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Romanzo di una strage: recensione del film

Romanzo di una strage: recensione del film

Nell’Italia del ‘68/69 la  contestazione studentesca è forte, gli operai sono in lotta. Si rivendicano diritti, si cerca un cambiamento che scuota anche il nostro paese dal torpore e dall’arretratezza, portando modernità. Le istituzioni vedono con allarme questi sommovimenti sociali. In questo clima, il 12 dicembre del ’69, l’esplosione a Piazza Fontana a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. 17 morti e più di 80 feriti. Tutto questo è Romanzo di una strage.

Su questo evento tragico della nostra storia, ancora non è stata fatta piena luce, e anzi si sono susseguite indagini, depistaggi, processi, affastellando dati e informazioni spesso in contraddizione tra loro. Marco Tullio Giordana raccoglie coraggiosamente questa sfida con Romanzo di una strage, film corale nel solco dell’esperienza del regista de La meglio gioventù, ma anche de I Cento Passi e Pasolini, un delitto italiano, con cui già aveva provato a far luce su alcune pagine oscure italiane. Si cimenta dunque nel tirare le fila di una vicenda intricata e di una stagione contraddistinta da altri eventi tragici rimasti senza una spiegazione definitiva. Vicenda intricata, ma sulla quale oggi, a distanza di 43 anni da quel ’69, abbiamo almeno un certo numero di dati accertati. Così parte il viaggio di ricostruzione del regista, coadiuvato dagli sceneggiatori Rulli e Petraglia, nonché da un cast di validissimi attori (Mastandrea, Favino, Gifuni, Lo Cascio, Antonutti, Colangeli, Tirabassi sono solo alcuni). Nel film appare molto evidente l’intento di  chiarezza espositiva, esplicativo, ad uso delle giovani generazioni che non hanno  vissuto quegli anni, ma hanno ereditato un mondo che ne portava il peso, e anche ad uso delle meno giovani, che a caldo non hanno potuto guardare ai fatti oggettivi e averne un panorama complessivo, come si è delineato poi negli anni.

In dieci capitoli e con un lavoro di scrittura certamente impegnativo, basato su atti processuali, inchieste giornalistiche e altro materiale, Giordana assieme agli sceneggiatori ricostruisce fatti e indagini, condotte dal commissario Luigi Calabresi/Valerio Mastandrea. Questi è inizialmente convinto che la pista da seguire sia quella anarchica, per questa strage come per altre bombe che da mesi mettono a rischio la città. Tra gli anarchici fermati, Giuseppe Pinelli/Pierfrancesco Favino, già noto a Calabresi come persona non violenta, ma da cui spera di ottenere informazioni importanti, in primis su Pietro Valpreda, l’anarchico che sarà poi arrestato, in base alla testimonianza del tassista Rolandi. Dopo tre giorni di fermo, la notte del 15 dicembre, Pinelli cade giù dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, che non è presente nella stanza.

La versione ufficiale della Questura giustifica in modo maldestro l’accaduto, lasciando spazio al sospetto che Calabresi sia il diretto responsabile. Parte una campagna di stampa e d’opinione contro di lui. Nel frattempo, in Veneto, grazie al lavoro di due giudici, prende corpo un’altra pista, che vede in organizzazioni neonaziste e in particolare in Giovanni Ventura/Denis Fasolo e Franco Freda/Giorgio Marchese, gli autori di alcuni degli “attentati dimostrativi” dell’autunno. Ma su Piazza Fontana il panorama è ben più complesso: ci sono i depistaggi e la copertura di una parte dei servizi segreti italiani. Anche Calabresi, che continua ad indagare sulla strage, arriva a comprendere che vi sono legami, ancora oscuri, tra quest’eversione di destra e parti dello Stato, ma viene assassinato poco dopo.

A livello istituzionale più alto, poi, non mancano divisioni. I  più cauti e lungimiranti di fronte ai torbidi scenari che si configurano dietro la strage, che vedono insieme movimenti eversivi di destra e pezzi deviati dello Stato,  vorrebbero fare chiarezza, per eliminare macchie dalle istituzioni. Soprattutto Aldo Moro/Fabrizio Gifuni, allora Ministro degli Esteri. Altri invece, come il Presidente della Repubblica Saragat/Omero Antonutti, preferiscono nascondere le responsabilità a più alti livelli. Sarà alla fine questa la tesi che verrà seguita, e alla quale anche Moro si sottometterà, nella convinzione comune che il Paese non possa reggere la verità.

Romanzo di una strage recensione film

Romanzo di una strage, la verità esiste?

Se vi aspettate che il film risponda a tutti gli interrogativi, sarete in parte delusi. “La verità esiste”, come si legge sulla locandina, ed è un filo che c’è e che viene seguito per tutto il film, mettendo dei punti fermi dove è possibile, come si diceva in apertura, ma  restano inevitabilmente aperte domande che il film ci pone e si pone, cimentandosi in ipotesi ricostruttive, sulla base però dei dati acclarati. È dunque un film aperto per molti aspetti. Giordana si espone e non teme di mettersi in gioco e prendere una posizione: descrive ad esempio in maniera precisa il rapporto tra Calabresi e Pinelli come cordiale e reciprocamente rispettoso e accredita la versione, suffragata dalle testimonianze, che il commissario non fosse nella stanza al momento della caduta di Pinelli.

Affida a Moro alcune delle battute più significative del film, come quelle del dialogo col confessore in apertura, o del colloquio con Saragat a ridosso del Natale ’69, in cui la sua visione pare molto presente nelle parole dell’allora ministro. Il regista dà poi anche una sua lettura più ampia, che  vede in quella strage del ’69 il momento di rottura, quello in cui si è persa l’occasione per la nostra democrazia, nata da poco, di crescere, rafforzarsi e sperimentarsi liberamente. Quel tragico evento, ma soprattutto la mancata chiarezza, le ombre, l’opacità con cui l’intera vicenda e quelle ad essa legate sono state gestite da parte delle istituzioni, hanno creato una frattura estremamente difficile da ricomporre, tra cittadini e istituzioni. Tra i primi si è fatta largo la diffidenza nei confronti delle seconde, e ancora oggi il nostro sistema democratico paga le conseguenze di quelle scelte. Ecco dunque l’importanza di riesaminare quegli eventi, ora  con maggiore serenità e obiettività.

Veniamo al punto di vista strettamente cinematografico. Qui, l’impressione è che si sia un po’ sacrificato alla chiarezza espositiva l’aspetto del coinvolgimento e dell’emozione. La divisione in capitoli, se da una parte è funzionale al primo aspetto, dall’altra interrompe la narrazione, spezzando il ritmo e allontanando lo spettatore. La ricchezza della materia trattata è poi certo una delle ragioni per cui non ci si è potuti soffermare a delineare in maniera molto complessa i personaggi. Si è scelto ad esempio di lasciare fuori quasi del tutto gli aspetti privati della vita di Calabresi e Pinelli, i personaggi a cui si dà più risalto nel film. Tuttavia, specie nel caso del commissario Calabresi, forse qualche elemento in più poteva essere aggiunto, anche per aiutare a capire meglio la sua figura, che invece resta per certi versi nebulosa, criptica.

Si è scelta una chiave interpretativa direi minimalista, a sottrarre, più adatta ad alcuni frangenti, ma che in altri non riesce a coinvolgere molto, nonostante la buona interpretazione di Valerio Mastandrea. In certi momenti cruciali, ad esempio la caduta di Pinelli o la successiva riunione in questura coi superiori, sembra strano che Calabresi non pronunci qualche parola in più. Il personaggio e la vicenda di Pinelli riescono invece comunque ad emergere bene, e ci regalano forse, assieme alla dolente consapevolezza dei gesti e delle parole di Moro, alcune delle parti più riuscite del film. Doverosa una menzione per l’ottimo Omero Antonutti nei panni di Saragat, ma come detto tutto il cast dà ottime prove. Tuttavia, il complesso della vicenda, non coinvolge fino in fondo, non conquista il cuore dello spettatore, non lo avvince del tutto, non fa venire la pelle d’oca o commuovere, come in altre occasioni le pellicole del regista, pur a confronto con vicende complesse, avevano saputo fare. Molto curate sono la fotografia, la scenografia, le musiche.

L’operazione era senz’altro ardua e va reso merito a Giordana e al cast di aver avuto grande coraggio nell’affrontare finalmente anche al cinema questa pagina buia della nostra storia, inaugurando speriamo, una nuova stagione di riflessione e chiarimento. E ricordandoci anche il nostro diritto a chiedere quella parte di verità che ancora manca. Non solo per rispetto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, cui il film è dedicato, ma anche perché solo così, sembra dirci il regista, si potrà provare a ripartire dal punto in cui quell’esplosione ci ha interrotti. Romanzo di una strage sarà nelle sale dal 30 marzo.

Marion Cotillard di nuovo diretta da Guillaume Canet

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Dopo Piccole Bugie tra Amici, in questi giorni nelle sale italiane, Marion Cotillard, la splendida attrice francese premio Oscar per La vie en rose, verrà di nuovo diretta dal marito, l’attore e regista

Dopo il successo di Gomorra, Matteo Garrone torna con Big House, commedia dolce-amara ispirata ai reality

Era il 2008 quando Gomorra, film di denuncia tratto dal romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, otteneva uno strepitoso successo di critica e pubblico, collezionando riconoscimenti importanti come sette  David, due Nastri d’argento e quattro Ciak d’oro ma mancando clamorosamente la nomination all’Oscar. Quasi quattro anni dopo quel successo, più di 10 milioni di euro incassati, Matteo Garrone torna nelle sale cinematografiche italiane con un nuovo lavoro, Big House, un film incentrato sui reality show e sul peso, il ruolo, che essi occupano oggi nella quotidianità degli italiani.

Tra agosto e settembre le riprese Vinodentro, l’ultimo film di Ferdinando Vicentini Orgnani

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Partiranno tra agosto e settembre le riprese del film Vinodentro diretto dal regista, sceneggiatore e produttore Ferdinando Vicentini Orgnani (regista tra gli altri di Mare Largo e Ilaria Alpi –

Rashomon: recensione del film di Akira Kurosawa

Rashomon: recensione del film di Akira Kurosawa

Rashomon è il film culto del 1050 di Akira Kurosawa con protagonisti Toshirô Mifune, Machiko Kyô, Masayuki Mori, Takashi Shimura, Minoru Chiaki, Kichijiro Ueda, Fumiko Honma.

Anno: 1950

Regia: Akira Kurosawa

Cast: Toshirô Mifune, Machiko Kyô, Masayuki Mori, Takashi Shimura, Minoru Chiaki, Kichijiro Ueda, Fumiko Honma.

Negli anni ’50 un vento nuovo cominciò a soffiare da Oriente investendo la cinematografia mondiale: un regista sconosciuto come Akira Kurosawa riuscì a presentare al Festival del Cinema di Venezia, una delle rassegne cinematografiche più prestigiose al mondo, il suo ultimo film intitolato Rashomon. Un film rivoluzionario per quanto riguarda la scrittura narrativa che non segue un ordine cronologico predefinito né una rigida gerarchia: il film ha scardinato uno dei precetti chiave del cinema classico aprendo le porte alla disomogeneità temporale tipica del cinema moderno (la Nouvelle Vague ne è un esempio).

Rashomon trae spunto da un racconto dello studente ventitreenne Ryūnosuke Akutagawa che, dopo una delusione d’amore, pubblicò nel 1915 su una rivista un suo racconto breve intitolato proprio come il film: Rashomon. Solo nel 1922 scrisse invece un racconto completo intitolato “Nel bosco” che, fino ad oggi, è considerato il capolavoro della sua produzione. Kurosawa prese spunto da quest’ultimo ampliandolo però in alcune parti- perché altrimenti, secondo lui, il film risultava incompleto- e modificandone il finale, troppo nichilista nell’originale e più ottimista (forse troppo) nella versione cinematografica.

Rashomon riflette maestosamente sulla relatività e sulle innumerevoli facce che la verità mostra al mondo; e lo fa in chiave storica, calando i suoi personaggi nel Giappone medievale e feudale.

Durante una giornata uggiosa, tre uomini (un monaco, un boscaiolo e un comune passante) si fermano a commentare un cruento fatto di cronaca avvenuto qualche tempo prima: un samurai è stato ucciso da un brigante che ha persino abusato di sua moglie. La storia è raccontata da quattro testimoni che forniscono quattro versioni totalmente differenti dei fatti, e tra questi troviamo le voci del brigante stesso, la moglie del samurai e suo marito (che comunica solo attraverso un medium) e, infine, un narratore. Le versioni sembrano totalmente diverse l’una dall’altra e discostano vistosamente tra loro e sono raccontate attraverso l’uso di una serie di flashback man mano che i vari personaggi- il bandito, la moglie del samurai, la vittima e l’anonimo boscaiolo- procedono con la narrazione.

Le prime tre versioni sono fornite dal monaco che era stato l’ultimo testimone ad aver visto vivi i coniugi prima della tragica vicenda; è il boscaiolo che smentisce queste versioni e fornisce, infine, la sua che non è comunque completamente attendibile. Alla fine le quattro versioni sono raccontate da un comune cittadino mentre tutti insieme attendono la fine del temporale (ecco che la vicenda si ricollega con l’inizio) riparandosi sotto la porta Rashomon, che delimita a sud la città di Kyoto.

Rashomon filmLe influenze e i debiti di Kurosawa verso un altro modo di concepire e fare cinema sono notevoli, infatti il regista stesso dichiara che una delle sue fonti d’ispirazione primaria è stato proprio il cinema muto, che ha cercato di ricreare (almeno nelle dinamiche) grazie a delle scenografie minimaliste e a un continuo processo di semplificazione delle scene, visto che- sempre secondo la sua opinione- il sonoro tendeva a moltiplicare le difficoltà. Molto forte e determinante  è, allo stesso tempo, il ruolo della luce: Kurosawa avrebbe voluto utilizzare soltanto la luce naturale come fonte d’illuminazione ma, essendo troppo fioca, preferì sostituirla con degli specchi che “illuminavano” i volti degli attori inquadrati. Secondo alcuni critici (Tadao Sato, Nda) l’anomalo uso della luce nel film ripropone i temi del male e del peccato, mentre invece secondo altri (K.I.McDonald) l’illuminazione ripropone il tipico binomio manicheo bene/male: la luce indica la ragione, le tenebre il male e l’impulsività.

La struttura anti-narrativa del film, che procede per flashback e frammenti senza rispettare nessuna consecutio temporum, ha rivoluzionato il modo di concepire e fare cinema fino a oggi, influenzando non solo alcuni registi che ne hanno realizzato dei remake (più o meno pregevoli) come quello realizzato da Martin Ritt nel 1964, L’Oltraggio, un western con protagonisti Paul Newman ed Edward G. Robinson; oppure il nostrano Mario Bava – re dell’horror gore – che diresse nel 1969 una versione italiana in chiave comico erotica intitolata “Quante volte… quella notte”  fino ad arrivare a pellicole più contemporanee, come il bellissimo e poetico Hero (2002), distribuito nelle sale americane e poi mondiali grazie alle pressioni di Quentin Tarantino (appassionato dei film cinesi di genere wuxiapian). Ma nemmeno la televisione è rimasta immune al richiamo di Kurosawa: perfino un longevo serial tv come CSI-Crime Scene Investigation ha omaggiato il film del maestro giapponese attraverso un episodio della sesta stagione intitolato Rashomama e riprendendo la decostruzione cronologica e l’uso dei flashback per esprimere una propria versione, relativistica, della verità.

Will Ferrell sale a bordo del progetto Crazy U

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Will Ferrell, in questi giorni nei cinema con Casa de mi Padre, prenderà parte in veste di attore e produttore al film Crazy U, ispirato al libro non finzionale Crazy U:

Jane Fonda sarà Nancy Reagan in The Butler di Lee Daniels

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Jane Fonda entra nel cast di The Butler, nuovo film di Lee Daniels (Precious) incentrato sulla vita di Eugene Allen (1919-2010), maggiordomo afroamericano della Casa Bianca dal 1952 al 1986; interpreterà la first lady Nancy Reagan, schierandosi fedelmente e fittiziamente al fianco del presidente conservatore Ronald Reagan.

Non esattamente la sponda politica reale di Jane Fonda, attivista contro la guerra in Vietnam negli anni ’70 – si guadagnò l’appellativo “Hanoi Jane” – e negli ultimi anni impegnata in un processo di maturazione politica e filosofica che concilia liberalismo, femminismo e ideali cristiani. L’ultimo film di Jane Fonda è stato Donne, regole…e tanti guai! al fianco di Lindsay Lohan. Il protagonista, Eugene Allen, dovrebbe essere interpretato da Forest Whitaker (L’ultimo re di Scozia), sua moglie dalla conduttrice Oprah Winfrey. A John Cusack e Liam Neeson potrebbero andare, rispettivamente, i ruoli di Richard Nixon e Lyndon B. Johnson.

Fonte: Slahfilm

Joel Kinnaman parla del nuovo Robocop

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Joel Kinnaman (Snabba Cash) ha parlato del remake di Robocop diretto da Josè Padilha (Tropa de Elite) che lo vedrà vestire i metallici panni del protagonista

Channing Tatum e Mila Kunis per Jupiter Ascending dei fratelli Wachowski?

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La Warne Bros ha offerto Jupiter Crescente al  duo di attori Channing Tatum e Mila Kunis, Jupiter Ascending, il nuovo film di fantascienza targato Lana e Andy Wachowski (The Matrix).

Darth Vader pantofolaio per Federico Chiesa

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Il giovane fotografo Federico Chiesa, originario di Cecina (LI), ha realizzato Horror Vacui, una serie di scatti ritraenti noti

Battleship: un altro gioco al cinema, dal 13 aprile

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Battleship : un altro gioco al cinema, dal 13 aprile

Che la saga di Transformers sia stata una miniera d’oro è sicuro, e quindi come biasimare la Hasbro se prova a bissare il grande successo targato Michael Bay con un altro storico gioco? Nasce così l’idea di realizzare un film sulla leggendaria battaglia navale, compagna di giochi di moltissimi bambini e, in versione fatta in casa, indispensabile mezzo di sopravvivenza durante la noiose ore scolastiche.

Ben Barnes e Kit Harington Insieme sul set

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Kit Harington e Ben Barnes sono stati fotografati insieme mentre andavano al cinema a vedere The Hunger Games, che come detto sta

Angelina Jolie parla di Maleficent

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Angelina Jolie parla di Maleficent

Al festival di Berlino, la bella Angelina Jolie aveva ufficializzato la sua partecipazione al film Maleficent, sorta di rilettura de La Bella Addormentata nel Bosco in chiave dark, che dovrebbe vedere

Box Office ITA del 26 marzo 2012

Box Office ITA del 26 marzo 2012

Ghost Rider 2 apre in testa, seguito da E’ nata una star?. Quasi amici scende al terzo posto, entrando nella storia del box office nostrano. Non pervenute le altre new entry.

Non tutti avrebbero scommesso sull’attuale esito della classifica italiana dei film più visti negli ultimi tre giorni. C’erano infatti tutte le probabilità che il fenomeno Quasi amici rimanesse in testa, dopo la performance sorprendente che sta dimostrando.

Invece, a conquistare il primo posto al box office italiano è Nicolas Cage in Ghost Rider – Spirito di Vendetta, con 1,2 milioni di euro raccolti. Il sequel del primo discusso capitolo non può tuttavia essere considerato il vincitore del weekend su tutti i fronti, considerando il 3D che ha gonfiato l’incasso. Quanto a numero di biglietti staccati, infatti, si impone E’ nata una star?. La commedia con Rocco Papaleo e Luciana Littizzetto debutta in seconda posizione con 1,2 milioni: 173.000 spettatori paganti rispetto ai 143.000 di Ghost Rider 2.

Chi continua a sorprendere in positivo è Quasi amici. La commedia francese scende al terzo posto, ma la tenuta è decisamente invidiabile dopo oltre un mese di sfruttamento: con 1 milione raccolto negli ultimi tre giorni, il fenomeno della stagione giunge così a ben 9,5 milioni di euro totali, entrando nella storia del box office italiano. Quasi amici è infatti il film francese più visto di sempre in Italia, imponendosi sui quindici anni di primato de Il quinto elemento di Luc Besson (fermo a 8,7 milioni di euro).

Magnifica presenza continua a non decollare, scendendo al quarto posto con 630.000 euro, arrivando a 2,3 milioni complessivi.

The Raven esordisce in quinta posizione con 606.000 euro, un risultato un po’ al di sotto delle aspettative. Segue una panoramica di pellicole in calo: Posti in piedi in Paradiso (435.000 euro), L’altra faccia del diavolo (389.000 euro) e John Carter (210.000 euro), giunti rispettivamente a 8,7 milioni, 2,8 milioni e 1,8 milioni.

Chiudono la top10 10 regole per farla innamorare (145.000 euro), arrivato a 705.000 euro, e Viaggio nell’isola misteriosa, che ottiene altri 132.000 euro per 4,6 milioni totali.

Da segnalare infine il pessimo risultato ottenuto dalle new entry ‘di qualità’ del week-end: ad esempio, The Lady si piazza soltanto al quattordicesimo posto con 98.000 euro raccolti in una settantina di sale, mentre Cosa piove dal cielo?, vincitore dell’ultimo Festival del Film di Roma, debutta al quindicesimo posto con 59.000 euro incassati in 30 sale.

Box Office USA del 26 Marzo 2012

Box Office USA del 26 Marzo 2012

Nelle scorse settimane si era creata moltissima attesa intorno all’uscita di Hunger games, e il risultato al botteghino ha di fatto confermato le previsioni: in una sola settimana il film, che narra di un gioco, una specie di reality in cui un ragazzo e una ragazza vengono selezionati per darsi la caccia a vicenda (un po’ come avveniva ne La decima vittima di Elio Petri una trentina di anni fa), ha incassato ben 155 milioni di dollari, l’attesa adesso è per le prossime settimane, per vedere se continuerà a tenere questo passo da record.

La seconda posizione è occupata dalla versione cinematografica della serie tv 21 Jump street, che comunque raggiunge un dignitoso incasso totale di 71 milioni di dollari. Scende in terza posizione, dopo quattro settimane di classifica, il film d’animazione Universal The Lorax, che con questa settimana raggiunge i 177 milioni di dollari. Il quarto posto lo occupa John Carter, che nonostante non abbia di certo avuto il consenso che forse in casa Disney si aspettavano, si mantiene comunque dall’uscita nella parte alta della classifica, incassa 5 milioni di dollari questa settimana e raggiunge un totale di 62. A metà classifica troviamo Act of valor, che risale addirittura di qualche posizione, incassando 2 milioni di dollari questa settimana per un totale di 66. In sesta posizione scende Project X, alla quarta settimana in sala e in classifica, sembra non avere più appeal questo college party, visto che la pellicola incassa solo un milione di dollari raggiungendo i 58 milioni. In settima posizione resta stabile il film con Eddie Murphy A thousand words che incassa questa settimana poco meno di due milioni di dollari, portandosi ad un totale di quasi 15. 
All’ottavo posto appare October baby, una storia anti-aborto,ì su di una ragazza che scopre di essere stata adottata dopo un’interruzione di gravidanza fallita. Il film incassa 1.7 milioni di dollari. Safe house resiste ancora nella classifica dei dieci film più visti questa settimana negli Stati Uniti, è alla settima settimana, un incasso di 123 milioni di dollari per il film indipendente diretto da Daniel Espinosa. Chiude la classifica Journey 2: mysterious Island, che incassa poco più di un milione di dollari raggiungendo un totale di 92 milioni di dollari.

La prossima settimana si attendono le uscite di Wrath of the titans, il seguito di Scontro di titani, un classico dei film in costume, uscito alcuni
anni fa e Mirror, mirror, l’adattamento, sicuramente visionario di Tarsem Singh della favola di Biancaneve, per il quale c’è grande attesa, soprattutto per vedere come Julia Roberts interpreterà la strega cattiva.

Spettacolare Featurette di The Avengers!

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Spettacolare Featurette di The Avengers!

Norton ha rilasciato questa nuova featurette su The Avengers. Il film è atteso per il 25 Aprile in tutte le sale d’Italia.

Il regista di Avatar e Titanic, James Cameron, ha segnato un altro record!

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Attraverso il suo profilo via Twitter, ha informato i suoi fan di essere sceso sul fondale marino più profondo al mondo, la Fossa delle Marianne. Si tratta di una profondità di due chilometri superiore all’altezza del monte Everest. 

Melissa Leo nel cast di Oblivion!

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Melissa Leo nel cast di Oblivion!

Continua il casting del Fantascientifico Oblivion, che sarà interpretato fra gli altri da Tom Cruise e diretto da Joseph Kosinski. Oggi si aggiunge alla rosa degli attori già confermati Melissa Leo, apprezzata nel ruolo di madre-manager in The Fighter. Fra gli altri nel film ci sono già Andrea Riseborough, Olga Kurylenko e Morgan Freeman. Ricordiamo che la storia vede un uomo, addetto alla manutenzione su una Terra contaminata, alle prese con un capovolgimento delle sue convinzioni, dopo l’incontro con una donna misteriosamente precipitata sulla superficie.

Niente ComicCon 2012 per Il Cavaliere Oscuro: il ritorno!

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Niente ComicCon 2012 per Il Cavaliere Oscuro: il ritorno!

Era da una settimana che alcune voci davano per certo l’approdo al ComicCon 2012 che si terrà a San Diego dal 12 Luglio, del Cavaliere Oscuro il ritorno. Oggi arriva la smentita ufficiale via Twitter di Hitfix.com, che assicura con assoluta certezza che “Il Cavaliere Oscuro il ritorno non verrà presentato.

Molti speravano che il terzo capitolo del film segnasse per la prima volta l’approdo di Christophern Nolan alla manifestazione di successo. Ora non ci resta che attendere il nuovo trailer del film che secondo alcune fonti dovrebbe uscire presto. Ulteriori info sulla pellicola nella nostra scheda: Il Cavaliere oscuro: il ritorno.

 

 

Iron Man 3: cosa bolle in pentola

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Mentre sale l’attesa per I Vendicatori, al cinema il prossimo 25 aprile, arrivano già notizie e conferme sul futuro cinematografico di Tony Stark/Iron Man.

Oltre ad annunciare l’inizio delle

Quella casa nel bosco – trailer italiano

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Trailer italiano di Quella casa nel bosco, horror diretto da Drew Goddard in uscita nelle sale italiane il 20 aprile. M2 Pictures distribuzione

The Cabin in the Woods uscita 20 Aprile 2012

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L’opera prima di  (già produttore e sceneggiatore di Cloverfield e delle serie tv Alias e Lost), The Cabin in the woods, avrà il titolo di Quella casa nel bosco e uscirà il 20 Aprile in tutta Italia.

Out Of The Furnace: anche Billy Bob Thornton nel cast

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Continuano a riempirsi le caselle del cast di Out The Furnace, classico film ‘di vendetta’, con protagonista Christian Bale: ultimo acquisto, Billy Bob Thornton, che raggiunge Zoe Saldana e Casey Affleck sul set diretto da Scott Cooper (Crazy Heart); altro nome avvicinato recentemenre al progetto è stato quello di Forest Whitaker.

Protagonista della storia è Slim (Bale), che appena uscito di carcere, tenta di rifarsi una vita sposando il suo amore della vita (Saldana). L’idillio si interromperà bruscamente quando il fratello di Slim (Affleck) verrà ucciso, portando Bale a cercare vendettà. Whitaker è in predicato di recitare il ruolo dell’assassino, ma il vero cattivo della situazione sarà Thornton (per la parte si era inizialmente parlato di Viggo Mortensen).

Fonte: Empire

Dark Shadow: due spot tv

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Dark Shadow: due spot tv

Dopo il trailer ecco due divertenti spot di Dark Shadow, l’ultimo film della coppia Burton/Depp. Nel film accanto a Johnny, anche Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Jackie Earle Haley,

Oscar Isaac seduce Elizabet Olsen in Teresa Raquin

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L’attore originario del Guatemala, visto in Drive e prossimamente nel nuovo capitolo della saga di Jason Bourne, interpreterà il ruolo di Laurent nel nuovo film tratto dal romanzo di Emile Zola. Elizabeth Olsen, sarà la giovane Teresa, intrappolata in un matrimonio infelice con l’egoista Camille (Tom Felton) combintano dalla sua accentratrice zia (Jessica Lange, che nella parte è subentrata a Glenn Close).

Teresa intraprenderà così un’appassionata storia d’amore con Laurent, artista ‘dannato’ e suo amico d’infanzia, col quale pianificherà l’uccisione del marito per poter coronare finalmente una storia d’amore felice; i due dovranno però fare i conti con l’onnipresente zia, che farà di tutto per ostacolarli.

Fonte: Empire

Michael K Williams sarà Ol’ Dirty Bastard

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Michael K Williams si è fatto conoscere in serial come The Wire e Boardwalk Empire, collezionando nel frattempo un ampio numero di ruoli (per lo più ‘di contorno) sul grande schermo: tra i film cui ha partecipato si possono ricordare almeno The Road e Brooklyn Finest. Il suo nome è stato recentemente affiancato a Django Unchained, remake tarantiniano del successo mondiale di Corbucci; nel frattempo, Williams sarà protagonista del biopic dedicato ad Ol’ Dirty Bastard, leggendario rapper fondatore dei Wu-Tang Clan, trai gruppi fondamentali del genere.

Il film, intitolato Dirty White Boy, seguirà le vicende dell’artista nell’ultima parte della sua vita quando, dopo aver passato tre anni in carcere, vedrà la sua carriera rilanciata grazie a Jarred Weisfield, un assistente di produzione dell’etichetta VH1 poco più che ventenne, che riuscirà a riportare in auge il rapper, nonostante i suoi problemi mentali e l’abuso di droga, che lo porteranno alla morte nel 2004, all’età di 35 anni. La sceneggiatura è stata scritta da Brent Hoff, che ha lavorato alla VH1, conoscendo entrambi i protagonisti della storia; la regia è stata affidata a Joaquin Baca-Asay, già direttore della fotografia in We own the night (I padroni della notte).

Fonte: Empire

Chloe Moretz: la nuova Carrie?

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Risale a un paio di mesi fa la notizia delle trattative in corso di Kimberly Peirce, regista di Boys Don’t Cry, per dirigere il remake di Carrie, tratto dall’omonimo romanzo che lanciò la carriera di Stephen King, precedentemente portato sullo schermo da Brian de Palma, con Sissy Spacek protagonista. Mentre la regista sembra effettivamente aver chiuso l’accordo, arriva ora il momento della difficile scelta della protagonista, che dovrà confrontarsi con la Spacek, che all’epoca interpretò alla perfezione la diafana e remissiva Carrie, pronta a trasformarsi in un’autentica furia vendicatrice.

Tra le aspiranti al ruolo sembra essere in pole position Chloe Moretz (Let me in, Hugo), che in effetti vanta anche una certa somiglianza con la Spacek; altro nome circolato è stato quello di Haley Bennett,  che vanta però un’esperienza sensibilmente inferiore rispetto a quella della Moretz, anche se la vremo presto in una pellicola ‘di peso’ come Lawless di Terence Malick. l progetto si trova comunque ancora nelle fasi embrionali. In Carrie (sottotitolo: Lo sguardo di Satana), si narra di un’adolescente alle prese con la propria maturazione fisica, i primi turbamenti senitmentali, e tutti i problemi tipici dei caratteri sensibili e remissivi di fronte alla spietatezza del mondo scolastico.

La ragazza, che dopo aver subito la sua dose di umiliazioni quotidiane a scuola, deve avere a che fare casa con una madre invasata e fanatica religiosa (nell’originale interpretata da Piper Laurie, nel remake si starebbe pensando a Julianne Moore o Jodie Foster), sviluppa poteri telecinetici, che la porteranno a compiere una strage in occasione del ballo della scuola di fine anno, trasformato da alcune studentesse nell’occasione dell’umiliazione definitiva della protagonista. La trasposizione fattane da De Palma si ricorda come uno dei migliori adattamenti della narrativa di Stephen King; il fatto che questo remake sia diretto dalla Peirce, che in Boys Dont’ Cry mostrò di saper ben tradurre sullo schermo i tormenti dell’adolescenza, fa comunque ben sperare.

Fonte: Empire

The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte 2: il teaser trailer

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The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte 2: il teaser trailer

Ecco il teaser trailer dell’atteso finale della saga di Twilight, Breaking Dawn parte 2. Nelle poche e frammentate scene possiamo vedere cosa succede a Bella dopo la sua trasformazione, avvenuta nel finale della parte 1 e soprattutto come la ragazza ormai immortale percepisce il suo corpo nuovo.

Al suo fianco sempre Edward.

Ecco il video:

Le vite degli altri: recensione del film premio Oscar

Le vite degli altri: recensione del film premio Oscar

Le vite degli altri è il film premio Oscar del 2006 di Florian Henckel Von Donnersmarck con protagonisti Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme.

Anno: 2006

Regia: Florian Henckel Von Donnersmarck

Cast: Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme

Le vite degli altriA Berlino Est, nel 1984, gli uomini di cultura che possono lavorare senza scendere a patti con il regime comunista sono ormai pochissimi. Tra essi il drammaturgo e scrittore Georg Dreyman (Sebastian Koch) e la sua compagna, l’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck), spiccano proprio per la fama di cui godono nonostante la situazione politica.

Tale stato di cose, però, è destinato a mutare quando il ministro della Cultura si innamora di Christa-Maria: infatti il politico, per averla tutta per sé, fa mettere sotto sorveglianza Dreyman nel tentativo di “toglierlo di mezzo”. Trovare delle prove che dimostrino l’avversione del drammaturgo al regime diventa quindi il compito principale dell’inflessibile agente Gerd Wiesler, nome in codice HGW XX/7 (Ulrich Mühe).

Quest’ultimo, cresciuto nella Stasi con il solo obiettivo di scovare possibili traditori, addestrato ad agire come una macchina e a pensare seguendo unicamente le regole del regime, una volta ricevuto l’incarico, riempie la casa di Dreyman di microfoni e inizia una sorveglianza serrata per incastrare il drammaturgo. Il suo insinuarsi nelle vite degli altri, però, porta con sé un effetto imprevisto: Wiesler, freddo e rigoroso simbolo di un regime che alla sua gente non concede nulla più che la mera sopravvivenza, grazie al contatto con la poesia, la passione e l’amore che abitano la vita di Dreyman, comincia a conoscere la coppia, a “coprire” gli indizi che potrebbero portarla alla rovina e a rischiare in prima persona per cercare di salvare la loro felicità e la loro vita.

Le vite degli altri, opera prima e meritatamente pluripremiata di Florian Henckel Von Donnersmarck, è un film che lascia senza fiato e in cui ogni elemento viene dosato perfettamente. Il clima di terrore e sospetto, reso con le immagini di una Berlino grigia, fredda e inospitale, trova il suo complementare nel clima di sicurezza della casa di Dreyman, il rifugio degli intellettuali, un luogo accogliente dalla luce invitante, calda. La corruzione, l’ottusità e l’immoralità, impersonificate dagli uomini di potere, hanno come contropartita l’onestà e la coerenza, incarnate dagli uomini di cultura.

Il vero fulcro di Le vite degli altri resta però il processo che vede la vita dell’agente Wiesler, eroe anonimo, povero di beni e sentimenti, dall’anima riarsa, assorbita dal dovere e dal lavoro, intrecciarsi a quella del drammaturgo, piena di idee, progetti, pensieri, amore.

Le vite degli altri

Le vite degli altriIl lento modificarsi dell’agente della Stasi, il suo insinuarsi in una vita non sua e il suo sforzo per proteggere quella vita agognata sono, infatti, il cuore del film.

Il sacrificio silenzioso di HGW XX/7 è un tradimento ai danni del comunismo, un cambio di alleanze e una scelta consapevole e coraggiosa compiuta per salvare un uomo che è riuscito a toccargli l’anima. 

Ed è proprio questo cambio di schieramento che il regista sottolinea in una delle scene finali, quando, con un movimento di macchina veloce, brusco, sposta l’inquadratura da un agente della Stasi che chiede esplicitamente a Wiesler da che parte sta, al volto del protagonista,  impassibile ma allo stesso tempo mutato, poiché conscio delle proprie scelte.

Le vite degli altri è un film assolutamente da vedere. E rivedere. E rivedere ancora.

Le vite degli altri in streaming su infinity

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