Nonostante lo rivedremo nuovamente
in Thor: il mondo delle tenebre, l’attore
Tom Hiddleston non si è proprio stancato di
interpretare Loki, almeno è quello che ha manifestato in una
recente intervista:
“Io andrò avanti fino a
che il pubblico non varrà farmi smettere o fino a quando la
Marvel mi dirà di smettere.
‘E’ raro essere collegati ad un personaggio che la gente adora. E’
un personaggio che in qualche modo accende l’immaginazione del
pubblico, ed è emozionante quando lo fai. E’ un divertimento.
“
“Il divertimento
nell’interpretare Loki è che porta lo spettatore ad interrogarsi su
di lui. Ed egli provoca questo sentimento contrastante nelle
persone che presumibilmente incontra. Ma, è stato poi gettato fuori
come la pecora nera della famiglia reale, se può essere riaccolto
in quella famiglia è una domanda che rimane senza risposta.
Spero che il film potrà dare risposta in merito al suo lato oscuro
e demoniaco. “
Per le new sul film vi segnaliamo
il nostro speciale: Thor 2 Mentre per tutte
le info sul film nella nostra Scheda
Film: Thor: The Dark World. Vi
ricordiamo che nel cast del film vi sono
anche: Anthony Hopkins, Chris
Hemsworth, Christopher Eccleston, Idris Elba, Jaimie
Alexander, Josh Dallas, Natalie Portman, Ray
Stevenson, Stellan Skarsgård, Tadanobu Asano, Tom
Hiddleston.
Bisogna aspettare il 2015 per vedere nei cinema il
seguito di The Avengers. La pellicola diretta da
un poliedrico Joss Whedon, forte dei sui 1.5
miliardi di dollari incassati in tutto il mondo, fa crescere di
giorno in giorno l’attesa per il secondo capitolo. Lo stesso
regista durante un’intervista, racconta che oltre a confermare
tutti gli attori del precedente lungometraggio, ha lasciato la
porta aperta per permettere a chi vuole di prendere parte a questa
strabiliante catena di montaggio. Un improbabile attore si propone
per prendere parte al secondo capitolo del cinecomics più atteso. Il duro dei duri
Jean-Claude Van Damme, tramite il suo profilo
Facebook, si candida spontaneamente per avere un ruolo nel film di
Whedon. Avrà forse sentito il profumo di soldi e fama, ma per un
attore del suo calibro, un piccolo ruolo in The
Avengers potrebbe essere l’ideale. E voi cosa ne
pensate?
Vi ricordiamo che è in programma
già il sequel del film di successo del 2012
Da quanto è trapelata la notizia che
il regista inglese Guy Ritchie sarebbe subentrato a
Stephen Sodenbergh, nella lavorazione di The Man From
U.N.C.L.E,
Prendiamo con le pinze questa notizia,
perché non c’è ancora una notizia concreta. Il produttore
Joel Silver sembra però convinto che uno dei film più
amati del regista John Carpenter,
Nonostante negli Usa il film con
Jeremy Renner e Gemma
Arterton ha incassato appena 55 milioni di
dollari, Hansel & Gretel – Cacciatori di
stregheavrà un sequel. I rumor
vengono confermati dall’autorevole Deadline e spiega il
perché le case di produzioni, la Paramout Picture e la
MGM, stanno arrivando a questa decisione. Per ora non è stato
ancora siglato nessun accordo definitivo, però visto che Hansel &
Gretel nel mondo ha incassato ben 205 milioni di dollari,
l’idea non è da scartare. Il secondo capitolo a quanto pare, verrà
distribuito solo per il mercato Home Video. Se il progetto si
concretizzerà, non ci sarà lo sceneggiatore Tommy
Wirkola, ma resteranno invece alla produzione Will
Ferrell, Adam McKay e Kevin Messick della Gary Sanchez
Productions. Intanto qui in Italia i cacciatori di streghe sono
attesi per il prossimo primo Maggio.
Guarda tre nuove foto del
film The Wolverine: l’immortale, il film
distribuito dalla 20th Century Fox, che vede il ritorno
di Hugh Jackman nei panni del più famoso
mutante della Marvel.
Basato sul celebre arco narrativo a
fumetti, in Wolverine:
L’immortale troviamo Logan, il guerriero eterno, in
Giappone. Lì, l’acciaio dei samurai si scontrerà con gli artigli
d’adamantino, mentre Logan affronterà una misteriosa figura dal suo
passato, in un’epica battaglia che lo cambierà per sempre. Il film
uscirà in Italia il 25 luglio 2013. Tutte le news
sul film nel nostro speciale: Wolverine. Tutte le info
invece del film nella nostra scheda: Wolverine:
L’immortale.
Canada.com ha rivelato che la
produzione per il remake di Godzilla ha trovato una casa, nella città
di Nanaimo in British Columbia. Inoltre, arriva proprio oggi
l’annuncio da parte della Warner Bros ha ufficialmente iniziato le
riprese. Ecco il comunicato del sito del Canada
Godzilla, il film
Vi ricordiamo che Godzilla, diretto
da Gareth
Edwards,comprende nel cast attori
del calibro di
Aaron Taylor-Johnson, Bryan
Cranston, Elizabeth
Olsen David Strathairn, Juliette
Binoche e la new entry Ken
Watanabe. La pellicola arriverà in Italia il 15 Maggio
2014. Akira Takarada, protagonista della pellicola
originale, dovrebbe, inoltre, avere anche una piccola parte in
questa rivisitazione, tornando sul set
di Godzillaa
sessanta anni di distanza dalla sua interpretazione.
Scritto da Max
Borenstein, che ha rielaborato uno script
di David S. Goyer e David
Callaham, Godzillasarà
il film di punta della Warner Bros dell’anno 2014, visto
che la data di uscita preventivata è stata infatti individuata nel
16 maggio 2014. Un film da cui la produzione si aspetta
molto che, però, dovrà scontrarsi al botteghino con altre pellicole
in uscita nello stesso periodo, quali The Amazing
Spiderman 2, il reboot delle tartarughe ninja e il
sequel dell’Alba del pianeta delle scimmie.
Continuano ad arrivare estratti dal
numero di Total Film Magazine, oggi arrivano le parole di
Ben Kingsley, che ha
parlato del Mandarino in Iron Man
3, il nuovo episodio della saga su Tony
Stark:
Ho avuto
una visione periferica dell’universo. Kevin Feige è venuto a casa
mia nell’Oxfordshire. Dopo Sexy Beast, si era reso conto che potevo
essere davvero sgradevole sullo schermo. Ci siamo seduti e
abbiamo avuto una simpatica conversazione. il mio giardino avevo un
aspetto splendido, credo sia stato d’aiuto. Per il Mandarino non
avevo alcun modello da seguire. Non so nulla di fumetti Marvel, il che potrebbe essere una
buona csa. E’ come interpretare uno Shakespeare per la prima volta.
Vedrete l’incarnazione del male. Il Mandarino ha trasferito
presenze demoniache in me… mi ha fatto dare di matto sul
seto.
L’attesa per Kick-Ass
2sale vertiginosamente,
alimentata anche dalle ultime novità sul film che in questi giorni
cominciano a circolare. Oggi vi mostriamo un character poster del
film in cui possiamo vedere il protagonista, Aaron Taylor
Johnson, che ha ormai abbandonato l’imberbe ingenuità del
liceale.
A seguire invece una foto dal set
in cui possiamo vedere Christopher Mintz-Plasse, Jim
Carrey e Olga Kurkulina che
interpretano rispettivamente Mother F****r, l’evoluzione di Red
Mist, Mother Russia, sua letale guardia del corpo e Colonnello
Stelle e Strisce.
Kick-Ass
2 uscirà nei cinema americani il 23 giugno
2013. Tornano i protagonisti dell’irriverente commedia d’azione sui
supereroi del 2010 diventata in breve tempo un cult
cinematografico.
In Kick-Ass
2 la ragazza assassina Hit Girl
(Chloë
Grace Moretz) e il giovane vigilante Kick-Ass
(Aaron
Taylor-Johnson) stanno entrambi cercando di vivere
come due normali teenager con i nomi di Mindy e Dave. Preoccupato
del diploma di fine anno e di un futuro alquanto incerto, Dave crea
la prima squadra di supereroi “mondiali” insieme a Mindy.
Sfortunatamente però la ragazza viene scoperta nei panni di Hit
Girl, ed è costretta a ritirarsi, restando sola ad affrontare il
terrificante mondo della scuola, popolato da malvagie studentesse.
Nel frattempo Red Mist sta creando la propria squadra per far
pagare ai suoi acerrimi nemici – Kick-Ass e Hit Girl – per ciò che
hanno fatto a suo padre…
Ecco due video realizzati in stop
motion con le costruzioni lego che ricostruiscono i trailer di
L’uomo d’Acciaio e di
Star Trek Into Darkness. A realizzarli è
stato Antonio
Toscano, un filmaker italiano con l’aiuto del
fratello.
Tutte le info utili nella nostra Scheda
Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte
le news nel nostro speciale: Superman: Man of
steel.Di seguito la foto gallery completa
del film:
[nggallery id=28]
Tutte le news sul film le trovate nel nostro
speciale: Star Trek 2.
Due new entry nel cast di
Anchorman: The Legend Continues: il
regista Adam McKay vede aggiungersi alla lista
degli interpreti Greg
Kinnear e Josh Lawson.
I due attori entrano a far parte
del progetto mentre le riprese sono già in corso: nulla è stato
rivelato riguardo i loro ruoli. Entrambi possono contare su una
consolidata esperienza nel genere della commedia: Kinnear ha
partecipato, tra gli altri a Little Miss
Sunshine e Mystery Men.
Josh Lawson ha affiancato Will Ferrell
(protagonista di Anchorman e naturalmente del sequel) nel recente
The Candidate. Oltre a Ferrell,
Kinnear e Lawson raggiungono sul set Steve Carell,
Paul Rudd, David Koechner,
Christina Applegate, Harrison
Ford, Kristen Wiig, James
Marsden, Dylan Baker, Meagan
Good e, forse John C
Reilly. L’uscita del film è prevista per il prossimo
20 dicembre.
Billy Bob Thornton
è ufficialmente in trattative per recitare uno dei ruoli – chiave
in The
Judge, film diretto da DavidDobkin, con protagonista Robert Downey Jr.
Nelle ultime settimane le caselle
del cast del film sono andate progressivamente riempiendosi: a dare
qualche problema è stata soprattutto la ricerca dell’interprete del
ruolo del padre del protagonista, per il quale inizialmente si era
pensato a Jack Nicholson, ma che poi verrà
interpretato da Robert Duvall. In seguito a
entrare nel cast è stato Vincent D’Onofrio; ora
sarebbe la volta di Thornton, che per inciso con lo stesso Duvall
ha recentemente lavorato nel suo Jayne Mansfield’s
Car.
Basato su una sceneggiatura
originale firmata da Nick Schenk, rivista poi da
Bill Dubuque, The Judge racconta la storia di un
avvocato rampante che torna nella sua città natale dopo decenni, in
occasione del funerale della madre; qui scoprirà che suo padre, col
quale da anni ha rotto i rapporti, è sospettato dell’uccisione
della donna. Il protagonista dovrà dunque usare le sue capacità per
provare l’innocenza del padre, ristabilendo con lui un legame
perduto da tempo. Billy Bob Thornton
interpreterebbe il procuratore che ha portato l’accusato in
tribunale.
L’attore ha recentemente finito di
girare due film: Red Machine, incentrato
su una lotta senza quartiere contro un orso Grizzly scatenato e
Parkland, ambientato sullo sfondo
dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. L’attore dovrebbe
inoltre partecipare a Three Nigts,
commedia ambientata nel mondo del baseball, ancora in fase di
pre-produzione.
Atre anni e passa di distanza
dall’uscita del primo capitolo, James Cameron
continua a confermare l’intenzione di dare vita ad almeno due
sequel delle vicende ambientare sul pianeta Pandora.
In una recente intervista il
regista ha confermato essere al lavoro sui due film, riportando
anche uno scambio di battute avuto recentemente con Peter
Jackson: Cameron ha ricordato al regista della trilogia
del Signore degli Anelli che lui ha avuto
vita facile, avendo già a disposizione i libri su cui basarsi;
Cameron si è dovuto invece costruire da solo le proprie storie.
Attualmente ne è pienamente coinvolto e, in pratica, vive su
Pandora.
Cameron ha rivelato che il lavoro
sta proseguendo spedito, quasi scrivendosi da solo. Il regista sta
attualmente lavorando ai film nella sua residenza in Nuova Zelanda,
uno scenario che ricorda molto da vicino quello del pianeta
Pandora.
Il primo
Avatar è stato il più grande successo
commerciale della storia del cinema, ma Cameron afferma che questo
non gli crea molta pressione; certo i sequel comportano sempre
qualche problema, perché bisogna sorprendere lo spettatore, ma
anche soddisfarne le attese, oltre a continuare a offrirgli tutto
ciò che hanno conosciuto e amato del primo film.
Al momento il regista non ha ancora
offerto una data di uscita per il primo sequel, sebbene
inizialmente i due film fossero stati programmati rispettivamente
per il dicembre 2014 e lo stesso mese del 2015.
A intrigare i fan dell’Uomo
d’Acciaio è lo sceneggiatore David Goyer, che
riferendosi ai teaser e ai trailer recentemente lanciati per
annunciare il film, ha dichiarato che costituiscono solo la punta
dell’iceberg e che c’è tantissimo che il pubblico ancora non
sa.
Goyer ha sottolineato in proposito che si è voluto seguire
l’esempio di Nolan e dei suoi film dedicati a
Batman, sul quale fino all’ultimo il regista ha voluto mantenere
più segreti possibile.
Riguardo la supposta oscurità del
film, Goyer ha affermato che realistico non vuol dire per forza
‘dark’, spiegando che affrontare il personaggio come se fosse stato
il Cavaliere Oscuro sarebbe stato un errore: i film di Batman sono
molto più nichilisti; quella di Superman è invece sempre stata una
storia all’insegna della speranza.
Superman uscirà il prossimo 14
giugno in 3D, 2D e Imax; del cast fanno parte Henry
Cavill, Amy Adams, Michael
Shannon, Kevin Costner, Diane
Lane, Laurence Fishburne, Antje
Traue, Ayelet Zurer, Christopher
Meloni, Russell Crowe, Michael
Kelly, Harry Lennix e Richard Schiff.
Tutte le info utili nella nostra Scheda
Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte le
news nel nostro speciale: Superman: Man of
steel. Di seguito la foto gallery completa del
film:
Di un film dedicato alla vita di
Freddie Mercury si parla ormai da un paio di anni:
nel corso del tempo sono arrivate notizie frammentarie e abbastanza
isolate a riguardo, senza che il progetto sia al momento
effettivamente decollato.
Mentre sembra confermato che il
ruolo del cantante dei Queen sarà interpretato da Sacha
Baron Cohen, arrivano oggi novità riguardo la regia: ad
essere accostato al progetto è ora Tom Hooper,
reduce dal successo de I Miserabili, nel cui cast peraltro era
presente anche lo stesso Cohen. La notizia al momento non ha però
trovato alcuna conferma ufficiale.
Il film seguirà le vicende di
Mercury e dei suoi compagni di strada dalla formazione del gruppo
fino alla partecipazione al Live Aid nel 1985 che sancì il culmine
della loro carriera. Il progetto ha ottenuto l’appoggio degli altri
componenti del gruppo, che potrebbero anche esserne trai
produttori; la sceneggiatura è stata scritta da Peter Morgan
(The Queen, Frost /
Nixon).
Amadeus è un film del 1984
diretto da Miloš Forman con protagonista
F. Murray Abraham, Tom Hulce, Elizabeth Berridge, Simon
Callow, Jeffrey Jones, Roy Dotrice, Christine Ebersole, Richard
Frank, Cynthia Nixon, Charles Kay, Vincent Schiavelli, Patrick
Hines.
Trama: Vienna, 1823.
Durante la sua permanenza in manicomio, il compositore Antonio
Salieri narra la funesta ammirazione provata nel corso della sua
vita per Wolfgang Amadeus Mozart.
Consapevole della propria
mediocrità, Salieri ripercorre l’invidia suscitata dal genio
dell’esuberante rivale, mutata poi in tragica ossessione. Tra
follia, adorazione e intimi dissensi inestinguibili, l’ostilità di
Salieri nei confronti di Mozart alimenta la più ampia
conflittualità fra Salieri e Dio.
Analisi:
“Tramite quel piccolo uomo, Dio
riusciva a far giungere a tutti la propria voce, irrefrenabilmente,
rendendo più amara la mia sconfitta ad ogni nota”
Amadeus è uno dei
capolavori intramontabili della storia del cinema. La pellicola
diretta da Miloš Forman non è un vero e proprio
biopic, ma una rappresentazione senza tempo di un grande dilemma
che tormenta l’essere umano: l’eterno conflitto interiore.
Amadeus è una
strepitosa messa in scena della presunta rivalità tra il geniale
Wolfgang Amadeus Mozart e il compositore di corte
Antonio Salieri, considerato il migliore autore musicale a Vienna
sino all’arrivo del talentuoso enfant prodige salisburghese.
Amadeus è tratto dall’opera teatrale di successo di Peter
Shaffer, rappresentata negli anni settanta e ispirata a un dramma
scritto da Aleksandr Sergeevič Puškin in cui si narra la (mai
realmente documentata) opposizione tra Salieri e Mozart,
ipotizzando l’avvelenamento di quest’ultimo a opera del compositore
italiano.
Come mostrato superbamente nel
film, Salieri è infatti invidioso del talento prodigioso di Mozart,
un “vanaglorioso, libidinoso, sconcio, infantile ragazzo”. A
dispetto dell’astio del tormentato compositore di corte, la musica
di Mozart costituisce l’incarnazione di Dio in tutta la sua sublime
essenza. Questo il dramma per Antonio Salieri: consapevole della
propria mediocrità – malgrado il sincero desiderio di onorare Dio
con la sua musica – Salieri è impotente di fronte alla grandiosità
e all’armonia dell’arte di Mozart.
Tra implacabile ammirazione e
fatale invidia, l’uomo si ribella all’ingiustizia di Dio, che ha
scelto un “fanciullo osceno” come proprio strumento, e si
impegna a ostacolare la creatura terrena per trionfare
sull’irrisione divina, emblematicamente riconosciuta nella
squillante risata di Mozart.
Del resto
Amadeus (Theophilus) significa proprio
“amato da Dio”, mentre Salieri è costretto non solo a misurarsi con
quel schiacciante senso di mediocrità che chiunque coltivi un
talento riconosce nel proprio essere, ma deve anche fronteggiare un
Dio che, ai suoi occhi, si beffa di lui.
F. Murray Abraham
dà vita al tormento, alla follia e allo straziante rigore di
Salieri nella sua triplice lotta con se stesso, Dio e Mozart.
L’attore si mimetizza perfettamente nella maschera dell’anziano
Salieri dalla potente espressività, così come nei tratti del
compositore che convive con il crescente strazio suscitato dal
talento e dall’esuberanza di Mozart. Quest’ultimo è interpretato da
uno straordinario Tom Hulce, che anima il film con
la sua baldanza e spavalderia, restituendoci l’immagine di una rock
star ante litteram, terreno nella sua sregolata condotta,
fanciullesco, sfrontato e sicuro di sé, ma divino nell’armonia
imperturbabile della sua musica. L’attore suona davvero ogni
singola nota al piano, persino nell’iconica scena in cui suona
disteso all’indietro.
Amadeus
Le perfette interpretazioni dei due
protagonisti rappresentano una lezione di recitazione e sprigionano
un impressionante magnetismo nella parte finale, in cui Mozart
detta a Salieri il Confutatis sul letto di morte. Benché si
tratti di una licenza che esula dalla storicità, la scena è di una
suggestione impressionante non soltanto per la prova da manuale dei
due interpreti, ma anche per la carica emblematica della
situazione: Salieri non riesce a comprendere la frenetica dettatura
di Mozart, al quale ogni complicato passaggio e virtuosismo appare
invece chiaro e semplice. L’affaticato tentativo di Salieri di
seguire il ritmo del geniale rivale è la sua ultima sconfitta,
giacché la celeste armonia di Mozart rischia di essere offuscata
dal pietoso intento di assimilare la sua gloria: il prezzo da
pagare è il tormento esistenziale.
La sontuosa regia di Miloš
Forman dipinge l’opulenza e l’ottusità di una corte
sfarzosa che trova difficoltà ad adattarsi alla freschezza e
all’originalità delle composizioni di Mozart, la cui immortalità è
sancita all’indomani della sua morte.
A metà fra tragedia dell’umano,
esaltazione del talento, farsa e spiccata teatralità,
Amadeus è una pellicola fatta di contrasti
perfettamente orchestrati, di luci e ombre, di gioiosa musicalità
(Il Ratto del Serraglio, Le Nozze di Figaro,
Il Flauto Magico) alternata a inquietanti
rappresentazioni (su tutte, la lugubre sublimità del Don
Giovanni, uno dei momenti più alti del film).
Senza contare su una
colonna sonora apposita, Amadeus fa uso strepitoso
delle musiche e delle opere di Mozart sino alla solennità del
Requiem incompiuto, commissionato da un misterioso individuo
dall’angosciante maschera (nel film, si tratta di Salieri) e che
chiude questa ammaliante sinfonia visiva.
La spettacolare pellicola ha
conquistato innumerevoli premi, tra cui ben otto
Oscar (film, regia, attore protagonista –
F. Murray Abraham, sceneggiatura non originale,
costumi, scenografia, trucco, sonoro), quattro Golden Globe,
quattro Bafta e tre David di Donatello.
Nel 2002 è uscita una versione con
venti minuti aggiuntivi. La Director’s Cut è un
arricchimento perfetto e appositamente ridoppiato nell’edizione
italiana (eccezionale soprattutto il lavoro svolto da
Massimiliano Alto che dà voce a Mozart).
Amadeus è un’opera
magniloquente e ipnotica, in grado di celebrare al tempo stesso la
miseria e la grandezza dell’uomo e la secolare risonanza della sua
arte.
Lolita è il film
del 1962 di Stanley Kubrick con protagonisti nel
cast James Mason (Prof. Humbert),
Shelley Winters (Charlotte Haze), Sue
Lyon (Lolita) e Peter Sellers (Clare
Quilty)
Trama del flm
Lolita: Il professore Humbert, cinquantenne divorziato,
lascia l’Europa e si trasferisce in America per tenere una serie di
conferenze. Va a pensione presso la signora Haze, petulante vedova
che presto cerca di sedurlo.
La donna ha una figlia adolescente,
Dolores, detta Lolita: Humbert se ne invaghisce morbosamente, e
arriva a sposare la vedova per restare in America e non staccarsi
dalla ragazza. Dopo pochi mesi di matrimonio, la signora Haze viene
investita mortalmente: si realizza così un ferale progetto già
accarezzato, e per poco non messo in atto, dal professore, che può
dedicarsi al suo malato sogno d’amore e possesso per
Lolita. Tra i due nasce una torbida e
intermittente liason, su cui gravano i sensi di colpa del
protagonista, gli occhi indiscreti della folla e un ambiguo e
astuto scrittore, Clare Quilty, ben deciso a far sua Lolita.
Lolita,
l’analisi
Lolita, tratto
dall’omonimo romanzo di Vladimir
Nabokov, è il sesto lungometraggio di Stanley
Kubrick, penultimo in bianco e nero. Il cineasta affida a
Nabokov la sceneggiatura e sfrutta il romanzo del russo (che gli
offre ottime sponde) per raccontare l’asfissiante storia del
desiderio del professor Humbert per l’adolescente
Lolita. Un pervasivo mix di ironia e di
grottesco, fedeli militi kubrickiani, preserva salutarmente
il film da baratri melodrammatici.
Il racconto è diviso in due
macroblocchi dalla morte della signora Haze; nel primo, si stringe
attorno al protagonista Humbert una prigione fatta di convenzioni
sociali, avances indesiderate e lotta (persa in partenza) col
desiderio; nel secondo, il personaggio di James
Mason è attanagliato dal sentimento morboso per Lolita,
fino ad esserne logorato. La gabbia è continua, crudele, una
persecuzione opprimente: se ne scappa colo con rimedi e gesti
estremi.
Lolita, il capolavoro di
Stanley Kubricl
Come accade nel romanzo, anche nel
film l’erotismo e lo scandalo sono costruiti per sottrazione,
dicendo e mostrando poco: la sessualità cade sotto i colpi delle
ellissi o si fa parola sussurrata in un a parte a spese
dello spettatore; e la sensualità di Lolita è tutta nel di lei
piede che ingombra lo schermo mentre scorrono i titoli
d’apertura.
Giova all’intero film l’incipit con
un fatto di sangue che si verifica alla fine della storia,
permettendo allo spettatore di concentrarsi sull’evoluzione del
rapporto Humbert-Lolita e sulle viscide scorribande di Clare
Quilty, personaggio che con le sue trovate e i suoi travestimenti
di dimostra attore (fingendo dentro la finzione) in gamba almeno
quanto quel grande Peter Sellers che gli dà vita,
e che con il suo estro improvvisato – è cosa nota – ha modellato la
scrittura del film.
Sottile l’utilizzo della voce
narrante: è Humbert che parla, racconta, con interventi utili
all’organizzazione del racconto. Si tratta di una voce di natura
misteriosa: a fine film, fatti alla mano, allo spettatore più
attento verrà da chiedersi da quale “luogo narrativo” il professore
si esprima.
C’è un Kubrick sottile e meno
adatto alle t-shirt, tutto da scoprire (senza rinnegare i
ragionevoli culti di Arancia Meccanica e simili): Lolita ne è
un’assolata e imperdibile creatura.
Shark Tale è il
film d’animazione del 2004 di Eric Bergeron, Vicky
Jenson e Rob Letterman e con le voci
di Will Smith, Jack Black, Robert De Niro, Renée
Zellweger, Angelina Jolie e Martin Scorsese.
Anno: 2004
Regia: Eric
Bergeron, Vicky Jenson, Rob Letterman
Cast: Will Smith,
Jack Black, Robert De Niro, Renée Zellweger, Angelina Jolie, Martin
Scorsese
Shark
Tale Trama: Oscar (Will Smith) è
un un umile pesciolino che lavora al lavaggio Catacei locale e
cerca di cambiare la sua vita: il caso mette sulla sua strada Lenny
(Jack Black), squalo vegetariano emarginato dalla
famiglia che cerca la comprensione e l’affetto del padre, il
temibile Boss Don Lino (Robert DeNiro): complice
una piccola bugia, i due diventeranno amici e cercheranno insieme
di cambiare il proprio destino e realizzare i loro sogni.
Analisi: La rivalità fra la
Pixar e la DreamWorks per il
controllo dell’animazione è storia antica: è vero che la seconda si
è sempre distinta per un taglio decisamente irriverente e per un
particolare gusto per la parodia e il citazionismo, ma se oggi la
distanza fra le due si va assottigliando sempre di più grazie a un
notevole innalzamento della qualità generale ( segnato in
particolare dallo splendido Dragon trainer del 2010)in passato la
battaglia non è sempre stata combattuta ad armi pari e a colpi di
originalità: dopo che la Pixar ci aveva deliziato con l’avventura
di un piccolo e coraggioso pesce pagliaccio con alla ricerca di
Nemo, la casa rivale ha tentato quindi di cavalcare l’onda
dell’appeal del mondo sommerso con Shark Tale,
lungometraggio d’animazione in CGI diretto da Eric
Bergeron, Vicky Jenson e Rob
Letterman.
Shark Tale, il film
d’animazione della DreamWorks
Assecondando il marchio di fabbrica
tipico della Dreamworks, Shark
Tale sceglie di sfruttare le potenzialità offerte dal
mare e dai suoi abitanti per costruire un una parallela realtà
metropolitana, vera e propria versione subacquea di New York
completa di Time Square e cronisti d’assalto della CNN:
naturalmente, l’organizzazione criminale abituata a tenere in
scacco la società non poteva che essere composta da Squali, che in
rispetto alla tradizione del cinema di genere spadroneggiano sul
fondale armati di accento siciliano e cattivi propositi.
Ciononostante, a differenza di quanto suggerito
dal titolo, Shark Tale non è alla fine la
storia di uno squalo: il piccolo Lenny, figlio del Boss Don Lino e
rifiutato dagli altri della sua specie perché vegetariano, è senza
dubbio l’erede designato dalla Dreamworks per
prendere il posto di Nemo e della sua pinna atrofica affermando la
propria diversità, ma appare chiaro sin dalle prime scene che il
vero protagonista della storia è il pesciolino Oscar, simpatica
canaglia senza un soldo che cerca di vivere una vita migliore di
quella che il destino ha scelto per lui; questa scelta narrativa,
che predilige un personaggio spigliato a un altro timido e
impacciato, si sposa bene col tono pop del film ma fa perdere del
tutto il fuoco degli eventi, annacquati da una sceneggiatura che
procede a tentoni e senza alcuna trovata interessante fino ad
arrivare a un finale rassicurante come da canone ma non per questo
particolarmente coinvolgente.
Se i colori sgargianti e il
character design antropomorfo, modellato ad hoc sul volto degli
attori che hanno dato le voci ai protagonisti del film, sono senza
dubbio il frutto di un lavoro tecnicamente pregevole e accurato, la
freschezza della pellicola finisce soffocata da un doppiaggio
nostrano che rinuncia a star del calibro di Will Smith,
Jack Black, Robert De Niro, Renee Zellweger e persino
Martin Scorsese per lasciar entrare
Tiziano Ferro, Luca Laurenti, Luisa Corna e
Cristina Parodi.
Non incoraggiato da un plot
sostanzioso, il sottile omaggio agli schemi del gangster movie di
Shark Tale si avvita su sé stesso e inizia a
imbarcare acqua portandosi ad un livello di noia pericolosa,
persino per i più piccoli che sono ansiosi di trovare meraviglia e
fantasia e non vogliono accontentarsi: vivere in fondo al mar va
benissimo, ma con stile.
C’era una volta il western
all’italiana. Siamo ormai nei primi anni sessanta e
l’ambientazione, tra polvere e praterie, è già stata ampiamente
sfruttata negli Stati Uniti consegnando al mondo una serie di
successi cinematografici realizzati, appunto, di là dell’oceano.
Tutto era iniziato fin dai primi del ‘900, con The
great train robbery, un film muto, uno dei
primi lavori ambientati nel selvaggio west. Sono però gli anni ‘30
e ‘40 a veder nascere le migliori espressioni del genere, opere
sintetizzabili con la mente registica di John Ford e il
volto di John Wayne. Negli anni successivi i western
avrebbero perso gradualmente d’interesse fino, appunto, agli inizi
degli anni sessanta, quando una svolta a livello di temi e
costruzione dei personaggi ridarà nuova linfa a un genere che
sembrava ormai destinato al declino. Quello che nessuno degli
addetti ai lavori avrebbe mai immaginato, però, è che questa
rinascita potesse avvenire in Italia e raggiungere un successo di
pubblico tale da accostarsi, e a tratti addirittura sopravanzare, i
western classici di stampo statunitense.
Gli “spaghetti” western, così
denominati in onore della loro provenienza geografica, nascono tra
gli anni ’60 e ’70. Il risultato sarà un netto revisionismo del
western inteso in senso classico, attraverso una serie di
caratteristiche peculiari che li distaccheranno completamente dai
“cugini” americani. In primo luogo niente eroi buoni alla John
Wayne, niente epica del west americano, eliminazione totale
degli stereotipi principali perpetrati nei western di stampo
statunitense, che erano, come logico, una sorta di elogio alla loro
storia.
Le pellicole a stelle e strisce ci
mostrano personaggi idealizzati, pieni di buone intenzioni e dotati
di una morale perfettamente integra, totalmente finalizzata al
raggiungimento della giustizia o dell’amore romantico. Nei western
all’italiana tutto questo non esiste. Evidente, innanzitutto,
l’assenza di veri e propri eroi. I protagonisti, al contrario, sono
rappresentati spesso come dei puri antieroi o, ad ogni modo, la
distinzione tra buoni e cattivi non è per nulla marcata. Furbi,
cinici, spesso sporchi e trasandati, doppiogiochisti e privi di
scrupoli, dotati di una particolare, cruda ironia. La
totalità dei personaggi introdotti nell’intreccio narrativo è mossa
da fini puramente egoistici. Spesso la molla è quella più futile,
meno moralmente accettabile, la sete di denaro.
Gli stessi scenari, pur partendo da
una comune ambientazione, sono altrettanto crudi. Le verdi praterie
vengono abbandonate in favore di paesaggi brulli e polverosi o di
piccoli paesi dimenticati da Dio e immersi nel fango. Le location
per queste produzioni erano situate in paesi del Mediterraneo, in
particolar modo Spagna e Italia, a causa del budget limitato che
solitamente avevano a disposizione, almeno prima di raggiungere un
discreto successo di pubblico. Saloon, chiese e cimiteri, feroci
sparatorie e scene di pura violenza, amputazioni, pestaggi e
torture, che avrebbero ispirato, tra gli altri, un regista come
Tarantino. Basti pensare a Django di Sergio
Corbucci e al taglio dell’orecchio di un sudista da
parte degli uomini del generale Hugo, ripreso anni dopo in uno dei
passaggi memorabili del film Le Iene.
Nomi
indimenticabili: Django, Sentenza, Sartana, Trinità, interpretati
da una serie di attori di grande livello, la maggior parte divenuta
celebre proprio grazie a queste produzioni. Primo fra tutti
Clint Eastwood, scelto da Sergio Leone per
interpretare il ruolo principale nel film Per un pugno di dollari quando ormai non lavorava
da ben cinque anni nel cinema e, si dice, si manteneva lavorando
part-time presso una pompa di benzina. Eastwood sarebbe diventato,
negli anni successivi, l’attore simbolo dell’intero genere. Con lui
Franco Nero, Giuliano Gemma, Bud Spencer e Terence Hill,
Volontè, Tomas Milian, Lee Van Cleef, Eli Wallach, per citare
solo i più noti. Più tardi anche attori già affermanti presero
parte ad alcune pellicole, come Charles Bronson e Henry
Fonda, protagonisti di C’era una volta il west, film del 1968 diretto
dal genio registico di Sergio Leone.
Proprio il regista romano sarà il
massimo esponente del genere, unico universalmente riconosciuto fin
dagli esordi, ammirato anche dai colleghi americani. Altri
produttori e pellicole, al contrario, dovettero aspettare gli anni
‘80 prima di essere rivalutate. La trilogia del dollaro, iniziata
da Leone con Per un pugno di dollari e proseguita con
Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo, ebbe un grande
successo e diede una spinta che rivoluzionò il genere western,
portando sugli schermi elementi di crudo realismo, di cui anche le
produzioni statunitensi dovettero tenere conto.
Gli spaghetti western non sono,
però, solo Sergio Leone. Sono Sergio Corbucci,
Duccio Tessari, Sollima, Castellari, Barboni e tanti altri
ancora. Registi che, ognuno con il proprio stile, daranno vita a
diverse correnti all’interno del genere, riassumibili in tre filoni
principali.
Il primo vede come principali
autori Leone e Corbucci, ed è caratterizzato dalla presenza di un
protagonista solitario, dal passato misterioso, molto abile con la
pistola, in cerca di vendetta o denaro. Il Biondo nella trilogia
del dollaro, Django nell’omonimo film di Corbucci, sono
esempi principe di questo particolare tipo di personaggio. L’uno
animato dalla sete di denaro (come lasciano intendere i titoli,
Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro
in più) senza badare troppo ai metodi usati per
raggiungerlo, l’altro alla ricerca di vendetta per la morte della
moglie, avvenuta mentre si trovava a combattere la guerra
civile.
Il secondo filone è
invece di tipo politico, spesso ambientato tra i rivoluzionari
messicani, ispirato a Damiani e Sergio Sollima. Sollima, ad
esempio, inseriva nei suoi film riferimenti politici a Che Guevara
e alle lotte nel Terzo Mondo, al punto che il suo personaggio
Chuchillo, apparso prima in La resa dei conti e poi
Corri uomo corri e interpretato da Tomas Milian,
divenne un simbolo per i giovani di lotta continua.
Un terzo filone, dal taglio più
leggero e comico, è invece percorso da Enzo Barboni alias
E.B.Clucher, regista di Lo chiamavano Trinità
e Continuavano a chiamarlo Trinità, film che ebbero
un enorme successo commerciale al punto che il secondo fu
addirittura campione di incassi assoluto della stagione 1971/72 e,
ancora oggi, detiene il record di spettatori nella storia del
cinema italiano. Un filone che prolungò l’epopea degli spaghetti
western fino ai primi anni ’80, dopo i quali il genere entrò in una
crisi dalla quale non si risolleverà più.
Oggi il western all’italiana è un
genere tutto da riscoprire, grazie alle attenzioni degli ultimi
anni, con la retrospettiva che l’ha omaggiato alla Mostra del
Cinema di Venezia del 2007, e con l’uscita, nel 2012, del film
Django
Unchained, realizzato da un estimatore come Tarantino e
carico di citazioni alle pellicole del periodo.
In Come Pietra
Paziente in un paesino senza nome dell’Afghanistan, una
donna (Golshifteh
Farahani) veglia il marito (Hamidreza
Javdan) in coma. Lui è un eroe di guerra ferito da una
pallottola al collo, lei un’invisibile compagna rimasta sola ad
accudirlo. Fuori, nelle strade e nelle case, gli scontri e i
bombardamenti, i miliziani che uccidono i civili, la mancanza di
cibo e di acqua.
Disperata per la sorte che le
toccherà se dovesse morire il marito, lei lo accudisce con cura,
nella speranza che lui si risvegli. Le sue attenzioni, però, col
tempo mutano: potendo parlare con il suo uomo senza ottenere
risposte né giudizi, la donna lentamente comincia a svelare al
compagno incosciente i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue
paure, i suoi segreti. Un giorno un miliziano (Massi
Mrowat) irrompe in casa sua e, scambiandola per una
prostituta la costringe a fare sesso, facendola sentire
inizialmente in colpa e usata, ma poi, incontro dopo incontro, viva
e desiderata, cosciente di sé e del suo corpo. Il marito, chiuso
nel suo sonno forzato, resta immobile ad ascoltare, come la Pietra
Paziente della leggenda; una pietra a cui si può confidare tutto e
che, una volta distrutta, compie la magia di liberare da ogni
sofferenza.
Come Pietra Paziente, il film
I personaggi di Come
Pietra Paziente non hanno nome, ma solo il loro
ruolo: la protagonista è moglie, madre, amante, amata, l’uomo è un
marito, un eroe, un guerriero e il giovane che si invaghisce di lei
è un ragazzo, un miliziano, una vittima e un innamorato. Così il
film diventa una metafora universale e un percorso di liberazione
dall’oppressione del silenzio, di tutti i silenzi. Le parole della
donna da pudiche diventano sempre più audaci, le rivelazioni meno
trattenute e questo monologo che scorre come un flusso quasi fisico
da lei al marito ripristina un equilibrio di potere e di importanza
in una società, come quella afghana, che fa del disequilibrio di
genere e della repressione sessuale il suo tratto dominante.
Tratto dal romanzo Pietra di
Pazienza, dello scrittore Atiq Rahimi nel film in veste di regista,
Come Pietra Paziente si impone per il suo
ritmo discontinuo, le sue inquadrature in lento movimento, i suoi
dettagli e per l’effetto provocato dalla commistione della voce
della bravissima Golshifteh Farahani e le immagini che scorrono
sullo schermo.
L’abuso del parlato e la scelta di
rappresentare una sorta di monologo interiore, inizialmente
straniante, é decisamente funzionale alla riuscita del film e
soprattutto al messaggio che sembra voler veicolare, poiché la
protagonista, grazie alle parole e attraverso le parole, smette di
essere la serva invisibile del marito e acquista sostanza,
diventando un corpo pulsante, una mente riflessiva, una donna, un
profeta.
Come Pietra
Paziente che mostra come i regimi si possano abbattere
dall’interno delle mura di una casa, semplicemente infrangendo il
silenzio. In sala dal 28 marzo.
Il successo della colletta avviata
da Kristen Bell e Rob Thomas è
ormai diventato un precedente positivo per le trasposizioni
possibili di serial tv di successo, ebbene a pochi giorni dalla
notizia arriva il twitt si Zachary Levi che è
desideroso di riproporre l’esperienza per il suo
Chuck.
Ecco i suoi due twitt:
Prima di tutto congratulazioni a
Kristen Bell e Rob Thomas per aver aiutato il mondo
dell’intrattenimento a muoversi nella direzione in cui ho sempre
sperato sarebbe andato…
Seconda cosa, a tutti i fan di Chuck,
sappiate che questa notizia non fa che alimentare la mia fiducia
sul fatto che io possa fare qualcosa per portare sul grande schermo
un film di Chuck. Abbiate pazienza e rimanete in contatto…
#chuckmovie
Quindi, dopo il film su Veronica Mars bisogna
aspettarsi quello su Chuck?
Continuano ad arrivare estratti dal
numero speciale di Total Megazine dedicato al film
L’Uomo
d’Acciaio.Oggi
arrivano le parole di
AmyAdams che
interpreta Lois Lane:
Sul rapporto fra Lois e Clark
Direi che
siano semplicemente… amici! Volevo che Lois in questo film fosse
una donna più semplice, più simile alle altre, senza diventare
qualcosa di fastidioso. Lois può diventare onnipresente, saltando
fuori in situazioni un po’ sconvenienti, ma capirete le sue
ragioni.
Poi la Adamsrivela di aver fatto tre volte il
provino per la parte in tre progetti differenti:
Ho fatto il
mio primo provino quando J.J. Abrams e Brett Ratner erano a lavoro
su una prima versione. Poi con Superman Returns ho fatto di nuovo
il provino. E per l’Uomo d’Acciaio sono arrivata a
tre.
L’Uomo d’Acciaio, il film
Warner Bros. Pictures e Legendary
Pictures presentano L’Uomo
d’Acciaio, con
Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman,
per la regia di Zack Snyder. Il film è
interpretato anche da
Amy Adams (“The Fighter”), attrice candidata tre volte
agli Oscar, nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane,
e il candidato all’Oscar
Laurence Fishburne (“What’s Love Got to Do with It”)
in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei
genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono la
candidata agli Oscar
Diane Lane (“Unfaithful — L’amore infedele”) e il
premio Academy Award
Kevin Costner(“Balla coi lupi”).
A combattere contro il supereroe
sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod,
interpretato dal candidato agli Oscar
Michael Shannon (“Revolutionary Road”) e Faora,
interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton
sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van,
interpretata da Ayelet Zurer (“Angeli e demoni”) e
il padre Jor-El, interpretato dal premio Academy Award
Russell Crowe (“Il gladiatore”). Nel cast anche
Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick,
Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy
e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil
Hamilton. Tutte le news nel nostro
speciale: Superman: Man of
steel.
Iran e Quatar stanno lavorando per
portare sul grande schermo due biopic sulla vita del profeta
Maometto. Già lo scorso dicembre infatti, la società Alnoor
Holdings del Qatar ha annunciato di voler spendere fino ad 1
miliardo di dollari per creare alcuni kolossal ispirati alle figure
del corano, prima fra tutti quella del famoso profeta vissuto nel
settimo secolo. Il governo ha già chiesto a Barrie Osborne,
produttore della trilogia de Il Signore degli Anelli,
di collaborare al progetto assieme alla star Al Jazeera Yusuf
al-Qaradawi, esperto mondiale di storia islamica.
“C’è una molto comprensibile
cautela da questo punto di vista” ha detto Osborne. “
Come è noto infatti, le ricostruzioni della vita di Maometto
non sono gradite ad una parte dei mussulmani”.
Infatti va ricordata la sanguinosa
protesta del 1977 a Washington DC precedente all’uscita del film
biografico The Message proprio su Maometto, la quale si concluse
con il sequestro di 150 persone e che portò all’uccisione di due
ostaggi. Anche il futuro sindaco Marion Barry venne ferito. Più di
recente invece è famosa la vicenda di Trey Parker e Matt
Stone, creatori di South Park, hanno ricevuto una
serie di minacce dopo aver raffigurato il Profeta vestito con una
pelle di orso durante un episodio della serie. In Iran invece, il
regista Majid Majidi (The Song of Sparrows,
Children of Heaven) ha dato il via ad ottobre ad un
progetto gemello con un budget stimato attorno ai 30 milioni di
dollari, ma ovviamente ha deciso di dare alle vicende
un’interpretazione dichiaratamente sunnita, contrariamente a quella
sciita del Quatar.
“E’ soprattutto una battaglia
politica “ ha dichiarato Philippe Ragel, docente di
cinema iraniano all’Università di Toulouse “poiché le due
confessioni hanno due diverse interpretazioni del
Corano“.
Lesley Hazleton, autore di
una biografia su Maometto The First Muslim, ha
aggiunto:
“I Sunniti sono molto più
rigidi degli sciiti sulla rappresentazione del profeta. C’è da
sperare che non nasca una guerra a causa di un film. Sarebbe
proprio il colmo.“
Nuove indiscrezioni dal fronte di
Divergent,
la nuova pellicola di fantascienza distopica tratta dal celebre
romanzo di Veronica Roth. In quest’ultimo mese infatti il
regista Neil Burger ha continuato incessantemente a cercare
nuovi volti per costruire il suo cast, e proprio nei giorni scorsi
era giunta la notizia dell’entrata definitiva di
Jai Courtney nel progetto. Pare inoltre però che
anche Aaron Eckhart, Ray Stevenson e
Miles Teller siano in trattative per assumere dei
ruoli di primo piano al fianco di
Shailene Woodley, già impegnata come protagonista nei
panni dell’eroina Beatrice “Tris” Prior.
Nel cast figurano inoltre
Maggie Q nel ruolo della proprietaria di un
negozio di tatuaggi e Ansel Elgort, che sarà il suo fratello
gemello. Alcune indiscrezioni parlano inoltre di un piccolo ruolo
per
Kate Winslet nei panni della madre di Tris.
Rob Friedman e Patrick Wachsberger, co-presidenti del
gruppo Lionsgate Motion Picture, durante un’intervista per Variety
hanno dichiarato:
“Mentre continuiamo a
sviluppare il film, lo studio conferma il proprio impegno a fornire
ai fan con un adattamento cinematografico il più fedele possibile
al libro e siamo sicuri di aver fatto una buona scelta con
Shailene e Theo nei ruoli principali. “
Vanessa Taylor sta
attualmente scrivendo la sceneggiatura sotto la direzione di Burger
e le riprese inizieranno presto a Chicago per un rilascio entro il
21 Marzo 2014.
Dopo le recenti comunicazioni circa
la programmazione del 66 Festival del Cinema di Cannes, che avevano
visto Il grande Gastby aprire a sorpresa l’edizione
2013 della croisette, i fans di Lars Von Trier avevano
incominciato a sperare. Invece purtroppo è stato proprio il regista
danese a smentire le voci che volevano la sua partecipazione al
festival con il nuovo e controverso Nymphomaniac
con protagonista Charlotte Gainsbourg nei panni di una
ninfomane. Von Trier ha giustificato la sua assenza affermando che
il complesso montaggio del nuovo film sta ritardando moltissimo la
post-produzione e che perciò la sua distribuzione non potrà essere
garantita per il periodo del festival, che si svolgerà dal 15 al 26
maggio.
Amaro in bocca dunque per i fans
del “genio sregolato” i quali speravano che dopo la figuraccia del
2010 che lo aveva visto protagonista di commenti nazisti molto
inopportuni sulla figura di Hitler (e che ne aveva causato
l’espulsione come “persona non gradita”) in occasione della
presentazione di Melancholia, Lars avrebbe potuto
riscattarsi. C’è da dire però che alcune indiscrezioni
rivelerebbero proprio il timore di nuove ritorsioni dietro alla
defezione di Von Trier. Non resta dunque che aspettare per ammirare
il nuovo prodotto del regista dello scandalo, attorno al quale si
sono già levate numerose voci controverse (ma d’altronde è cosa
normale per il povero Lars). Nel cast di Nymphomanoac
ricordiamo anche Shia LaBeouf,Uma
Thurman, Christian
Slater, Jamie Bell,Stellan
Skarsgård e Willem Dafoe.