Sarà da venerdì 15 ottobre nelle
sale italiane con Gorbaciof di
Stefano Incerti, che lo vede protagonista nei
panni di Marino Pacileo, contabile a Poggioreale con il vizio del
gioco. Toni Servillo è attore ormai ben noto al
pubblico italiano, la cui popolarità è cresciuta soprattutto negli
ultimi anni. Il suo percorso artistico inizia però col teatro:
dalle prime esperienze adolescenziali alla fondazione, nel ’77, del
Teatro Studio di Caserta, dove si è trasferito dalla nativa
Afragola. Con questa compagnia mette in scena, tra gli altri, gli
spettacoli Propaganda (1979), Norma
(1982) e Guernica (1985) – un atto unico
interamente scritto, diretto e interpretato da Servillo stesso, che
gli vale il Primo Premio Gennaro Vitiello.
Risale invece al 1986 e si deve
sempre al teatro l’incontro di Toni Servillo con
Mario Martone. In quell’anno infatti, l’attore
collabora col gruppo teatrale Falso Movimento, dello stesso
Martone. Da questa collaborazione nasce, nel 1987, Teatri
Uniti, che riunisce le compagnie Falso Movimento, Teatro
dei Mutamenti e Teatro Studio di Caserta,
all’insegna della ricerca e della sperimentazione. Con Teatri Uniti
l’attore afragolano recita nello spettacolo di Enzo Moscato
Partitura (1988), in Adda passà a nuttata
(1989), tratto da Eduardo De Filippo e in
Rasoi (1991), da lui scritto insieme a
Martone.
I mille volti di Toni Servillo tra
palcoscenico e grande schermo
L’anno successivo segna l’esordio
cinematografico dei due: il primo come attore, il secondo da
regista, in Morte di un matematico napoletano, pellicola ispirata
alla vicenda del matematico Renato Caccioppoli. Il
sodalizio continua nei tre film che seguono. Prima
Rasoi (1993), tratto dallo spettacolo teatrale di cui s’è
detto sopra, poi I vesuviani (1997): film in
cinque episodi che raccontano Napoli tra realtà e fantasia, di cui
Martone dirige La salita, affidando a Servillo il ruolo del sindaco
di Napoli. E ancora, Teatro di guerra (1998): film
a più livelli dove cinema, teatro e vita reale interagiscono per
raccontare una Napoli non molto dissimile, per certi aspetti, dalla
Sarajevo in guerra di quegli anni. Il film è presentato nella
sezione Un Certain Régard del Festival di
Cannes. Nel 2001 Servillo è nel cast di Luna
rossa di Antonio Capuano.
La svolta nella carriera
dell’attore è però rappresentata dall’incontro, sempre nel 2001,
con il regista napoletano Paolo
Sorrentino. Questi sceglie infatti l’attore di
Afragola e gli affida il ruolo di Tony Pisapia nella sua opera
prima per il cinema: L’uomo in più. Qui Tony
Servillo mostra tutto il suo talento artistico,
interpretando magistralmente l’ascesa e la caduta di Pisapia,
borioso cantante nella Napoli degli anni ‘80, che vede svanire
successo e fama sotto il peso dei propri errori e si trova
intrappolato in un’esistenza squallida, della quale tenta
ostinatamente di risalire la china. La collaborazione tra l’attore
e il regista è proficua e prosegue nel 2004 con Le
conseguenze dell’amore, che li impone a pubblico e
critica. Arrivano infatti riconoscimenti importanti: a Tony
Servillo sono assegnati sia il David di Donatello che il
Nastro d’Argento come miglior attore protagonista per la sua
interpretazione di Titta De Girolamo. Un uomo facoltoso, che vive
da anni in un albergo svizzero. Un personaggio che la vita – in
parte il destino, in parte le scelte personali – ha
imbrigliato in un’esistenza immobile, scandita dal metodo e dalla
solitudine. Un individuo del quale nulla sembra trasparire, finché
non entra in gioco l’amore, che lo rende capace di mostrarci
un’umanità inaspettata. È questa, unita alla tenacia e
all’ostinazione, a conquistare lo spettatore. È proprio nei
personaggi intensi ed enigmatici pensati per lui da Sorrentino che
Servillo trova, infatti, la chiave per esprimere al meglio le sue
potenzialità di attore sul grande schermo. Sempre nel 2004
partecipa a “Notte senza fine” di Elisabetta Sgarbi.
Intanto, su un binario parallelo,
prosegue l’attività teatrale dell’attore campano. Dopo essersi
cimentato col teatro francese, portando in scena Molière (Il
misantropo nel ‘95 e Tartufo nel 2000) e Marivaux (Le false
confidenze nel ’98), nel 2005 torna al teatro partenopeo e porta in
scena “Sabato, domenica e lunedì” di Eduardo, con cui ottiene il
Premio Gassman per la miglior regia. Nel 2007 è ancora sul
palcoscenico, stavolta con La trilogia della villeggiatura di
Goldoni.
D’altra parte, il cinema continua a
riservargli grandi soddisfazioni: nello stesso anno, conquista di
nuovo il David di Donatello come miglior attore
nel film d’esordio di Andrea Molatoli,
La ragazza del lago. Qui interpreta il
commissario Sanzio, che indaga sulla morte di una giovane nel
friulano. Anche in questo caso gli viene affidato un personaggio
schivo, introverso, ma determinato, con una storia umana di
profonda solitudine. Sempre nel 2007 prende parte al film di
Fabrizio Bentivoglio Lascia perdere,
Johnny!, in cui recita accanto al fratello Peppe e
alla Piccola Orchestra Avion Travel.
Infine, le pellicole più recenti,
che certo tutti ricordano, sono entrambe targate 2008:
Gomorra di Matteo
Garrone, tratto dall’omonimo romanzo di Roberto
Saviano, e Il divo di Paolo
Sorrentino. I due film ricevono il Premio della
critica al Festival di Cannes.
Per Gomorra Servillo ottiene anche lo European Film
Award come miglior attore e per Il divo il Nastro
d’Argento e il David di Donatello per la migliore
interpretazione. Nel lavoro di Matteo Garrone,
Servillo è Franco. Smaliziato e cinico gestore del traffico di
rifiuti per conto della camorra, rappresenta perfettamente la
mentalità del Sistema – che tristemente collima con quella di molta
parte della società italiana – in cui la logica del profitto a
qualsiasi costo si nasconde dietro a un determinismo fatalistico
che vuole lo status quo immutabile e stronca sul nascere ogni
pensiero di cambiamento.
Ne Il
divo, che lo riporta a lavorare al fianco di Paolo
Sorrentino, Servillo è protagonista nei panni di
Giulio Andreotti. Il registro stilistico
sorrentiniano si muove qui tra realtà e immaginazione, amplificando
con la seconda i caratteri della prima. Al centro di questo
universo, “il divo Giulio”, figura cardine della politica del
nostro paese, controversa ed enigmatica, cui Servillo regala un
volto imperturbabile, a tratti attonito. Da una parte, una
cassaforte chiusa a custodire segreti e da cui dunque nulla
traspare. Dall’altra, l’espressione di chi è quasi assente da sé,
estrema difesa che consente di non giudicare sé stessi e il proprio
operato. E poi il grottesco e godibilissimo affresco dei modi,
delle movenze, delle manie, dei mali, che lo rendono un personaggio
perfino simpatico.
Ora con
Gorbaciof Toni Servillo
è alle prese con un ruolo molto simile a quelli sorrentiniani:
solitario, con frequentazioni sbagliate e vizi, di cui l’amore per
una ragazza – ovviamente quella sbagliata – farà emergere qualità
insospettate, offrendogli una possibilità di riscatto umano. Anche
qui però dovrà affrontare “le conseguenze dell’amore”. Il
cinquantunenne attore di Afragola sarà poi presente al prossimo
Festival Internazionale del Film di Roma, protagonista
della pellicola di Claudio Capellini,
Una vita
tranquilla.