E’ un look che non sta bene a tutti
gli uomini e in questi anni decisamente non è di moda, ma ci sono
alcuni uomini che, con i capelli lunghi, riescono ugualmente a
mettere d’accordo tutti i guati femminili. Sono per lo più attori
affascinanti che sono amati in qualunque situazione e ad ogni
lunghezza di capelli, ma molte volte si tratta anche di personaggi
che, incondizionatamente, esprimono quelle qualità e muovono quei
misteriosi fili che guidano il desiderio delle donne.
Cinefilos.it mette in palio
nuovi biglietti per la proiezione di Gli ultimi saranno
ultimi, il film di Massimiliano Bruno con Paola
Cortellesi, Alessandro Gassman, Fabrizio Bentivoglio, Ilaria Spada,
Stefano Fresi.
Il film, tratto dall’omonimo
spettacolo teatrale andato in scena nei teatri di tutta Italia dal
2005 al 2007, è distribuito da 01 Distribution ed uscirà nelle
sale cinematografiche il prossimo 12 Novembre.
Le anteprime avranno
luogo martedì 3 Novembre alle ore 20.30 nei seguenti
cinema:
THE SPACE Beinasco
4
Beinasco (TO)
THE SPACE Cerro Maggiore
10
Cerro Maggiore (MI)
THE SPACE Parco de Medici
4
Roma
THE SPACE Rozzano
10
Rozzano (MI)
UCI Moncalieri
2
Torino
UCI Bicocca
8
Milano
UCI Pioltello
10
Milano/Pioltello
UCI Lissone
8
Milano
UCI PARCO LEONARDO
9
FIUMICINO (RM)
UCI MILANOFIORI
6
ASSAGO(MI)
Cinema Barberini
2
Roma
Multisala Reposi
1
Torino
Apollo Spazio Cinema
200
Milano
Per avere la possibilità di
partecipare scrivi a [email protected] indicando
Nome Cognome,
città e cinema. L’invito è valido per 2
persone.
Saranno ammessi alla proiezione
tutti coloro che riceveranno una risposta dalla redazione con
la conferma dei due biglietti, in caso di mancata risposta vorrà
dire che i posti a nostra disposizione sono terminati.
NB: Tutte le
e-mail che non conterranno i dati richiesti saranno automaticamente
scartate. Tutte le e-mail in cui si richiedono biglietti per cinema
NON disponibili saranno ignorate.
Paola Cortellesi è
indiscutibilmente una delle personalità più forti del panorama
cinematografico italiano, capace con i propri film di parlare a
tutti, proponendo racconti leggeri ma portatori di tematiche forti
e sempre attuali. È ciò che avviene ad esempio con C’è ancoradomani, il suo esordio alla regia rivelatosi un successo
straordinario proprio per il suo saper coniugare
intrattenimento e impegno sociale. Ma prima di questo suo nuovo
lungometraggio, Cortellesi è stata protagonista di altri film dove
si riflette in particolare sul ruolo della donna nel contesto
dell’Italia di oggi. Titoli come Scusate se esisto!,
Nessuno mi può
giudicare o Gli ultimi saranno
ultimi (qui la recensione) sono proprio
un esempio di ciò.
Quest’ultimo titolo in particolare,
uscito nel 2015 per la regia di Massimiliano
Bruno e basato sull’omonima pièce teatrale scritta
dallo stesso Bruno e interpretata dalla stessa Cortellesi, riflette
in particolare sulla problematiche delle donne che, una volta
scopertesi incinta, faticano a mantenere il proprio lavoro, venendo
allontanate da esso senza alcuna garanzia. Un tema dunque attuale e
tristemente diffuso, su cui Bruno e Cortellesi riflettono con il
loro inconfondibile umorismo, senza rinunciare però al mostrare
quanto effettivamente drammatica questa situazione possa rivelarsi,
spingendo facilmente chi la vive oltre i limiti.
Con il suo nuovo film ancora in
sala, Gli ultimi saranno ultimi è allora un titolo a suo
modo simile da riscoprire, specialmente in quanto ad otto anni di
distanza dalla sua uscita racconta – purtroppo – scenari ancora
diffusi e su cui è sempre bene sensibilizzare. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alle location.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Gli ultimi saranno ultimi
Il film racconta la storia di
Luciana Colacci, una donna semplice che ha come
unico sogno quello di poter avere una vita dignitosa insieme a suo
marito Stefano. I due, inoltre, stanno per essere
benedetti dall’arrivo di un figlio. La gravidanza, però, si rivela
essere per Luciana croce e delizia, poiché una volta venuto a
sapere del suo stato, il suo datore di lavore decide di non
rinnovarle il contratto di lavoro presso la fabbrica tessile.
Stefano, dal canto suo,è un provetto meccanico ma disoccupato, in
quanto non vuole lavorare come dipendente presso altri e dunque si
limita a fare piccoli scambi commerciali strampalati per
arrotondare.
Spetterà allora a Luciana, ormai
disoccupata, cercare in vari modi di guadagnare qualche soldo, per
esempio facendo la cameriera per un catering gestito dalla sua più
cara amica Rossana. Ma i pasticci di Stefano, che
si caccia sempre più nei guai con i suoi “affari”, la fanno
sprofondare sempre più verso l’impotenza e la disperazione. Ben
presto, Luciana si troverà a vedersi preclusa ogni strada,
convincendosi dunque di dover ricorrere alla più disperata, quella
da cui non si torna indietro. Davanti alla paura di non poter
garantire un futuro né a sé stessa né al proprio figlio, sarà però
disposta ad intraprenderla.
Alessandro Gassmann e Paola Cortellesi in Gli ultimi saranno
ultimi
Il cast di attori di Gli ultimi
sarano ultimi e le location dove è stato girato il film
Ad interpretare Luciana vi è dunque
Paola
Cortellesi, che riprende dunque il ruolo portato già a
teatro. Accanto a lei, nei panni del marito Stefano vi è invece
Alessandro
Gassmann. Recitano poi nel film anche Fabrizio
Bentivoglionei panni del poliziotto Antonio Zanzotto,
Stefano Fresi in
quelli di Bruno Sebastiani e Ilaria Spada nei
panni di Simona. Maria Di Biase è Loredana, mentre
Giorgio Caputo interpreta Enzo, Irma Carolina Di
Monte è Manuela e Ariella Reggio è la signora
Zanzotto. Silvia Salvatori interpreta Rossana, l’amica
di Luciana, mentre con un piccolo ruolo compare nel film anche
l’attrice Emanuela Fanelli nei panni di Nadia.
La vicenda del film si svolge ad
Anguillara, in provincia di Roma, e qui si sono svolte le riprese
di diverse scene del film. Set di Gli ultimi saranno
ultimi è però stato anche il comune di Nepi, in provincia
di Viterbo, dove si possono ad esempio ritrovare il bar frequentato
da Stefano, l’azienda tessile dove lavora Luciana e la palazzina
dove i due protagonisti risiedono. Altre riprese si sono svolte nel
comune di Ronciglione, dove sulla Via Cassia
Cimina si trova la stazione di servizio davanti alla quale Luciana
transita a piedi facendo il suo monologo, mentre il lago di
Martigliano è dove Luciana e Stefano partecipano ad un
picnic.
Il trailer di Gli ultimi
saranno ultimi
È possibile fruire di
Gli ultimi saranno ultimi grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Ecco il primo trailer di Gli Ultimi saranno
Ultimi, nuovo film di Massimiliano
Bruno che, per questa sua prima virata drammatica, torna a
scegliere Paola Cortellesi come sua
protagonista.
Con Paola Cortellesi, in Gli Ulitmi
saranno Ultimi, ci sono anche Alessandro Gassman e Fabrizio
Bentivoglio.
Il film racconta la storia di
LUCIANA COLACCI (Paola Cortellesi) una donna semplice che sogna una
vita dignitosa insieme a suo marito Stefano (Alessandro
Gassman). E’ proprio al coronamento del loro sogno d’amore,
quando la pancia di Luciana comincia a crescere, che il suo mondo
inizia a perdere pezzi: si troverà senza lavoro e deciderà di
reclamare giustizia e diritti di fronte alla persona sbagliata,
proprio un ultimo come lei, ANTONIO ZANZOTTO (Fabrizio
Bentivoglio).
Un film che, tra risate, bugie,
incomprensioni e voltafaccia, racconta le emozioni in tutte le
sfumature possibili. Nostro signore ha detto che gli ultimi saranno
i primi… ma non ha detto di preciso quando.
Massimiliano Bruno
torna a dirigere Paola Cortellesi a quattro anni
da Nessuno mi può giudicare e porta al
cinema Gli Ultimi saranno ultimi, lo spettacolo
teatrale che già era valso all’attrice numerosi premi.
Gli Ultimi saranno
ultimi Bruno lascia la commedia pura per virare verso il
dramma, raccontando di Luciana (Paola
Cortellesi), lavoratrice precaria che perde il lavoro
quando rimane incinta di un figlio tanto atteso assieme al marito
Stefano (Alessandro
Gassmann). La situazione esaspera i problemi di una
vita già difficile, accanto a un compagno sfaccendato e infantile,
seppure tenero e affettuoso, in un piccolo paese vicino Roma
funestato dall’inquinamento elettromagnetico. Luciana si appoggia
agli amici di sempre e a Stefano. Ma quando anche chi le sta
intorno la ferisce, lasciandola sola, lei, prima mite e remissiva,
reagisce e reclama i suoi diritti.
Gli Ultimi saranno ultimi, il film
Il lavoro rende con naturalezza e
spontaneità la vita quotidiana, la sua fatica e semplicità, ma ne
sfrutta anche gli aspetti comicamente surreali, con toni che
richiamano le commedie corali di Mazzacurati – cui lo legano
idealmente alcune tracce, come il tema degli ultimi, lo sguardo
sulla provincia, la presenza di Fabrizio Bentivoglio nei panni di Antonio,
poliziotto del Nord – Est, e perfino le sedie… in cui Stefano
ripone tanta speranza.
Gli Ultimi saranno
ultimi sa far arrivare le emozioni: difficile non
immedesimarsi in Luciana, nella sua rabbiosa reazione e desiderio
di rivalsa, dopo una vita trascorsa ad incassare in silenzio (lo
stesso, in un certo senso, fanno tutti e tre i personaggi citati).
Ciò, grazie a un’intensissima
Paola Cortellesi, ma anche alle interpretazioni di
Gassmann, nei panni del cialtrone monicelliano, e Bentivoglio, qui
codardo e sfortunato, roso dai sensi di colpa. Attori nel pieno di
una maturità artistica di cui lo spettatore non può che gioire,
attorniati da un cast ben assortito.
Tuttavia, a questo cinema
appassionato che Bruno, a ragione, incentra su un tema forte (molti
quelli secondari) manca ancora qualcosa. Quel salto di qualità che
il regista cerca a questo punto della carriera richiederebbe, ad
esempio, più continuità nella sceneggiatura, che ha invece alti e
bassi. Molte battute efficaci e meditate, momenti autentici, la
metafora ben condotta del bambino con la pistola giocattolo, che
affianca il percorso di Luciana – e sembrano nati assieme al pezzo
degli Afterhours che li accompagna. Ma anche scelte poco felici: a
partire dall’uso della narrazione in flashback, funzionale a creare
tensione dal principio e l’aspettativa di una catastrofe, a farla
crescere, deludendola poi in favore di una soluzione consolatoria
su tutti i fronti.
Non il solo passaggio poco
plausibile della sceneggiatura di Bruno e
Paola Cortellesi, con Furio Andreotti e Gianni
Corsi. La regia, poi, non ha ancora trovato una cifra
davvero propria. Vi sono buoni e originali spunti, riferimenti ben
metabolizzati, ma si cede ancora, in più punti, alla tentazione
delle soluzioni facili, della retorica, delle inquadrature scontate
e superflue. Un passo in una nuova direzione, che promette molto
bene, ma per ora mantiene solo in parte.
Massimiliano Bruno
presenta alla stampa il suo ultimo lavoro, Gli
ultimi saranno ultimi – prima incursione in territori
più drammatici, senza però rinunciare alla commedia – assieme a un
nutrito cast, a partire da Paola Cortellesi, già
protagonista dello spettacolo teatrale da cui il film è tratto,
Alessandro Gassmann e Fabrizio
Bentivoglio.
Come nasce questo ulteriore
passo del suo percorso artistico?
Massimiliano Bruno: “Il film
sancisce una collaborazione profondissima tra Paola e me, iniziata
in teatro nel ‘97. Era per me un lavoro necessario, personale
perché racconta di una reazione, tema che ho dentro in questa fase,
in cui sto cominciando a dire dei no. Tutti mi consigliavano di
fare un film più facile, ma sono stato caparbio e abbiamo
affrontato questo argomento difficile. Racconto la precarietà che
vedo intorno a me da anni ed ho vissuto”.
Fino a che punto si può
arrivare per riavere il proprio lavoro?
Paola Cortellesi: “Fin da quando
Massimiliano scrisse il testo teatrale si era chiesto cosa spinga
una persona normale con una vita media, semplice, a trasformarsi in
una persona potenzialmente pericolosa. Ciò che accade a Luciana è
che perde non solo la dignità, legata al lavoro, ma gli affetti, il
sostegno emotivo in un momento così difficile per una donna. Questo
è ciò che fa scattare il suo senso di rivalsa”.
E a proposito di reazione, Gassmann
aggiunge: “Personalmente non sopporto le imposizioni e le
ingiustizie. Credo che questo film sia utile ora in un paese che,
come il mio personaggio, per troppo tempo ha finto di essere
qualcos’altro, senza rendersi conto che la situazione era
drammaticamente cambiata”.
Com’è stata
quest’esperienza, rispetto allo spettacolo teatrale di 10 anni
fa?
C.: “E’stato bello dedicarmi
solo a Luciana, a differenza di quanto ho fatto a teatro
interpretando tutti i personaggi. Nel 2005 il tema delle donne
lavoratrici precarie si affacciava alla ribalta. Ora è più che mai
attuale, ma se ne parla poco, fatta eccezione per Papa Bergoglio.
Perciò abbiamo voluto farne un film”.
Come vedete il connubio
cinema-teatro?
B.: “Se c’è una storia che
funziona può esserci una trasposizione cinematografica, però si
deve avere il coraggio di buttare tutto quanto fatto a teatro, o
salvare poco. Nel nostro caso, ad esempio, il personaggio della
domestica narratrice, centrale a teatro, non c’è nel film, ma il
suo senso è in Luciana. Nello spettacolo, il passato non c’era. Qui
invece, raccontiamo i nove mesi di gravidanza, con tutte le sue
accezioni emotive.
Fabrizio Bentivoglio: “Spesso
ciò che nasce a teatro e viene trasposto al cinema ha un valore
aggiunto. Inoltre, mi ha aiutato sentirmi parte di un gruppo di
lavoro preesistente, in un certo senso simile a una compagnia
teatrale”.
Avete pensato di chiudere il
film con più coraggio, in modo meno rassicurante?
C.: “Ne abbiamo dibattuto molto.
Credo ci voglia più coraggio di questi tempi nel voler lasciare una
speranza”.
L’uso enfatico del ralenti e
delle musiche non è una sorta di pentimento, che riporta verso i
sentimenti del pubblico?
B.: “Nella commedia all’italiana
c’è un filo che lega commedia e dramma. Si può spingere più sulla
comicità, come ho fatto in film precedenti. Questa volta ho voluto
seguire la verità. Ma la qualità di ciò che proponi dipende dal
messaggio che veicoli. Questo film vuole raccontare come si può
passare attraverso l’inferno e poi reagire in modo positivo. Il
ralenti enfatizza il fatto che quando passi all’inferno, qualcosa
in te muore”.
E’ da oggi al
cinema Gli Ultimi saranno Ultimi, il
film di Massimiliano Bruni con
protagonista Paola Cortellesi e di seguito il
il dietro le quinte del film distribuito da 01.
La trasposizione nella
miniserie in sei puntate del creator Walter
Mosley di Gli Ultimi giorni di Tolomeo
Grey, dal suo romanzo omonimo, merita di essere vista per
due motivi principali, che lavorano su livelli differenti. Partiamo
però col raccontare la storia di Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey,
necessità primaria per poter poi spiegare con maggiore chiarezza le
ragioni sopra anticipate.
La trama di Gli Ultimi giorni di
Tolomeo Grey
Affetto da una forma di
demenza piuttosto avanzata, l’anziano Tolomeo vive ormai
barricato nella sua casa, con il solo nipote Reggie ad occuparsi di
lui. I ricordi del passato tormentano l’uomo, mescolandosi a una
realtà che lui stesso non sembra ormai più riuscire a riconoscere o
sopportare. Quando Reggie viene assassinato a Tolomeo non resta che
tentare di rimettere insieme i pezzi della sua vita per scoprire
l’identità dell’omicida e ottenere giustizia. La sua giustizia…
La ragione più evidente
per cui Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey merita
attenzione è la notevole prova d’attore del suo protagonista
Samuel L. Jackson. Divincolatosi dalle maglie
spesso fin troppo soffocanti del cinema mainstream, l’attore torna
finalmente ai livelli che lo hanno reso uno dei migliori
caratteristi del nostro tempo. Il ritratto dell’età avanzata che
Jackson compone è complesso, sfaccettato, ricchissimo di sfumature
dolorose: il suo Tolomeo è un uomo perso, la cui frustrazione viene
rappresentata attraverso la rabbia ma anche la dolcezza dei piccoli
gesti quotidiani che definiscono l’unicità di un essere umano.
La malattia non è messa
in scena soltanto attraverso i suoi episodi più drammatici, al
contrario viene composta mostrando quel tipo di spaesamento emotivo
e psicologico capace di generare momenti di intima leggerezza.
Nell’interagire con le persone che gli si presentano vicino,
Tolomeo esplicita interamente gli aspetti di una personalità
problematica, lontana dalla retorica del caso, assolutamente
credibile. E questo grazie alla lucidità della scrittura dello show
ma soprattutto grazie alla prova di Jackson, il quale abbraccia
pienamente l’idea che per mostrare realisticamente lo stato di
demenza del suo personaggio non bisogna procedere secondo un ordine
logico ma sottolinearne gli sbalzi, le piccole o grandi
regressioni, il senso di blocco in uno stato di costante
incertezza.
Il lavoro sulla mimica
delle espressioni, sul linguaggio del corpo e la modulazione della
voce proposto da Samuel L. Jackson è sinceramente ammirevole,
quanto di più verosimile si sia mai visto quando si tratta di
rappresentazione della demenza senile.
La rappresentazione metaforica
della condizione degli afroamericani
L’altro motivo di
interesse di Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey è
forse più nascosto eppure addirittura maggiormente importante:
sotto il livello primo di fruizione dello show vengono infatti
metaforicamente rappresentate la storia, la condizione e i problemi
della popolazione afroamericana. L’intento di Walter
Mosley è quello di
raccontare quanto il razzismo, la discriminazione,
l’oppressione sociale e la violenza da esse generata abbiano minato
dall’interno la comunità nera negli Stati Uniti, soprattutto quelli
del Sud.
La malattia di Tolomeo
diventa in questo modo metafora precisa di questo stato di
turbolenza, in cui il passato rivissuto in continuazione non
permette al presente di trovare la meritata pace. Il personaggio
protagonista si sublima in questo modo a simbolo sociale e civile:
il cittadino nero ha vissuto e continua a vivere nella paura che
genera conflitto, reiterando comportamenti e percorsi
socio-psicologici oppressivi ed opprimenti. Lo show ci mostra però
che se il presente è problematico, non rimane comunque privo di
speranza, almeno verso le generazioni future.
Ad aiutare Tolomeo nel
suo percorso di risveglio/accettazione arriva la giovane Robyn,
adolescente anche lei con i suoi seri problemi ma decisa a non
lasciarsi intrappolare nella gabbia che il mondo intorno a lei
rappresenta. Ed ecco allora che la progressiva pulizia del vecchio
appartamento di Tolomeo, con il necessario svuotamento di tutte le
cianfrusaglie accumulate nei decenni dall’uomo, diventa anch’essa
metafora di rinnovamento, del tentativo di liberarsi del dolore
endemico di un passato che continua a pesare. E questo non
significa cancellarlo o negarlo, ma semplicemente impedire che
continui a ripercuotersi sul presente frenandone la spinta
propositiva.
Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey
è un prodotto sincero
Se non fosse per un
evidente rallentamento narrativo nelle due puntate centrali –
responsabile di un conseguente calo di tensione drammatica – e per
la debole verosimiglianza nella sottotrama che riguarda la cura
sperimentale messa in atto dal Dottor Rubin (Walton
Goggins), Gli Ultimi giorni di Tolomeo
Grey sarebbe potuta essere
una miniserie di impatto superiore. Rimane comunque un prodotto
sincero, ben sviluppato nella ricerca di adesione empatica, che
lavora su discorsi già ampiamente sviluppati senza riproporli con
retorica o stanchezza. Al contrario lo sguardo si dimostra
originale e non preconcetto, producendo uno spettacolo a tratti
realmente sentito.
Apple
TV+ ha presentato il trailer dell’attesissima serie limitata
prodotta e interpretata dal candidato all’Oscar® Samuel L. Jackson, “Gli
ultimi giorni di Tolomeo Grey”. Basata sull’acclamato
romanzo dell’autore di best-seller Walter Mosley, che ha curato
l’adattamento per lo schermo ed è anche produttore esecutivo,
l’avvincente serie di sei episodi su famiglia, memoria ed eredità
uscirà in tutto il mondo venerdì 11 marzo su Apple TV+ con i primi
due episodi, seguiti da un nuovo episodio settimanale, ogni
venerdì.
“Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey” – la
trama
Ideato da Apple Studios,
“Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey” vede Samuel L. Jackson nei panni di Tolomeo Grey,
un uomo malato dimenticato dalla sua famiglia, dai suoi amici e
persino da se stesso. Improvvisamente lasciato senza il suo fidato
custode e sull’orlo di sprofondare ancora di più in una demenza
solitaria, Tolomeo viene assegnato alle cure dell’adolescente
orfana Robyn, interpretata dalla candidata al BAFTA Dominique
Fishback (“Judas and the Black Messiah”). Quando vengono a
conoscenza di un trattamento in grado di ripristinare i ricordi
confusi dalla demenza di Tolomeo, inizia un viaggio verso verità
scioccanti sul passato, presente e futuro. Oltre a Samuel L.
Jackson e Dominique Fishback, nel cast della serie Apple Original
troviamo anche Cynthia Kaye McWilliams (“Coyote”, “Real Husbands of
Hollywood”), Damon Gupton (“Black Lightning”, “Bates Motel”),
Marsha Stephanie Blake (“Sono la tua donna – I Am Your Woman”,
“When They See Us”), Walton Goggins (“Justified,” “The Unicorn”) e
Omar Miller (“The Unicorn,” “Ballers”).
Insieme a Mosley e Jackson, “Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey”
è prodotto da Diane Houslin, partner di produzione di Mosley,
da Ramin Bahrani, Eli Selden e David Levine per Anonymous Content e
LaTanya Richardson.
Gli ultimi film di Novembre sono
all’insegna del nostro cinema italiano. Da questo giovedì arrivano
altri titoli presentati durante l’ultima edizione
della Festa del Cinema di Roma come il terzo capitolo
cinematografico di Diabolik
ma anche Palazzina
Laf e I limoni d’inverno.
Vediamo insieme gli ultimi
film di novembre da oggi al cinema
Con la grazia di un Dio
Il primo titolo che fa parte degli
ultimi film di novembre è
Con la grazie di Dio il debutto alla regia di
Alessandro Roja che ha scritto la sceneggiatura con
Ivano Fachin. La trama è quella di Luca, l’attore
Tommaso Ragno, un uomo che è tornato a Genova dopo venticinque
anni per partecipare ai funerali del suo migliore amico d’infanzia.
Questa triste occasione riunisce l’uomo con i suoi vecchi compagni
di una volta, che sembrano convinti che la morte del loro compagno
sia il risultato inevitabile di una vita segnata dagli eccessi. Ma
il protagonista è l’unico che non è convinto di questa spiegazione.
Quest’opera prima esce al cinema dopo essere stata presentata in
anteprima alle
Giornate degli Autori – Notti Veneziane 2023.
Diabolik dove sei?
Diabolik dove sei è il terzo film dedicato al personaggio reso
celebre dall’omonimo fumetto grazie a un’idea dei
Manetti Bros. Con questa pellicola si chiude la trilogia
dedicata a Diabolik, anche stavolta è interpretato dall’attore
Giacomo Gianniotti, la prima volta toccò a Luca Marinelli,
affascinato da Eva Kant portata ancora sullo
schermo da
Miriam Leone. Nel cast tornano anche
Valerio Mastandrea come ispettore Ginko e
Monica Bellucci come duchessa Altea di
Vallenberg.
Doppia Coppia
Doppia Coppia è la
commedia romantica di Igor Biddau che cerca di
svelare, ancora una volta, se esiste l’amicizia tra uomo e donna.
La trama segue Fernanda, una donna realizzata che lavora come guida
nelle escursioni trekking, attività che le permette di vivere in
mezzo alla natura come lei ama fare. Non sente l’esigenza di avere
al suo fianco un uomo, ma ha un amico speciale: Vincenzo, single
convinto e appassionato rubacuori. Tutto, forse,cambierà durante un
fine settimana di coppie nel bosco in cui i due amici invitano,
altri due single come loro, Anna e Tonino. La pellicola è
sceneggiata da Renato Cubo e Stefano
Manca e vede nel suo cast interpreti come:
Emanuela Mascherini, Maria Celeste
Sellitto e i fratelli Stefano e Michele Manca, il duo
comico Pino & gli anticorpi.
Gli Altri
Gli Altri è il film
del regista Daniele Salvo tratto dall’omonimo
libro Premio Strega di Michele Prisco. La trama
racconta di Amelia una donna che vive sola nel cuore di una città
del sud degli anni Cinquanta. Uno sconosciuto irrompe nella sua
casa e le dice che un altro uomo, Felice, invoca il suo nome sul
letto di morte. Pur non conoscendo nessuno dei due, nella donna
scatta qualcosa di misterioso che la spinge a seguire, contro ogni
ragione, lo sconosciuto. Il cast è composto da Ida Di
Benedetto,
Peppe Servillo, Gianfranco Gallo, Lorenzo
Parrotto e Gioia Spaziani.
Home Education – Le regole dal
male
Home Education – Le regole del male è un horror
psicologico girato in Calabria, ma che
possiede ambizioni internazionali e lo dimostra
con il casting che accoglie
Lydia Page e Julia
Ormond. La protagonista di questo folk horror è Rachel, una
ragazza cresciuta isolata nei boschi secondo i principi di un culto
esoterico che la sua famiglia segue da tempo. Quando il padre
Philip muore sua madre Carol, una donna molto autoritaria e
oppressiva, la convince che l’uomo risorgerà se le due gli
dimostreranno di provare ancora un grande amore. La giovane si
ritrova così a vivere insieme al cadavere del padre e senza
contatti con il mondo esterno, al di fuori di qualche incursione a
scopo esoterico nel bosco. Un giorno Rachel si imbatte in Daniele,
l’attore
Rocco Fasano, un giovane che stringe un’amicizia con lei ma che
secondo Carol rappresenterebbe una minaccia per la figlia.
I limoni d’inverno
I limoni d’inverno è il nuovo film della regista
Caterina Carone e che torna a lavorare con
Christian De Sica. L’attore e figlio d’arte in questo
lungometraggio è un intellettuale malinconico che, mentre cerca di
scrivere un libro, forse l’ultimo, trova un’armonia imprevista con
la vicina della terrazza di fronte, l’attrice Teresa
Saponangelo. L’incontro tra i due è tenuta sul filo della
leggerezza, del mélo e dell’imprevisto. Il cast è completato
dagli attori Francesco Bruni, Luca Lionello, Max Malatesta,
Agnese Nano, Sergio Basile, Annalisa D’Ambrosio e Filippo
Pierangeli.
Il cielo brucia
In questi ultimi film di
novembre c’è anche spazio per
Il cielo brucia, il decimo film di
Christian Petzold, Orso d’Argento a Berlino
nel febbraio scorso. Questa pellicola è ambientata sulla costa del
Mar Baltico, dove il nord della Germania incontra la Polonia. I
protagonisti sono Felix e Leon che si rifugiano per qualche giorno
nella casa della famiglia del primo. L’idea è di dedicarsi al
lavoro, un progetto fotografico per Felix e gli ultimi ritocchi a
un romanzo per Leon, ma la quiete in casa è turbata da Nadja,
presenza sfuggente percepita attraverso gli incontri amorosi e
notturni interpretata dall’attrice
Paula Beer.
La Guerra dei Nonni
La Guerra
dei Nonni è la commedia italiana per tutta la famiglia diretta
da
Gianluca Ansanelli con per protagonisti i comici
Vincenzo Salemme e
Max Tortora. Gerri è un nonno premuroso e attento che vive in
casa con sua figlia, il marito di lei e i suoi adorati nipotini. La
famiglia ha un equilibrio particolare, con regole ben precise, a
portare scompiglio nell’abitazione è nonno Tom, che dopo anni
trascorsi all’estero fa la sua comparsa.
Palazzina Laf
Quest’anno il cinema italiano si è
differenziato per i debutti alla regia di noti attori o attrici e
Palazzina
Laf è la prima volta dietro la macchina da presa di
Michele Riondino. Il regista recita il ruolo dell’operaio
Caterino Lamanna che vive in una masseria caduta in disgrazia a
causa della vicinanza al siderurgico e sta per sposarsi con Anna
con cui condivide il sogno di andare a vivere in città. Quando i
dirigenti aziendali decidono di fare di lui una spia per
individuare gli operai di cui sarebbe bene liberarsi, il
protagonista comincia a pedinare i colleghi con lo scopo di
denunciarli. Ben presto chiede di essere collocato anche lui alla
Palazzina LAF (acronimo di laminatoio a freddo) il reparto-lager
dell’Ilva riservato ai lavoratori “scomodi” e scoprirà la dura
realtà. Nel cast anche
Elio germano e
Vanessa Scalera.
Silent Night – Il silenzio della
vendetta
Silent Night – Il silenzio della vendetta è il nuovo film di
John Woo che torna con una produzione americana dopo anni
dedicati solo al cinema asiatico. Questo lungometraggio è un
revenge movie ad alta tensione con per
protagonista
Joel Kinnaman, già visto in serie come Altered
Carbon e in
The Suicide Squad. Kinnaman interpreta un padre tormentato che
assiste impotente alla morte di suo
figlio dopo essere stato coinvolto nel fuoco
incrociato di una banda alla vigilia di Natale.
Nel cast anche Scott Mescudi, conosciuto da tutti
come
Kid Cudi.
Un anno difficile
Il titolo che chiude gli
ultimi film di Novembre è
Un anno difficile dei francesi
Olivier
Nakache e Eric Toledano. I protagonisti sono
Albert e Bruno, consumatori compulsivi,
sovraindebitati, vivono tra schemi meschini per l’uno e una vita
personale alla deriva per l’altro. È nel percorso associativo che
entrambi intraprendono, per rimettersi a galla, che incontreranno
giovani attivisti ribelli, allarmisti climatici, amanti della
giustizia sociale e dell’eco-responsabilità. Più attratti dal cibo
e dalla birra gratis che dalle buone azioni, Albert e Bruno
integreranno gradualmente il movimento senza convinzione, se non
quella di approfittare di ogni azione e di ogni ribellione al
complotto e trarne profitto e conosceranno una giovane interpretata
da
Noémie Merlant.
Il primo mese dell’anno si chiude
per gli amanti del cinema nel miglior modo, cioè con
Povere Creature! finalmente sul grande schermo.
Oggi però negli ultimi film di gennaio non
troviamo solo il lungometraggio di
Yorgos Lanthimos con per protagonista una formidabile
Emma Stone ma anche il dramma al femminile
Dieci Minuti e il toccante
Appuntamento a Land’s End. Per concludere se siete
stanchi del freddo e dell’inverno questo giovedì arriva anche una
commedia romantica,
Tutti tranne te, ambientata nella calda Australia, con
i bellissimi ed “Enemies to Lovers”
Glen Powell e Sydney Sweeney.
Vediamo insieme gli ultimi
film di Gennaio di questa quarta settimana del mese
Appuntamento a Land’s End
Il primo titolo di questi
ultimi film di gennaio è
Appuntamento a Land’s End del regista inglese
Gillies MacKinnon. Il protagonista di questa storia è
il pensionato Tom Harper, appena diventato vedovo,
che di attraversare la Gran Bretagna, dalla Scozia
alla Cornovaglia utilizzando solo autobus
locali. Questa scelta è dovuta dopo aver promesso alla
moglie ormai defunta che l’avrebbe riportata a Land’s
End. L’anziano signore è interpretato dall’attore
britanico
Timothy Spall.
Dieci Minuti
Maria Sole Tognazzi dirige Barbara
Ronchi, Fotinì Peluso,
Barbara Chichiarelli e Margherita
Buy in questo film da lei scritto insieme
a Francesca
Archibugi e liberamente ispirato al
romanzo Per Dieci Minuti di Chiara
Gamberale. Dieci
minuti, come quelli del titolo, al giorno possono
cambiare il corso della giornata e facendo qualcosa di
completamente nuovo, possono cambiare il corso di un’intera vita.
Questo è quello che vivrà la protagonista Bianca nel pieno di una
crisi esistenziale. Nuove scoperte, nuovi legami speciali e
l’ascolto di chi ci ha sempre voluto bene a volte bastano per
ricominciare e rinascere al meglio.
I soliti idioti 3 – Il ritorno
Tornano al cinema, per la terza
volta, i comici
Fabrizio Biggio e
Francesco Mandelli con i loro personaggi più iconichi
e più attuali che mai. In I
soliti idioti 3 – Il ritorno rivedremo quindi il
vecchio Ruggero De Ceglie e il vessato figlio Gianluca, gli
(im)moralisti Giampietro e Marialuce, gli “zarri” Patrick e Alexio,
fino al metallaro Sebastiano alle prese con la sfiancante postina
Gisella e la coppia gay di Fabio e Fabio.
La quercia e i suoi abitanti
La natura che si esprime in tutto il
suo splendore in questo appassionante racconto diretto dal maestro
dei documentari naturalistici Laurent
Charbonnier. La quercia e i suoi
abitanti è un documentario per tutta la
famiglia che descrive la magia della vita e la magnificenza che
nasce e si sviluppa sulla e ai piedi di una quercia
centenaria. Tra gli alberi più alti e maestosi della
regione francese della Sologne, quest’albero è da
tempo simbolo di forza e longevità, e per molti è anche simbolo di
speranza nella vita per le generazioni future. I personaggi di
questo piccolo ecosistema ovviamente sono gli scoiattoli, gli
insetti, i topolini che vivono tra le radici e ai funghi fino ai
cervi, alle nutrie e ai cinghiali che trovano riparo all’ombra
della grande quercia l’unica e vera protagnista.
Lala
Lala è l’opera prima di
Ludovica Fales, un manifesto di una generazione
invisibile e dai diritti negati che si confronta con il diritto di
cittadinanza. Lala, Samanta e Zaga hanno la stessa età, condividono
gli stessi desideri e sogni, sono tre giovani
italiane, che l’Italia non riconosce, ingiustamente,
perché i loro genitori sono nati in un altro stato. Le loro storie
prendono forma, e si intrecciano in un racconto collettivo tra
ricerca di se stessi e affrontare gli anni complicati, quelli
dell’adolescenza Questo film ha vinto il premio del
pubblico mymovies alla quarantunesima edizione
del Bellaria
Film Festival.
Povere Creature!
Dal regista Yorgos
Lanthimos e dalla produttrice, ma anche attrice
protagonista,
Emma Stone arriva l’incredibile storia e la fantastica
evoluzione di Bella Baxter. Un giovane del
periodo vittoriano inglese riportata in vita
dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin
Baxter, l’attore Willem Dafoe. Bella desiderosa di vivere e
alla ricerca della mondanità che le manca fugge con l’affascinante
avvocato Duncan Wedderburn, interpretato da
Mark Ruffalo, in una travolgente avventura attraverso
i continenti.
Povere Creature!, trasposizione dell’omonimo romanzo
di Alastair Gray, è il viaggio sulla conoscenza di
una eroina che sa cosa vuole e che prende in mano il suo destino
diventando una donna emancipata.
Tutti tranne te
Tutti tranne te è la nuova commedia del regista
americano Will Gluck che in passato ci ha fatto divertire
con Easy
Girl e
Amici di letto. I protagonisti di questa
rom-com sono Bea e Ben,
Glen Powell e Sydney Sweeney, che sembrano perfetti insieme,
ma dopo un primo appuntamento fantastico succede qualcosa che
spegne la loro infuocata attrazione. Quando entrambi si ritrovano
inaspettatamente, allo stesso matrimonio, decidono di fingere di
essere una coppia, ovviamente ognuno con uno scopo diverso.
Il mese più corto dell’anno si
chiude con
Dune – Parte due già disponibile da ieri al cinema. Negli
ultimifilm di Febbraio però non
c’è solo il secondo capitolo cinematografico diretto da
Denis Villeneuve, ma anche lo struggente
Estranei e il candidato Oscar La sala
professori. Non ci sono solo titoli internazionali, da oggi è
disponibile in sala l’italiano Caracas
dell’attore e regista
Marco D’Amore.
Vediamo insieme gli ultimi
film di Febbraio di questa quinta settimana del mese
Dune – Parte due
Il primo titolo di
quest’ultimi film di febbraio ovviamente è
Dune – Parte due e basato sulla seconda
parte del primo romanzo della saga scritto da Frank Herbert. La
storia riprende da dove era finito il primo Dune: Paul
Atreides,
Timothée Chalamet e sua madre Lady Jessica,
l’attrice
Rebecca Ferguson, vivono con i Fremen che
credono che il giovane sia il Messia che li salverà. Nel frattempo
nella casata degli Harkonnen, stanno cambiando le
gerarchie infatti è arrivato Feyd-Rautha,
Austin Butler, il nipote del BaroneHarkonnen, l’attore
Stellan Skarskard, che ha preso il comando delle operazioni
militari, sostituendo suo fratello Glossu Raban, e
punta all’annientamento di tutti i popoli minori per potersi
impossessare di ogni particella di spezia, la
sostanza più preziosa del pianeta. Nel cast anche
Zendaya nei panni di nuovo di Chani e le new entry
Florence Pugh e Léa
Seydoux.
Caracas
A cinque anni dal suo esordio come
regista
Marco D’Amore, diventato famoso con la serie
Gomorra, torna dietro la macchina da presa per la trasposizione
cinematografica di Napoli Ferrovia di
Ermanno Rea. Il protagonista di Caracas
è Giordano Fonte, interpretato da
Toni Servillo, uno scrittore napoletano che si aggira per
Napoli, una città che non riconosce più dopo esservi tornato dopo
molti anni. Qui incontra dopo molti anni il suo vecchio amico
Caracas, lo stesso D’Amore, un ex naziskin che
militava nell’estrema destra e che ora sta per convertirsi
all’Islam, alla ricerca di una verità sull’esistenza che
non sa trovare.
Estranei
Il film
Estranei, in originale All of Us Strangers, è scritto e
diretto da
Andrew Haigh, vede per protagonisti i super richiesti
Andrew Scott e
Paul Mescal. I due attori irlandesi sono Adam e Harry, il primo
è uno sceneggiatore con il blocco dello scrittore che vive a Londra
in un condominio e il secondo è il suo vicino di casa con cui
stringerà una relazione. La pellicola è liberamente tratta dal
romanzo Strangers di Taichi Yamada, libro scritto nel
1987 e già portato sul grande schermo nel 1988 da Nobuhiko
Obayashi, con il film giapponese intitolato The
Discarnates.
Il vento soffia dove vuole
Il vento soffia dove
vuole è ambientato in un piccolo paese degli Appennini
dove il giovane protagonista Antimo, interpretato
da Jacopo
Olmo Antinori, vive una vita tranquilla tra la chiesa locale, i
casti appuntamenti con la fidanzata e la stalla dove lavora
pigramente con il padre. Un giorno incontra
Lazzaro, un uomo semplice e selvaggio che lavora
come aiutante nella vicina fattoria. Il ragazzo vede una scintilla
nello sconosciuto e si propone di convertirlo, ma la religione che
inizia a insegnargli non rispecchia però quella che ha imparato al
catechismo. Questo film del regista Marco Righi è
una di lettura personale del cristianesimo, che conduce i due su
sentieri non battuti, senza via di ritorno.
La sala professori
La sala professori racconta di Carla Nowak,
l’attrice Leonie
Benesch è una giovane e promettente insegnante
al suo primo incarico. Tutto sembra andare bene, fino a quando una
serie di piccoli furti all’interno della scuola mette in subbuglio
l’istituto. Quando i sospetti cadono su uno dei suoi studenti, la
professoressa decide d’indagare personalmente e scatenando così una
serie inarrestabile di reazioni a catena. Questo film del regista
tedesco İlker Çatak è stato premiato alla
Berlinale 2023 ed è tra i candidati come
miglior film internazionale ai prossimi Oscar
2024.
My Sweet Monster
Il lungometraggio d’animazione
My
Sweet Monster è l’ultimo titolo di quest’ultimi film di
febbraio. La protagonista è la principessa
Barbara, segretamente innamorata del principe
Edward e che non ha intenzione di rimanere intrappolata nella
gabbia dorata costruitale dal Re, nonché suo padre. Quando
quest’ultimo, sotto ricatto, è costretto a
concederla in matrimonio al subdolo e ambizioso postino
Joyce, Barbara quindi fugge nel bosco dove incontra Bogey,
tenero mostro nonché unica speranza per salvare il regno da una
terribile minaccia.
È giunta l’ora del natale e questo
appuntamento degli ultimi film di Dicembre
racchiude i titoli giusti da guardare in sala durante le festività.
Oggi infatti arriva, tra le tante novità, anche il film
d’animazione
Wish, il 62º classico Disney che celebra il
100º anniversario dei Walt Disney
Animation Studios e parla proprio dei sogni che si possono
esaudire grazie al potere di una stella. Ma tra
Wonka e l’angelo Aristide di
Santacielo, usciti sette giorni fa, si aggiunge anche il
supereroe
Aquaman al cinema in Italia già da ieri. Ma se siete alla
ricerca di una storia vera e che vi emozioni One
Life è forse il film più adatto per voi.
Vediamo insieme i film di
Dicembre in sala di questa terza settimana del mese
Aquaman e il regno perduto
Il primo titolo di
quest’ultimi filmdi Dicembre è
il secondo cinecomic dedicata interamente ad
Aquaman ancora una volta interpretato da
Jason Momoa. Dopo gli eventi della prima pellicola,
Aquaman è diventato padre e sovrano del
regno di Atlantide. Tuttavia, il malvagio Black
Manta, è riuscito a trovare il Tridente Nero, un antica e
potente reliquia atlantidea, e intende usarne l’oscuro potere per
vendicare la morte di suo padre. Il
metà Atlantideo e metà umano dovrà
chiedere aiuto a suo fratello Orm per impedire al
nemico di usare la magia nera del tridente per distruggere lui e
tutto ciò che ama. Nel cast di
Aquaman e il regno perduto, oltre a Momoa, ci sono anche
Patrick Wilson,
Yahya Abdul-Mateen II,
Randall Park, Amber
Heard e
Nicole Kidman.
Foglie al Vento
Foglie al Vento è stato presentato in concorso al
Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio della
Giuria. Questa nuova opera di
Aki Kaurismäki racconta la storia di due persone sole che si
incontrano per caso una notte a Helsinki. Questa forse per loro è
l’ultima occasione per trovare il primo, unico e definitivo amore
della vita. Il percorso è però intralciato dall’alcolismo di lui,
dai numeri di telefono persi, dal non conoscere nomi o indirizzi
reciproci e dalla tendenza generale della vita a porre ostacoli a
chi cerca la propria felicità.
One Life
One
Life è l’adattamento cinematografico della biografia If
It’s Not Impossible… The Life of Sir Nicholas
Winton scritta da Barbara
Winton. Questo romanzo e poi film narra le vicende di
Nicholas Winton, uno dei fautori
dell’operazione Kindertransport che salvò circa
diecimila bambini ebrei, prima dell’inizio della seconda guerra
mondiale, provenienti dalla Germania nazista e dai territori
occupati. La pellicola attraverso flashback mostra
il signor Winton prima di quell’impresa, avvenuta nel 1938, quando
era un giovane agente di borsa interpretato da
Johnny Flynn e poi nel il presente, dove ha il volto di
Anthony Hopkins. Nel cast anche altri famosi attori come
Helena Bonham Carter,
Jonathan Pryce e
Romola Garai.
Renaissance: a film by Beyoncé
Renaissance:
a film by Beyoncé accompagna gli spettatori in un esperienza
attraverso il RENAISSANCE WORLD TOUR, il tour da record che ha
toccato, con ben 56 spettacoli, 39 città di
12 paesi diversi in giro per il mondo. Dalla sua
nascita allo show, che ha scelto come prima tappa la città di
Stoccolma, in Svezia, fino al gran finale a
Kansas City, nel Missouri. Un racconto sugli
intenti, il lavoro, il coinvolgimento totale di
Beyoncé in ogni aspetto della produzione, ma anche
sulla sua mente creativa e sul proposito di creare la sua eredità
artistica e di padroneggiare il suo mestiere da popstar.
Tutti a parte mio marito
Tutti a parte mio marito è una commedia francese della regista
francese di Caroline
Vignal che torna a lavorare per la seconda volta cone
Laure Calamy. L’attrice infatti è la protagonista Iris, una
donna che sta vivendo un momento difficile con il
marito con cui non fa più l’amore da ben 4 anni. Un giorno per caso
ascolta il consiglio di una signora e si scrive ad un app
d’incontri per coppie sposate. Iris quindi si farà
travolgere dalla passione e da uomini affascinanti pronti a
soddisfarla in tutti i sensi.
Wish
Il lungometraggio
d’animazione di Natale firmato Disney di
quest’anno è
Wish, ed è ambientato nell’isola di Rosas, il “regno dei
desideri”. La protagonista di questa storia è
Asha, una diciassettenne sveglia e determinata a
ribellarsi al Re Magnifico per rendere,
finalmente, libera la sua terra da un’oscurità che nessun altro
riesce a sentire. Se nell’originale la giovane donna è doppiata dal
Premio Oscar
Ariana DeBose nel doppiaggio italiano invece troviamo la
cantante Gaia. Ci sono anche altre voci note nella nostra
versione, l’attore
Michele Riondino è il Re cattivo di questa storia e invece la
capretta Valentino è un inedito
Amadeus.
Diederik Van Rooijen dirigerà
“Gli uccelli”, il remake del classico di
Hitchcock. Secondo la rivista statunitense
The Hollywood Reporter, la
Universal Pictures ha scelto il regista che darà
vita al remake del classico hitchcockiano Gli Uccelli.
L’olandese Diederik Van
Rooijen, molto noto in patria per aver scritto e diretto
la serie tv Penoza, dirigerà l’adattamento della pellicola del
1963, in cui una cittadina di provincia veniva invasa dall’arrivo
di stormi di uccelli feroci.
La pellicola verrà co-prodotta dalla
Platinum Dunes di Michael Bay, Andrew
Form e Brad Fuller, e dalla
Mandalay Pictures di Peter Guber
e David Zelon. Sul cast non ci sono importanti
news al momento, se non quella dell’abbandono quasi definitivo di
Naomi Watts, che avrebbe dovuto interpretare il
ruolo che Tippi Hedren ricopriva nell’originale.
Arriva in home video e in alta
definizione un altro dei capolavori del regista Alfred Hitchcock,
Gli Uccelli, il film uscito ormai da cinquant’anni ma che mantiene
intanto il suo fascino inquietante.
Gli Stati
Uniti contro Billie Holiday era uscito negli USA già
l’anno scorso. E la protagonista interpretata dalla cantante
Andra Day era stata candidata come miglior
attrice protagonista sia agli Oscar del 2021 che ai Golden Globe,
aggiudicandosi il titolo ai Globe, e lasciando un’indelebile
traccia sul suo già ben ricco curriculum di artista soul.
Diretto da Lee
Daniels, ispirato al romanzo Chasing the Scream di
Johann Hari e sceneggiato dalla scrittrice
Suzan-Lori Parks, Gli Stati Uniti
contro Billie Holiday è il quinto lungometraggio del
regista di Filadelfia, dopo opere come
Precious del 2009 e The
Paperboy del 2012, dove la durezza della realtà nelle
sue pieghe più infime e dolorose, si snoda dentro storie vere e
senza pietà, ma nelle quali la bellezza dell’umano viene fuori in
tutta la sua naturalezza.
Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, la trama
Billie Holiday
(Andra
Day) è stata una delle più grandi cantanti jazz, che
ha iniziato la sua carriera folgorante e devastante, alla tenera
età di quindici anni, dopo avvenimenti che solo una donna
afroamericana vissuta negli Stati Uniti degli anni ‘30 e ‘40 può
raccontare.
La storia inizia con
un’intervista che Billie rilascia in uno stato già avanzato della
fragilità della sua salute, e parte così ripercorrendo prima i
vaghi e apparenti fasti della sua fama, per poi scendere giù, negli
alti e bassi dei tunnel dei suoi abissi interiori. Holiday e la sua
voce incantevole lasciano a bocca aperta donne e uomini di ogni
estrazione e posizione, nonostante quelli siano tra gli anni più
intensi del Ku Klux Klan che non tarda a farne subire i suoi
effetti.
Nel 1939 nel celebre
night club Café Society a New York, al termine della sua
esibizione, Billie canta Strange Fruit, un pezzo scritto un
paio di anni prima da Abel Meerpol, un poeta membro del Partito
Comunista Americano che compose le parole proprio dopo un ennesimo
episodio di linciaggio di un afroamericano da parte delle autorità
negli Stati Uniti del sud.
La scelta di Holiday
decreta l’inizio delle persecuzioni che subirà fino al termine
della sua vita, da parte del Governo USA nella persona
dell’ispettore Harry Anslinger (Garrett
Hedlund). Lei, coraggiosa, fiera e decisa a portare
avanti una lotta contro le più aberranti violazioni dei diritti
umani, in un tempo in cui i neri venivano considerati esseri umani
di serie B, usa il suo corpo, la sua voce e cerca il riscatto alle
sue ferite affettive, mentre la dipendenza dall’uso di droghe
leggere e pesanti iniziava a lacerarla e ad essere usata contro di
lei.
Andra Day è molto
convincente
Lee
Daniels sviluppa l’evoluzione della storia di un’artista
lasciando che sia l’attrice
Andra
Day a fare tutto, con la sua presenza scenica, il suo
volto consumato e sdrucito, insieme alla perfezione della sua
silhouette avvolta in abiti luccicanti, per non parlare della sua
incredibile voce. L’impatto del viso della protagonista, piegato,
tradito è a volte quasi fastidioso nella sua ostinazione tanto
credibile, in particolare quando entra in relazione con i suoi
salvatori e gli aguzzini: l’attore Trevante Rhodes che interpreta
l’agente Jimmy Fletcher, i fedeli membri della sua band
(Tyler James Williams, Da’Vine Joy Randolph), o
uno dei suoi tre ignobili mariti John Levy (Tone
Bell).
Il flusso del racconto è
emotivo, doloroso, ma chiaro e spietato, anche quando è imperfetto
e fatica un po’ a mostrare i personaggi che si muovono tra loro e
all’interno dei fatti, perché è tutto sempre a favore di Billie
Holiday, del suo mondo interiore che è continuo riflesso di quello
esteriore. Come l’attrazione gravitazionale di un pianeta, la
protagonista cattura e assorbe tutto in sé, senza fare sforzi
particolari ma limitandosi – si fa per dire – ad emanare la
sofferenza che si prova nel non essersi mai sentite al posto
giusto, ma avendo lottato fino all’ultimo perché il mondo potesse
diventarlo per altri, quel posto giusto.
Gli
Stagisti Trailer italiano nuova, divertente commedia
con Owen Wilson e Vince Vaughn
che arriverà in Italia il 26 settembre 2013, distribuita dalla
Twentieth Century Fox.
Searchlight Pictures ha diffuso il
primo trailer di
The Banshees of Inisherin, il nuovo film di
Martin McDonagh che da noi uscirà con il titolo di
Gli Spiriti dell’Isola. Per questo suo quarto
lungometraggio da regista, McDonagh si riunisce con
Colin Farrell e Brendan Gleeson,
coppia che aveva già ingaggiato per In Bruges – La
coscienza dell’assassino, il suo lungometraggio
d’esordio.
Searchlight Pictures e Film4
presentano, in associazione con TSG Entertainment, una produzione
Blueprint Pictures,
Gli Spiriti dell’Isola (The Banshees
of Inisherin), un film di Martin McDonagh. Il film
sarà presentato in anteprima alla 79esima Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia il prossimo 5 settembre 2022.
Gli Spiriti dell’Isola arriverà nelle sale italiane il 2
febbraio 2023.
Ambientato su un’isola al largo
della costa occidentale dell’Irlanda, Gli Spiriti
dell’Isola segue due amici di lunga data, Padraic
(Colin
Farrell) e Colm (Brendan Gleeson),
che si trovano in una situazione di stallo quando Colm decide
bruscamente di porre fine alla loro amicizia. Padraic, confuso e
devastato, tenta di riaccendere il loro rapporto con il supporto di
sua sorella Siobhan (Kerry Condon), che insieme a
Dominic (Barry
Keoghan), il figlio del poliziotto locale, ha le sue
preoccupazioni all’interno della piccola comunità dell’isola. Ma
quando Colm lancia un ultimatum scioccante per concretizzare le
proprie intenzioni, gli eventi iniziano a degenerare.
Dopo aver ottenuto 9 nomination
agli Academy Award, tra cui quella per il Miglior Film, e 10
nomination ai BAFTA Award con 4 vittorie (Miglior Attrice Non
Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior
Sceneggiatura Originale, Miglior Film Britannico), il film
Searchlight Pictures Gli
Spiriti
dell’Isoladebutterà
domani, mercoledì 22 marzo, su Disney+.
Gli Spiriti dell’Isola, la trama
Ambientato su un’isola al largo
della costa occidentale dell’Irlanda, Gli
Spiriti dell’Isola segue due amici di lunga
data, Pádraic (il candidato ai premi Oscar e BAFTA
Colin Farrell) e Colm (il candidato ai premi Oscar e
BAFTA Brendan Gleeson), che si trovano in una situazione di stallo
quando Colm mette inaspettatamente fine alla loro amicizia.
Pádraic, scioccato da questa decisione, non si rassegna e tenta di
ricucire il rapporto, aiutato dalla sorella Siobhán (la candidata
all’Oscar e vincitrice del BAFTA Kerry Condon) e da un giovane e problematico
abitante dell’isola, Dominic (il candidato all’Oscar e vincitore
del BAFTA Barry Keoghan). Ma i ripetuti sforzi di
Pádraic non fanno altro che rafforzare la determinazione dell’ex
amico e quando Colm lancia un ultimatum disperato, gli eventi
precipitano rapidamente con conseguenze scioccanti.
Una clip dal film
Un efficace sistema
di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza
di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al
“Profilo Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati
possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un
pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per
garantire massima tranquillità ai genitori.
Gli spiriti dell’isola di Martin
McDonagh ha vinto tre Golden Globe nel 2023 – compreso quello per il
miglior film nella categoria musical/commedia – e ha ottenuto
nove nomination all’Oscar, distinguendosi come uno dei film più
interessanti del 2022. Tuttavia, il complesso finale di questa
commedia dark è difficile da decifrare alla prima visione. I film e
le opere teatrali di McDonagh sono infatti
tipicamente pieni di allusioni a grandi testi della letteratura, di
battute sottili e di motivi non facilmente riconoscibili, oltre al
loro immaginario complesso.
La trama stravagante del film
Gli Spiriti dell’isola vede l’amicizia tra il
bonario Pádraic (Colin
Farrell) sgretolarsi gradualmente dopo che il suo ex
migliore amico Colm (Brendan
Gleeson) si rifiuta bruscamente di parlargli. Anche se
la sorella di Pádraic, Siobhán (Kerry
Condon), e un tormentato ragazzo del posto,
Dominic (Barry
Keoghan), tentano di disinnescare l’escalation della
battaglia tra i due, i loro sforzi si rivelano vani. Alla fine del
film, Dominic è morto, Siobhán ha lasciato Inisherin e Colm ha
commesso un atto irreversibile di automutilazione, trasformando
involontariamente Pádraic in un nemico a vita.
Cosa accade nel finale de Gli
spiriti dell’isola
Sorprendentemente,
nessuno dei protagonisti del film muore nel finale de Gli spiriti dell’isola (non si può dire lo
stesso per Dominick, che non è così fortunato).
Detto ciò, questo rompe notevolmente la tendenza alla morte nei
film di Martin McDonagh. Pádraic
parla con Colm nonostante quest’ultimo lo abbia
ripetutamente avvertito che si sarebbe tagliato le dita se lo
avesse fatto. Nel frattempo, Siobhán respinge gentilmente le
avances romantiche di Dominic e si trasferisce sulla terraferma per
un lavoro in biblioteca. Mantenendo la parola data, quando Pádraic
tenta ancora una volta di ricucire il loro rapporto, Colm si mozza
le dita con un paio di cesoie, lanciandole contro la porta del
cottage di Padraic. L’amato asinello domestico di Pádraic,
Jenny, mangia una delle dita mozzate, si strozza e
muore.
Per vendicarsi,
Pádraic, con il cuore spezzato, brucia la casa di
Colm con Colm dentro. Il poliziotto locale, Peadar
(Gary Lydon), che è anche il padre violento di
Dominic, se ne accorge e si precipita a casa di Pádraic per
picchiarlo senza pietà. Durante il tragitto, incontra l’anziana
signora McCormack (Sheila
Flitton), che lo conduce senza parole al cadavere del
figlio sommerso dall’acqua. Il personaggio di Barry
Keoghan, si è suicidato, disilluso dalla profondità della
crudeltà di Pádraic, dalla partenza di Siobhán e
dagli abusi sessuali e fisici del padre. Il mattino seguente, Colm
incontra Pádraic e gli suggerisce che la loro faida è giunta al
termine. Pádraic informa il suo ex amico che il debito di Colm non
sarà saldato finché uno dei due non sarà morto.
L’inquietante signora
McCormack sembra inizialmente una vecchietta fastidiosa
quando viene introdotta all’inizio de Gli spiriti dell’isola. Tuttavia, in seguito,
il suo personaggio assume un significato più sinistro, poiché
agisce più come le figure mitologiche del titolo, avvertendo
Pádraic che una o due morti colpiranno l’isola
prima della fine del mese. Sebbene non si vedano “spiriti”
letterali nel film, la previsione della signora McCormack si rivela
giusta, anzi, cruciale per il vero significato del finale de
Gli spiriti dell’isola, illustrato dalla
tematica mitologica di cui il film si nutre. La prima morte è
quella di Dominick, ed è proprio la signora
McCormack a ritrovarne il corpo, mentre il prezioso asinello di
Pádraic, Jenny, può essere considerato la seconda
morte anticipata dalla sua profezia.
Tuttavia, è più che probabile che si
tratti di una profezia che si autoavvera. La signora
McCormack è stata inizialmente definita come una vicina
ficcanaso e una sgradevole pettegola, quindi potrebbe aver detto a
Pádraic di queste potenziali morti per peggiorare
la sua paranoia esistente e intensificare la sua lotta con Colm.
Come la maggior parte dei devoti e dispettosi abitanti di
Inisherin, la signora McCormack fatica a lasciare in pace Pádraic
quando c’è la possibilità di mettergli i bastoni tra le ruote. Per
questo motivo, se la sua profezia si avvera, è tanto perché gioca
con Pádraic quanto perché è la prova di un’azione soprannaturale.
In ogni caso, la signora McCormack è sicuramente uno dei motivi per
cui Gli spiriti dell’isola rientra tra i migliori
film di Martin McDonagh.
La faida tra Pádraic e Colm è
finalmente finita?
La faida tra
Pádraic e Colm non è ancora
terminata, almeno dal punto di vista emotivo, nel finale de
Gli spiriti dell’isola. Se, da un lato è
talmente sconsiderato da tagliarsi le dita per far sì che Pádraic
lo lasci in pace, dall’altro Colm mostra per la prima volta un vero
rimorso quando viene a sapere di aver accidentalmente causato la
morte di Jenny. Questo, insieme alla perdita della
sua casa dopo l’incendio, porta Colm a pensare che lui e Pádraic
siano ormai pari. Tuttavia, anche il personaggio di Pádraic ha
subito un cambiamento significativo, abbandonando la gentilezza e
l’ingenuità che ne definivano il carattere dall’inizio del film.
Nel finale de Gli spiriti dell’isola, Pádraic decide dunque
per la distruzione reciproca assicurata piuttosto che per la
pace.
Anche se Colm spera
di assicurarsi un’eredità musicale come violinista prendendo le
distanze dal suo ex amico, finisce invece per accendere una faida
che sembra destinata a uccidere entrambi, in netto contrasto con
l’ambiente idilliaco che Gli spiriti dell’isola stabilisce all’inizio.
Infatti, mentre Pádraic, all’inizio del film, è
beatamente ignaro dei limiti della sua esistenza di provincia, nel
finale diventa quasi uan figura dispettosa e piena di odio che non
ha alcun interesse a riconciliarsi con Colm. Sebbene i due abbiano
mantenuto la loro comune umanità – come dimostra il momento
tragicomico in cui Colm ringrazia Pádraic per essersi preso cura
del suo cane e Pádraic gli assicura che non è stato un problema –
il loro rapporto è irrimediabilmente distrutto. Senza che nessuno
dei due abbia intenzione di lasciare l’isola, la faida tra i due è
destinata a peggiorare sempre di più.
Il vero significato del finale de
Gli spiriti dell’isola
Come il finale di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, il film
precedente di Martin McDonagh, le scene finali di
Gli spiriti dell’isola sono volutamente
ambigue. Per comprendere il finale di questo film, è importante
tenere conto del contesto storico e culturale in cui è ambientato.
Il film è ambientato nel 1923,
al culmine della guerra civile irlandese, su un’isola irlandese
fittizia il cui nome si traduce in “isola d’Irlanda”. Mentre la
letteratura, la poesia e la musica irlandese di qualche anno prima
celebravano e immortalavano giustamente la trionfale sconfitta del
dominio coloniale inglese in Irlanda, le opere che mitizzavano la
guerra civile che ne era seguita erano poche. Non c’era nulla di
bello, di edificante o di impressionante in una guerra che divideva
le famiglie e metteva gli amici l’uno contro l’altro, il che aiuta
anche a individuare esattamente il periodo in cui si svolge
Gli spiriti dell’isola.
Nel film, Colm
cerca di consolidare quella che pensa sarà la sua eredità artistica
abbandonando la gentilezza, ma questo porta Pádraic a notare che
Colm non vede, in maniera molto ipocrita, nulla di sbagliato nel
fare amicizia con un poliziotto corrotto che abusa di bambini,
mentre si rifiuta di parlare con Pádraic perché è “ottuso”. Alla
fine de Gli spiriti dell’isola, Colm desidera tornare all’ottusità
della sua precedente amicizia, non più affascinato da ideali
romantici di sofferenza ora che ha perso le sue dita e la sua casa
a causa di un’inutile battaglia di volontà.
Tuttavia, Colm e
Pádraic non possono tornare indietro, poiché, come
il paese a cui sono così legati, sono ora divisi dalle loro
differenze, bloccati in una lotta che alla fine costerà loro la
vita. L’evoluzione drastica ma credibile del personaggio sottolinea
perché Padraic è tra i migliori ruoli cinematografici di
Colin Farrell. Nel finale de Gli spiriti dell’isola, Colm ottiene la
terribile bellezza, l’ispirazione artistica e il significato
profondo che stava cercando, ma ciò avviene a costo della sua
amicizia con Pádraic, della sua casa e, ironia della sorte, anche
della capacità di suonare la musica struggente che tanto ama.
Il significato del film secondo il
regista Martin McDonagh
Il finale de Gli spiriti dell’isola – spiegato dal punto di
vista del regista Martin McDonagh – riguarda anche
l’importanza di raccontare una storia autenticamente umana. Sebbene
McDonagh sia stato criticato per l’uso di archetipi irlandesi nella
rappresentazione degli abitanti dell’isola, queste
caratterizzazioni esagerate servono anche come strumenti allegorici
per la vera storia che il regista voleva raccontare. “Il punto
di partenza era catturare la tristezza di una rottura, sia essa
d’amore o d’amicizia“, ha dichiarato McDonagh
in un’intervista (via IndieWire).
“Essere da entrambe le parti è
una posizione ugualmente orribile. Trattare la tristezza di
entrambe le parti nel modo più veritiero possibile era la cosa
principale che volevo ottenere con questo film“. Questo spiega
anche perché la faida tra Colm e
Pádraic non si risolve mai: è per evocare il
trauma insito in ogni relazione umana significativa. Considerando
che Gli spiriti dell’isola ha ottenuto il
Golden Globe 2023 come miglior commedia e nove
nomination agli Oscar, McDonagh è
indubbiamente riuscito nel suo intento.
Il finale di The Banshees of
Inisherin ha impressionato l’Academy
Martin McDonagh ha
sicuramente fatto centro con il suo ultimo film, visto che Gli spiriti dell’isola ha ottenuto un totale
di nove nomination agli Oscar 2023. Due di questi premi sono stati
assegnati al solo McDonagh, per la miglior regia e
la miglior sceneggiatura originale, a riprova del fatto che i suoi
sforzi nel tessere una storia intricata e avvincente sono stati
ampiamente ripagati.
Agli Oscar 2023,
Gli spiriti dell’isola ha ricevuto ben nove
candidature, per il Miglior attore (Colin
Farrell), due alle Migliori attori non protagonisti
(Brendan
Gleeson e Barry Keoghan), Miglior attrice non
protagonista (Kerry
Condon), Miglior film, Miglior montaggio e Miglior
colonna sonora originale. Anche se il film ne è uscito sconfitto,
non aggiudicandosi neanche una statuetta, Gli spiriti dell’isola sarà ricordato come una
solida voce nella filmografia di
McDonagh, ed è certo che i cinefili di tutto il mondo
continueranno a tenere d’occhio le prossime produzioni del
regista.
Dopo la parentesi
americana di grande successo, Martin McDonagh si
ritira nella sua Irlanda con il nuovo film, The Banshees of Inisherin, che in Italia
uscirà con
il titolo di Gli Spiriti dell’Isola e che
vede protagonista la straordinaria coppia di suoi connazionali
formata da
Colin Farrell e Brendan Gleeson,
che aveva già diretto in In Bruges – La coscienza dell’assassino, del
2008.
Gli Spiriti dell’Isola, la
storia
Ambientato su una remota
isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda, Gli
Spiriti dell’Isola segue le vicende di due amici di
vecchia data, Padraic e Colm, che si ritrovano in un’impasse quando
Colm decide bruscamente di porre fine alla loro amicizia. Padraic,
sbalordito, non accetta questo rifiuto e tenta di ricucire la
relazione, aiutato dalla sorella Siobhan e da Dominic, un giovane
isolano tormentato. I ripetuti sforzi di Padraic, tuttavia, non
fanno che rafforzare la determinazione dell’ex amico e, quando Colm
lancia un disperato ultimatum, gli eventi precipitano rapidamente,
con conseguenze scioccanti.
Se indagare nelle paure
e nei dubbi della psiche umana è un’abitudine dello sceneggiatore e
regista irlandese, con Gli Spiriti
dell’Isola McDonagh racconta anche quel sottile
confine che traccia la separazione tra ingenuità e inettitudine,
tra depressione e noia, attraverso i personaggi di
Farrelle
Gleeson che proprio non riescono a trovare un
terreno di incontro di fronte a un cambiamento dello status
quo.
Colm e Padraic, tra profondità e
superficie
È questo il gap che si
crea trai due: Colm, forse perché più anziano e più prossimo alla
morte, sente avvicinarsi la fine e con essa l’urgenza e la
necessità di lasciare qualcosa al mondo, vuole sopravvivere a se
stesso e non gli basta il ricordo e l’affetto di chi lo ha
conosciuto. Vuole creare musica e rimanere trai vivi, come è
successo, ad esempio, a Mozart, che viene più volte citato nel
film. Padraic invece si esaurisce nel qui e ora, si trascina lungo
le coste dell’isola, beve birra, intrattiene conversazioni futili
con chi incontra e questo lo soddisfa, perché non ci sono domande o
paure, nella sua vita, almeno non fino a che Colm non comincia ad
ignorarlo.
I due interpreti
regalano due performance misurate ed eleganti, dando corpo a due
personaggi quasi antitetici che prendono la vita molto diversamente
ma che sono entrambi sovrastati dalla paura del domani. Se da una
parte c’è chi sente l’approssimarsi della fine, dall’altra non ci
si pone nessun tipo di domanda e si prova ad andare avanti come se
niente fosse, come se la vita fosse immobile in un eterno presente
senza prospettive né cambiamenti. Cosa che non sta bene alla
sorella di Padraic che invece vuole lasciare l’isola e costruire
qualcosa per se stessa, per la sua vita e il suo futuro.
Martin McDonagh firma anche la
sceneggiatura
La scrittura di
Martin McDonagh è ancora una volta ironica e
drammatica allo stesso tempo, tratteggia con grande precisione non
solo i protagonisti, ma anche tutti i personaggi di contorno,
creando un microcosmo realistico e coerente seppure immerso in un
mondo ai margini che sembra non essere mai esistito e su cui
aleggia un velo di antica magia. La decisione scatenante di Colm fa
piombare Padraic in una depressione travolgente che non conosce
rimedio se non la continua ricerca del confronto, la richiesta di
spiegazioni e, di fronte al rifiuto dell’altro, la frustrazione
totale.
Un elemento importante
della storia è senza dubbio l’ambientazione, che grazie all’occhio
di McDonagh si mostra sempre come essenziale e fondamentale. Perché
abbraccia le storie narrate, perché si erge a sfondo e testimone
impassibile e perché il regista stesso riesce a sfruttarne la
bellezza selvaggia senza farne una cartolina dell’azienda Soggiorno
e Turismo ma rendendo il territorio uno strumento narrativo. Le
lunghe traversate delle colline verdi e desolate sembrano
simboleggiare la noia, la fatica, l’insoddisfazione che regna in
quei luoghi, nonostante la bellezza naturale, e ogni personaggio,
anche gli splendidi comprimari, trova il suo momento e il suo
spazio per brillare, immerso com’è in una natura che dialoga con
chi la abita.
Gli Spiriti
dell’Isola racconta di un’amicizia, di chi è capace di
porsi nel mondo in maniera critica e di chi invece si lascia
soltanto trascinare dalla contingenza, il film di Martin
McDonagh lo fa con realismo, intelligenza e delicatezza,
dimostrandosi una delle opere più coese e compiute del regista. Un
film piccolo con lo spirito di una bellissima novella.
Nella lunga e gloriosa carriera di
Clint Eastwood vi è un prima e un dopo il film
Glispietati. Con questo
film del 1992 egli è infatti diventato a tutti gli effetti uno
degli autori più importanti e significativi del cinema americano e
mondiale, e da quel momento la sua filmografia non sarebbe più
stata la stessa, arricchendosi di un valore nuovo. Prodotto,
diretto ed interpretato dallo stesso Eastwood, il film è un cinico
e crepuscolare western, che ha in un certo senso contribuito ad
apporre la parola fine ad un modo di approcciarsi al genere. Dopo
tale pellicola, infatti, Eastwood non realizzerà più nessun’altra
storia di questo tipo, dicendo dunque addio ai personaggi che lo
hanno reso celebri.
Inserito al sessantottesimo posto
nella classifica dei cento migliori film di tutti i tempi, Gli
spietati nasce da una sceneggiatura di David Webb
Peoples, già in circolazione negli anni Settanta. Dopo
essercisi imbattuto, Eastwood ritrovò in essa tutto ciò che amava e
temeva del genere western, decidendo pertanto di dar vita ad un
ultima incursione nel genere realizzando il film. Con le riprese
svoltesi prevalentemente in Canada, il lungometraggio assunse ben
presto un valore più grande di quello inizialmente immaginato. In
esso il regista ha riversato tutte le sue esperienze e la sua
personalità, dando vita al suo primo grande capolavoro.
Costato appena 14 milioni di
dollari, Gli spietati arrivò ad incassarne circa 160 in
tutto il mondo, affermandosi come uno dei maggiori successi nella
carriera di Eastwood. Questo divenne poi il principale protagonista
durante la stagione dei premi, e dopo numerose vittorie arrivò
infine a guadagnare nove nomination agli Oscar. Qui vinse poi in
quattro categorie, tra cui miglior film e miglior regia. Eastwood
si consacrava così come uno dei cineasti più potenti dell’industria
americana, e ancora oggi quello è indicato come il vero punto di
svolta della sua carriera. Proseguendo qui nella lettura si
potranno approfondire ulteriori curiosità legate alla trama e al
cast del film.
La trama di Gli
spietati
La storia si apre nel 1880 nello
stato del Wyoming. Nella tranquilla cittadina di Big Whisky una
prostituta viene sfregiata al viso da un cliente, e l’evento
costringe lo sceriffo Little Bill ad entrare nella
questione. L’uomo, però, impone soltanto un risarcimento tramite
bestiame, pena che per le amiche della vittima è assolutamente
inadeguata. Queste decidono pertanto di porre una taglia di mille
dollari sulla testa del responsabile. La voce circa tale occasione
si sparge ben presto in lungo e in largo, attirando l’attenzione
del giovane e inesperto pistolero Schofield
Kid.
Consapevole dei suoi limiti, ma
desideroso di ottenere la somma, questi decide di rivolgersi
all’anziano Munny, ex pistolero noto per la sua
crudeltà e gli efferati crimini compiuti. Inizialmente riluttante,
questi deciderà infine di unirsi al giovane, coinvolgendo anche il
suo amico di vecchia data Ned. I due, che avevano
ormai del tutto cambiato vita, si ritrovano così a doversi
confrontare con un mondo che sembra andato avanti senza di
loro.
Per Munny questa è però anche
l’occasione per cercare di superare il lutto della moglie
recentemente scomparsa. Giunti a Big Whisky, i tre uomini si
troveranno però a doversi confrontare con una realtà ben diversa da
quella immaginata. Lo sceriffo Little Bill, infatti, si rivela
essere tutt’altro che un garante della legge, e si opporrà in modo
quanto mai deciso all’ingresso dei tre pistoleri nel suo
territorio. Provocare Munny, però, equivale a firmare la propria
condanna a morte.
Gli spietati: il cast del
film
Protagonista del film, nei panni di
Munny, spietato pistolero che ha ormai abbandonato la violenza, è
Clint
Eastwood. Dopo aver letto la sceneggiatura, l’attore
si dichiarò estremamente interessato al personaggio, ritrovando in
questo una naturale evoluzione di quelli già interpretati nei suoi
precedenti western. Per calarsi nei suoi panni, dunque, egli si
basò proprio su questi, cercando di rendere però altrettanto
evidente il passaggio del tempo. Eastwood dichiarò inoltre che
questo sarebbe stato l’ultimo film che avrebbe sia interpretato che
diretto, anche se poi tornò nuovamente a svolgere tale doppio ruolo
in alcune altre occasioni.
Dando vita a Munny, egli arrivò
inoltre ad ottenere la sua prima candidatura all’Oscar come miglior
attore. Accanto a lui, nel ruolo del fidato Ned Logan, vi è
Morgan
Freeman. I due avrebbero poi recitato nuovamente
insieme per il film Million Dollar
Baby. All’attore Gene
Hackman era stato offerto il ruolo del controverso
sceriffo Little Bill ben prima che Eastwood fosse coinvolto nel
progetto. L’attore aveva però categoricamente rifiutato, salvo poi
lasciarsi convincere nel momento in cui fu Clint a riproporgli la
parte.
Hackman, che vinse poi l’Oscar come
miglior attore non protagonista, era in realtà molto preoccupato
dalla rappresentazione della violenza nel film, tranquillizzandosi
poi nel comprendere che questa non era in alcun modo glorificata.
Nel film è poi presente Richard Harris, noto per
aver interpretato Albus Silente nei primi due film di Harry
Potter, e che dà qui vita al personaggio del cacciatore di
taglie Bob “L’Inglese”. Jaimz Woolvett, invece, è
l’attore presente nei panni del giovane e inesperto Schofield Kid,
mentre Anna Thompson è la prostituta sfregiata
Delilah Fitzgerald.
Gli spietati: la
spiegazione del finale del film
Nel finale del film, il killer
sanguinario e spietato che è Munny riaffiora e tornato in paese
solo contro tutti massacra lo sceriffo Little Bill Daggett e molti
dei suoi aiutanti, con quella freddezza e quella determinazione che
gli era in parte mancata nei due omicidi a pagamento per i quali
era stato assoldato. Completata la vendetta, William Munny lascia
il paese, intimando agli abitanti di fare un bel funerale al suo
amico Ned e di non maltrattare mai più le prostitute, altrimenti
tornerà e li ucciderà tutti. Con questo finale, dunque, Eastwood
sembra richiamare lo spirito del vecchio western per un’ultima
volta, dimostrandone il potere prima di abbandonarlo per
sempre. Dopo Gli spietati, Eastwood non ha più
diretto un film di questo genere.
Il trailer di Gli spietati
e dove vedere il film in streaming e in TV
Per chi desidera recuperare tale
titolo, è possibile farlo alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Gli spietati è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Apple
TV, Now e Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 10
febbraio alle ore 21:30 sul canale
Rete 4.
Gli
Spietati, o almeno questo è il titolo con qui è
arrivato il Italia il western di Clint Eastwood datato 1992, meglio
conosciuto come Unforgiven oltreoceano, vivrà di
nuovo in un remake giapponese ad opera del
regista Sang-il Lee. Possiamo qui ammirarne
un trailer dove vediamo il protagonista Ken
Watanabe (Lettere da Iwo
Jima; Inception) recitare
nel ruolo di un samurai con un passato violento, in una serie di
riprese suggestive e una cura particolare dell’immagine in pieno
stile orientale.
Realizzare un remake non sarà
affatto facile, visto che il film originale ebbe un successo
considerevole. Gli Spietati portò a casa ben 4
statuette tra cui Miglior film, Miglior regia di Eastwood
e Gene Hackman come miglior attore non
protagonista.
Esce il 13 Settembre in
Giappone; lecito attendersi un tempo molto più consistente
per l’occidente.
A più di 30 anni dalla sua uscita,
Gli spietati del 1992 rimane il punto di
riferimento per la valutazione di altri western revisionisti. È un
film che nemmeno il suo prolifico regista e protagonista, Clint Eastwood, ha mai del tutto superato come
cineasta, anche se la sua ultima opera, “Giurato
numero 2”, ha rappresentato un epilogo tematico
sorprendentemente decente per la cupa e malinconica storia di
William Munny.
Munny, interpretato da Clint Eastwood, è un ex fuorilegge ormai
anziano che vive come un umile allevatore di maiali del Kansas e
cresce due figli quando “Gli spietati” inizia nel 1880. La meta
natura di questo casting non è mai passata inosservata; Eastwood si
è fatto un nome interpretando cowboy moralmente flessibili (se non
addirittura senza scrupoli) negli anni ’60 e ’70, in particolare
negli spaghetti western di Sergio Leone. Eppure,
anche per i suoi standard, Munny è un uomo violento, avendo ucciso
“quasi tutto ciò che cammina o striscia” (come dice Munny durante
il climax del film) prima di smettere di bere alcolici e sistemarsi
con l’aiuto della sua defunta moglie.
Anche nel Vecchio West di
Gli spietati non esistono riscatti semplici e
lieti fini, come Munny si rende conto quando la sua fattoria inizia
a fallire. Spinto a comportarsi bene con i suoi figli, recluta con
riluttanza il suo vecchio amico Ned Logan (Morgan
Freeman), un ex fuorilegge, per unirsi a lui e a un
giovane pistolero che si fa chiamare The Schofield Kid (Jaimz
Woolvett) per raccogliere una taglia per la morte di due allevatori
che hanno attaccato e sfigurato una prostituta nella piccola città
di Big Whiskey, Wyoming.
In molti western girati prima degli
anni ’50, gli eroi indossavano cappelli bianchi e i cattivi
cappelli neri per riflettere le loro intenzioni. È significativo
che, tra Munny e i suoi alleati, solo il vanaglorioso e ingenuo
Schofield Kid aderisca a questa tradizione. Munny e Ned, invece,
indossano cappelli marroni, così come lo sceriffo di Big Whiskey,
“Little Bill” Daggett (Gene
Hackman).
Anche senza alcun “cappello grigio”
letterale, il sottotesto di Gli spietati è chiaro:
le cose non sono così bianche e nere nell’ambientazione del film.
Né Munny né Ned sono i mostri senza cuore che la loro reputazione
suggerisce, né Little Bill è qualcuno da ammirare, come il film
dimostra quando picchia brutalmente il suo vecchio rivale, English
Bob (Richard Harris). Ma per quanto Little Bill conosca la sporca
verità sulle bugie e le esagerazioni che Bob e i suoi simili amano
raccontare sulle loro imprese, non riesce a vedere oltre la sua
stessa illusione: quella di essere un nobile uomo di legge che
trasforma Big Whiskey in qualcosa di meglio (un’idea che sente
simboleggiata dalla costruzione della sua casa).
L’inganno non inizia e finisce con
gli uomini, però. Delilah Fitzgerald (Anna Thomson), la prostituta
il cui viso è stato permanentemente sfigurato, non ha subito le
gravi ferite che altri sono portati a credere, eppure i suoi simili
hanno diffuso la voce, sapendo che era l’unico modo per ottenere
qualcosa di simile alla giustizia che Little Bill ha negato loro
quando ha lasciato che gli aggressori di Delilah la facessero
franca. Possono permettersi di essere decenti solo nella misura in
cui gli uomini intorno a loro lo permettono.
Quando arriva il momento di sparare
agli aggressori di Delilah, Ned si rende conto di non essere più in
grado di uccidere altre persone, costringendo Munny a intervenire e
a uccidere uno degli uomini per lui. Mentre Ned fugge, Munny e The
Schofield Kid rintracciano l’altro obiettivo, e quest’ultimo lo
sorprende e gli spara mentre si trova in un gabinetto. È una realtà
ingloriosa e orribile rispetto a qualsiasi fantasia immaginata da
The Schofield Kid, che lo spinge ad ammettere a Munny di non aver
mai ucciso nessuno prima e di rinunciare alla vita da pistolero
quando i due ricevono la ricompensa.
Per Munny, tuttavia, fuggire non è
un’opzione quando gli viene detto che Little Bill ha scoperto la
sua identità dopo aver catturato e torturato Ned a morte. È anche
il momento in cui beve alcolici per la prima volta dalla morte di
sua moglie, per calmare i nervi per ciò che deve essere fatto.
Tonally, tuttavia, la sua azione è presentata come un momento di
fallimento (che è), non di trionfo.
Allo stesso modo, lo scontro finale
di Munny con Little Bill è tutt’altro che una battaglia d’onore.
Piuttosto, sorprende Little Bill e la sua banda di notte nel saloon
locale mentre si preparano a dare la caccia a lui e a The Schofield
Kid la mattina dopo. Munny poi spara con calma al proprietario
disarmato del saloon prima di abbattere la banda di Little Bill e
ferire Bill. Quando Little Bill, incredulo, insiste che non si
merita questo destino umiliante, Munny risponde freddamente:
“Il merito non c’entra nulla”.
Il significato del finale de
Gli spietati
La replica di Munny funge da
dichiarazione di tesi per Gli spietati, un film
che sostiene che il selvaggio west era un luogo ingiusto dove la
forza faceva il diritto e che coloro che si allontanavano dagli
scontri a fuoco non erano, di per sé, tiratori decenti o
addirittura esperti, ma quelli che sapevano mantenere la calma. Era
ben lungi dall’essere il primo western a sminuire il genere e il
suo ritratto tipicamente idealizzato del passato dell’America, ma
significava qualcosa proveniente da Eastwood: un’icona di Hollywood
che è diventata famosa interpretando film che glorificavano il
violento Vecchio West, volutamente o meno.
Gli spietati non
si tira indietro nel sottolineare questo punto, anche dopo che
Munny pronuncia la sua iconica battuta. Quando Little Bill
risponde: ‘Ci vediamo all’inferno, William Munny’, Munny si limita
a ringhiare: ‘Sì’, prima di sparargli e andarsene dalla città,
avvertendo la gente del posto che tornerà per ucciderli se non
daranno a Ned una degna sepoltura o se torneranno a fare del male
alle prostitute. Poi svanisce nella notte fredda e piovosa,
somigliando più a uno spettro della morte che a un vendicatore
giusto le cui azioni hanno risolto i problemi di tutti tranne che i
suoi.
L’epilogo del film si chiude con
una triste inquadratura (accompagnata dall’altrettanto triste
leitmotiv di Lennie Niehaus) di Munny in piedi accanto alla tomba
della moglie. E mentre il testo sullo schermo menziona le voci
secondo cui Munny avrebbe poi avuto successo nel commercio di
tessuti, tutto in questa scena suggerisce che questo barlume di
“lieto fine”, come i miti del selvaggio west, sia sicuramente una
sorta di menzogna.
Alle 12:01 del 2 maggio 2023 è
ufficialmente iniziato lo sciopero della Writers Guild of
America del 2023 e l’incapacità della WGA e
dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) di
raggiungere una soluzione accettabile alle trattative iniziate in
settimana avrà un profondo effetto a catena sul panorama
televisivo, in particolare su show della seconda serata e serie
tv.
Lo sciopero degli
sceneggiatori WGA del 2023 colpirà soprattutto la seconda
serata, ma interromperà anche la produzione di diverse serie in
streaming dopo aver fallito nel soddisfare le richieste dei membri
della WGA. Con gli sceneggiatori in marcia da una costa all’altra,
si tratta del più grande sciopero degli ultimi 15 anni, senza una
chiara fine in vista.
Il talk show di satira politica in
onda sulla ABC verrà messo in pausa, quindi i fan
del particolare umorismo di Jimmy
Kimmel non riceveranno la dose quotidiana delle sue
affabili riflessioni sugli eventi di attualità per almeno due
settimane, se non di più.
Nel frattempo, la ABC trasmetterà le
repliche degli episodi passati in assenza del JKL ora e nel
prossimo futuro. Lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood
potrebbe ostacolare il ritorno di Kimmel per un
bel po’ di tempo e, per questo motivo, si attendono
aggiornamenti.
Il Tonight Show di Jimmy
Fallon
Jimmy
Fallon non porterà nel suo studio nessun nuovo ospite
questa settimana, poiché la NBC ha messo in pausa
il Tonight
Show per le prossime settimane. Tutte le interviste
agli ospiti e le esibizioni musicali saranno rimandate e le
repliche degli episodi precedenti andranno in onda al posto del
nuovo materiale.
L’ex collega del
SNL non apparirà sugli schermi per almeno altre
due settimane, ma in passato ha espresso il suo sostegno ai suoi
autori.
Insieme agli altri conduttori di
talk show notturni, il Late Night Show di
Stephen Colbert verrà sospeso in seguito all’inizio
dello sciopero della WGA, il 2 maggio, e andranno
in onda delle repliche del programma al posto dei nuovi
episodi.
Colbert ha
menzionato l’incombente sciopero nella puntata del 1° maggio,
esprimendo il suo sostegno agli autori del suo show, ai sindacati
e, in caso di sciopero, si è augurato di rivedere i suoi fan tra
qualche settimana.
Late Night With Seth Meyers
Seth Meyers aveva
già illustrato le condizioni dello sciopero della
WGA nelle puntate precedenti del Late Night with Seth
Meyers, preparandosi al momento in cui la
NBC lo avrebbe sospeso.
Meyers,
sceneggiatore egli stesso, ha ricordato lo sciopero della WGA che
si è svolto tra il 2007 e il 2008 e che è durato 100 giorni, con
ripercussioni sul suo lavoro al SNL e su
innumerevoli altre serie. Meyers ha poi espresso la sua totale
solidarietà agli sceneggiatori di Hollywood, salutando il pubblico
per qualche settimana.
Real Time With Bill Maher
Real Time with Bill
Maher della HBO, che di recente ha
trasmesso un episodio controverso con ospite Elon
Musk, è un altro dei talk show notturni che verrà messo in
pausa durante lo sciopero degli autori.
Il conduttore del talk show,
schietto e a volte aggressivo, ha affrontato il tema dello sciopere
nelle scorse settimane e si preparerà a rientrare nel programma tra
qualche settimana. Anche in questo caso, andranno in onda delle
repliche dello show.
L’altro talk show notturno della
HBO, Last Week
Tonight with John Oliver, verrà sospeso e il suo
pungente conduttore apparirà solo in repliche per le prossime
settimane.
Oliver ha discusso dello sciopero
della WGA in precedenti episodi del suo programma
e ha persino fatto riferimento allo sciopero della WGA di 15 anni
fa, che ha interessato il suo periodo al Daily Show. Ha espresso
grande solidarietà ai membri della WGA e spera di rivedere presto i
suoi fan.
The Daily Show
Il
Daily Show ha già detto addio al suo ultimo conduttore
Trevor Noah e ora Comedy Central
sospenderà la serie a causa dello sciopero della WGA. Dopo la
partenza di Noah, la serie ha avuto un cast di
conduttori a rotazione, gestione che dovrebbe proseguire anche
quando si ripartirà tra qualche settimana.
Anche prima del 2015, quando il
conduttore di lunga data Jon Stewart se ne andò,
il Daily Show ha sempre sostenuto i suoi autori e
continuerà a mandare in onda delle repliche fino alla fine dello
sciopero della WGA.
SNL
Mentre ci si chiedeva se il
Saturday Night
Live avrebbe rispettato lo sciopero della WGA, sembra
che lo show settimanale di sketch comedy prenderà la stessa strada
dei talk show notturni. L’ex allievo del SNLPete Davidson avrebbe dovuto condurre la puntata
del 6 maggio assieme all’ospite musicale Lil Uzi
Vert, ma lo show è stato ufficialmente cancellato.
Al suo posto, la
NBC trasmetterà un episodio di replica, una
pratica che probabilmente continuerà il sabato successivo se non si
riuscirà a raggiungere un chiaro consenso tra la WGA e l’AMPTP.
Yellowjackets
Attualmente, alla sua
seconda stagione, i lavori per la terza stagione di Yellowjackets
si fermeranno dopo l’annuncio ufficiale dello sciopero della
WGA. Con la writing room in sospeso, l’episodio 6
della seconda stagione del drama di Showtime ha
una nuova data di uscita e non si sa se questo sia dovuto allo
sciopero.
La co-creatrice Ashley
Lyle è stata attiva sui suoi social media spiegando quanto
sarà divertente riprendere a scrivere la terza stagione non appena
la WGA troverà un accordo equo.
Abbott Elementary
Il 2 maggio si sarebbe
dovuta riunire la writers room per la terza stagione di Abbott
Elementary, ma lo sciopero della WGA
ha avuto la precedenza. Questo potrebbe influire sul numero di
episodi che potranno essere scritti per la prossima stagione, a
seconda di quanto durerà lo sciopero.
Poiché Abbott
Elementary è uno show che viene scritto mentre va in onda,
se lo sciopero si protrarrà per un periodo di tempo significativo,
la terza stagione potrebbe non essere rilasciata come previsto e
potrebbe anche essere molto più breve.
Cobra Kai
La popolare serie tv
Cobra
Kai ha chiuso le porte della sua writers room dove si
stava scrivendo la sesta stagione. Jon Hurwitz,
co-creatore della serie nostalgica, si è espresso attivamente sui
suoi social media per solidarizzare con lo sciopero degli
sceneggiatori e per unirsi ai suoi colleghi fuori dal set della
sesta stagione.
Come per Abbott
Elementary, lo sciopero della WGA
potrebbe influenzare il numero di episodi che i fan riceveranno
nella prossima stagione.
Big Mouth
Dopo il recente annuncio da
parte di Netflix dell’ottava e ultima stagione di
Big
Mouth, la writing room era pronta a mettersi al
lavoro, ma lo sciopero WGA del 2023 ne ha bloccato
il processo creativo. Si era già iniziato a sceneggiare l’ottava
stagione della serie animata da sei settimane e i creatori
avrebbero potuto terminarla ad agosto se non ci fossero state
interruzioni.
Attualmente sono in solidarietà con
i loro colleghi scrittori di Hollywood, e la pausa potrebbe
influire sul numero di episodi di cui sarà composta la prossima
stagione.
Stranger Things
La serie di punta del
catalogo Netflix
potrebbe essere in difficoltà. Non si sa ancora nulla
sull’andamento della stagione 5 di Stranger Things, ma è possibile che i
fratelli Duffer non ne abbiano ancora terminata la
sceneggiatura, dunque lo sciopero della WGA
potrebbe avere conseguenze sulla stagione finale, che andrà in onda
nel 2024.
Con una conclusione così epica in
arrivo, lo sciopero della Writers Guild of America
potrebbe avere un impatto significativo sulle storyline della serie
e ritardare la messa in onda del gran finale di Stranger Things.
Gli Sfiorati –
Roma, giorni nostri. Mete (Andrea Bosca) è un
giovane grafologo che da poco ha perso la madre spentasi dopo una
lunga malattia. Il padre, andato via di casa anni prima, è in
procinto di sposarsi con una donna spagnola da cui ha avuto una
figlia, Belinda (Miriam Giovanelli). Suo malgrado
Mete è invitato alle nozze che avranno luogo da lì a una settimana
ed oltre a questo il padre chiede al ragazzo di ospitare nel
frattempo l’estroversa sorellastra.
Belinda è una ragazza molto giovane
ma incredibilmente sensuale e, a causa di una sorta di depressione,
bivacca sul divano di Mete a guardare documentari fumando spinelli
tutto il giorno. Mete è involontariamente investito da
un’infatuazione che con i giorni assume i contorni di una vera e
propria ossessione che lo porta a pensare a Belinda in ogni istante
della sua giornata, sebbene egli faccia di tutto per evitarla.
Bruno (Claudio
Santamaria), suo amico e collega, formula una teoria
scientifica e grafologica secondo la quale Belinda appartiene alla
categoria degli “sfiorati”.
Gli “sfiorati” sono persone dotate
di una sensibilità particolare che vivono più realtà insieme
perdendosi spesso in esse e confondendosi in una personalità
indeterminata. Anche Mete cadrà vittima in questo stesso limbo dal
quale, dopo un’iniziale resistenza, non potrà e non vorrà più
uscire.
La Fandango di
Domenico Procacci in collaborazione con
Rai Cinema presenta questo film diretto da
Matteo Rovere e in uscita il prossimo 26 febbraio
nelle sale italiane. Gli sfiorati è la trasposizione
cinematografica di un romanzo che Sandro Veronesi scrisse negli
anni ’80 e che la Fandango Libri ripropone con una nuova ristampa
dal 23 febbraio.
Matteo Rovere si
ripresenta alla regia con il suo secondo lungometraggio dopo
essersi affermato e messosi in luce con una serie di “corti” molto
apprezzati dalla critica. La storia affronta quelle emozioni
e quelle sensazioni che si presentano a noi in ogni momento
della nostra vita; buona parte di esse noi le sfioriamo appena
lasciandole cadere, perdere nel tempo sino a ridurle a semplici e
vaghi ricordi, aliti di vento. Ma qualche volta queste emozioni,
questi fremiti, che possono svilupparsi in vere e proprie
ossessioni, vanno affrontate, vissute e non solo “sfiorate”, a
scapito delle relative conseguenze.
Questo è quello che
Mete ha il coraggio e l’incoscienza di fare, smettere di evitare la
vita, di sfiorarla appena; egli decide di viverla sino in fondo pur
temendone terrorizzato gli imprevedibili risvolti. L’ossessione per
la sorellastra è sempre più forte e incontrollabile e cercare di
vivere passandole accanto risulterà per lui impossibile.
Gli sfiorati è un film diretto con
garbo e senza particolari eccessi dal giovane regista che ambienta
la storia in una Roma un po’ ovattata e distante dalla realtà ma
comunque bellissima. La trama si perde un po’ con il passare dei
minuti dove ad un certo punto lo spettatore si chiede dove il film
voglia condurlo forse anche un po’ annoiato dal volto inebetito del
giovane protagonista che domina tutte le sequenze con fare svanito.
La giovane Miriam Giovanelli è bella e provocante come la parte
richiede, Santamaria convincente nei panni di un giovane padre con
mille problemi da affrontare e che cerca di riportare il
protagonista alla realtà.
Da segnalare la partecipazione di
Asia Argento perfetta nell’interpretare una
patetica ultratrentenne che dietro ad un’apparenza di successo e
gratificazioni professionali nasconde una realtà di tristezza e
solitudine; alla lunga, forse, il personaggio più convincente.
La sensazione è che il film non
valga il romanzo o forse che il romanzo non presenti un soggetto
adatto ad un film poichè in esso la storia smarrisce consistenza e
non focalizza l’attenzione dello spettatore dove, desumiamo,
Veronesi ha voluto condurre i suoi lettori.
Durante la promozione della loro
ultima creatura televisiva, Sleepy Hollow, gli
sceneggiatori di The Amazing Spider-Man 2Alex Kurtzman e Roberto Orci
hanno parlato del sequel del film campione di incassi la scorsa
estate. In particolare i due sceneggiatori e produttori hanno detto
di essere grandi fan di Venom mentre discutevano riguardo a quale
altro personaggio introdurre nel franchise. In particolare Kurtzman
ha detto: “Venom è un personaggio straordinario, brillante.
Parte delle cose interessanti riguardo a Venom sono che lui può
fare molte delle cose che Spiderman non può, e questo lo rende
molto divertente ai miei occhi“.
I due sceneggiatori hanno inoltre
evitato di rispondere a qualsiasi altra domanda sul personaggio, in
particolare sul fatto se fosse o meno in cantiere l’idea, alla
Sony, di realizzare un film su Venom, anche se la major non ha
smentito il rumor che Josh Trank possa occuparsi
della regia del detto film.
Ricordiamo che nel suo Spiderman 3,
Sam Raimi ci diede un piccolo assaggio di Venom,
coinvolgendo il talentuoso Topher Grace. Chissà
quanto dovremo aspettare per rivedere di nuovo questo oscuro
villain sul grande schermo!Fonte: CBM
Gli Ospiti è
lungometraggio scritto, diretto e interpretato da Svevo Moltrasio
in fase di pre-produzione. Dopo averci raccontato la Francia con “I
Ritals”, Moltrasio torna nella sua Roma con una commedia corale dai
risvolti inattesi che si svolge nell’arco di una serata in un
casale alle porte della città. Dieci personaggi, perlopiù amici sui
30 e 40 anni, saranno costretti ad un confronto non privo di colpi
di scena che li metterà a più riprese uno contro uno, tutti contro
uno e uno contro tutti.
Sarà divertente, intrigante, ma
anche angosciante e riflessivo quanto basta, alla ricerca di quel
cinema, oggi sempre più raro, in equilibrio tra intrattenimento e
autorialità. Una volta realizzato faremo di tutto per dargli la
visibilità e distribuzione che riteniamo meriti! Il cinema sta
morendo e Svevo Moltrasio, che nella vita ha sempre e solo voluto
girare i suoi film, dopo anni di cortometraggi, prima poi di web
serie e, soprattutto, di produzioni che hanno rimbalzato qualsiasi
suo progetto, ha deciso di chiedere un aiuto alla propria community
e non solo.
La produzione sarà curata da
Svevo Moltrasio e Simone Bracci e
per farlo è stato lanciato un crowdfunding che ha già superato i 30
mila euro. Di seguito il link alla campagna crowdfunding.
In concorso a Venezia 79 c’è anche
Khers Nist di Jafar Panahi (Il
palloncino bianco, Il Cerchio). Sul red carpet
della 79ª
Mostra internazionale di Venezia manca però il
realizzatore, nonché l’attore principale del film: da
luglio, Panahi è
nuovamente sotto arresto. Tuttavia, il cineasta non demorde e
porta sulla scena un’altra storia meta-cinematografica e critica
nei confronti del regime iraniano.
Di cosa parla Gli orsi
non esistono
Un regista (Jafar
Panahi) è costretto a seguire a distanza le riprese del
suo film, girato a Teheran. Da una piccola casa in un
paesino rurale a pochi chilometri dalla città e dal
confine, Panahi dirige la sua troupe nella
realizzazione di un film su una coppia di innamorati che tenta di
fuggire dall’Iran.
Allo stesso tempo, un’ipotetica foto
scattata da Panahi nel villaggio contadino
diventa la prova intangibile di un amore clandestino. Il
regista segue da vicino queste due storie d’amore: in entrambi
casi, è lui a tenere le fila dei rapporti.
Conflittualità diffusa
Gli orsi non
esistono è attraversato da una tensione perenne che,
assumendo varie forme, cresce scena dopo scena. Nel film che il
regista sta girando in città, i personaggi sono visibilmente
preoccupati. Ma la situazione nel villaggio non è molto diversa: un
luogo apparentemente tranquillo, legato alle tradizioni e fatto di
persone semplici, si rivela ugualmente carico di conflitti.
Anche se Gli orsi non
esistono non può definirsi un film violento,
guardandolo si ha la disturbante sensazione che basti davvero poco,
anche una fotografia, per scatenare gli animi. Il film è
quindi critico, ma non è privo di ironia.
Panahi usa la metafora degli orsi per parlare
di mentalità, di tradizioni, di regole e abitudini che, sulla base
del nulla, sono in grado di generare paure reali.
Una celebrazione dei mezzi
cinematografici
Al di là delle tematiche politiche
tanto care a Panahi, Gli
orsi non esistono è una celebrazione
dell’arte cinematografica. Cineprese, hard disk, video amatoriali,
montaggi meta-narrativi, sequenze notturne: tutto rimanda al lavoro
della macchina cinematografica in ogni suo fase. I commenti
tecnici, il lavoro con gli attori, la voglia di catturare la vita
del villaggio, tutti questi elementi esprimono l’amore
di Panahi per la settima arte.
La figura demiurgica di Panahi
Panahi è il
demiurgo de Gli orsi non esistono: né è il
regista, lo sceneggiatore e l’attore principale. Non solo
nella realtà, ma anche nella meta-narrazione. È lui che muove
l’azione, sul set-verità di Teheran e nella dinamiche del
villaggio. Tuttavia, sembra che gli avvenimenti cadano addosso
a Panahi: tutti si muovono, si agitano,
cercano la fuga, l’amore, la felicità e la vendetta, mentre lui non
fa altro che riprendere, suggerire e osservare.
Sicuramente, Panahi ha
voluto inserire molto della sua condizione di cineasta indipendente
in un paese come l’Iran. Stoico e silenzioso, il regista indossa
sempre la stessa espressione ed emette pochissime parole. La sua
figura, in parte dà sicurezza, in parte appare stanca e svogliata a
combattere l’ennesima battaglia. Guardando Gli orsi non
esistono si ha come la sensazione che il
dovere di raccontare una storia simile alle
precedenti (vedi
Taxi Teheran) sia maggiore della voglia
di realizzare il film.
Sbilanciarsi di fronte a tematiche
come la migrazione, la libertà e i confini è rischioso. Tuttavia,
va detto che quello che davvero si apprezza di un film
come Gli orsi non esistono è il gioco
narrativo: il mescolamento di cinematografico e
meta-cinematografico, il parallelismo delle due storie d’amore. E
alla fine il confine veramente interessante è quello, molto labile,
tra finzione e realtà.
Arriva per la prima volta su Rai 2
il film francese Gli omicidi di Pont D’Arc (titolo
italiano di Le secret de la grotte), diretto nel 2023
da Christelle Raynal. Si
tratta di un film per la TV che si basa su una celebre località e
sito turistico francese per proporre un racconto di carattere
thriller dove il mistero nel presente si lega ad un caso del
passato rimasto irrisolto. Un titolo dunque dove si mescolano più
elementi ed atmosfere.
Il film, realizzato dunque
unicamente per la TV francese, arriva ora anche sugli schermi
italiani, ed è l’ideale per gli appassionati di questo genere,
attratti dai misteri e dal percorso che si compie per arrivare alla
loro risoluzione. Oltre a ciò, il film è un titolo che suscita
interesse anche solo per il suo mostrare una serie di location di
grande fascino e che sono qui vere e proprie protagoniste di questo
racconto.
In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a Gli
omicidi di Pont D’Arc. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
location dove si sono svolte le riprese. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Catherine Davenier e Élodie Varlet in Gli omicidi di Pont
D’Arc
La trama di Gli omicidi di Pont D’Arc
Il film ha per protagonisti il
capitano della gendarmeria francese Riad Lekcir e
la responsabile della sezione scientifica Manon
Ferret-Duval. I due sono legati da un passato controverso
e doloroso. Nel 1994, Kamel, fratello maggiore di
Riad, fu accusato di aver ucciso i genitori di Manon. All’epoca
Kamel aveva otto anni e quando vide crollare i suoi alibi si
suicidò. Ora Riad e Manon sono colleghi e devono collaborare su un
caso molto singolare.
Il cadavere di un uomo è stato
rinvenuto sulle rive dell’Ardèche, si tratta di una figura nota
agli abitanti della zona. L’arma del delitto è la lama di una
pietra intagliata più di 40 mila anni fa, periodo corrispondente
alla presenza dell’uomo nella grotta rupestre scoperta proprio nel
1994. Gli investigatori devono mettere da parte i traumi del
passato e portare avanti le indagini, che sveleranno un legame tra
l’omicidio e il dramma avvenuto trent’anni prima.
Il cast del film
Ad interpretare Riad Lekcir vi è
l’attore Samy Gharbi, noto per il suo ruolo
ricorrente nella serie Demain nous. Accanto a lui, nel
ruolo di Manon Ferret-Duval, vi è invece l’attrice Élodie
Varlet, meglio conosciuta per il suo ruolo di Estelle
Cantorel nella serie televisiva Plus Beautiful Life, di
cui è diventata una delle attrici ricorrenti fin dal suo arrivo
alla fine del 2006. Accanto a loro, recitano Catherine
Davenier e Serge
Riaboukin nei ruoli di Nathalie e Étienne Ferret,
genitori adottivi di Manon.
Per quanto riguarda il suo ruolo,
Élodie Varlet ha dichiarato nel corso di un’intervista che:
“Non ho avuto il tempo di incontrare la polizia o altre
tipologie di forze dell’ordine, per prepararmi con loro al ruolo.
Ma cinque anni prima avevo già avuto l’opportunità di interpretare
un commissario e quindi conoscevo già un po’ come si svolge il
lavoro del mio personaggio in questo film. Ciò che dovevo fare qui
era però più un approfondimento sul piano personale di ciò che
Manon sta vivendo“.
Samy Gharbi e Élodie Varlet in Gli omicidi di Pont
D’Arc
Le location dove è stato girato Gli omicidi di Pont
D’Arc
Per
quanto riguarda le location, queste si sono svolte a
Vallon-Pont-d’Arc, nel dipartimento delle
Ardèche, Francia. Si tratta di un
un comune francese la cui importanza come destinazione turistica
risiede principalmente nel fatto che è il punto di partenza per la
discesa delle gole dell’Ardèche (da Pont d’Arc a
Saint-Martin-d’Ardèche). Il comune ospita anche la Grotte
Chauvet, Patrimonio dell’Umanità, e la sua replica, la
Grotte Chauvet 2.
La
“porta d’ingresso naturale” delle gole dell’Ardèche è anche detta
pont d’Arc e si tratta di un arco naturale che ha
una lunghezza di 60 metri e un’altezza di 54 metri ed è stato
aperto dal fiume Ardèche. Si tratta di un sito noto per i canoisti
nonché meta turistica particolarmente gettonata proprio per il
fascino che è capace di suscitare con la sua particolare forma e
collocazione.
Il trailer di Gli omicidi
di Pont D’Arc e dove vedere il film in streaming e in
TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
sabato 1 giugno alle ore 21:20
sul canale Rai 2. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.