Dopo la pubblicazione nei giorni
scorsi del nuovo inedito trailer di Come Un
Tuono (The Place Beyond The Pines),
attesissimo film della coppia Bradley Cooper e Ryan
Gosling, ecco in atemprima i nuovi poster ufficiali selezionati
per la distribuzione del lungometraggio che vede Gosling nei panni
di Luke, uno stuntman che divide il suo tempo tra l’attività di
autista di rapine e cercando di essere un buon padre per suo
figlio. Bradley Cooper sarà il poliziotto incaricato di stanarlo e
di catturarlo.
Il film uscirà negli USA il 23
marzo mentre in Italia verrà distribuito nel mese di aprile.
Completano il cast del film: Ben
Mendelsohn, Bruce Greenwood, Dane
DeHaan, Harris Yulin, Rose Byrne e Ray
Liotta.
La certezza era quasi totale, ma
ora le voci ufficiali provenienti dalla Warner Bros confermano
definitivamente; Steven Spielberg non sarà il regista di
Gods and Kings,il nuovo kolossal sulla vita di Mosé,
scritto da Michael Green e Stuart Hazeldine e nel
quale era coinvolto da più di un anno. Già da alcuni mesi infatti
il progetto si trovava in una vera e propria fase di stallo, ma
ora, dopo l’annuncio ufficiale, la Warner potrà iniziare a cercarsi
un nuovo regista per guidare il progetto, e subito si è fatto a
gran voce il nome del neo premio Oscar Ang Lee.
Secondo alcune indiscrezioni lo
studio avrebbe già contatto il regista indiano, il quale si sarebbe
dimostrato molto interessato al suo coinvolgimento, ma per il
momento non sembra aver ancora preso una decisione. Alla produzione
vi saranno Matti Lesham e Dan Lin. La sceneggiatura,
come già detto, è opera di Stuart Hazeldine (che ha già scritto
Paradiso Perduto per la Legendary/Warner) e Michael
Green (co-sceneggiatore della serie The River,
prodotta da spielberg per la ABC). l’obbiettivo della Warner è di
fare concorrenza al progetto gemello Exodus, diretto da
Ridley Scott.
Il sodalizio tra il Maestro
Ennio Morricone e il regista Quentin Tarantino,
consolidatosi negli anni con alcuni grandi successi come la
trilogia di Kill Bill, e il più recente Django
Unchained, sembra destinata a spezzarsi definitivamente. Il
celebre compositore italiano infatti, parlando proprio dell’ultimo
lavoro sonoro scritta per Tarantino, ha affermato di non
voler più avere lulla a che fare in futuro con il regista, poiché
ritiene che i ritmi di lavoro a cui è stato sottoposto non siano
equiparabili con il prodotto finale, nel quale Tarantino avrebbe
appunto selezionato solo una piccola parte del lavoro svolto dal
Maestro. In un’intervista agli studenti della LUISS di Roma,
Morricone ha dichiarato:
“Non mi piacerebbe lavorare
di nuovo con lui a nessun progetto. L’anno scorso mi disse che
dopoBastardi senza Gloriavoleva lavorare
ancora una volta con me, ma io gli risposi che non potevo perché
non mi concedeva abbastanza tempo, quindi ha usato solo una canzone
che avevo scritto in precedenza. Lavorare così è frustrante, perché
piazza la musica nei film senza alcuna coerenza. Non puoi fare
nulla con qualcuno del genere “ M
Morricone inoltre afferma di aver
visto Django Unchained, ma afferma: “ A dire la verità, non è
che me ne sia importato più di tanto. Troppo sangue. Una trama
senza logica e con grandissime banalità”
Nelle scorse ore è avvenuto un
evento abbastanza curioso per il mondo della produzione
cinematografica, in quanto la Costatine Film, celebre casa
di produzione indipendente, ha denunciato una fuga di informazioni
dai propri server causata probabilmente dall’intrusione di un
gruppo di hacker, noto come M3du5a, il quale avrebbe carpito
una serie di informazioni riservate circa la pianificazione del
nuovo progetto 50 Sfumature di
Grigio.
Tali indiscrezioni riguarderebbero
la possibile partecipazione di Emma Watson al nuovo progetto
cinematografico come protagonista, ma subito i responsabili della
produzione hanno smentito prontamente ogni affermazione, ribadendo
che per il momento non esistono ancora nomi certi né per il cast
artistico né per quello tecnico. La presenza della Watson era stata
ipotizzata più volte negli ultimi mesi, ma ora sembra che tali voci
si siano trasformate in un castello di carta. Non resta che
attendere nuove notizie dal fronte !
Geopolitica e azione sono un
binomio ricorrente nella sua filmografia, ma Matt
Damon è indubbiamente un interprete versatile, dedito con
passione al proprio mestiere e lontano dal glamour
hollywoodiano. Una curiosità: un considerevole numero di film
a cui ha partecipato reca nel titolo il nome del suo personaggio.
Matt Damon ha lavorato in numerose pellicole per
le quali si è sottoposto a un’intensa preparazione fisica, in molte
altre prevale invece la sua straordinaria sensibilità umana.
Non solo film d’azione e opere
d’autore volte all’impegno, ma anche pellicole fantasy (I
fratelli Grimm e l’incantevole strega di Terry
Gilliam, accanto al compianto Heath
Ledger), film psico-romantici (I guardiani del
destino), commedie per tutta la famiglia (La mia vita è uno
zoo), western d’autore (Il Grinta dei fratelli
Coen).
Matthew Paige Damon nasce a
Cambridge l’8 ottobre 1970, nei pressi di Boston. Figlio di
un banchiere e di un’insegnante di pedagogia, Matt Damon è il
secondogenito di una famiglia agiata che si trasferisce a Newton
fino al divorzio dei genitori, quando Matt ha appena due anni. I
due figli vengono affidati alla madre e i tre tornano a vivere
nella città natale.
Entra in una compagnia teatrale per
bambini e a 10 anni conosce una delle persone più importanti della
sua futura vita artistica: Ben Affleck. I due stringono una solida
amicizia, condividendo numerose passioni, dallo sport (i Boston Red
Sox) alla recitazione.
Il giovane Matt è uno studente
brillante e a 18 anni si iscrive alla facoltà di Letteratura
Inglese alla prestigiosa Università di Harvard. Ma dopo tre anni
abbandona gli studi accademici per dedicarsi alla sua più grande
passione: il cinema. A proposito di quel periodo, l’attore ha
affermato: “I personaggi che vedevo al cinema e in televisione
erano quelli che volevo interpretare, volevo diventare Marlon
Brando pur rimanendo me stesso”.
Dopo alcune performance teatrali,
nel 1988 debutta sul grande schermo con un cameo in Mystic
Pizza, al fianco di Julia Roberts. Nei primi anni novanta
ottiene soprattutto ruoli minori, fino al ruolo di primo piano ne
L’uomo della pioggia di Francis Ford Coppola. Nel film
tratto dal bestseller di John Grisham, Matt Damon interpreta il
protagonista pronto a tutto pur di lottare in nome della
giustizia.
In questi anni, l’attore si diletta anche nella scrittura di una
sceneggiatura insieme all’amico Ben Affleck. Finalmente la loro
opera attira l’attenzione di un produttore e diventa una pellicola:
si tratta di Will Hunting – Genio ribelle, che segna una
svolta nella carriera dei due migliori amici di Boston.
Il film diretto da Gus Van Sant è
un successo: i due attori/sceneggiatori affiancano Robin Williams,
che vince la statuetta come Migliore attore non protagonista,
mentre i poco più che ventenni Matt e Ben trionfano con l’Oscar per
la Migliore sceneggiatura originale, dopo aver conquistato il
Golden Globe e il Satellite Award, nonché numerosi premi della
critica.
La storia del ragazzo prodigio
complessato che impara a rapportarsi con il mondo apre al giovane
Matt le porte di Hollywood: Steven Spielberg lo sceglie per il suo
acclamato Salvate il soldato Ryan. Nella pellicola bellica
che si aggiudica ben 5 Academy Awards, l’attore interpreta proprio
il soldato che il Capitano John Miller (Tom Hanks) cerca di trarre
in salvo con una missione di recupero.
Si tratta di un momento
d’oro per Matt Damon. Dopo aver preso parte a
Il giocatore al fianco di Edward Norton, nel 1999 recita per
un altro grande nome di Hollywood: Anthony Minghella. L’attore è
infatti l’ambiguo protagonista di Il talento di Mr. Ripley,
circondato da un cast stellare che include Jude Law, Gwyneth
Paltrow, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman e una serie di
volti italiani (tra cui i fratelli Fiorello e Sergio Rubini).
Ripley è un ladro di identità che si vendica fatalmente di una
passione non ricambiata: inquietante con quel volto da bravo
ragazzo falsamente rassicurante dietro i suoi occhiali, Matt Damon
(che impara inoltre a suonare il piano appositamente per il film)
ottiene una candidatura ai Golden Globe come Migliore attore
drammatico.
Negli anni successivi, l’attore
continua a recitare per importanti registi, da Robert Redford
(La leggenda di Bagger Vance) a due fondamentali sodalizi
della sua carriera: Gus Van Sant (Gerry) e Steven
Soderbergh.
Per quest’ultimo, prende parte a
una delle due trilogie della sua carriera, ovvero Ocean’s Eleven
– Fate il vostro gioco, seguito da Ocean’s Twelve nel
2004 e Ocean’s Thirteen nel 2007. Nella scoppiettante
triade, la banda di ladri guidata da Danny Ocean (George Clooney)
si muove fra truffe, rapine, inganni nel mondo dei casinò e della
finanza.
Il 2002 segna l’inizio di una delle
più apprezzate saghe action di inizio millennio: la trilogia di
Bourne, ispirata ai romanzi di Robert Ludlum, in cui Matt Damon è
l’ex agente segreto Jason Bourne. In The Bourne Identity, il
protagonista è un uomo che non ricorda nulla del proprio passato,
ma braccato e ricercato e, dunque, costantemente in fuga. La
trilogia si completa con The Bourne Supremacy (2004) e
The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo (2007),
che hanno sbancato al box office mondiale affermandosi come grandi
successi al botteghino.
Ormai star agli occhi del grande
pubblico (nel 2007 People lo elegge come l’uomo più sexy del
mondo), Matt Damon è però un anti-divo che cerca di mantenere il
giusto distacco dalla fama e dal successo, dedicandosi alla
famiglia (la moglie Luciana e le tre figlie), agli amici e alle sue
attività filantropiche. La sua sensibilità nei confronti dei
problemi che affliggono il mondo matura anno dopo anno, mostrando
la sua indole altruista e solidale: “Devo ringraziare un amico,
George Clooney, per avermi aperto gli occhi”, confessa.
Matt Damon è un forte sostenitore
del movimento Occupy, nonché di ONE Campaign (organizzazione no
profit che cerca di aiutare le popolazioni più disagiate del
pianeta), H2O Africa Foundation e Water.org.
Oltre alla sua filantropia, Matt
Damon può vantare un curriculum che procede con lavori per altri
registi importanti, tra cui Martin Scorsese. In The Departed –
Il bene e il male, l’attore duetta con Leonardo DiCaprio in un
appassionante scambio di ruoli fra agenti di polizia e infiltrati:
i due lati della giustizia si mescolano nella caccia al boss Frank
Costello (uno strepitoso Jack Nicholson). Una vera e propria gara
di bravura fra i due protagonisti, intensi e carismatici, con una
buona dose di mistero e fragilità. The Departed trionfa agli
Academy Awards 2007 con quattro statuette, conferendo il primo
sospirato Oscar al grande regista italoamericano.
Ancora giustizia, inchieste e
spionaggio per Matt Damon, in The Informant! di Soderbergh
tratto dall’omonimo libro-inchiesta, ruolo per il quale l’attore è
ingrassato di diversi chili, e The Good Shepherd – L’ombra del
potere di Robert De Niro. Spietato agente segreto, il suo
personaggio è travagliato dal conflitto interiore, costretto a
scegliere tra ragion di stato e famiglia.
Un’altra importante parentesi della
sua carriera cinematografica è la doppia collaborazione con il
grande Clint Eastwood, per il quale recita
innanzitutto in Invictus – L’invincibile (2009), del tutto
credibile nei panni del capitano della nazionale sudafricana di
rugby François Pienaar, al quale Nelson Mandela (un monumentale
Morgan Freeman) fa comprendere l’esigenza di unire il Sudafrica
sotto il segno dello sport. Con Invictus, Matt Damon viene
candidato all’Oscar come Migliore attore non protagonista, ma la
statuetta andrà a Christoph Waltz per il suo Hans Landa in
Bastardi Senza Gloria.
Nel 2010 l’attore viene nuovamente
richiamato dal Maestro Eastwood nella sua pellicola successiva,
Hereafter. Il suo personaggio è un operaio con poteri
sovrannaturali, la cui storia si intreccia con quella di un bambino
e di una donna che hanno fatto fronte alla morte in modi diversi.
Pur di avere Damon come protagonista, il regista ha modificato i
piani di produzione affinché l’attore potesse completare le riprese
su un altro set.
Per Matt Damon, il cinema è anche
sinonimo di impegno, così nello stesso anno l’attore ritrova Paul
Greengrass, che lo aveva già diretto nei due sequel della trilogia
Bourne: il progetto in questione è Green Zone, in cui Matt
veste i panni di Roy Miller, un sottufficiale che aiuta un agente
della CIA nella ricerca delle armi di distruzione di massa: tra la
guerra in Iraq, inevitabili implicazioni geopolitiche e
inseguimenti, Miller è un uomo che non si arrende e disposto a
garantire l’autenticità dell’informazione.
Dopo l’ultima collaborazione con
Soderbergh nel corale Contagion, incentrato sulla minaccia
di una terribile pandemia, Matt Damon mostra una totale dedizione
al nuovo progetto diretto da Gus Van Sant: Primised Land.
Presentato di recente al Festival di Berlino e attualmente sui
nostri schermi, all’inizio Promised Land doveva segnare il
debutto alla regia di Matt Damon, che tuttavia ha dovuto rinunciare
per difficoltà di pianificazione. Basata su una storia dello
scrittore Dave Eggers, la sceneggiatura è stata scritta dai due
interpreti protagonisti, John Krasinski e lo stesso Damon, che dopo
Will Hunting continua a mantenere vivo l’interesse per la
sceneggiatura. Promised Land tratta temi scottanti ed
estremamente attuali relativi alle discutibili modalità di
estrazione del gas naturale ed è stato presentato in Italia come
“il film che la lobby dei petrolieri ha tentato invano di
sabotare”.
Matt Damon è la star hollywoodiana
per eccellenza che invita alla responsabilità civile: ce lo
mostrano la sua filmografia di attore e il suo impegno in primo
piano. Ci aspettiamo dunque che il prossimo futuro ci offra il suo
esordio alla regia, magari con un film che tratti i tempi oscuri
che stiamo vivendo negli ultimi anni in un contesto sempre più
globale e critico. Del resto, come egli stesso afferma,
“Dobbiamo cambiare tutti, dando l’esempio in prima
persona”.
La Universal Pictures ha chiesto
allo sceneggiatore di Men in BlackEd
Solomon di riscrivere lo script per lo sci-fi
Colossus, segretissimo progetto con Will
Smith protagonista. Blake Masters and Jason Rothenberg
avevano già scritto una sceneggiatura per il film,
remake del film del 1970 Colossus: The Forbidden
Project, ma la casa di produzione non deve essere rimasta
soddisfatta.
Nulla si sa della pellicola se non
che Smith prenderà il ruolo del Dr. Charles Forbin, creatore di un
computer che ha preso il controllo del pianeta e l’unico in grado
di fermarlo. Il film sarà prodotto anche dalla Imagine di Brian
Grazer e Ron Howard.
Kate Beckinsale è in trattative per
entrare nel cast di Eliza Graves, un Thriller
psicologico della Nu Image/Millennium. Il film sarà diretto
da Brad Anderson, già regista di
The Call , e sarà ispirato ad uno dei primi
racconti di Edgar Allan Poe Il sistema del dr. Catrame e
del prof. Piuma (The System of Doctor Tarr and Professor
Fether).
La Beckinsale dovrebbe vestire i
panni di Eliza, una paziente in un istituto di igiene mentale dove
i ricoverati hanno preso il controllo e fingono di essere i medici.
Eliza diventerà l’oggetto delle attenzioni di un giovane
neolaureato di Harvard che non ha alcuna idea del mondo oscuro e
capovolto in cui è stato risucchiato.
jOBS,
attesa pellicola diretta da Joshua Michael
Stern e scritta da Matthew Whitely con Ashton
Kutcher nel ruolo di Steve Jobs, non uscirà il 19 aprile,
in occasione del trentasettesimo anniversario della fondazione
della Apple, come originariamente annunciato.
La Open Road Films ha infatti
rinviato l’uscita a data da destinarsi per occuparsi meglio della
campagna promozionale del film, che è stato prodotto e interamente
finanziato dalla Five Star Feature Films di Mark Hulme.
Nel cast del film, troveremo anche
Dermot Mulroney, Josh Gad, Lukas Haas, J.K.
Simmons e Matthew
Modine.
La Bingbing avrà il ruolo di Blink,
una mutante con potere di teletrasportarsi. Lanciatissima in
patria, l’attrice è stata presente in Double Exposure
e Lost in Thailand, grandissimi successi al Box Office
cinese e ha già 3 film in cantiere per il 2013: The Lady in the Portrait, The Moon & the Sun e Empress
Wu Ze Tian. Sta anche negoziando per entrare nel cast del
sequel di Crouching Tiger, Hidden
Dragon.
Hanry Cavill intervistato da Total
Film, svela a sorpresa che da ragazzo non leggeva
fumetti “Quando stavo in collegio non avevo un negozio di
fumetti nelle vicinanze,ma non appena sono stato scelto per il
ruolo ho avuto la mia iniziazione” quindi, dopo aver letto un
sacco e visto i film conosceva bene la psicologia del personaggio.
“Ho cercato di mettere insieme il personaggio mantenendo tutte
le caratteristiche che o trovato, aggiungendoci le sfumature
presenti in sceneggiatura. E’ un progetto tutto nostro, non dipende
da nulla. Si parla di Superman, ma non è una storia tratta da un
fumetto in particolare. E questo è bene perchè è una storia
originale“.
Michael Shannon parlando dei
costumi:
Abbiamo un enorme rispetto per quanto è stato fatto in
passato. Ma oggi è oggi. E Superman non indossa i mutandoni neanche
nei fumetti. ha la cintura rossa, ma non i mutandoni. E’ tempo di
cambiare.
Vi ricordiamo che la pellicola
uscirà negli USA il 14 giugno 2013 e nel cast oltre ai già
citati Hanry
Cavill eRussell
Crowe ci sono
anche AmyAdams, Diane
Lane, Kevin Costner,Laurence Fishburne, Michael
Shannon. L’uomo d’Acciaioè
diretto da Zack Snyder.
Tutte le info utili nella nostra
Scheda Film: L’Uomo
d’Acciaio. Tutte le news nel nostro
speciale: Superman: Man of steel
L’attore
Michael Shannon, ha avuto modo di parlare del suo
personaggio in L’Uomo
d’Acciaio, ovvero la
nemesi di Superman il Generale Zod,
sulle pagine di Total Film Megazine, ebbene, sorprendentemente
l’attore non lo definisce un Villain:
“Non è un
villain. Non lo è più di quanto non lo sia un qualsiasi Generale
che combatte per la propria gente e a cui non piace fare del male
alle persone o rubare i diamanti; è concentrato nell’ottenere
successo nel suo lavoro. Penso che il modo in cui, in passato
Terrence Stamp si è avvicinato a lui, è questa non è una critica
alla sua performance, c’era qualcosa di distaccato in lui.
Purezza, rabbia, odio…qualunque cosa. Penso che questa
caratterizzazione sia più ambigua.”
Per quanto riguarda il vestito e la
sua armatura, l’attore sottolinea che l’utilizzo della Motion
Capture è stata necessaria:
“Le cose reali mi avrebbero
distrutto”.
L’Uomo d’Acciaio, il film
Warner Bros. Pictures e Legendary
Pictures presentano L’Uomo
d’Acciaio, con
Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman,
per la regia di Zack Snyder. Il film è
interpretato anche da
Amy Adams (“The Fighter”), attrice candidata tre volte
agli Oscar, nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane,
e il candidato all’Oscar
Laurence Fishburne (“What’s Love Got to Do with It”)
in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei
genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono la
candidata agli Oscar
Diane Lane (“Unfaithful — L’amore infedele”) e il
premio Academy Award
Kevin Costner(“Balla coi lupi”).
A combattere contro il supereroe
sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod,
interpretato dal candidato agli Oscar
Michael Shannon (“Revolutionary Road”) e Faora,
interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton
sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van,
interpretata da Ayelet Zurer (“Angeli e demoni”) e
il padre Jor-El, interpretato dal premio Academy Award
Russell Crowe (“Il gladiatore”). Nel cast anche
Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick,
Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy
e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil
Hamilton. Tutte le news nel nostro
speciale: Superman: Man of
steel.
Secondo Deadline, potrebbe essere
Christian Bale l’attore che
interpreterà Mosé nel film Exodus
di Ridley Scott, il film biblico che sarà prodotto
dalla 20th Century Fox. La pellicola è un progetto
parallelo a quello della Warner Bros di
Gods ans Kings, che proprio oggi Steven Spielberg ha abbandonato,
presumibilmente per dedicarsi completamente a
TinTin, e ad un altro misterioso progetto, che
però sappiamo non essere Robopocalypse dato che è
ritornato in fase di sviluppo. La pellicola di Scott invece è stata
di recente rimaneggiata da Steve Zaillian, che ha
riscritto un copione di Adam Cooper e Bill
Collage (sullo stile di 300) proprio per andare in contro
alle corde di Scott. Oggi, quindi il film sembra essere passato
alla fase di ricerca di un protagonista forte magari per chiudere
il finanziamento. E chi meglio di Christian Bale potrebbe
convincere e mettere d’accordo tutti?..
Continuano ad arrivare gli speciali
dedicati al ritorno di Superman sul grande
schermo. Oggi è la volta della rivista tedesca
Cinema, che ha pubblicato dei nuovi ritratti del
film L’Uomo
d’Acciaio, molto affascinanti che ritraggono tutti i
protagonisti del film di Zack Snyder e
prodotto da Christopher Nolan.
Immortalati Hanry
Cavill, Russell
Crowe, AmyAdams, Laurence
Fishburne, Michael
Shannon eKevin
Costner.L’Uomo d’Acciaio esordirà nelle
nostre sale il 20 giugno 2013. Tutte le
info utili nella nostra Scheda Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte le news nel
nostro speciale: Superman: Man of steel
L’Uomo d’Acciaio, il film
Warner Bros. Pictures e Legendary
Pictures presentano L’Uomo
d’Acciaio, con
Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman,
per la regia di Zack Snyder. Il film è
interpretato anche da
Amy Adams (“The Fighter”), attrice candidata tre volte
agli Oscar, nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane,
e il candidato all’Oscar
Laurence Fishburne (“What’s Love Got to Do with It”)
in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei
genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono la
candidata agli Oscar
Diane Lane (“Unfaithful — L’amore infedele”) e il
premio Academy Award
Kevin Costner(“Balla coi lupi”).
A combattere contro il supereroe
sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod,
interpretato dal candidato agli Oscar
Michael Shannon (“Revolutionary Road”) e Faora,
interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton
sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van,
interpretata da Ayelet Zurer (“Angeli e demoni”) e
il padre Jor-El, interpretato dal premio Academy Award
Russell Crowe (“Il gladiatore”). Nel cast anche
Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick,
Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy
e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil
Hamilton. Tutte le news nel nostro
speciale: Superman: Man of
steel.
Balzato prepotentemente in vetta al
box office della scorsa settimana, Il
Grande e Potente Oz sta riscuotendo un buon
successo di pubblico, raggruppando in un unico fandom gli
appassionati del fantasy e della magia Disney, i
fan dello strepitoso cast protagonista (James
Franco,
Michelle Williams,
Mila Kunis e
Rachel Weisz) e gli adepti del cinema di Sam
Raimi, che riesce con grande naturalezza a passare dal
film di genere al kolossal mantenendo intatta la sua grande
destrezza dietro la macchina da presa.
Ecco alcuni dei commenti più
entusiasmanti arrivati a noi di
Cinefilos.it da parte dei nostri lettori:
(Clicca sulla foto per vederla ad alta
risoluzione)
Chi ama le commedie romantiche
certamente la ricorda come protagonista di una saga cinematografica
sull’amore piuttosto sui generis, che l’ha portata al grande
successo ed ha raccolto grande consenso di pubblico, tanto che oggi
giunge al suo terzo capitolo: Before midnight di
Richard Linklater. Nato come piccolo esperimento
di cinema indipendente con Prima dell’alba – Before
sunrise (1995), americano ma senza gli stilemi del
blockbuster hollywoodiano, anzi con un’anima europea, che lo
connette in maniera intelligente a certo cinema francese, il
progetto ha saputo fidelizzare il pubblico e nutrire di dense
aspettative i lunghi anni di attesa (nel 2004 esce Prima del
tramonto – Before sunset e ora appunto, dopo altri nove
anni, eccoci al terzo momento). E la protagonista non poteva essere
che lei: eterea bellezza d’oltralpe, doppiamente figlia d’arte,
approdata presto negli Usa, dove ha portato la sua semplicità e si
è fatta apprezzare per quell’“esotica” aria parigina, scevra però
da snobismo e altezzosità. Un’attrice maturata artisticamente negli
anni, proprio come la trilogia cui ci si riferiva. Chi l’ha seguita
fin dalla sua prima fase, quella europea, ne ricorderà gli inizi
con partecipazioni nelle pellicole di Godard, o il ruolo da
protagonista in Tre colori: Film Bianco di
Kieslowski (1994). La nostra attrice è stata però diretta anche da
Carlos Saura (La notte oscura,
1989), Mika Kaurismäki (Los Angeles senza
meta, 1998) e Agnieszka Holland
(Europa Europa, 1990). È anche regista,
sceneggiatrice e produttrice, oltre che cantante.
Stiamo parlando di Julie
Delpy, nata a Parigi il 21 dicembre del 1969, figlia del
regista teatrale Albert Delpy e dell’attrice Marie Pillet. I
genitori le fanno frequentare fin da bambina il mondo del teatro e
conoscere l’arte in tutte le sue forme, cui la bambina presto si
appassiona.
È appena un’adolescente quando
viene scoperta da Jean-Luc Godard, che le dà una
piccola parte in Détective (1985). Due anni dopo si
guadagna la nomination al César come attrice più promettente,
grazie alla sua partecipazione a Quarto
comandamento di Bertrand Tavernier: cupa
storia di ambientazione medievale, in cui Julie
Delpy interpreta la giovane Beatrice De Cortemart, che
uccide il padre dopo esserne stata violentata. In quello stesso
periodo, l’attrice fa il suo primo viaggio a New York, dove poi
studierà regia alla New York University’s Tisch School of Arts. La
prima vera occasione di notorietà arriva con il ruolo della giovane
Leni in Europa Europa di Agnieszka
Holland, per cui impara anche il tedesco. Il film, tratto
dalle memorie di Salomon Perel, vince il Golden Globe come miglior
pellicola straniera.
Un’importante evoluzione nella
carriera della Delpy è rappresentata senz’altro dal lavoro fatto
sotto la direzione di Kieslowski per la trilogia legata alla
Francia e ispirata ai colori della sua bandiera. Il personaggio
interpretato dall’attrice, Dominique, è marginale sia nel
Film Blu (1993) che nel Film
Rosso (1994), ma è protagonista nel Film
Bianco (1994), il secondo della trilogia, l’unica
commedia, sebbene dai toni non troppo leggeri e anzi caratterizzata
dagli estremi: amore, ma anche dolore, crudeltà e vendetta.
Kieslowski è premiato con l’Orso d’Argento a Berlino.
Il 1995 è un anno di svolta. Delpy
passa alla regia col cortometraggio Blah, blah,
blah e inaugura il fortunato sodalizio con il regista
Richard Linklater che la vuole accanto a
Etahn Hawke per una commedia romantica
indipendente dal sapore anglo europeo: Prima
dell’alba. Non ha ambizioni smodate, e forse anche per
questo si rivela un piccolo capolavoro nel suo genere, tra i più
apprezzati della decade. È quello che ha il merito di dare alla
Delpy e a Hawke la grande popolarità internazionale. Julie
Delpy ha affermato di essersi occupata anche della
scrittura di molti dei dialoghi del suo personaggio: la studentessa
parigina Celine, che incontra per caso sul treno il giovane
Jesse/Hawke e si fa convincere a scendere con lui a Vienna e
passare la serata insieme fino all’indomani mattina, in attesa
della coincidenza che il ragazzo deve prendere per tornare in
America. È una proposta bislacca, un’avventura e sarà l’occasione
per conoscersi, parlare di tutto e innamorarsi. Delpy e Hawke,
oltre che giovani e belli, sono spontanei e naturali, nonostante il
film sia molto “scritto”. Portano infatti interamente sulle loro
spalle un film fatto di fitti dialoghi, in cui Vienna resta sullo
sfondo per lasciare spazio all’incontro di due anime gemelle.
A proposito della costruzione, di per sé un po’ rigida, del film la
protagonista ha dichiarato: “L’obbiettivo era di rendere il film
abbastanza entusiasmante, anche se ha una struttura limitata – due
persone che parlano per un’ora e mezza”. Il finale aperto, poi,
crea i presupposti per i capitoli che seguiranno, diventando un
caso e un successo clamoroso. Anche se su questo Delpy sembra
muoversi con cautela: “Non ha incassato milioni di dollari in
sala, ma abbastanza perché potessimo farne un secondo”. E non
era per nulla scontato che dopo nove anni il pubblico ricordasse la
vicenda e fosse tanto legato al film da voler assistere al sequel,
cosa che invece si è puntualmente verificata. Così come non lo era
il fatto che il regista scegliesse di puntare sulla stessa coppia
dopo nove anni e poi ancora dopo altri nove. Non era neppure detto
che il pubblico, specie quello americano, rimanesse legato a una
commedia come questa, che si prende i suoi tempi e i suoi ritmi,
molto più simili a quelli della realtà, che non all’incedere
incalzante della commedia romantica scoppiettante all’americana. La
critica accoglie il lavoro molto positivamente, accostandolo al
cinema francese più che alla sensibilità della commedia
sentimentale made in Usa. Linklater vince l’Orso d’Oro a
Berlino.
Ormai lanciata nel panorama
internazionale, nel 1998 Julie Delpy è chiamata da
Mika Kaurismäki per una parte in Los
Angeles senza meta. La vediamo poi in vari altri progetti
tra Europa e America, compresi alcuni episodi della serie tv
E.R. – Medici in prima linea (2001). Prosegue la sua
carriera da regista nel 2002 con il suo primo lungometraggio, da
lei anche scritto e prodotto, Looking for Jimmy.
Ormai vive stabilmente a Los Angeles e ha ottenuto la cittadinanza
americana, pur conservando anche quella francese.
Nel 2004, a nove anni di distanza
dal fortunato predecessore, Delpy veste di nuovo i panni di Celine
e Hawke quelli di Jesse per Befor sunset. Nove anni
sono passati non solo per gli attori, ma anche per i due personaggi
da loro interpretati nel film, che si ritrovano e ancora una volta,
sembrano avere poco tempo a disposizione per vivere un’altra
manciata di momenti indimenticabili insieme e trarre un primo
bilancio delle loro esistenze. Jesse è diventato uno scrittore di
successo, proprio raccontando la singolare storia del suo incontro
con Celine, che ora scrive canzoni e ha un rapporto assai
complicato con l’amore. Come sempre i dialoghi hanno il peso
maggiore, ma se nel primo capitolo riflettevano la spensieratezza e
certa ingenuità giovanile, oltre al desiderio di aprirsi all’altro
e conoscersi, qui c’è il confronto tra due diversi stili di vita,
due strade, che ciascuno ha intrapreso senza l’altro, ma entrambe
profondamente legate a quella breve esperienza comune.
L’inevitabile interrogativo è: cosa sarebbe successo se …? Cosa può
ancora succedere? C’è posto per rimpianti e recriminazioni, ma
anche per scoprire che i sentimenti sono intatti e che il tempo
sembra non essere passato. Tutt’altro che stanco, questo seguito ha
una sua anima pulsante, diversa, ma ugualmente forte rispetto a
quella del precedente. È agrodolce, romantico e amaro al tempo
stesso e trova ancora una volta nei suoi due protagonisti le
colonne portanti su cui reggersi. Due attori ormai perfettamente a
loro agio in questi ruoli, cui sanno dare spessore e consistenza.
Delpy collabora alla sceneggiatura e per questo ottiene anche una
nomination all’Academy. Inoltre, fa entrare anche tre suoi brani
musicali nel film – nel frattempo, infatti, l’attrice ha esordito
anche come cantante. Altro grande successo, dunque, per quello che
ormai con ogni evidenza ha oltrepassato i confini del piccolo film
indipendente.
Il 2005 la vede partecipare a
Broken Flowers di Jim Jarmush,
protagonista Bill Murray. Nel 2007, invece,
prosegue e intensifica il suo lavoro da regista uscendo con
2 giorni a Parigi, da lei anche scritto, prodotto e
montato. Qui Delpy è Marion e recita accanto ad Adam
Goldberg/Jack. Sempre alle prese con le difficoltà di
coppia, con un amore europeo-americano e con poco tempo a
disposizione per trovarsi o ritrovarsi o allontanarsi
definitivamente. La pellicola sarà seguìta nel 2012 da 2
days in New York. Nel 2009 nasce suo figlio dall’unione
con il compositore tedesco di colonne sonore Mark
Streitenfeld.
Presto la vedremo vestire di nuovo
i panni del suo personaggio più fortunato, Celine, accanto a
Ethan Hawke, in Before Midnight,
sempre per la direzione di Linklater. Il film è stato presentato
per la prima volta al Sundance Festival il 20 gennaio scorso,
mentre la premiere internazionale ha avuto luogo in febbraio al
Festival di Berlino, dove il film ha partecipato fuori concorso.
Linklater afferma di non aver cambiato nulla nello stile della
pellicola. Mentre entrambi i protagonisti sottolineano l’unitarietà
del progetto. Hawke lo vede come “Un unico film durato 18
anni”, e Delpy gli fa eco così: “Il film si è evoluto con
noi. Riflette anche le nostre vite in qualche modo”. Tutti e
tre poi concordano nel sottolineare l’importanza del particolare
processo creativo che dà vita alle pellicole: Delpy e Hawke infatti
partecipano attivamente alla scrittura della sceneggiatura. Delpy:
“È un processo creativo molto intenso, ma grandioso. È pura
creatività, e ci divertiamo anche, il che è una buona cosa”.
Altro aspetto importante nel quale gli attori individuano il
segreto del successo della trilogia è la veridicità, l’onestà dei
dialoghi, che l’attrice spiega così: “Quando scriviamo,
cerchiamo di mettere più verità possibile.
Quando ho scritto il primo film,
ricordo di aver inserito cose che erano molto significative per me
a quell’epoca”. Non dialoghi vuoti o banali dunque, ma uno
scambio d’idee che rifletteva il più possibile le reali convinzioni
e i punti di vista dei due attori. Perché, ribadisce la Delpy:
“Se fai qualcosa che è veritiero e reale per te, penso diventi
un po’ universale”, perché chi guarda, apprezza
quest’autenticità e può riconoscervisi. Altro aspetto importante
per la Delpy sceneggiatrice è dare una multidimensionalità ai
personaggi, e Celine è forse quello che nel corso degli anni si è
evoluto in maniera più complessa: “Quando scrivo cerco di dare
diversi lati ai personaggi, in modo che non siano unidimensionali.
Più dimensioni hanno, meglio è”. Questo, dice, è un aspetto che
l’ha sempre colpita, anche da spettatrice. Riguardo poi alle
anticipazioni sulla trama, l’attrice non vuole rivelare nulla se
non: “Vedrete come si evolvono realmente le persone nelle storie
d’amore; che non è tutto roseo, ma tanto reale quanto sentivamo che
fosse giusto”.
Attendiamo dunque l’uscita nel
nostro paese per verificare se ancora una volta il team conferma di
saper affrontare la tematica amorosa senza retorica e con sempre
nuova freschezza.
Dopo il grande successo de Il
Divo, il regista Paolo Sorrentino torna al suo sodalizio
artistico con Toni Servillo, lasciandosi alle spalle l’esperienza
internazionale di This must be the place. Il nuovo
lavoro, che vede i due per la quarta volta insieme sul set, è
La
grande bellezza. Presente con un promo alla scorsa
Berlinale, è molto atteso non solo in Italia, tanto che l’hanno già
acquistato: Germania, Benelux, Gran Bretagna, Israele, Grecia e
Brasile.
Poco si sa della trama, su cui,
come su tutto il film, regna il riserbo. Sappiamo però che Toni
Servillo veste i panni dell’affermato giornalista sessantenne Jep
Gambardella, abituale frequentatore della Roma mondana di oggi.
Come la Capitale, anch’egli non ha perduto il suo fascino.
Il titolo, dunque, è senz’altro
riferito alla Città Eterna, che fa da ambientazione, ma è anche
protagonista, come ha confermato Umberto Contarello – sceneggiatore
assieme a Sorrentino – definendolo un film “profondamente su
Roma” (vi è stato interamente girato). Omaggio a Fellini e alla
Dolce Vita? Può darsi. Ritratto inedito della
capitale? C’è da aspettarselo, dato lo sguardo sempre tagliente,
ironico, grottesco ma anche poetico, che caratterizza il lavoro del
regista. E viste anche alcune pagine del suo recente lavoro di
scrittore – in particolare, Hanno tutti ragione, edito
da Feltrinelli nel 2010 – in cui si soffermava proprio sulla natura
affascinante e decadente della città: “Roma, è un lungo
tramonto. (…) Questo grande catino di città che accoglie
tutti, democraticamente, con noncuranza e malevolenza. Senza
fartene accorgere , però. Come certi colpi astuti nei caveau delle
banche attraverso i tombini. Roma ti tende agguati continui e
raffinati, ma i colpevoli sono sempre introvabili. Perché sono
troppi i colpevoli (…)”. E la definiva “l’ombelico sporco di
questo paese, la capitale di questa Italia maledetta”.
“Questa Roma immutabile e copione di sé stessa
all’infinito.” Una Roma che sopravvive grazie alla frivolezza,
alla futilità: “È così che resiste brillantemente la storia
millenaria di questa città, rimescola continuamente le carte per
rinunciare a vedere una volta e per tutte l’asfissia del suo
involucro bellissimo”.
Quanto sappiamo finora de La
grande bellezza sembra consonante con questa visione.
Non è ancora disponibile il trailer, è stato possibile vederne
un’anticipazione solamente alle Giornate Professionali di Sorrento
a dicembre 2012, alla presentazione del listino Medusa del 2013. Ma
si evince dai personaggi principali che l’occhio della macchina da
presa è puntato sul mondo dell’alta borghesia romana, dei salotti
modaioli e cafoni al contempo (e qui immaginiamo che il gusto per
la caricatura grottesca di Sorrentino si sbizzarrisca).
Accanto a Servillo, Carlo Verdone in veste di
scrittore, e Sabrina Ferilli, che pare interpreti
una vamp. Ma sembra ci siano anche Isabella Ferrari, Iaia
Forte, Pamela Villoresi, Carlo Buccirosso, Luca Marinelli, Giorgio
Pasotti. La fotografia è di Luca Bigazzi e il montaggio di
Cristiano Travaglioli. La sfida sarà dunque tenere insieme una così
ricca materia e, cosa a cui il regista ci ha abituati, il grottesco
col realistico. È una coproduzione italo-francese: Indigo Film,
Medusa e Banca popolare di Vicenza, per l’Italia – Medusa inoltre
distribuisce il film nel nostro paese. Mentre per la Francia, Babe
Films e Pathé, che cura anche la distribuzione internazionale.
Non ci resta che verificare in sala
(uscita prevista per il 23 maggio) se l’ultima scommessa del
regista sarà vinta. E chissà che non lo vediamo anche a Cannes.
La festa di San Patrizio, ricorrenza
tipica irlandese, si sta diffondendo come è ormai normale, in tutti
i Paesi dell’Unione Europea, e anche oltre. In Italia, e in
particolare a Roma
Per chi non conoscesse ancora la
misteriosa figura di Makinov, basti sapere che perturbante
regista di origini russe ha pubblicato in questi giorni le prime
immagini on-line del suo ennesimo e controverso lungometraggio dal
titolo Come Out And Play. La figura di Makinov è
avvolta da un alone di leggenda e di mistero che impregna tutta la
sua giovane carriera di regista, che secondo alcune scarne
informazioni di seconda mano sarebbe iniziata come operatore per
convergere in seguito alla regia di numerosi spot pubblicitari e
documentari dal sapore gotico e disturbante. Si dice poi che, in
seguito a terribili allucinazioni causate da una massiccia
assunzione di peyote, Makinov abbia avuto la sua prima rivelazione
cinematografica, convergendo verso un cinema fatto di orrore e
distorsione. Dopo aver pubblicato on line un video-manifesto in cui
compare con il viso coperto da un cappuccio rosso e con una voce
distorta, Makinov si sta lentamente imponendo all’attenzione
internazionale attraverso la rete.
Come Out And Play, primo
lungometraggio del regista, si presenta come un remake dell’opera
Who Can Kill A Child? del 1976 diretta dallo spagnolo
Ibanez Serrador e tratterebbe di una giovane coppia che
decide di prendersi una vacanza in una tranquilla isola, per poi
scoprire che essa è abitata da bambini selvaggi intenti ad uccidere
tutti gli adulti. Per compensare il budget estremamente ridotto,
Makinov ha puntato molto su una campagna pubblicitaria fatta di
provocazioni e di un passa parola sul web, data la poca
considerazioni all’interno dei festival di genere. Inoltre vi sono
richiami diretti ed indiretti al racconto Children Of The
Corn di Stephen King, già ispiratore del film
originale. Per il momento non esiste ancora una data di uscita e
distribuzione internazionale, ma nell’attesa ecco i primi due
poster ufficiali.
Dopo aver finito di saltare in aria
e sparare all’impazzata nei panni di Jack, il figlio di Bruce
Willis / John McClane nel nuovo Die Hard: un buon giorno
per morire, Jai Courtney è ora impegnato nel cast
del nuovo progetto di fantascienza dal titolo
Divergent diretto da Neil Burger.
Nei mesi scorsi Shailene
Woodley aveva ottenuto la parte di Tris, una giovane donna
impegnata a ribellarsi contro una società divisa in caste in un
futuro dispotico, e ora pare che Courtney interpreterà Tobias
Eaton, l’istruttore di Tris che finisce per innamorasi della
ragazza. Vanessa Taylor ha adattato lo script dal bestseller di
Veronica Roth, e nel frattempo anche Maggie Q, Zoe
Kravitz e Ansel Elgort sono stati interpellati nel cast
un paio di giorni fa. Burger inizierà le riprese presto, puntando
ad una distribuzione per il 21 Marzo 2014. Courtney ha recentemente
lavorato a fianco di Felony Joel per l’adattamento del
fumetto I, Frankenstein.
Squadra che vince non si cambia. E
dunque anche una coppia vincete non deve essere separata. È quello
che è successo con Charlie Day e Jason Sudeikis,
compagni di set inseparabili che in questi giorni stanno
concludendo le trattative per partecipare insieme al nuovo film del
regista Seth Gordon intitolato One Night On The
Hudson.
Malgrado il titolo fuorviante, la
sceneggiatura di TJ Fixman dovrebbe essere una commedia di
stile carcerario in cui una giovane recluta dell’esercito ed il suo
socio, un veterano stanco ed annoiato, hanno il compito di
trasportare un testimone federale dal New Jersey a Manhattan,
dovendo confrontarsi con un’orda di poliziotti corrotti e criminali
senza scrupoli. Secondo alcune indiscrezioni, lo script del film
sarebbe pronto già dal 2011, ma nessuno era disposto ad
acquistarlo. Ma ora la Universal ha deciso di realizzarlo, e nel
frattempo si sta già attivando per finanziare un possibile sequel
di Horrible Bosses. Jason Sudeikis continua con la
sua fitta tabella di appuntamenti cinematografici e televisivi, tra
cui spiccano il suo programma Saturday Night Live, la
commedia indie Relanxious, il programma giornaliero
per la tv It’s Always Sunny In Philadelphia e la
nuova commedia We’re The Millers.
In questi giorni è stata diffusa la
notizia secondo cui, dopo l’ingresso di Robert Duvall nel
cast del nuovo attesissimo The
Judge diretto da David Dobkin, anche
Vincet D’Onofrio avrebbe firmato per interpretare il ruolo
del figlio maggiore di Duvall e fratello di Robert Downey Jr. Il film racconta di Downey,
giovane avvocato ritornato nella sua città natale per il funerale
di sua madre.
Il giudice della città, unico
indagato nell’omicidio di sua moglie, dovrà collaborare con Downey
per scoprire la verità su ciò che è realmente accaduto,
confrontandosi però con anni di distacco e di assenza.
The
Judge sarà prodotto da Dobkin, Susan
Downey e David Gambino. D’Onofrio ha recentemente finito
la sua decennale partecipazione alla serie tv “Law & Order:
Criminal Intent.”.
Già sul finire del 2012 i fratelli
Farrellyavevano
espresso l’intenzione di realizzare un seguito dell’irriverente
Scemo & più Scemo, dovendosi però scontrare con
numerosi problemi produttivi e soprattutto sull’impossibilità di
trovare in tempi brevi una sceneggiatura originale ed avvincente.
Per questo motivo sembrava un progetto destinato a finire sul
nascere, come testimoniava anche l’estrema reticenza di Jim
Carrey, il quale pensava ad un nulla di fatto. Ma proprio in
questi ultimi mesi è stato proprio l’attore americano a lanciare
nuovi segnali di speranza verso il progetto, dimostrandosi più
volte fiducioso della sua effettiva realizzazione e affermando che
lui e Jeff Daniels sono eccepita all’idea di riprendere le
avventure di Lloyd Christmas e Harry Dunne.
“Stiamo discutendo
moltissimo”, ha detto Carrey durante un’intervista
per Access, “Jeff e io siamo davvero entusiasti e spero che
l’anno prossimo saremo in grado di realizzare insieme il
progetto”.
Ovviamente non esiste alcuna
sceneggiatura ufficiale dell’ipotetico sequel, ma alcune voci
lasciano supporre che le vicende si svolgeranno circa vent’anni
dopo la conclusione del primo capitolo, con Lloyd ed Harry non
molto più intelligenti di prima e alle prese con un grosso
problema; pare che uno dei due abbia un figlio da una delle tante
fiamme di gioventù ! In attesa di una concreta pianificazione del
progetto, presto vedremo Carrey in The Incredible Burt
Wonderstone.
Il neo premio Oscar Ang Lee
è famoso per scegliere progetti che gli permettono di sperimentare
ogni volta nuovi modi di fare cinema. Ma l’autore non disdegna
assolutamente il piccolo schermo, tanto che negli ultimi giorni ha
firmato un accordo con i produttori americani della FX per dirigere
l’episodio pilota della nuova serie Tyrant, progetto
creato dal team di Homeland. Howard Gordon e
Gideon Raff, due dei maggiori produttori della famosa serie
sulla CIA, stanno lavorando al nuovo progetto che dovrebbe
raccontare le avventure di una famiglia americana catturata e
imprigionata in un territorio imprecisato del Medio Oriente.
Raff, già creatore di
Prisoners Of War, la serie israeliana che ha ispirato
la versione americana, ha scritto l’episodio pilota di Tyrant e
produrrà la serie con Hoeard Gordon, Craig Wright e
David Fury. Il produttore ha diffuso la notizia del
coinvolgimento di Lee direttamente su Twitter.
“Ang Lee ha dimostrato più e più
volte la capacità di presentare personaggi con una tale
profondità e specificità da rivelare la condizione umana
universale”, afferma il capo della FX John
Landgraf in una dichiarazione per Variety. “Nessun
regista potrebbe essere più indicato di Lee per portare sul piccolo
schermo una storia tanto particolare e profonda”.
Ang Lee, mai a corto di offerte di
lavoro, sta lavorando su un adattamento delle avventure di Mosé dal
titolo Gods And Kings, su una sceneggiatura scritta da
Michael Green e Stuart Hazeldine, dopo la rinuncia di
Steven Spielberg che ha portato la
Warner ha scegliere il regista indiano per battere la concorrenza
di Exodus, possibile progetto futuro di Ridley
Scott per la Fox.
Il mese scorso era stata diffusa la
notizia secondo cui Jason Momoa, star del remake di
Conan, aveva ottenuto dai dirigenti della Marvel il ruolo del guerriero Drax
The Destroyer nel nuovo film Guardians Of The Galaxy
diretto da James
Gunn. Ma proprio in questi ultimi giorni la voce è stata
smentita a sorpresa, rivelando il nome di colui che avrebbe battuto
Momoa agli screening-test per l’ambito ruolo.
Si tratterebbe nientemeno che
dell’ex wrestler Dave Bautista, cresciuto nei vivai
della WWF e della WWE prima di approdare in tv e al cinema con
alcuni progetti che comprendono House Of The Rising
Son e The Scorpion King 3, oltre che
l’esperienza dello scorso anno in The Man With The Iron
Fists e la grande interpretazione per My Son, My Son,
What Have Ye Done di Werner Herzog. Secondo alcune
indiscrezioni, Bautista avrebbe ottenuto il ruolo superando, oltre
che Momoa, anche personaggi del calibro di Isaiah Mustafa e
Patrick Wade. Aspettando l’inizio delle riprese, che
dovrebbero aver luogo in estate, vedremo a breve Bautista al fianco
di Vin Diesel nell’attesissimo Riddick,
prossimo all’uscita negli USA.
Colin Trevorrow avrà l’onore
e l’onere di dirigere Jurassic Park 4. La
notizia arriva dopo che erano state da tempo fissate le date di
inizio riprese e di uscita del film.
L’attore Tom
Hiddleston durante il red carpet del South
Bank Sky Arts Awards ha rilasciato alcune dichiarazioni molto
positive sul suo collega Christopher
Ecclestonche nel prossimo Thor: il mondo delle
tenebre nei panni del villain Malekith:
“Christopher Eccleston è uno dei più grandi attori inglese,
egli è in grado di portare un certo grado di impegno,
d’intelligenza, convinzione e di complessità in tutto ciò che fa.
Penso che abbia davvero dato tutto interpretando Malekith. E
‘difficile dire qualcosa senza svelare troppo. Christopher ha una
presenza scenica imponente, che è molto distinguibile sia sul
palcoscenico che in un film. E’ una qualità che non si può davvero
definire, non si riesce a smettere di guardarlo quando è sullo
schermo. Credo che lui sarà assolutamente magnetica [nel film].
Malekith ha la sua ambizione. Vedremo se sarà coincidente o meno
con le ambizioni che albergano ancora in Loki.
Il film MarvelThor: The
Dark World riporta sul grande schermo Thor, il potente
vendicatore, in lotta per salvare la Terra e i Nove Regni da un
oscuro nemico più antico dell’universo stesso. Dopo i film Marvel Thor e The Avengers, Thor
torna a combattere per riportare l’ordine tra i pianeti… ma
un’antica dinastia dominata dallo spietato Malekith minaccia di far
ripiombare l’universo nell’oscurità. Di fronte a un nemico al quale
né Odino né Asgard riescono a opporsi, Thor deve intraprendere il
viaggio più pericoloso e introspettivo della sua vita, che lo
ricongiungerà con Jane Foster e lo costringerà a sacrificare tutto
per la salvezza dell’intero universo.
“Ho un contatto diretto con la
gente, l’unico sport che pratico è quello di passeggiare per la
strade di Madrid continuamente – Pedro
Almodovar ha esordito così durante la conferenza di
presentazione del suo film, Gli Amanti Passeggeri
– Le persone mi fermano e mi salutano di continuo e ognuno
vuole dire la sua sui miei film.
Arriva al cinema distribuito da
01 Distribution il film di Riccardo Milani
Benvenuto Presidente, con protagonista
Claudio Bisio.
Ne Benvenuto
Presidente il Parlamento Italiano non riesce a trovare un
accordo sull’elezione del presidente della Repubblica e a un certo
punto tutte le forze politiche per scherno e protesta eleggono
Giuseppe Garibaldi. Ma in Italia solo uno ha tutti i requisiti per
diventare presidente. “Peppino”, così chiamato dai suoi
amici, è pervaso da uno inguaribile ottimismo e vive nella
quiete di un paesino di montagna. Strappato dalla sulla vita si
ritroverà a ricoprire un ruolo per quale si pensa essere
inadeguato…
Riccardo Milani porta in
scena una commedia leggera, che prende uno dei temi più visitati
nel cinema “l’uomo qualunque che sale al potere” invaso da quel
senso di ingenuità che lo porta ad essere simpatico ed ironico su
tutto il severo protocollo del palazzo. Ma più che le gag e i lati
comici, che sono ben riusciti e incontrano facilmente il sorriso
della platea, si conferma il momento d’oro dello sceneggiatore,
Fabio Bonifacci che sarà al cinema con tre suoi lavori
(Amiche da morire e Il principe
Abusivo).
Viene tracciato un percorso che
tocca la cultura popolare e viene riletta nei toni della commedia
senza però farsi tentare dalla battuta facile che nasce dalla
propaganda o dal consenso generale. La storia che il regista romano
riprende è equilibrata nel ripercorre le fasi del personaggio-Bisio
che vanno dalla proclamazione sino alla morale sottile ma pungente
che il film racchiude in sé. Ma che purtroppo perde di ritmo e
verve nei vari appuntamenti “d’agenda” che il Presidente deve
rispettare a discapito di una certa continuità narrativa. Altre
sequenze invece sono rese ridondati da una musica di repertorio ben
curata ma troppo presente.
Nel cast artistico, spicca la
bravura di Claudio Bisio anche se nel finale si sfuma facendo
vedere di più l’attore; convincente è il ruolo di Kasia
Smutniak nel duplice ruolo di donna di palazzo che riscopre la
sua doppia identità. Ma l’originalità la rappresentano Giuseppe
Fiorello, Cesare Bocci e Massimo Popolizio, i tre
politici-eminenze grige che se pur non volutamente schierate da
nessuna parte, rendono perfettamente un ritratto agrodolce della
politica, con tutte le contraddizioni e le malefatte che nascondo.
Altra piacevole sorpresa è scoprire il ruolo “dei poteri forti”
in Lina Wertmüller, Pupi Avati, Steve della
Casa e Gianni Rondolino, strappando l’ulteriore sorriso
e aggiungendo la ciliegina sulla torta.
Benvenuto
Presidente è un gradevole film comico che si collega ai
recentissimi, Viva la libertà di Roberto Andò, Viva l’Italia di Massimiliano Bruno e Al Tutto Tutto, Niente Niente con Antonio Albanese.
Anche se in quest’ultimo caso non c’è nessuna volontà di
indirizzare la battuta alla politica ma piuttosto si usa la favola
per riscoprire i lati buoni della commedia all’italiana. Dal 21
Marzo al cinema e in anteprima il 16 Febbraio al Festival di
Bari.
Il loro è sempre stato un fortunato
sodalizio, ma per l’ultima versione cinematografica dell’ Anna
Karenina di Tolstoj la collaborazione non poteva essere più
azzeccata: stiamo parlando di Joe Wright e Dario
Marianelli, regista inglese e compositore italiano già uniti
sotto la buona stella della letteratura con Orgoglio e
Pregiudizio, nomination per la miglior Colonna Sonora agli
Oscar 2006 ed Espiazione, che aveva conquistato
l’ambita statuetta nel 2008 fondendo il ritmo spietato di una
macchina da scrivere col lirismo dell’orchestra sul devastato campo
di battaglia di Dunkirk.
Non appena si alza il sipario su
Anna Karenina, appare subito evidente quanto in un
film dall’architettura tanto complessa la colonna sonora fosse non
un semplice orpello ornamentale ma un vero e proprio pilastro di
sostegno, senza il quale difficilmente la pellicola avrebbe mai
trovato la sua dimensione: messo in scena con ambizioni
metateatrali in un vecchio teatro dove ciascuno pretende di
presentare un’immagine sufficientemente compiacente e
artificiale per gli occhi della buona società, con i suoi
personaggi intenti a danzare con costanza un walzer dell’ipocrisia
per favorire il continuo cambio di scenografie che segna il
passaggio da un’ambientazione all’altra, Anna Karenina si apre con
un Overture intrisa di una pomposità del tutto
funzionale a presentare lo sfarzo della Russia imperiale e con esso
i tratti caricaturali del fratello della protagonista,
Obloskij. Si prosegue con Clerks, curioso
Walzer che accompagna la catena di montaggio sempre uguale e
impeccabile di un gruppo di impiegati e con She’s of the
Heavens, il brano che ci introduce al candido
personaggio di Kitty e all’amore non corrisposto del suo
tenero spasimante Levin: il cuore della santa madre Russia
inizia a scaldarsi grazie a Beroza (tema ripreso in
the Girl in the Birch), tipica filastrocca del
folclore popolare che con violino e balalaika vibra di vecchie e
immortali glorie gitane.
Se è Interessante notare come le
sonorità più squisitamente romantiche siano lasciate alle scene
lontane dal palcoscenico (Beyond The Stage, Someone is
Watching), quando il violino di Jack Liebeck può
finalmente abbandonarsi a note più intime e meno altisonanti nel
tentativo di catturare l’anima della mutevole protagonista
Anna (un approccio vicino a quello perseguito dalle musiche,
sempre firmate da Marianelli con la collaborazione dello stesso
Liebeck, di Jane Eyre di Cary
Fukunaga), un vero è proprio capolavoro è Dance With
me, la memorabile danza che segna lo scoccare definitivo
della scintilla fra Anna e il Conte Vronskij: pur mantenendo
alcuni tratti felici del Netherfield Ball di Orgoglio e
pregiudizio( dove Elizabeth e Darcy erano talmente coinvolti da
riuscire a isolare il resto dei convitati danzando su una melodia
più dolce e misurata), qui ci troviamo decisamente su altri
livelli, con una catena di Walzer che inizia gradualmente e procede
incessante fino a soffocare la protagonista e a risucchiarla in un
vortice senza uscita, dove la vertigine è palpabile e il crescendo
dell’orchestra sembra minacciare l’arrivo di una locomotiva
impazzita per presagire il triste destino di Anna in modo
Magistrale.
La sensualità del Walzer torna
nuovamente a imperare in I dont’ Want you go, dove il
violino continua a insinuarsi pericolosamente e a tessere la rete
fra Anna e Vronskij fino ad esplodere definitivamente in too
late, dove può infine avvolgere la scandalosa passione dei
due amanti.
Anna
Karenina è anche però la storia di Kitty e Levin,
coppia altrettanto innamorata il cui legame è reso ancora più
profondo perché nutrito da tenerezza e devozione:quanto sia
necessaria e non ingombrante la presenza dei due giovani
nell’economia della storia è evidente in Leaving home, coming
home, dove l’impeto del violino riservato ad un’ Anna che
abbandona il suo stesso figlio per fuggire con l’amato declina
nella pacata armonia dei due giovani sposi, intenti ad esplorare
quella casa che li vedrà iniziare la loro nuova vita insieme; due
temi che si scontrano sul campo della medesima partitura, ma che si
sostengono in perfetto equilibrio.
A Kitty è dedicata anche Masha’s
song, commovente e malinconica ninna nanna che esalta tutta la
dolcezza del suo personaggio e ci lascia vedere la ragazza con gli
stessi occhi di Levin.
Forse la pecca più grande di questo
score è di non volere focalizzarsi su un unico tema portante che
possa restare a lungo nella memoria dopo la visione, ma la
ricchezza della composizione è tanto esaltante che la mancanza è
facilmente perdonabile.
note: candidato agli Oscar 2013,
Anna Karenina ha dovuto cedere lo scettro per la miglior colonna
sonora all’ost di Life Of Pi firmato da Michael
Danna.
Buongiorno Papà – Andrea
è un trentottenne, bello e sicuro di sé. Single, ‘sciupafemmine’ e
superficiale, con un’avviatissima carriera in un’importante agenzia
che si occupa di product placement. Nella sua vita, fatta di
avventure di una sola notte, sembra andare tutto a gonfie vele:
nessuna responsabilità, tutto lavoro e divertimento. Finché un
giorno, al suo ritorno a casa, dove vive con Paolo – un curioso
amico disoccupato – trova… Layla. La ragazzina, decisamente
stravagante, ha diciassette anni e dice di essere sua figlia. E non
è sola… Con lei c’è suo nonno Enzo, un improbabile ex rockettaro e
padre della sua prima fugace e dimenticata conquista… E sono venuti
per restare!