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I vincitori del Festival del Film di Roma: qualche riflessione

Smaltite le sbronze di film, conferenze e tappeti rossi il Festival del film di Roma è ormai concluso, e dopo qualche giorno di meritato riposo è venuto il momento di riflettere

One Day – Intervista a Jim Sturgess!

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One Day – Intervista a Jim Sturgess!

Jim Sturgess ci parla del film e del suo personaggio Dexter. One day sarà al cinema dall’11 novembre. Nel cast oltre all’attore anche Anne Hathaway. Ecco l’intervista:

Pina 3D – intervista a Wim Wenders!

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In occasione del Festival del film di Roma 2011, Wim Wenders è stato intervistato per voi. Fra i primi grandi autori a cimentarsi con il 3D, il film del regista tedesco è stato accolto positivamente dal pubblico romano.

Lawless di Terrence Malick: prime foto dal set!

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Lawless di Terrence Malick: prime foto dal set!

A una settimana dall’annuncio di ben 2 nuovi film per Terrence Malick, ecco arrivare le prime foto dal set di “Lawless”, nuovo imminente progetto dello schivo regista di “The Tree of Life”. Il film, che avrà come protagonisti Christian Bale, Ryan Gosling e Rooney Mara, è già in fase di lavorazione come testimoniamo questi scatti dal set di Austin(Texas).

Assoluto riserbo rimane sulla trama, sconosciuta per “Lawless” come per “Knight Of Cups”, l”altra misteriosa pellicola alla quale lavorerà il regista e che sarà sempre interpretata da Bale e Gosling.

Fonte: comingsoon.net

The Tomorrow Series: il domani che verrà, recensione del film

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The Tomorrow Series: il domani che verrà, recensione del film

Adattamento del primo dei sette romanzi più popolari d’Australia, scritti da John Marsden, The Tomorrow Series: il domani che verrà narra la storia di otto studenti che, tornando da un weekend in campeggio, ritrovano la loro cittadina invasa da una forza nemica. Strappati alla loro famiglia e ai loro amici, Ellie (Caitlin Stasey), Corrie (Rachel Hurd-Wood), Kevin (Lincoln Lewis), Homer (Deniz Akdeniz), Fiona (Phoebe Tonkin), Lee (Christopher Phang), Robyn (Ashleigh Cummings) e Chris (Andrew Ryan) saranno costretti ad imparare in fretta a combattere, scappare e sopravvivere.

Questo è l’esordio alla regia dello sceneggiatore australiano Stuart Beattie (Collateral, Australia, GI Joe: La nascita dei Cobra). La sceneggiatura risulta estremamente fedele al romanzo, ma nonostante le buone premesse si rivela un lavoro decisamente debole, in cui grandi buchi lasciano lo spettatore disorientato all’interno di un plot del tutto inverosimile. I dialoghi sono estremamente banali, ridotti a insensati monologhi abbandonando i numerosi caratteri ad un destino senza una vera identità all’interno della pellicola e quindi lontani dal trasmettere una qualsiasi emozione.

The Tomorrow Series: il domani che verrà, il film

Possiamo definirlo come un altro adattamento dalla carta stampata alla pellicola di scarso valore, che lascia solo il ricordo dell’impressionante bellezza della natura australiana. The Tomorrow Series: il domani che verrà potrebbe soddisfare un pubblico giovane con le sue numerose sequenze d’azione ed i suoi tratti dal carattere stereotipato. Eppure, coloro che sono cresciuti con i romanzi saranno delusi dal fatto che il materiale non sia stato sfruttato a dovere. Si tratta di un adattamento che non può distaccarsi dalla versione dell’autore originale. Beattie non è stato in grado di scavare abbastanza in profondità.

L’unico aspetto degno di nota è quello riguardante gli effetti speciali. In questo campo si vede la mano di persone esperte e competenti. Esplosioni e sparatorie sono organizzate con maestria donando a The Tomorrow Series: il domani che verrà , almeno nelle sequenze più puramente spettacolari, una credibilità mai trovata in altri campi di lavoro. Attenderemo il sequel, ma sicuramente non ringiovanirà con orgoglio l’industria cinematografica australiana.

Kramer contro Kramer

Kramer contro Kramer

Kramer contro Kramer Anno: 1979 Regia: Robert Benton Cas: Meryl Streep, Dustin Hoffman

Ted Kramer è un dirigente pubblicitario ossessionato dalla sua professione. Quando però gli viene assegnata un’importante pratica di lavoro destinata ad assorbirlo completamente, trova una brutta sorpresa ad aspettarlo a casa. Sua moglie Joanna ha deciso di lasciarlo, abbandonando insieme a lui anche il figlio Billy, perché sente il bisogno di riflettere su se stessa e sulla sua vita.

Ted a causa del lavoro impegnativo non ha tempo sufficiente da dedicare a Billy che sente molto la mancanza della madre. Dopo alcuni mesi caratterizzati da naturali problemi di convivenza però, nasce tra loro una forte intesa tra padre e figlio, tanto che Billy non sente neanche più la lontananza dalla mamma. Intanto Ted perde il lavoro assorbito dal suo nuovo mestiere di padre single e a peggiorare la situazione arriva Joanna stessa, che tornata in città dopo 15 mesi, chiede la custodia del bambino. Comincia così una battaglia legale che avrà come premio il piccolo Billy.

Girato a New York e distribuito nel 1979, questo film di Robert Benton affronta un fenomeno sociale che cominciò a diventare dilagante in America proprio alla fine degli anni ’70, ovvero il divorzio e la conseguente situazione che ne deriva soprattutto per i figli. Il regista però adotta un punto di vista particolare, ovvero quello del padre che lotta per vedersi affidato il figlio, mettendo in evidenza, grazie alla grande interpretazione di Dustin Hoffman, le difficoltà che si incontrano con un figlio senza la parte materna, in un momento storico in cui la figura di madre lavoratrice non era ancora affermata come oggi. Hoffman duetta/duella alla grande con un’altra stella del firmamento di Hollywood, Meryl Streep. Nelle vesti dei coniugi Kramer, i due inscenano in modo realistico i classici litigi coniugali che avvengono tra le quattro mura domestiche, litigi che possono portare a scelte estreme, specie per i figli. Nei panni di Billy c’è Justin Henry. Il suo visino sofferente, il suo corpicino sballottato qua e là tra un genitore e l’altro, le sue candide orecchie costrette ad ascoltare gli atroci ma evitabili litigi dei genitori, le sue tenere lacrime, restano impresse nello spettatore, e ben raffigurano le sofferenze dei figli di coniugi separati.

Kramer contro Kramer farà guadagnare al giovane Henry un Premio Oscar e un David di Donatello nel 1979 e un Golden Globes l’anno successivo. Sebbene Henry apparirà in qualche altro film in età adulta, questo ruolo resterà per lui l’unico che abbia lasciato il segno, facendolo così trai tanti enfant prodige mai cresciuti di Hollywood.

Kramer contro Kramer segna l’inizio di quello che sarà un lungo leitmotiv tematico del cinema americano degli anni ’80, quello che affronta, attraverso storie d’amore o d’amicizia più o meno tormentate, i fenomeni sociali dell’epoca.

Pina: recensione del film di Wim Wenders

Pina: recensione del film di Wim Wenders

Il prossimo 4 novembre uscirà nelle sale italiane Pina, l’ultimo film di Wim Wenders dedicato e realizzato in onore e in memoria di Pina Bausch, una delle più grandi coreografe del XX secolo, improvvisamente scomparsa il 20 giugno 2009. Pina racconta la straordinarietà artistica e poetica della grande coreografa tedesca e lo fa attraverso le parole, le testimonianze e i ricordi di coloro che hanno condiviso quotidianamente con lei la sua irripetibile carriera: i ballerini del suo corpo di ballo, i ballerini del Tanztheater di Wuppertal. Ma la vera protagonista del film è la danza, l’arte di Pina Bausch, che Wenders pone al centro della trama narrativa e a cui conferisce un’assoluta centralità; esibizioni personali di ogni singolo ballerino, immagini tratte dagli spettacoli più recenti così come delle prove preparatorie il tutto ripreso e riproposto con la innovativa tecnologia tridimensionale. Gli spettacoli presi in considerazione da Wenders sono: Cafè Muller, Le sacre du primtemps, Vollmond e Kontakthof.

L’amicizia tra Pina Bausch e Wim Wenders risale a circa vent’anni fa quando al Festival di Venezia la coreografa tedesca presentò il suo “Cafè Muller” in occasione di una retrospettiva a lei dedicata. Wenders rimase talmente colpito dalla profondità e dalla forza espressiva e visiva che lo spettacolo della Bausch offriva che da subito paventò all’amica l’idea di realizzare un film che presentasse a livello cinematografico il suo lavoro.

Pina, il film

Questo progetto ambizioso e di difficile attuazione è rimasto in sospeso per questi ultimi vent’anni, Wenders non riusciva a trovare il metodo tecnico adatto ad esaltare in modo compiuto ed efficace la forza emotiva che l’opera della Bausch è capace di trasmettere allo spettatore. La svolta è arrivata improvvisa quando Wenders ha assistito alla proiezione in 3d del film-concerto degli U2 al Festival di Cannes. Il regista tedesco ha immediatamente capito che quella poteva essere la soluzione, il 3d avrebbe potuto conferire la giusta profondità e il giusto coinvolgimento ad ogni singolo movimento del teatro danzante della Bausch. Tutto era deciso, tutto era pronto per far partire questo progetto a lungo sognato; nei primi mesi del 2009 Wenders con la sua casa di produzione, la Neue Road Movies, Pina Bausch e il corpo di ballo del Tanztheater Wuppertal hanno iniziato la fase di pre-produzione.

Dopo un intenso lavoro durato più di un anno a soli due giorni dalle prime registrazioni in 3d accade l’impensabile: Pina Bausch muore il 20 giugno in modo improvviso e assolutamente inaspettato. Wenders attraversa una difficile fase di lutto, inizialmente la prima reazione e di abbandonare tutto; spinto e sollecitato dagli stessi ballerini che gli fanno capire come il lavoro di Pina Bausch fosse ancora lì, vivo e vitale, nelle prove e negli spettacoli che stavano preparando, il regista si convince e decide di proseguire. “Il film era stato scritto con e per Pina” afferma Wenders, “ volevamo guardare lei alle prove, seguire lei in tourneè con la compagnia e doveva essere lei a introdurci nel suo regno” ma convinto dai ballerini stessi capisce che “ su tutto c’era ancora lo sguardo di Pina! Così abbiamo ripreso in mano il progetto”.

Pina è uno dei primissimi lungometraggi europei che utilizza la stereografia 3d, e sicuramente il primo film d’autore a fare uso di questa modernissima tecnologia. Le difficoltà sono state enormi, sopratutto da un punto di vista tecnico. Il produttore del 3d Erwin M. Schmidt ammette: “nessuno di noi sapeva come si realizza un film di danza in 3d: abbiamo dovuto prepararci, documentarci e imparare” e per raggiungere l’obbiettivo è stato anche ingaggiato uno dei massimi esperti della stereografia 3d, Alain Derobe.

E’ lo stesso Derobe che ci spiega come per ottenere un effetto ancora più intenso e coinvolgente le cineprese “ le abbiamo messe in mezzo ai danzatori, la camera danza letteralmente con loro, quindi ogni membro della troupe doveva conoscere la coreografia, sapere esattamente come si sarebbero mossi i danzatori”. L’effetto è straordinario, l’impressione è di essere lì sul palco con i ballerini stessi, si condivide con loro ogni singolo particolare e dettaglio tanto cari a Pina Bausch rinomatamente precisa, puntigliosa quanto geniale e carismatica. Quindi filmati di repertorio, brevi assoli dei danzatori del Tanztheater di Wuppertal, ricordi e testimonianze che i ballerini, su invito di Wenders, hanno espresso sotto forma di esibizioni solistiche filmate in luoghi diversi di Wuppertal e dintorni.

Pina è un film in memoria di una delle coreografe più innovative e geniali del XX secolo, colei che fu tra i primi, a metà anni ’70, a concepire un incontro fra teatro, recitazione e danza, un connubio nuovo e sperimentale che con gli anni farà scuola e che in lei nasceva da una formazione multidisciplinare e completa. Pina è al contempo un film che è ben lungi dal voler solo piangere la prematura scomparsa della sua protagonista, non si pone l’obbiettivo di una triste e lacrimevole retorica commemorativa. Pina – di Wim Wenders è un film che su ogni cosa vuole risaltare, utilizzando tecnologie innovative, l’arte e il genio poetico ed espressivo della Bausch, un film che vuole farci conoscere la sua opera e sopratutto far si che ogni singolo spettatore la possa vivere intensamente. “ Pina vedeva col cuore “ afferma Wenders sull’amica “ fino allo sfinimento, non si risparmiava “ quindi conclude: “ ha permesso a noi, il suo pubblico, di condividere il suo sguardo e aprire gli occhi per vedere noi stessi e il linguaggio nascosto dentro di noi”.

Cosa piove dal cielo? recensione del film

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Cosa piove dal cielo? recensione del film

In Cosa piove dal cielo? Roberto (Ricardo Darín, Il segreto dei suoi occhi), introverso proprietario di un negozio di ferramenta, vive da vent’anni quasi senza contatti col mondo dopo un dramma che l’ha profondamente segnato. Per caso conosce Jun (Huang Sheng Huang), un cinese appena arrivato in Argentina senza conoscere una parola di spagnolo, in cerca dell’unico parente ancora vivo, uno zio. Incapace di abbandonarlo, Roberto lo accoglie in casa: attraverso la loro singolare e silenziosa convivenza, Roberto troverà il modo di comunicare con Jun, muto eppure tenerissimo, svelandola banalità della vita e delle coincidenze, o forse semplicemente che il caso non esiste e per ognuno di noi c’è un destino.

Cosa piove dal cielo?, il film

Cosa piove dal cielo? comincia in maniera silenziosa, e poi, a poco a poco, con un misto di ironia e malinconia, si addentra nella mente dello spettatore che guarda interessato e divertito l’avvicendarsi di sentimenti e situazioni in una storia quasi impossibile da gestire a livello semplicemente logistico ma anche a livello emozionale, che coinvolge un mezzo misantropo e un giovane spaventato e ferito dal mondo. Le due realtà non fanno altro che collidere generando un big bang che si risolverà con la nascita di una cosa nuova, una profonda amicizia e la speranza di una vita serena per entrambi.

Quello che incanta in questo piccolo film Cosa piove dal cielo? è la scelta dei toni, non lugubri e tristi, ma allegri, spiritosi e seriamente divertenti attraverso i quali i due personaggi, uno più timido dell’altro, riescono a trovare una via di comunicazione decisamente personale e che alla fine riuscirà a metterli in contatto anche con se stessi. Il tema di fondo, ovvero lo scontro tra due culture diverse, passa in secondo piano e l’ostacolo della lingua diventa da principio insormontabile prima di tutto perché manca la disposizione all’apertura, al dialogo, allo scambio con l’altro. Con il tempo Roberto però scoprirà suo malgrado di aver bisogno di Jun, e il giovane giapponese riuscirà contemporaneamente a mettersi in connessione con i suo gentile salvatore. L’intercessione linguistica giusta arriverà nel momento opportuno, quando i due saranno pronti a condividere le anche a parole vite, sofferenze e segreti.

Cosa piove dal cielo? riesce quindi, attraverso linguaggio allegro e immagini luminose, a raccontare la storia di due solitudini che si incontrano e in modi inaspettati si fanno compagnia.

Love For Life – recensione

Love For Life – recensione

In un piccolo villaggio cinese un traffico illecito di sangue ha diffuso l’AIDS nella comunità. La famiglia Zhao è al centro della vicenda: Qi Quan, il figlio maggiore, è stato il primo a indurre i vicini a donare il sangue con la promessa di denaro veloce.

Twitt di commento dei premiati!

Per la nostra rubrica Twitt dal Festival, che chiude oggi i battenti dopo avervi deliziato con istantanee direttamente dalle sale dell’auditorium, è arrivata l’ora di commentare vincitori e vinti.

Warrior: recensione del film con Tom Hardy

Warrior: recensione del film con Tom Hardy

In Warrior Il marine Tommy Conlon, tormentato da un tragico passato, torna a casa dopo quattordici anni per chiedere a suo padre di aiutarlo ad allenarsi per partecipare a “Sparta”, la più grande competizione di arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan, ex-lottatore diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria.

Alcuni accenni di trama potrebbero accumunarlo a un’altra pellicola che fu una piacevole sorpresa nella passata stagione. Stiamo parlando di The Fighter di David O. Russell, che valse il Premio Oscar a due protagonisti, Christian Bale e Melissa Leo. Tuttavia Warrior si allontana considerevolmente dal quel film, in primis perché in questo caso i fratelli non combattono assieme ma seguono un percorso simile che li porterà a scontrarsi inevitabilmente in un duello ricco di emozioni e di tensione. Inoltre, le vicende umane che entrano in gioco sono di una complessità maggiore rispetto al film di Russell. La cosa che più sorprende della pellicola è la voglia dello spettatore di non voler patteggiare per l’uno o l’altro, di voler vedere entrambi trionfare in un duello senza esclusioni di colpi e che ha nell’eticità la sua componente di maggior rilievo. Va dato merito al regista (Gavin O’Connor) di averlo rappresentato in maniere esemplare raggiungendo leve emozionali altissime.

Warrior recesioneLa violenza di Warrior diventa una danza di sopravvivenza dove i cliché si perdono grazie alle convincenti interpretazioni dei protagonisti. La bravura del regista sta anche in questo, mettere al confronto due attori (Tom Hardy e Joel Edgerton) dirigendoli entrambi in maniera eccellente. Senza contare un altro mostro per interpretazione che fa da bilanciere fra le due vulcaniche personalità dei due protagonisti, Nick Nolte, chiamato a interpretare un ruolo complesso, quello di un padre alcolizzato e assente. Il suo contributo alla pellicola è inestimabile, aiuta tantissimo Warrior a raggiungere a tratti anche momenti di poesia e raffinatezza che in un film del genere non sono di certo scontati. Colpisce anche la sobrietà con la quale il film procede verso il suo traguardo finale, che è quello di mettere K.O. lo spettatore, estasiato e impassibile di fronte a momenti catartici che redimono le vite di ognuno.

18 titoli per la categoria miglior film d’animazione agli Oscar 2012!

Ben 18 titoli in lizza per il posto nella categoria di miglior film d’animazione agli Academy Awards 2012. Alcuni di loro non sono ancora neanche usciti negli USA. Quindi questa lista potrebbe subire variazioni ma con tutta probabilità rimarrà invariata. 

Sean Penn e Leonardo di Caprio per Alejandro Gonzalez Inarritu?

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La coppia Sean Penn e Leonardo Di Caprio potrebbero essere i protagonisti di The Revenant, adattamento del romanzo di Michael Punke del regista Alejandro Gonzalez Inarritu (Biutiful). Il film è prodotto dalla New Regency. Nulla è certo visto che i due attori sono fra i più richiesti di Hollywood. 

Star Trek 2: Benicio del Toro villain per J.J. Abrams?

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Star Trek 2: Benicio del Toro villain per J.J. Abrams?

Inizia la fuga di notizie per scoprire chi sarà il villain di Star Trek 2. Fin ora nulla di ufficiale è trapelato ma secondo Variety,  il regista J.J. Abrams avrebbe scelto come antagonista l’attore Benicio Del Toro, che potrebbe addirittura firmare il contratto entro il weekend.

Vi ricordiamo che ancora una volta  il film sarà scritto da Alex Kurtman, Roberto Orci e Damon Lindelof. Nel cast confermati Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Simon Pegg, Anton Yelchin, Karl Urban e John Cho.

Fonte: Variety

Noomi Rapace in Dead Man Down con Colin Farrell!

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Noomi Rapace in Dead Man Down con Colin Farrell!

Dopo la vincita del Marco Aurelio per la miglior protagonista femminile al Festival del film di Roma, la carriera dell’attrice Noomi Rapace è in continua ascesa. Infatti, secondo Collider l’attrice  è stata ingaggiata per  Dead Man Down,  action thriller in cui reciterà accanto a Colin Farrell. Vi ricordiamo che la Rapace comparirà nell’attesissimo film di Ridley Scott, Prometheus e anche nel nuovo capitolo Sherlock Holmes: Gioco di Ombre di Guy Ritchie.

Il regista della pellicola sarà proprio Niels Arden Oplev, già autore dell’originale Uomini che odiano le donne che lanciò proprio Rapace.  Alla sceneggiatura invece c’è J.H. Wyman (la serie tv Fringe), che produrrà anche la pellicola insieme a Neal Moritz (Fast Five). Dead Man Down racconterà la storia di Victor (Colin Farrell), braccio destro di un boss del crimine di New York che viene prima sedotto e poi ricattato da Beatrice, una donna una volta bellissima e ora sfigurata (Noomi Rapace) in cerca di vendetta. I due finiranno in una spirale di violenza e omicidi.

Per quanto riguarda invece Colin Farrell, ha da poco finito di girare il reboot di Atto di Forza e tornerà a lavorare con il regista di In Bruges Martin McDonagh nel film Seven Psychopaths.

Fonte: Collider

Happy Feet 2 – Full Trailer Italiano

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Happy Feet 2 – Full Trailer Italiano

Il piccolo pinguino Mambo, magistrale ballerino, deve conquistare la stima del figlio Erik e liberare la colonia di pinguini intrappolata da un iceberg. Un’impresa eroica ed esilarante al ritmo di tip tap.

J. Edgar – Trailer Italiano

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J. Edgar – Trailer Italiano

La vita pubblica e privata di J. Edgar Hoover, il controverso fondatore e capo indiscusso dell’FBI dalla sua fondazione fino al 1972. Un racconto scomodo sul potere, l’ambizione, le luci e le ombre dell’America.

Contraband – Trailer Italiano

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La storia parla di un ex contrabbandiere diventato guardia privata, che si ritrova dal lato sbagliato della legge quando ha difficoltà economiche. Un piano in cui è coinvolto va all’aria e degli spacciatori violenti minacciano la sua famiglia.

Voyez comme ils dansent: recensione del film con Maya Sansa

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Voyez comme ils dansent: recensione del film con Maya Sansa

In Voyez comme ils dansent Lise (Marina Hands) è una regista francese che attraversa il Canada in treno, da oriente erso occidente, cercando le immagini giuste per un suo documentario. Sulla strada incontra Alexandra (Maya Sansa), medico di frontiera, che in comune con Lise ha un uomo: un artista, funambolo bizzarro e clown triste che è scomparso nel nulla, marito della prima e poi compagno della seconda. Le due donne cercheranno così l’una dentro l’altra la ragione che ha spinto lo stesso uomo ad amare entrambe, in modi, tempi e continenti diversi imparando dalla reciproca sofferenza il prezzo che l’arte ha nella vita di chi le dedica tutto.

In Voyez comme ils dansent Claude Miller mette in scena questo menage romantico con grande grazia, avvalendosi di un affastellamento temporale tramite il montaggio di flashback con scene contemporanee che se da un lato disorienta lo spettatore dall’altro lo coinvolge ancora di più nella storia, punteggiando la pellicola di piccoli momenti spettacolari dei numeri di Vic Clèment (James Thiérrée). Miller annoda e snoda così le fila di un grande racconto, intimo e personale, che ricostruisce non solo una storia, ma una vita, un’anima.

Voyez comme ils dansent, il film

Ben presto però scopriamo che i personaggi principale di Voyez comme ils dansent non sono tre bensì quattro. Alle due donne e al misterioso artista si aggiunge il paesaggio canadese: potente, selvaggio eppere delicato sotto la coltre di neve che lo ricopre, straordinariamente cinematografico per la sua bellezza, anche grazie alle sapienti inquadrature di Miller.

Stella di Voyez comme ils dansent è senz’altro Maya Sansa, vero orgoglio italico all’estero, recita con disinvoltura e senza alcun tipo di accento in francese e in inglese, interpretando una discendente dei nativi americani del nord. I suoi trattidecisi e simmetrici,le sua pelle olivastra e i suoi colori scuri, insieme ad una rara espressività dello sguardo, ne fanno un’interprete perfetta e perfettamente credibile nell’economia del racconto, contribuendo in maniera decisiva ad aumentare il valore del film. Per quanto è incisiva la Sansa, tanto sembra insignificante la Lise di Marina Hands, sperduta in un Paese e in un paesaggio che non le appartengono e incredula nello scoprire la parte dolce, romantica, quasi umana, dell’uomo che pensava di conoscere.

Voyez comme ils dansent si chiude con il pensiero e l’immagine su Vic, sul suo balletto aereo insieme alle riprese aeree del Canada, e lo spettatore resta a vedere come, loro due insieme, l’uomo e la natura, danzano.

Un cuento chino vince il Festival del film di Roma!

Un cuento chino vince il Festival del film di Roma!

I PREMI ASSEGNATI DALLA GIURIA INTERNAZIONALE – Una giuria internazionale presieduta da Ennio Morricone e composta da Susanne Bier, Roberto Bolle, Carmen Chaplin, David Puttnam, Pierre Thoretton, Debra Winger ha giudicato i film in concorso nella Selezione Ufficiale. La giuria internazionale ha assegnato il:

Prime immagini di Helena Bonham Carter in Great Expectations!

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A pochi giorni dal primo ciak di “Great Expectations” di Mike Newell, sono state diffuse 2 immagini che ritraggono Helena Bonham Carter nei panni di Miss Havisham, personaggio centrale del romanzo di Charles Dickens(in Italia conosciuto come “Grandi Speranze”) da cui è tratto il film.

Non nuova a personaggi gotici e borderline, ancora una volta l’attrice si misurerà con un ruolo complesso e inquietante: una donna abbandonata in gioventù il giorno delle nozze che sceglie di vivere reclusa nell’oscurità della sua vecchia magione, senza mai togliere l’abito da sposa né toccare il banchetto nuziale, rimasto a marcire per anni nella sala destinata al ricevimento.

Il ricchissimo cast prevede fra gli altri Jeremy Irvine(protagonista dell’imminente “War Horse” di Steven Spielberg) nel ruolo di Philip “Pip” Pirrip, giovane eroe della storia, Holliday Grainger (“the Borgias”, “Jane Eyre”) in quello di Estella, figlia adottiva di Miss Havisham da lei educata a spezzare il cuore degli uomini e Ralph Fiennes nella parte di Magwitch, misterioso ex forzato aiutato da Pip.

 

Tratto da una delle opere più popolari di Dickens e scritto da David Nicholls(sceneggiatore e autore dell’imminente “One Day” con Anne Hathaway e Jim Sturgess), “Great Expectations” dovrebbe arrivare nei cinema nel 2012.

Fonte: deadline.com

 

 

The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte I, nuove foto

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The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte I, nuove foto

L’attesa sale e dopo i 15minuti esclusivi visti al Festival di Roma, ecco altre 10 foto inedite di Breaking Dawn parte I in cui possiamo vedere alcuni dei personaggi principali del film, compresi gli amati protagonisti della saga.

Ecco le foto:

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Fonte:comingsoon

Festival Internazionale del Film di Roma 2011: Premi Collaterali

In attesa di sapere i nomi dei vincitori della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, ecco i vincitori dei Premi Collaterali, assegnati oggi, 4 novembre 2011.

Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell’Unicorno, recensione

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Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell’Unicorno, recensione

In principio fu una breve serie di fumetti, poi arrivò la serie animata. Adesso grazie al genio di Peter Jackson e di Steven Spielberg possiamo ammirare le sue avventure sul grande schermo. Stiamo parlando dell’atteso Le Avventure di Tin Tin: il Segreto dell’Unicorno.

Primo di una trilogia che vedrà alternarsi alla regia Jackson e Spielberg (il primo è di Spielberg), il film è stato realizzato in una forma ibrida che mescola animazione e performance capture, unitamente ad un buon 3D, che conducono lo spettatore in un’avventura ricca di inseguimenti, colpi di scena e scoperte, oltre ad un ritmo forsennato che non lascia fiato.

Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell’Unicorno, la trama

In Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell’Unicorno Tin Tin, reporter di grande fama, compra un modellino di una nave, l’Unicorno, e scopre subito che qualcuno lo cerca. Spinto dalla sua inesauribile curiosità, il giovane cercherà di andare infondo alla vicenda, trovandosi ben presto chiuso in una cassa e caricato su un bastimento diretto in Nord Africa. Qui, grazie al fedele cagnolino Milou, Snowy nella versione inglese, riuscirà a liberarsi e si imbatterà nel Capitano Haddock, ibruacone impenitente, che diventerà suo indispensabile compagno d’avventura. Comincia così quella che promette di essere una delle trilogia più redditizie del nuovo decennio, innovativa e commerciale, ricca di tutti gli elementi necessario ad un film di successo: mistero, avventura e divertimento.

Ad interpretare i protagonisti ci sono Jamie Bell, nei panni di Tin Tin, Mr. performance capture Andy Serkis, che questa volta interpreta un umano, anche se sui generis, regalando le sue movenze al Capitano Haddock ed infine Daniel Craig, il cattivo Mr. Sakharine. I due formidabili comici inglese Simon Pegg e Nick Frost sono gli imbranati agenti Thompson & Thompson. La particolarità di questo film è che i personaggi realizzati in CGI non hanno le fattezze degli attori che li interpretano, come era accaduto già con Tom Hanks per The Polar Express e Jim Carrey in A Christmas Carol. Qui i personaggi sono quelli di Hergè, solo che movenze umane. Non sfuggirà agli spielberghiani più accaniti la somiglianza di gran parte delle scene d’azione con quelle di Indiana Jones, al quale sicuramente Spielberg si è ispirato, ma che allo stesso tempo, all’epoca della sua uscita in sala, fu definito a sua volta una specie di Tin Tin.

Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell'Unicorno

Insomma, Steven riesce a far sua qualunque storia, arrivando anche a confondere le storie e le ispirazioni. E’ forse questa la maggiore forza del film e del suo regista: riuscire a mantenere intatto lo spirito del fumetto, infondendo molta personalità alla storia e alla sua rappresentazione, ma riuscendo a realizzare qualcosa di familiare, nel piacevole senso del già visto, innescando una proprietà di appartenenza con lo spettatore. Anche per quello che riguarda la sceneggiatura, non abbiamo nulla di nuovo, una storia ben scritta, brillante, ricca di riferimenti all’originale, ordinaria amministrazione per quasi tutti i prodotti spielberghiani.

Al timone musicale del film l’inconfondibile John Williams che ancora una volta realizza una colonna sonora cucita sul film, efficace e orecchiabile, anch’essa molto simile alle famose note scritte per il Professor Jones. Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell’Unicorno è classico film di intrattenimento, ben confezionato e sapientemente diretto che incarna la meraviglia del cinema con la sua tecnica e la passione del cinema con il suo grande spirito d’avventura.

Le Avventure di Tin Tin: il segreto dell'Unicorno

Quando la notte: recensione del film

Quando la notte: recensione del film

Dopo l’accoglienza “bifronte” a Venezia e le polemiche sul divieto ai minori di 14 anni – prima imposto, poi ritirato – arriva Quando la notte, l’ultima fatica di Cristina Comencini che è ora nelle sale italiane.

Nel film Quando la notte Marina è una giovane madre in vacanza col figlio di due anni in una casa sperduta tra le montagne. Con lei il piccolo Marco, la cui gestione diventa per Marina sempre più difficile: un compito improbo che si sforza di portare avanti da sola, ma per il quale non si sente adeguata, un impegno a tempo pieno che non le dà tregua e le toglie ogni energia. Una sera, la situazione si fa insostenibile e precipita.  A questo punto interviene Manfred, solitaria guida alpina dal carattere duro e spigoloso, proprietario della casa dove alloggia Marina e suo vicino.

Accortosi che qualcosa non va, accorre e porta il bambino in ospedale. Da questo momento Marina e Manfred condividono un segreto. Marina si sente in debito con Manfred, gli è riconoscente, ma lui è impenetrabile e spesso ostile. È un uomo solo, con un passato che lo ha profondamente segnato e che l’irrompere di Marina nella sua vita sta riportando a galla. Fra i due il rapporto è complicato,  conflittuale, ma sempre più stretto, anche perché presto Marina avrà l’occasione di ricambiare il favore di Manfred.

Quando la notte, il film

Fin qui, si potrebbe dire, tutto bene, o quasi. La Comencini mette sul piatto una serie di questioni interessanti da approfondire: la maternità e il suo lato oscuro – fatto di sentimenti ambivalenti che possono sorgere in una madre, pure amorevole come Marina – l’incontro tra due solitudini, la specularità delle storie dei due protagonisti, la misoginia/misantropia di Manfred, che grazie a quest’incontro sembra faticosamente cominciare a uscire dal proprio guscio. E le sviluppa inizialmente con pertinenza e acume.

Il tutto, sorretto in questa fase dalle buone prove dei due protagonisti, che danno forza e sostegno al film, confermando ciascuno le proprie ottime capacità attoriali. Intensa ed efficace Claudia Pandolfi nel ruolo di Marina: l’attrice rende bene il complesso groviglio di amore materno, stress, ansia, senso d’inadeguatezza, disperazione, senso di colpa che caratterizza il suo personaggio – assieme al suo bisogno di essere capita e accolta. Altrettanto pregnante l’interpretazione di Filippo Timi, che rende ottimamente (con sguardi torvi, ma non solo) la misantropia di Manfred, l’incapacità a relazionarsi con l’altro, ma anche la paura di avvicinarsi proprio a una donna come Marina: pericolo estremo, perché non può che far riaffiorare in lui il trauma dell’abbandono – in questa chiave, l’estrema chiusura e anche l’ironia sprezzante che riserva a Marina sono indovinate e rappresentano un suo estremo tentativo di difesa – l’istinto di protezione nei  confronti del piccolo Marco.

Così, non diamo troppo peso a qualche ingenuità di sceneggiatura: certe inattese semplificazioni psicologiche: ad esempio, i fogli con le scritte fatte da Marina, oppure l’analisi un po’ spicciola delle psicologie di Albert/Thomas Trabacchi e Stefan/Denis Fasolo, fratelli di Manfred, che peraltro si va ad aggiungere a una materia già ricca di spunti. E perdoniamo anche qualche scambio di battute poco pregnante, in virtù di una preponderanza di momenti significativi.

Nella seconda parte di Quando la notte, però, la Comencini abbandona i due filoni su cui aveva costruito la narrazione: la maternità problematica e l’incontro, pur tra mille difficoltà, dei due mondi di Marina e Manfred (di cui stronca sul nascere i possibili sviluppi). A distanza di anni, del primo non c’è più traccia, della seconda questione si pretende di riannodare le fila, ma la vicenda dei protagonisti si avvita su se stessa, senza avere un’evoluzione. Diminuisce la verosimiglianza, aumenta l’indecisione, troppi interrogativi restano aperti. Marina da una parte pare risolta, dall’altra è ancora in cerca di qualcosa, Manfred è cristallizzato nel suo fare burbero, ormai quasi stereotipato. A risentirne è anche la resa di Pandolfi e Timi, ora assai meno convincenti.

È così che tutto si fa farraginoso, le ingenuità diventano vistose, sia nella concezione delle scene (scontate nell’idea e poco riuscite nella realizzazione, ad esempio, quelle della funicolare e della corriera), che nei dialoghi (si pensi all’ultimo scambio di battute tra i due). La pellicola dunque sabota nella seconda parte quanto di buono aveva creato nella prima e si conclude lasciando lo spettatore con l’impressione che la complessa materia sia sfuggita di mano alla sua creatrice – autrice anche del romanzo da cui è tratto il soggetto del film e della sceneggiatura, scritta con Doriana Leondeff. La pellicola è prodotta da Cattleya e distribuita da 01 Distribution.

Arriva Immortals, il kolossal epico di Tarsem

L’11 novembre 2011 approderà nei cinema di tutto il mondo Immortals, l’atteso kolossal epico diretto da Tarsem Singh.

2 nuovi film per Terrence Malick!

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Da sempre conosciuto come regista schivo e poco prolifico, Terrence Malick sembra intenzionato a lavorare a ben 2 nuovi progetti nel 2012.

Il primo, “Lawless” , avrà come protagonista Ryan Gosling e sarà interpretato da Christian Bale, Cate Blanchett e Rooney Mara mentre nella seconda pellicola, “kinght of cups”, il cast vedrà nuovamente in scena lo stesso Bale e la Blanchett.

Dopo il successo di “the Tree of life” allo scorso Festival di Cannes, Malick sembra quindi davvero intenzionato a cambiare metodo di lavorazione e a venire incontro alle esigenze di produzione: nel frattempo, restiamo in attesa di una data d’uscita per il film girato l’anno scorso con Rachel McAdams e Ben Affleck, tristemente ancora privo di un titolo.

Life in Day interamente su Youtube!

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Life in Day interamente su Youtube!

Life in a Day, il suggestivo documentario creato dagli utenti di youtube, approda definitivamente online per essere visto da tutto il mondo dopo la presentazione in alcune sale cinematografiche…

Twitt dal Festival: La kryptonite nella borsa – Love For Life

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Siamo ormai agli ultimi giorni del Festival prima della cerimonia finale. Oggi alla kermesse romana saranno presentati La kriptonite nella borsa e Love for Life. Ecco i twitt per la nostra rubrica curata da Marco Stancati.

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