Da piccoli ai bambini, per spiegare il complicato concetto del concepimento, raccontiamo strane storie di cavoli, api e fiori e cicogne. Il nuovo film d’animazione della Warner Bros., Cicogne in Missione, tenta di fornire una spiegazione plausibile riguardo la scomparsa dalla circolazione di questi adorabili pennuti sforna bebè.

Una volta le cicogne avevano l’importante incarico di consegnare i bambini ai nuovi genitori in trepidante attesa ma qualcosa poi è andato storto e si sono ritrovate a dover cambiare ‘lavoro’. Sotto la guida di un perfido boss, Hunter, gli impiegati della Cornestore, ora consegnano a domicilio qualsiasi tipo di merce purché non pianga, sbavi e consumi una quantità esponenziale di pannolini. La macchina-fabbrica-bambini sulla Stork Montain è quindi ormai fuori uso e lei cicogne si godono la loro attività senza stress fin quando però Tulip (doppiata in Italia da Alessia Marcuzzi), l’unica umana ammessa in azienda, non dà vita per sbaglio ad un’adorabile bimba dai capelli fucsia. Toccherà quindi a Tulip e la cicogna Junior (doppiato in Italia da Federico Russo) consegnare la piccola alla sua famiglia prima il capo si accorga della sua esistenza.

Presentato fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma per la sezione Alice nella Città, Cicogne in Missione, diretto da Nicholas Stoller e Doug Sweetland – ex militante Pixar -, è un film d’animazione gradevole ma dedicato principalmente ad un pubblico giovanissimo. Nonostante si parli infatti di procreazione e di dinamiche familiari – i collegamenti al recente Fertility Day sono quasi immediati -, lo stile un po’ caotico dell’intera opera non riesce a catturare l’attenzione degli spettatori più adulti che hanno l’immediata sensazione di trovarsi dinnanzi ad un prodotto davvero approssimativo.

I personaggi, buffi, iper colorati ed incredibilmente chiassosi, si divertono a battibeccare creando gag a volte divertenti ma che, per la maggior parte, finiscono col rallentare il ritmo di un film già fin troppo piatto ed orizzontale; mancano infatti dei veri e propri colpi di scena e i pochi momenti epici sono affidati incredibilmente non alle cicogne ma ad altri animali, personaggi secondari che, in pochi minuti, riescono ad oscurare i veri protagonisti del film. La qualità dell’animazione pur essendo ottima non riesce a far dimenticare le grandi pecche della sceneggiatura che imbastisce una storia debole e poco articolata per riuscire a far breccia nel cuore del pubblico.

La didascali della foto recita: “






Dunque a quanto pare l’accordo che ha visto il personaggio apparire in Civil War era solo per la specifica opera, dunque di volta in volta
Il
Diretto da
Ciò che coinvolge però nel film di Bell sono le location e la scelta di riprenderle con tecniche d’avanguardia che si discostano dal classico documentario didascalico, raccontando le vicende con il coinvolgimento in prima persona dei protagonisti ma anche utilizzando espedienti drammaturgici e tecnici (tempi di montaggio e angolazioni di ripresa) da cinema action.



Kicks rischiava, almeno su carta, di diventare il classico racconto di formazione (o de-formazione?) di un adolescente cresciuto in un contesto socio – culturale difficile; ma l’abilità di Tipping sta proprio nell’utilizzo di un linguaggio onirico, sospeso e rarefatto per raccontare l’Io interiore del giovane protagonista e le conseguenze fenomenologiche sulla realtà innescate dalle sue scelte. Rievocando un clima ed un gusto tesi e adrenalinici simili a pietre miliari del cinema come American History X, è affascinante osservare come si può raccontare un’apparente storia di banale violenza attraverso un punto di vista unico, giocando con le inquadrature e sfruttando la metafora – vincente – dell’astronauta, alter ego ideale di Brandon che con i suoi lenti movimenti lunari distorce la lente del reale, sublimando l’immaginario ma soprattutto le complesse sfumature dell’interiorità inquieta di un quindicenne.