Mentre l’entusiasmo sul film Black Panther
cresce dopo aver visto il primo trailer, oggi sono state rivelate
le prime foto della linea ufficiale di action figure sui
protagonisti del prossimo film Marvel Studios targate
Hasbro. Trai i personaggi oltre al protagonisti
anche Erik Killmonger e Nakia.
Le action figure sono acquistabili
negli USA con la versione premium che comprende anche una serie di
armi in dotazione e il prezzo è di 19.99 dollari.
Marvel Comics ha rivelato i primi
concept del nuovo look di Thor Odinson firmati dal
fumettista Russell Dauterman. Il Vice
President & Executive Editor di Marvel ha così commentato: “”Questo
design di Thor Odinson di [Russell Dauterman] è fantastico”:
Questo nuovo design dà a
Thor un nuovo costume con ornamento d’oro che si
abbina al suo braccio e martello. Inoltre ripristina anche il casco
alato di Thor, ma mantiene i suoi capelli corti e la barba, forse
per rendere il personaggio più coerente con la versione
cinematografica recente di Chris Hemsworth.
Vi ricordiamo che al cinema Thor è
tutt’ora protagonista del terzo film dedicato al dio del
tuono Thor:
Ragnarok, diretto da Taika Waititi. Nel cast
del film Chris
Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston
il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si annoverano il premio
OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel
Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato
dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una
corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok,
la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana,
dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma
prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo
metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.
ATTENZIONE – L’ARTICOLO
POTREBBE CONTENERE SPOILER SU Thor: Ragnarok
Taika Waititi,
regista di Thor: Ragnarok, aveva già commentato
la scelta di sostituire la location della distruzione del
Martello di Thor per mano di Hela. Da un vicolo di New York, la
scena è stata infatti spostata all’aria aperta, come si vede già
nei contenuti promozionali del film.
Ma parlando con CBM, il regista ha commentato
un’altra scelta per il cut finale del film, una scelta che riguarda
il personaggio di Odino. Durante la lavorazione di Thor:
Ragnarok, abbiamo visto delle foto che ritraevano
Anthony Hopkins nei panni di un barbone per le
strade di New York. La scena doveva rappresentare Odino esiliato da
Asgard a opera di Loki, come si vede nel finale di Thor:
The Dark World.
La decisione di togliere la scena è
stata così spiegata:
“Odino era originariamente a New
York, e le persone non capivano perché. Semplicemente non sembrava
realistico avere Odino in giro per la città. Lui è uno degli esseri
viventi più potenti dell’universo e perché mai dovrebbe girare per
New York sperduto. Quello che volevamo fare era onorare il potente
re che era stato e portarlo in Norvegia, su quella scogliera, ci è
sembrato più degno che farlo morire a New York.”
Questa scelta, e quella di cambiare
location alla distruzione del Martello, sono
precisamente legate, dal momento che le due scene, la morte di
Odino e la distruzione del Mjöllnir, sono consequenziali.
Thor:
Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast
del film Chris
Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston
il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si annoverano il premio
OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
La trama di Thor:
Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è
imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile
martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a
Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la
fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente
minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una
mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi
amici Avengers, l’incredibile Hulk.
Come molti di voi sapranno
Joe Manganiello doveva
interpretare Deathstroke nel film di
Batman scritto
da Ben
Affleck e Geoff Johns ma quel
progetto non ha mai avuto luce per le ragioni che tutti
conosciamo.
Da quando è poi subentrato
Matt Reeves sembrava che il personaggio fosse
destinato a non apparire più nell’universo. Soprattutto dopo che
abbiamo appreso che il personaggio che in precedenza sarebbe dovuto
apparire alla fine di Justice
League fu tagliato dal montaggio del film.
Beh sembra proprio che
Slade Wilson vivrà per combattere ancora un altro
giorno, come abbiamo appreso all’inizio di questa settimana.
Infatti, Gareth Evans prenderà il timone di
un film standalone proprio sul personaggio che sarà interpretato
ancora da Joe Manganiello.
Al momento quando esattamente il
film sarà lanciato non lo sappiamo ma l’attore ha diffuso su
twitter
un’immagine che ritrae la maschera di
Deathstroke danneggiata, che è un chiaro
riferimento al fatto che il personaggio sta per fare il suo debutto
nell’universo cinematografico DC.
Deathstroke (noto anche
come Deathstroke the Terminator), il cui vero
nome è Slade Wilson, è un personaggio dei
fumetti DC
Comics creato da Marv
Wolfman e George Pérez, apparso per la prima volta sulle
pagine di The New Teen Titans vol. 1 n. 2 del
dicembre 1980. Deathstroke si è classificato al 32º posto
nella classifica dei più grandi cattivi nella storia dei
fumetti
Capelli ossigenati, sorriso timido,
ma sguardo furbo e sfacciato; si presenta così Xavier
Dolan alla Festa del Cinema di Roma. Protagonista di uno
degli Incontri Ravvicinati con il pubblico, il
regista canadese, bambino prodigio che vanta già sei film (e uno in
arrivo) a 28 anni, ha incantato la sala.
Arguto e buffo, umile anche se
sempre puntuale, capace di caricare di senso profondo affermazioni
che dalle labbra di qualcuno altro risulterebbero banali o frasi
fatte, Dolan ha raccontato il suo rapporto con il cinema in sei
momenti, ognuno corrispondente a uno dei suoi film. Ma prima, allo
sceneggiatore, attore, regista, produttore, montatore si chiede:
meglio la regia o la recitazione?
“Credo di preferire la
recitazione. Ma quando dirigo continuo a recitare, recito insieme a
degli attori che ammiro, questo tipo di recitazione non è però
gratificante come quando sono io a recitare, però per un paio di
anni ho fatto così, anche perché imparo tanto da ciò che vedo
davanti a me, dagli attori che si trasformano sotto i miei occhi.
Da loro posso imparare moltissimo, e recitare mi manca. Vorrei
farlo di più nei prossimi anni, sia per me che per altri.”
A 21 anni. Uno
dei motivi per cui il tuo cinema ha conquistato il mondo è perché
si sente da subit un’urgenza. Cosa ti ha spinto a girare questo
film?
“È stato il mio primo film. Non
avevo girato corti, non ho fatto una scuola di cinema, il mio nome
è impresso soltanto sul diploma del liceo. Quindi volevo iniziare a
recitare ma come attore ero disoccupato e così ho detto ‘Potrei
ingaggiarmi da solo per raccontare questa sceneggiatura che parla
della mia vita’. Non c’era competizione, ero l’unico contendente al
ruolo.
Poi però le cose si sono
complicate, ho dovuto investire tutti i miei soldi per produrlo e
nessuno credeva sarebbe stato possibile, nessuno tranne gli attori
che mi hanno aiutato. Tu parli di urgenza, necessità, io parlo di
problema. Il film lo racconto per risolvere un problema che vedo
nella mia vita e nella società. In questo caso ho deciso di
raccontare la mia vita, risolvendo il problema dell’iniziare la mia
vita come artista. Siccome gli altri non me lo permettevano me lo
sono permesso da solo.”
Les Amours
imaginaires, il piano sequenza e la tensione
Come mai hai
deciso di girare la scena (mostrata in sala al pubblico, ndr) in
piano sequenza senza stacchi?
“Anche se non posso parlare per
gli altri registi, sembra che dai film che ho visto, i registi
amano le inquadrature senza stacchi. La tensione che si crea con
questo espediente. Ma per il regista e per la troupe è una
grandissima sfida, perché tutte le persone che lavorano al film
vengono coinvolte. È una coreografia che richiede l’attenzione di
tutti. E poi dopo tanto lavoro la maggior parte delle volte non
funziona. Io però non voglio che queste scene prendano il
sopravvento e schiaccino il ritmo del film. Nessun idea può
prendere il sopravvento sulla storia che rimane al
centro.”
C’è stato un punto di
riferimento cinematografico nella tua formazione di
regista?
“Diciamo che ho visto qualche
film, ma non troppi. Vedo sempre la delusione nella faccia della
gente quando mi parlano di un film e poi scoprono che non l’ho
visto. Mi vergogno un po’ di questo. Ci sono dei buchi da riempire
nella mia cultura cinematografica, ma, ad esempio, nella scena che
abbiamo visto di J’ai Tué ma Mère il riferimento è
a Wong Kar-wai. La scena alla In the mood
for love è così evidente che se il regista la vedesse
potrebbe farmi causa. C’è una citazione da un libro, Steal like an artist, sulla
possibilità di diventare artisti, ti dà dei consigli se hai
potenziale. Qualcuno può pensare che sia superficiale ma io ci ho
trovato tanti suggerimenti. La mia citazione preferita è ‘Inizi che
sei finto, e poi diventi sei reale’.
Se leggerete questo libro,
vedrete che molti artisti dicono che il furto artistico è naturale
ed è spontaneo perché tu non sai chi sei fino a che non crei, con
il cuore, con l’anima. Lo puoi fare attraverso il furto, ad
esempio, sempre la scena in cui cito Wong Kai-wai:
chiaramente avevo visto altri rallenty prima in altri film, ma è
stato In the mood for love a farmi trovare la mia
idea. Ripeti delle idee fino a che non le fai tue. Il rallenty
adesso lo uso a modo mio. Credo di aver smesso questo lavoro di
prestito con Tom à la ferme. È stato lì che ho cominciato a capire
meglio mes tesso, ma puoi farlo solo dopo che hai creato. Il
processo di crescita è fatto da prestiti e cose che hai rubato ad
altri. Anche Coppola dice in questo film ‘Noi vogliamo che voi
rubiate da noi, rubate le nostre inquadrature, le nostre scene,
fino a quando arriverà il giorno che saranno gli altri a rubare da
voi’”
Laurence Anyways,
il rapporto tra felicità e libertà
I tuoi personaggi
sono sempre divisi tra libertà e felicità. Tutti cercano la libertà
di essere se stessi ma non tutti riescono poi a raggiungere la
felicità.
“Penso che ci siano tanti film
su persone che non hanno speranza e fortuna e non lottano per
averli. Per ottenere qualcosa, oppure lottano ma tutto gli è
contro. Sono film che sono molto popolari, li chiamano la
pornografia della povertà.in qualche modo amano parlare di persone
che non sono privilegiate, reietti che vivono ai margini della
società. Ma questi film non danno mai una vera possibilità ai
protagonisti.
Io invece amo i combattenti,
quelli che hanno speranza. Alla fine la vita è questo: cercare di
combattere per quello che sei, ma la società non lo apprezza perché
quando si è autentici si mettono le altre persone di fronte alla
falsità e ai fallimenti. Ci sono persone che si sono arrese, ma ci
sono anche tanti sognatori. I miei personaggi si portano dentro il
desiderio di combattere. Non sempre vincono, ma non sono mai dei
perdenti.I miei film parleranno sempre di persone che cercano di
trovare un loro spazio, ma se non ci riescono sarà sempre e solo
colpa della vita, mai del fatto che si sono arresi.”
Tom à la ferme, il
genere e i sogni in grande
In che genere
classificheresti il tuo quarto film?
“Un dramma psicologico, un
thriller psicologico, non saprei definirlo perché mi manca questo
tipo di linguaggio. Se mi chiedono che tipo di film è Titanic, per
esempio, potrei dire un dramma storico, ma non lo so. Direi però
che può essere un thriller psicologico, o almeno è quello che avrei
voluto fare.”
Non è la prima volta che
nomini Titanic. È vero che lo ami molto?
“Penso che sia una produzione
meravigliosa. Gli effetti visivi, gli attori, i costumi, tutto
fanno di questo film un capolavoro dell’intrattenimento moderno.
Non tutti sono d’accordo però. Due anni fa il mio agente mi porta a
una cena, a cui dice ‘parteciparanno solo pochi amici, una cosa
informale’. E mi ritrovo a tavola con Paul Thomas Anderson,
Ron Howard, Bennet Miller, Charlize Theron e altri. E Bennet
chiede qual è per noi il film che ci ha spinti a fare questo
lavoro, e c’erano persone che citavano film anni ’30, o di pittori,
o di quando erano in luoghi tipo l’Africa. E io ho pensato ‘E ora
questi che penseranno quando dirò Titanic?’.
Ovviamente non si tratta di un
film che in un contesto intellettuale si va a cercare, ma la
questione che era stata posta era non qual è il miglior film di
tutti i tempi, ma qual è il film che ti ha fatto venire voglia di
fare cinema. Qual è il tuo film preferito. A 8 anni ho visto
Titanic, e questo film mi ha detto ‘vola, pensa sempre in grande’.
Adesso non sono più insicuro nel parlare dei film che mi sono
piaciuti, sono questi i film che mi hanno reso quello che sono:
Mamma ho perso l’aereo, Jumanji, Titanic.”
Mommy, la regia
come mezzo per darsi un lavoro da attore
Come reagiscono i
tuoi genitori quando vedono i tuoi film?
“Non ne parliamo molto, ma sono
orgogliosi. Mia madre è venuta con me a Cannes alla proiezione di
E’ solo la fine del mondo. Ma non sono loro i personaggi dei film,
non hanno paura di riconoscersi nei miei film. Soltanto per il
primo, si capisce che è la mia vita.”
Qual è il momento in cui hai
deciso di fare il regista?
“Ho deciso di fare il regista
per darmi una possibilità come attore. Forse quando ho visto
Titanic in me è rimasto qualcosa, ma non è che sono uscito dal
cinema e ho detto ‘Mamma farò il regista’. Le ho detto ‘Mamma
voglio scrivere una lettera a Leo DiCaprio’. Ma innanzitutto volevo
risolvere il mio problema di attore disoccupato. I miei amici
lavoravano, qualcuno faceva film, e io me ne stavo a casa, senza
lavoro e senza soldi. Sarei morto, ma dovevo fare qualcosa perché
avevo detto a tutti che avrei trovato la mia strada. La prima
ragione è stata quindi quella di recitare, ma già nei primi giorni
di riprese ho capito che non si trattava più solo di quello ma
anche del piacere di raccontare le storie.”
È solo la fine del
mondo, l’elogio del dolore
Parlando dei film
che hai amato, hai detto che uno dei titoli che maggiormente ti
hanno colpito di recente è un film italiano. Vorrei che lo
rivelassi e spiegassi perché ti ha colpito?
“Due settimane fa ho visto Call
me by your name, di Luca Guadagnino. È un film così tenero e
saggio, che cambia completamente il modo di guardare i film ma
anche di guardare l’amore. Non penso che siamo molti i film che
hanno questo potere. Non solo. Il film insegna molto anche sul
dolore. Cerchiamo spesso dei film che ci facciano ridere, che siano
di sollievo, a volte si dice ‘Ah, quel film era così deprimente!’.
Ma quando qualcuno ha sperimentato davvero l’esperienza del rifiuto
d’amore o di essere follemente innamorato di qualcuno e di
soffrirne, allora si capisce anche qual è la bellezza del dolore, e
questo film lo permette.
Non si trova spesso la
celebrazione della bellezza del dolore, perché è importante, è il
dolore che ti permette di creare, è da questo che sono nati molti
miei film, perché soffrivo per qualcuno di cui ero innamorato, o
quando avevo il cuore spezzato. Vedendo questo film mi sono sentito
profondamente compreso. Questo regista, come me, sa che il dolore
apre tante porte.”
Un delicato e struggente ritratto
della vita durante la feroce dittatura di Augusto
Pinochet, che si impadronì del governo in Chile l’11
settembre del 1973, con un colpo di stato. Pinochet si macchiò di
crimini contro l’umanità di crudeltà inaudita, tanto che ancora
oggi si fa fatica a stimare realmente le cifre dello sterminio di
massa che mise freddamente in opera.
Siamo in una baraccopoli di
Santiago del Chile, nel 1983, ancora molto distanti dall’11
settembre del 1990, quando finalmente cadde la dittatura. La dolce
ma forte Gladys vive assieme a sua madre e a sua figlia, entrambe
con lo stesso nome, all’interno di una povera comunità che nasconde
sovversivi comunisti che non riescono e non possono accettare
l’oppressione militare di Pinochet. Con le tre Gladys vive anche un
tenero bambino occhialuto, dell’età di tredici anni e chiamato
Vladi. Il padre del bimbo è un oppositore che vive nascosto sotto
falso nome.
Un giorno giunge nella comunità
Samuel Thomson, un missionario che cerca di diffondere la parola di
Dio, ma che probabilmente deve lui stesso trovare delle certezze.
Samuel è appassionato di fotografia e documenta con la sua
fotocamera e la sua cinepresa S8 la vita, l’oppressione e i
tentativi di ribellione delle persone che comincia a conoscere e
amare sempre di più, giorno dopo giorno.
Samuel dovrà fare i conti con la
passione, con l’amore, con la fede, con l’ideologia e purtroppo
anche con la spietata polizia militare.
Gonzalo
Justiniano riesce con semplicità a costruire un racconto
corale, che descrive teneramente, dall’interno, il lungo periodo
della dittatura in Chile. Orchestra bene i registri del racconto,
passando dai toni allegri e scanzonati della commedia, fino al
dramma più nero, costringendo a riflettere e facendo dimenticare
che si tratta solamente di un film. Questo grazie anche a
fotografie e filmati di repertorio, giustificati narrativamente dal
lavoro di documentazione di Samuel.
Registicamente parlando, non siamo
troppo distanti da quanto visto in Detroit di
Kathryn Bigelow, ma il suo tono energico è
totalmente “Gringos”, a differenza della poesia, della passionalità
e della voglia di vivere che Gonzalo Giustiniano riesce a infondere
in ogni fotogramma. Un manipolo di attori bravissimi rende
impossibile non amare i personaggi interpretati con immensa
sincerità. Su tutti spiccano Nathalia Aragonese
(Gladys) passionale, determinata, autentica e il piccolo
Elías Collado (Vladi) tenero, ironico ai limiti
del sarcastico.
I cabros de mierdas del titolo sono
i bambini quando si comportano male. Così a volte viene chiamato
Vladi, ma anche i biechi torturatori della polizia militare quando
vengono riconosciuti dalle donne che li avevano cresciuti, dalle
proprie maestre, dai vicini di casa. Forse anche Gladys, Samuel, e
tutti i loro amici oppositori potrebbero essere definiti in questo
modo, perchè che il loro gioco non è troppo distante da quello dei
bambini, visto che si limitano a sbeffeggiare Pinochet, con
caricature e scritte sui muri. Certo, non mancano momenti di
ribellione armata, ma è nulla, una bazzecola a confronto della
violenza inaudita della controparte.
Cabros de Mierdas
è un film semplice, sincero, onesto, ma importante, insieme a tanti
altri, per ricordare e riflettere su un dramma immane dei nostri
giorni. Un piccolo tassello per non dimenticare i desaparecidos
persi nelle fredde acque dell’oceano.
L’annunciato
adattamento Shazam ha trovato finalmente il
suo protagonista. Infatti da quanto apprendiamo dal
THR l’attore Zachary Levi è stato
ingaggiato per interpretare Shazam, l’eroe
DC Comics per il prossimo film dell’universo
cinematografico della DC.
Zachary Levi, noto
per aver interpretato Chuck nell’omonima serie tv, e per aver preso
parte a Thor: The Dark
World e Thor: Ragnarok interpreterà
Billy Batson che si trasforma al grido Shazam in un supereroe che
con ogni probabilità si scontrerà con Dwayne “The Rock”
Johnson che interpreterà Black
Adam. Anche se su quest’ultimo dettaglio non ci sono
conferme.
Shazam sarà diretto
da David F. Sandberg (Annabelle:
Creation) e si baserà su una sceneggiatura scritta da Henry
Gayden e Darren Lemke. Il film che farà parte dell’Universo
Cinematografico DC dovrebbe esserepronto per
debuttare al cinema nell’aprile 2019. Le riprese cominceranno il
prossimo febbraio.
Luca Marinelli,
Lorenzo Richelmy e Valentina
Bellé hanno sfilato sul red carpet della Festa del
Cinema di Roma 2017 per presentare, in Selezione Ufficiale,
Una Questione
Privata, film basato sul romanzo di Beppe
Fenoglio e diretto dai fratelli Taviani.
Sul tappeto rosso anche uno dei due registi, Paolo:
Terzo giorno per la Festa
del cinema di Roma, e terza star del cinema di Hollywood.
Infatti l’attore Jake Gyllenhaal sfilerà sul
red carpet per presentare al pubblico di Roma,
Stronger, sua ultima fatica.
Diretto da David Gordon
Green e scritto da John
Pollono Stronger vede protagonisti oltre
a Jake Gyllenhaal, anche Tatiana
Maslany, Miranda Richardson, Clancy Brown, Lenny
Clarke.
Tratto dall’omonimo romanzo di Jeff
Bauman & Bret Witter, il film racconta la vicenda di un uomo comune
che ha appassionato il mondo intero e lo ha reso un simbolo di
speranza dopo l’attentato del 2013 alla maratona di Boston. Il
percorso eroico e profondamente personale di Jeff metterà alla
prova i suoi legami familiari, definirà l’orgoglio di una comunità
e gli darà il coraggio per superare enormi avversità, mentre
tenterà di ricostruire la sua vita al fianco della compagna
Erin.
La sfida di questo film è stata per
me creare qualcosa che risultasse reale e sincero. Rimanere
rispettoso della verità, ma non limitarmi ad una semplice
ricostruzione. Voglio che il pubblico si senta catapultato nella
vita di queste persone, che si innamori di loro. Credo che le
persone saranno inspirate dal complesso percorso di Jeff e
dall’incredibile amore e sostegno che ha ricevuto da Erin, dalla
sua famiglia e da tutte le persone di Boston. E se guardando il
film si renderanno conto che c’è gente che si prenderà cura di loro
nel momento in cui una tragedia o una grossa delusione colpirà le
loro vite, questo mi renderà felice.
Sarà proiettato nella terza giornata
della Festa del cinema di
Roma,Last Flag
Flying di Richard Linklater. Per il suo ultimo
film, il regista, considerato uno dei più importanti autori del
nuovo cinema statunitense, si è ispirato all’omonimo romanzo di
Darryl Ponicsac: nel 2003, trent’anni dopo aver servito insieme in
Vietnam, l’ex medico della marina Larry “Doc” Shepherd incontra di
nuovo i suoi compagni, l’ex marine Sal Nealon e il reverendo
Richard Mueller, per dare degna sepoltura al figlio di Doc, un
giovane marine rimasto ucciso nella guerra in Iraq. Con l’aiuto dei
suoi vecchi amici, Doc intraprende un viaggio verso la East Coast
per riportare il figlio a casa.
Last Flag Flying, il film
In merito al film il regista ha
rivelato. Ricordo chiaramente le mie prime impressioni, 12
anni fa, dopo la lettura del romanzo “Last Flag Flying” di Darryl
Ponicsac. Subito pensai “ma questo è un film!”. In quel momento la
guerra in Iraq si era già rivelata un disastro e il libro batteva
molto sui paralleli tra il Vietnam e l’Iraq. Quello che mi colpì di
più però erano questi tre personaggi, Doc, Sal e Mueller. Amavo
questi ragazzi e avevo voglia di scavare nelle loro vite per creare
un ritratto di questi tre veterani del Vietnam di mezza età. Feci
un primo tentativo di adattare il libro per il grande schermo nel
2006, ma quella prima versione, ambientata nel 2005, non
funzionò.
C’era un problema di tempistiche. La
cultura di allora non era pronta ad affrontare la questione della
guerra in Iraq, che avevamo tutti davanti agli occhi e di cui non
si vedeva la fine. Quando pensi alla storia dei film di guerra,
realizzi che i migliori di solito arrivano dopo molti anni, quando
la gente è pronta a esaminare i fatti. Quando fu chiaro che il film
non sarebbe stato realizzato, ricordo di aver detto a Darryl “prima
o poi lo faremo”. Alla fine abbiamo ripreso in mano il progetto un
paio di anni fa, riscrivendo gran parte della sceneggiatura.
Ricordo di aver pensato “invece di
trattare l’attualità, potremmo strutturarlo come un film storico,
ambientandolo nel dicembre del 2003, ai tempi della caccia a Saddam
Hussein”. Pensammo che la gente ricordasse quel momento, così che
la storia si fondasse su una realtà condivisa, che era proprio
l’intento originale del libro.
Nel secondo giorno della
Festa del Cinema di Roma, la regista e
sceneggiatrice inglese Sally Potter è arrivata
all’Auditorium Parco della Musica per presentare il suo film
The Party, un dramma comico in bianco e nero, che
ha per protagonisti Kristin Scott Thomas, Timothy Spall,
Bruno Ganz, Patricia Clarkson, Emily Mortimer, Cherry
Jones e Cillian Murphy.
Come mai ha deciso di fare
questo film in bianco e nero? In un certo senso il bianco e nero è coloratissimo, perché
forza l’immaginazione a perdersi nelle ombre e nelle luci e
riempirle con sentimenti. Il bianco e nero è alle radici del cinema
e inoltre non è vero che la gente non guarderebbe le cose in bianco
e nero, perché sempre più registi giovani creano video musicali in
bianco e nero perché pensano sia più eccitante.
Una delle cose più
interessanti del film è questo delicato equilibrio tra il dramma e
la commedia, quanto è difficile a livello di scrittura e quanto
invece magari influisce l’armonia sul set e complicità tra gli
attori nel trovare il tono giusto? Il 95% della commedia è nella scrittura e tutti gli attori
possono confermare: se non hanno il testo è un altro tipo di
commedia. Il testo ti da il senso, il sub-testo, il ritmo e il
significato e solo allora gli attori possono, attraverso il corpo,
portare in scena il tempismo comico. Si può dire che questa sia una
commedia fisica, con il cuore di una tragedia. Tecnicamente è stata
una sfida a livello di scrittura, perché devi immaginare come
reagirà il pubblico a questi tempi comici, ma devo ammettere che
lavorare con gli attori su questo testo è stata una vera gioia,
abbiamo riso tantissimo insieme.
Ha filmato in ordine
cronologico, come ha lavorato con gli attori? Ho lavorato individualmente con ogni attore. Sono andata da
loro e abbiamo iniziato insieme a lavorare lentamente e nei
dettagli sul testo, sull’aspetto, sulla scena, sulla voce, sui
movimenti, su tutto… Quindi quando è arrivato il momento di
incontrarli tutti insieme, erano già molto sicuri a livello
individuale sulla loro parte. Abbiamo fatto solo due o tre giorni
di prove e poi due settimane di riprese: una cosa davvero veloce e
intensa.
Il tema centrale della
storia è sembrato “la verità”, è corretto? Sì, esatto. La verità è al centro e tutto gli gira intorno e
anche quando le persone pensano di dire la verità, gradualmente
realizzano che stanno omettendo qualcosa oppure scoprono qualcosa
che non sanno, perché si trovano in situazioni di crisi e si
comportano in maniera diversa rispetto alla loro precedente
immagine di loro stessi. In questa storia si tratta di capire quale
sia il divario tra chi penso di essere e quello che effettivamente
faccio in un momento di crisi.
Nonostante sia stato scritto
molto prima, questo film riflette anche sulla situazione Brexit
rispetto alla politica e la società: secondo lei quanto di quegli
aspetti ci sono nel film? Il referendum sul Brexit in realtà è avvenuto proprio a metà
delle nostre due settimane di riprese e posso dirle che erano tutti
molto tristi la mattina dopo sul set perché il cast e la crew erano
estremamente internazionali, l’esempio vivente di una vita senza
confini. Designer argentini, troupe del suono francesi,
cinematografi russi, un editor danese, direttore delle luci
irlandese… e potrei andare avanti con la lista. Per noi quello era
il modo giusto di essere e di lavorare, mentre con la Brexit si va
esattamente nella direzione opposta. Isolazione invece che
cooperazione. Quando ho iniziato a scrivere non c’era discussione a
riguardo, è tutto uscito dal niente, come un terremoto. Quindi
forse mentre scrivevo sentivo inconsciamente questa sensazione di
imminente divisione nella cultura che nella storia si è tradotta in
divisione tra gli individui.
Il film è molto attuale e
tratta anche l’argomento delle donne e il potere: qual’è il suo
commento a riguardo, anche alla luce dei fatti di cronaca
recenti? Intende il caso Harvey Weinstein? Quello che è accaduto è
qualcosa che è diventato visibile ma prima era semplicemente
nascosto, ma accade ovunque, non solo nel mondo del cinema. Non
solo tra un potente produttore e un attore che ha bisogno di un
lavoro, ma ovunque ci sia uno squilibrio di potere. Tra uomini e
donne, ma anche tra uomo e uomo. Ad esempio lui aveva anche la
reputazione di essere molto severo con altri uomini nella compagnia
ed anche questo non veniva raccontato molto. Anche questo fa parte
di quella cultura che salva spesso i bulli, ma anche quello è solo
un microcosmo di un più grande situazione politica dovuta ad uno
squilibrio di potere in uno sistema patriarcale e capitalista, dove
la gente viene bullizzata per fare soldi o altro. Questa situazione
di Harvey Weinstein probabilmente sta però portando al pubblico a
capire la nozione che non è ok umiliare o molestare qualcuno, non è
assolutamente un modo giusto di comportarsi e questa è una cosa
buona.
Ad aprire questa seconda giornata
della Festa del Cinema di Roma sono i fratelli
Paolo e Vittorio Taviani con la loro ultima fatica
cinematografica, Una Questione Privata, melodramma
ambientato nell’Italia fascista con Luca
Marinelli, Lorenzo Richelmy e
Valentina Bellé.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Beppe Fenoglio,
scrittore e partigiano morto nel 1963, quello dei Taviani è il
primo film italiano della selezione ufficiale del festival,
un’opera assai complessa e piena di elementi contrastanti.
In Una Questione Privata va
in scena il tipico dramma da triangolo amoroso, una storia vista
centinaia di volte al cinema, all’epoca però della Seconda Guerra
Mondiale. Si parla infatti di amore, gelosia, tradimento e follia
ma in contesto assai ingombrante. Uno dei registi, Paolo
Taviani, ha spiegato perché la scelta del soggetto del
film è ricaduta proprio sulla storia di Fenoglio.
“Io e mio fratello abbiamo
sempre amato Beppe Fenoglio ma non eravamo mai riusciti a fare un
film utilizzando una delle sue storie. Ogni volta che leggevamo
qualcosa di suo e provavamo ad acquistarne i diritti, scoprivamo
che qualcuno ci aveva già preceduto.
Siamo sempre arrivati tardi
[ride] Anni più tardi poi mi è capitato di leggere Una Questione
Privata e quelle pagine mi hanno commosso profondamente […] Così ho
telefonato per cercare di acquistare subito i diritti per un film e
dall’altro capo del telefono qualcuno mi ha detto che mio fratello
Vittorio aveva già telefonato per lo stesso motivo“.
Questa è la genesi di Una
Questione Privata raccontata dal regista che ha anche
fatto qualche precisazione riguardo l’importanza del contesto
storico.
“Nel film si parla di una
semplice storia d’amore, un classico triangolo amoroso visto e
rivisto […] ma raccontato da un altro punto di vista […] Questa è
una storia che il pubblico può amare perché più o meno l’ha
vissuta. Il protagonista per colpa dell’amore per un attimo si
dimentica della guerra e della sua missione di partigiano […]
Quanto al fascismo, beh, non è un tema così antico e dimenticato
[…] “
Parlando di fascismo come concetto
astratto e confinato solo ai libri di scuola, Paolo
Taviani ha commentato il recente episodio che ha visto
coinvolti alcuni tifosi della Lazio che hanno utilizzato l’immagine
di Anna Frank in
un fotomontaggio per degli striscioni poi esposti allo stadio
durante il derby contro la Roma.
“I fascisti sono tornati ma non
sono come li conoscevamo […] L’episodio della Lazio mi ha
indignato. Non è ammissibile che al giorno d’oggi ci siano persone
capaci di commettere simili indecenze […] E’ tutta colpa della
scuola che non insegna ai giovani d’oggi l’importanza del
passato.
In un certo senso questi ‘nuovi
fascisti’ sono incolpevoli perché non sanno, non conoscono la
storia dell’Italia […] Gli adulti sono quello che sono, ormai, nel
bene e nel male ma adesso è sui bambini che bisogna lavorare per
cambiare il mondo. Conoscere la storia a scuola dovrebbe essere una
priorità come oggi lo è l’insegnamento dell’inglese. Bisogna fare
qualcosa, mettere un argine […] “
Parole dure ma giuste quelle di
Paolo Taviani condivise anche dagli attori, soprattutto dal
protagonista Luca Marinelli che ha raccontato
della sua esperienza sul set.
“Ovviamente non ho mai vissuto
la guerra né tantomeno l’epoca del fascismo ma questo film mi ha
aiutato a vedere le cosa da un inedito punto di vista. Per me un
film è principalmente un’esperienza fisica e vedere sessanta
persone sul set, ragazzi di vent’anni prendere parte alle riprese
fingendo di essere dei partigiani accampati nelle tende, è stato
molto forte e traumatico […] Tutti dicono che i giovani d’oggi non
hanno ideali in cui credere e non hanno più valori ma non credo che
sia così.
Grazie al rapido accesso ai
socila media, vengono costantemente bombardati dalla verità che li
circonda, possono leggere il tempo reale notizie da tutto il mondo
quindi sono convinto che sappiano riconoscere quali sono i valori
che contano e che ci sono persone disposte a morire per i propri
ideali. I valori non si sono perduti ma sono soltanto meno
chiari”.
Il fascismo è un tema tutt’oggi
molto scottante e difficile da trattare che, nel film dei Taviani,
ha un ruolo decisamente marginale. La guerra è infatti solo la
cornice della storia d’amore tra Fulvia, Milton e Giorgio, tema che
è tuttavia impossibile da ignorare.
Ma se realizzare un film come
Una Questione Privata crea dibattito ora, che
reazione avrebbe suscitato dieci o anche venti anni fa? Per
rispondere a questa domanda, Paolo Taviani ha raccontato un piccolo
aneddoto legato all’uscita del primo film diretti con suo fratello
Vittorio e con Valentino Orsini.
Il film in questione è Un Uomo Da Bruciare,
datato 1962, liberamente tratto dalla vita di Salvatore Carnevale,
sindacalista socialista di origini siciliane.
“Io e Vittoria abbiamo sempre
fatto parte del Partito Comunita e quando abbiamo presentato il
film al partito non abbiamo ricevuto pareri entusiastici. Ricordo
che Mario Alicata
[parlamentare comunista, partigiano nonché critico letterario] si
alzò dopo la proiezione e ci disse che avevamo oltraggiato con il
nostro film la memoria di Carnevale […]
Quello stesso anno presentammo
il film alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia dove fu
accolto molto bene da pubblico e critica […] Il giorno dopo andammo
a leggere ansiosi le recensioni sui giornali e ci accorgemmo che
alcune di loro non erano esattamente positive […]
Quello stesso pomeriggio
incontrammo Amendola [si riferisce a Ferruccio Amendola] sulla
spiaggia e fu proprio lui a farci ragionare sul fatto che le
recensione negative non sono poi così importanti poiché i giornali
non sono organismi autonomi ma vengono sempre influenzati dalle
linee di partito”.
Xavier Dolan,
regista prodigio canadese, è stato ospite alla Festa del
Cinema di Roma 2017, incontrando il pubblico
dell’Auditorium. Di seguito gli scatti dal red carpet.
A più di cinquant’anni dalla
pubblicazione postuma del romanzo Una Questione
Privata di Beppe Fenoglio, scrittore e
partigiano, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani
portano sul grande schermo un piccolo spaccato di storia d’Italia.
Questo film, tuttavia, non è semplicemente l’ennesima
rappresentazione cinematografica dell’epoca fascista italiana ma
bensì la storia di un amore conteso e tormentato. Si parla dunque
di un triangolo amoroso nel bel mezzo della resistenza, di un
sentimento così forte da offuscare la mente del nostro protagonist,
spingendolo a considerare anche gesti estremi.
Ne Una Questione
Privata è l’estate del 1943 quando l’estroversa Fulvia
(Valentina Bellè) incontra due giovani studenti,
il mite Milton (Luca
Marinelli) e l’affascinante Giorgio (Lorenzo
Richelmy). I tre ragazzi passano mesi a giocare nei
boschi, ad ascoltare musica e in generale a godere della reciproca
compagnia. Ma mentre la civettuola Fulvia tiene sulle spine
entrambi i ragazzi, nel mondo scoppia la Seconda Guerra Mondiale e
i nazifascisti invadono l’Italia. E così un anno dopo ritroviamo
Milton, ormai arruolato nei partigiani, in balia tra i ricordi di
quella spensierata estate e l’orrore della sua quotidianità in
trincea.
Una Questione Privata: il melodramma
dei Fratelli Taviani al Festiva di Roma
Quello dei Taviani è il vero e
proprio dramma interiore di un uomo pazzo d’amore e di gelosia,
alla disperata ricerca di una verità che sembra continuamente
sfuggirgli dalle mani. La camera da presa segue infatti
pedissequamente il protagonista della storia che si muove tra i
boschi e le campagne piemontesi infestati dalla nebbia, come un
fantasma in una casa stregata.
La storia è quindi molto semplice,
quasi elementare, un classico triangolo amoroso, che però non fa
che scontrarsi con una regia eccessivamente rigorosa e affettata.
Tutto, dalla fastidiosissima nebbia digitale, al look fin troppo
curato dei partigiani che tornando da uno scontro a fuoco, alla
recitazione appesantita della Bellè e di Marinelli – molto lontano
dalle glorie dello Zingaro di Lo Chiamavano Jeeg Robot -, contribuisce ad
affossare un impianto narrativo debole e una sceneggiatura fin
troppo scarna e ripetitiva.
Più vicina allo stile teatrale che
a quello cinematografico, Una Questione Privata
finisce purtroppo col sembrare invece una banale fiction
televisiva, sovraccarica di inutili sentimentalismi, primo su tutti
l’ossessiva ripetizione di Somewhere Over The
Rainbow, leitmotiv dell’intera opera. I flashback, che
dovrebbero fornire importanti informazioni sul passato dei tre
protagonisti, non sono funzionali alla storia che sembra seguire le
‘regole’ del nonsense narrativo. L’esercizio di stile dei
fratelli Taviani si traduce quindi, purtroppo, in
un film assurdo e farraginoso, estremamente difficile da seguire e
godere.
Le donne, il burqua, l’inferiorità,
la cultura e la tradizione. The Breadwinner, film
d’animazione diretto da Nora Twomey e prodotto da
Angelina
Jolie, affronta con lo strumento dell’animazione
argomenti delicati e terribilmente attuali, offrendosi sotto forma
di cartone animato, con tanto di risvolto fantastico, a un pubblico
di giovani e giovanissimi, occidentali, iniziati così a determinati
aspetti delle culture dall’altra parte del mondo. Il film è basato
sul romanzo omonimo best-seller di Deborah
Ellis.
La storia è quella di Parvana, una
ragazzina che vive a Kabul con il padre che ha perso una gamba in
guerra, la madre, la sorella maggiore in età da marito e un
fratellino molto piccolo. Parvana, in quanto donna, non può uscire
di casa da sola, non può acquistare prodotti al mercato, non può
imparare a leggere o a scrivere. Fortuna che il padre è un maestro
e la inizia alle lettere, ma quando l’uomo viene arrestato, Parvana
diventa l’unica a essere in grado di provvedere alla famiglia.
Tagliati i capelli e indossati gli abiti di suo fratello maggiore,
misteriosamente morto, si finge uomo e comincerà a portare il cibo
in casa, sperando sempre di riuscire a riportare il padre in
famiglia.
La storia di The Breadwinner si sviluppa parallela al racconto
di un eroe, alter ego della protagonista
La Twoney ha un
approccio bilanciato al racconto: affronta una storia difficile, in
una realtà violenta, ma lo fa ad altezza di bambino, regalando
equilibrio alla brutalità della guerra con la narrazione, le storie
e il loro potere di arricchire, regalando profondità e spessore
alla vita, trasformandola.
Narrativamente il pregio del film è
proprio quello di creare un parallelo che si sviluppa in crescendo
tra la protagonista e l’eroe di un racconto inventato, mentre la
prima cerca i modi per portare in salvo la famiglia e il padre e il
secondo per affrontare magiche e feroci creature e mettere in salvo
il suo villaggio.
La tecnica di animazione ricalca la
dicotomia della storia, diventando un vero strumento visivamente
prezioso che regala anche una varietà cromatica ed emotiva al film
che comunque vive di un messaggio sotteso relativo
all’emancipazione femminile, non solo in Afganista. In una società,
anche Occidentale, dove la parità non è ancora raggiunta, è sempre
utile (anche se forse troppo facile) ricordare che ci sono ancora
tante battaglia da combattere e tante menti da aprire.
Nella sua risoluzione felice e allo
stesso tempo malinconica, The Breadwinner riesce a
toccare lo spettatore a più livelli, rivelandosi un film facile ma
prezioso.
Sulla scia della morte di Clark
Kent/Superman per mano di Doomsday,
il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e
comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra
di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni
tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova
l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic
Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The
Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman.
Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante
in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da
Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla
Terra.
Ecco il primo
trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League è stato
diretto da Zack Snyder, mentre Joss
Whedon è entrato nella produzione solo a fine
lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo
protagonista Henry
Cavillcome Superman, Ben Affleckcome
Batman, Gal
Gadotcome Wonder Woman, Ezra Millercome
Flash, Jason
Momoacome Aquaman, e Ray
Fishercome Cyborg. Nel cast confermati
anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem
Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy
Irons. I produttori esecutivi del film
sono Wesley Coller, Goeff
Johns e Ben
Affleck stesso.
L’attenzione
sulla Justice League cresce sempre di più man
mano che ci avviciniamo alla data di uscita del film, e oggi
arrivano anche le prime previsione su potenziale incasso del
film.
Infatti secondo quanto apprendiamo
dai primi sondaggi fatti negli USA, Justice League dovrebbe incassare una
cifra trai 110 e i 120 milioni di dollari, dunque confermato quello
che potrebbe essere un debutto epico del film. Considerato che le
previsione sia per Batman v Superman che per Wonder Woman sono state sempre ampiamente
superate, p possibile che il film raccolga anche una cifra
superiore a quella prevista.
Quello che è certo è che
probabilmente il film supererà l’incasso d’apertura del film con
Gal
Gadot che fu di 103,2 milioni di dollari e l’incasso
potrebbe essere ulteriormente influenzato in positivo anche dalla
scia del successo di
Thor Ragnarok, aumentando la voglia degli spettatori
medi di vedere più film di supereroi.
Sulla scia della morte di Clark
Kent/Superman per mano di Doomsday,
il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e
comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra
di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni
tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova
l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic
Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The
Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman.
Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante
in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da
Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla
Terra.
Ecco il primo
trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League è stato
diretto da Zack Snyder, mentre Joss
Whedon è entrato nella produzione solo a fine
lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo
protagonista Henry
Cavillcome Superman, Ben Affleckcome
Batman, Gal
Gadotcome Wonder Woman, Ezra Millercome
Flash, Jason
Momoacome Aquaman, e Ray
Fishercome Cyborg. Nel cast confermati
anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem
Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy
Irons. I produttori esecutivi del film
sono Wesley Coller, Goeff
Johns e Ben
Affleck stesso.
La Warner Bros ha
diffuso un contributi inedito sulla Justice League dedicato completamente
a Wonder Woman, il personaggio interpretato dalla
bella Gal
Gadot.
Sulla scia della morte di Clark
Kent/Superman per mano di Doomsday,
il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e
comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra
di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni
tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova
l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic
Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The
Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman.
Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante
in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da
Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla
Terra.
Ecco il primo
trailer di Justice
League dal Comic Con
Justice League è stato
diretto da Zack Snyder, mentre Joss
Whedon è entrato nella produzione solo a fine
lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo
protagonista Henry
Cavillcome Superman, Ben Affleckcome
Batman, Gal
Gadotcome Wonder Woman, Ezra Millercome
Flash, Jason
Momoacome Aquaman, e Ray
Fishercome Cyborg. Nel cast confermati
anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem
Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy
Irons. I produttori esecutivi del film
sono Wesley Coller, Goeff
Johns e Ben
Affleck stesso.
E’ finalmente al cinema in Italia
Thor Ragnarok e in questi giorni il
regista Taika Waititi è letteralmente preso
d’assalto con domante in merito a tutto il Marvel Cinematic
Universe e al suo potenziale coinvolgimento con altri
personaggi.
Proprio in merito a ciò gli è stato
chiesto durante una recente intervista quale personaggio vorrebbe
approfondire in un nuovo film, e per la gioia dei fan ha rivelato
che sarebbe molto interessato a Black Widow, Vedova
Nera interpretata da Scarlet
Johansson.
“In tutta onestà credo che
probabilmente potrei portare qualcosa di piuttosto unico in tutti i
franchise, quindi mi piacerebbe molto vedere Black Widow. Vorrei
vederla in modo unico e con qualcosa di pazzesco tra le mani, un
po’ più divertente di quanto ci si aspetta da lei. Conosciamo la
sua storia ed è molto oscura e il suo passato è molto dark. Ma qual
è la visione più divertente del personaggio e di quella
storia?”
E’ interessante come l’approccio
del regista si sposi alla perfezione con i toni e le intenzioni
dell’universo Marvel, anche se considerato il
passato di Black Widow, non è propriamente nelle sue corde.
Tuttavia sarebbe comunque interessante vederla in un film
standalone che ormai tutti quanti chiedono a gran voce.
Thor
Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast
del film Chris
Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston
il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si annoverano il premio
OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
La trama di Thor
Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è
imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile
martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a
Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la
fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente
minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una
mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi
amici Avengers, l’incredibile Hulk.
La 20th Century Fox
dopo il trailer ufficiale ha diffuso due nuovi affascinanti teaser
inediti di The New Mutants, l’atteso nuovo
film sui mutanti targati Marvel Comics.
I due contributi pur essendo molto
brevi ma le immagini e il testo che li accompagna hanno suscitato
molte speculazioni in quanto potrebbero riferirsi a Rahne
Sinclair, Aka Wolfsbane, personaggio interpretato da
Maisie Williams, noto per essere Arya Stark di
Game of Thrones.
Rahne infatti è una ragazza che ha
condotto una vita molto protetta ed è profondamente religiosa e le
frasi “Peccati del nostro passato” , il crocifisso e “Alcune cose
non possono essere ingabbiate” sono un chiaro riferimenti alla
Bestia che Sinclair può diventare quando è la sua rabbia si
scatena.
Hugh Jackman è
stato per molti anni Logan, il noto mutante Marvel Comics, e come molti di voi
sapranno il brillante Logan sarà l’ultimo film nel quale l’attore
interpreterà l’iconico ruolo.
Negli anni una delle critiche che
gli addetti ai lavori e i fan più accaniti hanno riservato ai film
nel quale egli interpreta il mutante è stata quella legata al
costume. Infatti, l’attore e personaggio non è mai apparso nel
costume originale come appare nei fumetti.
Ebbene oggi l’attore in occasione
di Halloween è tornato a scherzare in merito a
questo argomento pubblicando una foto che lo ritrae con un acquisto
che potrebbe finalmente far avverare i desideri di milioni di fan
del personaggio.
Per Hugh Jackman il ritorno
nei panni del mutante con gli artigli di adamantio in
Logan è stata la sua ottava volta (se si conta
anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel personaggio.
È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti Marvel al cinema, una sorta
di Robert Downey
Jr per il corrispettivo MCU, e potrebbe essere
arrivato alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio con
questo film.
Logan è
diretto da James Mangold (già regista di
Wolverine L’Immortale), mentre nel cast ci saranno
Hugh Jackman,Boyd Holbrook,
Richard E. Grant, Stephen Merchant, Eriq
La Salle, Elise Neal e
Patrick Stewart.
Nel prossimo futuro, uno stanco
Logan si prende cura di un malato Professor X, in un nascondiglio
sul confine messicano. Ma i tentativi di Logan per nascondersi dal
mondo e dal suo passato finiscono quando arriva una giovane
mutante, inseguita da forze oscure.
Secondo giorno alla Festa del cinema di
Roma ed arriva il primo e unico film italiano nella
selezione ufficiale, Una questione privata
dei Fratelli Taviani con
protagonisti Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy
e Valentina Bellè.
Nel film “Over the Rainbow” è
il disco più amato da tre ragazzi nell’estate del ‘43. S’incontrano
nella villa estiva di Fulvia, adolescente e donna. I due ragazzi
sono Milton e Giorgio, l’uno pensoso, riservato, l’altro bello ed
estroverso. Amano Fulvia che gioca con i sentimenti di entrambi. Un
anno dopo Milton, partigiano, si ritrova davanti alla villa ora
chiusa. La custode lo riconosce e insinua un dubbio: Fulvia, forse,
ha avuto una storia con Giorgio. Per Milton si ferma tutto, la
lotta partigiana, le amicizie… Ossessionato dalla gelosia, vuole
scoprire la verità. E corre attraverso le nebbie delle Langhe per
trovare Giorgio, ma Giorgio è stato fatto prigioniero dai
fascisti…
In merito al filmi Fratelli Taviani
hanno commentato
Oggi,
nel nostro tempo ambiguo, tempo di guerra non guerreggiata,
Fenoglio ci ha suggestionato con il suo “Una questione privata”:
l’impazzimento d’amore, e di gelosia, di Milton, il protagonista,
che sa solo a metà e vuole sapere tutto. Da qui siamo partiti per
evocare, in una lunga corsa ossessiva, un dramma tutto personale,
privato appunto: un dramma d’amore innocente e pur colpevole,
perché nei giorni atroci della guerra civile il destino di ciascuno
deve confondersi con il destino di tutti.
Arriva oggi all’auditorium il
28enne Xavier Dolan, già considerato uno
dei più originali e carismatici cineasti della nuova generazione
dove alle ore 17.30 presso la Sala Sinopoli, il
giovane autore canadese sarà protagonista di un Incontro
Ravvicinato con il pubblico.
Dolan parlerà della sua carriera di
artista a tutto tondo, regista e sceneggiatore di sei lungometraggi
di successo e di due videoclip (fra cui “Hello” di Adele),
apprezzato interprete cinematografico e televisivo.
Sarà presentato oggi nell’ambito
della Festa di Roma 2017Detroit,
nuovo e atteso film di Kathryn Bigelow.
Protagonisti
sono John Boyega, Will Poulter, Anthony
Mackie, Hannah Murray e Jack Reynor.
Tratto da una storia vera, narra le
vicende avvenute a Detroit dal 23 al 27 luglio 1967: le rivolte
scoppiate tra le strade della città americana in seguito a un raid
della polizia in un bar notturno privo di licenza nel quale alcuni
afroamericani festeggiavano il ritorno dal Vietnam di due amici. La
tensione culminò nel blitz all’Algiers Motel: tre afroamericani
vennero uccisi e altri sette e due donne bianche vennero
brutalmente pestati da alcuni agenti. La sommossa che si scatenò
come reazione a questi misfatti causò in cinque giorni la morte di
40 persone e più di 1000 feriti.
Detroit arriva
nelle sale a 50 anni da quello che è considerato uno dei più grandi
scontri razziali della storia degli Stati Uniti.
Rosamund Pike, con
Scott Cooper e Wes Studi, ha
calcato il tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma 2017,
durante la serata inaugurale della kermesse romana, per presentare,
nella selezione ufficiale, Hostiles, film
con protagonista Christian Bale.
Nel primo giorno della dodicesima
edizione della Festa del Cinema di Roma iniziano anche gli incontri
con personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura. Nella
sezione denominata “Incontri Ravvicinati” si
avvicenderanno attori, musicisti, registi, scrittori e stranamente
anche uno sportivo.
Il primo ospite è stato
l’austriaco Christoph Waltz
Con la sua faccia da irresistibile
canaglia, incorniciata dal suo originale sorriso sardonico,
divenuto, film dopo film, un vero e proprio inconfondibile stilema
anatomico. Waltz è amatissimo dal pubblico e a dimostrazione di
questo si è formata per i corridoi dell’Auditorium una fila
interminabile e paziente, che per ore ha atteso di poter incontrare
il protagonista di tanti personaggi memorabili, entrati
prepotentemente e giustamente nel panorama del cinema
contemporaneo.
Prima dell’incontro, come una
sommessa, ma neanche troppo, benedizione tarantiniana, sono passate
sul grande schermo le immagini della notissima scena della gara di
ballo di Pulp Fiction, con John Travolta e
Uma Thurman, quasi a voler sottolineare la paternità di
una clamorosa scoperta attoriale.
Waltz nasce a Vienna nel 1956 da
genitori scenografi e con i nonni attori. Dopo aver studiato
recitazione al Max Reinhardt Seminar di Vienna e al Lee Strasberg
Theatre and Film Institute di New York, negli anni Novanta inizia
la sua carriera cinematografica lavorando con Krzysztof
Zanussi in Vita per vita – Padre Kolbe e in
Fratello del nostro Dio. Nel 2009, avviene la svolta
fondamentale della sua carriera e Quentin Tarantino gli
affida il ruolo che lo renderà celebre, ovvero quello dello
spietato istrionico nazista Hans Landa in Bastardi
senza gloria, che gli frutta numerosi premi dal Golden Globe
al BAFTA, fino all’Oscar® come Miglior attore non protagonista. Da
quel momento tutti i più grandi registi faranno a gara per averlo
nei loro film: Michel Gondry, Roman Polanski, Terry Gilliam,
Tim Burton, Sam Mendes.
Il suo personaggio è quasi sempre
un cattivo, o meglio un antagonista caratterizzato da un sarcasmo
tanto istrionico quanto crudele, che si bea nel giocare, con ardite
disquisizioni, con le sue vittime di turno.
Durante l’incontro, condotto da
Antonio Monda, si sono alternati spezzoni di film con momenti di
puntuale chiacchierata, spigliata.
Si inizia chiaramente con
Bastardi senza gloria. E Waltz ci tiene a sottolineare che
non è solito improvvisare ma che segue in maniera ubbidiente tutte
le indicazioni e i suggerimenti che provengono dal regista, in quel
caso Tarantino. Racconta di come nei suoi film tutto sia scritto
sul copione e come ogni particolare sia pensato e progettato in
precedenza alle riprese, anche cose che potrebbero sembrare
fortuite o frutto di fortunate intuizioni di set, come ad esempio
la felice trovata della parola “Bingo!” . Waltz sostiene di essere
un estimatore fedele dello script e di considerare importate ogni
parola, ogni annotazione, ogni virgola. E nonostante per lui
Tarantino sia un grande fabbricatore di immagini, dall’indiscusso
talento visivo, è però prima di tutto un geniale e sapiente
sceneggiatore.
E’ poi la volta di
Carnage di Roman Polanski.
Waltz accenna alle differenze di
due forti personalità autoriali come quella di Polanski e
Tarantino, ribadendo per entrambi la totale mancanza di
improvvisazione e di rispetto quasi religioso dello script.
Dopo una sequenza di The legend
of Tarzan di David Yates gli viene chiesto perché
interpreti sempre il ruolo del cattivo. Lui risponde che nella sua
carriera non è stato sempre cattivo, ma che il sistema
hollywoodiano porta a ripetere fino all’eccesso quello che va bene,
quindi dopo i primi ruoli azzeccati è risultato normale vederlo in
situazioni similari, garanzia di successo al botteghino. E comunque
fare il cattivo, o meglio l’antagonista, permette di divertirsi di
più; ruoli del genere, a detta di Waltz, sono pieni di sfumature e
offrono a un interprete la possibilità di costruire con vivacità e
un’infinità di colori la propria interpretazione.
Non crede nell’immedesimazione,
troppe volte mitizzata e sopravvalutata.
Dice che per fare un nazista non
c’è bisogno di costruire un campo di concentramento e nemmeno
essere internati in manicomio per interpretare un folle.
L’importante è scatenare l’immaginazione, seguendo le indicazioni
che lo script contiene.
Accenna poi ai suoi punti di
riferimento, ammettendo però di non dargli troppo peso, perché le
suggestioni e le infatuazioni variano nel tempo, in base alle
proprie esperienze e agli stati d’animo. E poi sostiene che ogni
attore, per quanto grande possa essere stato, ha fatto buoni film,
ma anche film mediocri e a volte decisamente brutti. Cita come
esempio Marlon Brando e Humprey Bogart.
Afferma con convinzione che
l’ammirazione non deve mai diventare ideologia.
Scorrono altre sequenze, tratte da
Downsizing di Alexander Payne, film di apertura
alla recente Mostra di Venezia, poi Django di Quentin
Tarantino e infine tre momenti tratti dai suoi film preferiti:
Il Momento della Verità di Francesco Rosi,
Vivere di Akira Kurosawa e I Vitelloni
di Federico Fellini. Cita il suo scrittore preferito
Jorge Louis Borges e Pierpaolo Pasolini. Racconta
della sua infatuazione per l’opera lirica.
Conclude dicendo che la cosa
fondamentale è vivere e non valutare.
Anticipando cosa il pubblico vedrà
in questo nuovo capitolo della saga dedicata al dio del Tuono, il
regista Taika Waititi ha descritto Thor: Ragnarok come “una
fantastica avventura cosmica, tanto drammatica ed emozionante
quanto esilarante e divertente. Il pubblico non potrà che sentirsi
parte di questa avventura e vivrà un’esperienza visiva
pazzesca”.
Scritto da Craig Kyle e Christopher
Yost, insieme a Eric Pearson che ha firmato anche la sceneggiatura,
il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria
Alonso, Brad Winderbaum, Thomas M. Hammel e Stan Lee sono i
produttori esecutivi.
Tessa Thompson,
interprete di Valchiria in Thor: Ragnarok, aveva dichiarato che
il suo personaggio era bisessuale, ma
adesso, via Twitter, chiarisce il commento. In un nuovo tweet,
l’attrice spiega che sì, Valchiria è bisessuale, nei fumetti come
nel film, e a questo lei si è attenuta nella rappresentazione del
personaggio, ma è anche vero che nel film questo aspetto non è
rilevante.
Thor:
Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast
del film Chris
Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston
il fratello adottivo di Thor, Loki; Il
vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins
interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si annoverano il premio
OscarCate Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola) nei
panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum
(Jurassic Park, Independence
Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa Thompson
(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban
(Star Trek, il Signore degli
Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza
nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che
Mark Ruffalo riprenderà
il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
La trama di Thor:
Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è
imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile
martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a
Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la
fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente
minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una
mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi
amici Avengers, l’incredibile Hulk.
Christoph Waltz è
il primo ospite internazionale della Festa di Roma
2017 a calcare il tappeto rosso dell’auditorium. Con
Antonio Monda, Waltz sarà il protagonista di un
incontro con il pubblico.
Nonostante Thor: Ragnarok abbia dei toni
decisamente più comici rispetto a tutti gli altri film del
Marvel Cinematic Universe,
è innegabile che lo Studio tenda a costruire i film sempre con la
stessa struttura.
Kevin Feige, boss Marvel
Studios, ha così replicato a questa critica:
“Semplicemente è questo il modo in cui facciamo i film. Credo
che tutti i film siano relativamente differenti. Probabilmente
questa narrativa piace alle persone perché è prodotta sempre dalla
stessa squadra ed è ambientata sempre nello stesso universo
cinematografico. Non dico che non ci sono elementi comuni, ma penso
anche che Thor: Ragnarok e Spider-Man: Homecoming siano due cose
completamente differenti. Entrambi divertenti che piacciono
entrambi alla gente. Si tratta di una similarità? Se sì, la
accetto. Se questa è una critica accetto anche questa, ma davvero,
Homecoming, Ragnarok, Panther, fino a Infinity War, Ant-Man and the
Wasp dopo. E poi Captain America ambientato negli anni ’90, questi
sono film molto differenti. Se hanno qualcosa in comune è che sono
molto divertenti da guardare.”
Sembra che Feige
abbia fatto un giro un po’ lungo senza però ammettere che sì, per
la maggior parte delle volte, i prodotti Marvel
sono tutti simili. Ma se è questo che il pubblico chiede, questo
avrà.
Al momento Thor:
Ragnarok è in sala. Il film diretto da Taika
Waititi vede tornare sul grande schermo Chris Hemsworth nei panni di Thor,
con Mark Ruffalo che sarà di nuovo Hulk/Bruce
Banner e Tom Hiddleston ancora una volta nei panni
di Loki.