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Tutta la luce che non vediamo: trailer della miniserie Netflix di Shawn Levy

Tutta la luce che non vediamo

Netflix ha diffuso il trailer di Tutta la luce che non vediamo, la rivoluzionaria miniserie in 4 episodi, tratta dall’omonimo romanzo best seller e vincitore del Premio Pulitzer di Anthony Doerr, diretta da Shawn Levy e scritta da Steven Knight.

Tutta la luce che non vediamo sarà presentata in anteprima il 30 ottobre, in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma, con una proiezione accessibile del primo episodio fruibile da persone con disabilità sensoriali grazie all’audiodescrizione e ai sottotitoli. Un secondo screening in anteprima per i fan si terrà il 1° novembre a Lucca Comics & Games, prima dell’arrivo, solo su Netflix dal 2 novembre.

Al centro della storia la protagonista Marie-Laure LeBlanc, una ragazza francese cieca il cui coraggio e la cui speranza faranno da contraltare alla violenza e alla distruzione della guerra. Marie-Laure è interpretata dalle attrici esordienti Aria Mia Loberti (scoperta da Levy in un casting globale a cui hanno partecipato attrici cieche e ipovedenti) e Nell Sutton (Marie-Laure da giovane). Al loro fianco Louis Hofmann (Werner), il vincitore agli Emmy Award e candidato all’Oscar Mark Ruffalo (Daniel LeBlanc), Lars Eidinger( Von Rumpel), il vincitore del Golden Globe e candidato agli Emmy Hugh Laurie (zio Etienne), Marion Bailey (Madame Manec).

La miniserie è prodotta da Shawn Levy, Dan Levine e Josh Barry per 21 Laps Entertainment, la casa di produzione dietro al fenomeno globale Stranger Things, al film candidato agli Oscar Arrival, alla serie Netflix di successo Tenebre e Ossa, e ai film Free Guy e The Adam Project. Anche Steven Knight è produttore esecutivo, mentre Joe Strechay (See, The OA) è produttore associato e consulente per la cecità e l’accessibilità.

La trama di Tutta la luce che non vediamo

Tratta dal romanzo vincitore del Premio Pulitzer, Tutta la luce che non vediamo è una miniserie che segue la storia di Marie-Laure, una ragazza francese cieca, e di suo padre, Daniel LeBlanc, che fuggono dalla Parigi occupata dai tedeschi con un diamante leggendario per impedire che finisca nelle mani dei nazisti. Braccati senza sosta da un crudele ufficiale della Gestapo che vuole impossessarsi della pietra preziosa per il suo interesse personale, Marie-Laure e Daniel trovano presto rifugio a St. Malo, dove vanno a vivere con uno zio solitario che diffonde le trasmissioni clandestine per la resistenza. In questa cittadina sul mare una volta idilliaca, il percorso di Marie-Laure incrocia inevitabilmente quello di un’improbabile anima gemella: Werner, un adolescente brillante arruolato dal regime di Hitler per rintracciare le trasmissioni illegali, che invece possiede un legame segreto con Marie-Laure e con la sua fiducia nell’umanità e la sua speranza. Intrecciando abilmente le vite di Marie-Laure e Werner nel corso di un decennio, Tutta la luce che non vediamo racconta la storia dell’incredibile potere dei legami tra le persone, un faro di luce che può guidarci anche nei tempi più bui.

 
 

Tutta la luce che non vediamo: teaser trailer della serie Netflix evento con Mark Ruffalo

Netflix ha diffuso il teaser trailer di Tutta la luce che non vediamo, l’annunciata miniserie evento basato sull’omonimo romanzo vincitore del Premio Pulitzer All the Light We Cannot See. Protagonisti sono Aria Mia Loberti, Mark Ruffalo, Hugh Laurie, Louis Hofmann, Lars Eidinger e Nell Sutton.

Tutta la luce che non vediamo racconta la storia dell’adolescente francese con cecità Marie-Laure e del soldato tedesco Werner le cui strade si incontrano nella Francia occupata mentre entrambi cercano di sopravvivere alla devastazione della Seconda guerra mondiale.

Il bestseller premiato al Pulitzer Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr diventerà una miniserie in quattro episodi targata Netflix e prodotta da 21 Laps Entertainment (Stranger Things, Free Guy – Eroe per gioco, Tenebre e ossa, Arrival) di Shawn Levy con la sceneggiatura di Steven Knight (Peaky Blinders).

La trama di Tutta la luce che non vediamo

Basato sul romanzo vincitore del Premio Pulitzer, Tutta la luce che non vediamo racconta la storia dello straordinario potere della connessione umana. Nel corso di un decennio, questa serie limitata intreccia le vite di Marie-Laure Leblanc, una ragazza francese cieca che si rifugia presso suo zio durante la seconda guerra mondiale, e Werner Pfennig, un brillante adolescente tedesco esperto di riparazioni radio. Attraverso una connessione segreta condivisa, trovano la fede nell’umanità e la possibilità della speranza. Dal regista Shawn Levy, All the Light We Cannot See è interpretato da Louis Hofmann, Lars Eidinger, Marion Bailey, con Hugh Laurie e Mark Ruffalo. E presentando la nuova arrivata Aria Mia Loberti. In arrivo su Netflix, 2 novembre 2023

 
 

Tutta la luce che non vediamo: recensione della serie Netflix

Tutta la luce che non vediamo recensione

Adattameto dell’omonimo romanzo di successo di Anthony Doerr, vincitore del Premio Pulitzer, la miniserie Tutta la luce che non vediamo è diretta da Shawn Levy e scritta da Steven Knight, per Netflix e ci trasporta nella Francia occupata durante la Seconda Guerra Mondiale, offrendoci una storia che dimostra quanto il rimanere essere umani, anche nei momenti più oscuri, sia l’unica salvezza per l’uomo.

Tutta la luce che non vediamo, la trama

La storia è ambientata nel cuore della guerra, nell’occupata Saint-Malo, ma il suo fulcro è la storia di Marie-Laure, una giovane francese cieca, e suo padre Daniel LeBlanc, che fuggono da Parigi con un diamante leggendario per impedire che finisca nelle mani dei nazisti. Questo è solo l’inizio di una vicenda che si sviluppa nello stesso luogo ma a cavallo di epoche e ricordi, seguendo punti di vista differenti, che dovrebbero essere di nemici. La fuga di Marie e di suo padre è segnata dall’inseguimento costante di un crudele ufficiale della Gestapo, Von Rumpel, che vuole impossessarsi della pietra preziosa per scopi personali. Questo conflitto è il motore principale dell’azione che però vede in altri aspetti la sua luce migliore.

Il cuore pulsante della storia è diviso a metà, tra la giovane Marie, che nonostante la cecità ha una volontà di ferro e un cuore puro, e Werner Pfennig, un giovane tedesco arruolato per rintracciare trasmissioni illegali, un vero e proprio genio della radio, che però cerca in tutti i modi di rimanere umano, se stesso, in un contesto che come unico scopo aveva quello di svuotare l’animo dei propri adepti. La loro connessione inaspettata è l’elemento chiave dell’intreccio, e porta alla luce il tema centrale della narrazione: la forza dei legami umani, la potenza della condivisione e la ricerca costante del bello nel mondo. Le interpretazioni delle giovani attrici Aria Mia Loberti e Nell Sutton sono effettivamente molto intense e pure, e danno spessore a un personaggio che, nonostante sulla carta debba essere l’eroina della storia, non sembra poi tanto ben strutturata in fase di scrittura.

La recensione della miniserie diretta da Shawn Levy

Il cast di attori stellari aggiunge ricchezza alla serie. Mark Ruffalo interpreta Daniel LeBlanc, catturando perfettamente l’amore e la determinazione di un padre disposto a tutto per proteggere la figlia. Hugh Laurie, nel ruolo di zio Etienne, porta un tocco di mistero e saggezza alla narrazione, mentre Louis Hofmann nel ruolo di Werner Pfennig offre una performance eccezionale, nonostante, anche qui, la debolezza della scrittura.

La miniserie è stata girata in tre spettacolari location, da Budapest a Saint-Malo a Villefranche-de-Rouergue. Le riprese dal vero effettivamente contribuiscono a una messa ius cena molto ricca e curata e aggiungono verosimiglianza a una storia che, così come è stata adattata, appare piuttosto esile e pretestuosa.

Un aspetto notevole della serie è quella capacità di catturare il pubblico promettendo continuamente lo svelamento di un segreto, una tensione sottesa che però non arriva mai alla risoluzione finale e che è sapientemente costruita anche nella divisione in episodi, che finiscono tutti con un cliffhanger, spingendo a proseguire e guardare le circa quattro ore in un solo sorso.

Tutta la luce che non vediamo è un adattamento televisivo che sembra timoroso di affondare dentro la storia, limitandosi a raccontare degli avvenimenti che, si intuisce, dovrebbero avere una grande profondità, ma che non riescono a raggiungere il cuore della narrazione. La ricerca della bellezza nel cuore della guerra, la speranza nella luce e nella salvezza nel momento più buio per l’umanità, i sentimenti più nobili che i due giovani protagonisti dovrebbero professare e rappresentare rimangono soltanto buone intenzioni in una messa in scena curata ma dal cuore freddo e superficiale.

 
 

Tutta la cultura pop di Quentin Tarantino in 6 minuti!

TARANTINO

L’amatissimo regista Quentin Tarantino è noto per la profusione di riferimenti alla cultura pop di cui farcisce ogni suo film. Finalmente dei fan hanno messo insieme

 
 

Tutta la bellezza e il dolore, Leone d’oro a Venezia 79, al cinema il 12, 13 e 14 febbraio

TUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE All the Beauty and the Bloodshed film 2022

Diretto dalla regista premio Oscar® Laura PoitrasTUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE (All the Beauty and the Bloodshed)Leone d’Oro alla 79. Mostra del Cinema di Venezia, è la storia intima ed emozionante di Nan Goldin una delle più influenti fotografe contemporanee e attivista di fama internazionale, a partire dalla sua battaglia contro la potente famiglia Sackler, tra le maggiori responsabili della crisi degli oppioidi che negli ultimi venticinque anni ha causato negli Stati Uniti oltre 100.000 morti per overdose da farmaco.

Laura Poitras (Premio Oscar per CITIZENFOURracconta dunque l’epopea umana e artistica di Nan Goldin, grazie all’utilizzo di fotografie, dialoghi intimi e filmati finora inediti; alterna privato e pubblico con le immagini che raccontano le azioni del gruppo P.A.I.N., fondato da Goldin per togliere lo stigma sulla dipendenza e denunciare la Sackler, la famiglia che da una parte era benefattrice dei principali musei del mondo e dall’altra è stata responsabile della produzione di farmaci che creano dipendenza, fino all’overdose.

Una scandalosa pagina della storia americana che ha fatto epoca che si intreccia con le vicende biografiche di questa artista unica che si è fatta strada nella vita con le unghie e con i denti, fino ad affermarsi come una delle più influenti fotografe contemporanee. Un percorso di vita tumultuoso e appassionante che ha donato a Nan Goldin uno sguardo unico sulla realtà e la capacità di intravedere e sublimare con la sua arte tutta la bellezza del mondo, tutto il suo dolore.

«Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019 – dice Laura Poitras – due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose. All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare… ».

In sala il 12, 13 e 14 febbraio distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

 
 

Tutta colpa di Freud: visita sul set di Paolo Genovese

Si sta girando a Roma e in altre location sparse in tutto il mondo (per esempio la New York) da oltre quattro settimane il film Tutta colpa di Freud, prodotto da Medusa film e Lotus Production e diretto da Paolo Genovese. Il film è completo per più della metà (quasi un terzo) e, nella prestigiosa location del Teatro dell’Opera, si gireranno alcune scene che coinvolgono i personaggi interpretati da Vinicio Marchioni e Vittoria Puccini, una libraia e il suo innamorato che è proprio un ladro di libri appassionato d’opera. Ma i loro personaggi non sono i soli che popolano il film: il grande mattatore è un inedito Marco Giallini in un ruolo meno cinico del solito: interpreta infatti un padre e psichiatra che tenta di risolvere proprio i problemi sentimentali delle sue tre- amatissime- figlie: la più piccola interpretata da Laura Adriani, una diciottenne di nome Emma; la libraia Marta interpretata, appunto, dalla Puccini e Sara, interpretata da Anna Foglietta, una ragazza che ha un evidente debole per le donne.

In Tutta colpa di Freud Giallini interpreta Francesco, uomo che ha dedicato tutta la sua vita alle figlie dopo che la moglie- medico in carriera- lo ha lasciato; all’improvviso si ritrova costretto ad aiutare le figlie sbrogliando le loro complicate vite sentimentali: Sara, delusa dall’amore, decide di provare con gli uomini; Marta si innamora di un ladro che lavora al teatro dell’opera, è affascinante, romantico, amante della lirica e pure sordo; e infine la piccola maturanda Emma che, per dimostrare al padre di essere “grande” e autosufficiente come le sue sorelle e per dimostrargli di valere molto e d’avere stoffa, si innamora perdutamente di un cinquantenne con a fianco una splendida moglie, nei cui panni troviamo Claudia Gerini, una donna elegante, sofisticata, glaciale e sicura di se che, casualmente, è proprio il nuovo oscuro oggetto del desiderio di Francesco, tornato ad innamorarsi dopo anni. Per “salvare” la figlia e scongiurare questa opzione improbabile, lo psichiatra si troverà di fronte ad un bivio: rinunciare ad una possibile love story con una donna affascinante spingendola di nuovo tra le braccia del marito, oppure benedire l’unione della figlia e lasciare che le cose scorrono.

L’intento di Tutta colpa di Freud è quello di riflettere sulle differenze che intercorrono tra le persone, differenze d’età, sesso, estrazione sociale, ceto d’appartenenza. Il film nasce da un sodalizio- ormai consolidato- tra Medusa film e Lotus Production, oltre alla fiducia riposta nei confronti di Genovese, uno dei fuoriclasse della commedia all’italiana che ha diretto numerose pellicole di successo e torna a regalarcene un’altra proprio per l’anno nuovo, considerando che il film uscirà nelle sale il 23/01/2014 ed è costato circa 6 milioni di euro divisi tra i vari set (New York inclusa) e riprese cittadine ambientate a Roma, sui luoghi più conosciuti del centro che sono stati riscoperti con una nuova ottica (zone come Campo de ‘Fiori, via dei Coronari e altre location prossime)  dopo il tentativo mal riuscito di Woody Allen con il suo To Rome with love.

tutta colpa di freud

La location newyorkese, invece, fa da sfondo alle scene con protagonista il personaggio interpretato da Anna Foglietta, che ha dichiarato di essersi divertita moltissimo a  girare nei posti più cool ed iconografici della Grande Mela come la Fifth Avenue, Brooklyn, la celebre tube, i taxi boat gialli che solcano l’Hudson e tanti altri. Nonostante l’esperienza positiva, girare tecnicamente a New York- come a Roma- non è stato facile: troppi permessi e tante restrizioni impediscono un tipo di lavoro fluido e, nel caso americano, pure personale visto che il regista ha (almeno nella nostra industria cinematografica) il diritto di cambiare idea e apportare delle modifiche alla sceneggiatura in totale libertà, mentre negli States è una sorta di esecutore materiale e basta.

Per realizzare il film la troupe ha contato sull’appoggio di entità diverse tra le quali l’associazione italiana per le persone sorde che li ha aiutati nel mettere in scena l’amore, silenzioso e romantico, fatto di gesti e sguardi tra Marchioni e la Puccini. Tanti altri attori, poi, arricchiscono il film con le loro amichevoli partecipazioni (personaggi come Edordo Leo, Giulia Bevilacqua, Daniele Liotti, Gianmarco Tognazzi e tanti altri).

Il titolo, ovviamente, è un omaggio giocoso alla psicanalisi freudiana (nonostante i dubbi nutriti dal regista sulla sua comprensione!) e l’argomento si è dimostrato abbastanza vicino a tutti i membri del cast: a parte Giallini e la Puccini, tutti hanno dichiarato di aver avuto delle esperienze con la psicanalisi per meglio approfondire il loro mondo interiore e conoscersi meglio, parte questa fondamentale per il mestiere dell’attore.

In ultima analisi si è discusso del ruolo della commedia al cinema, considerata come un genere molto spesso snobbato dalla critica e dai grandi festival che preferiscono film d’autore e di nicchia destinata ad una porzione limitata di pubblico, mentre invece è un genere potenzialmente molto forte che arriva a tutti cercando di raccontare la realtà di oggi senza superficialità ma con sguardo leggero.

 
 

Tutta colpa di Freud: recensione del film di Paolo Genovese

Tutta colpa di Freud recensione film

Dopo le parentesi di Immaturi e Immaturi – Il viaggio, e a due anni di distanza da Una famiglia perfetta, arriva Tutta colpa di Freud, il nuovo film di Paolo Genovese ispirato all’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista. La pellicola, basata su un soggetto scritto da Genovese in collaborazione con Leonardo Pieraccioni e Paola Mammini, vanta nel cast alcuni attori con i quali il regista romano aveva già lavorato in passato, come Marco Giallini e Claudia Gerini, ed altri che per la prima volta si sono cimentati con una sua storia, come Alessandro Gassman, Vinicio Marchioni e il trio di attrici che rappresentano il perno attorno al quale ruotano le intere vicende della narrazione: Vittoria Puccini, Anna Foglietta e la giovanissima Laura Adriani.

Ne Tutta colpa di Freud Francesco (Marco Giallini) è un analista alle prese con tre casi disperati: una libraia (Vittoria Puccini) che si innamora di un ladro di libri (Vinicio Marchioni); una lesbica (Anna Foglietta) che decide di diventare etero; e una diciottenne (Laura Adriani) che perde la testa per un cinquantenne (Alessandro Gassman). Ma il vero caso disperato è quello del povero analista, in quanto le tre pazienti sono le sue tre adorate figlie…

Tutta colpa di Freud film recensioneTutta colpa di Freud, il film

Paolo Genovese costruisce quella che potremmo definire, senza indugio alcuno, la commedia sentimentale perfetta. Il film tocca diversi temi importanti, ma lo fa con grande ironia e al tempo stesso con delicatezza, riuscendo a divertire e anche a commuovere lo spettatore. Non ci sono momenti morti all’interno della pellicola, il ritmo è ben serrato e tutti gli attori, dal quale Paolo Genovese riesce a tirar fuori soltanto il meglio, sono assolutamente in parte. In Tutta colpa di Freud ogni cosa è al suo posto; tutto è come deve essere, eccetto forse le vite delle sue incasinate protagoniste, tra cui spicca per ironia ed intelligenza la performance di Anna Foglietta, sulla cui disinvoltura ma al tempo stesso insicurezza nell’affrontare una situazione che lei stessa ha voluto cambiare, si fondano molti dei momenti comici del film.

Straordinaria, inoltre, la coppia formata da Marco Giallini e Alessandro Gassman, capace di dar vita a situazioni di pura ilarità, grazie a dialoghi semplici, mai volgari, soprattutto efficaci. In effetti, è proprio questo che più di ogni altra cosa colpisce in Tutta colpa di Freud: una sceneggiatura precisa, che scava a fondo nelle storie che vuole raccontare e che porta sullo schermo dei personaggi che sembrano autentici per quanto sono ben delineati.

Tutta colpa di Freud è un film che va visto. Un grandissimo esempio di come la commedia italiana non è morta, ma è ancora in grado di regalare delle buone storie di intrattenimento: l’importante è trovare l’idea giusta, e Paolo Genovese ci è sicuramente riuscito. Il film uscirà al cinema Giovedì 23 Gennaio distribuito da Medusa Film in collaborazione con Lotus Production.

 
 

Tutta colpa di Freud, i realizzatori presentano la serie Amazon Prime Video

Tutta colpa di Freud

Arriverà su Amazon Prime Video il 26 febbraio Tutta Colpa di Freud, la serie tv co-prodotta da RTI LOTUS PRODUCTION, una società LEONE FILM GROUP COMPANY, in collaborazione con AMAZON PRIME VIDEO e prodotta da MARCO BELARDI. La serie si basa sul film di Paolo Genovese del 2014, e infatti lo stesso autore racconta: “Quando abbiamo scritto Tutta colpa di Freud, il film, ci siamo accorti che il materiale era tantissimo, avevamo una sceneggiatura lunghissima, c’era tanto da dire sull’argomento e quindi già a film finito ci siamo detti che il materiale era ancora abbondante e ci sembrava giusto avere più tempo per raccontare le storie e approfondire i personaggi, raccontare meglio le tre figlie. L’idea è venuta subito, ma poi ognuno ha i suoi progetti e la cosa è rimasta in stand by. Poi tre anni fa, quando Mediaset cercava un family, abbiamo proposto questa idea e hanno deciso di provare a raccontare questa storia in una serie invece che nella due ore del film.” Ma sulle differenze tra film e serie, Genovese specifica: “Le storie prendono la loro strada, per cui ritroverete l’idea ma rispetto al film la serie prende una sua strada e si discosta molto dall’originale.”

Ma perché l’autore di Tutta colpa di Freud non ha voluto mettere la sua firma sulla regia della serie? “Ho scelto di non dirigere perché io quella storia l’avevo già raccontata, mi sarei seduto sul lavoro già fatto. Invece Rolando è un regista estremamente capace di raccontare i rapporti tra le persone, le emozioni, i legami, tutto quello che racconta la serie, alla luce di questo è molto stimolante per un autore vedere come qualcun’altra racconta le tue storie.”

Alla regia infatti c’è Rolando Ravello, che firma con il suo stile piano e rassicurante dialoghi e vicende in una Milano inedita. “Raccontare Milano è desueto, ormai si gira tutto a Roma o in Puglia. Girare a Milano è stata una novità, ma soprattutto ha consentito di introdurre un personaggio come quello di Max Tortora. Ho amato lavorare con queste quattro attrici fantastiche, è stato bello dirigere Luca Bizzarri, ma la cosa bella della serie sono stati Claudio Bisio e Max Tortora che non si conoscevano prima, e in un attimo, dalla prima scena, hanno dimostrato una chimica fenomenale. Sono riusciti a raccontarci Milano e Roma in maniera insolita e sornione, sono stati fantastici.”

La serie è interpretata da Claudio Bisio, Caterina Shulha, Marta Gastini, Demetra Bellina, Luca Bizzarri, Stefania Rocca, Claudia Pandolfi e Max Tortora, diretta da Rolando Ravello. Sarà disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 26 febbraio prossimo.

 
 

Tutta colpa di Freud conferenza stampa

E’ stato presentato oggi, al cinema Adriano di Roma in Piazza Cavour, Tutta colpa di Freud,, l’ultimo film di Paolo Genovese. Presenti alla conferenza stampa, oltre allo stesso regista, l’intero cast di attori, composto da Marco Giallini, Vittoria Puccini, Anna Foglietta, Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Alessandro Gassman e Claudia Gerini, insieme ai produttori Marco Belardi, per Lotus Production, e Giampaolo Letta, per Medusa Film. Durante l’incontro, il regista Paolo Genovese ha ringraziato vivamente tutti gli altri interpreti del film, tra cui Daniele Liotti, Edoardo Leo, Giulia Bevilacqua e Gianmarco Tognazzi, che, con le loro amichevoli partecipazioni, hanno reso questo film ancora più importante e speciale.

“Il film verrà distribuito in 400 copie – ha spiegato subito Giampaolo LettaSiamo felici di aver lavorato ancora una volta con Paolo e con Marco Belardi. La storia ci è piaciuta da subito e tutti gli attori hanno contribuito a rendere questo film ancora più bello. Il film è costato parecchio e la qualità del prodotto si nota. In un momento molto particolare come quello che sta vivendo attualmente il cinema italiano, credo che la qualità produttiva sia una cosa da non trascurare”. “In questo momento – ha aggiunto Marco Belardiquando si producono film con budget così elevati, è perché si ricerca la qualità del prodotto. E, soprattutto, lo si fa per cercare di soddisfare il pubblico”.

Essendo tre storie intrecciate – ha spiegato il regista Paolo Genoveseil lavoro sulla sceneggiatura è stato importante fin dall’inizio, fin dal soggetto. È difficile oggi scrivere soggetti originali. È una cosa che noto sempre quando ci mettiamo a fare le riunioni per discutere della sceneggiatura. Qualunque idea ti viene è già stata fatta. Oggi, secondo me, l’originalità risiede sia nell’andamento delle storie, sia nel punto di vista delle storie, quindi la caratterizzazione dei personaggi. I personaggi di questo film hanno sicuramente delle particolarità, sono originali a loro modo. Parte dell’originalità sta anche nel cercare dei finali diversi. Il finale aperto, ma non a tutti i costi. Se lo chiudi, dai una risposta; se lo lasci aperto, dai comunque la possibilità di far riflettere”.

“Per interpretare il mio personaggio – interviene Marco Giallinimi sono documentato, ho letto alcune cose, visto certi film, ma di sicuro non sono entrato in analisi. Ho cercato, anche grazie all’aiuto di Paolo, di caratterizzare Francesco in qualche modo, di renderlo un po’ goffo anche se in realtà io non lo sono per niente. Mi è piaciuto molto. Trovo che sia un personaggio, ed una persona allora stesso tempo, molto bello”. “È stato un piacere lavorare con tutti e, in particolare, con Marco – ha continuato Alessandro Gassman – Io entro profondamente nei personaggi che interpreto. Mi sono molto divertito e voglio ringraziare anche Claudia Gerini e Laura Adriani, che sono gli attori con cui, nel film, interagisco di più, perché ho davvero lavorato bene con tutti loro. Grazie al lavoro di Paolo, era come se avessimo sempre lavorato insieme. Era come se stessimo continuando un discorso che in realtà non avevamo mai cominciato”.

Sul tema della diversità presente all’interno della pellicola, Genovese ha detto: “È stata una cosa assolutamente voluta, e non casuale. L’idea di raccontare il diverso, ma soprattutto il diverso dalla prospettiva di un genitore. In genere siamo tutti bravi ad accettare la diversità quando la guardiamo dall’esterno; quando poi ti ci scontri in prima persona è tutta un’altra cosa”. “Quando Paolo mi ha proposto questo ruolo – ha continuato l’attrice Anna Fogliettami sono subito entusiasmata perché è un ruolo che parla della diversità, ma di una diversità che cerca di trasformarsi in “normalità”. È una versione abbastanza inedita della questione sull’omosessualità, cioè una donna lesbica che vuole tornare ad essere eterosessuale. Era complicato, e forse anche inverosimile, pensare a come questa donna, una donna comunque risolta e in pace con se stessa e con la propria sessualità, potesse decidere all’improvviso di voler quasi tornare indietro; questo però conferisce al personaggio una leggerezza, una tenacia e una volontà reale nel voler ricercare quella che è la pura e semplice felicità”.

In merito alla storia di Marta e Fabio, Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni hanno dichiarato: “Mi ha molto incuriosito – dice la Puccini – il fatto di mettere in scena il rapporto tra una ragazza udente e un ragazzo sordo. Devo ammette che fino a quando non abbiamo iniziato a girare, non era tanto evidente pensare a come poter rendere cinematograficamente questo rapporto, il rapporto tra due ragazzi che per capirsi e comunicare devono far ricorso non alla parola ma ad altri strumenti, come lo sguardo, la fisicità, i gesti. Lavorando, quindi, è stato molto interessante e anche molto magico riscoprire il valore e l’importanza del silenzio, attraverso questi due personaggi che anche solo guardandosi riescono a comunicarsi tanto”. “Io ringrazio Paolo – ha aggiunto Marchioni – perché mi ha dato l’opportunità di interpretare un ruolo meraviglioso e per un attore credo che questa sia la cosa più bella. Soprattutto, credo sia molto bello per chi fa questo mestiere interpretare il ruolo di un sordo. Mi auguro che questo ruolo, e in generale questo film, possa aiutare queste persone ad avere finalmente il riconoscimento che meritano in riferimento alla loro lingua, cosa che aspettano da tantissimo tempo”.

Interviene poi l’attrice Laura Adriani, che ha parlato così della sua esperienza all’interno del film: “Ho amato il personaggio di Emma dal primo provino. È stato un ruolo molto sofferto: ci sono stati tre provini e poi ho dovuto aspettare tre settimane prima di sapere che ero stata scelta. È stata una gioia immensa. Trovo sia un personaggio scritto davvero bene. È un personaggio pieno di vita, che si contrappone totalmente a quello di Alessandro: la nostra storia mostra il grande divario che può esistere tra una persona di vent’anni, che crede ancora in tutto, ed una di cinquanta, che invece a certe cose molto probabilmente non crede più. In realtà, il grande amore di Emma non è Alessandro, ma è suo padre; e anche per il mio personaggio, che per tutto il film cerca l’approvazione del padre, alla fine ci sarà il lieto fine”.

È poi intervenuta Claudia Gerini, che ha così parlato del personaggio di Claudia: “Devo ringraziare Paolo perché mi ha offerto un ruolo molto diverso da quelli che faccio in genere. Claudia è una donna molto pacata, inizialmente misteriosa, quasi un’osservatrice. Queste caratteristiche le permettono poi, quando si trova a doversi scontrare con la verità, di guardare le cose dalla giusta prospettiva e di capire quali sono le priorità della sua vita”.

In merito a quanto la scrittura dell’omonimo romanzo abbia influenzato la sceneggiatura del film, Paolo Genevose ha detto: “La cosa più importate per me, all’interno di un film, è la sceneggiatura. Più che la scrittura del libro, mi ha aiutato molto il tempo di riflessione nel pesare davvero ogni singola parola; e quello ci tengo molto che sul set venga rispettato, non per una questione di gelosia, ma perché è molto importante quello che si dice. Un lavoro di documentazione e di informazione, ad esempio sui sordi, ha fatto sì poi che la narrazione fosse ancora più precisa. In tutta la sceneggiatura c’è una lavoro di approfondimento importante sui personaggi. Bisogna sempre partire dalle storie. Se un personaggio è ben scritto, inevitabilmente prenderà vita”.

Per concludere, il regista ha così commentato la scelta del cast: “Una volta terminato Una famiglia perfetta, c’era la voglia di rifare un altro film con Marco Giallini. Il personaggio di Francesco è stato pensato appositamente per lui. Poi, già dal soggetto, anche con Marco Belardi abbiamo cominciato a pensare a quali attori potessero interpretare quelle determinate parti. Volevo tantissimo lavorare con Alessandro Gassman ed ero convinto che insieme a Marco avrebbero dato vita ad una coppia esplosiva. Anche con Vittoria Puccini era da tempo che volevo lavorare e il ruolo di questa libraria romantica mi sembrava perfetto per lei. Anche con Anna Foglietta ho provato varie volte a lavorare, e finalmente ci siamo riusciti. Il cast di Laura Adriani è stato complicato: abbiamo visto tantissime diciottenni ed è stato difficile trovare quel giusto equilibrio tra il non essere troppo sensuale e il non essere troppo bambina. Trovo che Laura sia stata bravissima. Per quanto riguarda Claudia Gerini, si è trattato semplicemente del piacere di lavorare nuovamente con lei, mentre lavorare con Vinicio Marchioni, visto il ruolo da lui interpretato, è stato assolutamente stimolante. Mi ritengo fortunato, sono riuscito ad avere gli attori che volevo”.

 
 

Tutta colpa del vulcano trailer italiano del film con Dany Boon

Si intitola Tutta colpa del vulcano la nuova commedia con Dany Boon che uscirà il prossimo 5 giugno in Italia. Ecco il trailer ufficiale italiano del film:

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Tutta colpa del vulcanoDiretto da Alexandre Coffre, il film vede nel cast insieme a Dany Boon anche Valérie Bonneton, Denis Ménochet, Bérangère McNeese, Albert Delpy.

Per i viaggiatori di tutto il mondo l’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull è un duro colpo. Per Alain e Valerie è un disastro. Per poter arrivare nel piccolo villaggio della Grecia per il matrimonio della loro figlia, questa coppia di divorziati, che nutre un odio reciproco senza limiti, sarà costretta a intraprendere il viaggio insieme.

 
 

Tutta colpa del vulcano recensione del film con Dany Boon

Tutta colpa del vulcanoQuando il vulcano islandese Eyiafiallajokull decide di risvegliarsi diffondendo per buona parte dell’Europa un’enorme nuvola di cenere, decine e decine di voli aerei vengono cancellati e migliaia di viaggiatori si trovano imbrigliati in un brutto pasticcio. Tra questi anche Alain (Dany Boon) e Valerie (Valerie Bonneton) in procinto di recarsi a Corfù, in Grecia, dove la figlia Cecile (Berengère McNeese) li attende per celebrare le sue nozze con un affascinante ragazzo greco. Il problema è che Alain e Valerie sono divorziati da anni e, peggio ancora, non possono sopportarsi e stare nello stesso luogo per qualche minuto senza resistere dalla tentazione di insultarsi o giocarsi qualche brutto tiro. Le circostanze straordinarie in cui si vengono a trovare li obbliga ad affrontare, in auto, il lungo viaggio verso l’Ellade lottando contro il tempo per non perdere il matrimonio della figlia. Il viaggio si rivelerà da subito un incubo, un’incredibile odissea in cui ne succederanno tutti i colori ed in cui i due protagonisti faranno di tutto per liberarsi l’uno dell’altro, sino a quando…

Tutta colpa del vulcano è una commedia diretta e co-sceneggiata dal regista francese Alexandre Coffre e che uscirà nelle sale cinematografiche italiane a partire dal prossimo 5 di giugno.

Tutta colpa del vulcano recensioneCommedia leggera e simpatica, almeno nelle intenzioni, racconta le peripezie di una coppia che dopo aver dato libero sfogo al proprio odio reciproco, capisce che forse sotto sotto qualcosa brucia ancora e che dietro a tutta quella avversione c’è ancora della passione. Forse abbiamo sbagliato tutto, quanto tempo abbiamo perso inutilmente…è questa la soluzione, ovvia, a cui si arriva dopo una sequela incredibile di dispetti, tranelli più o meno innocui e situazioni farsesche in cui si troveranno a loro volta invischiati e da cui riusciranno sempre, ed incredibilmente, ad uscirne illesi. Bravi e simpatici i due protagonisti, che reggono la scena con personalità e talento, due attori, Boon e la Bonneton, che rappresentano, oggi, una garanzia sulla scena della commedia d’oltralpe.

Il film però che non convince e non esalta, vuoi per una sceneggiatura fragilina e scontata, vuoi per dialoghi non sempre pregni di umorismo brillante; dopo di che, seguendo un canovaccio abbastanza tipico per la commedia francese degli ultimi anni, si cerca di conquistare lo spettatore anche con sequenze d’azione al limite dell’assurdo, un limite ahinoi qui più volte superato. Tutta colpa del vulcano è un film che strappa qualche sorriso, ma che alla lunga non dice un granchè.

 
 

Tutta colpa del Paradiso, il secondo film di Francesco Nuti

Tutta colpa del Paradiso, è il film del 1985 diretto da Francesco Nuti e con protagonisti nel cast Francesco Nuti, Ornella Muti e Roberto Alpi.

Romeo Casamonica esce di carcere dopo 5 anni, per una rapina a mano armata. Tornato a casa scopre che tutto il quartiere dove viveva è stato rilevato dagli americani, dunque ha perso anche casa sua.

Decide comunque di mettersi nelle tracce di suo figlio, avuto con una tedesca dell’est ritornata a casa sua. Il bimbo è stato adottato e venuto a conoscenza di chi sono i genitori adottivi, decide di andarlo a prelevare. Giunto sul posto però scoprirà che il piccolo si trova in un ambiente carico di armonia, quella che lui è consapevole di non potergli donare.

Secondo film di Francesco Nuti, datato 1985, successivo a Casablanca Casablanca. Ci regala una storia delicata, soave, intensa, diciamolo pure quasi inaspettata da un regista come lui, che in genere dà molto spazio all’ilarità e all’ironia. Qui sono i sentimenti a prevalere, la delicatezza; assente la volgarità e poche sono le scene divertenti. Ad affiancare Nuti, che si è sempre avvalso della compagnia di belle donne nei suoi film, la bellissima Ornella Muti; con la quale tornerà a lavorare due anni dopo con Stregati.

A tratti il film rallenta un pò troppo, ma il tutto è adatto alle caratteristiche positive di cui sopra.

Nel panorama del cinema italiano, Nuti ha scritto sicuramente alcune pagine importanti. Nei suoi lungometraggi, etichettati come cinema spensierato e leggero, il nostro ha in realtà affrontato anche temi sociali “tra le righe”, riferiti soprattutto ad una società in profonda trasformazione qual’era quella italiana a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

Tutta colpa del Paradiso

Molto spazio ha dedicato all’universo femminile, non idealizzandolo, bensì ponendone in luce l’aspetto più “umano” e “carnale”. I loro difetti, il loro carattere determinato, ovviamente anche i loro pregi. In quasi tutti i film lui le donne “le subisce”, ponendo sotto i riflettori le difficoltà che nella vita reale gli uomini hanno con loro, malgrado si credano superiori. Per sua stessa ammissione, ha affermato che nella vita privata è stato una vittima delle donne e non certo un playboy come i media hanno preferito dipingerlo.

La sua pecca è stata forse quella di non aver cercato nuove strade nelle sue commedie, ma di aver insistito sempre su una figura maschile come detto alle prese con problemi sentimentali o familiari di turno. Ha saputo, come detto, sì cogliere l’evoluzione della società, ma non altresì cambiare il proprio schema narrativo. E il pubblico pure cambia, emergono nuovi registi in grado di accattivare le nuove generazioni.

E con il pubblico, a voltargli le spalle ci sono pure i produttori, dimenticando i soldi che Francesco gli ha fatto incassare per una decina di anni.

Per lui fatale, da un punto di vista salutare prima ancora che professionale, è stato Occhiopinocchio (1994), che può essere considerato uno spartiacque della vita di Francesco Nuti. Il clamoroso flop economico che ne conseguì (la Cecchi Gori group rasentò il fallimento causa le ingenti spese che il film girato in America richiese, non controbilanciato da adeguati ricavi) ha segnato la sua carriera successiva, fatta di film dalla tiepida accoglienza di critica e pubblico. Ma anche la vita privata, poiché cominciarono per lui, tra alti e bassi, l’abuso di alcool, depressione e vari tentativi di suicidio. Fino al tragico attuale epilogo.

Era il 2 settembre 2006, e proprio alla vigilia del ritorno sul set per girare un film insieme a Sabrina Ferilli e Isabella Ferrari dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”, Francesco cadde in casa con la testa a terra. Venne ricoverato e operato d’urgenza al cervello presso il “Policlinico Umberto I” di Roma, dove subì altri due interventi. Uscì dal coma il 24 novembre dello stesso anno e venne trasferito nell’ospedale “Versilia di Lido” di Camaiore, centro specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Nel febbraio del 2009 ritornò a casa, a Narnali nella sua Prato, dove è comunque seguito da assistenti e ovviamente dall’affetto della famiglia.

Ancora oggi non riesce a camminare né a parlare. Ma a farlo per lui ci pensano i tanti film che ci ha regalato. E tra questi, Tutta colpa del Paradiso è forse il più riuscito.

 
 

Tusk: recensione del film di Kevin Smith

Al Festival di Roma 2014 arriva anche Tusk, ultima creatura di Kevin Smith.

In Tusk Wallace, un giornalista radiofonico rampante, si reca in Canada per intervistare Kill Bill Kid, un giovane demente che si è tagliato una gamba giocando con una spada. Ma una volta arrivato, scopre che il ragazzo si è suicidato il giorno precedente. Per non buttare i soldi spesi per il viaggio, comincia a cercare un altro soggetto da intervistare e trova un volantino in un bagno di un pub, dove un vecchio marinaio offre alloggio gratuito a persone disposte ad ascoltare le sue avventure. Wallace si reca da lui, ascolta le sue mirabolanti avventure di viaggio e viene drogato. Quando si risveglia è su una sedia a rotelle, privo di una gamba e in balia del vecchio marinaio, che in realtà è un folle con la fissazione dei trichechi. Per Wallace è l’inizio di un incubo.

Nel territorio del cinema di genere, e soprattutto nella giungla dei sottogeneri, si è veramente visto di tutto e non basta cambiare il soggetto della fissazione del maniaco di turno per essere originali.

Il problema più grande di Tusk è il non dichiarare mai un canone preciso. Non si capisce se vuole essere una commedia horror, perché le gag e le battute sono disseminate tra dialoghi fiume estremamente lunghi e dilatati, e non convince neanche come horror, perché la creatura e gli effetti prostetici sono così maldestri da sfiorare l’effetto ‘costume di carnevale’. E’ chiaro che l’intento del regista è quello di stupire con un andamento grottesco, scanzonato, a tratti rivoltante, ma non e riesce a tenere le briglie e il tutto imbizzarisce caracollando miseramente. Smith non riesce ad essere folle e geniale come Takashi Miike, oppure autore grottesco e visionario come Terry Gilliam, e neanche sapiente confezionatore di prodotti horror di serie B, come Eli Roth o Alexandre Aja.

Tusk recensione 2Tusk non spaventa, non ci sono momenti di tensione o di apprensione per il protagonista. E allo stesso tempo non diverte, le battute sono poche e molte volte di dubbio gusto e le trovate comiche o grottesche sono al limite dell’amatoriale, tanto da sembrare errori, piuttosto che scelte, oltre al fatto che si rasenta il cattivo gusto più di una volta.

Il cast, anche se importate, non aiuta. Johnny Depp è una macchietta irriconoscibile e priva della solita verve istrionica ed esagerata che lo caratterizza solitamente in ruoli simili. Haley Joel Osment, quasi irriconoscibile, sovrappeso e ben lontano dalla bravura che lo caratterizzava solo qualche anno fa, farebbe prendere uno spavento (per lo stupore) anche alla gente morta che vedeva da bambino. Anche il protagonista Justin Long è tutt’altro che memorabile.

Siamo naturalmente lontani dal Kevin Smith di Clerks del 1994, ma anche del più affine Dogma del 1999, dove nonostante alcune cose non troppo convincenti si respirava comunque originalità e fantasia sovversiva.

 
 

Tusk: primo poster per il film di Kevin Smith

Kevin Smith ha diffuso via social il primo teaser poster di Tusk, suo prossimo film horror per il quale ha promessoun trailer durante il panel al Comic-Con di San Diego.

Ecco l’immagine di seguito: tusk poster
Tusk comprende nel cast stelle del calibro di Genesis Rodriguez e Haley Joel Osment. Il film è stato anche scritto da SmithSam Englebardt, David Greathouse e Shannon McIntosh hanno invece prodotto.

 
 

Tusk: nuova clip dal film con Justin Long

Ironico, pungente e brillante, negli anni successivi al film che lo ha lanciato definitivamente come uno degli attori del panorama indie hollywoodiano, Kevin Smith viene spesso riconosciuto per le sue esternazioni sulla cultura giovanile dei giorni nostri.

Leggi anche: Tusk, locandina e trailer del nuovo horror di Kevin Smith

Il suo nuovissimo film, Tusk sembra rispecchiare alcuni aspetti del profilo caratteriale di Smith: istrionico, misterioso e, come lo stesso Smith ha osato definirlo, strano. In questa nuovissima clip tratta dal film che vi proponiamo, vediamo il personaggio di Justin Long ricevere una ‘dura lezione’: cosa dire e, soprattutto, cosa non dire, a un canadese! Buon divertimento!

Fonte: Comicbookmovie.com

 
 

Tusk: locandina e trailer dell’horror di Kevin Smith

“Strano”. E’, con ogni probabilità, il primo aggettivo che salta in mente guardando il trailer del nuovo film di Kevin Smith, Tusk.

Un lavoro chiaramente originale, un po’ criptico e dai toni dark, che vedrà all’opera un cast composto da Michael Parks, Justin Long, Joel Osment, Gensis Rodriguez e Johnny Depp. Tusk ha appena esordito al Comic Con di San Diego, accompagnato da uno slogan molto particolare e misterioso: “Non è forse l’uomo un tricheco con un cuore?”

Tusk

Nell’attesa di poterlo ammirare sul grande schermo, noi vi proponiamo qui di seguito il trailer ufficiali! Buona visione!

http://youtu.be/60EUG-CDC_k

 

Fonte: Comicbookmovie.com

 

 
 

Turturro in Pain and Gain di Michael Bay?

Michael Bay sul set de Transformers - La vendetta del caduto
© TM and2009 Dreamworks LLC. and Paramount Pictures. All Rights Reserved.

John Turturro potrebbe raggiungere Dwayne Johnson, Mark Wahlberg, Ed Harris e Rob Corddry in Pain and Gain, thriller ambientata nel mondo dal culturismo. Alla regia ci sarà Michael Bay che, prima di dedicarsi al mastodontico quarto capitolo della serie Transformers, vuole concedersi con Pain and Gain un’esperienza dal taglio decisamente meno roboante. Turturro, al servizio di Bay in tutti i Transformers sin’ora realizzati, andrebbe a interpretare l’uomo d’affari di Miami Marc Schiller, rapito e torturato da una banda di body builders nota come Sun Gym Gang. Il film è ispirato a fatti realmente accaduti ed è basato su alcuni pezzi del giornalista del Miami New Times Pete Collins.

Fonte: Latino Review

 
 

Turturro dal cinema alle Hit

Passione02

Grande successo per la colonna sonora di “PASSIONE” il film che John Turturro ha dedicato a Napoli e alla sua musica. Il cd, prodotto da Universal Music Italia, ha debuttato direttamente nella top ten delle compilation, e occupa attualmente la 5ª posizione in classifica. 

 
 

Turning Red: annunciato il nuovo film d’animazione Pixar

turning red

In occasione dell’annuale Investor Day di Disney, è stato ufficialmente annunciato Turning Red, nuovo film d’animazione Pixar che arriverà nelle sale americane l’11 marzo 2022.

Come apprendiamo grazie a Deadline, film avrà come protagonista Mei, una giovane adolescente alle prese con i classici problemi della sua età, che nasconde un segreto alquanto sorprendente e “ingombrante”: quando è troppo felice, si trasforma in un gigantesco panda rosso.

Turning Red sarà diretto da Domee Shi, sceneggiatrice e regista dell’acclamato corto Bao, che ha vinto l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione. Il corto era incentrato sulla vita di una madre cinese-canadese, sola e avanti con l’età, che sta soffrendo per la sindrome del nido vuoto e che all’improvviso ottiene la possibilità di essere nuovamente madre.

Oltre a Turning Red, in occasione dell’Inventor Day la Pixar ha annunciato anche Lightyear, spin-off della saga di Toy Story che racconterà come un giovane pilota collaudatore è diventato l’eroe spaziale che ha generato l’action figure di Buzz Lightyear resa famosa nei film del franchise. Angus MacLane, il co-regista di Alla ricerca di Dory, si occuperà della regia, mentre Chris Evans presterà la voce al “vero” Buzz Lightyear.

Ricordiamo che il prossimo film Pixar ad arrivare nelle sale sarà Luca, diretto dal candidato all’Oscar Enrico Casarosa (La Luna) e prodotto da Andrea Warren (Lava, Cars 3), che arriverà nei cinema statunitensi il 18 giugno 2021.

 
 

Turner: trailer italiano del film con Timothy Spall

Ecco il trailer italiano di Turner, il film diretto da Mike Leigh osannato al Festival di Cannes, che racconta la vita e le opere del celebre pittore William Turner. Nei panni del protagonista uno straordinario Timothy Spall (Harry Potter).

Ecco il trailer italiano:

mr turner posterWilliam Turner è un artista riconosciuto e vive circondato da suo padre, che è anche il suo assistente, e la sua governante devota. Frequenta l’aristocrazia e nutre la sua ispirazione dai suoi numerosi viaggi. Alla morte del padre però, William rimane profondamente colpito tanto da isolarsi in se stesso. Tuttavia, la sua vita cambia quando incontra l’onorevole Booth, titolare di una pensione in riva al mare.

Turner uscirà in Italia il 29 Gennaio 2015.

 
 

Turner recensione del film con Timothy Spall

  mr turner posterMike Leigh torna alla regia dopo Another Year con un biopic sulla vita di J. M. W. Turner, il pittore inglese che seppe catturare l’essenza del Romanticismo e trasferire nelle sue tele il fascino sublime della natura. Precursore dell’impressionismo, esplorò e infranse i limiti della figurazione. Leigh dirige gli attori che lo hanno spesso accompagnato e che regalano al film ottime caratterizzazioni: da Marion Bailey a Lesley Manville, a Ruth Sheen. Su tutti, un eccellente Timothy Spall nel ruolo principale. Nella vita di Turner poche figure: l’anziano e amato padre (Paul Jesson), la fedele governante, la vedova che diverrà la sua seconda compagna (Marion Bailey), restandogli accanto fino alla fine. Leigh svela il Turner maturo: burbero, rude, animalesco, spesso pessimo nei rapporti umani, i cui mugugni e brontolii lo caratterizzano più delle parole.

A dar vita al personaggio, il forte e quanto mai efficace contrasto tra la sua figura rozza, aspra, non curata, e la genialità della sua arte, che rivela al di sotto di una spessa scorza, un’insospettabile sensibilità. D’altro canto, Leigh non è regista che ami la “mitizzazione” e questo film è tipicamente suo – oltre che per la ferma conduzione, la cura di ogni dettaglio che porta l’intera opera al suo fine – nel parlarci, Mr. Turner filmancora una volta, dell’uomo comune coi suoi vizi e miserie, che qui coesiste col grande artista.

Inoltre, non può che trattarsi di un film sull’essenza dell’arte: mix di estroso genio e abilità artigiana – quella che il pittore aveva appreso dal padre barbiere. L’opera è fatica fisica, materia portata con forza ad esprimere significati profondi, primo fra tutti, l’unità inscindibile natura-divinità. Essa è figlia di uno spirito pratico, lontano anni luce dall’approccio “accademico”. Ciò è reso attraverso una fotografia che fa della natura l’altra grande protagonista della pellicola, sia nella luminosità dei dipinti – Turner era definito “il pittore della luce”- che nella magnificenza grandiosa dei paesaggi da cui questi traggono origine. Immagini di grande suggestione che rendono ancor più chiara la trasfigurazione attuata dal pittore inglese, spingendosi ai confini dell’astratto.

Mr. Turner cannesStoria individuale e contesto sono poi abilmente fusi: nel delineare Turner come un eccentrico anticonformista, poco amato dall’establishment britannico, membro sui generis della Royal Academy, il regista può esercitare la sua sempre pungente ironia su certa Inghilterra bigotta e conservatrice, che mal sopportava e poco comprendeva quella personalità fuori dagli schemi. Un anticipatore, un uomo curioso del futuro, attraverso i cui occhi vediamo la nuova Inghilterra industriale prendere forma.

Pellicola saldamente imperniata sulla potenza delle immagini e sull’interpretazione di Spall, meritata Palma d’Oro, è un lavoro meticoloso, che ha bisogno dei suoi tempi, ma non delude le aspettative.

 
 

Turn Me On, Goddammit! – recensione

Vincitore del Premio del Pubblico al Tribeca Film Festival 2011, Turn Me On, Goddammit! (perla donataci dalla sezione più cool del Festival, Extra di Mario Sesti) narra la storia di Alma, splendida adolescente norvegese in piena crisi ormonale che, a causa di un fortuito quanto divertente

 
 

Turkey e Best Man Holiday: uscita prevista per il Ringraziamento

Originariamente programmata per l’autunno del 2014, l’uscita del film di animazione Turkeys, prodotto da Relativity Media con Jimmy Hayward alla regia potrebbe essere anticipata di oltre un anno, arrivando nelle sale il prossimo 1 novembre.

Novità anche per The Best Man Holiday, seguito di The Best Man (film del 1999 firmato da Malcolm D. Lee) la cui uscita è stata fissata per il 15 novembre.

Turkeys (tacchini) seguirà le vicende di due pennuti impegnati in un viaggio del tempo, per cambiare la storia e fare in modo che la loro specie non divenga il piatto principale delle tavole americane in occasione del Giorno del Ringraziamento. Il cast delle voci include Owen Wilson, Woody Harrelson, Amy Poehler, Dan Fogler, Lesley Nicol, George Takei, Colm Meaney e Keith David.

The Best Man Holiday vedrà protagonisti Taye Diggs, Nia Long, Morris Chestnut, Harold Perrineau, Terrence Howard, Sanaa Lathan, Monica Calhoun, Melissa De Sousa e Regina Hall  e tornerà a seguire le vicende del gruppo di amici protagonisti del primo episodio; anche in quest’occasione, Malcolm D. Lee tornerà sia come sceneggiatore che come regista.

Fonte: ComingSoon.Net

 
 

Turisti curiosi con Bob e Mack, la recensione della nuova serie Disney+

Turisti curiosi con Bob e Mack

Arriva il 24 luglio su Disney+ Turisti curiosi con Bob e Mack, la nuova serie realizzata dalla Casa di Topolino in collaborazione con National Geographic in sei episodi. La serie, come informa la sinossi ufficiale, è condotta dal corrispondente di ABC News Bob Woodruff e il figlio Mack Woodruff, porta gli spettatori dentro a un’avventura padre-figlio in alcuni dei luoghi più inaspettati del pianeta: nazioni e territori spesso conosciuti per i loro conflitti, ma ognuno con un potere unico di sorprendere, stupire e ispirare. Insieme visiteranno la Colombia, la Papua Nuova Guinea, l’Etiopia, il Pakistan, il Libano e l’Ucraina. Durante il viaggio, Bob e Mack condivideranno momenti forti e toccanti che li porteranno a cambiare  prospettiva – non solo sul loro rapporto, ma anche sulle persone e i luoghi.

La descrizione è naturalmente accurata eppure per comprendere a pieno la natura di Turisti curiosi con Bob e Mack, bisogna immergersi dentro le immagini, le esperienze, i luoghi e le forti emozioni che i protagonisti di questo “rogue trip” (questo il titolo originale della serie) si trovano di volta in volta a gestire. Padre e figlio si trovano a confrontarsi con territori difficile e spesso inesplorati, a toccare con mano le conseguenze delle guerre, della follia umana, portando alla luce un fatto incontrovertibile: la natura trova sempre un modo di sopravvivere e andare avanti, ma è anche totalmente indifesa di fronte ad attacchi, anche involontari, sempre più violenti e massicci da parte dell’uomo, che resta il predatore più pericoloso e temibile.

Turisti curiosi con Bob e Mack un viaggio fisico e personale nella natura sconosciuta

Il primo episodio della serie ci porta in Colombia, un Paese che Bob aveva conosciuto negli anni della guerra e che ora ripercorre accanto a suo figlio. Per la prima volta, l’ex corrispondente di guerra si trova ad attraversare un territorio relativamente in pace, guardandolo sotto una luce diversa, mentre il figlio è ammirato e sorpreso dal vedere il padre “sul campo”, che non ha perso un grammo della sua grinta da reporter, perfettamente a suo agio sia con dei militari che con i pacifici abitanti della zona. L’esperienza, quindi, è relativa al viaggio, all’avventura, come riporta il titolo, ma anche all’aspetto più esistenziale del viaggio stesso, che si proietta verso la conoscenza di sé nell’attraversare e scoprire nuove realtà.

L’intento di Turisti curiosi con Bob e Mack è egregiamente raggiunto attraverso una scrittura che lascia parlare i fatti, gli eventi e uno stile registico completamente mutuato dai migliori filmati National Geographic: qualità assoluta dell’immagine, predilezione per il landscape, vera e propria poesia naturale per immagini.

La dimensione personale, perfettamente bilanciata con quella informativa e documentaristica, rende la serie una piacevole avventura “da divano” in un momento storico in cui è ancora prematuro pensare di poter andare in quei porti in un tempo prossimo. Può essere però un ottimo modo per conoscere e fare una lista dei prossimi viaggi da fare, non appena sarà di nuovo sicuro andare in giro per il mondo.

 

 
 

Turbo tutte le foto dalla premiere di New York

Si è svoltai eri sera, 9 luglio, si è svolta all’AMC Loews Lincoln Square di New York, la premiere di TURBO, il nuovo film d’animazione della DreamWorks, che uscirà in Italia LUNEDI’ 19 AGOSTO, distribuito dalla Twentieth Century Fox.

 
 

Turbo Trailer Internazionale

Turbo TrailerGuarda il nuovo trailer internazionale di Turbo, il nuovo film d’animazione della Dreamworks Animation diretto dal regista di Madagascar e Kung Fu Panda.

 
 

Turbo recensione

turbo-nuovo-trailerTurbo è una lumaca che sogna di diventare il più grande pilota del mondo proprio come il suo eroe Guy Gagne, il cinque volte campione della500 Miglia di Indianapolis. L’ossessione per la velocità di Turbo rende la lumaca bizzarra agli occhi della comunità delle lumache, lenta e prudente, e ciò crea un imbarazzo costante a suo fratello Chet. Un giorno Turbo, dopo uno strano incidente, ottiene il potere di correre velocissimo e decide quindi di intraprendere un lungo viaggio per realizzare l’impossibile: correre con i campioni dell’IndyCar.

Una delle battute cardine del film è “Corri come un macchina, agisci come una lumaca”, fatto che sposta immediatamente il giudizio del film, in superficie una storia con “animali che parlano” tipica della casa Dreamworks, verso un livello superiore, ovviamente le metafore della Pixar e lo spessore delle loro storie sono ancora lontane da raggiungere, ma in questa si sente un’eco di quel “Think globally, act locally”, tanto in voga tra i primi coscienziosi ecologisti degli anni ’90.

turbo-poster-italianoOra che l’allarme climatico è ormai diventato la norma, che tutti ignorano se non stupirsi al primo tornado in luoghi prima esenti da questi fenomeni, è difficile fare un discorso eco-sostenibile, attraverso i film di animazione soprattutto. Quindi lo sceneggiatore, David Soren, si è trovato di fronte ad un grande dilemma: come far passare, almeno un minimo, l’idea ecosostenibile senza però accanirsi sulla bontà dei personaggi che la sostengono? Infilare in un ambiente alla Antz un elemento assolutamente discordante: una lumaca che vuole correre come le macchine modificate di Vin Diesel della saga di Fast & Furious (in effetti il lancio della locandina negli Stati Uniti è assolutamente ammiccante: He’s fast they’re furious), come questo avvenga, dirlo qui rovinerebbe la visione del film. Che si salva dall’essere un epigone di Cars solo perchè appunto viene rimarcata quasi costantemente la differenza di Turbo dal resto della normalità in cui viene inserito. E’ diverso in quanto lumaca in un contesto di macchine. L’unico modo per “farsi accettare” è capire che la diversità conta, e farla valere.

Il film esce nelle nostre sale il prossimo 21 Agosto nelle sale, in tempo per il ritorno dalle vacanze e in competizione diretta, cosa che non è avvenuta nel paese d’origine con il film Pixar Monsters University.

 
 

Turbo poster italiano ufficiale

Ecco il poster italiano ufficiale di Turbo, la nuova pellicola d’animazione della Dreamworks diretta da David Soren (noto per i suoi speciali televisivi su Madagascar, qui al suo debutto come regista). Tantissimi gli attori che hanno prestato la loro voce nella versione originale: Ryan Reynolds, Paul Giamatti, Michael Pena, Luis Guzman, Bill Hader, Richard Jenkins, Ken Jeong, Michelle Rodriguez, Maya Rudolph, Ben Schwartz, Kurtwood Smith, Snoop Dog Samuel L. Jackson. 

Turbo poster italiano

turbo-poster-italiano

Trama:

Turbo è una lumaca che sogna di diventare il più grande pilota del mondo proprio come il suo eroe Guy Gagne, il cinque volte campione della 500 Miglia di Indianapolis. L’ossessione per la velocità di Turbo rende la lumaca bizzarra agli occhi della comunità delle lumache, lenta e prudente, e ciò crea un imbarazzo costante a suo fratello Chet. Un giorno Turbo, dopo uno strano incidente, ottiene il potere di correre velocissimo e decide quindi di intraprendere un lungo viaggio per realizzare l’impossibile: correre contro i campioni dell’IndyCar.

Turbo è un film d’animazione del 2013 diretto da David Soren e con protagonista del cast vocale Ryan Reynolds. Il film, prodotto dalla DreamWorks Animation e distribuito da 20th Century Fox, è basato su un’idea originale di David Soren, al suo primo film come regista.

Turbo poster ufficiale

 
 

Turbo nuovo trailer ufficiale

turbo-nuovo-trailer

Ecco un nuovo trailer ufficiale di Turbo, la pellicola d’animazione della Dreamworks diretta da David Soren (noto per i suoi speciali televisivi su Madagascar, qui al suo debutto come regista). Tantissimi gli attori che hanno prestato la loro voce nella versione originale: Ryan Reynolds, Paul Giamatti, Michael Pena, Luis Guzman, Bill Hader, Richard Jenkins, Ken Jeong, Michelle Rodriguez, Maya Rudolph, Ben Schwartz, Kurtwood Smith, Snoop Dog Samuel L. Jackson. Turbo uscirà in America a luglio, mentre nelle nostre sale arriverà il prossimo 19 agosto.

Turbo nuovo trailer

Trama:

Turbo è una lumaca che sogna di diventare il più grande pilota del mondo proprio come il suo eroe Guy Gagne, il cinque volte campione della 500 Miglia di Indianapolis. L’ossessione per la velocità di Turbo rende la lumaca bizzarra agli occhi della comunità delle lumache, lenta e prudente, e ciò crea un imbarazzo costante a suo fratello Chet. Un giorno Turbo, dopo uno strano incidente, ottiene il potere di correre velocissimo e decide quindi di intraprendere un lungo viaggio per realizzare l’impossibile: correre contro i campioni dell’IndyCar.

Turbo è un film d’animazione del 2013 diretto da David Soren e con protagonista del cast vocale Ryan Reynolds. Il film, prodotto dalla DreamWorks Animation e distribuito da 20th Century Fox, è basato su un’idea originale di David Soren, al suo primo film come regista.

Turbo nuovo trailer

 
 

Tuono Blu: Sony si prepara per un remake

Blue ThunerSecondo quanto riporta The Hollywood Reporter, Sony avrebbe in cantiere un progetto per un remake di Tuono Blu (Blue Thunder), film action del 1983 con Roy Scheider (Lo Squalo). Forse alcuni di voi l’avranno visto in tenera età o comunque molto tempo fa e ricorderanno poco, inoltre la tecnologia da quel periodo ad oggi ha fatto senza dubbio passi da gigante: tutti motivi sufficienti a quanto pare per rimettere mano alla storia. Finora non si sa ancora molto del nuovo Tuono Blu. Sicuramente sarà scritto da Craig Kyle (Thor: Ragnarok)  e prodotto da Dana Brunetti (Cinquanta sfumature di grigio). E invece che su di un elicottero, il film si focalizzerà su “il più avanzato drone mai esistito”.

Non si hanno ancora notizie di un regista ufficiale del remake, al quale difficilmente prenderà parte la star anni Settanta dell’originale Roy Scheider. Nell’attesa di qualche più sostanzioso aggiornamento, rivediamoci il trailer del film originale diretto da John Badham.

Fonte: Collider