La versione di
Barney diretto da Richard J. Lewis e
magistralmente interpretato da Paul Giamatti ripercorre quattro decenni della
vita di Barney Panofsky, seguendo l’andamento altalenante della sua
carriera e della sua vita sentimentale, divisa in tre matrimoni,
due figli e un solo grande amore, Miriam.
La versione di
Barney si basa sull’omonimo e ultimo romanzo di Mordecai
Richler, scrittore simbolo del Canada e morto nel 2001 senza avere
la possibilità di ultimare la stesura della sceneggiatura tratta
dal suo libro alla quale lavorava. Probabilmente se il film fosse
stato da Richler sarebbe risultato migliore, o semplicemente
diverso, ma parlando del film che è e non di quello che sarebbe
potuto essere non si può prescindere dal confronto con un romanzo
che racconta con arguzia e profondità la versione del protagonista
in merito alla sua vita, ai suoi amori, alla sua carriera e ad un
presunto delitto che sulla carta risulta il centro del racconto, ma
che su pellicola diventa solo una parte di un ritratto più ampio,
forse dispersivo.
Il risultato è un film sicuramente
ben confezionato che si dilunga forse eccessivamente ma che si
lascia guardare solo grazie alla bravura del protagonista, un
Paul Giamatti che si conferma non solo
caratterista, ma grande interprete dei tic e dei difetti dell’uomo
moderno. Il suo Barney è esattamente l’uomo di cui ha scritto
Richler, spigoloso e allo stesso tempo generoso, controverso nel
suo racconto soprattutto quando si tratta di se stesso. Seguiamo
Barney nei ghirigori della sua mente mentre (ci) racconta la storia
della sua vita: solo alla fine scopriremo con lui il significato di
questa particolare struttura affastellata che ci accompagna
dall’inizio della sua vita da bohemien a Roma, fino alla fine, dove
Giamatti da il meglio di sé, senza mai
eccedere nel patetico o nel tragico, ma mantenendo la coerenza che
caratterizza il suo personaggio.
Ma un buon film non può basarsi
solo sulla potenza di un attore, almeno non un film in cui i
personaggi di contorno sono così importanti: a partire dallo
splendido Dustin Hoffman, che interpreta il padre di
Barney, irriverente più del figlio, ma come lui ancorato a
quell’idea di amore romantico che dura per la vita; poi c’è
Rosamund Pike, la splendida Miriam, unica donna che
Barney abbia mai amato, bella ed elegante, superiore a lui per
personalità e spirito eppure innamorata i lui anche quando deciderà
di prendere altre strade. Ma non dimentichiamo la bravissima Minnie
Driver, nel ruolo della Signora P., seconda moglie di Barney, ricca
e chiacchierona, sarà grazie a lei che Barney incontra Miriam.
La versione di
Barney molto amato dai realizzatori, potrebbe far
innamorare molti spettatori, e in effetti ha messo d’accordo
persino i fan più accaniti di Richler. Questo però non distoglie
l’attenzione da una lunghezza un po’ eccessiva, che potrebbe
distrarre ma che forse era necessaria per portare sulla schermo
questa particolare storia d’amore di un uomo per se stesso.
La versione di Barney nasce da una coproduzione
tra Canada e Italia, dove l’opera di Mordecai Richler è sempre
stata molto apprezzata.
Arriva al cinema Vi
presento i Nostri, terzo capitolo per una della
famiglie più conosciute degli ultimi anni al cinema. Ritornano dopo
il sequel “Mi presenti i tuoi?” del fortunatissimo “Ti presento i
miei”, e dal titolo fanno già intendere che hanno l’ambizione di
dare continuità alla fortunata serie con questo: Vi presento i
Nostri.
In questo ultimo episodio
Vi presento i Nostri, ritroviamo Jack Byrnes
(bravissimo Robert De
niro) e Greg Focker (altrettanto bravo Ben Stiller) in un nuovo e tutto sommato
simpatico duetto, alle prese però con problemi di relazione
coniugale dopo l’arrivo dei piccoli due gemelli, oltre che ai
problemi di salute del ex Agente CIA Jack Byrnes. Il film racconta
le vicissitudini di una famiglia in crescita, rispettando i difetti
oramai abitudinari di un Nonno troppo premuroso e ficcanaso e di un
padre sotto pressione di fronte al suocero con il fiato sul collo.
In più a fare da contorno c’è ormai l’età che incombe sul
povero De Niro, e spaventato da ciò mette alla prova Greg con
l’intento di assegnarli dopo un test finale il titolo di futuro
Patriarca della famiglia. Il film con pochissime difficoltà supera
i primi venti minuti che fanno da intro agevolmente dando prova di
uno spigliato senso dell’umorismo.
La regia di Paul
Weitz, avvezzo al genere riesce a mantenere equilibrato un
ritmo non troppo calzante che discretamente amalgama il tutto
seppur mantenendo sempre qualche riserva. Tuttavia, il film non
riesce ad eguagliare le vette di comicità del primo capitolo,
ingabbiato forse nei continui e forse ormai spremuti caratteri dei
personaggi. Forse il limite più grande per questa commedia è
proprio quello di non dire altro di nuovo se non ripetere gli
stessi tratti dei due precedenti film, forse un tantino meno
pomposi ed esagerati della seconda puntata. Le novità sono poche e
troppo marginali per poter dire la loro: come il personaggio di
Jessica Alba, o quello di
Laura Dern.
Anche la sceneggiatura sembra
ingabbiata in questi caratteri, anche se in alcuni frangenti ci
sono delle gag davvero divertenti come la scena di combattimento
fra Jack e Greg, che fa il verso a Lo squalo con tanto di effetto
vertigo sul volto di un Stiller spaventato dal De Niro in versione
pescecane immerso in una piscina di palline gommose. Alla fine ci
ritroviamo solo con i nonni, i figli e i nipoti. Ma tutto sommato,
il film è molto piacevole e godibile, aiutato da un cast davvero
eccezionale che da quel tocco in più alla vicenda e ne fa
assaporare il gusto. Piacevoli anche
Owen Wilson, Laura Dern e
Jessica Alba. Quest’ultima nelle simpatiche vesti di
una rappresentante farmaceutica che affascinerà il povero Greg e
che di sicuro strapperà più di una risata alla platea.
Andy Serkis
tornerà ufficialmente nel ruolo di Gollum nello Hobbit di Peter
Jackson, sebbene la sua partecipazione al progetto fosse da tempo
caldeggiata e incoraggiata dalla volontà stessa dell’attore, oggi
la notizia è ufficiale a seguito della firma del contratto, per cui
Serkis si unirà a Ian McKellen e Hugo
Weaving, che come lui torneranno ne Lo Hobbit.
Ma anche Ian McKellen ha firmato il
contratto per tornare nel ruolo di Gandalf; inoltre, pare che
Jackson voglia circondarsi del maggior numero possibile di
componenti del cast de Il Signore degli Anelli, storia permettendo,
poichè dopo le voci circolate sul ritorno di Elijah Wood nel ruolo
di Frodo, si dice che il regista voglia ancora con sè il Saruman di
Christopher Lee, e Ian Holm nel ruolo di un anziano Bilbo
Baggins.
Machete arriverà il 21 aprile in
Italia, stando a quello che dice il distributore Lucky Red. Saranno
sicuramente possibili spostamenti o slittamenti di data, ma
l’importante è che l’atteso film, nato di un finto trailer del
Grindhouse di Rodriguez/Tarantino esca anche nel nostro Paese.
Ian McKellen nel ruolo di
Magneto in X-Men: Conflitto finale (20th Century Fox)
Andy Serkis
tornerà ufficialmente nel ruolo di Gollum nello Hobbit di Peter
Jackson, sebbene la sua partecipazione al progetto fosse da tempo
caldeggiata e incoraggiata dalla volontà stessa dell’attore, oggi
la notizia è ufficiale a seguito della firma del contratto, per cui
Serkis si unirà a Ian McKellen e Hugo
Weaving, che come lui torneranno ne Lo Hobbit.
Ma anche Ian McKellen ha firmato il
contratto per tornare nel ruolo di Gandalf; inoltre, pare che
Jackson voglia circondarsi del maggior numero possibile di
componenti del cast de Il Signore degli Anelli, storia permettendo,
poichè dopo le voci circolate sul ritorno di Elijah Wood nel ruolo
di Frodo, si dice che il regista voglia ancora con sè il Saruman di
Christopher Lee, e Ian Holm nel ruolo di un anziano Bilbo
Baggins.
Durante la promozione de Il Calabrone Verde, il produttore Neal
Moritz si è lasciato sfuggire che il protagonista del prossimo
remake di Atto di Forza sarà Colin Farrell. La notizia è quindi
ufficiale.
Le tanto attese nomination dei
premi della Directors Guild of America sono state finalmente
annunciate. I premi di categoria dei registi di Hollywood vedono
nominare tra gli altri Christopher Nolan, David Fincher e Darren
Aronofsky.
I premi della categoria dei registi
di Hollywood, è tra le manifestazioni più credibili per anticipare
l’Academy per le nomination agli Oscar tra due settimane.
Ecco i nominati:
* Darren Aronofsky, Black Swan
* David Fincher, The Social Network
* Tom Hooper, The King’s Speech
* Christopher Nolan, Inception
* David O. Russell, The Fighter
Il premio verrà assegnato durante il 63esimo Annual DGA Awards
Dinner sabato 29 gennaio. Da notare l’assenza dei Coen e questo a
noi non dispiace granché.
Passate le feste, l’ultima fatica
dei fratelli Coen, True Grit, sale finalmente in
vetta alla classifica dei film più visti della settimana negli
Stati Uniti. Scalza così il vincitore delle vacanze, Little
Fockers, che comunque resta agganciato alla seconda
posizione.
Una delle nuove uscite, il nuovo
film con Nicolas Cage, Season of the witch, arriva
direttamente in terza posizione, a dimostrazione del fatto che
sebbene per alcuni critici il film sia un involontario omaggio a
Monty Python and the Holy Grail, il pubblico ama
passare due ore insieme al rampollo della famiglia Coppola
ormai collaudato in ruoli di questo genere. Il suo incasso della
scorsa settimana è di quasi 11 milioni di dollari. TRON:
Legacy, l’altro film che aveva dominato il botteghino
delle feste, scivola in quarta posizione, raggiungendo però
un incasso lordo di 148 milioni di dollari. Il film di Darren
Aronofsky, Black Swan scala lentamente la
classifica, e questa settimana si guadagna il quinto posto, dopo
più di quattro settimane di uscita e calcolando che, nella prima
settimana di uscita, il film era stato distribuito in pochissime
sale.
Country strong, il
film di Shana Feste in cui Gwyneth Paltrow interpreta una stella
del country la cui carriera è minata dall’abuso di alcol, si ferma
in sesta posizione con 7 milioni di dollari di incasso, The
fighter, uno dei possibili protagonisti dei prossimi
Golden Globes con Mark Whalberg e Christian Bale, rimane saldo
nella parte bassa della classifica, seguito dall’altrettanto
favorito ai premi The King’s Speech, in cui Colin
Firth interpreta il balbuziente Re Giorgio VI. A chiudere la
classifica sono due film animati: Yogi Bear è
infatti in nona posizione, seguito da Rapunzel,
che dopo un mese e mezzo e 176 milioni di dollari di incasso,
si appresta ad abbandonare la classifica.
Tra le uscite della prossima
settimana, sono da segnalare: l’attesissimo Green
Hornet, ennesima trasposizione di un superoe da fumetto in
film con due peculiarità; alla regia c’è Michel Gondy mentre il
protagonista è interpretato dal normalmente comico Seth Rogen.
Gondry se la vedrà con Ron Howard, che dirige Vince Vaughn nella
commedia The Dilemma e con la trasposizione per il
cinema di Barney’s Version, il romanzo bestseller
di Mordecai Richler che conta nel cast Paul Giamatti nel ruolo di
Barney con una spalla d’eccezione, Dustin Hoffman. Vedremo che
responso darà il pubblico.
Stardust è il
film fantasy del 2007 diretto da Matthew Vaughn e con protagonisti nel
cast Charlie Cox, Ben Barnes, Claire Danes, Michelle
Pfeiffer, Robert de Niro, Rupert Everett, Mark Strong, Sienna
Miller e Peter O’Toole.
La trama di Stardust
In Stardust poco
lontano da un villaggio agreste dell’Inghilterra vittoriana c’è un
muro che separa il mondo reale da Stormhold, città fantastica.
Tristan vive nel villaggio, ma è figlio di una fanciulla di
Stormhold e di un uomo mortale: un giorno decide di attraversare il
muro per donare alla volubile Victoria, la ragazza di cui è
innamorato, una stella caduta. Non immagina che si troverà di
fronte Yvaine, la stella diventata nel mondo incantato una donna, e
che con lei precipiterà in mezzo ad incredibili avventure, tra
streghe in cerca dell’eterna giovinezza, pirati dell’aria con il
vizio del travestimento, eredi al trono in lotta tra di loro,
metamorfosi, che lo cambieranno e non poco.
Stardust Analisi
Stardust, tratto
dall’omonimo romanzo illustrato di Neil Gaiman e
Charles Vess, uscito non in sordina ma in tono
minore rispetto ai blockbuster Il signore degli anelli e la saga di Harry
Potter, Stardust rappresenta un ottimo esempio di
fantasy che coniuga fiaba, ironia, effetti speciali, emozione,
senza che nessun elemento prevalga, ma con un perfetto amalgamarsi
di tutto per un risultato finale notevole.
Partendo dal topos del viaggio
iniziatico per la conquista della donna amata, come facevano gli
antichi cavalieri (ma Tristan all’inizio è un ragazzo modesto,
anche se non mancheranno i colpi di scena), e mescolandolo con
intrighi shakespeariani per la successione al trono, con streghe
perfide da fiaba classica, con suggestioni steam punk e dialoghi da
commedia brillante, Stardust è un film raffinato e
non solo commerciale, che piace ai ragazzi (affrontando anche temi
coraggiosi ed insoliti per il genere, quali il travestitismo,
l’omosessualità e la vivisezione sugli animali) ma che ha le carte
in regola per essere amato anche da un pubblico più grande, non
perdendosi dietro ai troppi effetti speciali, impeccabili comunque
a valorizzare un’ambientazione tra i panorami mozzafiato di Islanda
e Scozia e interni in stile fiaba vittoriana.
Charlie Cox,
figlio nella finzione di Ben Barnes di nuovo eroe
fantasy come Caspian nella saga di Narnia, è un buon eroe in cerca
di se stesso, deliziosa la Yvaine pimpante e anticonformista di
Claire Danes, ma i mattatori della storia sono
Michelle Pfeiffer, splendida e perfida nel ruolo di strega in cerca
dell’eterna giovinezza, sulla falsariga delle varie Crimilde e
Malefica, e Robert De Niro, pirata con la passione
per i travestimenti e la cultura inglese che non a caso si chiama
Capitan Shakespeare, e che solca i cieli su una nave che sembra
uscita dai film di Miyazaki. Da segnalare anche i
camei di Peter O’Toole, re in punto di morte con
problemi di successione, e di Rupert Everett,
erede al trono afflitto da una prematura dipartita, senza
dimenticare il villain dell’ottimo caratteristica Mark
Strong.
La rilettura di
Neil Gaiman delle fiabe classiche, più ancora che
del fantasy, ricordando che facevano paura ed erano rivolte agli
adulti, rivive ottimamente in un film, che racconta una fiaba
eterna, che trascina in un’avventura, che parla di Bene e di Male,
di amore e di ricerca di sé. Una storia eterna e moderna, capace di
essere valida trasposta anche in altri mezzi rispetto a come era
nata, e questo è di per sé già molto interessante, oltre che non
sempre scontato. In attesa di possibili adattamenti, si spera di
questo livello, delle altre opere di Neil Gaiman,
come le saghe fumettistiche The Book of Magic e
Sandman.
Il
Labirinto del Fauno è il film del 2006 diretto
da Guillermo del Toro e con
protagonisti Ivana Baquero, Doug Jones, Sergi Lopez,
Maribel Verdu e Alex Angulo.
Il Labirinto del
Fauno trama
Spagna 1944: Francisco
Franco ha ormai vinto con le sue truppe la guerra civile,
scatenando repressioni e persecuzioni. La piccola Ofelia va a
vivere con la mamma incinta e il patrigno, lo spietato capitano
Vidal, in un avamposto sulle montagne dove permangono ancora dei
nuclei di partigiani. Mentre intorno a lei si scatenano violenze e
morti, Ofelia entra in contatto con un mondo fantastico, in cui un
fauno le rivela che lei è la principessa perduta di un regno
sotterraneo e che, per diventarlo, dovrà superare alcune prove
particolarmente dure. Ofelia non si perde d’animo, mentre il mondo
reale intorno a lei, precipita, fino al sacrificio finale.
Analisi – Il Labirinto del
Fauno
Lontano da Hollywood e dalle sue
regole e affidandosi come cast e staff, salvo che per l’ottimo
caratterista Doug Jones, a professionisti
spagnoli, bravi ma al momento decisamente poco noti,
Guillermo del Toro costruisce una fiaba nera e
struggente, con parecchie suggestioni, a cominciare dal tema
ricorrente ma qui riletto in maniera abbastanza originale delle
prove da superare per conquistare qualcosa, qui un regno perduto
che è metafora di altro, della felicità scomparsa, dell’innocenza,
dell’assenza del male.
Scegliendo di ambientare la vicenda
sul fondo di un’epoca con cui la Spagna non ha ancora fatto tutti i
conti, in una guerra dove andarono a combattere contro Franco molti
degli esponenti della meglio gioventù dell’epoca non solo iberica,
Guillermo del Toro compie un’operazione
coraggiosa, non nascondendo nulla della realtà di violenze e
repressioni dell’epoca, contraltare al mondo magico di Ofelia,
tanto che il film è giustamente vietato ai minori di 14 anni, e non
solo appunto perché recupera l’aspetto orrorifico e spaventoso
delle fiabe tradizionali, troppo spesso sacrificato in nome del
politically correct, ma perché mette in scena anche orrori di cui
si parla meno ma che sono successi, distruggendo le speranze e le
vite di più di una generazione.
Ofelia, dolce e tragica novella
Alice in un paese delle meraviglie, porta gli
spettatori in un mondo reale e fantastico, dove agli scenari
naturali delle montagne spagnole, più nordiche e meno mediterranee,
fanno da contraltare suggestioni fantastiche prese dalle tavole del
disegnatore vittoriano Arthur
Rackham, ma che rievocano anche, in una delle sequenze
più terrificanti e riuscite, la pittura di Francisco Goya.
Coraggiosa anche la
scelta di Guillermo Del Toro di dare un finale
decisamente traumatico e non necessariamente lieto alla vicenda,
anche se dipende tutto in fondo dal punto di vista. Una fiaba per
adulti di varie età, che esalta la fantasia, ma anche la lotta
contro ogni forma di sopraffazione, l’amore per i più deboli, il
valore della memoria: e nella scena finale, come non pensare a
tutte le altre piccole Ofelia che ci sono al mondo, in cerca di un
universo di fantasia per evadere da realtà di violenza e
guerra.
Tanti strati di lettura, da quello
dell’avventura fantastica a quello fiabesco a quello politico e
militante, per un film, Il Labirinto del Fauno,
che non lascia comunque indifferenti e che dimostra quanto si possa
realizzare dell’ottimo cinema di genere lontano dalle major e
puntando innanzitutto sui contenuti.
Enrico Melozzi è un
compositore di colonne sonore, ma anche un musicista con un gruppo
e uno studio di registrazione, in cui realizza prevalentemente
musica elettronica.
Ha realizzato le colonne
sonore di diversi film e documentari tra cui Fratelli d’Italia di
Claudio Giovannesi, il cortometraggio di Adriano Giannini Il Gioco
e L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, grazie al quale ha
recentemente vinto un premio al festival di Sulmona.
Come sei arrivato a
realizzare colonne sonore?
Sono partito dalla mia
piccola Teramo 9 anni fa, e già da piccolino sognavo di diventare
un compositore di colonne sonore. Era un mondo che mi affascinava
tantissimo, ed ero un fan scatenato di Ennio Morricone e Bernard
Herrmann. Ed effettivamente ancora oggi il cinema per un
compositore è il luogo ideale dove sperimentare e arrivare
contemporaneamente al grande pubblico. E’ uno dei mezzi
culturalmente più evoluti. E’ divertente concepire la musica anche
sfruttando i mezzi tecnologici che la sala cinema ti mette a
disposizione. Come ad esempio il surround. Scrivere una musica
sapendo che il suono verrà dalle spalle dell’ascoltatore ti cambia
un po’ la prospettiva! Poi ho iniziato lentamente lo studio di
questa materia frequentando i corsi di Morricone e Franco
Piersanti. La cosa mi piaceva tantissimo e un giorno ho incontrato
Marco Chiarini, anche lui teramano, e mi propose di comporre la
musica per un suo corto in pellicola (Lo spazzolino da denti,
2001). Accettai immediatamente,e grazie a lui sono entrato in
contatto con il Centro Sperimentale, dove registravamo insieme al
grande Federico Savina (fonico di Nino Rota, Mina, etc). Ancora
frequento il Centro, la sento un po’ come un posto di famiglia.
Sono passati 9 anni dal mio primo lavoro, ne sono seguiti tanti
altri. Il sogno si è fatto realtà.
Quanto é diverso dallo
scrivere la propria musica?
Comporre per il cinema e
comporre cose “proprie” può essere radicalmente diverso ma anche la
stessa cosa.
Il mio desiderio è quello di
servire sempre il film cercando sempre di scrivere un pezzo che
possa funzionare anche separato dall’immagine per cui è stato
composto. In questo modo c’è la fusione delle arti, e così un film
è davvero di qualità. E’ molto triste scrivere musica “di
commento”, di “sottofondo”…preferisco allora scrivere musica da
ascensori o roba finta elettronica o Electro-Ikea.
Hai
realizzato le musiche per Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi e
L’ Uomo fiammifero di Marco Chiarini, con il quale hai recentemente
vinto un premio al festival di Sulmona. Sono due tipi di film molto
diversi tra loro: il film di Giovannesi ha un approccio
documentario con una realtá variegata e dura come quella della
periferia romana, il film di Chiarini é una
favola.
Come ti
sei posto nella realizzazione delle musiche? Hai letto i soggetti o
le sceneggiature cercando di creare dei temi
musicali?
Claudio Giovannesi è anche
musicista oltre che regista, e abbiamo firmato insieme la musica
del suo primo film, La Casa Sulle Nuvole, mentre nel suo secondo
Fratelli d’Italia, ho avuto più la funzione di arrangiatore e
direttore musicale, firmando anche un paio di brani. Quindi
Giovannesi, che si affida a me per la realizzazione delle sue
musiche in uno scambio interessantissimo di idee musicali, è
padrone della parte musicale, la domina.
Con lui il lavoro è più
facile apparentemente, perchè sappiamo già perfettamente quando
inizia una musica e quando finisce, il carattere il sapore e lo
stile. Il difficile sta nel realizzare poi il prodotto
perfettamente come lo pensa lui. E lì ci vuole olio di
gomito!
Con Chiarini invece , come
con tutti gli altri, che non sono musicisti, il discorso è più
complesso nella comunicazione tecnica, anche se dopo anni di
esperienza ho imparato il vocabolario dei registi. Non si sa di
preciso dove entra una musica, dove finisce…ma questo rende il
gioco interessante. Io sono convinto che la musica è già nel film
che sto lavorando. Si deve lavorare come uno scultore, il suono,
scavando dentro come la pietra, e liberare la musica già impressa
nel film da tutto il resto che la copre e la imprigiona. E non si
può prescindere dall’immagine. Una sceneggiatura ti dice il sapore
generale, ma l’organico musicale e il suono, aldilà dei suoi
contenuti armonici e melodici, lo stabilisce solo il peso della
fotografia e la potenza della scena. Un altro regista con cui mi
diverto moltissimo è Adriano Giannini. Con il suo “Gioco” abbiamo
vinto il Nastro D’Argento e il Grifone D’Argento a Giffoni.
Un’esperienza unica!
“Il saltarello piú veloce del
mondo” come ti é venuta l’idea?
Per la musica dell’Uomo
Fiammifero si è reso indispensabile l’uso dell’organetto diatonico,
che rappresenta il folklore abruzzese. Argomento a cui sia io che
Chiarini siamo molto legati. La mia collaborazione con il
pluricampione del mondo di organetto, Danilo Di Paolonicola, un
talento esplosivo, mi ha fatto scattare questa idea. Ho pensato:
visto che Danilo è davvero il più bravo del mondo…facciamo un
record! Lo costrinsi a suonare così veloce che lui stesso che ha
girato il mondo col suo organetto (e parla molto poco) mi ha detto:
questo effettivamente così veloce non l’ho mai sentito! Da lì “il
saltarello più veloce del mondo”, e sfido chiunque…dico chiunque a
suonare tutte quelle note in meno tempo di Danilo! E sanza
sbagliare un colpo!
I tuoi progetti
futuri?
Sto componendo un balletto
classico sul tema di Pinocchio, per la compagnia di ballo
australiana WAB, con la coreografia di Ivan Cavallari e le scene di
Edoardo Sanchi. Cercavano un compositore italiano per una
fiaba…hanno visto l’Uomo Fiammifero…e il resto è venuto da
sè.
Stratosferico Checco Zalone, che con il suo Che
bella giornata espugna l’imbattibile, ovvero
Avatar, conquistando una cifra record ed entrando nella
storia del cinema italiano con il miglior primo weekend di sempre.
Ottima partenza per il nuovo Clint Eastwood, con
Hereafter al secondo posto.
E’ davvero una bella giornata per
Checco Zalone, e se ne attendono ancora di più belle. Perché in un
sola settimana il comico barese è entrato nella storia del cinema
italiano con risultati da capogiro.
E pensare che un anno fa
Avatar si apprestava a uscire nel nostro Paese stracciando
tutti i record al botteghino italiano (e non solo)… Ebbene, il 2011
è iniziato col botto per il cinema nostrano.
Checco Zalone strappa a James Cameron il migliore primo weekend di
sempre, con un risultato eclatante e inaspettato. Era impresa ardua
prevedere che i 12,9 milioni di euro del primo weekend di
Avatar potessero essere surclassati, per di più da una
pellicola italiana. Che bella giornata
riesce nell’inimmaginabile impresa, raccogliendo la bellezza di
18,6 milioni di euro nei primi cinque giorni di programmazione e
portando al cinema ben 2 milioni e mezzo di spettatori nel suo
primo weekend. E il tutto, ovviamente, senza sovrapprezzo del
biglietto, cosa che invece è avvenuta con
Avatar, distribuito l’anno scorso in
innumerevoli copie 3D.
Il risultato è egualmente strepitoso considerando i tre
giorni: 11,8 contro 9,6 milioni.
E se pensiamo al passaparola, che di certo sarà positivo, ci
possiamo sbilanciare e azzardare il totale che la
commedia con Checco Zalone otterrà a fine corsa: almeno
45 milioni di euro, cosa che gli consentirebbe di diventare il film
italiano di maggiore successo nel nostro Paese, strappando il
primato a La vita è bella (31 milioni).
Ottimo esordio per
Hereafter, con 3,2 milioni raccolti
da mercoledì a domenica: un risultato eccellente per il nuovo film
di Clint Eastwood, infaticabile regista molto apprezzato
anche in Italia.
La banda dei Babbi
Natale regge ottimamente, scendendo in terza
posizione e raccogliendo 1,4 milioni. Con un totale di 20,4 milioni
è la pellicola di Aldo, Giovanni e Giacomo ad aggiudicarsi
(inaspettatamente, a giudicare dalle premesse) il titolo di film
delle feste, alla faccia del cinepanettone Natale in
Sudafrica, che invece precipita in settima posizione
con 543,000 euro, per un totale di 18,4 milioni.
Tron
Legacy regge al quarto posto con 1 milione, in
un weekend non particolarmente brillante nonostante le copie in 3D.
Ciò dipende anche dai diversi spettacoli cancellati per dare spazio
a Checco Zalone, facendo fronte al tutto esaurito generato dalla
commedia nostrana.
Dopo due settimane, Tron Legacy arriva dunque a 5 milioni
complessivi.
The
Tourist scende in quinta posizione, raccogliendo
altri 769.000 euro e giungendo a quota 10,6 milioni.
Segue Le Cronache di Narnia – Il viaggio del
veliero, arrivato a 9,7 milioni con altri
719.000 euro.
Chiudono la top10 tre
pellicole d’animazione. Le avventure di
Sammy (525.000 euro),
Megamind (466.000 euro) e
Rapunzel – l’intreccio della torre
(253.000 euro), arrivati rispettivamente a 3,7 milioni, 6,8 milioni
e 10,3 milioni.
Da segnalare infine il dodicesimo
posto dell’altra new entry, la commedia inglese Tamara
Drewe, che raccoglie 307.000 euro nelle 95 sale in
cui ha debuttato.
Due mani si sfiorano e si scambiano
un anello di famiglia. Così comincia e termina ciclicamente
Biutiful, l’ultimo film di Alejandro
González Iñárritu, il quale dopo tre film corali
Amores Perros,
21 Grammi e Babel, si separa dallo
sceneggiatore Guillermo Arriaga e scrive, assistito dell’esordiente
Armando Bo, la storia di Uxbal.
Uxbal è un uomo in caduta libera
che svolge una ricerca interiore per redimersi dal male; egli è
impegnato in traffici illegali, vive sfruttando, pur con
gentilezza, la manodopera clandestina cinese e i venditori
ambulanti senegalesi: ha due figli, Mateo e Anae una moglie,
Marambradalla personalità bipolare, con cui ha un rapporto
difficile e burrascoso. Iñárritu con questo film ci coinvolge in
un’escalation del dolore che sembra non aver fine e che esclude
ogni speranza.
La città in cui si svolge
Biutiful è Barcellona, città del turismo per
eccellenza che abbiamo avuto il piacere di vedere solare e patinata
in Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen, ma che qui scopriamo occultata,
crepuscolare. Una città metropolitana, interculturale in cui
convivono le più differenti etnie. Una Barcellona sporca, in cui le
persone muoiono, sono uccise, sfruttate e malmenate.
Attraverso questo film, Iñárritu ci fa percorrere
personalmente strade e vicoli, mostrandoci un organismo divorato,
come quello del protagonista, da un cancro sociale che ha prodotto
metastasi ovunque.
Biutiful: una discesa negli inferi
Di biutiful c’è
ben poco, forse in Mateo e Ana che nonostante il contesto in cui
vivono sono solari e speranzosi e nell’amore incondizionato di un
padre che fa di tutto per assicurare un futuro migliore ai propri
figli. Biutiful è dunque una discesa negli inferi
in cui nulla viene risparmiato allo spettatore che si ritrova
coinvolto nel dolore di Uxbal, malato di cancro alla prostata, e
nel degrado di una città che non è altro che la rappresentazione di
un intero mondo colmo di eccessive miserie umane, fisiche e
psichiche.
Javier Bardem, che ha vinto per questo film il
premio come migliore attore all’ultima edizione del Festival di
Cannes, ex aequo con il nostrano Elio Germano, è stato abile nell’interpretare
il suo personaggio con dignità e consapevolezza e ha lasciato tutti
a bocca aperta per il grande realismo con cui ha mostrato lo stadio
finale della vita di Uxbal. Molti i temi presenti in questo film,
quello centrale, il tema della paternità: Uxbal è un bravo padre
che tenta di difendere i suoi figli da un mondo così spietatamente
disumano, cercando di insegnare loro i valori dell’umanità e della
carità verso il prossimo, indipendentemente dalle differenze
culturali. Uxbal è inoltre un figlio che non ha conosciuto il
proprio padre ma che rincontra nel momento della morte.
Un altro tema è quello decisamente
attuale dell’immigrazione e dell’integrazione delle comunità
provenienti dall’estero, un tema che caratterizza il film e che non
cade mai nella banalità, ma piuttosto è descritto nella maniera più
realistica possibile. Ma non finisce qui, anche la spiritualità è
un altro tema analizzato e sviscerato da Iñárritu.
Uxbal ha un dono, riesce a sentire quello che i morti hanno da dire
quando si ritrovano sospesi tra la morte e l’oblio definitivo. Un
dono che lo aiuta finanziariamente ma che non gli dà pace.
Biutiful è in
definitiva un film complesso, caratterizzato da molti elementi che
lo rendono intenso e coinvolgente. Da elogiare è la tecnica
registica di Iñárritu che mantiene una visione realistica
dall’incipit al finale e la fotografia di Rodrigo
Prieto che comunica verità e lucidità. Anche la scelta
della musica rimane in sintonia con gli altri elementi che formano
il film, una musica fatta di dissonanze, di suoni elettronici
distorti che metaforizzano velocità e disarmonia, caratteristiche
imprescindibili di una metropoli.
Laureato in Giurisprudenza e
jazzista, ma non lo dimostra. O quanto meno, non lo vuole
dimostrare, proponendo al pubblico televisivo prima e quello
cinematografico poi, personaggi cafoni, ingenui, mammoni. Ma in
fondo tanto amati. Parliamo di Checco Zalone.
Con il suo secondo film, “Che bella
giornata”, sembra aver fatto di nuovo centro e sicuramente ad oggi
porta a casa un record assoluto: in due giorni 7 milioni di euro,
impresa mai riuscita neppure a kolossal americani come Avatar o a
film attesi come Harry Potter. Che il film fosse molto atteso era
già emerso dal boom di prenotazioni che la pellicola aveva
registrato nei cinema durante le festività natalizie e anche la
data era stata scelta strategicamente, il prefestivo 5 gennaio.
Così Medusa, che distribuisce anche “La Banda dei Babbi Natale”, ha
colpito e affondato il cinepanettone della Filmauro e stabilito una
nuova data porta-fortuna, la vigilia della Befana, data in cui
nella prossima stagione uscirà, secondo i desideri di Luca Miniero,
il sequel di “Benvenuti al sud”.
Nei primi due giorni di
programmazione “Che bella giornata” ha incassato 6 milioni 800 mila
euro, dati Cinetel, che sommati agli incassi extra Cinetel
dell’intero mercato superano i 7 milioni. Si tratta del record di
sempre per il box office italiano. Ecco la trama del film: Checco,
security di una misera discoteca della Brianza, si ritrova a
lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo di Milano per
contrastare il pericolo di attentati. In poco tempo e grazie alle
sue spiccate capacità intellettuali che provocano infiniti
malintesi, Checco diventa la vera minaccia al patrimonio artistico
italiano e presto ci si rende conto di non aver fatto un grande
affare ad assumerlo. Un giorno Checco incontra Farah, una
studentessa d’architettura che si finge francese e se ne innamora.
Farah in realtà è araba ed è a Milano per portare a termine la sua
personalissima vendetta. La bella ragazza intuisce subito che
Checco, ignorante come pochi, potrebbe essere un perfetto e
inconsapevole alleato per i suoi piani. Tutto sembra andare bene ma
Farah non ha fatto i conti con l’animo di Checco che cambierà per
sempre le sorti della sua vita.
Trentatré anni, Checco Zalone, nome
d’arte di Luca Medici, barese di Capurso, laureato in legge,
jazzista, è stato scoperto da Gennaro Nunziante (regista di
entrambi i suoi film) a Telenorba mentre muoveva i primi passi nel
programma comico I sottanòs. Nell’estate del 2006 la canzone Siamo
una squadra fortissimi, dedicata alla Nazionale italiana di calcio,
spopola sul web e gli fa guadagnare un posto sul palco di Zelig. Su
YouTube vanno forti i video musicali in cui tra sgrammaticature,
ironie e parolacce reinterpreta Vasco Rossi, Gino Paoli, Giusy
Ferreri, Tiziano Ferro, Gigi D’Alessio. Ed è dal web che lo nota il
figlio del produttore Pietro Valsecchi che lo porterà all’esordio
al cinema. Quest’ultimo, tra i nomi più importanti della produzione
fiction italiana, lo ha fatto debuttare lo scorso anno con “Cado
dalle nubi”, un film di grande successo, 14 milioni di euro, che ha
fatto di Zalone (nome d’arte che è una crasi dal dialetto barese
“Che cozzalone!”) un fenomeno. E gli ha subito fatto firmare un
contratto con l’opzione per il secondo film sul quale scommette
pranzi luculliani in funzione di incassi milionari.
La lotta alla pirateria è una
guerra persa in partenza. Hollywood lo sa e prepara la sua
contromossa, proponendo film su internet e cellulari. Nella
speranza di riuscire a fornire un servizio che smorzi la voglia di
scaricare lungometraggi illegalmente.
Fox, Paramount, Sony, Universal,
Warner e altri produttori che costituiscono il “Digital
Entertainment Content Ecosystem (DECE)” hanno raggiunto un accordo
per adattarsi ai tempi. Dopo anni di sterile lotta contro la
pirateria, il Mondo del Cinema si adegua ad un uso molto più
personalizzato dei propri prodotti. Sul sito Ultraviolet, l’utente
ha un profilo del servizio associato con il numero della propria
carta di credito, e così paga per i film che desidera acquistare.
Non ci saranno supporti hardware, ma la possibilità di accedere a
contenuti audiovisivi in streaming tutte le volte che si vuole.
Lo streaming è una tecnologia per
la visione di film (inclusa la musica) in alta definizione via
Internet, senza la necessità di memorizzare qualsiasi contenuto sul
dispositivo, ad eccezione di una piccola parte. Richiede una buona
connessione a Internet, ma apre anche un mondo di possibilità per
la creazione di cataloghi multi-piattaforma. Un utente può
acquistare film anche per suoi amici, per un numero massimo di sei
per titolo. Si prevede che il servizio sia attivo da metà 2011. I
giganti della tecnologia come Microsoft, IBM, Nokia, Samsung e
Motorola hanno già dato il loro sostegno a Ultraviolet.
Come i Dvd scalzarono i Vhs, oggi
rischiano di essere scalzati da questo sistema digitale. Certo,
internet già da tempo ha sferrato diversi colpi all’utilizzo dei
Dvd, poiché milioni sono gli utenti che da anni scaricano e
guardano film tramite il loro pc, o attraverso siti streaming quali
Megavideo e Rapidshare. Ma Ultraviolet potrebbe eliminare
definitivamente questi ultimi e abituare definitivamente le persone
a guardare film tramite il loro pc, il proprio I-pod o perfino sul
proprio cellulare. Magari al cinema si andrà solo per guardare film
in 3-D.
Già tremano dunque le aziende che
producono i Dvd, nonché il nuovo sistema “Blu-ray”, utilizzato
dalla PlayStation 3 e traino per il rinnovamento tecnologico di
molte case produttrici del settore. Ma in fondo si sa, la
tecnologia va sempre avanti. E neanche il tempo di abituarsi ad un
nuovo strumento tecnologico, che se ne vede spuntare un altro. Come
sempre, il successo o il fallimento di questa scommessa dipenderà
in gran parte dalla compatibilità con i dispositivi, la facilità
d’uso e, soprattutto…il prezzo. E magari i pirati informatici hanno
già trovato il modo per raggirare pure questo nuovo tentativo di
farli fuori.
L’adattamento di Braeking Dawn di
Stephenie Meyer sarà un vero è proprio lavorone, considerando che
si tratta di un volume, l’ultimo della saga di Twilight, di 756
pagine. Sappiamo già che il libro sarà diviso in due parti, ma non
si sa ancora quale sarà il punto di cesura. Quindi la domanda più
diretta che si può fare alla Summit Entertainment è: Quale sarà il
punto di divisione dei due film?
Il produttore Wyck Godfrey ha
sostenuto ‘impegno di rispondere ad alcune di queste domande.
Godfrey e i raltri ealizzatori hanno localizzato una spaccatura
‘naturale’ nel libro, ovvero nel punto in cui Bella subisce la
trasformazione.
“La prima parte riguarderà le
nozze, la luna di miele e la nascita, per cui vogliamo condurre lo
spettatore a cndividere le emozioni di Bella fino a questo punto
cruciale”.
Breaking Dawn è diviso
esplicitamente in tre sezioni, la seconda delle quale è raccontata
dal punto di vista di Jacob. “La storia si frammenterà seguendo i
due punti di vista, quello di Bella e quello di Jacob, la prima
coinvolta nelle vicende della famiglia Cullen, e il secondo indica
invece come il mondo continui a girare anche al di fuori
dell’esistenza di Bella ed Edward”. Nonostante le tematiche più
adulte di questo quarto episodio, Godfrey spiega “Sarebbe un
crimine contro il nostro pubblico realizzare un film sottoposto al
rating … Ma questo film è basato su un libro molto più
maturo. Abbiamo bisogno di progredire e di essere più sofisticati
anche nella realizzazione “.
Godfrey racconta anche un altro
spoiler davvero interessante, a quanto pare la nascita del figlio
di Bella sarà ripresa solo dal punto di vista della ragazza, e lo
spettatore potrà vedere solo ciò che vede lei. Per quello che
riguarda il secondo film invece dice:
“La seconda metà è più di un film
d’azione… I due ragazzi sentono una forte pressione anche dopo
sposati quindi il matrimonio non è proprio l’esperienza che hanno
pensato che fosse “.
Diretto da Bill Condon
(Dreamgirls), The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1 uscirà il
18 novembre 2011 mentre la Parte 2 il 16 novembre 2012.
L’adattamento di Braeking Dawn di
Stephenie Meyer sarà un vero è proprio lavorone, considerando che
si tratta di un volume, l’ultimo della saga di Twilight, di 756
pagine. Sappiamo già che il libro sarà diviso in due parti, ma non
si sa ancora quale sarà il punto di cesura. Quindi la domanda più
diretta che si può fare alla Summit Entertainment è: Quale sarà il
punto di divisione dei due film?
Nel 1973 Vittorio Cottafavi ne
ricavo’ uno sceneggiato televisivo con Giorgio Albertazzi, ma prima
d’ora La follia di Almayer, il primo romanzo di Joseph Conrad, non
era mai stato portato sul grande schermo.
E’ arrivata online la prima
immagine del remake di FootLoose diretto dal regista di Black
Snake Moan, Craig Brewer. L’immagine che in realtà raffigura uno
schermo che trasmette dei giornalieri delle riprese, ci mostra
Dennis Quaid a lavoro. Questo indica che forse un trailer per
questo remake potrebbe circolare a breve.
Ricordiamo che Footloose racconta
la storia di un adolescente che si trasferisce da Chicago in una
piccola città in cui la danza e il rock ‘n roll music sono stati
messi fuori legge.
Oltre a Quaid (che occupa il ruolo
precedentemente interpretato da John Lithgow, quello del Rev. Shaw
Moore), in questo remake ci saranno anche Kenny Wormald nel ruolo
che fu di Kevin Bacon e Julianne Hough che interpreterà Ariel.
Footloose uscirà nei cinema USA per il 14 Ottobre di
quest’anno.
Dopo una guerra al rilancio la
produzione di Abramo Lincoln: Vampire Hunter è stata assegnata alla
20th Century Fox, che ha cominciato a spingere per l’uscita al
cinema del film entro il 22 gennaio del 2012 sotto la guida di Tim
Burton in veste di produttore.
L’attore Eric Bana è stato
recentemente preso per interpretare il ruolo di Lincoln, e Timur
Bekmambetov (Wanted) che dirigerà il film spera in una produzione
in 3D invece che una riconversione del film in post-produzione. Nel
tentativo di aumentare il budget i 69 milioni dollari, la Fox ha
deciso di approfittare degli incentivi fiscali offerti dalla città
di New Orleans, Louisiana, per sceglierla come location.
Lo studio ha già preso in affitto
un magazzino e inizierà la costruzione dei set che vedranno la
riproduzione della Casa Bianca. L’inizio delle riprese sono
previste per il 20 gennaio. Oltre a New Orleans e Los Angeles, la
Fox potrebbe portare il film anche nel Maryland e in Carolina per
le riprese a lungo raggio, nel tentativo di catturare lo scenario
degli Stati Uniti nel 1800. Abraham Lincoln: Vampire Hunter sarà la
rivisitazione della vita di Lincoln, che ritrae il 16esimo
presidente come un cacciatore di vampiri , una delle sue ossessioni
in quanto ritenuti responsabili della morte di sua madre. Lincoln
apprende infine che i vampiri si sono rifugiati gli stati del sud
degli Stati Uniti e stanno architettando un piano per conquistare e
schiavizzare il paese intero – questo a sua volta conduce la guerra
civile tra l’Unione e la Confederazione, alla quale si alleeranno i
vampiri.
Detroit, è questa la location che
il grande Christopher Nolan ha scelto per le riprese del suo terzo
attesissimo capitolo dedicato all’uomo pipistrello dal titolo The
Dark Knight Rises.
Intanto il regista ha parlato del
motivo per cui ha scartato il 3D dalle opzioni di ripresa del film,
nonostante le insistenze della WB:
Nel caso di Batman, io vedo
questi film come opere liriche, iconiche, che trattano personaggi
fuori dal comune. Il senso di intimità che impone l’illusione del
parallasse 3D non è compatibile con tutto questo. Finiremo la
nostra storia con questo terzo film, e vogliamo rimanere coerenti
con l’aspetto dei primi due episodi...Io penso sempre ai
miei film come a un’unico film. Quando stavo lavorando a Batman
Begins, di sicuro non stavo pensando alla possibilità di fare un
secondo film di Batman, figuriamoci un terzo. Non sai mai dove ti
porteranno i tuoi interessi creativi, ma anche con Inception non ho
mai pensato alla possibilità di un sequel.
Magari in questo caso si tratta di
interessi non solo creativi, ma anche economici, che tuttavia non
tolgono bellezza ai film dedicati a Batman.
Detroit, è questa la location che
il grande Christopher Nolan ha scelto per le riprese del suo terzo
attesissimo capitolo dedicato all’uomo pipistrello dal titolo The
Dark Knight Rises.
Intanto il regista ha parlato del
motivo per cui ha scartato il 3D dalle opzioni di ripresa del film,
nonostante le insistenze della WB:
Nel caso di Batman, io vedo
questi film come opere liriche, iconiche, che trattano personaggi
fuori dal comune. Il senso di intimità che impone l’illusione del
parallasse 3D non è compatibile con tutto questo. Finiremo la
nostra storia con questo terzo film, e vogliamo rimanere coerenti
con l’aspetto dei primi due episodi...Io penso sempre ai
miei film come a un’unico film. Quando stavo lavorando a Batman
Begins, di sicuro non stavo pensando alla possibilità di fare un
secondo film di Batman, figuriamoci un terzo. Non sai mai dove ti
porteranno i tuoi interessi creativi, ma anche con Inception non ho
mai pensato alla possibilità di un sequel.
Magari in questo caso si tratta di
interessi non solo creativi, ma anche economici, che tuttavia non
tolgono bellezza ai film dedicati a Batman.
Il regista Ivan Reitman ha parlato
a Comingsoon.net del progetto da tempo in cantiere di Ghostbusters
3, chiarificando gran parte della confusione che le dichiarazioni
degli attori hanno diffuso in giro.
Fino ad ora le notizie su questo
terzo capitolo della serie Ghostbusters si sono susseguite l’una
dopo l’altra, confermate e smentite. Hanno parlato un po’ tutti,
da Dan Aykroyd a Bill Murray etc. Sino ad ora l’unico che non
si è mai sbilanciato è stato il regista Ivan Reitman. Questo volta
però è proprio lui a fornire alcune interessanti indiscrezioni sul
progetto.
Gli aggiornamenti sono questi: a
quanto pare gli sceneggiatori Gene Stupnitsky e Lee Eisenberg hanno
consegnato un mese fa l’ultima versione del copione alla
produzione. Tuttavia la stessa produzione ha girato il copione a
Bill Murray per le note e / o approvazioni. Approvazione che
in qualche modo dia il via alla pre-produzione.
Tuttavia però è lo stesso regista che intervistato recentemente
ha smentito sia questo aggiornamento sia tutte le voci su casting,
storia, trama etc.
Ecco le dichiarazioni del
regista:
Non c’è quasi nulla che dia una linea precisa del film … Non
c’è niente … voglio dire, tutte queste storie che si sono sentite …
niente di tutto ciò è vero.
Alla domanda specifica sulla possibilità che nella storia sia
presente un figlio di Dana che prenda l’eredita di Venkman ha
risposto:
Oh, no, sì … voglio dire, Sigourney Weaver ha un ruolo in
questo film. Tutti i personaggi originali sono
dentro. Oltre ad un sacco di nuovi personaggi … abbiamo preso
una storia davvero buona. Forse la migliore di tutta la
serie. Mi auguro che si arriva a farlo.
Che dire, noi rimaniamo fiduciosi
sul progetto e attendiamo ulteriori notizie e conferme.
Nove anni dopo aver esordito con “8
Mile”, il discusso, amato e odiato rapper americano Eminem sta
preparando il suo ritorno al cinema come protagonista di un
thriller della Fox, dal titolo “Random Acts of Violence”.
A dare l’annuncio l’Hollywood
Reporter, rivista americana d’intrattenimento. Il progetto è in
cantiere da oltre quattro anni, ma pare che finalmente sia pronto
il primo ciak. La sceneggiatura è passata attraverso varie stesure.
La più recente pone al centro della storia un ex carcerato appena
uscito di prigione che tenta di stare sulla buona strada nonostante
le pressioni dei suoi ex compagni di galera. Allo stesso tempo
l’FBI cerca di reclutarlo per farlo collaborare con la giustizia.
Anche il nome del Regista-sceneggiatore sembra non essere certo.
Voci insistenti affidano il ruolo a David Von Ancken, autore e
regista della fortunata, quanto dissacrante e irriverente serie tv
americana “Californication”.
Dal suo esordio nel 2002 con l’
applaudito “8 Mile” – film che tratta sempre delle difficoltà della
vita “da strada” – Eminem ha praticamente smesso di recitare (è
apparso solo in un episodio di una serie tv e in un videogame).
Quanto alla sua principale attività di rapper, il suo album più
recente, “Recovery”, è stato campione d’incassi del 2010. Tempo fa
si era anche parlato di Eminem come possibile protagonista del film
della DreamWorks “Southpaw”, che racconta la storia di un pugile
dei pesi welter. Ma per il momento non ci sono conferme ufficiali.
Insomma tante voci circolano sul rapper. Per nuovi sviluppi, come
sempre, “stay with us”.
E’ online un breve teaser del
quarto capitolo dell’era glaciale intitolato: Ice Age: Continental
Drift. L’uscita del film è prevista per il 2012. Ecco il
teaser:
Ricordate Edgar Ramirez, capace
protagonista del Carlos di Olivier Assayas? Pare che l’attore
venezuelano sia ora coinvolto nel progetto dell’annunciato sequel
di Scontro tra Titani.
Il film, intitolato Wrath of the
Titans, vedrà Ramirez nel ruolo di un dio dell’Olimpo, pare Ares
dio della guerra, e sarà diretto da Jonathan Liebesman; nel film
torneranno i protagonisti del primo lungometraggio: Sam
Worthington, Liam Neeson e Ralph Fiennes nei ruoli rispettivi di
Perseo, Zeus e Ade. Ramirez si unirà al resto del cast che
per il momento comprende Toby Kebbel, ed una fortunata tra Hayley
Atwell, Georgina Haig, Janet Montgomery, Dominique McElligot e
Clemence Poesy che si stanno contendendo il ruolo di Andromeda.
Pare che le sospirate riprese di
The Hobbit stiano per cominciare e si dice anche che l’ormai
storico Frodo, Elijah Wood, potrebbe prendere parte ai due film in
cui si dividerà il romanzo di Tolkien.
Il personaggio non appare nel
prequel de Il Signore degli Anelli, ma pare che Peter Jackson
assurto a regista delle due pellicole, voglia far comparire Frodo
all’inizio di ciascuno film, mentre è intento a leggere le memorie
dello zio Bilbo Baggins dal Libro Rosso.
Pare che le sospirate riprese di
The Hobbit stiano per cominciare e si dice anche che l’ormai
storico Frodo, Elijah Wood, potrebbe prendere parte ai due film in
cui si dividerà il romanzo di Tolkien.
Il personaggio non appare nel
prequel de Il Signore degli Anelli, ma pare che Peter Jackson
assurto a regista delle due pellicole, voglia far comparire Frodo
all’inizio di ciascuno film, mentre è intento a leggere le memorie
dello zio Bilbo Baggins dal Libro Rosso.
Berry Pepper, ottimo attore
caratterista, ha dichiarato di far parte del sesto film del regista
texano, Terrence Malick, ancora atteso al cinema per il suo quinto
film Tree of Life.
Da Pepper si apprende che, nel
totale silenzio Malick ha già girato questa sesta pellicola, della
quale ovviamente non si sa nulla, se non quelche nome degli attori
che ne fanno parte. Oltre a Barry sembra che siano presenti
all’appello anche Rachel McAdams, Javier Bardem, Rachel Weisz e
Olga Kurylenko. La notizia delle terminate riprese del film ha
destato molta curiosità, soprattutto considerando che Tree of Life
non è ancora uscito al cinema, e si è appena potuto vedere il
trailer.
Pepper ha inoltre dichiarato di non
aver mai letto la sceneggiatura, nè di aver mai incontrato sul set
Ben Affleck che sarà il suo partner a distanza nel film ma, come ha
dichiarato: “Non ho idea di quale sia il suo ruolo nel film,
perché i nostri due personaggi non si incontrano mai. Non siamo
consapevoli delle rispettive esistenze, e dunque se non ti ho mai
incontrato non ho bisogno di conoscere la tua storia, no?”.
Pare infatti che l’attore abbia accettato di recitare in questo
film solo per essere diretto dal grande Malick.
Finalmente qualcuno ne parla.
Sembrerebbe che l’attesissimo Boris – Il Film, episodio
cinematografico della celebre serie tv andata in onda per tre
stagioni sui canali tematici Fox e FX di Sky, abbia finalmente una
data d’uscita!