Nota in Italia soprattutto per
alcuni suoi felici contatti col nostro cinema – dai fratelli
Taviani, che la vollero ventenne ne Il sole anche di
notte, a Jane Eyre, che interpretò nel
’95 per il maestro Franco Zeffirelli, al più recente lavoro con
Emanuele Crialese, Nuovomondo – Charlotte
Gainsbourg è oggi un’apprezzata attrice europea, la cui carriera,
però, non conosce confini geografici.
Nasce a Londra il 21 luglio del
1971, figlia del cantautore francese Serge Gainsbourg e
dell’attrice e cantante britannica Jane Birkin. Con loro muove i
primi passi nel mondo dello spettacolo. Accanto al padre, esordisce
come cantante a soli tredici anni, nel 1984, interpretando
Lemon incest per l’album da lui firmato Love on the
beat. Lo stesso anno sperimenta per la prima volta il cinema,
partecipando a Amore e musica di Elie Chouraqui,
al fianco di Catherine Deneuve e Christopher Lambert. Il suo primo
ruolo di rilievo arriva nel 1985: Claude Miller la sceglie infatti
come protagonista del suo L’effrontée – Sarà perché ti
amo, che le vale il premio César come Miglior Promessa
femminile. Il successo è bissato tre anni dopo, quando Miller torna
ad affidarle il ruolo centrale – quello di Janine Castang – in
La piccola ladra, tratto da una sceneggiatura di
François Truffaut. Il film ottiene ottimi riscontri di critica e
pubblico. In questi anni, è diretta dal padre in Charlotte
forever e non manca di partecipare anche alla colonna
sonora del film.
Siamo così a ridosso degli anni
’90, che vedranno l’attrice allontanarsi dalla Francia, per
cominciare a farsi conoscere ed apprezzare nel resto del globo.
Innanzitutto, in Italia. Il decennio si apre infatti con la sua
partecipazione a Il sole anche di notte dei
fratelli Taviani. Adattamento dal racconto di Tolstoj Padre
Sergio, la cui ambientazione diventa qui il Settecento
italiano. Al centro della pellicola il percorso esistenziale del
nobile Sergio Giuramondo/Julian Sands, che sceglie la strada della
religione, in un viaggio alla ricerca di sé stesso tra mille dubbi.
Charlotte Gainsbourg, che interpreta Matilda, ha così l’opportunità
di condividere il set con Nastassja Kinski, Julian Sands e Patricia
Millardet.
Ma, la sua interpretazione
sicuramente rimasta nella memoria di molti è quella
dell’istitutrice Jane Eyre, nell’omonimo film diretto da Franco
Zeffirelli (1995), tratto dal romanzo di Charlotte Brontë. La
Gainsbourg è intensa e impeccabile nei panni della giovane maestra,
chiamata a svolgere le sue funzioni presso la dimora di Mr.
Rochester/William Hurt. Nonostante non sia bellissima, la
protagonista è un concentrato di fermezza e dolcezza, coraggio,
fierezza e bontà d’animo, che riusciranno a conquistare perfino il
cuore inaridito e l’animo travagliato del burbero Edward
Rochester.
In questi anni, però, l’attrice,
non dimentica la Francia e continua a lavorare coi suoi cineasti,
tra i quali Eric Rochant, che la vuole per interpretare il ruolo
della protagonista nel suo Anna Oz (1995), tra
fantasia, schizofrenia e dramma. Mentre Marion Vernoux fa recitare
Charlotte accanto a suo marito Yvan Attal – sposato nel 1994 – nel
sentimentale Love etc. (1996). Il film è la storia
di un triangolo amoroso, con echi che riportano a Truffaut. L’anno
successivo nasce il primogenito della coppia, Ben, cui nel 2002
seguirà Alice.
L’alba del nuovo millennio sarà per
Charlotte anche quella in cui otterrà il suo secondo Premio César,
stavolta come Miglior Attrice non protagonista, per la sua
interpretazione nel film Pranzo di Natale di
Danièle Thompson. Qui, interpreta Milla – sorella minore di Sabine
Azéma/Louba ed Emmanuelle Béart/Sonia – in un ritratto di famiglia
riunita durante le feste natalizie, in cui vari nodi vengono al
pettine. L’anno seguente è diretta dal marito nella commedia
Mia moglie è un’attrice. Due anni dopo la vediamo,
invece, prendere parte a una grande produzione hollywoodiana. È
infatti nel cast del fortunato
21 grammi – Il peso
dell’anima (2003), del messicano Alejandro Gonzáles
Iñarritu, dove interpreta Mary, alle prese col difficile rapporto
col marito,
Sean Penn/Paul, il quale si allontanerà da lei per andare in
cerca di
Naomi Watts/Christina. Il film è abilmente costruito come un
puzzle, in cui il regista tiene insieme, intrecciandole, le
drammatiche vicende dei tre protagonisti – accanto a Penn e Watts,
Benicio del Toro. Interpretazioni impeccabili, con Sean Penn
che guadagna la Coppa Volpi al Festival di Venezia per la miglior
interpretazione maschile.
Nel 2006, la Gainsbourg torna in
Italia per
Nuovomondo di Emanuele Crialese. In questo
affresco sull’emigrazione italiana del primo Novecento verso gli
Stati Uniti, l’attrice è l’inglese Lucy: donna elegante, in cerca
di un marito, che viaggia con gli italiani verso l’America. Lucy ha
un aspetto distinto e il fare deciso di chi vuole essere artefice
del proprio destino; è una donna moderna e consapevole di sé. Il
film ottiene il plauso di critica e pubblico, oltre a un
riconoscimento speciale al Festival di Venezia per Crialese. Lo
stesso anno Charlotte è anche nella commedia L’arte del
sogno di Michel Gondry, accanto a Gael Garcia Bernal.
Nel 2007, a seguito di un incidente
occorsole mentre praticava sci nautico, è operata d’urgenza per
un’emorragia cerebrale. Tutto si risolve per il meglio e l’attrice
torna a lavoro.
Nel 2009 Charlotte prende parte a
Quella sera dorata, ad oggi ultima fatica di James
Ivory. La vicenda ruota attorno al giovane dottorando americano
Omar Razaghi/Omar Metwally. Il ragazzo va in Uruguay, per
incontrare gli eredi del romanziere Jules Gund e ottenere
l’autorizzazione a pubblicare la sua biografia. Lì, rimarrà
irrimediabilmente invischiato nell’aristocratico e immobile
universo della famiglia Gund e sarà colto da improvvisa passione
per Arden Langdon/Charlotte Gainsbourg, un tempo amante dello
scrittore defunto.
Oltre che immergersi nell’universo
della upper class britannica per Ivory, l’attrice diventa
musa del regista danese Lars Von Trier. È scelta, infatti, come
protagonista femminile del discusso horror
Antichrist (2009), dove sprofonda negli abissi
del male accanto a Willem Defoe. L’interpretazione di questa donna
in profonda crisi, dopo la morte accidentale del figlio, è valsa
all’attrice la Palma d’Oro al Festival
di Cannes. E Von Trier ha scommesso ancora su di lei per il suo
ultimo suo lavoro, Melancholia (2011), presentato
a Cannes lo scorso maggio. Peraltro, al Festival la Gainsbourg ha
mostrato con disinvoltura il suo pancione, che annuncia la nascita
del terzo figlio. Ma, tornando al lavoro cinematografico, la
pellicola di fantascienza del regista danese riflette sulla fine
del mondo e sul modo in cui l’uomo vi si rapporta, e vede al centro
due figure femminili: quelle complementari delle due sorelle
Justine/Kirsten Dunst e Claire/Charlotte Gainsbourg.
È invece in questi giorni nelle
sale italiane L’albero di Julie Bertuccelli, film
drammatico in cui la nostra attrice è ancora una volta alle prese
con un lutto, stavolta non la morte di un figlio, come in
Antichrist, bensì quella del marito. Insieme alla
figlia di otto anni cercherà di superare il trauma di questa
perdita. L’albero è l’elemento naturale cui la bambina si aggrappa,
nell’illusione di mantenere, attraverso di esso, un contatto col
padre defunto.
Ruoli di donne forti e intense, o
delicate e fragili quelli interpretati dalla Gainsbourg, che riesce
comunque sempre a trovare la giusta chiave per caratterizzarli, non
temendo di accettare anche sfide difficili.
Come abbiamo accennato in apertura,
poi, il cinema non è l’unica passione di quest’artista. La musica,
infatti, ha sempre rivestito un ruolo importante nella sua vita.
Dagli esordi col padre Serge, ai concerti di beneficienza, alla
collaborazione artistica con Madonna, nel brano What it feels
like for a girl, contenuto nell’album Music del 2000,
fino al suo album 5: 55, del 2006, in cui ha chiamato a collaborare
accanto a sé vari artisti, tra i quali gli Air. La musica, però,
non le ha regalato, almeno finora, grandi successi, come invece ha
fatto la settima arte.