Home Blog Pagina 1446

La vita è meravigliosa: la Paramount mette un freno al sequel

la vita è meravigliosaLa Paramount Pictures pone uno  stop ai piani dei produttori indipendenti per mettere su un sequel dell’iconico racconto di Natale di Frank Capra La vita è meravigliosa. Lo studio ha dichiarato che la Star Partner e la Hummingbird Prods. non hanno ottenuto i diritti per il sequel del film interpretato da Jimmy Stewart e Donna Reed. Un portavoce della casa di produzione americana ha riferito:

Nessun progetto relativo a La vita è meravigliosa  può procedere senza una licenza da parte della Paramount. Ad oggi, questi individui non hanno ottenuto alcuno dei diritti necessari, e vorremmo prendere tutte le misure appropriate per proteggere tali diritti. 

Dal canto suo, il produttore Bob Farnsworth ha detto a Variety che i produttori hanno un obbiettivo concreto per i diritti del sequel ed ha espresso ottimismo riguardo alla risoluzione della controversia.

La RKO Pictures ha distribuito il film nel 1946. Paramount possiede il copyright attraverso l’acquisizione della Spelling Entertainment e della sua sussidiaria Republic Pictures avvenuta nel 1998, le quali sono state titolari dei diritti per l’originale racconto del 1939  The Greatest Gift. Il sequel, dal titolo La vita è meravigliosa: il resto della storia, è stato finanziato da Allen J. Schwalb di Star Partners, che dovrebbe anche produrre con Farnsworth della Hummingbird. Farnsworth ha detto:

Abbiamo speso un sacco di tempo, di denaro e di ricerca che ci porta a credere che siamo puliti riguardo ad eventuali infrazioni del diritto d’autore. Se qualcuno sente di avere un diritto in sede giudiziaria, saremo felici di parlare con lui. Credo che qualsiasi risoluzione debba essere fatta, sarà fatta amichevolmente, nello spirito positivo del progetto. 

Karolyn Grimes, che ha recitato la parte della figlia di George Bailey nell’originale, ha accettato di tornare per il sequel come un angelo che mostra all’antipatico nipote di Bailey (anche lui chiamato George Bailey), come sarebbe il mondo se non fosse mai nato.

La vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life) è un film del 1946 diretto da Frank Capra. Tratto dal racconto The Greatest Gift, scritto nel 1939 da Philip Van Doren Stern, è considerato uno dei film più ispiratori, popolari e amati del cinema americano, la cui visione è divenuta tradizionale durante il periodo natalizio. La trama è incentrata su George Bailey, un uomo nato e cresciuto in una piccola cittadina rurale che, dopo aver rinunciato per tutta la vita a sogni e aspirazioni pur di aiutare il prossimo, colto dalla disperazione, è sul punto di suicidarsi la sera della vigilia di Natale. In suo soccorso, grazie alle preghiere sue e di amici e familiari, arriverà un angelo custode mandato da Dio. Il film, che vede James Stewart e Donna Reed tra i protagonisti, ottenne cinque candidature ai premi Oscar. Nel 1990 venne scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, mentre nel 1998 l’American Film Institute lo inserì nella lista dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

Fonte: Variety

 
 

La vita è bella: edizione speciale per il 20° anniversario

In occasione del 20° anniversario dall’uscita in sala de “La vita è bella”, il film di Roberto Benigni premiato con 3 Oscar sarà pubblicato in una nuova prestigiosa edizione accompagnata negli extra da un’intervista esclusiva rilasciata dal regista. Il film sarà disponibile in vendita in Dvd e in Blu Ray Disc in tutta Italia dal prossimo 24 ottobre .

Al via le prenotazioni IN ESCLUSIVA su CGENTERTAINMENT.IT della VERSIONE LIMITATA e AUTOGRAFATA

CG ha riservato per i suoi fan una sorpresa: in esclusiva all’indirizzo http://www.cgentertainment.it/startup/limitededitionlavitabella/  è possibile prenotare la versione celebrativa che comprende il  Dvd + il Blu Ray in edizione limitata (500 pezzi), numerata e autografata da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi; inoltre, tutti coloro che prenoteranno la copia dal sito di CG entertainment (questa versione non è disponibile altrove) entro il 2 ottobre vedranno pubblicato il loro nome all’interno del cofanetto.

Guido (Roberto Benigni), un giovane ebreo pieno di allegria e vitalità, parte per cercare fortuna in città, dove incontra la sua “principessa”, Dora (Nicoletta Braschi), una maestrina fidanzata con un burocrate arrogante e pomposo. Guido se ne innamora follemente e la rapisce. Dal loro amore nasce Giosuè (Giorgio Cantarini). Ma la loro felicità viene spezzata dalle leggi razziali: la famiglia viene deportata in un lager nazista. Per salvare il figlio dall’orrore che li circonda, Guido gli fa credere che tutto ciò che vedono è parte di un grande gioco in cui dovranno affrontare prove tremende per vincere il meraviglioso premio finale…

La vita è bella 

Oscar 1997 – Migliore Attore, Migliore Film Straniero, Migliore Colonna Sonora

Festival di Cannes – Gran Premio della Giuria

David di Donatello – Migliore Film, Migliore Regista, Migliore Attore protagonista,

Migliore Autore della fotografia, Migliore Costumista, Migliore Produttore,

Migliore Sceneggiatura, Migliore Scenografo, David Scuola

Nastri D’Argento – Migliore Regia, Migliore Attore, Migliore Attore non

protagonista, Migliore Sceneggiatura, Migliore Soggetto

European Film Award – Migliore Film, Migliore Attore

Premi César – Migliore Film Straniero

Una produzione MELAMPO CINEMATOGRAFICA – ROBERTO BENIGNI presenta “LA VITA È BELLA” con ROBERTO BENIGNI – NICOLETTA BRASCHI – GIUSTINO DURANO – SERGIO BUSTRIC – MARISA PAREDES – HORST BUCHHOLZ – LYDIA ALFONSI – GIULIANA LOJODICE – GIORGIO CANTARINI

soggetto e sceneggiatura VINCENZO CERAMI e ROBERTO BENIGNI costumi, scenografia, arredamento DANILO DONATI musiche NICOLA PIOVANI montaggio SIMONA PAGGI direttore della fotografia TONINO DELLI COLLI produttore esecutivo MARIO COTONE prodotto da ELDA FERRI e GIANLUIGI BRASCHI regia di ROBERTO BENIGNI

 
 

La vita è bella: cast, premi e frasi del film di Roberto Benigni

La vita è bella film

«Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla. Come in una favola c’è dolore, e come in una favola è piena di meraviglia e di felicità.» Su queste parole si apre uno dei film italiani più celebri di sempre nel mondo, La vita è bella, scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni nel 1997. Si tratta di una storia incentrata sull’Olocausto, sulla deportazione degli ebrei nei campi di concentramento, ma è anche una storia che infonde amore e speranza là dove sembrerebbe poterci essere solo orrore. Con quest’opera, Benigni ha consegnato agli spettatori di tutto il mondo la concreta prova che è possibile trattare tematiche difficili cercando allo stesso tempo di strappare un sorriso.

 Reduce dai successi comici di Johnny Stecchino Il mostro, il regista e attore toscano aveva intenzione di concentrarsi su un progetto particolarmente più ambizioso. Anche La vita è bella avrebbe originariamente dovuto essere una commedia pura, ma si è nel tempo arricchito di sentimenti e situazioni che lo hanno portato a sfoggiare uno spettro ben più ampio dell’umanità, delle sue gioie e dei suoi dolori. Nello scrivere tutto ciò, Benigni ha raccontato di essersi avvalso della collaborazione di personalità realmente coinvolte nell’Olocausto, come lo scrittore Rubino Salmoni, e il membro della Sonderkommando Shlomo Venezia. Il film fu poi girato tra Arezzo, Cortona, e Papigno, dove si trova la vecchia fabbrica riadattata come lager.

Alla sua uscita in sala, il film si affermò come un successo senza precedenti, arrivando ad incassare la cifra record di 92 miliardi di lire. Tale risultato ha portato La vita è bella a diventare il film italiano dal maggiore incasso di sempre, nonché quello con il maggior risultato economico nel mondo, per una cifra pari a 229 milioni di dollari. Prima di intraprendere una nuova visione di questo, sarà certamente utile approfondire ulteriormente alcune curiosità legate a tale titolo. Proseguendo qui nella scrittura sarà infatti possibile ritrovare dettagli relativi alla trama, al cast, ai premi vinti e, infine, alle piattaforme streaming contenenti il titolo nel loro catalogo. Si potranno qui ritrovare anche alcune delle frasi più belle del film.

La vita è bella: la trama del film

La vicenda si svolge in Italia, nel 1939. Protagonista è Guido, un giovane ebreo pieno di allegria e vitalità, il quale parte dalla campagna toscana per cercare fortuna in città. Qui si imbatterà nella sua “principessa”, Dora, una maestrina fidanzata con un burocrate arrogante e pomposo. Guido se ne innamora follemente e desidera farne la sua sposa. Prima di riuscirvi, però, dovrà dar vita ad un lungo corteggiamento, che si rivelerà però vincente. Dal loro amore nasce Giosuè. Ma la loro felicità viene spezzata dall’incombere delle leggi razziali: la famiglia viene deportata in un lager nazista e separata brutalmente. Per salvare il figlio dall’orrore che li circonda, Guido gli farà credere che tutto ciò che vedono è parte di un grande gioco in cui dovranno affrontare prove tremende per vincere un meraviglioso premio finale.

La vita è bella: il cast del film

Sceneggiatore, regista e interprete del protagonista Guido, Roberto Benigni si dedicò anima e corpo al suo personaggio. Pur non essendo di religione ebraica, questi raccontò di essere riuscito a calarsi senza problemi nei panni di Guido, in quanto umano e mosso da passioni umane. Accanto a lui, nei panni dell’amata Dora, si ritrova l’attrice Nicoletta Braschi. Realmente moglie di Benigni, questa aveva già recitato in numerosi dei precedenti film del marito. Il giovanissimo Giorgio Cantarini, che all’epoca delle riprese aveva appena 6 anni, dà invece vita al figlio Giosuè. Nel film si ritrovano poi anche l’attrice spagnola Marisa Paredes, nei panni della madre di Dora, e Horst Buchholz, in quelli del tedesco dottor Lessing. Giustino Durano è invece Eliseo Orefice, zio di Guido. Sergio Bustric interpreta invece l’amico Ferruccio Papini.

La vita è bella cast

La vita è bella: i premi, le frasi, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Tra i film italiani più premiati nel mondo, La vita è bella arrivò ad ottenere alcuni dei massimi riconoscimenti possibili per un’opera cinematografica. Presentato con successo nel concorso del Festival di Cannes, questo vinse qui il Grand Prix Speciale della giuria. Fu solo l’inizio di un lungo e ricco percorso. Seguirono infatti ben 9 David di Donatello, 5 Nastri d’argento, il premio César per il miglior film straniero e 2 European Film Awards. Il film di Benigni venne poi anche designato come rappresentante italiano agli Oscar, dove ottenne un incredibile risultato. Qui vinse ben tre premi, rispettivamente per la miglior colonna sonora, il miglior film straniero e il miglior attore protagonista.

È possibile fruire di La vita è bella grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti disponibile nel catalogo di Disney+, l’ormai popolarissima piattaforma dedicata all’universo Disney e molto altro. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, e si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 2 gennaio alle ore 21:20 su Canale 5.

Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del film:

  • Buongiorno, principessa! Stanotte t’ho sognata tutta la notte, andavamo al cinema, e avevi quel tailleur rosa che ti piace tanto, non penso che a te principessa, penso sempre a te! (Guido)
  • Guarda i girasoli: s’inchinano al sole, ma se vedi uno che è inchinato un po’ troppo significa che è morto. Tu stai servendo, però non sei un servo. Servire è l’arte suprema. Dio è il primo servitore; Lui serve gli uomini, ma non è servo degli uomini. (Eliseo)
  • Questa è la mia storia, questo è il sacrificio che mio padre ha fatto, questo è stato il suo regalo per me. (Giosuè)

Fonte: IMDb

 
 

La Vita Dopo – The Fallout, disponibile su tutte le principali piattaforme

Scritto e diretto da Megan Park con protagoniste Jenna Ortega e Maddie Ziegler, La Vita Dopo – The Fallout, arriva oggi, martedì 14 giugno, su tutte le principali piattaforme digitali per Warner Bros. Home Entertainment.

La Vita Dopo – The Fallout, la trama

Grazie a nuove amicizie nate in circostanze improvvise e tragiche, la liceale Vada (Jenna Ortega) inizia a reinventarsi, rivalutando le sue relazioni con la famiglia, gli amici e la sua visione del mondo. Allontanandosi dalla sua comoda routine familiare, inizia a correre dei rischi prendendo una serie di decisioni fulminee che mettono alla prova i suoi limiti e la spingono verso nuove direzioni. Vada trascorre sempre più tempo con Mia (Maddie Ziegler). Le due adolescenti si avvicinano sempre di più e Vada ridefinisce lentamente sé stessa attraverso le loro esperienze comuni.

 
 

La Vita di Pi film d’apertura al New York Film Festival

Vita di Pi Film

L’ambizioso progetto in 3D di Ang Lee tratto dal classico di Yann Martel è stato scelto per aprire il New York Film Festival il 28 Settembre, e sarà un occasione per vederlo

 
 

La vita di Adele: red band trailer in vista degli Oscar

La Vita di Adele

la-vita-di-adele

In occasione delle votazioni per le nomination relative agli Oscar 2014, la IFC Films ha diffuso un red band trailer esclusivo de La vita di Adele, il vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2013. Il trailer è incentrato in maniera particolare sulla protagonista Adèle Exarchopoulos, con la speranza di aumentare una sua possibile candidatura nella categoria “Migliore Attrice Protagonista”. Eccolo di seguito.

[iframe width=”560″ height=”315″ src=”//www.youtube.com/embed/J_ekBcdPzIk” frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

La pellicola di Abdellatif Kechiche racconta la storia d’amore di due donne interpretate dalle rivelazioni Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos. E’ uscita in Italia lo scorso 24 Ottobre.

PER LEGGERE LA NOSTRA RECENSIONE DE LA VITA DI ADELE CLICCATE QUI.

Trama: A 15 anni, Adele ha due certezze: è una ragazza, e una ragazza di solito esce con i ragazzi. Il giorno in cui intravede il blu dei capelli di Emma, sente che la sua vita sta per cambiare. Sola con i suoi dilemmi adolescenziali, cambia l’idea che ha di se stessa e sente trasformarsi il modo in cui gli altri la guardano.

Fonte: Firstshowing

 
 

La vita di Adele: dal cast alle scene d’amore, tutte le curiosità sul film

La vita di Adele film

Dal momento della sua presentazione al Festival di Cannes ad oggi, il film francese La vita di Adele (qui la recensione) non ha mai veramente smesso di far parlare di sé. Considerato uno dei più struggenti film d’amore e di formazione dell’ultimo decennio, il lungometraggio diretto da Abdellatif Kechiche è divenuto estremamente popolare per molteplici motivi, dalle grandi interpretazioni delle due protagoniste alle loro bollenti scene di sesso, e fino al suo ritratto incantato della gioventù.

Il film è un libero adattamento della graphic novel Il blu è un colore caldo, realizzato dalla fumettista Julie Maroh nel 2010. La pellicola finisce in realtà per rielaborare la storia dell’amore tra due giovani, aggiungendovi una serie di dettagli ed elementi inediti. Le principali differenze si possono ritrovare nella caratterizzazione della protagonista, ma rispetto al testo letterario, il film prevede in particolare la lunga serie di esplicite scene di sesso a cui si accennava, che esaltano la morbosità della relazione amorosa.

Tali scene sono state ovviamente motivo di grande scandalo, e la stessa Maroh dichiarò di non averle particolarmente apprezzate. Spaccando in due l’opinione della critica e del pubblico, il film arrivò a vincere il prestigioso premio del Festival di Cannes, la Palma d’Oro. Fu un’assegnazione unica nel suo genere, poiché la giuria decise di assegnare il premio tanto al regista quanto alle due straordinarie interpreti che diedero vita agli indimenticabili personaggi protagoniste: Adèle Exarchopoulos Léa Seydoux.

La vita di Adele trama

La trama di La vita di Adele

Protagonista del film è Adele, giovane liceale francese alle prese con la vita di tutti i giorni. Tra scuola e casa, la ragazza sembra continuamente cercare il proprio posto nel mondo. Seguire le regole della società non sembra però fare al caso suo, e anche il tentativo di una storia d’amore con un suo compagno di scuola naufragherà inesorabilmente. Le sue già fragili certezze si spezzano definitivamente nel momento in cui per strada incrocia Emma, una ragazza dai capelli blu e dallo stile androgino, che subito suscita un suo forte interesse.

Lentamente le due si avvicinano molto l’una all’altra, finendo per innamorarsi perdutamente. Per Adele quello è però un mondo sconosciuto, dal quale si sente attratta e spaventata allo stesso modo. La ragazza infatti teme il giudizio dei genitori, dei compagni di scuola, e inizia a sentirsi giudicata come mai prima d’ora. L’amore per Emma però è troppo forte, e diventa via via sempre più morboso e passionale. Con il passare degli anni, però, le due si ritrovano a dover fare i conti con percorsi di vita che non sempre coincidono.

La vita di Adele Adèle Exarchopoulos Léa Seydoux

 

Il cast del film

Nei ruoli di Adele ed Emma si ritrovano le attrici Adèle ExarchopoulosLéa Seydoux. La prima delle due era poco più che esordiente all’epoca del film, avendo recitato soltanto in qualche film poco noto. Convocata per un provino per il ruolo principale, l’attrice raccontò in seguito di aver dovuto sostenere una dura selezione prima di ottenere la parte. Nel corso di due mesi incontrò più volte il regista, dimostrando le sue capacità di improvvisazione. Dopo lunghe conversazioni con Kechiche, questi si convinse infine che l’interprete di origini greche era la persona giusta per il ruolo.

A togliergli ogni dubbio a riguardo fu però il momento in cui la vide mangiare ad un ristorante dove si trovavano. Il modo in cui lei mangiava era proprio come il regista aveva immaginato il personaggio. La Seydoux, invece, aveva ottenuto la parte di Emma già ben dieci mesi prima dell’inizio delle riprese. Anche lei aveva avuto modo di incontrare in più occasioni il regista. Ciò che più di ogni altra cosa convinse Kechiche fu il modo in cui Seydoux parlava della società e delle sue problematiche.

Per potersi calare ulteriormente nei panni di Emma, l’attrice decise di prendere lezioni di pittura e scultura, attività praticate dal personaggio, come anche dedicarsi a numerose letture sulla filosofia. In aggiunta a ciò, lavorò anche da un punto di vista fisico per costruire la mascolinità di Emma. Seguì dunque un allenamento per acquisire massa muscolare, e guardò film di Marlon Brando e James Dean per studiare i loro atteggiamenti e la loro postura.

La vita di Adele scene amore

Le scene d’amore e sesso di La vita di Adele

Come anticipato, del film sono note e apprezzate diverse scene di grande impatto visivo e poetico. Nessuna è però più celebre delle lunghe sequenze in cui le due protagoniste si cimentano in conturbanti scene di sesso. Proprio queste sono state al centro di numerosi dibattiti e polemiche, alle quali hanno preso parte anche le due stesse protagoniste. Entrambe hanno infatti in più occasioni lamentato di essersi spesso sentite costrette a girare tali scene, e che le condizioni sul set non erano particolarmente favorevoli.

Kechiche, infatti, era solito girare con 3 o 4 camere da presa, e ciò poneva le due attrici in uno stato di grande pressione. Le riprese di tali scene, inoltre, sembrano essersi protratte per diverse ore al giorno per più giorni, rendendo particolarmente snervante il set. A tali accuse il regista non ha mancato di rispondere, negando le voci secondo cui sarebbe stato eccessivamente severo. Egli, in sua difesa, affermò di aver semplicemente ricercato il realismo, sempre però con il consenso delle due interpreti. Queste hanno comunque affermato che molto di quanto si è detto riguardo alle scene di sesso è stato ingigantito dalla stampa.

Le due, infatti, non hanno dovuto praticare veri e propri atti sessuali, né erano realmente nude. Per loro furono realizzate delle protesi da applicare sui genitali, e che consentisse dunque di non essere esposte da questo punto di vista. Tali scene, inoltre, venivano perfettamente studiate e coreografate. Ciò non ha comunque impedito alle due attrici di provare forte imbarazzo, superato grazie al profondo legame di amicizia instauratosi tra di loro nel corso delle riprese.

Il trailer di La vita di Adele e dove vedere il film in streaming e in TV

La vita di Adele è presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Apple TV, Google Play e Now. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione per venerdì 28 giugno alle ore 21:15 sul canale Cielo.

 
 

La Vita di Adele trailer e nuove locandine del film Palma d’oro

La Vie d’Adèle

Ecco il nuovo trailer e due nuove locandine di La Vita di Adele, il vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2013, che arriverà in sala il mese prossimo. Dopo il trionfo al Festival di Cannes 2013, La Vita di Adele si appresta a uscire nelle sale di tutto il mondo. Acclamato dalla critica internazionale, il film che ha conquistato la Palma d’Oro sarà distribuito in Italia da Lucky Red dal prossimo 24 ottobre.

La pellicola di Abdellatif Kechiche racconta la storia d’amore di due donne interpretate dalle rivelazioni Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos. Oggi possiamo ammirare il trailer americano e due nuove locandine del film tratto dalla graphic novel Le Bleu est Une Couleur Chaude di Julie Maroh.

In attesa di vedere La Vita di Adele, vi rimandiamo alla nostra recensione.

Di seguito il trailer e le locandine.

 
 

La Vita di Adele recensione blu-ray

La Vita di Adèle

E’ disponibile dal 18 marzo, in alta definizione Blu-ray Disc, La Vita di Adele il film Palma d’oro 2013 di Abdellatif Kechiche, con le straordinarie Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, tratto dal graphic novel “Il blu è un colore caldo” di Julie Maroh (Rizzoli – Lizzard).

La vita di Adele”, edito da Lucky Red e distribuito da CG Home Video per Mustang Entertainment, è accompagnato nella versione dvd da trailer e dalle scene tagliate e in quella blu-ray anche da un interessantissimo e inedito making of.

Adele è un’adolescente e non ha dubbi: le ragazze stanno coi ragazzi. La sua visione del mondo però inizia a vacillare il giorno in cui incontra Emma, una giovane donna dai capelli blu, che le farà scoprire il desiderio e le permetterà di realizzarsi come donna e come adulta. Sotto lo sguardo di chi la circonda, Adele cresce, cerca se stessa, si perde, si trova di nuovo…

Recensione Film

Adèle (Adèle Exarchopoulos), una liceale introversa e sensibile, vorrebbe sentirsi innamorata come le sue coetanee, ma la relazione con il suo ragazzo Thomas (Jeremie Laheurte) non la rende felice. Un giorno incrocia per strada una sconosciuta che attira la sua attenzione. Ha occhi e capelli azzurri, un’espressione maliziosa e lo sguardo fisso sul suo viso. Come stregata, l’adolescente segue questa fata moderna. La trova, le dà un nome, Emma (Lèa Seydoux), scopre che studia all’Accademia di Belle Arti e che è un’artista un po’ snob, un’intellettuale.

Il loro è un colpo di fulmine da romanzo e, nonostante le incolmabili diversità, tra le due si insinua la complicità, l’affetto, un primo bacio, un secondo e infine la passione. I loro corpi si cercano in modo vorace, come se dovessero nutrirsi l’una dell’altra. Il contatto, che Kechiche mostra in scene lunghissime senza alcuna censura, somiglia a un’urgenza: l’urgenza di amare, di cogliere l’anima dell’altro, di fermare un istante fuori dal tempo.

La Vie d’AdeleGli anni passano, Adèle ed Emma vanno a vivere insieme, ma le preoccupazioni quotidiane, le gelosie e i tradimenti rubano spazio allo slancio iniziale. Qualcosa si spezza. Ma quando la nostalgia si sostituisce definitivamente alla felicità e le lacrime ai sorrisi, poco prima dei titoli di coda, ecco che si presenta un accenno di futuro, una possibilità, a suggerire che la vita, più forte degli eventi avversi, andrà avanti.

Un frammento di esistenza che in tre ore buca lo schermo e arriva al cuore di chi guarda. Una poesia in immagini. Una storia personale e intima sventolata ai quattro venti eppure scevra di timori. Questo è il cinema quando compie la sua magia, questa la sensazione che lascia l’incantesimo riuscito di Kechiche: La Vie d’Adèle.

Con una delicatezza senza eguali il regista e le due bravissime protagoniste mettono in scena un ventaglio di emozioni intense e pure, lasciando ad altri il galateo, i trucchi del mestiere, l’accompagnamento dei violini. Senza paura di mostrare come diventa davvero un volto sfigurato dal pianto o dall’estasi, dalla rabbia o dalla disperazione, Kechiche srotola il filo di una vicenda come tante astenendosi da giudizi (resterà deluso chi si aspetta un manifesto dell’amore saffico) e toccando in profondità ogni spettatore.

Tutti, per qualche ora, sono Adèle e possono sentire, complice la camera vicinissima ai volti e ai corpi, la sua forza vitale, la sua tenerezza, le sue paure. Dopo l’ultima scena si vorrebbe riavvolgere il nastro per rivedere ancora ogni istante e, contemporaneamente, prolungare il film con la mente, inventare un futuro, dare una destinazione a tutte le strade rimaste aperte.

Vincitrice della Palma d’Oro al Festival di Cannes appena concluso, la pellicola, che ha giustamente rapito la giuria con la sua grazia brusca e l’assenza di maniera, è destinata a chi preferisce la bellezza piena di imperfezioni della realtà alla patina rigida del cinema classico.

Consigliata in particolare a quelli che riempiono le piazze contro le coppie omosessuali, perché ne La Vie d’Adèle potrebbero addirittura riconoscere sé stessi.

Commento all’edizione: La traccia video dell’edizione in alta definizione del capolavoro di Abdellatif Kechiche è di ottimo fattura, grazie all’utilizzo dello standard 1080 HD, come anche la traccia audio DTS-HD. Debole è forse invece la quantità di contenuti extra, simili più a un’edizione dvd piuttosto che alla qualità dei contenuti dei blu-ray. Infatti, abbiamo solo due contenuti oltre al classico trailer, si tratta del making of e delle scene tagliate.

 
 

La Vita di Adèle nuovo trailer italiano

La Vita di Adele

Dopo il grande successo allo scorso Festival di Cannes,arriva il trailer italiano de La Vita di Adele, film del tunisino Abdellatif Kechiche con Léa Seydoux Adèle Exarchopoulos, vincitore della Palma d’Oro.

Protagonista del film è ,appunto, Adèle, diciasettenne che non ha dubbi sull’amore: i ragazzi stanno con le ragazze. Poi un giorno incontra Emma, una ragazza dai capelli blu che le cambierà completamente la vita, dandole la possibilità di realizzarsi come adulta nel mondo che la circonda, riscoprendo se stessa, tra dubbi e ansie ma scoprendo un amore che non aveva mai conosciuto. Una storia intensa, piena di amore, sesso e emozioni intense che, grazie alle due bravissime attrici francesi, arrivano subito al pubblico.

Il regista si è ispirato alla graphic novel di Julie Maroh, Le Bleu est Une Couleur Chaude, nonostante la Maroh abbia stroncato l’opera di Kechiche, affermando di non essere stata consultata sulla realizzazione e criticando fortemente la rappresentazione della storia nel film.

La casa di distribuzione Lucky Red finalmente ha diffuso il trailer per l’Italia, che trasmette l’intensità e l’amore presenti nella storia di questo film, in uscita il 24 Ottobre 2013.

Ecco il Trailer italiano de La Vita di Adèle.

[iframe width=”640″ height=”480″ src=”//www.youtube.com/embed/VaY9exBvJfs” frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

 
 

La vita di Adele in blu-ray e dvd

Sarà disponibile da domani, 18 marzo, in dvd e in alta definizione Blu-ray Disc, La Vita di Adele il film Palma d’oro 2013 di Abdellatif Kechiche, con le straordinarie Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, tratto dal graphic novel “Il blu è un colore caldo” di Julie Maroh (Rizzoli – Lizzard).

La vita di Adele”, edito da Lucky Red e distribuito da CG Home Video per Mustang Entertainment, è accompagnato nella versione dvd da trailer e dalle scene tagliate e in quella blu-ray anche da un interessantissimo e inedito making of.

 Adele è un’adolescente e non ha dubbi: le ragazze stanno coi ragazzi. La sua visione del mondo però inizia a vacillare il giorno in cui incontra Emma, una giovane donna dai capelli blu, che le farà scoprire il desiderio e le permetterà di realizzarsi come donna e come adulta. Sotto lo sguardo di chi la circonda, Adele cresce, cerca se stessa, si perde, si trova di nuovo…

 
 

La Vita di Adele disponibile su Netflix

La Vita di Adele

Nonostante sia stato snobbato agli Oscar la scorsa notte, ma pure ai premi Cesar in Francia, La Vita di Adele resta uno dei film migliori dello scorso anno, se non il film più bello del 2013. Il film è stato aggiunto da oggi a Netflix Instant Watch. IndieWire comunica la notizia che purtroppo per il nostro Paese non vale, dal momento che Netflix non è ancora disponibile in Italia.

La Vita di Adele vede protagonista la debuttante Adèle Exarchopoulos affiancata dalla bella e brava Léa Seydoux, vista in Mission Impossible Protocollo Fantasma e ora sui nostri schermi con La Bella e la Bestia. Il film, diretto da Abdellatif Kechiche, ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes.

Trama: A Lille l’adolescente Adele intraprende il percorso della scoperta di sé dopo un fugace incontro con Emma, artista dai capelli blu. Lasciato il proprio ragazzo, ritrova Emma in un bar gay e instaura con lei un’amicizia che presto si trasforma in amore.

Le ragazze vanno a vivere insieme. Ma mentre Emma persegue la realizzazione di sé attraverso la pittura, Adele – che nel frattempo si è dedicata all’insegnamento ai bambini – mette da parte le ambizioni di scrittrice. Dopo la brusca separazione a causa della propria infedeltà, Adele vivrà anni di solitudine nel ricordo della felicità di un tempo. Emma inizia invece una relazione più stabile (ma anche meno appassionata) con un’altra donna. Dopo l’ultimo incontro, Adele sceglie finalmente di voltare pagina e ricominciare a vivere.

 
 

La vita davanti a sé: Sophia Loren su Netflix, in tutto il mondo

la vita davanti a sé

La vita davanti a sé, il film con il premio Oscar Sophia Loren, una delle attrici più importanti di tutti i tempi, sarà in esclusiva su Netflix. Diretto da Edoardo Ponti e scritto da Ugo Chiti e dallo stesso Ponti, il film uscirà nella seconda parte del 2020 in tutto il mondo.

Accanto a Sophia Loren fanno parte del cast Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri e Massimiliano Rossi.  La vita davanti a sé è prodotto da Palomar – Mediawan Group, con il supporto di Impact Partners Film Service, Artemis Rising Foundation, Foothills Productions, Another Chapter Productions e Scone Investments.

Sophia Loren interpreta Madame Rosa, una superstite dell’Olocausto che si prende cura dei figli delle prostitute nel suo modesto appartamento a Bari. Accoglie anche Momo, un dodicenne senegalese che l’ha derubata. Insieme supereranno la loro solitudine, formando un’insolita famiglia. Il film è l’adattamento contemporaneo del bestseller internazionale La vie devant soi di Romain Gary.

“Non potrei essere più felice di collaborare con Netflix per un film così specialeha commentato Sophia LorenNella mia carriera ho lavorato con tutti gli studios più importanti ma posso dire con certezza che nessuno ha l’ampiezza di respiro e la diversità culturale di Netflix. Ed è proprio questo che apprezzo particolarmente. Hanno capito che non si costruisce una casa di produzione globale senza coltivare talenti locali in ogni paese, senza dare a queste voci l’opportunità di essere ascoltate. Tutti hanno il diritto di essere ascoltati, il nostro film parla proprio di questo e proprio questo è quello che fanno a Netflix”.

Ted Sarandos, Chief Content Officer di Netflix, ha dichiarato: “Sophia Loren è una delle attrici più importanti e celebrate di tutto il mondo. Siamo onorati di dare il benvenuto a lei, a Edoardo e al team che ha portato questo film nella famiglia di Netflix. La vita davanti a sé è una storia bella e coraggiosa che, proprio come Sophia, affascinerà il  pubblico in Italia e in tutto il mondo”.

LA VITA DAVANTI A SÉ 
Regia: Edoardo Ponti (Il turno di notte lo fanno le stelle, Voce umana)
Sceneggiatura: Ugo Chiti (Dogman, Il racconto dei racconti, Gomorra), Edoardo Ponti (Cuori estranei, Voce umana)
Cast: Sophia Loren (Madame Rosa), Ibrahima Gueye (Momo), Renato Carpentieri (Doctor Coen), Massimiliano Rossi (Ruspa)
Produzione: Palomar – Mediawan Group, con il supporto di Impact Partners Film Service, Artemis Rising Foundation, Foothills Productions, Another Chapter Productions e Scone Investments.

 
 

La vita davanti a sé, recensione del film con Sophia Loren

La vita davanti a sé recensione

Dopo Cuori estranei Edoardo Ponti torna a dirigere sua madre, Sophia Loren, affidandole il personaggio di una donna forte anche se provata dalla vita. La vita davanti a sé è basato sul romanzo di Romain Gary, La vie devant soi, che aveva già avuto un adattamento cinematografico, peraltro di grande successo: La vita davanti a sé di Moshé Mizrahi, protagonista Simone Signoret, vincitore dell’Oscar come Miglior film straniero nel 1978. Ponti adatta la vicenda ai tempi d’oggi.

La vita davanti a sé, la trama

Madame Rosa, Sophia Loren, è una ex prostituta ebrea, reduce da Auschwitz, che accoglie in casa propria i figli delle colleghe che non possono tenerli, dietro compenso. Ne ha già due quando il suo vecchio amico, il dottor Cohen, Renato Carpentieri, le propone di prendere con sé anche Momo, Ibrahima Gueye, un bambino di 12 anni originario del Senegal che ha perso la madre. Madame Rosa è anziana e stanca e Momo si presenta subito come un ragazzino problematico. Lei però accetta e inizia una convivenza che si trasformerà in un legame affettivo molto stretto. Quando la salute di Madame Rosa inizia a peggiorare, la donna si fa promettere da Momo che non la farà portare in ospedale, perché non vuole subire un accanimento terapeutico. Il ragazzo farà di tutto per cercare di mantenere la promessa fatta a Madame Rosa.

La vita davanti a sé, un racconto edificante

La storia di Momo e Madame Rosa, raccontata da Edoardo Ponti, anche autore del soggetto e della sceneggiatura assieme a Ugo Chiti, mette insieme una serie di marginalità e invita lo spettatore a guardarvi dentro senza pregiudizi. Ecco dunque che tra i vicoli di Bari vecchia si incontrano la stessa Rosa, due volte emarginata, perché ebrea e prostituta, il transessuale Lola, Abril Zamora, che affida sua figlia alle cure dell’anziana donna, e ovviamente, immigrati di varie generazioni, dal negoziante musulmano da decenni in Italia, interpretato da Babak Karimi, che prenderà Momo sotto la sua ala, fino a Momo stesso, appena arrivato dal Senegal, e al suo compagno di stanza, Iosif Diego Pirvu, con cui litiga sempre, ma a cui in fondo vuole bene. C’è poi la marginalità di un sud in cui le opportunità e le lusinghe della criminalità sono sempre dietro l’angolo. Nel suo percorso di formazione Momo le sperimenterà, incontrando personaggi come quello interpretato da Massimiliano Rossi (Gomorra – La serie, Indivisibili, Il primo re), che sfrutta ragazzi di origine africana come bassa manovalanza per lo spaccio.

Obiettivo di Ponti, però,  è mostrare come sia possibile intraprendere strade forse meno facili della criminalità e del pregiudizio, dell’odio contro il diverso, l’estraneo. Mostrare che queste strade ci sono, sono ampiamente percorribili e portano senz’altro a un futuro più luminoso e che i ragazzi come Momo, apparentemente ribelli, in realtà, vogliono solo essere visti e amati – come suggerisce la canzone Io sì, interpretata da Laura Pausini. È importante, poi, riannodare i fili della memoria, ricordare il passato per non ripeterne gli errori, come il personaggio di Madame Rosa insegna.

Sophia Loren e il cast de La vita davanti a sé

È proprio lei, Sophia Loren, ad impedire che la trattazione didascalica appesantisca troppo il lavoro. Questo avviene solo in misura contenuta proprio perché Sophia Loren è capace di dare grazia e poesia alla sua Rosa, non senza la ruvidezza necessaria a dare corpo a un’altra donna forte, che va ad aggiungersi alla lunga galleria di personaggi interpretati dall’attrice, premio Oscar per La Ciociara. Accanto a lei, un altro pilastro del cinema italiano come Renato Carpentieri e tre bambini ben scelti, protagonisti insieme di momenti anche buffi. Massimiliano Rossi, Abril Zamora e Babak Karimi completano il gruppo offrendo buone prove. Come dimenticare poi Bari, anch’essa protagonista del film: il fascino dei vicoli della città vecchia, i palazzoni di recente costruzione, il mercato del pesce. Una città multiculturale che pur con tutti i suoi problemi resta simbolo di integrazione.

La vita davanti a sé in streaming, dove e quando vederlo 

La vita davanti a sé, prodotto da Palomar e distribuito da Netflix, è disponibile dal 13 novembre sulla piattaforma streaming.       

 
 

LA VITA CHE VOLEVI: Netflix annuncia la nuova serie di Ivan Cotroneo

la vita che volevi

Netflix annuncia LA VITA CHE VOLEVI, una nuova serie prodotta da Banijay Studios Italy che sarà disponibile solo su Netflix. Le riprese della nuova produzione in 6 episodi sono appena iniziate e si svolgeranno tra Lecce, il Salento e Napoli.

La serie, creata e scritta da Ivan Cotroneo e da Monica Rametta e diretta dallo stesso Cotroneo, vede come protagonisti Vittoria Schisano (Gloria), Giuseppe Zeno (Sergio), Pina Turco (Marina), Alessio Lapice (Pietro) e Nicola Bello (Andrea). La produzione sarà a cura di Massimo Del Frate, Head of Drama per Banijay Studios Italy.

La vita che volevi è una storia di legami, amicizia e scoperta, che racconta della felicità che crediamo di volere (programmata, ordinata, semplice) ma anche di quella che ci sorprende, che scombina la vita. È ciò che accade a Gloria, la protagonista, e che risuona poi in tutti i personaggi della storia.

La vita che volevi, la trama

Gloria, la protagonista de LA VITA CHE VOLEVI, è convinta di aver trovato la felicità a Lecce, dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con Ernesto ma, un giorno, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Marina, sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione.

Marina porta con sé Andrea e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di un terzo, il cui padre è Pietro, un giovane dal carattere passionale e forse anche pericoloso.

Gloria preferirebbe non riallacciare i rapporti con Marina, lei le ricorda una parte della sua vita che vorrebbe dimenticare. Marina nasconde però molti segreti e presto in scena arriverà anche Sergio, il padre di Arianna, un uomo tutto d’un pezzo fin da subito molto diffidente nei confronti di Gloria. Per lei, è giunto il momento di fare i conti con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per scoprire che la felicità a volte arriva in forme inaspettate e che l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere vissuta.

 
 

La vita che volevi: la nuova serie Netflix italiana in arrivo dal 29 Maggio

La vita che volevi serie netflix
Crediti foto: Netflix/Camilla Cattabriga

La vita che volevi sarà disponibile dal 29 maggio solo su Netflix. La nuova serie prodotta da Banijay Studios Italy, creata e diretta da Ivan Cotroneo, vede Vittoria Schisano nel ruolo della protagonista Gloria. Nel cast anche Giuseppe Zeno (Sergio), Pina Turco (Marina), Alessio Lapice (Pietro) e Nicola Bello (Andrea), oltre a Bianca Nappi, Francesco Pellegrino e Bellarch.

La serie, creata e scritta da Ivan Cotroneo e da Monica Rametta, è diretta dallo stesso Cotroneo. La produzione è a cura di Massimo Del Frate, Head of Drama per Banijay Studios Italy.

I 6 episodi sono ambientati tra Lecce, il Salento e Napoli.

La trama di La vita che volevi

Gloria, la protagonista de LA VITA CHE VOLEVI, è convinta di aver trovato la felicità a Lecce, dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con Ernesto ma, un giorno, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Marina, sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione.

Marina porta con sé Andrea e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di un terzo, il cui padre è Pietro, un giovane dal carattere passionale e forse anche pericoloso.

Gloria preferirebbe non riallacciare i rapporti con Marina, lei le ricorda una parte della sua vita che vorrebbe dimenticare. Marina nasconde però molti segreti e presto in scena arriverà anche Sergio, il padre di Arianna, un uomo tutto d’un pezzo fin da subito molto diffidente nei confronti di Gloria. Per lei, è giunto il momento di fare i conti con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per scoprire che la felicità a volte arriva in forme inaspettate e che l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere vissuta.

LA SCRITTURA E LO SVILUPPO di La vita che volevi

A cura di Monica Rametta

“Gloria è la protagonista della nostra storia e noi l’abbiamo amata, subito.

Volevamo raccontare una donna AMAB (Assigned Male At Birth), una donna transgender lontana dagli stereotipi, vera, fatta di carne e di sangue, un personaggio pieno di sfumature e anche di contraddizioni. È da lei che siamo partiti per ideare la serie. È stata Gloria a guidarci e noi a seguirla. Ce la siamo immaginata mentre camminava perfettamente a suo agio per le strade di Lecce dove nel presente viveva e lavorava, ormai donna matura e realizzata, o nel passato quando invece più giovane, si divideva tra gli studi all’università di Napoli e le serate in discoteca, dove si esibiva in drag guadagnando soldi per portare a termine la sua transizione, ed essere finalmente anche fuori quella che fin da piccola sentiva e sapeva di essere dentro.

Accanto e intorno a lei, passando attraverso tante stesure, tanto lavoro e tanti confronti con il team editoriale, abbiamo costruito il suo mondo, fatto di amori, prima tra tutti Marina la sua amica dei tempi dell’università, di affetti, di lavoro, di amicizia e di famiglia. La famiglia di origine dalla quale Gloria proviene e un’altra famiglia, quella che Gloria non immagina di avere, e nemmeno di volere. Una famiglia che piomba all’improvviso come un uragano nella sua vita stravolgendola. Il passato che torna e le presenta il conto rappresentato da un figlio nato non dal caso ma dall’amore. Questo è il tema che ci stava a cuore, che ci interessava esplorare. La possibilità inaspettata per Gloria, che ha faticato per arrivare ad essere quello che voleva, di mettersi nuovamente in gioco. La paura e lo spaesamento di trovarsi di fronte all’incredibile opportunità di poter essere madre, la straordinaria occasione di vivere una vita ancora diversa da quella voluta e mai nemmeno immaginata.

La vita che volevi è la storia di una donna nata nel corpo di un uomo e decisa a conquistare la sua piena felicità.”

NOTE DI REGIA  – A cura di Ivan Cotroneo

“Trasformare una storia scritta, un copione la cui lavorazione ha richiesto più di due anni, in immagini e scene è un’impresa di grande responsabilità. Quando comincia la preparazione ti senti responsabile del lavoro fatto fino a quel momento e del lavoro che verrà, del tempo che chiederai a tutte le persone di cui avrai bisogno per portare a compimento questa avventura. La creazione con la mia partner in crime di sempre, Monica Rametta, aveva già messo tanti punti fermi, e alcuni li aveva suggeriti, a cominciare dalla protagonista: il corpo e la persona di Vittoria Schisano si sono con forza imposti per talento e aderenza al personaggio.

Creare il mondo intorno a lei è stato un lavoro di squadra, credo di avere parlato e parlato e parlato fino allo sfinimento con tutti i collaboratori e creatori che hanno permesso a questa serie di esistere. I produttori che hanno contribuito creativamente, Massimo del Frate che mi ha sentito per tre anni descrivere, colori, sapori, facce, canzoni, toni precisi di questo mondo. Gabriella Giannattasio, che ha lavorato con me al casting per scegliere i talenti che avrebbero dato corpi, volti, occhi ai personaggi. Gian Filippo Corticelli, che ha regalato alla storia, proprio come desideravo, il colore e le luci capaci di raccontare e non solo di far vedere. La creatività di Monica Sironi che ha trovato luoghi bellissimi di Lecce e di tutto il Salento e li ha trasformati o ricostruiti perché diventassero il posto del cuore di Gloria.

La ricerca e l’invenzione di Rossano Marchi, che ha creato costumi che raccontassero aspirazioni mancate e realizzazioni faticose dei personaggi. Il mondo di Gloria ha preso forma, come si dice, un po’ alla volta e tutto insieme, e lo vedevo prendere vita così, come me lo ero immaginato, caldo, ma capace di infliggere grandi dolori, spettacolare nei paesaggi, e chiuso nell’insistenza di un primo piano toccante. Raccontare tanto, e a tutti, quello che immaginavo, quello che da anni aveva preso forma dentro di me in termini visivi era l’unica possibilità che avessi per condividere un’idea di rappresentazione.

È verissimo che il racconto per immagini, i film, le serie, sono creazioni di gruppo, ma forse mai come questa volta ho potuto sentire l’amore e il desiderio di tutti di contribuire alla creazione, di percorrere l’extra mile in più perché questa serie fosse, comunque, nel bene o nel male, speciale e unica. Così, dietro ogni battuta di ogni personaggio che sentirete, io sento l’amore di Gaetano Carito, il grandissimo fonico che ci ha accompagnato.

E conclusa l’avventura del set durata 14 settimane, questa collaborazione è continuata al montaggio, con Ilaria Fraioli e Martina Ghezzi che hanno dato il ritmo del cuore di cui la serie necessitava, e con le musiche di Gabriele Roberto che dopo avere subìto ore di miei monologhi sull’importanza narrativa, sul tipo di suono, sull’orchestrazione, ha composto dei temi straordinari, epici oppure intimissimi, che potessero accostarsi alle canzoni che avevo scelto già dalla sceneggiatura, i classici più belli della canzone italiana, Tenco, Modugno, Bindi, Vanoni, de André. E ancora con il mix del suono di Giancarlo Rutigliano e di tutta la squadra, perché tutto, anche gli ambienti parlassero del sogno di Gloria e della sua vita.

Dietro questa serie c’è un regista, io, con il suo sguardo e la sua visione del mondo, e del cinema. Ma è uno sguardo che sarebbe rimasto confinato nelle parole (diciamolo: a volte negli sproloqui) e non sarebbe diventato immagine e racconto per immagini senza la collaborazione di tutti questi artisti, che non si sono limitati ad ascoltare, per fortuna, ma hanno creato, rilanciato, proposto, sfidato. E senza tutti i miei attori, che hanno regalato il loro talento ai personaggi che io e Monica avevamo scritto. Sono loro adesso, questo magnifico cast, a parlare per noi con le loro battute, i loro silenzi, i loro movimenti. La gratitudine è un sentimento veramente sottovalutato, e vergognosamente. Nel cinema e nelle serie, magari la responsabilità è di uno, ma l’amore e la creazione sono di tutti, e questo va ricordato, sempre, a sé stessi e nelle dichiarazioni che si fanno. Se queste note vi sembrano un elenco di nomi, pazienza. Non lo è. È un elenco di autori. È grazie a loro che La vita che volevi è anche la serie che volevamo, tutti.”

 
 

La vita che volevi: la nuova serie italiana Netflix con Vittoria Schisano

La vita che volevi serie netflix
Crediti foto: Netflix/Camilla Cattabriga

Dal 29 Maggio sarà disponibile solo su Netflix, La vita che volevi, la nuova serie prodotta da Banijay Studios Italy, creata e diretta da Ivan Cotroneo con Vittoria Schisano, nel ruolo della protagonista Gloria. Nel cast anche Giuseppe Zeno (Sergio), Pina Turco (Marina), Alessio Lapice (Pietro) e Nicola Bello (Andrea), oltre Bianca Nappi, Francesco Pellegrino e Bellarch.

La vita che volevi  è una storia di legami, amicizia e scoperta, che racconta della felicità che crediamo di volere (programmata, ordinata, semplice) ma anche di quella che ci sorprende, che scombina la vita. È ciò che accade a Gloria, la protagonista, e che risuona poi in tutti i personaggi della storia.

La serie, creata e scritta da Ivan Cotroneo e da Monica Rametta è diretta dallo stesso Cotroneo. La produzione è a cura di Massimo Del Frate, Head of Drama per Banijay Studios Italy.

La serie, in 6 episodi, è ambientata tra Lecce, il Salento e Napoli.

La trama di La vita che volevi

Gloria, la protagonista de LA VITA CHE VOLEVI, è convinta di aver trovato la felicità a Lecce, dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con Ernesto ma, un giorno, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Marina, sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione.

Marina porta con sé Andrea e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di un terzo, il cui padre è Pietro, un giovane dal carattere passionale e forse anche pericoloso.

Gloria preferirebbe non riallacciare i rapporti con Marina, lei le ricorda una parte della sua vita che vorrebbe dimenticare. Marina nasconde però molti segreti e presto in scena arriverà anche Sergio, il padre di Arianna, un uomo tutto d’un pezzo fin da subito molto diffidente nei confronti di Gloria. Per lei, è giunto il momento di fare i conti con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per scoprire che la felicità a volte arriva in forme inaspettate e che l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere vissuta.

 
 

La vita che volevi, la spiegazione del finale: Gloria ha un lieto fine?

La vita che volevi spiegazione finale serie netflix
Credit Netflix

L’originale italiano di Netflix, La vita che volevi, è una serie che racconta di una donna transgender che viene improvvisamente a sapere del suo figlio biologico dalla sua migliore amica di 15 anni prima. La serie è un dramma italiano di stampo sovietico che regala nuovi colpi di scena a ogni episodio per un’esperienza di visione emozionante (se vi piace questo genere di cose).

Come accade per la maggior parte dei media di oggi, La vita che volevi tenta di affrontare molti temi morali in modo ambiguo per favorire un’esperienza di visione nutriente; tuttavia, personalmente, penso che si esaurisca alla fine della serie. In fondo, si tratta di una storia d’amore, sicuramente unica.

La vita di Gloria viene sconvolta quando Marina, un’amica di 15 anni prima, si presenta senza preavviso con i suoi due figli e una pagnotta nel forno. I figli di Marina hanno tutti padri diversi e ben presto scopriamo che il maggiore, Andrea, che ha 15 anni, è in realtà il figlio di Gloria di un tempo. All’inizio Gloria è contraria all’idea di avere un figlio perché le ricorda un tempo e un corpo che ha dimenticato da tempo.

Tuttavia, dopo aver trascorso un po’ di tempo con Andrea, sviluppa un legame con lui. Tuttavia, c’è molto di più nella storia. Il motivo per cui Marina si è presentata con i suoi figli è che voleva che suo figlio Andrea sapesse chi era suo padre. La donna è malata di cancro e teme che, se le cure non funzionano, suo figlio non lo scoprirà mai.

Ma c’è di più. La seconda figlia di Marina, Ariana, è figlia di Sergio. Sergio fa parte della loro vita da molti anni e Andrea lo chiama anche papà (scandaloso). Tuttavia, Marina non è mai stata interessata a sposare qualcuno. A quanto pare, è sempre stata innamorata di Gloria. Ma il vero dramma è che il padre del terzo figlio è uno psicopatico che ha picchiato Marina. Lei decide di tenere comunque il bambino, ma ha paura di quell’uomo.

Purtroppo, Pietro si presenta proprio prima che Marina stia per essere operata per il suo tumore al cervello. Minaccia di ucciderla se non accetta di partire con lui e il loro bambino. Marina gli dice che non lascerà gli altri figli e Pietro la butta giù dall’edificio (che tipo). Questo lascia a Gloria e Sergio il compito di occuparsi dei bambini. Riusciranno a salvare i bambini e ad avere un lieto fine? Scopriamolo.

Cosa succede a Pietro?

La vita che volevi serie netflix

Pietro dice a Gloria di portare il suo bambino in un luogo affollato, in modo che possano scambiarsi i figli. Ha rapito Andrea e ha minacciato di ucciderlo se non gli porta il bambino. Gloria mette un giocattolo nella cesta e lo depone tra la folla, dicendo ad Andrea di correre appena la sente. A questo punto Sergio sa dove si trova Gloria e anche la polizia è stata avvisata.

Andrea riesce a scappare, ma Pietro si impossessa di Gloria e la porta in una strada vuota lì vicino. Sergio li trova e Pietro gli punta contro la pistola. Anche Gloria ha una pistola, ma si scopre che non è vera. Quindi, quando suo padre l’ha minacciata tanti anni fa, si trattava sempre di una pistola finta? Non ne sono sicuro, ma possiamo supporre che non l’abbia mai accettata. Comunque, Sergio e Pietro si scontrano fisicamente e alla fine Sergio spara a Pietro dritto al cuore, salvando Gloria e se stesso, appena prima che la polizia arrivi sul posto. Con Pietro morto, tutti sono al sicuro.

Cosa significa il primo abbraccio di Andrea a Gloria?

In La vita che volevi, Andrea si interroga sulla sua mascolinità, in particolare per il modo in cui le persone intorno a Gloria la trattano. All’inizio la definisce una donna bellissima, ma quando scopre che è suo padre, sente che la sua mascolinità è minacciata. Inoltre, Pietro lo chiama per nome e lo evira quando si fa la pipì addosso per la paura.

Più tardi, però, quando Andrea vede Gloria sacrificarsi per la sua sicurezza, si rende finalmente conto di quanto lei tenga a lui e di quanto sia “forte”. Infine, Andrea la abbraccia quando la trova viva e Pietro morto sul pavimento, un figlio orgoglioso che ha ottenuto una nuova madre. Andrea ha finalmente accettato Gloria e ha lasciato andare tutta la sua rabbia, non solo nei suoi confronti ma anche nei confronti di Marina.

Gloria avrà un lieto fine in La vita che volevi?

La vita che volevi netflix

Nel finale di La vita che volevi (The Life You Wanted), possiamo supporre che Gloria vivrà presto la vita che sognava, solo senza Marina. Sergio dice a Gloria che ha intenzione di farsi trasferire a Lecce, in modo che tutta la famiglia possa stare davvero insieme. In pratica, confessa i suoi sentimenti a Gloria (in modo piuttosto dolce).

I ragazzi potranno finalmente crescere in un ambiente protetto con i genitori come una vera famiglia. Gloria accetta la proposta di Sergio perché sembra che si siano avvicinati lentamente da quando si sono conosciuti. Forse Marina sapeva che sarebbe successo (come nelle soap opera) e ha portato Sergio da Gloria per fargli avere il lieto fine che entrambi meritano.

La vita che volevi vede Gloria alle prese con l’accettazione del suo figlio biologico, perché proviene da un periodo in cui non era felice con se stessa. Tuttavia, questo non deve impedirle di amarlo. Pian piano si rende conto di volere Andrea nella sua vita, anche se è la copia sputata del ragazzo che non ha mai voluto essere. Sono sicura che le ci vuole molto per iniziare ad amarlo, ma alla fine della serie, Sergio e Gloria sanno entrambi di volere Andrea nella loro vita e di voler stare l’uno con l’altra, il che rende il finale molto conveniente e avvincente.

Alla fine, i ragazzi mettono su la canzone “Gloria”, che Gloria cantava sempre nei locali, e la cantano tutti insieme come una famiglia felice, celebrando la vita e Marina tutti insieme. Ora, Gloria non voleva un figlio, figuriamoci tre, ma suppongo che ci si adatti, quindi direi che ha avuto un lieto fine!

 
 

La vita che verrà al cinema dal 25 Novembre

La vita che verrà film 2020 (1)

Dalla regista di Mamma Mia! e The Iron Lady Phyllida Lloyd, arriva in sala in Italia a novembre La vita che verrà (Herself), l’emozionante film rivelazione secondo Variety presentato con successo al Sundance, scritto e interpretato dall’attrice irlandese Clare Dunne. È la storia di una donna che ce la fa. Che lotta per ricostruirsi una vita, per dare un futuro alle sue figlie, e che cerca di lasciarsi alle spalle un marito violento.

La vita che verrà sarà alla Festa del Cinema di Roma, presentato in Selezione Ufficiale e in Alice nella Città, e in sala dal 25 novembre – Giornata Internazionale contro la Violenza sulla Donne – con BiM Distribuzione. «Ho incontrato Clare per la prima volta – ricorda la regista – quando stavo cercando gli attori per Giulio Cesare, all’inizio del mio progetto su Shakespeare al femminile. Clare è venuta per il ruolo di Porzia. Non dimenticherò mai il suo provino: fu incredibile vedere un attore che è completamente se stesso; che colma il divario tra se stesso e il suo personaggio. […]». Lo stesso stupore la regista lo ritroverà tempo dopo, leggendo la sceneggiatura a cui Dunne aveva lavorato a lungo. «Era una scrittrice nata […] ho accettato di dirigere il film solo a condizione che ci fosse lei nel ruolo di Sandra». 

La vita che verrà, la trama

Dopo tanto tempo, Sandra trova finalmente il coraggio di fuggire con le sue due figlie da un marito violento. In lotta contro una società che sembra non poterla proteggere e con l’obiettivo di creare un ambiente accogliente per le bambine, decide di costruire da sola una casa tutta per loro.  Non tutto andrà bene ma durante l’impresa troverà la forza di ricostruire la sua vita e riscoprirà se stessa, anche grazie all’appoggio di un gruppo di persone disposte ad aiutarla e a darle sostegno.

Per Sandra e le sue figlie la nuova vita che verrà per fortuna non sarà mai più come quella di prima. Diretto da Phyllida Lloyd il film è scritto da Clare Dunne e Malcolm Campbell ed è interpretato da Clare Dunne, (principalmente nota per la sua attività teatrale: ha recitato nella versione interamente femminile dell’Enrico IV di Shakespeare per la regia della stessa Lloyd) e dai candidati al Tony Award Harriet Walter (Star Wars: Episode VII – The Force Awakens,  Killing Eve, Succession) e Conleth Hill (Game of Thrones, Dublin Murders).

 
 

La vita bugiarda degli adulti, recensione della serie tratta da Elena Ferrante

La vita bugiarda degli adulti
La Vita Bugiarda Degli Adulti. Valeria Golino as Vittoria in episode 101 of La Vita Bugiarda Degli Adulti. Cr. Eduardo Castaldo/Netflix © 2022

Un “progetto potente” lo ha definito Domenico Procacci – già produttore de L’amica geniale, attualmente al lavoro sulla quarta stagione – di questo nuovo adattamento di una storia creata dalla misteriosa Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti. Sei episodi che dal 4 gennaio potete trovare sulla piattaforma di streaming, e che mettono in scena la storia di Giovanna, una adolescente napoletana in cerca di identità in un momento tipico di passaggio, dall’infanzia all’adolescenza.

La vita bugiarda degli adulti, la trama

Un personaggio chiave, affidato alla sorprendente esordiente Giordana Marengo, circondata da un cast completato da Alessandro Preziosi, Pina Turco e Valeria Golino, ma soprattutto dalle attenzioni del regista. Quell’Edoardo De Angelis di Indivisibili, Il vizio della speranza e le recenti versioni televisive delle opere di De Filippo, che si conferma una sicurezza, soprattutto nella trasposizione cinematografica di un testo letterario, tanto più se ambientato in un contesto che conosce bene, essendo di Napoli anche lui.

Edoardo De Angelis per Elena Ferrante

Tra il Vomero, dove vive Giordana, e la casa di Zia Vittoria a Poggioreale (o Pascone), quella di Edoardo è la Napoli di Elena Ferrante, divisa tra città di sopra e di sotto come divisa è la realtà che scopre di vivere la sorprendente protagonista, disorientata e arrabbiata insieme, per la scoperta delle false verità che le avevano insegnato le figure più importanti della sua vita. “I personaggi utilizzano la bugia come strumento di lotta, per piegare la realtà ai propri desideri”, spiega il regista, che proprio grazie all’autrice originale ha trovato la giusta chiave per rendere più “amabile” zia Vittoria. Il loro è stato un “rapporto epistolare” e insieme una “esperienza affascinante” che si è sviluppato ancora una volta a distanza, lettera dopo lettera, fino a quella arrivata dopo la visione conclusiva della serie, ormai terminata. “Una lettera bellissima che porterò sempre nella memoria“, la definisce De Angelis, che Valeria Golino descrive come “il regista più calmo” conosciuto, in grado di “dare calma, anche se stai sul Titanic“, uno che “ti protegge da tutto“.

La vita bugiarda degli adulti elena ferrante
La Vita Bugiarda Degli Adulti. (L to R) Valeria Golino as Vittoria, Giordana Marengo as Giovanna in episode 101 of La Vita Bugiarda Degli Adulti. Cr. Eduardo Castaldo/Netflix © 2022

La rivelazione Giordana Marengo, Giovanna

“Non avevo mai pensato di fare qualcosa del genere“, racconta la giovane esordiente, che sul proprio profilo Instagram ormai alterna le immagini di eventi mondani e servizi fotografici a momenti privati simili a quelli di qualunque adolescente (come anche lei è, avendo compiuto diciotto anni proprio sul set della serie). “Un compito più grande di me“, come lo ricorda, al quale è arrivata casualmente, per la foto mandata dalla madre al casting, e che ha affrontato al meglio grazie al “Signore e Padrone” del set. “Grazie a Edoardo non avevo mai l’ansia di girare – ricorda. – Ero lì tutti i giorni, sembrava di stare a casa mia. Passavo piu tempo con lui che con mia mamma, al punto che quando abbiamo finito non volevo più andare via“.

Crescita, sviluppo, riscoperta

Nei primi episodi sono lei e la zia Vittoria di Valeria Golino a spiccare di più, come d’altronde prevede la premessa della serie stessa, nella quale tutto nasce dalla frase detta dal padre e ascoltata di nascosto dalla ragazza: “Sta facendo la faccia di Vittoria“. Un accenno che scatena la curiosità di Giovanna e la spinge a uscire dalla sua bolla, ad accorgersi che le travolgenti lezioni della reietta Vittoria corrispondono alla ricerca della propria identità che la serie racconta nel suo svilupparsi.

La vediamo – e la vedremo crescere nel corso di La vita bugiarda degli adulti – da intelligente e problematica, refrattaria alla scuola e alle regole, a giovane donna. L’ennesima raccontata dall’autrice della quale ancora non sappiamo ufficialmente l’identità, che questa serie promette di farci riscoprire, dopo averla riletta con coraggio e originalità autoriale. Ci aspettano alti e bassi, episodi più o meno riusciti, forse, come in tutte le produzioni televisive che affollano il nostro panorama, ma il cambiamento di Giovanna, i segreti che scopre, le bugie che la circondano, l’amore e il sesso, sono dei temi che in mano a Edoardo De Angelis difficilmente ci regaleranno delusioni.

 
 

La vita bugiarda degli adulti, la nuova serie italiana da domani su Netflix

La vita bugiarda degli adulti

La vita bugiarda degli adulti, la nuova serie in 6 episodi prodotta da Fandango e tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, edito da Edizioni E/O, debutterà su Netflix il 4 gennaio 2023 in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. La vita bugiarda degli adulti è scritta da Elena Ferrante, Laura Paolucci, Francesco Piccolo ed Edoardo De Angelis e diretta da Edoardo De Angelis.

La vita bugiarda degli adulti, la trama e il cast

La serie è un ritratto potente e singolare del passaggio di Giovanna dall’infanzia all’adolescenza negli anni Novanta. La ricerca di un nuovo volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale. Giovanna oscilla tra alto e basso, ora precipitando ora inerpicandosi, disorientata dal fatto che, su o giù, la città pare senza risposta e senza scampo.

PERSONAGGI di La vita bugiarda degli adulti

  • GIOVANNA (Giordana Marengo) Giovanna è un’adolescente degli anni ‘90 alla ricerca della propria identità. Capelli corti, occhi penetranti e un look aggressivo, grunge. “Sta facendo la faccia di Vittoria”, dice di lei la madre al padre all’inizio della storia. E forse è vero, se a quindici anni, cresciuta nel mondo di sopra della Napoli bene, sta diventando brutta e cattiva come l’innominabile zia con cui la famiglia Trada non parla da anni. Giovanna legge molto, adora i romanzi, è sveglia, intelligente, capace, ma a scuola va male; a casa, con i genitori prima tanto amati, dopo quello che li ha sentiti dire, è una battaglia quotidiana – e quale atto di ribellione migliore contro una famiglia di insegnanti se non quello di venire bocciata? Giovanna è una ragazzina che sta diventando donna, già però dentro il corpo prosperoso di una fimmina che attizza le indiscrete attenzioni maschili. Giovanna sta cambiando, lo sente. È quindi per ritrovarsi, per capire che faccia abbia veramente, che convince il padre a farle visitare la zia. L’incontro con Vittoria, che le somiglia tantissimo e nella quale non può fare a meno di rispecchiarsi, le apre gli occhi: scoprirà inconfessabili segreti sui suoi genitori e il loro passato, imparerà a mentire come gli adulti, a parlare come la zia, e come Vittoria ad aprirsi all’amore e al sesso.
  • VITTORIA (Valeria Golino) -La zia di Giovanna, sorella di Andrea. Vittoria è una tempesta, prosperosa e selvaggia, sboccata, sfacciata, insofferente e ironica, scostante ma a suo modo amorevole. È una fumatrice appassionata, si trucca molto, indossa vestiti fasciatissimi e sgargianti. Vittoria –  cattolica praticante, licenza media, donna di servizio – ha un amore tragico nel suo passato, il suo unico grande amore, Enzo. Nella famiglia di Giovanna, la zia è una figura sfocata, un rettangolino precisissimo a cancellare il volto su una vecchia fotografia, un essere misterioso e stregonesco che porta scompiglio, che in casa non può essere nominato e che per questo accende la fantasia della nipote. Vittoria ama Giovanna, ma le due hanno un rapporto conflittuale. Sarà grazie a lei che scoprirà la vera natura degli adulti: sono tutti bugiardi… anche lei.
  • ANDREA (Alessandro Preziosi) – Padre di Giovanna, marito di Nella e fratello di Vittoria. Andrea, capelli impomatati e sigaro in bocca, è un intellettuale coltissimo, comunista, insegnante rispettato del Vomero che scrive pezzi su L’Unità di Napoli. All’apparenza, potrebbe sembrare un uomo gentile, allegro, un marito innamorato, un amico fedele, un padre affettuoso, e forse lo è stato, ma da quando Vittoria ha consigliato a Giovanna di guardare attentamente i suoi genitori, “perché altrimenti non ti salvi”, si è accorta di chi è veramente: un bugiardo patentato, un traditore. Andrea è un uomo che non ti guarda mai negli occhi, capace di scatti d’ira improvvisi, che, a differenza di Roberto, si vergogna della miseria del Pascone in cui è cresciuto. È forse per questo che ha troncato ogni rapporto con Vittoria, perché gli ricorda da dove viene.
  • NELLA (Pina Turco) – Mamma di Giovanna e moglie di Andrea. Anche lei, come il marito, è una rispettata insegnante che arrotonda traducendo romanzi stranieri. Andrea è la sua luce, ama la sua intelligenza, la sua cultura, il coraggio che gli ha permesso di emanciparsi dalla miseria del quartiere in cui è cresciuto. Nella è una madre attenta e comprensiva, che però non riesce più a comprendere la figlia, la sua ossessione per Vittoria, che per lei è un mostro bugiardo e invidioso, che ha fatto di tutto per ostacolare l’ascesa del marito.

 

  • MARIANO (Biagio Forestieri) – Marito di Costanza, è il migliore amico di Andrea – i due si conoscono dai tempi dell’università – con cui è capace di discutere per ore di letteratura e politica. Colto e sboccato, è anche lui professore della Napoli bene. Laico, liberale, progressista, comunista: sono i valori con cui ha cresciuto le figlie. Occhialino tondo e baffo folto, è quello che nel gruppo di amici si concede più spesso l’uso del dialetto.
  • COSTANZA (Raffaella Rea) – Moglie di Mariano, madre di Angela e Ida, unica erede di una ricchissima famiglia napoletana che le ha lasciato la stupenda villa vista mare di Posillipo, in cui abita con la famiglia. Costanza è una donna raffinata, elegante, misurata, dal portamento signorile, sempre ben vestita, truccata, acconciata.
  • ANGELA (Rossella Gamba) – La figlia maggiore di Mariano e Costanza. Coetanea di Giovanna e sua migliore amica, si conoscono dall’infanzia. Angela è bella, femmina, elegante come la madre. Ammira moltissimo l’amica, tanto che fin da piccole se c’era una cosa che interessava Giovanna doveva averla subito anche lei. Perché, in realtà, quello che Angela prova veramente per l’amica è una forte attrazione…
  • IDA (Azzurra Mennella) – Sorella minore di Angela. Ida è la brava figlia di genitori borghesi; durante la serie, però, proprio come Giovanna, entrerà in contrasto con loro. Lettrice vorace, passa il tempo scrivendo sul suo diario, ogni cosa che le capita diventa storia da raccontare, o da mettere in versi, che, nonostante la giovane età, riscuotono già buoni consensi. Seppur a volte si senta esclusa dal legame che unisce la sorella e Giovanna, forse è l’unica che la capisce veramente.

  • MARGHERITA (Susy Del Giudice) – La madre di Corrado, Tonino e Giuliana, moglie di Enzo, maresciallo di pubblica sicurezza, l’amore tragico di Vittoria. Scoperto il tradimento del marito dopo la soffiata di Andrea, Margherita ha costretto Enzo a rompere la relazione adulterina. Quando però si è ammalato, poco dopo, compresa la natura sincera e travolgente del sentimento per Vittoria, le ha concesso di accudirlo assieme a lei nei suoi ultimi giorni di vita. Da allora, le due donne sono inseparabili, abitano accanto, Vittoria è diventata l’altra madre dei suoi figli. A osservarle bene, però, si nota subito come Margherita sia succube dell’amica.
  • CORRADO (Giuseppe Brunetti) – Corrado è il più espansivo dei tre fratelli, quello che fisicamente e caratterialmente assomiglia di più al padre Enzo. Corrado è un bambinone che gioca a fare il guappo, frequenta i brutti giri dell’amico Rosario che spadroneggia nel quartiere, ma in realtà è un PIB, un “pesce in brodo”. S’invaghisce fin dal primo incontro di Giovanna, che per lui diventa quasi un’ossessione. Roberto è la sua nemesi, forse perché in lui vede l’emancipazione da quella vita misera che non è riuscito e non riuscirà mai a ottenere.
  • TONINO (Gianluca Spagnoli) – Tonino è bello, emana forza, ma è timidissimo, anche se capace di scatti d’ira che lo trasfigurano. È il più sensibile dei tre fratelli: per Vittoria nutre una sorta di devozione intimorita. Amico intimo di Roberto. Per Tonino, Napoli è diventata un vicolo cieco, dove le persone serie come lui vengono guardate con sospetto, è per questo che vorrebbe andarsene, se restasse sprecherebbe la sua vita.
  • GIULIANA (Maria Vera Ratti) – Incantevole, con quei suoi occhi grandi e chiari, la figura magra e slanciata. Sorella di Tonino e Corrado, è la ragazza di Roberto, che ama perdutamente e che gli ha cambiato la vita, togliendola dalla miseria in cui era destinata stagnare. E se adesso la allontanasse, se cambiasse idea sulla loro relazione, lei si sentirebbe perduta. Per questo è gelosissima fino alla nevrosi di tutte le donne che gli ronzano intorno a Milano, come Michela, collega d’università del ragazzo, arguta e intelligente come Giuliana pensa non potrà mai essere.
  • ROBERTO (Giuseppe Buselli) – Giovane ideologo di area cattolica. Nato e cresciuto al Pascone, da anni si è trasferito a Milano, dove insegna all’università. Considerato tra i più promettenti teologi della sua generazione, ha fatto dello studio e della sua eloquenza un mezzo di riscatto sociale. Roberto ha l’intelligenza e la bellezza della fede, si infervora quando ne discute, con quei suoi occhi chiari e i riccioli biondi che lo fanno assomigliare a uno degli arcangeli dei Vangeli che studia.
  • ROSARIO (Adriano Pantaleo) – Figlio dell’avvocato Sergente, potente e temuto camorrista. Protetto dal nome che porta, si sente il boss del Pianto, pensa di poter fare e ottenere tutto ciò che vuole, anche Giovanna, di cui s’invaghisce. Rosario, i denti sporgenti assai, l’espressione fissa in un ghigno strafottente, sfreccia su una Ferrari gialla, sfoggia orologi costosissimi e con i suoi sgherri, di cui fa parte anche Corrado, fa il bello e il cattivo tempo nel rione.

NOTE SULLE LOCATION

Le riprese della serie si sono svolte a Napoli e a Milano. A Napoli le riprese hanno interessato diversi quartieri tra il centro e la periferia. In particolare, la casa di Giordana si trova al Vomero mentre quella di Zia Vittoria a Poggioreale, che la Ferrante nel romanzo chiama Pascone. A Milano la casa di Roberto si trova sui Navigli della città.

NOTE DI REGIA  A cura di Edoardo De Angelis

Questa serie parla dell’importanza di ciò che è irrilevante. Elena Ferrante gioca con il paradosso della realtà sistematicamente ribaltata o aberrata seguendo la sola regola del proprio interesse. Nel continuo rispecchiamento di un personaggio nell’altro, ognuno scopre che la verità è una parola che più la apri più rivela la sua natura bugiarda.

Nel vortice melmoso di adulti ossessionati dall’autorappresentazione di se stessi come giusti, onesti, sinceri, Giovanna scopre che la vita è sporca, puzza e certe volte è pure brutta. Scopre che la sola verità possibile sta nella bellezza di una bugia piena di desiderio, di un amore opaco, come le finestre dei cessi.

NOTE DI PRODUZIONE A cura di Fandango

È con grande piacere che siamo tornati a lavorare su un romanzo di Elena Ferrante, autrice straordinaria con cui collaboriamo da tempo.

La vita bugiarda degli adulti è stata l’occasione per collaborare per la prima volta con Edoardo De Angelis, regista sensibile e di grande talento. Edoardo racconta la “sua” Napoli aprendo smagliature profonde nella realtà che circonda la protagonista, Giordana Marengo, attrice esordiente che siamo certi avrà davanti a sé un futuro radioso. Edoardo è riuscito a mettere in scena con sorprendente forza visiva la storia di una ragazza che, disorientata, spaventata, arrabbiata, non vive soltanto una crisi di crescita ma una crisi dentro lo sfarinarsi di due grandi ideologie.

 
 

La Villa: recensione del film di Robert Guédiguian #Venezia74

la villa

I tre figli di un anziano uomo colpito da un ictus sono accanto al padre, completamente immobilizzato. La villa in cui lo assistono è sul mare, a La calanque de Méjean, una splendida baia nei dintorni di Marsiglia. C’è Angèle, che vive a Parigi e fa l’attrice di teatro, Joseph perso d’ amore dietro una ragazza estremamente più giovane di lui e perennemente depresso e insoddisfatto e Armand, proprietario di un modesto ristorante a pochi passi dalla villa, l’unico della famiglia rimasto a vivere nella zona. C’è poi un pescatore sognatore e colto, invaghito fin da bambino di Angèle, un giovane medico e i suoi ostinati genitori e dei militari che pattugliano la costa alla ricerca di migranti.

L’occasione forzata che li costringe a riunirsi è chiaramente il naturale spunto per fare i bilanci di una vita,  riflettere su scelte, sbagli e tragedie che hanno segnato il loro passato. Poi, un giorno, arrivano dei profughi a bordo di un gommone, tre bambini.

La villa, il film di Robert Guérdiguian

Robert Guérdiguian, di madre armena e padre tedesco, ha già diretto numerosi film di successo, tra i quali Marius e Jeannette (1997), Marie-Jo e i suoi due amori (2002), Le passeggiate al Campo di Marte (2005) e Le nevi del Kilimangiaro (2011). Spesso ha messo la città di Marsiglia, dove è nato, e i suoi bellissimi dintorni al centro delle sue storie. Ha sempre pensato a La Calanque de Méjean come a un teatro naturale, dove il mare sembra il fondale di tela dipinta e, soprattutto in inverno, quando non c’è più nessuno, assume quel sapore di abbandono bellissimo e malinconico,  un set ideale.

Ama definire “bolla all’aria aperta” la situazione che abilmente crea intorno ai suoi personaggi, una bolla dove “alcuni fratelli e sorelle, padri e madri, amici e amanti si confrontano sugli amori del passato e sugli amori che verranno. Tutti questi uomini e tutte queste donne condividono gli stessi sentimenti: sono in una fase della vita in cui si ha profonda consapevolezza del tempo che passa e dei cambiamenti del mondo. Le strade che hanno a lungo spianato si stanno gradualmente ricoprendo e devono essere costantemente mantenute, altrimenti se ne dovranno creare di nuove

Nonostante lo sguardo sia concentrato sui tre fratelli protagonisti, il film affronta, in maniera per niente marginale, il problema dei profughi. Quando fa riferimento  a questo, Guérdiguian sostiene “Per quanto possa sembrare un’esagerazione, mi sento di affermare che oggi non potrei fare un film senza fare riferimento ai profughi: viviamo in un mondo in cui le persone annegano in mare quotidianamente. Ho scelto intenzionalmente la parola “profughi”. A prescindere che sia da imputare ai cambiamenti climatici, ad altre ragioni, o a una guerra, queste persone sono alla ricerca di un rifugio, di un focolare”.

La villa è una continua riflessione sul tempo che scorre, sulla caducità della vita, sulla casa, sulla famiglia e sulla propria appartenenza. Ognuno dei personaggi cerca di fare i conti con questo. Gli attori sono tutti bravissimi, perfettamente calati nelle rispettive parti e assolutamente credibili come fratelli che hanno fatto scelte differenti che li hanno portati a vivere lontani l’uno dall’altro. L’attrice che interpreta con grande delicatezza e introspezione Angèla è la moglie del regista, Ariane Ascaride, già apparsa in altri suoi lavori. Molto struggente è un vecchio filmato in S8, inserito come flashback, dove si vedono i protagonisti giovani e spensierati, ancora spavaldi nei confronti della vita che verrà. La scrittura risulta assai efficace, estremamente naturale e mai forzata, abilmente punteggiata da momenti ironici che si contrappongono invece alla drammaticità degli eventi.  La regia è delicata, intima, umana, mai invadente.

Il finale di La villa è incantevole, affatto scontato. È il degno coronamento di un film come solamente i francesi sanno fare.

 
 

La vie en rose: vita e musica di Édit Piaf

La vie en rose

Marion Cotillard nel ritirare l’Oscar come miglior attrice protagonista per La vie en rose nel 2007 ha ringraziato con parole commosse il regista Olivier Dahan: “Maestro Olivier, hai davvero sconvolto la mia vita!”. Dal canto suo, anche Dahan deve molto all’attrice che gli ha permesso di emergere nettamente dopo I fiumi di porpora 2 – Gli angeli dell’apocalisse ed ha aperto la strada alle sue future esplorazioni dell’universo femminile, come quella in Grace di Monaco. L’Academy ha premiato anche il trucco di Didier Lavergne e Jan Arcibald, che ha trasformato il volto dell’interprete affinché si avvicinasse il più possibile alla Piaf.

La vie en rose, i premi vinti

Non è stata solo l’Academy a premiare Cotillard, che ha ottenuto il Golden Globe e il BAFTA per la sua potente performance di attrice. BAFTA anche per il trucco, i costumi di Marit Allen e la colonna sonora di Christopher Gunning. In patria il film ha fatto incetta di César con il premio per Marion Cotillard come miglior attrice protagonista, per la fotografia di Tetsuo Nagata , la scenografia di Olivier Raoux e i costumi.

Olivier Dahan e la sua Piaf lontana dal mito

Dahan non vuole fare della Piaf un mito. La sua Piaf è una donna minuta nel fisico, fragile dal punto di vista emotivo, proprio come il suo nome d’arte suggerisce – Piaf: passerotto. Una donna che ha sperimentato il dolore, le difficoltà di un’infanzia e una giovinezza difficili, la vita di strada. La sua età adulta è segnata da grandi amori – nel film soprattutto di quello per il pugile Marcel Cerdan (Jean -Pierre Martins), morto tragicamente – e grandi delusioni, oltre che dalla malattia e dalla conseguente dipendenza da farmaci. Tuttavia, Piaf è anche una donna piena di energia, di passione che mette al servizio della sua dote più grande: il canto, magnetico e intenso grazie a una voce potente e ad una capacità di interpretare che proprio dalla sua travagliata esistenza trae forza.

Dahan coglie e palesa questo contrasto, conducendo lo spettatore tra gli alti e bassi della vita della cantante, cui attinge liberamente. Mai schiavo dell’ordine cronologico, ma neppure vittima di un errare caotico, sceglie accuratamente i momenti e le figure più significativi, posizionandoli ad hoc con abile uso del flashback. Tra le figure centrali, Gerard Depardieu nel ruolo di Louis Leplée, primo impresario della giovane Edith, che sceglierà per lei il nome di “Piaf”.

L’interpretazione di Marion Cotillard ne La vie en rose

Una prova difficile ed emotivamente intensa per l’attrice francese, che però ha saputo condurla con sicurezza, svolgendo un grande lavoro sul corpo: non solo sul volto, che ha richiesto lunghe sedute di trucco, senza però intaccare la capacità espressiva dell’attrice, ma sulla postura, via via sempre più curva a causa dell’artrite deformante di cui Piaf soffriva, sulle movenze, che ha reso estremamente credibile il personaggio. Lavoro che non ha risparmiato la voce, con la scelta di  un timbro piuttosto sporco, retaggio dei bassi da cui la cantante proveniva.

L’adesione di Cotillard al personaggio l’ha condotta, come ha dichiarato, alla difficoltà ad abbandonarlo: “E’ stata la prima volta in cui ho avuto problemi nel liberarmi dal personaggio”. “ Avevo trascorso sei mesi con lei e sono entrata davvero in un’altra dimensione”. “Quando fai un film passi tanto tempo con questa persona (il personaggio ndr). In un certo senso te ne innamori. Poi, arriva l’ultimo ciack e non condividerai più la tua vita con lui. A volte può essere brutale”.

Piaf e Jil Aigrot cantano Piaf

L’interpretazione dell’attrice non è per nulla sminuita dal fatto che non sia lei a cantare. A darle voce al microfono con straordinaria adesione è l’interprete francese Jil Aigrot, in tutti i brani di cui non è stato possibile utilizzare una versione cantata dalla stessa Piaf. La voce originale della Piaf si può apprezzare in brani come La vie en rose, L’hymne a l’amour, Non, je ne regrette rien, Milord tra gli altri. Così Cotillard parla di questo aspetto del lavoro in un’intervista: “E’ stata la parte più dura della preparazione”. “Ho voluto prendere lezioni di canto, anche se nel film non avrei cantato. Volevo imparare la sua tecnica, come posizionare la lingua, come posizionarmi sul palco, la respirazione e così via. Perché doveva essere realistico. Se non credi che io stia cantando, allora puoi gettare il film nella spazzatura”.  Un rischio che La vie en rose non corre.

Non, je ne regrette rien e l’invito ad amare

Non, je ne regrette rien è indubbiamente il brano più toccante, vero e proprio testamento di Edith Piaf, che guardando indietro alla propria vita, segnata dal dolore ma anche dal successo e da una popolarità senza precedenti, rivendica le proprie scelte con forza, sempre confidando nell’amore. E’ proprio questo il messaggio che la protagonista lascia in una delle sue ultime interviste: “Che consiglio darebbe a una donna?” “Ama” “A una ragazza?” “Ama” “A una bambina?” “Ama”.

Sull’onda di questo invito, Olivier Dahan affida a Marion Cotillard la costruzione di un finale commovente per La vie en rose, un film che svela la Piaf donna accanto all’idolo della canzone, coinvolgendo lo spettatore con la sua umanità.

 
 

La Vie d’Adèle: recensione del film con Lèa Seydoux

La Vie d’Adèle

Arriva al cinema l’acclamato film La Vie d’Adèle, che ha vinto la Palma d’oro al 66° Festival di Cannes diretto da Abdellatif Kechiche, adattamento cinematografico del romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo di Julie Maroh.

In La Vie d’Adèle Adèle (Adèle Exarchopoulos), una liceale introversa e sensibile, vorrebbe sentirsi innamorata come le sue coetanee, ma la relazione con il suo ragazzo Thomas (Jeremie Laheurte) non la rende felice. Un giorno incrocia per strada una sconosciuta che attira la sua attenzione. Ha occhi e capelli azzurri, un’espressione maliziosa e lo sguardo fisso sul suo viso. Come stregata, l’adolescente segue questa fata moderna. La trova, le dà un nome, Emma (Lèa Seydoux), scopre che studia all’Accademia di Belle Arti e che è un’artista un po’ snob, un’intellettuale.

Il loro è un colpo di fulmine da romanzo e, nonostante le incolmabili diversità, tra le due si insinua la complicità, l’affetto, un primo bacio, un secondo e infine la passione. I loro corpi si cercano in modo vorace, come se dovessero nutrirsi l’una dell’altra. Il contatto, che Kechiche mostra in scene lunghissime senza alcuna censura, somiglia a un’urgenza: l’urgenza di amare, di cogliere l’anima dell’altro, di fermare un istante fuori dal tempo.

La Vie d’Adèle, il film

Gli anni passano, Adèle ed Emma vanno a vivere insieme, ma le preoccupazioni quotidiane, le gelosie e i tradimenti rubano spazio allo slancio iniziale. Qualcosa si spezza. Ma quando la nostalgia si sostituisce definitivamente alla felicità e le lacrime ai sorrisi, poco prima dei titoli di coda, ecco che si presenta un accenno di futuro, una possibilità, a suggerire che la vita, più forte degli eventi avversi, andrà avanti. Un frammento di esistenza che in tre ore buca lo schermo e arriva al cuore di chi guarda. Una poesia in immagini. Una storia personale e intima sventolata ai quattro venti eppure scevra di timori. Questo è il cinema quando compie la sua magia, questa la sensazione che lascia l’incantesimo riuscito di Kechiche: La Vie d’Adèle.

Con una delicatezza senza eguali il regista e le due bravissime protagoniste mettono in scena un ventaglio di emozioni intense e pure, lasciando ad altri il galateo, i trucchi del mestiere, l’accompagnamento dei violini. Senza paura di mostrare come diventa davvero un volto sfigurato dal pianto o dall’estasi, dalla rabbia o dalla disperazione, Kechiche srotola il filo di una vicenda come tante astenendosi da giudizi (resterà deluso chi si aspetta un manifesto dell’amore saffico) e toccando in profondità ogni spettatore.

Tutti, per qualche ora, sono Adèle e possono sentire, complice la camera vicinissima ai volti e ai corpi, la sua forza vitale, la sua tenerezza, le sue paure. Dopo l’ultima scena si vorrebbe riavvolgere il nastro per rivedere ancora ogni istante e, contemporaneamente, prolungare il film con la mente, inventare un futuro, dare una destinazione a tutte le strade rimaste aperte. Vincitrice della Palma d’Oro al Festival di Cannes appena concluso, la pellicola, che ha giustamente rapito la giuria con la sua grazia brusca e l’assenza di maniera, è destinata a chi preferisce la bellezza piena di imperfezioni della realtà alla patina rigida del cinema classico. Consigliata in particolare a quelli che riempiono le piazze contro le coppie omosessuali, perché ne La Vie d’Adèle potrebbero addirittura riconoscere sé stessi.

 
 

La vie d’Adele primo trailer del film vincitore a Cannes 2013

La Vie d’Adèle

La-Vie-d'adeleEcco il primo trailer di La vie d’Adele, il film che ha trionfato all’ultimo Festival di Cannes vincendola Palma d’Oro. Il film con protagoniste Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux verrà distribuito in Italia da Lucky Red ed è basato su Le Bleu est Une Couleur Chaude di Julie Maroh, graphic novel pubblicata da Glénat nel 2010 che racconta l’incontro tra due ragazze, Adele ed Emma, e la loro relazione sentimentale fuori dagli schemi.

Ecco il trailer:

 
 

La vie d’Adele Clip del film vincitore di Cannes 2013

La Vie d’Adèle

La-Vie-d'adeleHa trionfato al Festival di Cannes 2013, appena conclusosi, conquistando la Palma d’Oro e la Giuria composta da Steven Spielberg, Nicole Kidman, Ang Lee, Naomi Kawase,

 
 

La vida y nada mas: recensione del film di Antonio Méndez Esparza #RomaFF12

la vida e mas nada

La vida y nada mas, presentato all’interno delle Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma 2017 e diretto da Antonio Méndez Esparza, affronta il rapporto tra genitori e figli adolescenti che vivono in una situazione difficile.

Il giovane afroamericano Andrew è alle soglie dell’età adulta ed è in cerca del proprio posto nell’America di oggi. La madre non è intenzionata ad aiutarlo e per cercare di entrare in contatto con il padre assente deve muoversi da solo, anche verso terreni pericolosi.

Il regista, dopo il grande successo di Qui e là del 2012, ritorna a raccontare l’umanità nelle sue situazioni quotidiane. Proprio per questo, la regia insiste soprattutto sui luoghi e sulle azioni che i protagonisti compiono abitualmente, con una ripetizione insistita. Il ritmo del racconto è lento e spesso sfuma lasciando situazioni in sospeso per evidenziare lo stato di incertezza e di difficoltà che vivono i personaggi. Ma la storia non risparmia anche lunghi silenzi e momenti costruiti a comporre un crescendo di tensione.

Andrew, interpretato da Andrew Bleechington, è un adolescente fragile e taciturno che ha bisogno di sostegno. Cerca aiuto all’esterno della sua stessa famiglia, ma non sa distinguere quali siano le persone e i modi giusti da seguire. La madre Regina, interpretata da Regina Williams, è una donna che non sa gestire la situazione familiare e preferisce cercare altri stimoli. Si mostra presente solo con la figlia più piccola, evidentemente meno problematica di un adolescente.

Pur trattando temi difficili, La vida y nada mas smussa i contorni omettendo i particolari più crudi. Si concentra soprattutto sull’aspetto psicologico dei personaggi, su quello che provano quando si sentono incompresi o quando si distraggono con altri stimoli. Questa scelta di edulcorare i temi trattati rende il film meno cattivo ma non per questo banale.

 
 

La versione di Ken Loach: scioperi, Palestina e il “grande privilegio” del cinema

Ken Loach
Ken Loach al Festival di Cannes - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Dopo aver visto The Old Oak al Festival di Cannes 2023, finalmente quello che potrebbe essere l’ultimo film di Ken Loach è in Italia, accompagnato dall’ottantasettenne e irriducibile regista inglese. Che in vista dell’uscita in sala del 16 novembre (distribuzione Lucky Red), continua a concedersi generosamente al pubblico – incontrato in diversi cinema della Capitale, anche in compagnia di Zerocalcare – e alla stampa.

Un dramma attualissimo e insieme “una storia di umanità e solidarietà“, e di speranza, pilastri del mondo che Loach – e noi con lui – sogna da sempre e che di nuovo è ambientato nel Nord Est britannico, a conclusione di una ideale trilogia iniziata con Io, Daniel Blake e continuata con il precedente Sorry We Missed You. Qui, in una cittadina come tante, vengono trasferiti dei rifugiati siriani che non tutta la comunità locale sembra disposta ad accettare. È il proprietario dell’ultimo pub rimasto (il TJ di Dave Turner), The Old Oak appunto, ad aprire le porte dell’unico centro di aggregazione disponibile alla gente di Yara (Ebla Mari) nonostante le tensioni e la diffidenza che alcuni soggetti puntano ad alimentare.

Una storia con un messaggio forte, da dove nasce?

I personaggi sono fittizi, ma le storie raccontate sono vere. Quelle degli abitanti di una regione che aveva sempre vissuto delle industrie dell’acciaio, del carbone, che però non esistono più. Le miniere sono state distrutte dalla Tatcher, non per ecologismo, ma per indebolire il sindacato dei minatori, e quando è successo non c’è stato più lavoro per nessuno e le comunità sono andate in crisi. La gente si è arrabbiata, si è sentita imbrogliata da conservatori e centristi laburisti, e quando sono arrivati i rifugiati siriani – come in nessun’altra area del Paese – la gente ha iniziato a chiedersi “perché?”. E il “non vi vogliamo” è diventato “non ci piacete”. Con Paul Laverty, che ha fatto la maggior parte delle ricerche e ha creato i personaggi e la storia, volevamo studiare come possa svilupparsi il razzismo a partire da giuste rimostranze e come potessero trovare un modo per convivere due comunità  come queste. Va detto che il film è ambientato nel 2016, ma le nostre ricerche risalgono al 2020, quando, dopo l’ostilità che mostriamo, si era finalmente creata una connessione tra le persone. Cosa che ci ha fatto sentire giustificati nel dire che fosse possibile, che la gente può davvero unirsi.

Come stanno facendo i lavoratori in Italia, ha seguito le polemiche sull sciopero di venerdì 17?

Nel Regno Unito sta succedendo la stessa cosa, giustificando il divieto di scioperare con il fatto che i servizi essenziali devono essere mantenuti. Ma questo dimostra che la classe al potere, i politici, hanno paura. Può sembrare un momento buio, ma come si dice: “È sempre più buio prima dell’alba”. Non si può essere costretti a lavorare in situazioni di sfruttamento, se i diritti vengono attaccati per una categoria, lo sono per tutte. E tutto il movimento sindacale deve smettere di lavorare. O lo fai o perdi. È una sfida per i leader sindacali, è un momento critico che mostra quanto vicini siano a una importante vittoria. Credo…

Qui ha conosciuto Zerocalcare, con il quale sembrate condividere molto.

Devo ammettere che non lo conoscevo prima di incontrarlo ieri sera a Roma, peccato, perché è davvero una bella persona. Abbiamo parlato molto e ci siamo trovati d’accordo su molte cose. Abbiamo anche riso un po’. Non vedo l’ora di vedere i suoi lavori. Persone che io rispetto mi dicono cose belle di lui, è stato un piacere incontrarlo. Vorrei avere la sua gioventù.

Un tema comune è sicuramente quello della Palestina, come mai è un argomento tanto sentito dalle persone quanto apparentemente lontano dalla politica?

Lasciatemi dire prima di tutto che la barbarie dell’azione di Hamas è stato un crimine di guerra, come anche il lungo attacco di Israele contro la gente di Gaza. E in merito cito la posizione del segretario generale dell’ONU António Manuel de Oliveira Guterres, che credo abbia tenuto un discorso molto saggio: gli attacchi del 7 ottobre non si sono verificati dal nulla, ha detto, citando decenni di oppressione dei palestinesi. Tutti hanno il diritto a difendersi e a godere dei diritti umani, e i palestinesi hanno il diritto di resistere quando quei diritti vengono negati. Alla fine la responsabilità di intervenire è sempre delle Nazioni Unite, l’unico modo è agire in maniera collettiva e in nome della legge e dei diritti umani, ma l’ONU è intervenuta in passato in altre aree, perché non per i diritti umani dei palestinesi?

Cosa può fare il cinema? Un film come The Old Oak?

Quella del cinema è una piccola voce in un mondo rumoroso. La speranza è che gli spettatori lascino il cinema con una domanda. Tutto dipende da quel che fanno le persone quando poi escono dalla sala. Noi possiamo incoraggiare quelli che possono davvero cambiare il mondo.

Alla sua età, con la sua storia, non si chiede mai “chi me lo fa fare!”?

No, perché il mio è un grande privilegio. Il cinema è un mezzo meraviglioso, contiene tutto. Raccontiamo storie, creiamo personaggi, c’è scrittura, arti visive, musica, può essere un grande mezzo popolare. Io ho avuto la grande fortuna di iniziare negli anni ’60, nella televisione, in un momento veramente unico nel quale la tv era agli albori e la gente che la controllava non si era resa conto di quanto potente potesse essere. Io facevo parte di un piccolo gruppo di giovani, tutti tra i 20 e i 30 anni, con i quali realizzavamo fiction contemporanee, una diversa ogni settimana, un’ora e mezza in prima serata, giusto dopo le news e nessuno vedeva cosa avremmo mandato in onda se non un giorno o due prima. Qualcosa veniva un po’ incasinato, ma in mezzo al casino qualcosa arrivava. Una volta, con un trucchetto che li ha fatti infuriare – ma era troppo tardi – ho persino infilato una citazione di Trotskii: “La vita è bella. Lasciamo che le generazioni future la ripuliscano da ogni male, oppressione e violenza, e ne godano appieno”.

 
 

La versione di Barney: recensione del film

La versione di Barney

La versione di Barney diretto da Richard J. Lewis e magistralmente interpretato da Paul Giamatti ripercorre quattro decenni della vita di Barney Panofsky, seguendo l’andamento altalenante della sua carriera e della sua vita sentimentale, divisa in tre matrimoni, due figli e un solo grande amore, Miriam.

La versione di Barney si basa sull’omonimo e ultimo romanzo di Mordecai Richler, scrittore simbolo del Canada e morto nel 2001 senza avere la possibilità di ultimare la stesura della sceneggiatura tratta dal suo libro alla quale lavorava. Probabilmente se il film fosse stato da Richler sarebbe risultato migliore, o semplicemente diverso, ma parlando del film che è e non di quello che sarebbe potuto essere non si può prescindere dal confronto con un romanzo che racconta con arguzia e profondità la versione del protagonista in merito alla sua vita, ai suoi amori, alla sua carriera e ad un presunto delitto che sulla carta risulta il centro del racconto, ma che su pellicola diventa solo una parte di un ritratto più ampio, forse dispersivo.

Il risultato è un film sicuramente ben confezionato che si dilunga forse eccessivamente ma che si lascia guardare solo grazie alla bravura del protagonista, un Paul Giamatti che si conferma non solo caratterista, ma grande interprete dei tic e dei difetti dell’uomo moderno. Il suo Barney è esattamente l’uomo di cui ha scritto Richler, spigoloso e allo stesso tempo generoso, controverso nel suo racconto soprattutto quando si tratta di se stesso. Seguiamo Barney nei ghirigori della sua mente mentre (ci) racconta la storia della sua vita: solo alla fine scopriremo con lui il significato di questa particolare struttura affastellata che ci accompagna dall’inizio della sua vita da bohemien a Roma, fino alla fine, dove Giamatti da il meglio di sé, senza mai eccedere nel patetico o nel tragico, ma mantenendo la coerenza che caratterizza il suo personaggio.

La versione di Barney

Ma un buon film non può basarsi solo sulla potenza di un attore, almeno non un film in cui i personaggi di contorno sono così importanti: a partire dallo splendido Dustin Hoffman, che interpreta il padre di Barney, irriverente più del figlio, ma come lui ancorato a quell’idea di amore romantico che dura per la vita; poi c’è Rosamund Pike, la splendida Miriam, unica donna che Barney abbia mai amato, bella ed elegante, superiore a lui per personalità e spirito eppure innamorata i lui anche quando deciderà di prendere altre strade. Ma non dimentichiamo la bravissima Minnie Driver, nel ruolo della Signora P., seconda moglie di Barney, ricca e chiacchierona, sarà grazie a lei che Barney incontra Miriam.

La versione di Barney molto amato dai realizzatori, potrebbe far innamorare molti spettatori, e in effetti ha messo d’accordo persino i fan più accaniti di Richler. Questo però non distoglie l’attenzione da una lunghezza un po’ eccessiva, che potrebbe distrarre ma che forse era necessaria per portare sulla schermo questa particolare storia d’amore di un uomo per se stesso. La versione di Barney nasce da una coproduzione tra Canada e Italia, dove l’opera di Mordecai Richler è sempre stata molto apprezzata.

 
 

La versione ambigua di Up di Disney Pixar

Continuano a fioccare in rete le versioni censurate e ambigue dei successi recenti dei film d’animazione di Disney  e Pixar e dopo il periodo di predominio sulle parodie e rifacimenti di Frozen – il regno di ghiaccio, ecco che oggi vi segnaliamo la versione censurata e ambigua di Up, il capolavoro dello studios.

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/h9HQJ8OhBuY?rel=0″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Up

Fonte: Youtube via badtaste.it