Minority Report è il film del 2002 di Steven Spielberg
con Tom
Cruise,
Colin Farrell, Samantha Morton, Max von Sydow, Patrick
Kilpatrick, Lois Smith, Peter Stormare, Tim Blake
Nelson.
La trama di Minority Report
In un futuro prossimo, nella città
di Washinghton, il crimine pare essere stato finalmente debellato
grazie ad un sistema di previsione dei reati, chiamato
precrimine, messo in atto da tre individui, i
precong, dotati di capacità di precognizione in grado di
prevedere lo svolgersi di un delitto e permettere così alla polizia
di arrestare il colpevole prima del fatto. Il sistema deve però
essere ancora testato, e durante questo periodo di prova, il
detective Anderton, chiamato a sovrintendere il progetto, scopre
che una delle previsioni lo indica come uno dei prossimi omicidi.
Non capacitandosi di questa eventualità, Anderton viene a
conoscenza del fatto che non sempre i precong sono affidabili,
poiché uno di loro, la veggente Agatha, molto spesso ha delle
visioni opposte, definite rapporto di minoranza. Basandosi
su questa flebile speranza di errore, Anderson inizia una
roccambolesca fuga per trovare il rapporto e provare così la sua
innocenza, sventando una possibile macchinazione del governo.
Il film
Tratto da uno dei più famosi e
visionari romanzi del guru della fantascienza P.K.Dick,
Minority Report ci propone una visione futura da
cortocircuito, in cui si può essere arrestati non per l’atto, ma
per l’intenzione di commettere un delitto (gli echi di 1984
di Orwell urlano chiaramente vendetta), rappresentando in chiave
fantascientifica uno dei più pesanti abomini della tradizione
cattolica: il peccato d’intenzione .
La tecnologia e l’evoluzione
vengono qui fatti regredire ad una condizione quasi magica e
atavica, dove non sono le macchine ma bensì i poteri
parapsicologici dell’uomo a dettare la legge, in una forma alquanto
distorta di estetica stempunk. A suo agio con il terreno del
futuribile e della fantasia tecnologica, Spielberg orchestra un
colossal hollywoodiano dei tempi moderni, condendolo con gli
strabilianti (anche se non del tutto credibili) effetti speciali
della ILM dell’amico George Lucas e la memorabile
colonna sonora di John Williams (miscelata a
grandi classici come Moon River), il tutto in una
commistione corale che è una vera benedizione per occhi, orecchie e
cuore dello spettatore. Senza preoccuparsi troppo dell’attinenza al
romanzo originario e ad alcuni scivoloni narrativi, Spielberg si
affida al talento atletico di
Tom Cruise che, bissando le sue performance in
Mission Impossibile al top della sua forma, ci
catapulta in un turbinio di inseguimenti, esplosioni e
combattimenti da far impallidire il Neo di
Matrix.
Altri grandi attori prestano la
loro fisicità all’universo pop del film, a cominciare da
Colin Farrell passando per Samantha Morton, Patrick
Kilpatrick, fino ad arrivare al buon, vecchio Max Von
Sydow, perfetto nel ruolo dell’ambiguo direttore Burgess. Non
mancano numerosi cammei che comprendono Paul Thomas
Anderson, Cameron Crowe e addirittura
Cameron Diaz, come in un red carpet per la serata degli
Oscar.
I precong, ognuno con un nome che rimanda ad un
famoso scrittore giallo (Agata, Arthur e Dashiell) sono delle
orga-macchine tenute prigioniere, i cui poteri di preveggenza
vengono sfruttati da una società dedita all’abolizione del crimine
su base preventiva, sfruttando un sistema del tutto antitetico che
il nostro eroe cercherà di smascherare. Grazie alla collaborazione
di esperti del MIT, Spielberg ha condito il suo immaginario futuro
di oggetti, ambienti e tecnologie del tutto surreali ma in un certo
senso possibili, dando maggior spessore al racconto di Dick e allo
stesso tempo attualizzandolo (non dimentichiamoci però che il
rumore dei velivoli del film è stato ottenuto dal cestello di una
lavatrice!). Un fanta-action con tutti i sacri crismi del genere,
perfettamente diretto e con un cast di punta, per un prodotto che,
seppur non privo di imperfezioni, ha dato una svolta decisiva al
panorama fantascientifico nel cinema.