Il 23 novembre era stata data
notizia a tutti i cinefili che era nell’aria un ritorno caro a chi
negli anni 90 ha amato Sarah Michelle Gellar nel ruolo di Buffy
l’ammazzavampiri.
Ora la notizia di un reboot della
storia sotto forma di lungometraggio si fa più consistente poichè
oltre ad un nome per regia e sceneggiatura, quello di Whit
Anderson, si sente vociferare anche di un’altra bella bionda che
potrebbe essere considerata come la futura Buffy cinematografica.
Si tratta di Heather Morris, già star della serie tv Glee,
amatissima anche in Italia. La Morris ha affermata di essersi a tal
punto emozionata quando ha saputo di essere stata presa in
considerazione per la parte, da essere stata sul punto di farsi “la
pipì nei pantaloni”.
Johnny Depp – Oggi
è un divo, ma ciò non significa che abbia dovuto rinunciare a
essere sé stesso. Anzi, è riuscito a imporre la propria personalità
allo star system: un carattere scontroso e attaccabrighe, specie in
gioventù, un personaggio stravagante e carismatico, determinato
nelle scelte, che sono andate spesso in direzione di pellicole
strane, fosche, perturbanti, in territori segnati da marginalità e
alienazione, ma anche visionari e onirici. Insomma, apparentemente,
la direzione contraria a quella del cinema hollywoodiano, la strada
meno facile, ma che rispondeva maggiormente al suo carattere.
Ebbene, proprio questo suo essere
diverso e imprevedibile, assieme a un indiscusso fascino, lo hanno
reso uno dei divi più amati dal pubblico e apprezzati dalla
critica.
Johnny Depp –
all’anagrafe John Christopher Depp II
Classe 1963, nato in uno sperduto
paesino del Kentucky (Owensboro), ma con origini le più disparate:
Irlanda, Germania e una nonna nativa americana cherokee, che gli ha
regalato occhi a mandorla, zigomi alti e mascella volitiva. Ultimo
di quattro fratelli, alla morte del nonno, che lo ha iniziato alla
musica, si trasferisce con la famiglia in Florida, dove il padre
(John Christopher More Depp Senior), ingegnere, ha trovato lavoro,
e la madre (Betty Sue Palmer) fa la cameriera. Qui la vita è
difficile per il giovane Depp, profondamente toccato dalla
scomparsa del nonno e destabilizzato dai continui traslochi,
sviluppa un carattere introverso e poco incline allo studio. Visto
che la passione per la musica invece non scema, sua madre decide di
regalargli una chitarra, che lui comincia a strimpellare, sognando
una vita da rockstar. Dopo questo periodo di apprendistato da
autodidatta, milita in diverse band. Nel frattempo, i genitori si
sono separati e lui è andato a vivere con la madre.
Ma casa e scuola non fanno per lui
e, a quindici anni, va a vivere nella sua macchina col suo migliore
amico di allora (Sal Janco), fondando il gruppo “The Kids”. La band
otterrà una certa fama in Florida, facendo da spalla ai B52s, ai
Talking Heads, a Billy Idol, e persino all’irriverente “iguana” del
punk americano, già mito di Depp: Iggy Pop. Johnny ci crede, e
spera davvero di poter avere una brillante carriera da cantante
rock, ma non è quella la sua strada. Nel 1983, infatti, approda a
Los Angeles in cerca di un’etichetta discografica che metta sotto
contratto i “Kids”, ma la band fuori dalla Florida non raccoglie lo
stesso successo che entro i suoi confini e il progetto naufragherà
l’anno seguente. Intanto, Depp si sposa con la truccatrice Lori Ann
Allison e per mantenersi si arrangia, facendo diversi lavori tra
cui: meccanico, muratore e venditore di spazi pubblicitari. Al suo
carattere scontroso e attaccabrighe si devono i primi precedenti
per rissa.
Nel 1984 grazie alla moglie,
Johnny Depp conosce Nicolas Cage. Questi lo
incoraggia a tentare la strada del cinema, presentandogli la sua
agente. È così che questo bel giovanotto di provincia approda al
cinema, partecipando al film horror Nightmare – Dal
profondo della notte di Wes Craven.
Studia recitazione. Nel 1985 il matrimonio con Lori Ann
finisce.
Il 1986 è un anno importante per
l’attore americano, che viene scelto da Oliver Stone
per interpretare un soldato in Platoon. Pare sia stata proprio
quest’esperienza a convincere definitivamente Johnny
Depp che il suo posto era davanti alla macchina da presa.
Tuttavia, agli inizi della carriera non è il cinema a dargli
notorietà, ma la tv. Nell’’87, infatti, prende il posto di Jeff
Yagher nel ruolo di Tom Hanson all’interno della serie televisiva
21 Jump Street, che abbandonerà tre anni
dopo. La serie, protagonisti un gruppo di giovani allievi di una
scuola di polizia, è andata in onda in Italia a partire dall’89. Da
questo momento, Depp diventa l’idolo delle teen-agers americane,
arrivando a ricevere migliaia di lettere al giorno dalle sue
fans. Ma quei panni gli stanno stretti e non vuole rimanervi
imprigionato. Perciò, nel ’90, lascia la tv e torna al grande
schermo, interpretando proprio una parodia degli idoli per
teen-agers in Cry Baby di John Waters.
Ma il 1990 è soprattutto l’anno
dell’incontro con colui che diverrà suo amico fraterno e sodale
artistico: Tim Burton. Il regista lo vuole per il ruolo
da protagonista in Edward mani di forbice, tratto da un racconto
dello stesso Burton (Morte malinconica del bambino ostrica e altre
storie). A Johnny Depp il compito di
interpretare Edward, creatura animata in forma umana, nata in un
cupo castello isolato, da un anziano inventore, che però è morto
prima di poterlo completare: non gli ha dato le mani, sostituite
con lame affilate – appunto le mani di forbice del titolo. Capelli
corvini scarmigliati, volto cadaverico segnato dalle cicatrici che
lui stesso si procura muovendo le “mani”, espressione stupita e
malinconica, Depp offre una grande prova del suo talento artistico
dando corpo a questo incrocio tra Chaplin e Robert Smith dei Cure:
strana creatura dal cuore tenero e ingenuo, emblema del diverso,
che sognerà un inserimento nella società “normale” grazie a una
zelante venditrice di cosmetici (Peg/Dianne Wiest) e all’amore per
la figlia di lei (Kim/Winona Ryder), ma che finirà inesorabilmente
respinto ed emarginato da un’America materialista, cinica e
conformista. L’interpretazione vale a Depp la sua prima nomination
ai Golden Globe e lo fa entrare a pieno titolo tra le figure più
promettenti del cinema d’oltreoceano. Sul set del film
conosce Winona Ryder, con la quale inizia una relazione che durerà
tre anni. Per celebrarla Johnny, che ama i tatuaggi, si fa incidere
sul braccio la scritta “Winona for ever”. Anni dopo, a storia
finita, lo farà cambiare in “Wino for ever” (ubriaco per
sempre).
Johnny Depp –
L’uomo mascherato
Da questo momento, sceglierà sempre
con cura le pellicole a cui partecipare, puntando su ruoli non
convenzionali: storie di marginalità, vite di provincia e favole
oscure, da interpretare con quel mix di ironia, malinconia e
grottesco che diverrà la sua cifra distintiva. Verrà a sua volta
scelto dal cinema d’autore. Nel ’92 è protagonista di
Arizona Dream del pluripremiato
Emir Kusturica. Il film, fantastico e visionario –
basti dire che il suo leitmotiv è una sogliola volante – è la
personale interpretazione che il regista jugoslavo dà del Sogno
Americano, o meglio di ciò che ne rimane. Qui Johnny
Depp veste i panni di Axel, giovane chiamato in Arizona
dallo zio Leo (Jerry Lewis) per intraprendere una
“fulgida” carriera di venditore d’auto. Ma Axel conosce una serie
di personaggi strampalati e preferisce la loro compagnia e le loro
follie visionarie e ingenue alla realtà concreta, ma deprimente,
offertagli dallo zio. S’innamora così della bella Elaine
(Faye Dunaway), molto più grande di lui, con cui
condivide il sogno di volare, resta affascinato dalla figlia Grace
(Lili Taylor), gelosa del fascino materno,
depressa e con tentazioni suicide; sostiene le aspirazioni di Paul,
che in attesa di sfondare come attore, prepara provini imparando a
memoria interi film di Hitchcock. La pellicola
ottiene minore successo rispetto alle precedenti del regista, ma
guadagna l’Orso d’Argento speciale della Giuria al Festival di Berlino
nel ’93.
Il film esce in Italia una prima
volta nel ’93, col titolo poco felice di Il valzer del pesce
freccia, passando quasi inosservato. Riproposto nel ’98 col titolo
originale, ottiene maggiore fortuna, anche grazie al successo ormai
raggiunto da Depp. Nel ‘93 l’attore recita nella commedia Benny e
Joon, diretto da Jeremiah S. Chechik, interpretando la parte di
Sam, mimo che entra nella vita di Joon Pearl (Mary Stuart
Masterson), una ragazza con problemi mentali che alla morte dei
genitori si trova a vivere sola col fratello Benny (Aidan Queen).
Proprio Sam riesce a portare allegria e ottimismo nella difficile
esistenza di Joon, trovando la giusta chiave per interagire con
lei, comprendendo le sue difficoltà e aiutandola a superarle.
Inizialmente osteggiata dal fratello Benny, la relazione tra Joon e
Sam consentirà alla ragazza di trovare un equilibrio e gestire
un’esistenza indipendente dal fratello. Per questo ruolo di mimo
stravagante, ma di straordinaria delicatezza, Johnny
Depp attinge al repertorio del cinema muto,
rinnovandolo con la propria originale capacità espressiva. È di
nuovo candidato al Golden Globe. Lo stesso anno, è ancora alle
prese col disagio psichico, perché il regista Lasse
Hallström lo sceglie per la parte di Gilbert Grape in Buon
Compleanno Mr. Grape. Qui interpreta il giovane commesso di un
emporio nel profondo sud degli Stati Uniti, con una famiglia la cui
responsabilità ricade interamente sulle sue spalle. La madre è
obesa e non esce di casa da anni, il fratello Arnie
(Leonardo Di Caprio in una memorabile
interpretazione, forse la sua migliore) è un adolescente disabile
mentale che va costantemente assistito e le due sorelle, anche loro
adolescenti, sono in continuo conflitto tra loro. In tutto ciò, per
Gilbert è difficile trovare uno spazio individuale, anche quando in
paese arriva l’eccentrica e sognatrice Becky (Juliette
Lewis), di cui s’innamora. Il film affronta,
approfondendoli, vari temi: la diversità, il conformismo
provinciale che ne fa scandalo, e la spinge a nascondersi – come si
nasconde la madre di Gilbert, rinchiusa in una casa/tomba –
il determinismo che sembra segnare indelebilmente le vite di tutti
i protagonisti della vicenda e schiacciarle sotto il suo peso (non
a caso il “peso” è un elemento ricorrente), e la possibilità
invece, postulata dal regista, che i protagonisti tornino a
scegliere e a essere padroni delle proprie vite.
Per Johnny Depp,
che ama i soggetti inconsueti e i personaggi che affollano le
retrovie della storia umana, piuttosto che quelli di prim’ordine,
quella che gli giunge nel ’94 da Tim Burton è
una proposta che non può rifiutare: interpretare Ed
Wood, il peggior regista di tutti i tempi,
nell’omonimo film. Nella pellicola in bianco e nero, l’attore veste
i panni di questo indefesso ottimista, non privo di aspetti
stravaganti, con una fede cieca nel sogno americano, pochi mezzi,
poco talento, ma molta ingenuità e amore per il cinema, che sforna
horror ridicoli nell’America degli anni ’50, reclutando come star
di punta un Bela Lugosi (Martin Landau) ormai morfinomane in
disarmo, per il quale nutre un’ammirazione sconfinata. Senz’altro
uno dei migliori lavori della premiata ditta Burton/Depp. Assieme
all’attore, oltre a Martin Landau, anche
Patricia Arquette e Sarah Jessica
Parker. L’anno dopo, Depp acquisterà perfino un castello
in stile gotico a Beverly Hills, appartenuto proprio a Bela
Lugosi.
Per quel che riguarda la sfera
privata, gli anni ’90 sono turbolenti per Johnny
Depp: viene arrestato più volte per rissa, distrugge una
suite d’albergo durante una furiosa lite con la fidanzata
Kate Moss e si dà al consumo di sostanze
stupefacenti. Intanto, investe i soldi che guadagna col
cinema nell’acquisto del noto locale Viper Room, sul Sunset
Boulevard a Los Angeles e fa amicizia con River
Phoenix. Quando questi morirà per overdose, proprio
all’uscita del club, Depp deciderà di cambiare vita. Nel frattempo,
però, si guadagna una fama da bel tenebroso, che ne accresce la
popolarità. Nel ’95 ha l’opportunità di lavorare con uno dei suoi
attori preferiti: Marlon Brando, in Don Juan De
Marco maestro d’amore, diretto da Jeremy Leven, in cui Brando
interpreta uno psichiatra che tenta di curare Depp/Don Juan,
giovane in preda a delirio, convinto di essere il più grande amante
mai esistito. Depp vorrà di nuovo Brando accanto a sé per il suo
esordio alla regia, due anni dopo. Intanto, un altro ruolo da
favola scura per l’attore del Kentucky, quello offertogli da Jim
Jarmush in Dead Man: avventure e peregrinazioni di William Blake,
giovane omonimo del poeta inglese, nella provincia americana
dell’800, dall’Ohio all’Arizona, che si trasformano in una sorta di
discesa agli inferi, di viaggio verso la morte, in compagna di un
nativo indiano di nome Nessuno. Bianco e nero, episodi grotteschi,
incursioni di attori in prestito dal mondo della musica (David
Byrne e Iggy Pop), un eroe antieroico e la colonna sonora di Neil
Young. Due anni dopo è la volta di Donnie
Brasco, altro punto di svolta nella carriera di
Johnny Depp. La pellicola di Mike
Newell ha infatti due caratteristiche di sicuro successo e
interesse per il grande pubblico: è un mafia movie e vede come
protagonista, assieme a Johnny, Al Pacino. La sua
particolarità sta però nella cura con cui il regista costruisce i
caratteri e approfondisce i risvolti psicologici del rapporto fra i
due protagonisti: l’agente infiltrato Joe Pistone, alias
Donnie Brasco ricettatore di gioielli e Lefty,
mafioso di second’ordine di un’organizzazione di Little Italiy su
cui la polizia federale vuol mettere le mani. L’amicizia che ne
scaturisce è pericolosa e destinata a una tragica fine. Il film è
tratto dal libro autobiografico dell’agente infiltrato Joseph D.
Pistone. Dello stesso anno è l’esordio dietro la macchina da presa
di Johnny Depp, con un film coraggioso come
il suo titolo (appunto Il coraggioso), incentrato su un nativo
americano (Raphael/Depp) che vive a Morgantown, al confine tra USA
e Messico, un’esistenza di miseria ed emarginazione, ma con una
famiglia da lui molto amata (la moglie Rita e due figli). Decide un
giorno di vendere la sua vita per 50.000 dollari, ad un regista che
lo vuole protagonista di un film in cui sarà torturato e ucciso
(realmente, non per finzione). È dunque la storia di questo eroe:
ultimo tra gli ultimi, dimenticato come uno scarto della
società in cui vive, dove tutto è merce. Moderno Cristo che
s’immola per garantire la possibilità di un futuro diverso alla sua
famiglia. Per il ruolo del perverso regista Johnny sceglie
Marlon Brando, che aveva avuto al suo fianco in
Don Juan. Il ’98 è l’anno di Paura e delirio a Las Vegas, in cui
Depp è scelto da un altro regista visionario e anticonformista,
Terry Gilliam, per interpretare Raoul Duke, alter
ego del giornalista Hunter Tompson, in un viaggio nell’America
post-sessantotto alla volta di Las Vegas, all’inseguimento di un
Sogno Americano sempre più sfuggente. Accanto a lui, l’amico
avvocato (Dr. Gonzo/Benicio Del
Toro), che lo accompagnerà in questo viaggio non solo
reale, ma anche “virtuale” e lisergico, visto che i due sono
perennemente sotto l’effetto di droghe. Ne esce un quadro
comico-grottesco dell’epoca, con un ottimo Depp che, ancora una
volta, insegna a molti suoi colleghi l’arte di non prendersi troppo
sul serio.
Nel privato, Johnny
Depp sembra deciso a mettere la testa a posto. Vive con al
sua nuova compagna: la cantante-attrice Vanessa Paradis, e nel ’99
nasce la loro prima figlia, Lily-Rose, cui
l’attore è legatissimo. Entra anche a far parte della Hollywood
Walk of Fame. Non si lascia sfuggire l’occasione di farsi
dirigere da Roman Polanski nel thriller
La nona porta. Prosegue anche il
fortunato sodalizio con Tim Burton, che costruisce
intorno all’attore, ancora una volta, una riuscitissima favola
oscura, Il mistero di Sleepy Hollow, con cavalieri senza testa
(Christopher Walken, altro attore amatissimo da Depp), belle e
perfide streghe (Miranda Richardson), e un ispettore (Depp/Ichabod
Crane), che indaga con metodo scientifico su una serie di omicidi.
Dunque, razionalità da una parte e creature ultraterrene
dall’altra. Il tutto, e qui sta la forza del film, mescolato a una
strana e sottile vena comica, di cui è portatore proprio
l’ispettore: Ichabod seziona infatti cadaveri con espressione
schifata, pallido in volto e sull’orlo dello svenimento e il suo
fisico non regge le incursioni del soprannaturale, frequenti a
Sleepy Hollow. Un uomo che ha fatto della
razionalità il suo credo per sfuggire ai demoni del passato.
L’attore rende perfettamente questa lotta interna al protagonista,
ancor più viva nel piccolo paesino infestato dai fantasmi.
Nel 2000 partecipa a Prima che sia
notte di Julian Schnabel, tratto dall’autobiografia del poeta
cubano Reinaldo Arenas, perseguitato e incarcerato dal regime
castrista perché omosessuale. Malato di Aids e morto suicida in
esilio a New York. Johnny Depp appare in due
momenti: nei panni del transessuale Bon Bon e del tenente Victor.
Ritrova poi Lasse Hallström, che lo dirige in
Chocolat, dove interpreta un altro ruolo ai
margini, quello dello zingaro Roux, in una cittadina di provincia
francese negli anni ’50, dove si avvicina a un’altra figura
emarginata: quella della cioccolataia Juliette Binoche, la
straniera Vianne: una sorta di diavolo tentatore che induce ai
peccati di gola i paesani con le sue delizie al cacao. Alla fine
però, il moralismo sterile lascia il posto alla comprensione e la
comunità accetta Vianne, assaporando anche una vita più libera e
piena, assieme al gusto del cioccolato.
L’anno seguente Johnny interpreta
il ruolo dell’ispettore oppiomane Frederick Abberline in
La vera storia di Jack lo Squartatore,
che indaga nella Londra sordida e tetra di fine ‘800 per scoprire
chi sia il serial killer di prostitute che colpisce in città.
A partire dal 2003 Depp interpreta
il personaggio che gli ha dato la maggior notorietà e gli ha fatto
sbancare i botteghini di tutto il mondo: il pirata Jack Sparrow,
nella saga della Disney Pirati dei Caraibi – La
maledizione della prima luna (2003), La
maledizione del forziere fantasma (2006),
Ai confini del mondo (2007), tutti
diretti da Gore Verbinski. Per questo ruolo,
anticonformista per eccellenza, con trucco nero agli occhi, bandana
e dreadlocks, l’attore ha dichiarato di ispirarsi al chitarrista
dei Rolling Stones Keith Richards e, nonostante
all’inizio la chiave trasgressiva scelta per impersonare il
protagonista non andasse a genio ai produttori della serie, si è
rivelata vincente e di grande successo. Per motivare le sue scelte
artistiche, che negli ultimi anni lo hanno portato sempre più verso
pellicole rivolte a un pubblico di bambini (anche se non
esclusivamente), Johnny ha dichiarato di voler fare film che
potessero essere visti dai suoi figli – nel 2002 dall’unione con
Vanessa Paradis è nato il suo secondogenito Jack e l’attore ha
preso residenza stabile nella campagna francese. Nella stessa
direzione è andata la scelta di essere James Barrie in
Neverland – Un sogno per la vita (2004),
incentrato appunto sulla figura del creatore di Peter Pan. Anche la
collaborazione di Johnny Depp con Tim
Burton negli ultimi anni sembra essersi spostata
decisamente su questo terreno, con La fabbrica di
cioccolato (2005), in cui l’attore, quasi
irriconoscibile, veste i panni del padrone della fabbrica Willy
Wonka. E, sempre nel 2005, con La sposa
cadavere, pellicola d’animazione in cui Depp dà la
voce a un personaggio dalle fattezze simili alle sue.
Ciò che più colpisce, considerata
l’estrema notorietà e il successo raggiunti a questo punto
dall’attore americano, nonché l’investitura holliwoodiana, è che
non abbia ottenuto premi di peso. Ma anche questi sono destinati ad
arrivare. Nel 2007 infatti, è proprio l’ennesima collaborazione con
Burton a dargli il Golden
Globe come Miglior Attore in un film Commedia o Musicale . In
Sweeney Todd: il diabolico barbiere di
Fleet Street, Johnny Depp interpreta infatti
questo sanguinario assassino per vendetta. Dopo una carriera
tramontata nel mondo della musica, l’attore si cimenta qui nel
canto, assieme alla coprotagonista Helena Bonham
Carter (Mrs.Lovett), moglie di Tim Burton
(l’attrice dichiarò ironicamente in un’intervista che il regista
l’avrebbe sposata, non potendo sposare il suo alter-ego,
Johnny Depp). La diabolica coppia funziona alla
perfezione in questo musical a tinte fosche, e la direzione di
Burton è impeccabile. Torniamo alle atmosfere da favola scura, come
già in Edward mani di forbice e Il mistero di Sleepy Hollow, con la
differenza che il personaggio interpretato da Depp è ora tutt’altro
che timido e ingenuo, o servitore della collettività in nome della
giustizia e della verità. È invece un uomo vittima di una profonda
ingiustizia (è stato condannato ingiustamente), dolente e spietato,
nella Londra del ‘700, che si vendica nel modo più truce che
possiamo immaginare: uscito di galera, apre un negozio di barberia,
dove sgozza le sue vittime (coloro che anni prima lo fecero
incarcerare). Poi entra in scena la sua altrettanto diabolica
complice, che ha un forno proprio sotto la barberia: la poltrona
del barbiere – grottesca e straordinaria diavoleria – catapulta
direttamente la vittime sgozzate in un enorme tritacarne, che le
rende polpa pronta per farcire le leccornie vendute al pubblico con
enorme successo dalla signora Lovett. Un’associazione a delinquere
delle più diaboliche dunque, dalla quale, nonostante tutto, non
riusciamo a restare solamente inorriditi, perché Burton, sarcastico
e pungente come sempre, riesce a rendere perfettamente la
complessità di una realtà in cui il giudice Turpin non è meno
colpevole di Todd e i voraci clienti di Mrs. Lovett non paiono
candide creature indifese.
Nel 2009 Depp sostituisce lo
scomparso Heath Ledger, alternandosi ai colleghi
Jude Law e
Colin Farrell, nel film Parnassus – L’uomo che
voleva ingannare il diavolo. Qui, è diretto di
nuovo da Terry Gilliam e siamo ancora in un
territorio fantastico e visionario. Di tutt’altro tenore, invece,
Nemico pubblico di Michael
Mann, in cui interpreta il rapinatore di banche John
Dillinger, nell’America degli anni ’30. Infine, quest’anno lo
troviamo in due pellicole: è il Cappellaio Matto in
Alice in Wonderland, ultima
collaborazione finora registrata con Tim Burton, e
il turista Franck Taylor in The Tourist di Florian Henkel von
Donnersmarck: spy story romantica di ambientazione veneta, che lo
vede al fianco di Angelina Jolie. Entrambe le pellicole però, non
sembrano all’altezza delle precedenti dei rispettivi registi. La
scorsa settimana, in occasione della presentazione a Roma di
The
Tourist, Depp ha dichiarato di essere a lavoro su
un paio di progetti con cui vorrebbe tornare alla regia, anche se
non ha intenzione, dice, di scegliere sé stesso come attore. Il
prossimo anno, intanto, lo vedremo ancora nei panni di Jack Sparrow
in un altro episodio della saga Pirati dei Caraibi, stavolta per la
regia di Rob Marshall ( …cominciamo a capire
perché sua figlia Lily-Rose sia convinta che il mestiere del padre
sia proprio quello del pirata!).
Johnny Depp
possiede una casa di produzone cinematografica: la Infinitum Nihil
Production. Ha inoltre investito nell’acquisto del famoso
ristorante di Parigi “Man-Ray”, che possiede in comproprietà con
John Malkovich, Sean Penn e Mick Hucknall, cantante dei Simply
Red.
Infine, della passione di
Johnny Depp per la musica s’è detto all’inizio e
la sua strada s’è spesso intrecciata con quella del mondo musicale:
l’attore ha suonato assieme agli Oasis nel brano Fade In-Out. Nel
2007 ha partecipato al documentario di Julian Temple su Joe
Strummer, dando un suo ricordo del cantante dei Clash, scomparso
prematuramente a dicembre del 2002. Lo scorso anno è stato voce
narrante di un documentario sui Doors (When you’re strange di Tom
Di Cillo).
Ad Hollywood circola da un po’ una
sceneggiatura tratta da un gioco da tavolo, Ouija, ad opera degli
autori di Tron Legacy, Eddie Kitsis e Adam Horowitz.
Il film ricavato da questa
sceneggiatura dovrebbe avere lo stesso nome del gioco e la
Universal, che considera il progetto a metà “tra La Mummia e
Indiana Jones”, è in cerca di un regista che possa
realizzarla. Dopo qualche pretendente scartato ora pare che il nome
più probabile sia quello di McG, che abbiamo visto l’ultima
volta al cinema con l’accettabile Terminator Salvation e che sta
ora completanto This Means War. Le riprese del film dovrebbero
cominciare entro l’inizio del 2011 quindi non dovremo aspettare
molto per conoscere la sorte di McG.
Sono state annunciate le nomination
per gli Screen Actors Guild Awards, i
premi che il sindacato degli attori assegna ai propri colleghi e
che verranno consegnati il prossimo 30 gennaio. Sia The Fighter e
The King’s Speech conducono la classifica dei più nominati con 4
candidature a testa.
Ecco l’elenco delle candidature
per le principali categorie di cinema e tv:
Miglior protagonista
maschile.
Jeff Bridges (True Grit), Robert
Duvall (Get Low), Jesse Eisenberg (The Social Network), Colin Firth
(The King’s Speech), James Franco (127 Hours).
Migliore protagonista
femminile.
Annette Bening (The Kids Are All
Right), Nicole Kidman (Rabbit Hole), Jennifer Lawrence (Winter’s
Bone), Natalie Portman, (Black Swan), Hilary Swank
(Conviction).
Miglior non protagonista
maschile.
Christian Bale (The Fighter), John
Hawks (Winter’s Bone), Jeremy Renner (The Town), Mark Ruffalo (The
Kids Are All Right), Geoffrey Rush (The King’s Speech).
Migliore non protagonista
femminile.
Amy Adams (The Fighter), Helena
Bonham Carter (The King’s Speech9, Mila Kunis (Black Swan), Melissa
Leo (Black Swan), Haylie Steinfeld (True Grit).
Miglior cast.
The Fighter, The Kids Are All
Right, The King’s Speech, Black Swan, The Social Network.
Miglior cast, serie
drammatica.
Mad Men, Dexter, Boardwalk Empire,
The Closer, The Good Wife.
Miglior cast, serie
comica.
30 Rock, Glee, Hot in Cleveland,
Modern Family, The Office.
Miglior attore protagonista
in una serie drammatica.
Steve Buscemi (Boardwalk Empire),
Bryan Cranston (Breaking Bad), Michael C. Hall (Dexter), Jon Hamm
(Mad Men), Hugh Laurie (Dr. House).
Miglior attore in una serie
comica.
Alec Baldwin (30 Rock), Ty Burrell
(Modern Family), Steve Carell (The Office), Chris Colfer (Glee), Ed
O’Neill (Modern Family).
Miglior attrice
protagonista in una serie drammatica.
Glenn Close (Damages), Mariska
Hargitay (Law & Order: SVU), Julianna Margulies (The Good Wife),
Elisabeth Moss (Mad Men). Kyra Sedgwick (The Closer).
Miglior attrice in una
serie comica.
Edie Falco (Nurse Jackie), Tina Fey
(30 Rock), Jane Lynch (Glee), Sofia Vergara (Modern Family), Betty
White (Hot in Cleveland).
Kin, il film che sarà diretto di
Stefan Ruzowitzky (Maga Martina e il libro magico del Draghetto),
sta raccogliendo i primi nomi per un cast che si preannuncia di
grande livello: il primo nome è quello di Eric Bana, seguono a
ruota Charlie Hunnam e Olivia Wilde, che lasciatasi alle spalle il
suo numero 13 nella popolarissima serie Dott.House sarà
protagonista della prossima stagione cinematografica con ben tre
film Tron Legacy, Cowboys & Aliens e The Next Three Days.
La storia del film ruota intorno a
due persone in fuga (Bana e la Wilde) che devono nascondersi da un
ex-boxer piuttosto violento (Hunnam). Le riprese cominceranno il
prossimo marzo in Canada.
Il film, prodotto dalla 2929 Entertainment e dalla Mutual Film,
sarà diretto da Stefan Ruzowitzky. La storia è
quella di due persone in fuga (Bana e la
Wilde) che devono nascondersi dal ritorno a casa
di un ex-boxer piuttosto violento (Hunnam). Le
riprese cominceranno il prossimo marzo in Canada.
Sam Worthington ha
aggiornato sulla situazione dei sequel di Avatar. Manca ancora
molto tempo prima che i due film escano al cinema – li vedremo
rispettivamente nel 2014 e nel 2015. Tuttavia, sono progetti molto
complessi, e verranno girati insieme, quindi i lavori sono già
iniziati, anche perché James Cameron non è famoso per rispettare le
scadenze.
Worthington ha spiegato che Cameron
si è già rimesso a scrivere: Al momento, James Cameron
sta scrivendo quella che lui chiama “La Bibbia”, tutti i dettagli
del mondo di Avatar
dei prossimi due film. Una volta che avrà messo su carta tutti
questi dettagli – materiale che è già presente nella sua testa,
comunque – potrà iniziare a scrivere lo script, e noi potremo
tornare a esplorare il mondo di Pandora, come andare sott’acqua o
sulle montagne galleggianti…
Worthington ha anche speculato
sull’evoluzione del suo personaggio, Jake Sully, e di quello di
Neytiri: Ho sempre scherzato dicendo che loro si
sarebbero sposati, Jake sarebbe diventato pigro e Neytiri l’avrebbe
preso a calci. Quale sarà il nuovo dilemma? Sarà solo il ritorno
degli umani, o qualcosa di più grosso può minacciare Pandora? Basta
guardarci intorno: sappiamo che stiamo distruggendo il mondo, e
sappiamo anche cosa possiamo fare. Ma cos’altro stiamo facendo di
sbagliato che potrebbe riflettersi sulle nostre
vite?
Una riflessione che forse anche
Cameron farà quando lavorerà alla sceneggiatura.
Nel cast di Avatar, oltre al
protagonista Sam Worthington, anche Giovanni Ribisi, Zoe
Saldana, Sigouney Weaver, Michelle Rodriguez, Joel David Moore, CCH
Pounder, Peter Mensah, Laz Alonso, Wes Studi e Stephen
Lang.
La Warner Bros. ha trovato 17
minuti inediti di riprese di 2001: Odissea nello spazio, il
classico di Stanley Kubrick del 1968. Il girato si trovava in una
cassaforte situata in una miniera di sale del Kansas (sic), secondo
Slash Film e The Film Stage, che hanno riportato la notizia.
Ecco nuove foto provenienti dal set, che mostrano i due
protagonisti Jason Segel, anche sceneggiatore del film, e Amy
Adams, che interpreta la fidanzata del protagonista. Dave Grohl, ex
batterista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters, avrà un ruolo
nella pellicola diretta da James Bobin.
Avevamo già dato notizia ieri che
il musical di grande successo Rock of Age si starebbe trasformando
in un film musical per il grande schermo, e che a partecipare al
casting ci siano già i grandi nomi di Tom Cruise e Alec
Baldwin.
Oggi si è aggiunto un altro nome a
questo cast di alla stars, si tratta della bionda Gwyneth Paltrow.
Il film sarà diretto da Adam Shankman, già alle prese con il
musical in Hairspray, grande successo di critica e pubblico con un
inedito John Travolta.
La sceneggiatura è opera di Chris
D’Arienzo, ideatore del musical di Broadway, mentre i produttori
saranno Carl Levin, Matt Weaver, Scott Prisand, Tobey Maguire e
Jennifer Gibgot.
Sergio
Castellitto, attore, scrittore, regista, icona e fiore
all’occhiello del cinema italiano, è un attore eclettico che
riempie lo schermo e riesce a gestire egregiamente sia ruoli
drammatici sia comici. Egli è uno sperimentatore delle tecniche
attoriali e di quelle registiche.
Sergio
Castellitto, nato e cresciuto a Roma, sceglie fin da
giovane di seguire la sua inclinazione iscrivendosi
all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio
D’Amico. Esordisce da giovanissimo in teatro,
collaborando con registi importanti come Luigi Squarzina, Aldo
Trionfo nel Candelaio (1981) ed Enzo Muzii nel
Girotondo da Schnitzler (1985). Tra il 1984 e il
1985 recita in Le tre sorelle di Cechov, e conosce
Margaret Mazzantini. Uniti nella vita e nel lavoro, si sposano nel
1987 e hanno quattro figli. Nel 1996 Sergio
Castellitto debutta come regista teatrale con
Manola, scritta e interpretata da Margaret
Mazzantini e da Nancy Brilli. Nel 2004
ripete il successo con un’altra regia e interpretando un altro
testo teatrale scritto dalla moglie, intitolato
Zorro.
Il teatro non è l’unica passione di
Sergio Castellitto, tanto che già nel 1983, egli
debutta a fianco di Marcello Mastroianni, nel tragico Il
generale dell’armata morta di Luciano Tovoli, seguito da
Magic Moments nel 1984. Nel 1986 sfrutta l’opportunità unica di
lavorare con il grande Ettore Scola in La
famiglia. Ma la sua prova migliore in questo primo periodo
è nel film Sembra morto… ma è solo svenuto di
Felice Farina, di cui scrive anche il soggetto e collabora alla
sceneggiatura, film che fu molto apprezzato in Francia e che lo
consacra attore internazionale. Infatti, nel 1988 recita in
Paura e amore con Fanny Ardant e Valeria Golino
ma specialmente fa parte del cast del cult Le Grand
Bleu, di Luc Besson. Poco dopo,
Castellitto si rende noto al grande pubblico della commedia con
Piccoli equivoci (1989) di Richy
Tognazzi e con Stasera a casa di Alice
(1990) di Carlo Verdone. Quest’ultimo film
richiama direttamente la grande tradizione italica della commedia
degli equivoci di Totò e Peppino. Castellitto e
Verdone interpretano due personaggi tragicomici
che si contendono una donna, Ornella Muti.
Negli anni Novanta Sergio
Castellitto lavora con altri grandi del cinema italiano
come Marco Ferreri e Mario
Monicelli in Rossini! Rossini! (1991)
e con Francesca Archibugi che lo vuole nel suo Il
grande cocomero (1993) con cui vince il David di Donatellocome miglior
attore. La vera proclamazione arriva poi nel 1996 con il
pluripremiato L’uomo delle stelle di Giuseppe
Tornatore con cui vince il suo primo Nastro d’Argento
come miglior attore. Nel film Sergio Castellitto
interpreta un regista alla ricerca di talenti nella Sicilia degli
anni Cinquanta. Una terra che nonostante fosse allo sbando e già
dominata dalla corruzione era in realtà piena di sogni e di
speranze.
Il cinema di Sergio
Castellitto
Da un film impegnato,
Sergio Castellitto passa a un ruolo comico in cui
interpreta il fratello di Paolo Rossi in
Silenzio…si nasce (1996), per poi ritornare a un
ruolo drammatico di un uomo in declino nell’opera prima di Renato
De Maria Hotel Paura (1996).
Alla soglia degli anni Novanta,
Sergio Castellitto scrive la sceneggiatura e
dirige il suo primo film, Libero Burro, che
racconta la storia di un uomo del Sud che si mette in gioco
trasferendosi al Nord ma che fallisce di continuo fino a quando
incontra una donna speciale, che nel film è interpretata da
Margaret Mazzantini. Il film purtroppo non riceve
i risultati sperati e si rivela un fiasco al botteghino; ma
Castellitto non si arrende e recita in Padre Pio,
film tv diretto da Carlo Carlei nel 2000, per il
quale riceve un successo inaspettato.
Il 2001 poi è un anno molto
produttivo per lui, è un professore ne L’ultimo
bacio di Gabriele Muccino, e un ambiguo regista teatrale
in Chi lo sa?, diretto dal maestro regista
francese Jacques Rivette.
Nel 2002 altro anno d’oro per
Sergio Castellitto, inizia la sua collaborazione
con Marco Bellocchio che lo vuole per
L’ora di religione, film che lo consacra ancora
una volta grande attore e gli fa vincere la preziosa statuetta
d’argento dell’European Film Award. Il film, che
tratta la questione religiosa, ha suscitato numerose polemiche.
L’ora di religione unisce due grandi del cinema italiano,
Castellitto di Bellocchio dice: “Non è per complimentarmi con
lui ma io raramente ho trovato un regista che suscitasse un tale
entusiasmo nelle persone con le quali ha lavorato sul set. E, dato
che fare un film non è soltanto fare delle riprese ma è anche un
percorso umano – sono dieci-dodici settimane passate insieme –,
allora la qualità di quelle giornate a lavorare insieme è un
ricordo importante”.
Poi nel 2004 dirige un film, il più
noto da regista, Non ti muovere, tratto dal best
seller omonimo scritto dalla moglie Margaret
Mazzantini. Il film è stato interpretato dallo stesso
Sergio Castellitto, Penélope Cruz e
Claudia Gerini e ha avuto un ottimo riscontro
dalla critica e dal pubblico. Ha ottenuto due David di
Donatello, migliore attrice protagonista (Penélope Cruz) e
miglior attore protagonista (Sergio Castellitto) e
quattro Nastri d’argento, migliore sceneggiatura,
migliore scenografia, miglior montaggio e migliore canzone
originale (Un senso di Vasco
Rossi e Saverio Grandi) e uno Ioma come miglior film
italiano in ex aequo con Buongiorno Notte. Una
storia quella di Non ti muovere che parla di
occasioni perdute. Timoteo è un padre di famiglia che mentre
attende che sua figlia sia operata urgentemente, ripercorre con la
mente una sua storia con una donna, Italia con la quale ha
condiviso una passione intensa e contraddittoria, fatta di violenza
e di amore. Timoteo rappresenta il ritratto dell’uomo
contemporaneo, è un vigliacco che non sa decidere della sua vita.
Italia è una donna di borgata che da sempre è soggetta alla povertà
e alle violenze. Italia è interpretata da Penelope
Cruz. Castellitto durante un’intervista ha usato queste
parole per descriverla: “Penelope è brava come Giulietta
Masina. E’ un’attrice generosa, umile e coraggiosa, si è lasciata
guidare dal libro e ha dato vita ad un personaggio straordinario.
Imbruttirsi per un’attrice bella non è un atto di coraggio, semmai
è una possibilità in più. Ha imposto una sola condizione, recitare
con la propria voce e il risultato è straordinario, una lezione di
dizione per tante attrici italiane”.
Ma la carriera di Castellitto
continua, nel 2006 partecipa all’episodio di Isabelle Coixet nel
corale Paris, je t’aime, omaggio romantico alle
bellezze anticonvenzionali della capitale francese. Poi in
Italians, di Giovanni Veronesi,
in cui recita con Riccardo Scamarcio. Un film che ritrae le
caratteristiche più divertenti e paradossali dell’italiano medio,
in cui Castellitto conferma la sua grande bravura e capacità
eclettica Nel 2008 interpreta il re Miraz nel secondo capitolo de
LE CRONACHE DI NARNIA: Il principe
Caspian. Nel 2009 torna a lavorare con Jacques
Rivette in Questione di punti di vista e in
Tris di donne & abiti nuziali di Vincenzo
Terracciano e in Alza la testa di Alessandro
Angelini per cui vince il Premio Marc’Aurelio come Migliore attore
al Festival del Cinema di Roma 2009.
Inoltre nel 2010 Sergio
Castellitto ha l’onore di essere il Presidente
della Giuria del
Festival del Cinema di Roma; Gianluigi Rondi, Presidente del Festival, l’ha
designato con queste parole: “Uno dei nostri più prestigiosi attori
di cinema e di televisione”.
Il suo film più recente di cui lui
stesso è il regista oltre che interprete è La bellezza del
somaro, al cinema dal 17 dicembre, scritto da Castellitto
e dalla moglie Margaret Mazzantini. Una commedia grottesca e sopra
le righe con Laura Morante, Marco Giallini e Barbora
Bobulova e Enzo Jannacci sul rapporto tra
genitori e figli; Un film gagliardo – così definito da Castellitto
– che tratta temi seri con una pernacchia. Una commedia che fa
riflettere sulla nuova generazione: ragazzi adolescenti che non ne
possono più di avere genitori che pretendono di essere “amici”.
Il cinema di Sergio
Castellitto
Infine prossimamente al cinema
uscirà un altro film diretto da Sergio Castellitto
e tratto da un romanzo di Margaret Mazzantini,
Venuto al
mondo. Ancora una volta i due coniugi lavorano
insieme ma questa volta Castellitto sarà regista, autore della
sceneggiatura con Roberto Ciccutto, coproduttore,
ma non interprete. Il film ripercorre, in un’alternanza tra
presente e passato, il viaggio di una madre, Gemma (interpretata da
Penelope Cruz), insieme al figlio adolescente
Pietro attraverso la Bosnia dilaniata dalla guerra. Le riprese del
film inizieranno nel febbraio 2011 e si volgeranno tra Roma,
Sarajevo e Belgrado. L’attrice spagnola sarà anche coproduttrice
della pellicola.
Questa è la carriera
cinematografica di Sergio Castellitto, un uomo, un
cineasta, una guida per tutti coloro che affrontano o vorrebbero
affrontare questa carriera. Castellitto, con la sua creatività e
professionalità, offre un’immagine positiva all’estero, continuando
sulla scia dei grandi attori italiani del passato. Un motivo di
orgoglio per tutti i cinefili italiani.
Spike Jonze e Charlie Kaufman si
preparano ad una nuova collaborazione, dopo aver lavorato insieme
per due film importanti come Essere John Malkovich e Il ladro di
orchidee.
Deadline ha chiesto a Ron Howard di
rivelare qualche novità relativamente al suo prossimo adattamento cinematograficode La Torre Nera, la
famosa serie di romanzi di Stephen King. Il film al momento è in
fase di sceneggiatura per mano di Akiva Goldsman che produrrà anche
ilprogetto insieme all’autore del romanzo King ed a Brian
Grazer.
Tron Legacy, dopo quasi
vent’anni il sequel di un film culto degli anni ‘80 Uscirà il 29
dicembre 2010 per la versione 3-D e il 5 gennaio 2011 negli altri
formati, “Tron Legacy”, film di fantascienza sequel del film culto
Tron del 1982. Il 3 settembre 2009, la Walt Disney Pictures aveva
annunciato che Tron Legacy non sarebbe stato distribuito più nel
2011 ma il 17 dicembre 2010 (negli Stati Uniti), in concomitanza
con l’uscita dell’adattamento cinematografico realizzato da Warner
Bros. Family Entertainment, basato sul personaggio a cartoni
animati Orso Yoghi.
L’Hollywood Reporter da una notizia interessante:
al posto di Robert Downey Jr, il protagonista di Gravity, atteso
film fantascientifico di Alfonso Cuaron prodotto da David Heyman,
sarà George Clooney.
Da appena un mese è uscita al
cinema la prima parte dell’ultimo capitolo di Harry Potter, che già
è uscita la locandina della Parte II de I Doni della morte.
Ecco la foto:
Dalla locandina pare che le tre
sagome, chiaramente il nostro trio preferito, guardino da lontano
il castello di Hogwarts pronti ad andare a cercare quello che serve
loro affinchè il male venga sconfitto per sempre…
Da appena un mese è uscita al
cinema la prima parte dell’ultimo capitolo di Harry Potter, che già
è uscita la locandina della Parte II de I Doni della morte.
Un uomo in crisi per la perdita
della sua amata incontra una donna affascinante e misteriosa su un
treno diretto a Venezia. Da questa premessa così eterea si possono
ipotizzare sviluppi molteplici e proprio da questo grande
potenziale parte The Tourist, ultimo film di
Florian Henckel von Donnersmarck, il regista
premio Oscar per Le vite degli altri, ed ora alle prese con una
coppia che sulla carta fa scintille: Angelina Jolie e Johnny Depp.
Un film carico di aspettative, con
un grande cast che oltre ai super divi comprende anche
Paul Bettany, Timothy Dalton,
Rufus Sewell e un nutrito gruppo di artisti italiani
in ruoli da comprimari. Tuttavia come spesso accade, le aspettative
non sono soddisfatte e il film si risolve in una commedia (non nel
senso classico del termine) che fa sorridere il più delle volte
involontariamente. Il primo problema che si riscontra
immediatamente è quello dei protagonisti: è pur vero che non si ci
stancherebbe mai di guardare la splendida e statuaria Angelina, ma
la sua interpretazione appare purtroppo monocorde per un
personaggio che forse si discosta dal genere di donna che l’attrice
interpreta di solito.
Per quanto riguarda Depp, sembra
sempre più evidente ormai che le sue maschere stiano prendendo il
posto della sua bravura, e se questa affermazione sembra troppo
cattiva, date uno sguardo alla sua fuga sui tetti delle casa
veneziane: quei saltelli non sono un po’ troppo uguali a quelli
ciondolanti di un certo
Jack Sparrow?Depp prova ad interpretare il ruolo di un uomo
normale che si trova attonito davanti alla folgorante bellezza
della Jolie, ma purtroppo non è così normale da risultare
credibile, almeno non quanto ci riesce Neri Marcorè che interpreta il brevissimo
ruolo del receptionist, la sua espressione è così genuina che viene
da chiederci se sia un grande attore oppure è davvero imbarazzato e
abbagliato dalla presenza di fronte a lui di Angelina.
Molto bene invece tutto il cast
italiano, a partire da Christian De Sica che, a
dispetto della sua carriera di commediante, si dimostra molto più
convincente in ruoli seri, passando poi per Alessio
Boni e i piccoli ruoli riservati a Nino Frassica e
Raul Bova (che a sua volta ha affascinato molto la Jolie
per sua stessa dichiarazione). Il grande difetto di questo film
resta la prevedibilità e la poca coerenza di alcune scelte che
fanno sviluppare gli eventi in maniera a tratti involontariamente
grottesca e che conducono uno spettatore perplesso ad un finale che
non riesce a tenere col fiato sospeso la platea. Tre elementi del
film si salvano, e tutti e tre purtroppo non dipendono né dal
regista, dal quale senza dubbio si ci aspettava qualcosa in più, né
dal super cast: la prima in assoluto sono i costumi che avvolgono
la Jolie, rendendola ancora più bella se mai fosse possibile, non a
caso opera di Colleen Atwood, che ha lavorato per Alice in the Wonderland e Big
Fish tra gli altri.
Altro fattore di grande pregio di
The Tourist è la splendida laguna di Venezia, che
incornicia questo film dalle modeste pretese, ma soprattutto grande
risalto ha la musica, e come aspettasti diversamente quando la
composizione della soundtrack è stata affidata a James
Newton Howard? Non si tratta forse di una delle sue
migliori composizioni, non ai livelli di The
Village almeno, ma sicuramente è un lavoro potente, che
accompagna ed enfatizza il film in maniera impeccabile, aggiungendo
molto a ciò che invece manca nella forma e nei contenuti di un film
che purtroppo non mantiene le aspettative. The
Tourist delude con classe, molta bella forma e poco
contenuto interessante.
Il musical Rock of Ages è stato
opzionato dalla New Line Cinema per un adattamento cinematografico
molto ambizioso. La storia di una ragazza in cerca di successo
viene raccontata attraverso una serie di successi rock-metal anni
’80 che spaziano da Bon Jovi agli Styx.
Ci ha abituato agli eccessi con
Borat e Bruno, ed ora lo aspettiamo nel ruolo serio e impegnativo
che lo porterà ad incarnare Freddie Mercury. Si tratta di Sacha
Baron Cohen che però non si stanca di stupire.
Pare che Nick Cassavetes (John Q.,
Le pagine della nostra vita) sarebbe intenzionato portare sullo
schermo la vita del boss mafioso John Gotti ed a suo figlio, John
Gotti Jr.
Jon Favreau durante un’intervista
ha dato conferma che David Fincher dirigerà la nuova versione del
classico di Jules Verne 20.000 leghe sotto i mari, prodotto da casa
Disney.
The Tourist: Frank sta vivendo una
delusione amorosa e così decide di partire per la bella Italia, più
precisamente per la romantica Venezia così da dimenticare i suoi
dolori. Inaspettatamente però viene travolto dalla bellezza, dal
fascino e dall’intelligenza di una splendida donna, Elise.
Dopo un’estenuante attesa ecco arrivare finalmente il Trailer
del nuovo film di Terrence Malick: Tree of life, con Brad
Pitt e Sean Penn.E arriva anche un Teaser Poster!
Pete Doherty interpreterà il poeta
e drammaturgo francese Alfred de Musset, in un film in costume al
fianco di Charlotte Gainsbourg. Al momento Doherty vive in Francia,
a causa di una sorta di ordinanza restrittiva verso Londra, città
natale del cantante, e proprio in Francia Pete ha colto questa
importante occasione.
Lunedì scorso Ben Stiller e Owen
Wilson hanno fatto nuove dichiarazioni sullo stato del sequel di
Zoolander, del quale aveva parlato qualche mese fa anche il regista
Justin Theroux: i due attori hanno confermato che la sceneggiatura
è ultimata e la commedia dovrebbe essere girata l’anno
prossimo.
Lunedì 13 dicembre si è tenuta alla Cinematheque Francaise a
Parigi la prima di The Way Back, l’atteso film che sigla il ritorno
al cinema di Peter Weir. Alla premiere presenti gli attori del cast
Colin Farrell, Jim Sturgess e Saoirse Ronan. Nel cast anche Ed
Harris.