo di punk, riunitisi lì per un festino a base di musica e sesso.

Analisi: Nella lunga e fertile storia dei film dedicati ai cadaveri ambulanti, Il Ritorno dei Morti Viventi si ritaglia uno spazio particolare: un prodotto che omaggia il genere, senza troppe pretese, ma premendo spesso e volentieri il pedale dell’ironia. La regia, per cui era inizialmente previsto Tobe Hooper, passa poi ad un navigato mestierante come Dan O’Bannon, collaboratore di Carpenter ai tempi Dark Star,  con una partecipazione agli effetti speciali di Guerre Stellari e alla sceneggiatura tra gli altri di Alien e Atto di Forza.

Il ritorno dei morti viventi recensioneIl cast è composto di attori di seconda fila, che appartengono alla folta schiera dei caratteristi per cinema e tv, tutti con svariate apparizioni all’attivo: tra questi, Clu Gulager, Don Calfa, James Caren; a farsi notare più di tutti è però Linna Quigley, reginetta dell’horror di serie B a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, qui  tra l’altro protagonista di un  memorabile spogliarello tra le lapidi del cimitero.

Il film, che conta su effetti speciali e make up più che discreti, considerando il budget a disposizione, introduce alcune novità che forse snaturano un po’ i cardini del genere: i corpi ad esempio continuano a muoversi anche dopo la decapitazione e, forse per la prima volta, i cadaveri riescono ad esprimersi in un linguaggio comprensibile, oltre ad essere affamati, più che di generica carne umana, di cervelli.

Menzione d’onore per una colonna sonora di prim’ordine, infarcita di brani garage punk di band come Cramps, Damned e 45 Grave e che può contare anche sulla presenza di Rocky Erickson, fondatore degli psichedelici 13th Floor Elevator.

Il Ritorno dei Morti Viventi godè di un buon successo in patria, ricevendo discreti apprezzamenti anche dalla critica, tanto da generarne due sequel, che peraltro con l’originale hanno avuto ben poco a che fare, destinati esclusivamente al mercato dell’home video; in Italia passò invece  quasi del tutto inosservato, uscendo come riempitivo estivo, oltretutto vietato ai minori di 18 anni.  Un gioellino da recuperare, anche se solo per i cultori del genere.

La top 10 2013 dei migliori film secondo Chiara

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La top 10 2013 dei migliori film secondo Chiara

Ancora una volta le ultime ore dell’anno vengono spese a fare conti e classifiche, a selezionare film, a scartare l’uno piuttosto che l’altro, a rinuciare irrimediabilmente a sceglie in alcune occasione e preferire la democrazia del pari merito. Anche quest’anno, inaspettatamente, la classifica è stata difficile da stilare, perchè i bei film, diluiti in 12 mesi, sembrano davvero pochi, ma concentrati in sole 10 posizioni, diventano decisamente troppi.

La classifiche, così come i voti, non sono cose che amo molto, anche se si confermano operazioni quasi ludico-ricreative, nonostante il “dolore” connaturato alla scelta. Ecco di seguito la mia top 10 dell’anno appena trascorso, che comprende solo titoli distribuiti qui in Italia.

before midnight questione di tempo10- Pari merito tra Questione di Tempo e Before Midnight. Il primo è una piacevolissima conferma del talento di Richard Curtis, che si conferma un vero e proprio cardiologo del grande schermo: ci guarda in faccia, ci fa ridere, e poi piano piano ci entra nel cuore con i suoi adorabili e strampalati personaggi, per rimanere lì per sempre. Before Midnight merita di stare in classifica anche solo perchè è la “conclusione” di una storia sospesa che è cominciata 18 anni fa e che ci fa credere quanto il vero sentimento d’amore sia non solo difficile da vivere, ma anche da raccontare in maniera realistica e profonda: Jesse e Celine ci sono riusciti, ancora una volta, e noi spettatori li ringraziamo.

Philomena9- Philomena. Quando Judi Dench riempie l’inquadratura, l’equilibrio è perfetto; quando la sua Philomena sorride o versa una piccola lacrima, con lei piange e ride ogni singolo spettatore. Quando la regia precisa, la sceneggiatura brillante, la storia potente concorrono a realizzare il film inaspettato, il cinema si rivela.

8- Cloud Atlas. I fratelli Wachowski hanno creato un universo, una teoria, partendo da un romanzo complicato e bellissimo, come una rivelazione. Allo stesso modo il loro film si dischiude davanti agli occhi dello spettatore, divenendo rivelazione e raccontando di una vita e di tutte le altre vite che in essa si compiono e si ripropongono. Tutto realizzato secondo i dettami della meraviglia visiva e registica.

Stoker recensione top 10 20137- Stoker. Una grande diva che si fronteggia con una piccola creatura fragile, Kidman vs Wasikowska in un confronto paradossalmente ad armi pari in cui la piccola Mia dimostra una potenza e una violenza insospettate. Il dramma psicologico travestito da film horror fa di questa incursione americana di Chan-wook Park un film magnetico, che emoziona e atterrisce allo stesso tempo, regalando momenti di pure suspance e di puro gusto ritmico e registico, scandito dal silenzio assordante dopo un colpo di fucile.

daniel-day-lewis-lincoln-spielberg top 10 20136- Lincoln. Un trattato di politica dall’uomo più retto e nobile che la storia americana ricordi, un capolavoro tecnico in cui la luce si fa personaggio e racconta, un attore (Daniel Day-Lewis) che sembra spingersi oltre l’umanamente possibile, finalmente uno Spielberg ritornato coraggioso alle prese con una storia che non si spaventa nel mettere a nudo il lato meno nobile della leggenda e lo fa con un tono dimesso, che diventa epico in una corsa contro il tempo che ha segnato per sempre la storia dell’umanità.

Rush top 10 20135- Rush. Ogni leggenda ha un’origine, e Ron Howard ci ha raccontato quella di Lauda/Hunt come solo il grande narratore sa fare. Grazie a due grandi interpreti, a una storia incredibilmente vera, a una regia attenta ed equilibrata, a una fotografia luccicante il regista ci ha trasportati indietro nel tempo e ha realizzato un incontro tra il pubblico e il privato, tra la vicenda nota e quella meno nota, riportando in vita una grande storia e regalando alla settima arte un altro tassello importante.

Re della Terra Selvaggia top 10 20134- Re della Terra Selvaggia. Il gioiello inaspettato che si trova nel fango, l’energia della giovinezza e della creatività, la forza espressiva di un piccolo corpicino fragile alle prese con la potenza devastante della natura, un ritratto realistico e allo stesso tempo estremamente poetico di un mondo che sembra non avere tempo e spazio, attraverso gli occhi innocenti e feroci di una bambina di otto anni.

Noi Siamo Infinito top 10 20133- Noi Siamo Infinito. Il film che non ti aspetti, la storia giusta e perfettamente raccontata, un cast di giovani in cui Logan Lerman e Ezra Miller brillano come due fulgidi diamanti. Il profondo tatto nel raccontare il trauma senza ipocrisia, l’indescrivibile poesia della corsa sotto al tunnel, la voglia di ritornare adolescenti per sentirsi, ancora una volta, infelici ma invincibili, ancora una volta, infinito.

la-vita-di-adele top 10 20132- La vita di Adele. Quando un film racconta l’urgenza, la fame, la passione, la curiosità, la normalità allora, racconta la vita. Adele è tutti noi che ci approcciamo con genuinità al nuovo, che ci facciamo pervadere dall’emozione, che senza paura affrontiamo la sofferenza, anche quella più nera, per poi scendere a patti con la vita. Adele resta con noi, in noi, alla fine del film, quando i lunghi minuti del racconto si sono esauriti, quando, nonostante tutto, vorremmo sapere ancora altro di lei, e forse, di noi.

GRAVITY top 10 20131- Gravity. L’universo ingoto, l’oscurità dello spazio profondo, la tristezza di un animo spezzato, la solitudine. Lo straordinariamente grande che coincide con l’incommensurabilmente piccolo in una ricerca della salvezza che passa per una ricerca interiore in cui l’uomo viene messo alla prova rispetto alle proprie paure. Gravity ci mette di fronte ad un’opera perfetta, in cui ogni momento, ogni battito, ogni respiro, ogni silenzio è fondamentale, in cui lo spettatore si perde, si ritrova e alla fine in cui annega.

Con grande fatica, da parte mia, sono rimasti fuori da questa (riduttiva) lista film magnifici, film che non ho avuto la possibilità di vedere, film che ho amato profondamente ma che non hanno scalato la vetta. E’ difficile decretare quale sia il film dell’anno, così come è difficile scegliere un film preferito in assoluto, nonostante questo ci ho provato e spero che il risultato non vi dispiaccia.

The Wolf of Wall Street: due nuovi video

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The Wolf of Wall Street: due nuovi video

Da poco meno di una settimana in programmazione nelle sale americane, l’esordio c’è stato lo scorso 25 dicembre, The Wolf of Wall Streetultima fatica dell’ormai consolidato duo Marin ScorseseLeonardo Di Caprio, torna a mostrarsi in due nuovi video che non si limitano a farci assaporare le atmosfere della pellicola, ma ne approfondiscono le tematiche attraverso i commenti del regista e del cast.

Nel primo video, che troverete dopo il salto, viene sottolineata l’importanza dell’umorismo che la pellicola trasuda ed è delineata la figura di Jordan Belfort che, secondo Di Caprio, altro non è che la sincera espressione di una Wall Street paragonabile al Far West.

Nel secondo video, invece, il cast e Scorsese si concentrano sul ruolo di Leonardo Di Caprio e sul personaggio da lui interpretato:

The Wolf of Wall Street è scritto da Terence Winter e diretto da Martin Scorsese. Nel film accanto a Leonardo DiCaprio ci sono Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler, Rob Reiner, Jon Bernthal, Jon Favreau e Jean Dujardin.

Questa la trama del film: Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo nella storia di Wall Street, viene condannato a 20 mesi di carcere dopo aver rifiutato di collaborare alle indagini su di un massiccio caso di frode atto a svelare la diffusa corruzione vigente negli anni ’90 a Wall Street e nel mondo bancario americano. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro autobiografico di Jordan Belfort. La pellicola segna la quinta collaborazione tra Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio.

Qui di seguito potrete trovare il trailer italiano del film.

Fonte: Collider

Saving Mr Banks: un dietro le quinte

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Saving Mr Banks: un dietro le quinte

Già giunto nei cinema americani lo scorso 20 dicembre, Saving Mr. Banks, film prodotto dalla Disney, diretto da John Lee Hancock ed interpretato da Tom Hanks ed Emma Thompson, arriverà nelle sale cinematografiche del nostro paese non prima del 20 febbraio 2014.

A rendere meno dura l’attesa per coloro i quali amarono il sempreverde classico Mary Poppins ci ha pensato la rivista Variety che, in esclusiva, ha pubblicato, attraverso il proprio canale youtube, un video che ne svela il dietro le quinte.

Come molti sapranno, Saving Mr Banks porterà sul grande schermo la storica “guerra” tra il patron Walt Disney (Tom Hanks) e la scrittrice Pamela Lyndon Travers (Emma Thompson) che si protrasse nel corso della realizzazione di quella che, vincitrice di 5 premi Oscar, fu la pellicola  di maggior successo del colosso americano: Mary Poppins.

Qui di seguito vi proponiamo il filmato in questione:

Saving Mr. Banks con protagonista Tom Hanks nei panni di Walt Disney, diretto da John Lee Hancock (The Blind Side, Alamo-Gli Ultimi eroi) e scritto da Kelly Marcel e Sue Smith.

Il film narra la storia dei problemi affrontati da Walt Disney – per ben 14 anni – per portare sullo schermo il romanzo di Pamela L. Travers, Mary Poppins, e della difficoltà nel convincere l’autrice a cederne i diritti. Saving Mr. Banks segue la realizzazione di questo classico, in fase di sviluppo, lavorazione e uscita. Mary Poppins, coi suoi 5 Oscar e lo stratosferico successo di pubblico, sarebbe poi diventato uno dei fiori all’occhiello della Disney. Nonostante questo, la bisbetica Travers odiò la pellicola, incluse le straordinarie sequenze animate. Del cast fanno parte, oltre a Tom Hanks, Emma Thompso, Colin Farrell, Bradley Whitford, Jason SchwartzmanPaul Giamatti. La release statunitense è fissata per il 20 dicembre 2013. Inoltre, qualora non l’abbiate fatto, vi consigliamo di dare uno sguardo al trailer italiano di Saving Mr Banks.

 

Barry Lyndon: recensione del film di Stanley Kubrick

Barry Lyndon: recensione del film di Stanley Kubrick

Barry Lyndon è un film del 1975 del regista culto Stanley Kubrick con nel cast protagonisti Ryan O’Neall, Gay Hamilton, Marisa Berenson.

Barry Lyndon la trama

Barry Lyndon recensioneIrlanda, metà ‘700. Il giovane ed ingenuo Redmond Barry (Ryan O’Neall) è da sempre innamorato della cugina, Mrs. Nora Brady (Gay Hamilton), la quale invece cerca da tempo un buon marito in grado di garantire a lei e alla sua famiglia un futuro agiato e sicuro. L’occasione propizia sembra  giunta con l’arrivo di un borioso capitano inglese, il quale inizia subito a corteggiarla con la promessa di un’ottima rendita.

Redmond non accetta il decorrere degli eventi e offende il rivale in amore tanto da rendere necessario un duello. Credendo di aver ucciso il capitano, a Redmond è consigliata la fuga per evitare la forca; gli eventi si accavallano ininterrottamente, un sali e scendi della sorte che lo farà arruolare nell’esercito, partecipare alla guerra dei sette anni, prima con la divisa inglese quindi con quella prussiana. Sarà una spia agli ordini del Kaiser quindi il braccio destro di un furbo baro d’alto borgo che gli insegnerà tutto dell’alta società.

Riuscirà a sposare una nobildonna, Lady Lyndon (Marisa Berenson), e avvicinarsi al suo sogno di una vita: diventare un lord e avere un titolo nobiliare. Ma per Barry, come detto, la vita è un continuo alternarsi di fortune e sventure e non tutto, alla fine, quadrerà.

Barry Lyndon, il film in costume di Stanley Kubrick

Analisi: Barry Lyndon è l’unico film in costume prodotto e diretto da Stanley Kubrick e a differenza che in Spartacus, qui il regista ha avuto, come suo solito, completa libertà d’azione. Girato nell’ormai lontano 1975, Barry Lyndon rappresenta ancora oggi una delle opere cinematografiche più mirabili e straordinarie a livello di rappresentazione scenografica di un periodo storico lontano. Una testimonianza visiva del XVIII secolo senza pari per fedeltà e precisione di particolari, spesso utilizzata da storici e studiosi del periodo in questione.

Barry Lyndon recensioneDopo la solita lunga ed estenuante ricerca bibliografica durata anni, Kubrick trovò finalmente nel romanzo Le memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Tacheray il soggetto ideale per realizzare quel film ambientato nel ‘700 che da una vita bramava. Un film lungo e didascalico, che spesso assume una lentezza voluta e non facilmente comprensibile ma che rispecchia l’intento del regista di voler mantenere un ritmo sommesso e adatto ad una fotografia di straordinaria staticità, immagini e sequenze che assumono l’aspetto di opere d’arte.

Gli Oscar alla scenografia e alla fotografia conferiti al film l’anno successivo, sono il meritatissimo premio ad un lavoro certosino maniacale e di una competenza inaudita a cui tutti, sarti, fotografi e tecnici, dovettero sottostare per soddisfare l’esigenza di perfezione del maestro. Costumi disegnati ricopiando i modelli direttamente dai quadri d’epoca, esterni selezionati in base all’osservazione dei capolavori dei grandi paesaggisti inglesi ed una fotografia impreziosita dall’utilizzo esclusivo di luci naturali…anche in notturna, dove ci si avvaleva solo di candele e candelabri vari e ben disposti. Per poter riprendere con una luce così bassa e tenue, la ditta Zeiss mise a disposizione degli obbiettivi particolari che aveva appena progettato per la NASA.

Barry Lyndon recensione del film di Stanley Kubrick

ryan di barry lyndonAl di là dei meriti tecnici, Barry Lyndon è un film che propone varie tematiche, alcune anche molto attuali. Quella di Redmond è una storia asimmetrica racchiusa in una lunga parabola che gli farà conoscere grandi fortune in mezzo ad un inizio ed una fine tragica. L’arrivismo sociale del protagonista e dell’anziana madre sono debolezze comuni e molto diffuse anche nella società moderna; nel film l’inesorabile quanto rapida scalata sociale del giovane ed innocente ragazzo di campagna cammina a braccetto con il suo imbruttimento morale, con la sua degenerazione spirituale.

Kubrick rimase convinto sempre della scelta di O’Neal nel ruolo del protagonista certo delle sue qualità, poco espresse nei suoi film precedenti (Love Story per citarne uno); noi troviamo l’interpretazione di Ryan alquanto piatta e monocorde, non particolarmente espressiva. Nonostante questo e nonostante i suoi difetti e le sue mancanze, lo spettatore, in genere, si affeziona al personaggio di Redmond forse perché lo trova tanto umano, sia nel bene che nel male.

Barry Lyndon, film che non trovò un immediato riscontro di critica e pubblico, è un film non facile, un film da osservare oltre che guardare ed ascoltare, ammirare prima che interpretare, e forse solo dopo essere entrati nel mondo tanto perfettamente ricreato dal maestro, si potrà instaurare quel rapporto di intimità con i personaggi che vi farà apprezzare il tutto nella sua magnifica completezza.

ryan di barry lyndon

I sette fratelli Cervi: recensione del film di Gianni Puccini

I sette fratelli Cervi: recensione del film di Gianni Puccini

I sette fratelli Cervi è il film del 1968 di Gianni Puccini con protagonisti nel cast Gian Maria Volonté, Don Backy, Riccardo Cucciolla, Renzo Montagnani, Carla Gravina, Serge Reggiani, Lisa Gastoni.

La trama di I sette fratelli Cervi

In I sette fratelli Cervi Campegine, Reggio Emilia, 1943. Aldo, Agostino, Gelindo, Antenore, Ettore, Ferdinando e Ovidio sono i sette figli di Alcide e Genoveffa Cervi, una fiera ed unitissima famiglia contadina che da sempre affronta con dignità e orgoglio la dura vita da fittavoli. Fermamente cattolici, i sette ragazzi sono altresì da sempre avversi ai soprusi, alla guerra…al fascismo. Quando Aldo, il più carismatico ed istruito tra loro, allaccia un collegamento con il movimento partigiano attraverso la bella attrice Lucia Sarzi, i sette fratelli Cervi iniziano la “loro” battaglia contro tedeschi e fascisti. Costretti, ormai da mesi, alla macchia sui monti, torneranno per un ultima volta presso il casolare paterno dove cadranno in un’imboscata improvvisa. Condotti nelle carceri di Reggio Emilia non avranno il tempo di domandarsi quale futuro attendersi che per loro già si è deciso il più terribile degli epiloghi.

I sette fratelli Cervi è un film di Gianni Puccini del 1968 basato sulla celebre quanto purtroppo vera, verissima storia di sette fratelli partigiani fucilati, uno accanto all’altro, in un freddo mattino del 28 dicembre del 1943.

Se per stendere il soggetto Gianni Puccini si è avvalso della collaborazione di Bruno Baratti, la sceneggiatura è stata impreziosita dalla penna “magica” di Cesare Zavattini, vecchio ed inseparabile braccio destro del De Sica “neorealista” del decennio precedente. I sette fratelli Cervi è un film che vuole, primariamente, raccontare e rendere omaggio a questi giovani martiri nella lotta per la libertà entrati da subito nell’immaginario collettivo come simbolo delle vittime della barbarie nazi-fascista.

Considerato anche l’anno “caldo” nel quale il film venne girato, possiamo arguire che i partiti di sinistra, soprattutto quella più anti-governativa, vollero utilizzare il film come strumento di propaganda politica e di lotta, una testimonianza visiva ed efficacissima per risvegliare antichi e sopiti sentimenti anti-fascisti.

I sette fratelli Cervi di Puccini può in parte rispondere a questa finalità ma in realtà esprime, con grande onestà intellettuale, quanto le gesta e le imprese di questi sette ragazzi fossero scollegate da qualsiasi logica di partito o da direttive superiori con cui anzi si sono sempre scontrati. Giovani, audaci, coraggiosi, onesti e antifascisti sì, ma anche credenti e mai veramente parte di un movimento politico particolare. Il film risalta in modo straordinario l’incredibile orgoglio di tutta la famiglia Cervi, un orgoglio ed una dignità trasmessa ai ragazzi da due straordinari genitori che per primi insegnarono loro a non piegarsi mai alle prepotenze e alle ingiustizie della vita.

Un cast di attori straordinari in cui risalta il solito ed immenso Gian Maria Volontè (Aldo) intenso e vibrante come il personaggio richiedeva; quindi citiamo Riccardo Cucciolla (Gelindo) il fratello più saggio ed anziano, la bella Lisa Gastoni (Lucia Sarzi) che interpreta con grande sentimento la convinta pasionaria attratta dall’audace e spontanea convinzione di Aldo, e non ultima Elsa Albani (mamma Cervi) semplicemente eccellente nella parte forse più difficile del film.

I sette fratelli Cervi non è il solito film di retorica anti-fascista e partigiana, non è un mero strumento di propaganda politica, ma è un film che con profondità ed onestà racconta una delle pagine più nere e vergognose della guerra civile combattuta nel nostro paese a partire dal settembre del 1943. Un film profondo ma anche essenziale, binomio che troviamo sintetizzato soprattutto nell’ultima drammatica sequenza, quella girata nel cortile del poligono di tiro di Reggio Emilia, il luogo della fucilazione. Una scena scarna e quasi monocorde, priva di musiche melense, primi piani forzati o altri artifici finalizzati a sollecitare l’emotività dello spettatore; una scena semplice e dignitosa così come fu piena di dignità la morte di questi sette fratelli.

I film consigliati per un 2014 di buon cinema

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I film consigliati per un 2014 di buon cinema

Vi abbiamo raccontato in poche battute quali sono i film che il grande pubblico aspetta per questo vicinissimo 2014. In questa sede vogliamo invece raccontarvi di qualche titolo che, magari meno promosso, potrebbe rendere migliore il vostro rapporto con il cinema nei 12 mesi che verranno.

I film più attesi del 2014

nebraskaPartiamo immediatamente da quei titoli che l’amante della sala più distratto potrà trovare a breve in sala: Nebraska di Alexander Payne, The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée. Una tripletta niente male se pensiamo che tutti e tre questi film vantano almeno una nomination ai prossimi Golden Globe e un futuro da protagonisti nella stagione dei premi. Nebraska segna il ritorno di Payne alla regia, dopo il grande successo di critica e pubblico del suo ultimo film Paradiso Amaro, e resta quindi un film da tenere d’occhio. Non c’è bisogno di troppe parole invece per capire il valore dell’ultimo film di Scorsese, che già oltreoceano ha fatto scalpore per la straordinaria interpretazione di Leonardo DiCaprio, che di nuovo a braccetto con Martin Scorsese conferma il suo grande talento e forse (ma ormai non ci speriamo neppure) si aspetta un po’ di considerazione da parte di “certi” premi, anche se dovrà fare i conti con un certo Matthew Maconaughey, che si è scoperto grande attore a più di 40 anni nonostante la ventennale carriera e che mira molto molto in alto.

August-Osage-CountySarà un febbraio 2014 bello fitto per chi vorrà tenere il passo con gli appuntamenti importanti al cinema. Sappiamo che è in questo periodo che da noi in Italia arriva il “meglio di Hollywood” ovvero quel cinema che pur provenendo da una “fabbrica” ha comunque qualcosa da dire, e un’anima con cui seduce gli spettatori più attenti. Cominciamo con All is Lost uno stand alone di Robert Redford che potrebbe riservare molte sorprese ai fan del leggendario attore e a quelli dei film in cui l’uomo, solo, si staglia, piccolo ma determinato, contro la Natura. Passiamo poi ad una saga familiare all stars: I segreti di Osage County, in cui troviamo Meryl Streep e Julia Roberts, madre e figlia, alle prese con il funerale del capofamiglia e con vecchi e nuovi screzi. Il film, elogiato negli States per le performance delle attrici protagoniste, potrebbe essere un buon appuntamento al cinema. Ancora, a febbraio, potremmo vedere il Italia Monuments Men, film in cui il caro George Clooney torna alla regia, dopo essersi goduto il successo da produttore dello scorso anno con Argo. 12-anni-schiavo 2014Così George ci mette la regia e anche la faccia e si fa accompagnare da Matt Damon, Cate Blanchett, John Goodman, Bill Murray e Jean Dujardin; e se quesi nomi non dovessero bastare come motivazione? Aggiungiamo il fatto che la trama del film, quella di un gruppo di esperti d’arte che durante la Seconda Guerra Mondiale si dedicano a salvare i capolavori della cultura mondiale, è tratta da una storia vera. Arrivano a fine febbraio 12 Anni Schiavo e Saving Mr. Banks, due film molto diversi ma che ci sentiamo di consigliarvi perchè promettono molte emozioni. Il primo, diretto da Steve McQueen con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender e Brad Pitt, è la storia nuda e violenta della crudeltà dell’uomo; il secondo racconta il backstage della storia dietro la realizzazione di Mary Poppins: Tom Hanks e Emma Thompson sono la garanzia di grande recitazione, mentre la storia vera riletta da Disney assicura lacrime e trionfo di buoni sentimenti.

her recensione 2 2014A marzo potremo godere invece degli ultimi film d’alta stagione americana: Her di Spike Jonze, Labor Day di Jason Reitman, The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Tre film di grandi artisti della settima arte che ci sentiamo di consigliarvi, il primo perchè lo abbiamo già visto al Festival di Roma e, assicuriamo, si candida a miglior film del 2014; il secondo per l’interpretazione di Kate Winslet da protagonista; il terzo perchè guardare un film di Wes Anderson è sempre come tornare a casa a ritrovare tanti volti familiari, un po’ cambiati, ma accoglienti e rassicuranti.

Usciranno quest’anno altri due film che destano la nostra curiosità e che vi consigliamo di andare a vedere: l’ultima prova da protagonista di James Gandolfini, Non dico altro; Gigolò per caso, diretto dall’amico di Gandolfini, John Turturro con Woody Allen protagonista davanti alla macchina da presa.

exodus 2014Il 2014 sarà anche l’anno dei grandi registi. Abbiamo già citato Anderson, McQueen e Scorsese (tra gli altri) ma non dimentichiamo Aronofsky, i fratelli Wachowski, Chris Nolan e ancora, Ridley Scott, che aprendo l’anno con The Counselor – il procuratore, lo chiude con Exodus, rilettura dell’episodio biblioco di Mosè con protagonsita Christian Bale. Non sarà l’unico film biblico, perchè Darren Aronofski ci racconterà invece di Noè, e chissà quali saranno i toni del suo film, dato il suo modo estremo di fare cinema! Tornano poi anche Nolan e i Wachowski, e ovunque ci siano questi grandi cineasti, c’è sempre anche un motivo per andare al cinema a vedere i loro ultimi viaggi mentali, che condividono, e di questo li ringraziamo, con noi essere umani “comuni”.

E voi cosa ci consigliate? Quali sono i film nascosti, in attesa di data d’uscita, quelli piccoli e bellissimi che si vedono solo ai festival e che forse usciranno nel 2014? Quali sono i vostri consigli a noi per il nuovo anno?

Qualunque sia la vostra scelta, auguriamo a tutti un anno cinefilo, all’insegna del cinema che fa bene alla mente, allo spirito e anche all’umore.

Big Hero 6: Chris Williams co-dirigerà il progetto Disney

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Big Hero 6: Chris Williams co-dirigerà il progetto Disney

Big-Hero-6Buone nuove per gli appassionati dei progetti Marvel, gli amanti della Disney ed i filo-nipponici che, alle porte del nuovo anno, potranno godere di ulteriori informazioni circa Big Hero 6 film d’animazione in computer grafica già presentato in occasione dell’expo Disney D23 la scorsa estate.

L’ultima nuova circa quello che sarà il 54esimo film della serie Walt Disney Animated Classic Series, riguarda l’arrivo di Chris Williams che affiancherà alla regia il confermato Don Hall (Winnie The PoohI Robinson – Una Famiglia Spaziale) e di Roy Conli che tornerà a collaborare con la Disney in qualità di produttore dopo l’esperienza di Tangled e de Il Pianeta del Tesoro.

Williams non è nuovo al fiabesco mondo della Disney, avendo già co-diretto e sceneggiato il film d’animazione Bolt e collaborato alla stesura di MulanI Vestiti Nuovi dell’ImperatoreKoda Fratello Orso.

Vi ricordiamo che Big Hero 6 sarà l’adattamento di una serie a fumetti Marvel ideata da Steven T. SeagleDuncan Rouleau e pubblicata a partire dal settembre 1998. Realizzato in computer grafica e basato su di un 3D stereoscopico, il film racconterò le avventure di Hiro Hamada, ragazzo prodigio della robotica, che coadiuvato da un robot di nome Baymax da egli stesso creato, dovrà salvare San Francisco da un intrigo crimanale. Ai due, nel corso della pellicola, si aggregheranno anche i personaggi di Gogo, Honey Lemon, lo chef sushi Wasaby ed il fanboy Fred.

Big Hero 6 è atteso nei cinema il 7 novembre 2014.

Fonte: Hollywood Reporter

Nymphomaniac: nuove immagini promozionali

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Arrivano online, grazie a The Playlist, una serie di nuove bellissime immagini promozionali di Nymphomaniac, il prossimo film del regista danese Lars von Trier. Le immagini rappresentano dei veri e propri ritratti dei protagonisti della pellicola. Eccole, per voi, di seguito.

Leggi anche: Charlotte Gainsbourg canta Hey Joe per Nymphomaniac

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Leggi anche: Nymphomaniac: scatta la petizione per distribuirlo in Italia

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Stellan Skarsgard

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Christian Slater

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Charlotte Gainsbourg

Vi ricordiamo che la protagonista del film è Charlotte Gainsbourgche interpreterà il ruolo di una ninfomane.

Con lei sul set anche Shia LaBeoufUma Thurman e Willem Dafoe.

Il nuovo, controverso e provocatorio film di Lars von Trier sarà rilasciato negli Stati Uniti suddiviso in due lungometraggi; uno in uscita a marzo e l’altro ad aprile. La prima parte uscirà nelle sale il 21 marzo 2014; la seconda, invece, esordirà nelle sale il 18 aprile 2014.

Di seguito la sinossi ufficiale del film:

“Il film è la storia poetica e selvaggia del viaggio erotico di una donna dalla sua nascita fino all’età di cinquant’anni, raccontata dalla protagonista, la ninfomane Joe. Una fredda sera d’inverno l’anziano scapolo Seligman trova Joe in un vicolo, è stata picchiata. La porta a casa sua, e cerca di curarla, chiedendole nel frattempo informazioni sulla sua vita. Ascolta così il racconto in otto capitoli la storia della sua complicata e lussuriosa vita, ricca di coincidenze fortuite e collegamenti.”

Fonte: Collider

L’attimo fuggente: la trama e le frasi più celebri

L’attimo fuggente: la trama e le frasi più celebri

Serata all’insegna della poesia per l’ultimo giorno dell’anno. Infatti, il film che consigliamo oggi in programmazione è L’attimo fuggente, film diretto da Peter Weir con protagonista Robin Williams. Nel cast anche un giovanissimo Ethan Hawke.

Dead Poets Society, questo il titolo originale, racconta di John Keating, insegnante di letteratura inglese, arriva nel 1959 alla Welton Academy dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione e ne sconvolge l’ordine insegnando ai ragazzi, attraverso la poesia, la forza creativa della libertà e dell’anticonformismo.

Coraggioso nella scelta tematica, discutibile nella sua poco critica esaltazione dell’individualismo e con qualche forzatura retorica, è una macchina narrativa perfettamente oliata che non perde un colpo sino al finale che scalda il cuore, inumidisce gli occhi e strappa l’applauso.

o capitano mio capitano

Per tutti quelli cresciuto con la televisione è impossibile non sapere la trama dell’Attimo Fuggente o, anche le celebri frasi del film, tra cui o capitano mia capitano. Ma il film è anche ricco di curiosità.

Il titolo della versione italiana, L’attimo fuggente, differisce da quelli degli altri paesi, che mantengono la dicitura originale Dead Poets Society («Setta dei poeti estinti» secondo la versione doppiata in italiano). L’American Film Institute lo ha inserito al 52º posto nella 100 Cheers.

Tra le lezioni del protagonista, una di queste si ispira alla celebre locuzione del poeta latino Orazio che invita a «cogliere l’attimo» (in latino Carpe diem, nella versione originale Seize the day, scritto su uno dei quaderni degli studenti).

L'attimo fuggente frasi

L’attimo fuggente, le frasi più belle

La frase: “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita” ha ottenuto il 95º posto nella classifica AFI’s 100 Years… 100 Movie Quotes. Ma non è l’unica frase celebra del film. Infatti il film è ricco di frasi che conosciamo. Eccone una selezione delle più celebri:

  • «Cogli la rosa quando è il momento, | ché il tempo, lo sai, vola | e lo stesso fiore che sboccia oggi, | domani appassirà.» (Pitts)
  • C’è un tempo per osare e uno per essere cauti, e l’uomo saggio comprende a quale è chiamato”.
  • “E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare con la vostra testa. Imparerete ad assaporare parole e linguaggio. Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo”
  • “Non leggiamo e scriviamo poesia perché è carina. Leggiamo e scriviamo poesia perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione”
  • «Venite amici, | che non è tardi per scoprire un nuovo mondo. | Io vi propongo di andare più in là dell’orizzonte, | e se anche non abbiamo l’energia che in giorni lontani | mosse la terra e il cielo, siamo ancora gli stessi. | Unica, eguale tempra di eroici cuori, | indeboliti forse dal fato, ma con ancora la voglia | di combattere, di cercare, di trovare e di non cedere.»(Neil)
  • «Sulla strada polverosa, viveva un uomo chiamato William Bloat. Aveva una moglie, piaga della sua vita, che lo faceva uscire dai gangheri e allora lui un giorno la colse nel sonno e squarciò la sua candida gola.» (Pitts)
  • «Preso dalla fede ebbi una visione, | dall’orgia io fuggivo ma non senza derisione. | Vidi il fiume Congo, scavare con la testa, | e una lingua d’oro tagliare la foresta.» (Meeks)
  • Per la prima volta in vita mia, so che cosa voglio fare! E per la prima volta, ho intenzione di farlo! Che mio padre sia d’accordo o no! Carpe diem! (Neil)
  • Mi piace insegnare, non voglio vivere in altri posti. (Keating)
  • Ho incontrato una ragazza di nome Chris, è bionda e ha occhi di cielo. Toccarla sarebbe il paradiso. (Knox
  • «Se noi ombre vi abbiamo offeso, per poterci dare il perdono fate conto di aver dormito mentre queste visioni apparivano e che a mostrarvi paesaggi immaginari sia stato un sogno. Signori non ci rimproverate, se ci perdonate rimedieremo. Ascoltate l’onesto Puck, se avremo la grande sorte di sfuggire ai vostri insulti, potremo rimediare signori, che Puck non è un mentitore. Quindi buona notte a tutti voi, datemi la mano e siamo amici e Puck i danni vi rifonderà.» (Neil)

L’attimo fuggente, la trama

Il film racconta dell’autunno 1959 all’Accademia Welton, una scuola elitaria e conformista ubicata sulle colline del Vermont, i metodi assolutamente insoliti di un nuovo insegnante di materie umanistiche, John Keating, sono considerati con timore e sgomento dal preside Nolan e dalle famiglie.

Keating affascina la sua classe non solo per intelligenza e simpatia, ma per novità pedagogiche: per lui la poesia sopra ogni altra cosa è il fulcro per far nascere e sviluppare lo spirito creativo e per “liberare” nei ragazzi non solo l’amore per Keats, Withman o Shakespeare (considerati in maniera meno arida e puramente letteraria), ma tutte le premesse migliori per la più indovinata e fertile scelta di vita.

Nella classe di Keating, che matura le suggestioni culturali anche con iniziative divertenti e stravaganti, sette allievi lo seguono con interesse particolare, capeggiati da Neil Perry, un diciassettenne da sempre dominato da un padre autoritario, che scopre in se stesso la vocazione di attore.

I sette ragazzi hanno fondato la “Società dei Poeti Estinti” e di notte lasciano spesso e volentieri l’Accademia per riunirsi in una grotta, per meglio comunicare tra loro e recitare versi, propri ed altrui. Gerard Pitts, Todd Anderson, Charlie Dalton, Knox Overstreet, Richard Cameron, Steven Meeks vivono così una loro specialissima stagione, fervida di scoperte ed entusiasmi. Ma i metodi del professor Keating e le azioni dei suoi allievi si scontrano con il conformismo e la serietà che sempre hanno regnato a Welton.

La vita di Adele: red band trailer in vista degli Oscar

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La vita di Adele: red band trailer in vista degli Oscar

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In occasione delle votazioni per le nomination relative agli Oscar 2014, la IFC Films ha diffuso un red band trailer esclusivo de La vita di Adele, il vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2013. Il trailer è incentrato in maniera particolare sulla protagonista Adèle Exarchopoulos, con la speranza di aumentare una sua possibile candidatura nella categoria “Migliore Attrice Protagonista”. Eccolo di seguito.

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La pellicola di Abdellatif Kechiche racconta la storia d’amore di due donne interpretate dalle rivelazioni Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos. E’ uscita in Italia lo scorso 24 Ottobre.

PER LEGGERE LA NOSTRA RECENSIONE DE LA VITA DI ADELE CLICCATE QUI.

Trama: A 15 anni, Adele ha due certezze: è una ragazza, e una ragazza di solito esce con i ragazzi. Il giorno in cui intravede il blu dei capelli di Emma, sente che la sua vita sta per cambiare. Sola con i suoi dilemmi adolescenziali, cambia l’idea che ha di se stessa e sente trasformarsi il modo in cui gli altri la guardano.

Fonte: Firstshowing

Buon Compleanno Anthony Hopkins

Buon Compleanno Anthony Hopkins

Con certi mostri sacri ci vorrebbe un bel bignami, tipo: Philip Anthony Hopkins, ‘Sir’ dal ‘93, nasce in Galles nel 1937 da genitori panettieri e da piccolo mostra i segni di una leggera dislessia, ma compensa con una discreta padronanza del pianoforte. Nel 2000 ottiene la cittadinanza americana (con sommo disappunto dei suoi connazionali), e da qualche anno vive stabilmente a Los Angeles. 3  mogli e una figlia all’attivo, di mestiere fa l’attore famoso. Famosissimo.

Ma come si fa a rinchiudere in un paragrafetto la biografia di uno che dopo gli studi alla Royal Academy of Dramatic Arts e la gavetta di rito, nel 1965 entra al celeberrimo National Theatre diretto niente meno che da Sir Laurence Olivier? Che poi, quando il grande istrione sarà colpito da un attacco di appendicite acuta, è proprio Anthony che lo sostituisce in Danza di morte di Strindberg. Come si dice, non tutti mali vengono per nuocere. O era ‘mors tua vita mea’? Vabbè, comunque, dopo tanto teatro, il debutto cinematografico arriva nel ‘67 con Il leone d’inverno, al fianco di Peter O’Toole e Katharine Hepburn. L’enorme successo del film non può che giovare all’attore in ascesa, che d’ora in poi si dedicherà sia al piccolo che al grande schermo, senza però mai abbandonare il palcoscenico.

Tanto che lo chiamano anche a Broadway e, dalla seconda metà degli anni Settanta, Anthony comincerà a divedersi tra la madre patria e gli U.S.A., tra Attenborough (Quell’ultimo ponte) e Lynch (The Elephant Man). Proprio in una produzione americana ottiene il ruolo della vita, prestando il volto (e la mandibola) allo psichiatra cannibale Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti (1991). Niente male per un vegetariano dichiarato: si merita senz’altro l’Oscar come miglior protagonista. Se il riconoscimento non desta certo sorpresa, è comunque un record per l’Academy aver premiato l’interpretazione di Hopkins che – per quanto assolutamente incisiva –  occupa poco più di 16 minuti di pellicola, pari a un 14% scarso dell’intero film.  Peccato che le successive apparizioni di Hannibal the Cannibal/Hopkins (Hannibal e Red Dragon) non siano all’altezza dell’exploit, ma Sir Anthony ha altro a cui pensare. I progetti a venire sono – manco a dirlo – numerosi ed eterogenei, anche se, scorrendo i titoli del suo curriculum, si nota una certa predisposizione per gli adattamenti letterari/le saghe familiari (vedi Casa Howard, Quel che resta del giorno, Vento di passioni, Vi presento Joe Black), con una predilezione per registi come Ivory (4 film insieme) e per il compagno di cavalleria Sir Attenborough (5 collaborazioni).

Non mancano nemmeno i drammi storici come Amistad, Titus e Alexander, né le incursioni nel fantastico che, a partire da Dracula di Bram Stoker nel ’92, si ripropongono di quando in quando nella sua filmografia (La leggenda di Beowulf, Wolfman, i due Thor). E sebbene Hopkins faccia capolino anche in pellicole meramente commerciali come Spice Girls: Il film e La maschera di Zorro, la sua reputazione certo non ne risente, visto che è lui il prescelto per interpretare l’icona nazionale Hitchcok nell’omonimo biopic del 2012. Ora, mentre lo aspettiamo nel biblico Noah di Aronofsky, diamo inizio ai festeggiamenti. Forse lui preferirebbe un bel piatto di fave e un buon Chianti, ma noi siamo tradizionalisti e restiamo fedeli alla torta e allo spumante. HAPPY BIRTHDAY SIR HOPKINS!

Paranormal Activity The Marked Ones: nuova clip esclusiva

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Continua la terrificante campagna promozionale per Paranormal Activity The Marked Ones: sul web arriva, dopo il trailer ufficiale e l’inquietante pubblicità virale, una nuova clip tratta dal film. Gli ingredienti del franchise sono ancora e sempre gli stessi. Traballanti inquadrature e telecamere a mano per coinvolgere gli spettatori in prima persona nell’orrore, annidato tra le rassicuranti mura casalinghe. Paranormal Activity The Marked Ones arriverà al cinema negli Stati Uniti il 3 Gennaio 2014.

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Vi ricordiamo che Paranormal Activity: The Marked Ones è stato scritto e diretto da Christopher Landon, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, e vede nel cast Richard Cabral, Carlos Pratts, Eddie J. Fernandez, Jorge Diaz, David Fernandez Jr., Kimberly Ables Jindra, Tonja Kahlens e Frank Salinas.

Fonte: ComingSoon.net

The Amazing Spider Man 2: nuovo video promozionale

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The Amazing Spider Man 2: nuovo video promozionale

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I Marvel Studios hanno diffuso online un nuovo video promozionale di The Amazing Spider Man 2. Questa notte, a Times Square (New York), a dare il benvenuto al 2014 ci sarà anche l’uomo ragno, e per l’occasione la Sony presenterà una nuova clip esclusiva tratta dal film. In attesa dell’evento, il video arrivato online grazie alla Marvel presenta il nostro eroe in cima all’enorme sfera di Times Square, simbolo del nuovo anno. Eccolo di seguito.

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Ecco la trama di The Amazing Spider-Man 2:

Abbiamo sempre saputo che la battaglia più importante di Spider-Man è quella che combatte dentro di sé: la lotta tra gli impegni quotidiani di Peter Parker, e le straordinarie responsabilità di Spider-Man. Ma in The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, Peter Parker si ritrova a dover affrontare un conflitto molto più grande.

E’ bello essere Spider-Man (Andrew Garfield). Per Peter Parker, non c’è niente di più emozionante che oscillare tra i grattacieli, sapere di essere un eroe, e passare del tempo con Gwen (Emma Stone). Ma essere Spider-Man però ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere il suo concittadini newyorchesi dai malvagi che minacciano la città. Con la comparsa di Electro (Jamie Foxx), Peter deve affrontare un nemico molto più potente di lui. E con il ritorno del suo vecchio amico Harry Osborn (Dane DeHaan), Peter si rende conto che tutti i suoi avversarsi hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  nel ruolo di Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Fonte: ComingSoon.net

Il Pianeta delle Scimmie Revolution nuova foto con Andy Serkis

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Il Pianeta delle Scimmie Revolution nuova foto con Andy Serkis

Ecco Andy Serkis, pioniere della mocap, alle prese con le riprese de Il Pianeta delle Scimmie Revolution, in cui riprende il ruolo del gorilla Cesare. Ecco l’attore sul set:

Questa la trama del film Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie: La crescente nazione delle scimmie guidata da Caesar è minacciata da una banda di umani sopravvissuti al devastante virus diffuso dieci anni prima. Raggiunta una fragile pace, essa sarà molto breve, ed entrambe le parti si troveranno sull’orlo di una guerra che deciderà quale sarà la specie dominante sulla Terra.

Andy Serkis ritorna nel ruolo di Caesar. Faranno parte del cast di Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie anche Jason Clarke (Zero Dark ThirtyPublic EnemiesThe Great Gatsby), Gary Oldman (The Dark Knight RisesThe Harry Potter film series), Keri Russell (The AmericansMission Impossible III), Toby Kebbell (The Prince of PersiaWrath of the TitansRock N Rolla), Kodi Smit-McPhee (Let Me InParaNorman), Enrique Murciano (TrafficBlack Hawk Down), Kirk Acevedo (The Thin Red Line) e Judy Greer (The DescendantsThree Kings13 Going on 30). Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie arriverà al cinema in Italia il 30 Luglio.

Fonte: Empire

Captain America The Winter Soldier quattro nuove foto

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Dopo aver dedicato una copertina all’eroe patriottico per eccellenza, Empire on line pubblica quatro nuove immagini di Captain America: The Winter Soldier. Nelle immagini vediamo tutti, o quasi, i personaggi fondamentale di questa seconda avventura in solitaria di Steve Rogers: ci sono Nick Fury e Alexander Pierce, Natasha Romanoff e Steve stesso e infine, il Soldato d’Inverno.

Ecco le immagini:

captain america winter soldier 2 captain america winter soldier 3 captain america winter soldier 4 captain america winter soldier

Captain America: The Winter Soldier comprende nel cast già attori del calibro di Frank GrilloScarlett JohanssonEmily VanCamp e Toby Jones. Anthony Joe Russo dirigeranno la pellicola, la cui uscita statunitense è fissata per  il 4 Aprile 2014. Le riprese sono iniziate a Cleveland.

La storia si legerà alla fine di The Avengers, continuando a seguire il Captain America impegnato con Nick Fury e la S.H.I.E.L.D e alle prese con la modernità. Al momento l’uscita del film è prevista per il 4 aprile del 2014. Vi ricordiamo che tutte le news sul film sono reperibili nel nostro speciale: Captain America: il soldato d’inverno. Tutte le info utili nella nostra scheda: Captain America: The Winter Soldier.

Fonte: Empire

Box Office ITA del 30 dicembre 2013

Frozen Il regno di ghiaccioIncassi in crescita al box office italiano nell’ultimo weekend del 2013, con Frozen che rimane in testa, seguito dai film italiani natalizi.

Il weekend post-natalizio è il periodo più florido dell’anno per il botteghino italiano, quando anche gli italiani che non frequentano abitualmente le sale optano per un film al cinema. Così il box office beneficia di un aumento degli incassi e del numero di spettatori paganti, a vantaggio soprattutto delle pellicole che si scontrano per trionfare come incasso maggiore delle feste.

Per la seconda settimana consecutiva, Frozen – Il Regno di Ghiaccio rimane in testa alla classifica incassando ben 6,1 milioni di euro negli ultimi quattro giorni con una media impressionante di oltre novemila euro per sala. Il cartoon Disney è la vera sorpresa delle feste, in grado di superare già il totale di 10,3 milioni.

Impennata anche per Colpi di fortuna, che sale in seconda posizione con 4,2 milioni incassati alla seconda settimana, giungendo a quota 8,4 milioni.

Le due pellicole italiane direttamente concorrenti al film di Neri Parenti ottengono un incremento analogo: Indovina chi viene a Natale? raccoglie 3,2 milioni e arriva a 5,7 milioni complessivi, mentre Un fantastico via vai giunge a 7,1 milioni totali con i 2.667.000 euro incassati alla sua terza settimana di programmazione.

Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug scende al quinto posto con altri 2.644.000 euro, per un totale di 10,6 milioni ottenuti anche grazie al 3D.

I sogni segreti di Walter Mitty rimane stabile in sesta posizione, arrivando a 3,5 milioni totali con 1,9 milioni raccolti negli ultimi quattro giorni.

Philomena conferma il settimo posto incassando 1,6 milioni alla sua seconda settimana di sfruttamento. Giunta a 2,5 milioni complessivi, la pellicola con Judi Dench ha ottenuto in questo weekend una media straordinaria di 7500 euro per sala.

L’unica new entry a entrare nella top10 è Piovono Polpette 2, che si piazza in ottava posizione con 1,3 milioni incassati in quasi 450 copie.

Chiudono la top10 Blue Jasmine (426.000 euro) e La mafia uccide solo d’estate (315.000 euro), giunti rispettivamente a 3,4 milioni e 3,3 milioni.

Box Office Usa del 30 Dicembre 2013

Box Office Usa del 30 Dicembre 2013

Lo-Hobbit-La-desolazione-di-Smaug box office usaAnche per la settimana di Natale, cambiano poche cose in vetta al box office nordamericano di questa settimana, dove domina ancora una volta Lo Hobbit: the desolation of Smaug, che incassa quasi 30 milioni di dollari, arrivando ad un totale di 190. Segue in seconda posizione Frozen adatto al periodo festivo, che incassa 28 milioni di dollari portando il suo totale a 248. Segue in terza posizione Anchorman 2, che incassa 20 milioni di dollari per un totale di 84, mentre il quarto posto è occupato da American Hustle, con ben 60 milioni di dollari raccimolati nella prima settimana di uscita. Segue in quinta posizione un altro film molto atteso: The Wolf of Wall Street, di nuovo Leonardo Di Caprio con Martin Scorsese e con Jonah Hill come supporto. Il film incassa 34 milioni di dollari.  Il sesto posto è occupato da una storia scritta per ricordare quanto bisogna fare e insistere per portare a compimento le proprie idee: Saving Mr Banks narra dell’incontro/scontro di Walt Disney, qui impersonato da Tom Hanks con l’autrice di Mary Poppins. Il film è stato realizzato per il cinquantenario dell’uscita del classico film della Disney. La pellicola, fuori in sala da 3 settimane, ha incassato 14 milioni di dollari questa settimana per un totale di 38. Il settimo posto è occupato da  The secret life of Walter Mitty, remake di un film del 1947 con Danny Kaye, interpretato e diretto da Ben Stiller. Il film incassa 25 milioni di dollari. In ottava posizione scende lentamente Hunger games: catching fire, con un incasso settimanale di 10 milioni di dollari per un totale di 391. Il nono posto è invece occupato da un altro remake o comunque una nuova edizione di una storia classica giapponese: 47 Ronin, che incassa 10 milioni di dollari questa settimana, per un totale di 20. Chiude la classifica a Madea Christmas, giunto alla terza settimana di classifica con un incasso di 7 milioni questa settimana per un totale di quasi 44.

La prossima settimana uscirà La migliore offerta e una nuova sperimentazione di James Franco: Interior. Leather Bar.

I film più attesi del 2014

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film 2014Dopo un anno pieno di cinema e di super poteri, il 2014 si preannuncia altrettanto ricco di uomini volanti e geneticamente modificati, ma anche di lucertoloni, uomini d’azione, mutanti, robot giganti e uomini meccanici. Stiamo ovviamente parlando dei titoli più attesi di quest’anno che sta per cominciare, un anno che vedrà nel film della Fase 2 Marvel i suoi momenti più caldi. Dopo Thor the Dark World e Iron Man 3, che hanno riportato i Marvel Studio al cinema dopo il primo riepilogo (costituito naturalmente da The Avengers), arriverà in questo 2014 Captain America The Winter Soldier. Qui infatti ritroveremo Steve Rogers/Capitan America/Chris Evans alle prese con il Soldato d’Inverno, insieme a Natasha Romanoff/Vedova Nera/Scarlett Johansson. Insieme a Cap arriverà anche i Guardiani della Galassia, verso la fine del 2014 però, film di cui abbiamo avuto un assaggio dopo i titoli di coda di Thor the Dark World e che ci porterà in un mondo sconosciuto con tanti personaggi inediti per il grande schermo.

Ma con i supereroi non abbiamo finito qui, perchè dalla Sony e dalla Fox si scalpita: il 2014 sarà anche l’anno del secondo adattamento di dedicato a l’uomo ragno firmato Marc Webb, The Amazing Spider-Man 2 Il potere di Electro, e del ritorno di Bryan Singer che avrà di nuovo (finalmente) a che fare con i mutanti, in X-Men Days of Future Past. Entrambi i film, attesissimi dal pubblico, portano sullo schermo personaggi della Marvel i cui diritti di sfruttamento cinematografico rimangono però in mano ad altre case di produzione.

Dai fumetti in senso stretto passiamo alle graphic novel e vi ricordiamo che il 2014 è anche l’anno del ritorno di Sin City, nel secondo film basato sull’opera di Frank Miller: A Dame to Kill for, e di 300, che riporta la storia greca riveduta e corretta al cinema, con 300 l’Alba di un Impero. Rimaniamo sempre nell’ambito delle opere cinematografiche tratte dalla carta e accenniamo a Capitan Harlock 3D, che uscirà il primo gennaio per inaugurare l’anno all’insegna del cinema per nerd nostalgici. E proprio di nostalgia si può parlare citando due attesi remake che vedranno la loro uscita nei prossimi 12 mesi; si tratta di RoboCop e Godzilla, entrambi film cult di generazioni passate che ritornano in nuove vesti per cercare di stregare anche i nuovi spettatori.

Nell’ambito dei blockbuster non si può non citare Transformers Age of Extinction, quarto film che ha per protagonisti i robottoni trasformabili della Hasbro e, tra 12 mesi o poco meno, il terzo e conclusivo caitolo de Lo Hobbit: Racconto di un Ritorno, che completerà (?) i viaggi di Peter Jackson nella Terra di Mezzo. In questa categoria inseriamo anche The Lego Movie, un film che promette di essere una vera e propria esperienza esilarante, come non se ne sono mai viste in precedenza.

Ma il 2014 non è solo l’anno dei blockbuster, e in attesa di annunci e nuovi titoli per cui varrà sicuramente la pena di andare al cinema, vi citiamo altri tre film che hanno catturato la nostra fantasia e che sono molto attesi dai fan: American Hustle, di David O. Russell, che uscirà proprio il giorno di Capodanno; The Counselor – il procuratore, che segna il ritorno di Ridley Scott al cinema con un cast di attori da sogno; e A proposito di Davis, dei fratelli Coen, altro film già visto all’estero che non vediamo l’ora di accogliere nei nostri cinema.

Questo 2014 si preannuncia un anno non particolarmente interessante, con le dovute eccezioni, e con un sacco di riproposizioni e di remake e sequel, un anno rassicurante per certi versi, che ci inviterà al cinema usando come esca il nostro affetto verso storie e personaggi che già conosciamo. Sarà un’esca abbastanza appetitosa?

Exodus prima foto con Christian Bale dal film di Ridley Scott

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Exodus prima foto con Christian Bale dal film di Ridley Scott

Ecco la prima foto ufficiale di Exodus, prossimo progetto colossale di Ridley Scott che vedrà protagonista Christian Bale (nella foto) negli inediti panni di Mosè. In piena tradizione hollywoodiana infatti, mentre il regista Darren Aronofsky si sta dedicando alle rifiniture del suo film su Noè (Russel Crowe) e sull’episodio biblico del Diluvio Universale, Scott si dedica a colui che nella tradizione ebraica ha restituito la libertà al popolo eletto dalla schiavitù d’Egitto.

Vediamo di seguito la foto del film che raffigura Bale/Mosè durante la costruzione di un edificio faraonico:

exodus

Come da tradizione, quando il faraone ordina di uccidere ogni primo nato del popolo ebraico, la madre di Mosè lo affida alle acque del Nilo, al sicuro in una cesta. Qui il bimbo viene ritrovato dalla figlia del Faraone che lo alleva come suo insieme al figlio stesso del Faraone, quello che diventerà Rhamses II. Cresciuti i due sono amici, ma la scoperta da parte di Mosè delle sue vere origini farà cambiare completamente i loro rapporti e il loro futuro. La storia, celebre nella Bibbia, è stata portata sul grande schermo con immenso successo nel 1956 da Cecil B. De Mille, I Dieci Comandamenti, con protagonista Charlton Heston nei panni di Mosè.

Exodus diretto da Ridley Scott su sceneggiatura di Bill Collage, Adam Cooper e Steven Zaillian vede nel cast Christian Bale, Ben Kingsley, Joel Edgerton, John Turturro, Sigourney Weaver, Indira Varma e Aaron Paul. Il film uscirà il 5 dicembre del 2014 nel Regno Unito.

Fonte: Empire

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Erano i primi anni ’90 quando Lars Von Trier, Thomas Vinterberg e un’altra manciata di registi danesi formularono le basi per la famosa scuola Dogma 95: cinema verità, ad ogni costo, cercando assolutamente di eliminare dalle pellicole ogni scena superflua tipo quelle di violenza estetizzanti, e per questo, la damnatio memoriae dei generi.

Questa sembrava la tendenza dominante del cinema scandinavo, un cinema da sempre attento alla psicologia dei suoi personaggi e al peso delle parole, ma soprattutto dei silenzi, dei “non detti” carichi di significato, dai tempi di Sjostrom passando per il maestro Bergman. Poi, tutto cambiò improvvisamente.

A portare una vera e propria rivoluzione cinefila (e cinematografica) fu un allora ventenne cresciuto tra l’Europa e l’America, New York precisamente: un figlio del mondo pronto a riscrivere le regole del genere (e dei generi) con la sua visione estetizzante, feticistica, quasi pornografica della violenza e delle immagini.

Stiamo parlando di Nicolas Winding Refn, classe 1970, vero e proprio enfant prodige che nel 1996 scrive e dirige il suo primo film facendo breccia nel mondo della celluloide: Pusher è la storia (scandita in base ai giorni della settimana) della “tranquilla” routine di un piccolo spacciatore di Copenaghen, Frank, che crede di potersi arricchire facilmente ed in poco tempo comprando dell’eroina dal terribile trafficante serbo Milo.

Film cupo, al limite del realismo (ben lontano quindi dalla violenza estetizzante e coreografica di Drive e Solo Dio Perdona Only God Forgives) Refn racconta con sguardo fisso e sadico uno spaccato di vita borderline mostrando un interesse non trascurabile per le cronache del “sottobosco” danese e per i personaggi che si muovono al suo interno, piccoli spacciatori, poliziotti, pericolosi boss, prostitute e debitori, un grande circo pulp dove la forza sta proprio nell’impatto visivo, nella capacità di raccontare una storia con economia di mezzi ma regalando un grande impatto visivo.

Alcune sequenze, poi, sono un saggio di cinema: la scena della tortura di un debitore dello spacciatore (ripreso tutto con la camera a mano in un lungo piano sequenza intriso di luci ed ombre espressionistiche) hanno mostrato la qualità registica- e il talento- di questo giovanissimo cineasta.

La sua seconda regia arriva a distanza di pochi anni, nel 1999, quando dirige Bleeder, cronaca di due tristi storie d’amore legate tra loro da esili fili narrativi. Si raccontano, infatti, le vicende di due coppie: Louise e Leo, dove entrambi sono insoddisfatti delle proprie vite ma la scoperta di aspettare un figlio getta lui nel caos spingendolo fino alla violenza cieca e incorrendo nell’inevitabile vendetta del fratello della moglie; l’altra, invece, è la coppia costituita dal commesso di una videoteca, Lenny, timidissimo ed introverso, e dalla cameriera Lea. Il personaggio di Lenny rappresenta un omaggio cinefilo di Nicolas Winding Refn al cinema in generale ma, soprattutto, al cinema che ama, consacrandolo grazie ad una lunga sequenza tra le file degli scaffali ingombri di dvd; un sentito omaggio meta cinematografico al credo di una vita, alle fonti- e ai maestri- che hanno spinto Refn a seguire questa strada. Se in Pusher era la vita dei bassifondi di Copenaghen ad essere raccontata, qui sono storie “di ordinaria follia” ambientate in una periferia degradata, dove la violenza e la tenerezza sono strettamente connesse tra loro, dove l’amore e la morte (Eros e Thanatos) sono due facce della stessa medaglia.

Il primo approccio di “conquista” del mercato americano da parte di Refn risale al 2003, quando firma la regia del surreale Fear X: “surreale” nel senso propriamente “surrealista” del termine, poiché confeziona una pellicola dal gusto lynchiano sospesa tra luoghi e non luoghi, situazioni oniriche e dinamiche che inscenano il processo paranoico critico tipico del sogno.

Harry (interpretato da un magistrale John Turturro) è il guardiano di un centro commerciale ossessionato dalla morte tragica della moglie. Vittima dei suoi rimorsi, continua a visionare incessantemente le registrazioni di sorveglianza del negozio dove è stata uccisa alla continua ricerca del suo assassino. E proprio questo desiderio di vendetta lo condurrà in un viaggio spaventoso e terrificante al confine della realtà.

Refn mette in scena tutto il suo “onirismo” visivo, la maestria tecnica, la perizia fotografica confezionando un prodotto pregevole che rielabora temi e atmosfere tipiche dei film di Lynch senza cadere però nella copia conferme, nella sbiadita imitazione dell’originale. Il cineasta danese riesce a “dare corpo” alle ombre inquietanti del suo protagonista, ma il pubblico non lo premia comunque: il film è un flop al botteghino e, per risollevare la sua “drammatica” situazione finanziaria, accetta di girare un episodio della serie tv inglese incentrata sull’improvvisata detective Miss Marple.

Nicolas Winding Refn 02
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Solo otto anni dopo l’uscita del primo elemento di una futura trilogia, quindi nel 2004, Refn aggiunge finalmente un altro tassello a questo ambizioso progetto: Pusher II- Sangue sulle mie mani si concentra stavolta su un altro personaggio comprimario del primo film, l’inquietante Tonny (interpretato da uno straordinario Mads Mikkelsen, vero feticcio nelle mani di Refn) il quale, uscito di prigione, ritorna prepotentemente alla propria vita, ma non è così semplice: nessuno lo rispetta ed è oggetto di scherno da parte di tutti, dai suoi scagnozzi a suo padre (pericoloso boss di Copenaghen con il quale ha contratto un ingente debito) fino alla scoperta spiazzante di una paternità inaspettata e casuale grazie ad una prostituta.

Questo seguito, realizzato con fondi economici più sostanziosi rispetto al primo capitolo, va oltre le classificazioni strette e categoriche del “film di genere”: oltre il gangster movie, in realtà mette in scena dinamiche drammatiche, problemi esistenziali e dilemmi etici sullo sfondo di un mondo lurido, sordido e lercio come quello della Copenaghen dei bassifondi malavitosi, una sorta di “girone dantesco” dove i protagonisti si agitano simili ad anime dannate senza tregua né speranza. Per realizzare quest’opera Refn attinge a tutto il suo universo cinefilo, quello che ha sempre amato, rielaborandolo personalmente alla luce di una sua personale poetica delle emozioni.

Finalmente dobbiamo arrivare al 2005 per vedere completata la trilogia di Pusher: con il terzo capitolo, intitolato L’angelo della morte, Refn concentra il suo occhio indagatore sul temibile personaggio del boss serbo Milo, regalandoci un film intriso di violenza, malessere e angoscia: una definitiva discesa negli inferi, fino al girone più in basso piuttosto che una redenzione, dove il malessere psicologico della vita familiare del boss (la festa della figlia) si riflette nella furia iraconda della sua logica criminale (il conflitto con le altre gang nascenti). Nell’universo creato da Refn e dominato da “l’etica dei ladri” non valgono più logiche di vittima e carnefice: tutti sono colpevoli, nessuno è innocente. La violenza domina e regola un mondo a sua volta amministrato da leggi arcaiche e recondite, un universo infernale e dantesco che scandaglia, sempre più a fondo, le ombre e i drammi chiaroscurali dell’animo umano.

La trilogia di Pusher getta uno sguardo decisamente post-moderno, innovativo, sul genere lontano dal sarcasmo e dall’ironia nera delle opere pulp tarantiniane rispolverando, anzi, una tradizione ben più antica che vede in William Shakespeare  u illustre predecessore, con le sue storie “nere” a base di drammi umani, psicologici e storici capaci, però, di sorprendere con inaspettati quanto necessari picchi di inevitabile violenza visiva.

bronsonDopo la prima trilogia, dal sapore shakespeariano, legata a temi quali la famiglia, la paternità, il potere, l’ascesa e la caduta, Nicolas Winding Refn si prepara ad affrontare alle soglie del 2009 una nuova impresa, stavolta concentrandosi su una nuova figura in particolare, eredità di un universo cinefilo più vicino al western ma anche al noir: l’eroe taciturno, schivo, dalla morale ambigua, un personaggio solitario simile ai tanti incarnati da Clint Eastwood nella “trilogia del dollaro” firmata Leone: protagonisti laconici costretti dagli eventi ad agire per cambiare i loro destini, mentre su di loro aleggia un clima di morte e vendetta.

Ma prima di calarsi in questa nuova avventura, Refn realizza una piccola perla che è Bronson (2008) un presunto biopic sul criminale inglese Michael Peterson, detto Charles Bronson per gli “amici”, il più celebre detenuto inglese della storia condannato prima a sette anni per rapina, divenuti in seguito trentaquattro di cui trenta scontati in isolamento, fino alla condanna definitiva all’ergastolo. Un biopic sui generis perché sfugge ad ogni intento morale o di denuncia: l’interesse di Refn non è quello di mostrare al mondo le condizioni delle carceri né tantomeno raccontare la storia- con rassicurante morale- di un uomo che si è perso lungo la via della perdizione: Bronson è un attore, un istrione egocentrico conciato come un clown grottesco, una maschera inquietante che racconta ad un pubblico incredulo la propria storia di “ordinaria follia”, attraverso una lucida ironia e con una parlantina logorroica inarrestabile con la quale ci trascina nel suo mondo come un attore consumato sul palcoscenico, dove però stavolta le luci della ribalta sono quelle della prigione e la violenza l’unica forma possibile di comunicazione e di scambio.

Nel 2009 Refn mette nuovamente le mani su un suo progetto ben lontano dal concetto di “film su commissione” e regala ad una platea di cinefili appassionati Valhalla Rising-Regno di Sangue, un film criptico ed oscuro, per molti ancora un’incognita indecifrabile, per alcuni un puro esempio di “cinefilia autoreferenziale” da parte del regista danese, sicuramente un’operazione coraggiosa e rischiosa. Refn accentua il suo linguaggio estetizzante, la violenza trasuda da ogni inquadratura e le parole si riducono sempre di più lasciando spazio a teutonici silenzi. Il risultato? Quasi un incontro tra Bergman ed Herzog (sotto mescalina, come hanno commentato alcuni); i simbolismi sono innumerevoli e coglierli tutti diventa una sfida; l’aspetto religioso sembra essere il motivo dominante (come si deduce anche dai titoli scelti per suddividere la pellicola in capitoli, à-la-Tarantino): rappresentare lo scontro tra il culto pagano degli antenati nord europei e il cristianesimo eccessivo e dogmatico, velato di fanatismo, dei crociati. Il protagonista, One Eye, eroe muto ma dalle straordinarie facoltà (forse rappresenta Odino stesso, capo degli Dei da un occhio solo che tutto vede) scampa a una condizione di schiavitù per imbarcarsi insieme ad un gruppo di crociati alla ricerca della terra santa. Ma ciò che troveranno, dopo aver attraversato una sorta di limbo infernale avvolto nella nebbia aleggiante intorno alle acque dello Stige, sarà una terra ricoperta da una natura ostile pronta a sopraffarli, o saranno loro stessi a sopraffarsi da soli perché incapaci di conservare un rapporto autentico con le radici, con un mondo primordiale?

La pellicola, anche se complessa e non riuscita al 100%, getta comunque uno sguardo epico su una mitologia lontana e arcaica, avvolta da un sapore mitico e da una paura ancestrale ed indecifrabile.

Nel 2011, alle soglie dei quaranta anni, riprende il suo lavoro sulla trilogia ideale degli eroi silenziosi e ci regala il suo capolavoro, un ottimo compromesso commerciale aurorale con un film “su commissione” che non ha amato dall’inizio, ma che gli ha donato la fama internazionale e un’ampia porzione di pubblico: rielaborando insieme allo sceneggiatore Hossein Amini e ad altri la trama di un romanzo noir di James Sallis realizza Drive, un film atipico, un concentrato shakerato della sua poetica estetica e cinefila, un western metropolitano che riscrive le regole del genere noir ed attinge a piene mani dall’estetica retrò anni ’80 (soprattutto a livello musicale, con eccezionali esempi di synth-pop) e dai film cult di genere anni ’70 come il famoso Drive di Walter Hill o l’angeriano Scorpion Rising. Il film ottiene la Palma d’Oro al 64esimo Festival di Cannes per la miglior regia, con tanto di “benedizione” da parte di Robert – Taxy Driver – DeNiro e la definitiva consacrazione per Nicolas Winding Refn dopo una ventennale carriera.

La storia è quella di uno stuntman part-time, dal passato misterioso e senza nome (interpretato da uno straordinario Ryan Gosling che riduce al minimo i movimenti facciali come un perfetto giocatore di poker, regalandoci una performance e un’ottima prova d’attore) che arrotonda i propri guadagni lavorando nell’officina del suo mentore Shannon, ex stuntman ora invalido, e facendo l’autista per colpi, rapine e furti d’ogni genere. Freddo, controllato e impassibile non vuole sapere niente: lui guida e basta (come dichiara all’inizio del film). Ma le cose si complicano quando si innamora della sua vicina di casa, Irene, giovane madre con un marito in carcere che si ritrova coinvolto in un brutto giro e Driver, pur di difenderla, mette a repentaglio tutto sé stesso.

I primi minuti sono un vero e proprio saggio di cinema: Refn riprende un adrenalinico inseguimento in auto ma dall’interno dell’auto stessa (cosa mai fatta prima) creando un climax di tensione e azione mai visti prima. I titoli di testa flou (in fucsia), la colonna sonora ricercata ma retrò (la bellissima “Real Hero” e lo score di Cliff Martinez), l’estetica noir ricercata che immortala una LA dal sapore lynchiano e un protagonista da antologia che rimane sempre con lo stesso giubbotto argentato con scorpione dall’inizio alla fine del film, creano un gioiello della moderna cinematografia riscrivendo le regole di un genere e creando una nuova mitologia, con al centro un anti-eroe metropolitano, un “cavaliere elettrico” romantico ma pronto ad abbandonarsi a repentini quanto incontenibili scatti d’ira, un personaggio dotato di una morale ambigua contrassegnata da luci ed ombre (come la scena dell’ascensore ben esplicita).

Cavalcando l’onda del successo di Drive (un successo quasi “non voluto” da Refn) il regista, finalmente balzato agli onori della cronaca, si è potuto dedicare al suo ultimo progetto, un’idea più in linea con la sua “poetica visionaria” e cinematografica, un lavoro che apre uno scenario sulle prossime opere che realizzerà in futuro (tipo un remake di Barbarella o un adattamento di una serie a fumetti firmata Moebius- Jodorowski): un film dal carattere orientaleggiante, un altro western in salsa muai-thai, Solo Dio Perdona Only God Forgives, un’altra storia dal carattere epico e incalzante, un’altra discesa negli inferi senza redenzione ma con un tocco più personale e surreale, cedendo a quell’iperrealismo violento e visivo degno del miglior Alejandro Jodorowski (a cui è dedicato il film); anche in questa pellicola ritroviamo Ryan Gosling litico protagonista laconico dall’espressione fissa e dallo sguardo perso che si cala nei panni di Julian, un ragazzo americano trasferitosi a Bangkok per gestire un losco traffico di stupefacenti che fanno capo alla terribile madre interpretata da una camaleontica Kristin Scott Thomas; qui nella città asiatica gestisce un club di thai boxe insieme al fratello Billy, pervertito ben avviato sulla strada per l’inferno, che commette un delitto orribile: uccide e sevizia una prostituta minorenne, scatenando la terribile vendetta del padre, e proprio in questo contesto entra in scena- forse- il vero protagonista del film, un poliziotto (interpretato dalla scoperta thailandese Vithaya Pansringarm) super-partes in grado di giudicare le colpe di tutti, in grado di perdonare o vendicare… un terribile Deus-ex Machina che tutto vede e tutto sa.

only god forgives posterNato dopo un periodo di riflessione esistenziale e di rabbia nei confronti di Dio stesso (Refn dixit, NdA) il film alterna solito montaggio frammentato e caotico, le analessi e le prolessi temporali ad una fotografia mozzafiato quasi esclusivamente notturna (com’era già accaduto in Drive, del resto) e colonna sonora epica che evoca le atmosfere degli spaghetti western di Sergio Leone e dialoghi stringati e lapidari, come se il solito Bergman incontrasse stavolta John Woo.

La vendetta aleggia sulle teste dei protagonisti al quale non si può scappare, come una sorta di debito inestinguibile; a Dio è lasciato il perdono, agli uomini solo la vendetta che passa attraverso la violenza.

E stranamente, proprio il concetto di “violenza” attraversa l’opera di Nicolas Winding Refn: si definisce un “pornografo” perché nei suoi film ama rappresentare tutto senza sconti, senza censure, non nascondendo un piacere latente e sadico nell’assistere a scatti di rabbia cieca ben lontani dalla sua natura nella vita di tutti i giorni; e proprio per questo si definisce pure un feticista, uno a cui piace vedere integralmente ciò che in realtà non farebbe mai, traendone piacere.

E forse è proprio per questo che oltre vent’anni fa fu definito un enfant prodige venuto dal nord e che oggi, invece, è uno dei registi più promettenti, innovativi ed originali del nuovo millennio.

David O. Russell a lezione a La Sapienza di Roma

david o. russell a romaDavid O. Russell, in occasione della promozione del suo ultimo film, American Hustle L’apparenza inganna, approda nella facoltà di lettere dell’Università di Roma, ‘La Sapienza’ per una chiacchierata sul suo cinema e una lezione un po’ diversa da quelle a cui gli studenti universitari sono abituati.

Nell’aula, insieme al professore di Storia e Critica del Cinema Maurizio De Benedictis (che ha reso possibile l’incontro)  e Piera Detassis (direttrice della rivista di cinema Ciak), O. Russell porta con sé la sua esperienza nel cinema, trasferendola ai suoi uditori con estrema semplicità.

Dopo la presentazione del professor De Benedictis, che ha introdotto agli studenti l’autore, facendo una carrellata della sua filmografia e soffermandosi sull’innovazione che il regista ha saputo apportare alla nuova commedia americana, parte l’intervista, moderata dalla Detassis.

Piera Detassis: Ho letto in un’intervista che preferisci definirti autore piuttosto che regista. Cosa significa questo rispetto al cinema americano?

David O. Russel: Penso che ci siano molti differenti tipi di autore. Sergio Leone è un autore, Michael Bay è un altro tipo di autore..il tipo a cui potrei corrispondere o  che vorrei essere è quello a cui piace raccontare storie che siano basate essenzialmente sui personaggi. Io faccio film principalmente sulle persone, che spesso sono divertenti e assurde, ma anche e soprattutto vere.  Anche in The Fighter non ho fatto un film sulla boxe, o comunque, non lo definisco tale. Si tratta più di un film sul personaggio e sulla sua famiglia. Riguardo a Il lato positivo, poi, è un film per me molto personale perché ho un figlio che ha il disturbo della personalità bipolare, e, sebbene sia vero che è un film tratto da un romanzo, mi sento molto coinvolto. Anche il mio ultimo film ha dei personaggi che non rientrano in determinate, specifiche categorie ed è proprio questa la cosa affascinante riguardo loro.

PD: Parliamo di attori e star. Tu sei un autore che ama lavorare con le star, mentre certi autori sono un po’ diffidenti. Come riesci a gestirli sul set?

DR
: Io trovo  che le star siano elettrizzanti, trovo i film elettrizanti. Per me è una cosa bella quando le star dei film fanno i miei film. Sono fortunato a essere socio di uno studio che mi permette di fare film  con queste star, perché la loro stessa presenza mi permette di poter correre più rischi perché sono comunque una certezza per il ritorno economico del film. Con loro posso rischiare di fare cose nuove e posso divertirmi a farle perché il bello è proprio vederli alle prese con qualcosa che nessuno ha mai fatto fare loro.

PD: Sarebbe possibile senza le star fare questo tipo di cinema, il suo, a Hollywood?

DR: Sarebbe molto più difficile. Come ho detto, rispetto tutti i tipi di registi, ma credo che non potrei fare questo genere di film senza di loro (le star). Ovviamente ho iniziato senza avere queste possibilità, e ci ho messo comunque grande passione.. però per il tipo di cinema che faccio, senza di loro sarebbe tutto più ridimensionato, e sicuramente meno gente andrebbe a vedere il film. Soprattutto oggi, con la facilità di reperire film su internet, credo che l’andare al cinema debba essere un’esperienza speciale. E’ un po’ come cercare di attirare le persone sotto il “tendone”. Ed è questo che fai con gli attori a cui fai fare cose a cui il pubblico non è abituato.

PD: I tuoi personaggi femminili sono i più interessanti, i meno banali del cinema americano. Sei cosciente del fatto che stai costruendo e glorificando una nuova donna, fuori dagli schemi?!

DR: Assolutamente sì. In questa nuova fase del mio cinema sono arrivato a rendermi conto che le donne sono delle vere e proprie armi nel cinema e sono anche molto sottovalutate. In The fighter le figure femminili sono anche molto più influenti dei due fratelli. Ne Il lato positivo, il personaggio di Jennifer Lawreence, è molto interessante. Penso che le donne siano, per certi aspetti, molto più intelligenti., molto più forti degli uomini. Quindi mi piace mostrare tutte le loro sfumature, la loro sensualità, la loro forza, la loro capacità manipolatrice.

PD:  E’ vera la leggenda che fa molto improvvisare gli attori sul set?

DR: No, non c’è improvvisazione. Le sceneggiature sono molto precise a livello di inquadrature e dialoghi. Se cambiamo qualcosa, lo facciamo insieme, magari solo un piccolo dettaglio. Quello che per me è importante è la percezione di aver catturato qualcosa di vivo, una realtà. Detesto la pretenziosità, il “far finta che”, mi piace che le cose siano reali. Non utilizzo mai luci artificiali sul set, in modo che se entri nella stanza non ti sembra di essere su un set. Io sono sempre presente nella stanza, con gli attori. Non vado mai al monitor, sono sempre vicino la macchina da presa, perché ho bisogno di sentire l’attore. Giro sempre in pellicola e non ci fermiamo mai, se anche do indicazioni, lo faccio sempre quando la pellicola continua a girare, in modo che l’attore si dimentichi di star girando..deve avere l’impressione di star facendo qualcosa di vivo. Ad esempio Robert de Niro mi ha fatto notare che aveva davvero l’impressione di stare in qualcosa di vero, mentre giravamo.

I: American Hustle: cosa ti ha convinto a portare sullo schermo lo script? Perchè hai cambiato il titolo orginale, American Bullshit?

DR: La cosa che mi ha convinto sono stati i personaggi: erano fantastici. Avevo voglia di raccontare questi personaggi sorprendenti e i guai in cui si trovano, volevo mostrare le loro varie sfumature, il tema della sopravvivenza, del reinventarsi. E riguardo il personaggio di Christian Bale, lo immaginavo non come un imbroglione, ma come una persona che aveva una curiosità verso le altre persone. Come regista volevo raccontare più dei personaggi, che degli eventi. Mi interessano i loro sentimenti, i loro amore, come vivono. Gli eventi mi servono più che altro come uno stratagemma per raccontare le persone.  Ho cambiato il titolo perché American Bullshit mi sembrava molto cinico. Non sono cinico, non amo il cinismo. Forse lo ero quando ero più giovane, ma adesso non mi interessa più. Quando i sentimenti sono veri, quando i sentimenti sono intensi e reali, allora non puoi scadere nel mieloso.

Maurizio De Benedictis: Il cinema di personaggi vuole una categoria di attori adatti a creare questi personaggi. Come mai il sistema americano riesce ad assicurare attori così bravi? Come si formano, nonostante sia comunque decaduto lo star system?

DR
: Credo che quello che accada oggi è che gli attori si rivelino. Fanno film piccoli, come ha fatto Christian Bale, e poi si dimostrano bravissimi. Christian Bale ha fatto un provino per Three Kings, ma io non lo ricordo affatto. Lui sì, perché non ebbe la parte.  Jennifer Lawrence, ha fatto Un gelido inverno ed ha mostrato al mondo quanto c’era di speciale in lei. Bradley Cooper era in un certo senso sottovalutato come attore, ma io mi sono reso conto, incontrandolo, che era una persona molto più profonda, che aveva  un’ anima e pensava come un artista. Mi piacciono gli attori che mostrano di aver fame: Amy Adams prima di The Fighter non aveva mai avuto un ruolo del genere. Molti pensavano che non ce l’avrebbe fatta, ma io  l’ho vista nei suoi occhi, quella voglia di imparare, di fare. Metterli in condizione di fare qualcosa di assolutamente nuovo e  assurdo permette anche allo spettatore di farsi prendere di più dal personaggio.

The Amazing Spider-Man 2 due nuove immagini di Electro

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The Amazing Spider-Man 2 due nuove immagini di Electro

Ecco in due nuove immagini Electro, il prossimo villain contro il quale si dovrà scontrare il nostro amichevole Spider-Man di quartiere nel prossimo film di Mark Webb The Amazing Spider-Man 2.

electro 1 electroEcco la trama di The Amazing Spider-Man 2:

Abbiamo sempre saputo che la battaglia più importante di Spider-Man è quella che combatte dentro di sé: la lotta tra gli impegni quotidiani di Peter Parker, e le straordinarie responsabilità di Spider-Man. Ma in The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, Peter Parker si ritrova a dover affrontare un conflitto molto più grande.

E’ bello essere Spider-Man (Andrew Garfield). Per Peter Parker, non c’è niente di più emozionante che oscillare tra i grattacieli, sapere di essere un eroe, e passare del tempo con Gwen (Emma Stone). Ma essere Spider-Man però ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere il suo concittadini newyorchesi dai malvagi che minacciano la città. Con la comparsa di Electro (Jamie Foxx), Peter deve affrontare un nemico molto più potente di lui. E con il ritorno del suo vecchio amico Harry Osborn (Dane DeHaan), Peter si rende conto che tutti i suoi avversarsi hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  nel ruolo di Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Di seguito la Fotogallery del film:

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Fonte: Empire

Batman vs Superman sovraffollato? Forse no

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Batmaniac prende in esame Batman vs Superman attraverso un ragionamento che punta a far riflettere sul sovraffollamento di personaggi a cui rischia di andare incontro il sequel di Man of Steel.

L’editoriale parte dall’analisi delle strategie dello studio rivale, ossia i Marvel Studios. Lo studio, prima di progettare The Avengers, ha preferito introdurre uno a uno i personaggi coinvolti con film propri, riuscendo così a scatenare la curiosità di molti fan nel vedere tutti assieme questi personaggi già conosciuti precedentemente al cinema; il risultato alla fine fu clamoroso con Avengers che diventò il terzo film ad aver incassato più tutti nella storia del cinema. Tutto questo però non significa che Dc dovrebbe agire allo stesso modo.

Ci sono stati molti altri film corali, prima di Avengers, che hanno avuto un grande successo e tra questi possiamo citare Il Signore degli Anelli (con 22 personaggi) o la saga di Danny Oceans partita con Oceans Eleven; in questi film tutti i personaggi sono ben bilanciati sullo schermo e vengono utilizzati molto bene per gli scopi della trama.

Le critiche di chi non vuole un film corale puntano sopratutto sul fatto che un personaggio dei fumetti è diverso da un personaggio di un libro e quindi dovrebbe avere, almeno inizialmente, uno spazio tutto suo. Ma tornando al sovraffollamento del film, è interessante notare come la maggior parte dei film tratti da fumetti che usciranno nel prossimo anno avranno molti più personaggi rispetto a Batman vs Superman; partendo da Captain America: The winter Soldier con 20 personaggi, passando da X-Men Giorni di un futuro passato (16) fino a The Amazing Spider-Man 2 (15) e Guardians of the Galaxy (23).

Come si può ben vedere, rispetto ai 6 confermati per Batman vs Superman, tutti i film di fumetti che usciranno saranno ben più corposi, con Guardians of the Galaxy che stabilirà addirittura un primato.

Da tutto questo è facile dedurre quale sia la risposta alla domanda: Batman vs Superman ha troppi personaggi? I fan non devono temere un flop assicurato perché, come abbiamo visto, partire con un film corale non è sempre sinonimo di insuccesso, sopratutto se il lavoro di sceneggiatura risulta essere valido nel dare i giusti spazi a ogni protagonista.

Batman vs Superman dovrebbe uscire il 17 luglio 2015 con alla regia il confermato Zack Snyder e la sceneggiatura curata dallo stesso regsita con Chris Terrio (sulla base della storia scritta da David S. Goyer). Confermatiper ora nel cast del film Henry Cavill, Ben Affleck, Amy Adams, Laurence Fishburne, Diane Lane e Gal Gadot.

Fonte: CBM

Prince of Persia Le sabbie del tempo questa sera in tv

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Prince of Persia Le sabbie del tempo questa sera in tv

prince of persia le sabbie del tempoNei territori dell’antica Persia, il piccolo Dastan è un orfano che viene sorpreso dalle guardie imperiali a rubare una mela al mercato. Presente alla scena, il re Sharaman nota con ammirazione il coraggio e l’incredibile destrezza del ragazzo, decidendo così di risparmiargli la mano e di accoglierlo a palazzo. Sedici anni dopo, Dastan viene considerato un nobile principe di Persia assieme ai due diretti discendenti del re, Tus e Garsiv, anche se le sue abitudini restano quelle di un ragazzo del popolo. Quando lo zio Nizam annuncia che nella città santa di Alamut vengono nascoste armi per i nemici della Persia, i tre principi conducono un attacco alla città e la espugnano grazie soprattutto all’intervento di Dastan.

Questa sera viaggeremo nel tempo con Dastan, interpretato da Jake Gyllenhaal, accompagnato dalla bellissima principessa Tamina, Gemma Arterton. Prince of Persia Le sabbie del tempo è, come è noto, l’adattamento cinematografico del famosissimo gioco omonimo della Ubisoft (la stessa di Assassin’s Creed) e non è un segreto che i fan accaniti del gioco si siano rivoltati a causa di questa versione per il grande schermo, tanto che adesso la Ubisoft, per portare sullo schermo il suo gioco di punta, ovvero Assassin’s, sta portando avanti una lunghissima fase di preproduzione che sembra si avvarrà del talento di Michael Fassbender e di produzioni indipendenti.

Di seguito una piccola curiosità su Prince of Persia Le sabbie del tempo, in onda su Rai Tre: quando Dastan e Tamira sono nel deserto, quest’ultima afferma che se Dastan fosse rimasto sperduto, “sarebbe stato circondato da tanti bambini che cantano “il Mondo È Mio”: si riferisce alla canzone “A Whole New World” del classico Disney “Aladdin”.

La notte del giudizio quattro nuovi nomi per il sequel

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La notte del giudizio quattro nuovi nomi per il sequel

la notte del giudizioIl sequel de La notte del giudizio uscirà nei cinema americani a fine giugno 2014 e per questo le selezioni del nuovo cast si fanno più pressanti per James DeMonaco (confermato alla regia dopo il successo del primo film) che sarà affiancato dal produttore del momento per il genere, ovvero Jason Blum.

Oggi arriva la notizia che ad affiancare il nuovo protagonista Frank Grillo ci saranno Michael K. Williams, Carmen Ejogo, Zach Gilford e Kiele Sanchez, con il primo già noto al grande pubblico per i suoi ruoli in The Wire e Boardwalk Empire. Il sequel dovrebbe avere un’ambientazione simile a quella originale ovvero una volta l’anno,per 12 ore, sono consentiti tutti i tipi di reati senza alcune ripercussione penale.

I produttori ovviamente sperano di ripetere il boom economico avuto con la pellicola precedente quando, a fronte di un costo di realizzazione di 3mln, il film riuscì a incassarne ben 90.

Fonte: THR

Kate Winslet e Josh Brolin in uno spot di Un giorno come tanti

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Kate Winslet e Josh Brolin in uno spot di Un giorno come tanti

LABOR DAYSi intitolerà da noi Un giorno come tanti, il film che sta facendo di nuovo accostare la bravissima Kate Winslet alla stagione dei premi tanto da farle già ottenere una nomination ai Golden Globe. Il film che in originale si intitola Labor Day, vede protagonista accanto alla Winslet Josh Brolin ed è diretto da Jason Reitman e basato sul romanzo omonimo di Joyce Maynard.

A completare il cast del film ci sono Tobey Maguire, Clark Gregg, James Van Der Beek e Brooke Smith.

Trama: La storia è ambientata nei primi anni ’80, durante uno degli ultimi weekend estivi. Adele, una madre divorziata è dedita allo shopping con il figlio tredicenne Henry quando incontra un uomo ferito che sanguina copiosamente e che chiede loro un passaggio. I due, contro ogni buon giudizio, glielo danno. Sono ostaggi, complici o semplicemente degli illusi? Mentre la polizia scandaglia la città da cima a fondo alla ricerca dell’evaso, madre e figlio scoprono la vera storia.

Di seguito uno spot esteso del film con protagonista Kate Winslet:

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Fonte: Yahoo!

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