Ci sono grandi aspettative su
Logan, film che concluderà la (prima) trilogia su
Wolverine (Hugh Jackman). Il
film promette di avere un brusco cambio di tono
rispetto ai film precedenti e già dall’annuncio della
classificazione del primo trailer del film diretto da James
Mangold, le attese sembrano essere confermate.
Il trailer sarà infatti vietato ai
minori di 15 anni:TrailerTrack ha diffuso la
classificazione dei video che per questo dovrebbero essere diffusi
a breve al cinema e in rete.
Tutti gli indizi sembrano quindi
portare a credere che il film manterrà le aspettative, che sarà
effettivamente parecchio violento e che potrebbe portare sullo
schermo una storia simile a quella raccontata nel fumetto di
Old ManLogan.
Logan: il teaser poster italiano di Wolverine
3 con Hugh Jackman
Per Hugh Jackman questo ritorno nei panni
del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava volta
(se si conta anche il cameo di X-Men L’Inizio) nel
personaggio. È l’attore che più di tutti rappresenta i mutanti
Marvel al cinema, una sorta di
Robert Downey Jr per il corrispettivo
MCU, e potrebbe essere arrivato
alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio con
Logan.
Logan ha un’uscita
prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è James
Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal e Patrick
Stewart.
Ecco tutti i character poster
italiani di Rogue One a Star
Wars Story, lo spin off della saga di George Lucas, diretto da
Gareth Edwards e in arrivo in sala il 14 dicembre
2016.
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sithe
Una Nuova Speranza. L’uscita in Italia è
prevista per il 14 dicembre 2016. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Si era già parlato in precedenza
della possibile durata di Silence, il nuovo film
di Martin Scorsese che uscirà il prossimo 23
dicembre negli Usa per una release limitata Oscar-friendly. Il film, dalla
produzione turbolenta doveva essere la pallicola più lunga della
produzione di Scorsese, sfociando nelle tre ore.
Adesso però Deadline annuncia che il film sarà lungo 2 ore
e 39 minuti, una durata comunque considerevole ma negli standard
dei grandi film storici protagonisti in genere della stagione dei
premi.
Silence durerà 2 ore e 39
minuti
The Wolf of Wall Street
mantiene quindi il primato di film più lungo di Martin
Scorsese (esattamente 3 ore) seguito da
Casino (2:58 minuti).
Silence è basato
sul romanzo di Shusaku Endo (adattato per lo schermo da Jay Cocks)
ed è ambientato nel 17° secolo: segue la storia di due sacerdoti
gesuiti mentre affrontano violenze e persecuzioni quando viaggiano
in Giappone per individuare il loro mentore e per diffondere il
vangelo del cristianesimo. Il cast del film include Andrew
Garfield, Ken Watanabe, Liam Neeson, Adam Driver, Ciaran Hinds e
Tadanobu Asano.
Sappiamo che molti film in fase di
riprese si camuffano dietro titoli di lavorazione diversi, e questo
accadrà anche per Black Panther, film Marvel Studios
che vedrà per la prima volta un eroe di colore al timone di un
cinecomics.
Production
Weekly ha annunciato che il titolo di lavorazione
di Black Panther sarà Motherland.
La parola, letteralmente traducibile con “terra madre”, sembra in
tema con l’argomento del film che, oltre a raccontare una vicenda
con risvolti action (immaginiamo), racconterà anche per la prima
volta una location, una intera Nazione a dire il vero, che i fan
non hanno ancora mai visto sul grande schermo, con l’eccezione
della scena post credits di Captain America Civil
War.
La scelta di un tale titolo potrebbe
chiarire anche le intenzioni di Ryan Coogler e dello Studio di
raccontarci in maniera esaustiva uno scenario tanto diverso da
quello che di solito accoglie un cinecomic.
Coogler scriverà e dirigerà
Black Panther che seguirà la storia di
T’Challa, il re guerriero di Wakanda, da dove era stata interrotta
in Captain America Civil
War. Non è ancora chiaro quali altri personaggi
parteciperanno alla storia, anche se sembra una buona possibilità
che nel film ci sia anche Ulysses Klaw, che ha esordito in
Avengers Age of Ultron con il volto di
Andy Serkis. Inoltre sembra ci possa essere spazio
anche per Everett Ross, visto sempre in Civil
War con il volto di Martin
Freeman.
Black
Panther arriverà al cinema il 16 febbraio del
2018.
Dopo averlo visto e recensito, oggi
arriva finalmente anche il trailer onesto
di Ghostbusters, il reboot al femminile dello
storico franchise con Bill Murray.
Ghostbusters è diretto
da Paul Feig, regista che negli Stati Uniti
ha riscosso grande successo di pubblico grazie al suo film tutto al
femminile Le Amiche della Sposa,
dove era già presente l’attrice comica
americana Melissa McCarthy, protagonista
negli ultimi anni di diverse nuove commedie tra
cui Corpi da
Reato con Sandra
Bullock e Io sono
tu con Jason Bateman.
Kristen
Wiig (Le Amiche della Sposa, Walter
Mitty), Melissa McCarthy (Corpi
da Reato,Tammy), Leslie
Jones(Saturday Night Live, Top
Five) e Kate
McKinnon(Saturday Night Live, Life
Partners) saranno le quattro protagoniste del film.
Nel realizzare il
remake del film del 1984 di Ivan Reitman,
Feig ha dichiarato di voler adottare un tono spaventoso e allo
stesso tempo comico, che però non abbia nessuna soluzione di
continuità con il sequel del film del 1989, nè con la serie
animata The Real Ghostbusters.
A completare il cast la presenza
maschile di Chris Hemsworth. Il film è uscito
al cinema il 15 luglio 2016 negli Stati Uniti.
Diretta da Paul
Feig (Mi
sono perso il Natale, “Le amiche della sposa”) che ne firma
anche la sceneggiatura insieme a Katie Dippold (“Corpi da reato”),
la pellicola ci porta in una Manhattan infestata da un’ondata di
spettri. A contrastarli ci pensano Abby ed Erin, una coppia di
scrittrici semisconosciute che decide di aprire una ditta di
acchiappafantasmi proprio nel momento giusto. Sul set del
film: Chris Hemsworth (Heart
of the Sea – Le origini di Moby Dick, Come
ti rovino le vacanze), Melissa
McCarthy (Tre
all’improvviso, Una
notte da leoni 3, Una
mamma per amica, Tammy), Kristen
Wiig (“Le amiche della sposa, “I sogni segreti di
Walter Witty”), Kate McKinnon (“Ted 2″,
“Saturday Night Live”), Leslie
Jones (“Saturday Night Live”, “Un disastro di
ragazza”).
Come molti di voi già
sapranno Thor Ragnarok sarà il terzo film
della trilogia dedicata al Dio del Tuono interpretato da
Chris Hemsworth, e come
vi avevamo già accennato qui, molto sono gli indizi
che ci lasciano intendere che sarà qualcosa di estremamente diverso
da quanto visto finora. Questa percezione l’avevamo già avuta
quando i Marvel Studios diffusero il
logo molto retrò rispetto a tutti gli altri e la
conferma è avvenuta quando ex frontman Mark
Mothersbaugh è stato inserito nella team a lavoro sulla
colonna sonora.
Il regista della pellicola,
Waititi, torna a parlare del film
approfondendo le parole rilasciate qualche giorno fa. Alla
domanda se Thor Ragnarok sarà caratterizzato
dallo stesso umorismo visto nel suo ultimo film, il mockumentary
soprannaturale What We Do in the Shadows, il
regista ha risposto: “Diciamo che ci si potrà aspettare un
tono “Taikiano” nel film”, aggiungendo che la Marvel“sta accettando il suo
stile molto distintivo riguardo al suo cinema.”
Al regista è stato anche chiesto
quale dei film Marvel sia il suo preferito e come
prevedibile ha ammesso che preferisce Guardiani
della Galassia.
Che dire, dopo queste ulteriori
conferme c’è da aspettarsi davvero che Thor
Ragnarok sarà una tipologia di film inedito
rispetto a quanto visto finora nel Marvel Cinematic
Universe, come del resto è stato Guardiani della Galassia di James
Gunn.
Thor
Ragnarok sarà diretto da Taika Waititi. Nel cast del
film Chris Hemsworthsarà
ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello
adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen
Actors Guild Award Idris Elbasarà la
sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkinsinterpreterà
nuovamente Odino, signore di Asgard.
Nelle new entry invece si
annoverano il premio OscarCate
Blanchett (Blue
Jasmine, Cenerentola)
nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo
Hela, Jeff
Goldblum(Jurassic
Park, Independence Day:
Resurgence), che sarà l’eccentrico
Grandmaster, Tessa
Thompson(Creed, Selma)
interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban(Star
Trek, il Signore degli Anelli: il
ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia
come Skurge. Marvel ha anche confermato
che Mark Ruffaloriprenderà il suo
ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è
prevista per il 3 novembre 2017.
Caos, sogni, corse e speranze,
Maria per Roma racconta le 24 ore di una donna
completamente assorbita da una città. Maria sogna di fare l’attrice
ma sopravvive naturalmente grazie a un altro lavoro. Fa la
key-holder, ovvero custodisce le chiavi dei lussuosi
appartamenti in affitto nel centro della città per i facoltosi
turisti che possono permettersi di prenderle in affitto per un
breve soggiorno. Tra un lavoro che la costringe a fare la trottola,
letteralmente, per le viuzze dissestate del centro, un sogno che
ostinatamente continua a coltivare, una cagnetta, apparentemente
unica amica, una madre che cerca di tenerla con i piedi per terra e
un uomo, unica anima che sembra capirla e accoglierla, Maria
affronta, a cavallo di uno scooter, con energia e senza mai cedere
una giornata frenetica che la porta, letteralmente, dalle stelle
alle stalle.
Maria per Roma
racconta le 24 ore di una donna assorbita da una città
Film basato su un’idea interessante,
l’opera prima di Karen Di Porto sembra un omaggio alla
bruttezza. Dimenticate la Roma da cartolina che siamo abituati a
vedere al cinema (vedi La Grande Bellezza). La
città che ci racconta Di Porto è quella che vede e
vive chi la conosce: crudele, caotica, che fagocita chiunque osi
sognare. Non mancano chiaramente le location storiche o
glamour, ma Roma, vero e proprio personaggio protagonista, è per lo
più corse forsennate, imprevisti, turisti impazienti (alcuni
parecchio scortesi), telefonate, lavori che abbrutiscono,
umiliazioni e desideri che non si avverano. Nella tragicità degli
eventi che racconta, la Di Porto adotta però un
tono allegro, un contrappunto musicale brioso che cozza con gli
avvenimenti e anche con lo stile di regia, rozzo e approssimativo,
scelta estetica deliberata o forse semplicemente
inesperienza.
Da attrice, l’affascinante
Karen adotta un registro sopra le righe, un
eccesso di espressività teatrale non solo nel suo modo di
affrontare la camera ma una scelta che si rivela anche nella
direzione degli attori, ritratti con ngolazioni espressionistiche
che sortiscono l’effetto di caricare i toni di dialoghi e
discorsi.
Maria per Roma è un
film rozzo nella forma, che tenta di raccontare, e questo però lo
fa molto bene, una vita disordinata, comune a molte persone reali
in vero, di una persona che si scontra con l’impossibilità di
concretizzare le aspettative che la società (la madre, la stessa
protagonista) ripone in una vita che si riduce a una forsennata
corsa contro il tempo.
Il regista di Doctor
Strange, Scott
Derrickson (Sinister)
ha commentato con entusiasmo la collaborazione con il noto
compositore:
“La colonna sonora di Michael
Giacchino accresce notevolmente il potere visionario delle immagini
e aggiunge nuovi e ulteriori livelli di significato al film, oltre
a renderlo molto più emozionante. Il tema di Doctor Strange è
memorabile e allo stesso tempo magico. Non saprei onestamente cosa
sarebbe il film senza la sua musica.”
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Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
Sarà presentato nella selezione
ufficiale della Festa del Cinema di Roma
2016Hell or High
Water, il film con protagonisti Chris
Pine, Jeff
Bridges e Ben Foster.
Chris Pine nell’intenso trailer di
Hell or High Water
Foster veste i panni di Tanner, un
ex detenuto, mentre Pine è Toby un padre divorziato senza
precedenti. Variety riporta la sinossi del film che ruota
intorno alla soluzione che i due escogitano per salvare la fattoria
della loro mamma dalla bancarotta: rapinare banche.
Sul loro cammino, però, si
mette Jeff Bridges, uno spietato Texas
Ranger in procinto di andare in pensione e determinato a non
lasciare dietro di sé alcun crimine impunito.
Dallo studio di animazione LAIKA
che ha prodotto il candidato agli
Oscar Coraline, ecco a
voi Kubo e la spada magica, un epico
ed originale film di azione ed avventura, un’esperienza
cinematografica che trascina con forza il pubblico in un mondo di
meraviglie.
Sulle rocciose coste di un
immaginario Giappone antico, un giovane di nome Kubo vive su
un’alta scogliera a picco sul mare. Arruffato ragazzo di strada,
intelligente e dall’animo gentile, Kubo (doppiato
da Art
Parkinson de Il Trono di
Spade) si guadagna da vivere umilmente, giorno
dopo giorno, affascinando gli abitanti di un piccolo villaggio di
pescatori con il suo magico dono di dar vita a storie pazzesche
facendole saltar fuori dagli origami animati. Tra coloro che sono
coinvolti ed affascinati dalle sue storie, ci sono Hosato
(George Takei), Hashi
(Cary-Hiroyuki Tagawa) e Kameyo (la
candidata al Premio Oscar Brenda
Vaccaro). Quando giunge la notte, Kubo si prende cura
dell’ormai evanescente ma sempre regale mamma, mentre lei scivola
in momenti di trance che sembrano governati dal sorgere e
tramontare della luna.
Questa sua esistenza, relativamente
tranquilla, è fatta a pezzi quando Kubo accidentalmente evoca uno
spirito dal proprio passato che, dal cielo, si abbatte sulla terra
per compiere un’antica vendetta. Costretto a darsi alla fuga,
Kubo unisce le forze con la feroce e razionale Scimmia (il Premio
Oscar Charlize Theron) ed il donchisciottesco
insetto samurai Scarabeo (il Premio Oscar Matthew
McConaughey), gettandosi in un’eccitante impresa per
risolvere il mistero della morte di suo padre, il più grande
guerriero samurai che il mondo abbia mai conosciuto. Kubo dovrà
trovare gli ambiti oggetti abbandonati da suo padre: L’Armatura
Impenetrabile, La Spada Indistruttibile e l’Elmo Invulnerabile.
The Secret
Scripture è stato presentato all’undicesima edizione della
Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale. Era dal
lontano 2011, quando uscì il dimenticabile Dream
House, che il regista irlandese Jim
Sheridan, famoso per opere più che notevoli come
Il Mio Piede Sinistro e Nel Nome del
Padre (entrambi con Daniel Day-Lewis), mancava dalla regia di un
film.
C’era dunque abbastanza curiosità
attorno a questo suo The Secret Scripture,
adattamento cinematografico del bestseller omonimo (edito in Italia
col titolo Il Segreto) scritto da
Sebastian Berry e uscito nel 2008. Il film,
esattamente come il libro, racconta la storia di Roseanne McNulty,
rinchiusa da oltre 50 anni in un ospedale psichiatrico in Irlanda e
seguita quotidianamente dal suo psichiatra, il Dr. Grene. In gran
segreto, Roseanne si dedica ogni giorno alla stesura della sua
autobiografia in cui ripercorre la sua vita durante gli anni della
Seconda Guerra Mondiale (a differenza del romanzo, dove il passato
si colloca durante la guerra civile irlandese), dall’amore con il
pilota Michael Eneas fino all’accusa di infanticidio che la
condusse ad una vita di povertà e solitudine. Parallelamente, anche
il Dr. Grene sta scrivendo un diario su Roseanne, ma le sue
ricerche non coincidono con i racconti della donna…
The Secret Scripture, il
film
Si rimane davvero basiti di fronte
alla scarsa qualità di questo nuovo lavoro di Sheridan, un melò
enfatizzato e irritante nella messa in scena, dalla regia scialba e
anonima alla fotografia accesa e patinata, fino alla tediosa
colonna sonora che non fa altro che marcare l’aspetto drammatico
dell’intera vicenda, appesantendo la struttura generale del film,
invece di alleggerirla.
Il regista, autore anche della
sceneggiatura insieme a Johnny Ferguson, estrapola e stravolge i
punti salienti dal romanzo originale e li unisce con una
superficialità aberrante, realizzando un’opera rancida, dal
linguaggio ormai sorpassato, dove una storia interessante sulla
carta viene rimpastata e ingiustamente ridicolizzata, e dove
risulta impossibile empatizzare con la sua sventura
protagonista.
Anche la scelta del cast si rivela
fallimentare: se già è difficile immaginare che Rooney Mara (uno delle attrici più brave della
sua generazione, qui totalmente vittima degli svarioni di scrittura
e regia) possa diventare, in età avanzata, come Vanessa Redgrave (tristemente relegata ormai
allo stesso tipo di ruolo da anni), la controparte maschile del
film, formata da Theo James (The Divergent
Series) e Jack Reynor (Transformers 4 – L’Era
dell’Estinzione), risulta assolutamente fuori parte e
incapace di reggere il confronto con la maturità che un’interprete
come la Mara riesce a far trasparire ad ogni singola inquadratura,
(indipendentemente dal risultato finale).
The Secret
Scripture è un dramma disorganico che resta indigesto. Un
delle peggiori trasposizioni cinematografiche degli ultimi anni,
che proprio nell’adattamento della fonte letteraria trova il suo
tallone d’Achille, trascinandosi per 108 insostenibili minuti
tematiche mai realmente approfondite, auspicando a una tensione che
non si concretizza mai e approdando ad un finale imbarazzante per
la sua prevedibilità.
Il “Ritorno del Re” lo ha definito
Antonio Monda prima di introdurlo al pubblico
dell’Auditorium. Viggo Mortensen è tornato alla
Festa del Cinema di Roma dopo essere stato tra i protagonisti
dell’edizione 2008 (quando venne presentato il western
Appaloosa).
L’occasione, questa volta, non è
stata soltanto la presentazione nella Selezione Ufficiale – in
collaborazione con Alice Nella Città – di Captain Fantastic, ma anche
uno dei numerosi Incontri Ravvicinati (Closer Encounters) che lo ha
visto protagonista nella giornata di ieri.
Al pubblico della Sala Petrassi,
Viggo Mortensen si presenta come l’antidivo per
eccellenza. Jeans, camicia, borsa ufficiale della Festa di Roma in
spalla e tanta voglia di ripercorrere insieme ai presenti in sala
le tappe fondamentali di una carriera straordinaria.
Una carriera che Antonio
Monda analizza – come prevede l’ormai consolidata formula
di questi affollatissimi incontri – attraverso sei clip tratte
dalle opere più rappresentative o più amate della filmografia
dell’attore statunitense di origine danese.
Viggo
Mortensen: il ritorno del Re sul red carpet della Festa di Roma 2016
Si parte proprio dal sopracitato
Appaloosa, western diretto da Ed
Harris che ha visto Viggo Mortensen recitare al fianco
dello stesso Harris, Reneé Zellweger e
Jeremy Irons. Per Viggo è stata l’occasione per
parlare del fenomeno sempre più dilagante degli attori che decidono
di mettersi in gioco anche come registi, e della possibilità di
debuttare un giorno anche dietro la macchina da presa. Alternando
inglese e italiano (lingua che l’attore parla discretamente e
sorprendentemente bene), Viggo ha spiegato:
“Non esiste per me differenza
tra registi e attori che scelgono poi di fare i registi. La cosa
più importante è che un regista abbia tutto il tempo necessario a
disposizione, senza alcun tipo di pressione. Mi piacciono i registi
che osservano e intervengono solo se necessario. Penso che io
lavoreri così se dovessi girare un film. Quest’anno avrei dovuto
debuttare dietro la macchina da presa, ma alla fine non c’erano più
i finanziamenti. Adesso sembra che qualcosa si stia muovendo in
merito ad un altro mio progetto, ma preferisco non dire di più per
scaramanzia.”
L’incontro prosegue con un estratto
da Delitto Perfetto, remake del classico di
Alfred Hitchcock con Michael
Douglas e Gwyneth Paltrow. La scena che
vede il personaggio di Douglas, Steven Taylor, corrompere quello di
Mortensen, David Shaw, per indurlo ad uccidere la moglie (Gwyneth
Paltrow), ha introdotto la riflessione di Viggo in merito alla sua
passione per il cinema, quando è nata e come è cresciuta nel
tempo:
“Mi sono appassionato al cinema
grazie a mamma, che mi portava in sala già all’età di 5 anni.
Quando ero adolescente non volevo fare l’attore, anche perchè ero
piuttosto timido da ragazzino. Poi, intorno ai 20-21 anni, qualcosa
dentro di me è cambiato. Ogni volta che andavo a vedere un film, mi
dimenticavo di dove mi trovavo e mi facevo completamente travolgere
dalla storia. È stato allora che ho capito che volevo
diventare un attore. La cosa che mi piace di più di questo mestiere
è che ti permette di diventare chiunque tu voglia.”
Da Delitto Perfetto
a The Road, adattamento cinematografico del
romanzo La Strada di Cormac
McCarthy (pubblicato nel 2006 e vincitore del Premio
Pulitzer), che ha permesso a Viggo di riflettere sul ruolo
dell’artista:
“Non credo esista distinzione
fra artista e non artista. Tutti possono essere artisti. Poi c’è
chi viene pagato per giudicare il lavoro degli altri, e quello è un
compito davvero arduo. Ecco perché ho sempre rifiutato di far parte
delle giurie dei Festival. Per me tutti sono degli artisti, nella
misura in cui siamo esseri umani presenti a se stessi. Non devi
essere un prodotto per essere un’artista. Lo sei nella misura in
cui esiste.”
A metà incontro si è arrivati a
parlare di una delle più importanti figure nella carriera di Viggo
Mortensen, ossia David Cronenberg, il celebre regista
con cui Viggo ha lavorato ben tre volte, in A History of
Violence, A Dangerous Method e ne La Promessa
dell’Assassino (di cui è stato mostrato un estratto). A
proposito di questa prolifica collaborazione, Viggo ha
spiegato:
“David Cronenberg mi ha
insegnato ad avere fiducia nella macchina da presa, che può vedere
e sentire tutto. Devo ammettere che ci sono pochi registi come lui,
in grado di cogliere i dettagli, i piccoli particolari che fanno
parte di questo lavoro incredibile. È bello essere diretti da lui,
ti fa sentire al sicuro. Hai la consapevolezza che qualsiasi cosa
fai sicuramente verrà colta da David, anche la più insignificante
sfumatura.”
Con la penultima incursione nella
sua carriera siamo andati abbastanza indietro nel tempo,
precisamente al lontano 1993, quando Viggo Mortensen (all’epoca
ancora poco conosciuto) recitò in Carlito’s Way di
Brian De Palma, in un ruolo di supporto che non
tutti facilmente ricordano. A proposito del tipo di personaggi che
ama portare sullo schermo, l’attore ha dichiarato:
“Non so onestamente quale tipo
di ruolo preferisco. Ogni personaggio è diverso da un altro, ma li
amo tutti allo stesso modo. Mi piace interpretare i ruoli più
diversi, anche personalità che probabilmente non apprezzerei mai
nella vita reale. Mi piace sperimentare e mettermi alla
prova.”
Com’era prevedibile, l’incontro si è
chiuso con il ricordo di Aragon e de Il Signore degli Anelli, ad oggi
indubbiamente il ruolo più conosciuto e acclamato di Viggo. A
proposito della trilogia di Peter Jackson,
l’attore ha rivelato un aneddoto che forse non tutti conoscono:
“È stato mio figlio a convincermi a fare il film. Ricordo di
aver ricevuto questa telefonata dove mi veniva proposto proposto di
andare in Nuova Zelanda per sostituire un attore nell’adattamento
de Il Signore degli Anelli. Non avevo letto il libro, non mi
sentivo adatto per la parte. E allora mio figlio, che all’epoca
aveva 11 anni, mi disse che probabilmente dovevo essere impazzito.
Ricordo che girare quei film mi ha aiutato molto a superare
l’imbarazzo legato alla realizzazione di particolari
sequenze. Nella scena con il Re dei Morti ad esempio non c’era
nessuno, e dovevamo fare questi strani movimenti con Orlando
Bloome gli altri, mentre i tecnici
sorseggiavano caffè. Io agitavo la spada e c’era una persona che
leggeva le battute del Re seduto su una sedia. Diciamo che ti senti
un tantino idiota quando devi lavorare così, ma col tempo ho
imparato che non è giusto. Anche quelle scene richiedono intensità
e concentrazione. Se ti senti in quel modo, è solo colpa
tua.”
La guerra, nelle sue terribili
forme, è stata più volte raccontata al cinema, da documentari e
film di fiction; nella sua terribile crudeltà e violenza è anche la
protagonista di Naples ’44, il documentario che
Francesco Patierno ha costruito basandosi sulle
memorie di Norman
Lewis, soldato dell’esercito britannico di stanza a
Napoli durante la fine della seconda guerra mondiale. Le memorie,
raccolte in una pubblicazione omonima, sono in forma di diario, in
cui Lewis racconta la sua esperienza a Napoli,
dopo servì nella “Field Security Service”
dell’Intelligence Corps, dal settembre del ’43, subito dopo
l’Armistizio, all’ottobre del ’44.
Il documentario Naples
’44 è il racconto illustrato di questo diario, narrato
dalla calda voce di Benedict Cumberbatch nella versione
internazionale, dallo sbarco di Lewis a Salerno fino alla lettera
dei superiori che gli comunicavano il trasferimento a Taranto, per
un’altra mansione.
Patierno sceglie
stralci di racconto precisi, che si concentrano sulle condizioni
della città, sulla mancanza di luce e acqua e sulla fame che
soffrivano i cittadini in tempo di guerra, ma anche sull’ingegno
della popolazione, sulla collaborazione servile di cui godeva
l’esercito degli Alleati da parte degli autoctoni, sulle brutture
di una città in rovina e anche sulle sue indiscusse bellezze
paesaggistiche e culturali. Passando per l’eruzione del
Vesuvio, che infierì su una popolazione già allo
stremo, fino alla festa di San Gennaro, con
annesso miracolo.
Patierno sceglie
di accompagnare il racconto verbale con una composizione variegata
di immagini: ci sono i filmati di repertorio, le ricostruzioni, le
sequenze di film ambientati in quell’epoca e le scene realizzate
ad hoc, che seguono un attore, nei panni dell’anziano
Lewis, che torna a camminare per i vicoli e le
stradine della Napoli di oggi, ricordando il suo passato.
Il risultato di questa
composita mescolanza di formati, immagini, parole e argomenti crea
un ritratto oggettivo, che non risparmia gli aspetti più crudi e
sporchi di Napoli e dei napoletani, ma che allo stesso tempo resta
irrimediabilmente incantato dalla bellezza di un mondo che, seppure
in guerra, sembra chiuso in una bolla magica di poesia, che si
mostra in ogni sorriso, espediente, gesto di cortesia e di
accoglienza che la popolazione partenopea ha riservato ai soldati
liberatori. Non si risparmia però anche l’aspetto negativo della
presenza delle truppe Alleate come disturbatrici
degli equilibri della società.
Naples ’44 è un
documentario lucido e poetico, commovente nella parte finale e
sapiente nella scelta di parole e immagini che riescono a
tratteggiare un periodo storico doloroso in una città splendida e
terribile, lodando e condannando, descrivendo e commentando, alla
fine eleggendo a patria adottiva un posto contro cui l’uomo e la
natura si accanisce ogni giorno, ma in cui l’umanità riesce a
sopravvivere.
Dopo aver rivelato
il suo Robin preferito per Batman,
oggi Joe Manganello ha rivelato ulteriori dettagli
sull’annunciato film standalone sul pipistrello diretto e
interpretato da Ben Affleck.
Ebbene, l’attore che come
vi avevamo anticipato sarà Deathstroke,
durante un’intervista a Entertainment Tonight si è
lasciato sfuggire che è attualmente impegnato ad allenarsi per il
film che inizierà a girare nella primavera prossima.
Queste parole voglio dire che del
film potrebbero iniziare a Marzo, Aprile o Maggio e che è
ipotizzabile pensare che la pellicola possa uscire in Autunno del
2018, quando guardavano la DC FILMS ha già annunciato un’uscita
senza titolo, attualmente.
The
Batman (titolo provvisorio) sarà scritto
da Ben Affleck e Geoff
Johnse sarà diretto
da Affleck. Nel cast J.K.
Simmons sarà Jim
Gordon.
Secondo le prime anticipazioni,
Arkham in questa storia potrebbe avere un ruolo chiave se non
addirittura importantissimo. Pare infatti che tutto il film
racconterà di un Batman bloccato proprio in Arkham
Asylum e che si ritroverà costretto ad affrontare
molti dei suoi nemici. Vi ricordiamo
che lo stesso Ben
Affleck ha confermato che il
film chiaramente si ispirerà ad una o più storie dal
fumetto seppur mantenendo un’originalità predominante.
Doctor
Strange: il trailer italiano del film
con Benedict Cumberbatch
L’uscita di Doctor
Strangeè prevista per il 26 Ottobre 2016.
Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon
Aibel e Glenn Berger,
rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel cast del
film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel
McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Dai Marvel Studios arriva la storia del
neurochirurgo di fama mondiale, il Dottor Stephen Strange, che
viene derubato dell’uso delle sue preziose mani a seguito di un
terribile incidente d’auto. Quando la medicina tradizionale lo
tradisce, Strange decide di rivolgere le sue speranze di guarigione
altrove, verso un mistico ordine noto come Kamar-Taj. Qui scoprirà
che non si tratta solo di un centro di guarigione, ma anche di un
avanposto che combatte delle forze oscure e sconosciute che
vogliono distruggere la nostra realtà. Strange dovrà quindi
scegliere, armato di un nuovo potere e nuove capacità, se tornare
alla sua vita di successi e agi o se lasciarsi tutto alle spalle e
ergersi contro il male.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan
Lee e Stephen
Broussard come produttori esecutivi.
In quest’ultima settimana abbiamo
pubblicato molte news su Logan, l’annunciato
prossimo film con Hugh Jackman nei panni di
Wolverine. Ebbene oggi arrivano da
OMEGA nuove foto dal set che rivelano alcuni indizi sul
potenziale villain che vedremo nel film prodotto dalla 20th
Century Fox.
In questa nuova immagine possiamo
vedere Donald Pierce e quella che
sembra una protesi bionica, che servirà alla CGI. Questo dettaglio
arriva però dopo averlo visto nelle foto
pubblicate qualche giorno fa, senza nessuna protesi
particolare. Dunque è ipotizzabile che acquisisca successivamente
questo potenziamento, dettaglio che conferma che con ogni
probabilità sarà Holbrook, noto villain che
trovate nella foto di seguito.
Logan: il teaser poster italiano di
Wolverine 3 con Hugh
Jackman
Per Hugh Jackman questo ritorno nei
panni del mutante con gli artigli di adamantio sarà la sua ottava
volta (se si conta anche il cameo di X-Men
L’Inizio) nel personaggio. È l’attore che più di tutti
rappresenta i mutanti Marvel al cinema, una sorta
diRobert Downey Jr per
il corrispettivo MCU, e potrebbe essere arrivato
alla fine del suo coinvolgimento nel franchise proprio
con Logan.
Logan ha un’uscita
prevista per il 3 marzo 2017. Alla regia c’è James
Mangold (già regista di Wolverine
L’Immortale), mentre nel cast ci saranno Hugh
Jackman,Boyd Holbrook, Richard
E. Grant, Stephen Merchant, Eriq La
Salle, Elise Neal e Patrick
Stewart.
Mentre la Festa di
Roma da due anni a oggi ha perso la sua conformazione di
Festival, con premi e giuria, Alice nella Città, la sezione
autonoma e parallela di cinema per ragazzi, ha mantenuto questa
tradizione, e quest’anno a presiedere la giuria del concorso è
stato chiamato l’attore e regista Matt Dillon,
visto di recente in Wayward Pine.
In merito al suo ruolo di giudice
del lavoro altrui, Matt Dillon ha dichiarato:
“Reputo di essere stato molto fortunato a fare l’attore perché
significa essere un creativo e non ritrovarmi schiavizzato da un
lavoro senza via d’uscita. Per questo bisogna sempre ricordarsi da
dove si è venuti e allo stesso tempo non bisogna mai fare i
paragoni o i confronti con gli altri, tra me e altri attori.
Evitare i confronti mi porta anche a riflettere sul ruolo che ho
adesso. È veramente difficile fare un confronto tra diversi artisti
e purtroppo in quanto presidente di una giuria devo fare questo
insieme agli altri giurati. So, forse meglio di chiunque altro, che
è difficile ragionare in termine di concorso, ovvero scegliere che
un lavoro è migliore dell’altro, anche se alla fine bisognerà fare
proprio questo, scegliere. Questo però diventa importante nel
momento in cui il riconoscimento aiuterà ad andare avanti per un
progetto futuro. Su questo, come attore e regista, mi trovo
perfettamente d’accordo, perché so quanto è difficile fare un film.
Nei film cerco l’autenticità e i film in concorso parlano di
giovani e di tematiche che i giovani si trovano ad
affrontare.”
Il suo lavoro però non sembra
pesargli molto, dal momento che la qualità dei film della selezione
di Alice nella città sembra essere molto alta:
“Il livello dei film in concorso è davvero straordinario.
Quando mi hanno proposto non solo di far parte della giuria, ma di
esserne il presidente, ho accettato perché non ero mai stato
presidente e mi hanno detto che si dovevano giudicare solo 8 film.
Mi sembrava ragionevole, anche perché non volevo stare tutto il
giorno rinchiuso in una sala cinematografica. Una volta ero in una
giuria di un festival in Brasile, in Amazzonia, e non volevo
rimanere chiuso dentro, quando ero in mezzo all’Amazzonia, era
l’ultima cosa che volevo fare. Poi mi è stato detto che i film
erano 12, e mi sono detto ‘speriamo che abbiano una durata
ragionevole’. Scherzo ovviamente, ma i film sono davvero belli e mi
sento di ringraziare il comitato di selezione.”
Matt Dillon, noto
prevalentemente per i suoi film degli anni ’90, ha esordito anche
come regista nel 2002, con City of Ghosts, ma al momento è
impegnato nella sua seconda regia, questa volta per un documentario
sul lavoro e la vita del musicista afro-cubano Francisco
Fellove: “Mi interessa esplorare argomenti che trovo
appassionanti e per questo adesso sto lavorando al documentario
musicale che per ora ha un titolo che mi piace moltissimo: il
Grande Fellove. Si tratta di un musicista afro-cubano che è stato
il primo cantante cubano di scat, qualcosa di nuovissimo. Ho girato
molto materiale ma senza utilizzarlo, ma tre anni fa, poiché il mio
interesse per la musica non si è mai affievolito, ho ripreso in
mano il progetto e cerco di esplorare il personaggio in maniera
adeguata. Sto imparando che fare documentari è una cosa
difficilissima. Noi siamo quello che siamo perché dipendiamo dalle
circostanze della vita. Per questo io amo il documentario che pur
non trattando di me è comunque molto personale perché parla di una
figura che per me è interessante. Lui nasce povero, nero in un
periodo in cui vivere a Cuba era difficile e non riusciva a tirarsi
fuori dalle difficoltà nonostante il grande talento. Ha affrontato
molte avversità e per questo gli hanno dato il nome del grande
Fellove. Non è un nome che si è dato da solo perché era una persona
molto modesta, ma quando cominciava a cantare veniva fuori la sua
grandezza.”
“Mi è piaciuto molto fare il
regista, e non sono tornato subito a fare un film da regista non
perché non mi sia piaciuto, tutt’altro – ha poi raccontato
Matt Dillon, parlando del tempo trascorso tra un
progetto e l’altro dietro la macchina da presa – Ho trovato
l’esperienza entusiasmante, mi è piaciuto moltissimo lavorare con
gli attori. Forse però il fatto che sia io un attore ha impedito
che avessi la necessità di rimettermi subito a lavoro come regista.
La gente ti considera come attore e quindi continui con questa
professione.”
Mentre sta portando in giro per i
Festival (era in programma a Londra e a Roma) il suo Before
the Flood, Leonardo DiCaprio ha appena
annunciato, tramite THR, il suo prossimo progetto da produttore per
la sua casa Appian Way.
L’attore premio Oscar si occuperà di
trasformare in film live-action il cartone animato anni ’90 di
Captain Planet, progetto già annunciato da diverso
tempo alla Sony.
Trattandosi di un prodotto
incentrato sulla difesa dell’ambiente, la scelta di
Leonardo DiCaprio sembra estremamente coerente con
i suoi principi ideologici.
Before the Flood: trailer del doc prodotto da Leonardo
DiCaprio
Captain Planet e i
Planeteers (Captain Planet and the Planeteers) è un
cartone animato di stampo ambientalista prodotto da Dic a partire
da un’idea di Ted Turner, prodotta tra il 1990 e il 1992. In Italia
è stato trasmesso da Rai 1 e Rai 2. La serie si compone di tre
stagioni, per un totale di 65 episodi. Esiste una seconda serie,
prodotta tra il 1993 e il 1996 dalla Hanna & Barbera ed arrivata in
Italia solo nel 2004 su Boomerang dal titolo Le nuove avventure di
Capitan Planet.
Sarà presentato domani, 19 ottobre,
alla Festa di Roma 2016, nell’ambito della sezione autonoma e
parallela di Alice nella Città,Kubo e la
Spada Magica(Kubo and the Two
Strings), il nuovo film in stop-motion prodotto
dalla Laika
(Coraline e la Parta Magica).
In occasione della presentazione
della pellicola d’animazione, Stefano Bessoni,
regista e illustratore romano esperto di stop-motion, terrà un
incontro sulla tecnica di animazione alle 16.30 a Casa Alice
(presso l’Auditorium Parco della Musica, Via Pietro da Coubertin 30
– Roma), durante il quale esporrà le principali tecniche di
stop-motion e in particolare quelle utilizzate in casa Laika per la
produzione del film, diretto da Travis Knight.
Per partecipare all’interessante
incontro, basta registrarsi al seguente form: REGISTRAZIONE.
L’evento è aperto anche ai non
accreditati alla Festa di Roma, ma sono da
riternersi confermate solo le richieste per le quali si riceverà
una mail di risposta.
Kubo e la Spada
Magica arriverà nei cinema italiani il prossimo 3 novembre
2016.
Kubo e la spada
magica è una produzione LAIKA. Con Charlize
Theron, Art Parkinson e Ralph Fiennes, George
Takei, Cary-Hiroyuki Tagawa, Brenda Vaccaro, Rooney Mara e
Matthew McConaughey. Costumi di Deborah Cook.
Colonna sonora di Dario Marianelli. Montaggio di
Christopher Murrie (membro degli American Cinema
Editors). Scenografia, Nelson Lowry. Direttore
della Fotografia, Frank Passingham. Prodotto da
Arianne Sutner e Travis Knight
(membri della Producers Guild of America),. Soggetto di
Shannon Tindle e Marc Haimes.
Sceneggiatura di Marc Haimes e Chris
Butler. Regia di Travis Knight.
Dopo i negazionisti dell’olocausto
de La Verità Negata e l’amore proibito alla Lolita di
Una, a sconvolgere la coscienza morale di pubblico e
critica alla Festa del Cinema di Roma ci pensa anche
Nocturama, l’ultimo controverso film diretto da
Bertrand Bonello.
La storia si svolge nella Parigi
contemporanea dove un insospettabile gruppo di ragazzi di età ed
etnie diverse, le cui esistenze non sembrano essere connesse in
alcun modo l’una all’altra, sta preparando in realtà un furioso e
randomico attentato terroristico che, colpendo in
contemporanea più zone della città, ha come fine ultimo quello di
seminare orrore e panico.
Proprio come a teatro le opere si
dividono in atti, anche il film di Bonello segue uno schema
abbastanza chiaro; mentre la prima parte è dedicata all’attesa, in
cui i ragazzi organizzano in modo (non troppo) meticoloso il loro
attacco allo stato, nella seconda si passa invece all’azione per
poi ritornare ad una lunga, claustrofobica ed interminabile
sospensione spazio temporale sperando (invano) che la storia giunga
ad una degna conclusione. L’eccessiva dilatazione dei tempi
d’attesa, che dovrebbe in qualche modo gettare lo spettatore in un
insostenibile stato d’ansia, però non fa altro attentare
irrimediabilmente al ritmo della narrazione che appare così lenta e
frammentaria.
Altro punto a sfavore di
Nocturama è senza alcun dubbio la caratterizzazione quasi
inesistente dei personaggi; per la maggior parte del film infatti i
sette protagonisti restano in uno snervante silenzio tanto che di
alcuni di loro riusciamo a conoscere il nome solo a metà film. In
più il passato dei ragazzi è avvolto nel mistero; solitamente i
terroristi o comunque i nemici dello stato, agiscono perché spinti
da una forte motivazione comune, eppure ciò che accomuna i ragazzi,
l’unico elemento in grado di restituire un po’ di senso alle loro
indiscutibilmente folli azioni, viene a malapena accennato. Come se
questo già non fosse sufficientemente destabilizzante, a lasciare
perplessi è anche la reazione dei ragazzi post attacco; appaiono
infatti tutti terrorizzati all’idea di aver provocato la morte di
persone innocenti e di poter finire in galera per il resto della
loro vita.
Di certo c’è che
Nocturama, nonostante la sua discutibile estetica
e la tematica profondamente disturbante, lascia spazio a molte
interpretazioni differenti e accende il dibattito. In conclusione,
che finiate o meno per amare l’ultima opera di Bertrand
Bonello, viene da chiedersi se in tempi difficili come
questo, dove paura ed orrore sono quasi all’ordine del giorno, ci
sia davvero bisogno di film come questo che brucia come sale su di
una ferita ancora aperta e sanguinante.
Presentato nella selezione
ufficiale, arriva alla Festa di Roma 2016 The
Accountant, di Gavin O’Connor con
Ben Affleck.
Christian Wolff è
un genio della contabilità e risolve problemi. È affetto da una
grave forma di autismo che riesce a contenere grazie
all’addestramento durissimo che il padre, un militare severo e
intransigente, gli ha imposto per anni insieme al fratello. Ora
lavora per organizzazioni criminali e chiarisce ammanchi di ingenti
somme di denaro. È ricchissimo, tanto da poter avere un dipinto di
Pollock
nella sua roulotte blindata. Ma l’ennesimo incarico, che sembra far
parte ormai di una normale routine, lo porterà a fare i conti con
il suo passato.
Action movie
all’americana, godibile, quando però non ci si annoia a seguire i
complessi meccanismi di una trama che fa acqua da tutte le parti. A
parte la cpomplessità della trama, il problema più grande è
sicuramente riuscire a individuare un registro preciso. Si alterna
una estrema serietà, a momenti altamente ironici e non è chiaro
quanto questo sia voluto e controllato, o quanto sia frutto di una
sottile volontà autoriale che intende abilmente mescolare gli
ingredienti dei generi. Ne scaturisce uno spiazzante frullato,
sicuramente di facile ingestione, ma che può provocare blocchi
digestivi per gli stomaci più delicati.
In tutto questo il bravo Ben
Affleck sembra trovarsi a suo agio e fa degnamente il
suo lavoro, con vigore e piglio attoriale giusto, mettendo a posto
i conti di società truffaldine, sparando e colpendo meloni a un
chilometro e mezzo di distanza, facendo invaghire la sprovveduta
collega di turno, picchiando, menomando e uccidendo chiunque
minacci la contabilità dei suoi clienti. È una specie di
vendicatore atipico, un “Rain Man ammazzatutti”,
rappresenta la rivincita di un diverso e come tale funziona
inserito nel filone dei tanti giustizieri passati sullo schermo. Ma
lo stesso Affleck tradisce spesso un sorrisino
trattenuto che potrebbe forse essere sarcastico e ammiccante, come
a voler sottolineare che magari la situazione è sfuggita di
mano.
La trama seppure complicata e
ingarbugliata ha le tappe fisse del genere e le sorprese sono
annunciate fin dalle prime sequenze. Nonostante i difetti di tono e
di racconto, The Accountant è divertente, a tratti
adrenalico, realizzato con discreto mestiere. Quindi piacerà
sicuramente al pubblico italiano, come già è avvenuto in USA.
Una è stato
presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di
Roma nella Selezione Ufficiale. Una Spencer è una ragazza
tormentata dal passato che conduce una vita sgregolata fatta
principalmente di locali notturni e incontri sessuali occasionali.
Un giorno Una si presenta senza preavviso sul posto di lavoro di
Ray Brooks, un uomo più grande di lei, con il quale la giovane
chiede insistentemente di poter parlare. A pochi minuti dal loro
incontro verrà a galla una verità inconfessabile che minaccia di
mandare in pezzi la vita di Ray.
Adattamento cinematografico dello
spettacolo teatrale di David Harrower (autore
anche della sceneggiatura del film), Una è un
dramma che scuote il senso del pudore dello spettatore, mettendolo
a disagio nello scandagliare l’intimità di una storia d’amore
inconcepibile per la morale comune.
Il regista australiano
Benedict Andrews debutta alla regia di un
lungometraggio costruendo un’opera in parte influenzata dal
materiale di partenza nella sua impostazione teatrale, dove i
luoghi si trasformano in spazi poetici capaci di evocare
l’intensità claustrofobica di un incubo dal quale i due
protagonisti non riescono a liberarsi.
Una recensione del
film con Rooney Mara
Andrews cattura le contraddizioni e
le afflizioni in un testa a testa tra vittima e carnefice sottile
ed ambiguo, fino a spingere il pubblico a provare un’inquieta e
nervosa complicità nei confronti di un amore malato che ha
distrutto per sempre – anche se in maniera diversa – la vita di
entrambi. Il posto di lavoro di Ray diventa il luogo ideale in cui
desiderio, abuso, colpa e necessità si legano indissolubili, un
vero e proprio purgatorio in cui gli ambienti freddi e anonimi sono
in meraviglioso contrasto con le violente e furiose emozioni
provate dai personaggi.
Rooney Mara è assolutamente perfetta (anche
fisicamente) nel ruolo di Una, donna instabile, dedita alla ricerca
spasmodica di vendetta e redenzione, che si fa portatrice di un
dolore interiore (ed esteriore) che le impedisce di voltare pagina.
Ben
Mendelsohn è torbido e magnetico, ottimo contraltare
in una storia dove la fisicità degli attori – inclusi i loro
sguardi – gioca un ruolo fondamentale ai fini della reale
comprensione di un dramma del dolore che lascia tutti emotivamente
indifesi, dentro e fuori lo schermo.
È qui allora che risiede la potenza
devastante e inoppugnabile di Una: nella capacità
di renderci testimoni instabili e mutevoli di una storia
controversa e problematica, di spingerci nella sua contrapposizione
tra passato e presente a simpatizzare con il diavolo senza imporci
realmente verso chi schierarsi. Il labirinto oscuro e inquietante
nel quale si ritrovano Una e Ray è lo stesso che imprigiona lo
spettatore messo di fronte all’inconcepibile, prima di uscirne
scosso, travolto, eppure inspiegabilmente affascinato.
Che bello quando il cinema racconta
storie inconsuete, quando ti imbatti in qualcosa di tanto semplice
quanto originale, quando un film ti cattura, ti fa sorridere, ti fa
riflettere, ti fa commuovere senza cadere in facili colpi di scena
e soprattutto ti fa volere bene a quel manipolo di personaggi
squinternati, colorati, forastici, che si muovono sullo schermo.
Captain Fantastic di Matt Ross è tutto
questo.
In Captain
Fantastic Ben Cash (Viggo
Mortensen) vive per scelta in totale isolamento nel
profondo delle foreste del Nord America. Risiede insieme ai suoi
tanti figli, in una sorta di comunità alternativa dove rigore e
disciplina sono un valore fondamentale. I figli, dalla più piccola
di circa cinque o sei anni, al più grande più che ventenne,
studiano, leggono, si allenano nella lotta corpo a corpo,
nell’arrampicata su roccia, cacciano e coltivano quello che serve
loro come sostentamento.
Captain Fantastic
è prima di tutto un film sulla difficoltà dell’essere genitori, del
riuscire a crescere i propri figli nel modo corretto, cercando di
proteggerli, educarli, ma al tempo stesso preparandoli ad
affrontare il mondo. Matt Ross lo racconta in
un modo del tutto originale, costruendo una favola moderna
credibile, che affascina per sensibilità e schiettezza e colpisce
per la sua dirompente originalità, in un panorama ormai asfittico
di una penuria di idee che si nutre di remake, sequel e prequel.
Ross riesce a spostarsi con naturalezza e vivace disinvoltura
dall’ironia al dramma, dalla commozione alla riflessione, senza mai
cadere nel banale o in schemi prefissati.
Captain Fantastic
si muove leggero, sottolineando temi importanti e toccando le corde
di un arcobaleno di sentimenti. Ross ha una regia sapiente, mai
sovrastante alla narrazione, funzionale alla storia, ma originale
per scelte e ritmi. Le scenografie e le ambientazioni sono
mozzafiato, dalle grandi foreste alle pareti rocciose, dalle
autostrade agli agglomerati urbani. I costumi poi sono una vera
delizia per gli occhi, così colorati, retrò, ricchi di dettagli ed
elementi che fanno guizzare l’immaginazione.
Come non sciogliersi in estasi
visiva nel vedersi parati in chiesa tutti i componenti della
famiglia di Ben vivacemente vestiti a festa, con abiti che
rimandano alla moda hippy anno 70’, coroncine di fiori, amuleti dei
nativi americani, maglioni e vestiti variopinti lavorati a mano e
ciliegina sulla torta: la maschera antigas indossata dalla bimba
più piccola.
E poi gli attori. Da un
superlativo Viggo Mortensen a un manipolo di bambini di
una bravura spropositata, fino al figlio più grande interpretato da
un perfetto e dosatamente confuso e spaesato George MacKay. Ogni personaggio è giustamente
caratterizzato, anche quelli di contorno, relegati alla temuta e
odiata società consumistica, dove il rischio di cadere nella
caricatura è sempre presente.
Captain Fantastic
è una variopinta favola dei nostri giorni, dove la Coca Cola è
acqua avvelenata, Noam Chowsky è il messia, i
libri e la cultura sono la salvezza dell’anima e la famiglia il
valore più grande, da difendere ad ogni costo, anche riuscendo a
mettere da parte i propri ideali per amore.
È stato diffuso in rete un nuovo
trailer ufficiale italiano di Assassin’s Creed con
Michael Fassbender nei panni di Callun
Lynch/Aguilar. Potete vederlo di seguito:
Le riprese del film sono iniziate ad
agosto 2015 e si sono svolte a Londra, a Malta e in Spagna. Si sono
poi ufficialmente concluse a gennaio 2016.
Assassin’s
Creed, prodotto e distribuito dalla 20th Century Fox,
uscirà in America il 21 dicembre 2016. Nelle
sale italiane invece arriverà il 5 gennaio
2017. Di seguito la prima trama:
Callum Lynch (Michael
Fassbender) scopre di essere un discendente di una società segreta
di assassini dopo aver sbloccato memorie genetiche che gli
permettono di rivivere le avventure del suo antenato, Aguilar,
nella Spagna del 15esimo secolo. Dopo aver acquisito una conoscenza
e delle abilità incredibili, decide di attaccare gli oppressivi
Cavalieri Templari ai giorni nostri.
Ewan McGregor: dai
sobborghi di Edimburgo alle vastità del cosmo,
passando per thriller, spy stories, musical e commedie,
cimentandosi nel canto, coltivando nel frattempo una ‘passionaccia’
per i lunghi viaggi in motocicletta, fino ad approdare alla nuova,
impegnativa sfida della regia.
Uno degli attori più versatili
della sua generazione, Ewan McGregor nasce 45 anni
fa nella cittadina scozzese di Perth, ma cresce a Crieff; figlio di
due insegnanti – di lettere la madre, di educazione fisica il padre
– un fratello maggiore pilota della Royal Air Force,
McGregor segue le orme del nonno Denis
Lawson, apparso nella trilogia classica di Guerre Stellari
(Wdedge Antilles) e della nonna Sheila
Gish.
Lasciati gli studi a 16 anni,
Ewan McGregor capisce molto presto che la sua
strada è quella della recitazione, cominciando da piccole
produzioni teatrali e televisive, fino all’esordio sul grande
schermo, che arriva nel 1994, con Piccoli omicidi tra amici, prima
regia di Danny Boyle, con cui
ottiene il primo riconoscimento: il BAFTA come miglior attore
britannico; due anni dopo è ancora Boyle a volerlo con sé,
affidandogli il ruolo del protagonista Mark Renton in
Trainspotting, tratto dall’omonimo cult generazionale di Irvine
Welsh; l’interpretazione verrà premiata con un Emmy. Il 1995 è
anche l’anno del matrimonio con la scenografa francese Eve
Mavrakis, dal quale sono nate due figlie, cui se ne sono
aggiunte altrettante, adottate. Unione salda per un attore sempre
lontano dai riflettori del gossip.
Trainspotting
segna per l’attore la svolta della carriera, che da qui in poi
proseguirà senza soluzione di continuità: torna sul set per Boyle
in Una vita esagerata, a fianco di una scatenata Cameron
Diaz; in Velvet Goldmine di Todd
Haynes interpreta una star del glam rock ispirata più o
meno esplicitamente a David Bowie, mostrando per la prima
volta di trovarsi a suo agio anche dietro al microfono, ma è nel
1999 che arriva la fama planetaria grazie a Star
Wars La Minaccia Fantasma, dando il volto a un giovane
Obi-Wan Kenobi; Ewan
McGregor tornerà a vestire i panni del cavaliere Jedi
anche negli altri due capitoli della seconda trilogia
cinematografica dedicata all’universo di Guerre
Stellari.
Gli anni duemila si aprono col
pirotecnico Moulin Rouge, in cui il nostro offre
una delle interpretazioni più efficaci della sua carriera,
scatenandosi nel ballo e nel canto assieme a Nicole
Kidman. Il decennio lo vede impegnato, tra gli altri, in
Black Hawk Down e nel distopico The
Island, quest’ultimo a fianco di Scarlett Johansson; diretto da
Tim Burton in Big fish e da
Woody Allen in Sogni e
delitti.
Calca i palchi londinesi
interpretando il ruolo di Sky Masterson (che fu di
Marlon Brando) in Guys and Dolls
(Bulli e Pupe), che gli vale una nomination ai
Laurence Olivier Awards, il più importante premio
teatrale britannico; a teatro è anche Iago nell’Otello di
Shakespeare. Sfoggia nuovamente le sue doti canore assieme ad altri
colleghi attori nella compilation di beneficenza Unexpected
Dreams.
Ewan McGregor: dai
sobborghi di Edimburgo a Hollywood
Compie, insieme all’amico
Charlie Boorman, un viaggio in moto dalla Scozia a
Città del Capo, replicando una precedente esperienza tra Londra e
New York: entrambi verranno documentati e tradotti in programmi
televisivi per il National Geographic.
È un cardinale con più di un lato
oscuro e antagonista di Tom Hanks nel nel colossal
Angeli e Demoni di Ron Howard; un
giornalista in disarmo coinvolto in una surreale storia a base di
facoltà paranormali in L’uomo che fissa le capre di Grant
Heslov; ghost writer alle prese con le trame tessute da un
ex Primo Ministro inglese in L’uomo nell’ombra di
Polanski.
Gli anni più recenti hanno visto
Ewan McGregor continuare ad alternarsi trai
generi: dalla commedia di Lasse HallstromIl pescatore di sogni, al dramma famigliare de
I segreti Osage County; da Haywire, escursione di
Steven Soderbergh nei territori dell’action movie,
a The Impossible storia di affetti persi e
ritrovati sullo sfondo della catastrofe dello tsunami che colpi le
coste dell’estremo oriente nel 2004; dal fantasy Il
cacciatore di giganti, alla più recente biografia di
Miles Davis, Miles Ahead, diretta
e interpretata da Don Cheadle ancora in attesa di
una distribuzione in Italia.
Dopo aver frequentato i set
per oltre vent’anni, per un curriculum che ormai vanta oltre 50
titoli, Ewan McGregor si accinge ad approdare
sugli schermi con la sua prima regia, American
Pastoral, tratta dall’omonimo romanzo di
Philip Roth, ambientato sullo sfondo delle
politiche e razziali negli Stati Uniti degli anni ’60, di cui sarà
anche protagonista, a fianco di Jennifer Connelly
e Dakota Fanning.
Il prossimo futuro vedrà
McGregor tornare sul ‘luogo del delitto’,
nuovamente diretto da Danny Boyle, nelll’atteso
sequel di Trainspotting e partecipare
all’adattamento in live action di La Bella e la Bestia per la
regia di Bill Condon.
Lo scorso 13 ottobre Bob
Dylan è stato insignito del Premio Nobel per la
letteratura, un riconoscimento che ha reso felici molti fan del
cantautore e scontentato tanti altri, che avrebbero preferito
vedere il premio andare altrove. Fra le mani di Philip
Roth ad esempio, uno scrittore che ha raccontato alla
perfezione il sogno americano e la sua disgregazione, che ha colto
l’essenza di un Paese a tratti strambo, incomprensibile, misterioso
come gli Stati Uniti. Tutta l’imprevedibilità “made in USA” è
raccontata nel dettaglio proprio in American
Pastoral, il capolavoro letterario di Roth che
John Romano ha trasformato per il grande schermo,
aiutato alla regia da Ewan McGregor.
Tutto ruota attorno
alla vita invidiabile di Seymour Levov, “lo
Svedese”, che dalla vita ha preso a piene mani tutto ciò
che poteva arraffare: una carriera solida, una bellezza rude e
particolare, soldi come se piovessero, una moglie ex modella e una
bambina, sognata per tantissimo tempo. Un microcosmo all’apparenza
privo di sbavature, all’interno del quale però si insinua un baco
inaspettato: la figlia tanto amata da Seymour mette in atto un
attacco terroristico, uccidendo una persona. Il fallimento totale e
definitivo di una nazione, di un sistema, soprattutto di una
famiglia e di un padre, che vedendo cadere tutto in pezzi inizia a
pensare ai suoi errori, alle sue distrazioni, alle sue stime
errate.
A impersonare il povero Seymour Levov un Ewan McGregor
d’eccezione, nei doppi panni di director e attore protagonista, con
lui la deliziosa Jennifer Connelly nel ruolo di
Dawn, Dakota Fanning nel delicato compito di dare
corpo e voce a Merry Levov. Degna di nota la colonna sonora firmata
Alexandre Desplat, che fa da sfondo a una storia
drammatica lunga 108 minuti, contemporanea e allo stesso tempo
universale, figlia dei nostri tempi e della nostra società ambigua
e spietata. L’uscita nelle nostre sale di American
Pastoral è fissata per il 20 ottobre
2016.
American Pastoral recensione del film di e con Ewan
McGregor
Dopo l’edizione del 2008,
Viggo Mortensen ritorna alla Festa di
Roma 2016 per presentare nella Selezione Ufficiale in
collaborazione con Alice nella Città Captain
Fantastic, film di Matt Ross che lo vede
protagonista.
Nella selezione ufficiale della
Festa di Roma, arriva anche il documentario dell’italiano
Francesco Patierno, Napoli ’44,
basato sulle memorie militari stilate da Norman
Lewis, di stanza a Napoli durante la fine della seconda
guerra mondiale.
Nella versione internazionale, il
documentario è narrato dalla voce di Benedict Cumberbatch.
Il film è una forma di diario che
Lewis tenne mentre fu sergente nella “Field Security
Service” dell’Intelligence Corps (British Army) in Italia
meridionale, dal settembre 1943 all’ottobre del 1944. Lo storico
militare Sir John Keegan l’ha descritto, assieme
al Quartered Safe Out Here di George MacDonald
Fraser, come «una delle grandi memorie personali della
seconda guerra mondiale».
Sarà presentato per Alice nella
città alla Festa del Cinema di Roma 2015
Goldstone, il film diretto da Ivan Sen e con
protagonisti Jacki Weaver e David Wenham.
Sarà presentato oggi alla
Festa del Cinema di Roma 2016, The Secret
Scripture, il film di Sebastian
Barry con protagonisti Rooney Mara e
Eric Bana.
Il film è un adattamento
cinematografico de Il segreto (The
Secret Scripture) di Sebastian Barry e
racconta la storia di una donna anziana confinata in un ospedale
psichiatrico, ripercorrendo la sua vita tormentata tra gli
sconvolgimenti politici e religiosi della Irlanda durante
gli anni 1920. Fanno parte del cast Vanessa
Redgrave, Rooney Mara, Eric Bana, Theo
James, Aidan Turner e Jack Reynor.
L’anziana Roseanne McNulty è
confinata da oltre 50 anni in un ospedale psichiatrico
di Roscommon, Irlanda, seguita quotidianamente dal suo
psichiatra il dr. Grene. Segretamente Roseanne sta scrivendo una
sua biografia, in cui ripercorre la sua vita di giovane donna
tormentata durante la guerra civile irlandese, ripudiata dal
marito, innamorata del pilota Michael Eneas, e segnata da una vita
di solitudine e povertà fino all’accusa
di infanticidio che le aprì le porte dell’ospedale
psichiatrico. Anche il dr. Grene sta scrivendo un diario sulla sua
paziente e le sue ricerche non coincidono con i racconti
dell’anziana donna, facendo emerge a poco a poco una sconvolgente
verità.