Tre storie parallele, quella di
Marie (Cecile De France), una giornalista francese
colpita dallo tsunami in Indonesia, di George (Matt
Damon) un operaio americano che ha un dono, quello di
stabilire un contatto con chi vive nell’aldilà e di Marcus
(George McLaren), un ragazzino londinese che ha
visto morire suo fratello gemello Jason (Frank
McLaren). Tre personaggi che hanno avuto una relazione con
la morte e che ora cercano ossessivamente delle risposte.
Marie, che è stata travolta da
un’onda anomala, è entrata in contatto con l’aldilà, ha visto e
sentito qualcosa: era come se fosse sospesa nel tempo e nello
spazio in un mondo di luce in cui è assente la forza di gravità.
Marie prova a comunicare le sue sensazioni al fidanzato e al suo
editore ma da loro è respinta e subito alienata. Così passa dalle
“stelle alle stalle” solo per voler esprimere una sua verità che
forse ai più scettici risulta scomoda. George invece conosce bene
l’aldilà, a causa di un lungo e complicato intervento per guarire
da una malattia quando era bambino, si ritrova con il dono di
comunicare con l’altro mondo.
Teneva delle sedute, era un
sensitivo affermato, ma poi decise di chiudere e di nascondere a
tutti la sua capacità, perché l’ostilità e il contatto continuo con
la morte non gli permettevano di vivere ed era costretto alla
solitudine. Marcus è un ragazzino dolce e premuroso nei confronti
della madre tossicodipendente, viveva in simbiosi con suo fratello
gemello, Jason, finché quest’ultimo, per fatalità morì investito da
un’auto. Da quel momento in poi è affidato a una famiglia e inizia
a vivere nel ricordo del gemello, cercando ossessivamente un
contatto con lui. Va alla continua ricerca di sensitivi ma
scopre un mondo di ciarlatani che guadagnano sulle disgrazie
altrui.
Un giorno, per caso, alla “London
Book Fair” i tre protagonisti s’incontrano, Marie è riuscita a
trovare un editore inglese per il suo libro sull’aldilà, intitolato
Hereafter, e sta leggendo alcune pagine alla
presentazione, George, incuriosito, si avvicina e si fa firmare il
libro, stabilendo subito un contatto privilegiato con la
scrittrice. Marcus che si aggirava per la fiera lo riconosce e lo
insegue per avere una seduta.
George inizialmente si rifiuta ma
poi cede all’ostinazione del ragazzino. Così Marcus ha finalmente
modo di comunicare con suo fratello, scoprendo che Jason è ancora
vivo ma abita un altro mondo, quello che si trova oltre la
morte. Hereafter è un film che non delude
grazie ad un ottimo cast di attori, in particolare Matt Damon che
conferma la sua bravura, e una scenografia realistica, palpabile
curata da James J Murakami che descrive e
intreccia le location: Parigi, Londra, Hawaii e San Francisco.
Assenza di tempo, moto e gravità,
un senso di onnipotenza e di onnipresenza. Con queste parole
Eastwood e lo sceneggiatore Peter
Morgan (Frost/Nixon, The
Queen) ci esprimono la sensazione di chi ha avuto
esperienza dell’aldilà. Il regista ha avuto la grande capacità di
raffigurare, in un film perfettamente inserito nella tradizione
classica del cinema americano, l’immaginazione di un mondo
ultraterreno con la grazia di un pittore surrealista e di un poeta
spirituale.
Un film quello di Clint Eastwood che ci lascia con un grande
punto di domanda, cosa c’è dopo la vita? Il regista americano con
Hereafter, affronta per la prima volta il delicato
tema dell’ultraterreno e lo fa privo di preconcetti, senza
inculcarci risposte; il suo aldilà non ha nulla di religioso ma è
il risultato della fantasia di un artista che s’interroga
personalmente, offrendoci una verità provvisoria che ci stimola a
riflettere, perché “La morte è solo un punto di partenza”.
Dopo la foto di Neville con tanto di
watermark sbagliato che è comparsa qualche giorno fa sul web, ecco
arrivare l’immagine del compagno di scuola di Harry Potter ad una
risoluzione migliore.
Questa volta l’immagine è
accompagnata da un’altra foto che ritrae due dei nostri
protagonisti, Harry e Hermione, mentre presumibilmente guardano nel
frammento di specchio, regalato ad Harry dal suo padrino Sirius nel
quinto capitolo della saga. Questo dettaglio non fu mostrato allora
nel film, per cui non sappiamo in che modo verrà introdotto nella
narrazionedal momento che l’elemento dello specchio sarà risolutivo
per l’evolversi della vicenda nell’ultima parte del film.
Ricordiamo che Harry Potter e i Doni della Morte
Parte II uscirà il 13 luglio prossimo, portando a compimento
una delle saghe cinematografiche più remunerative e di successo
della storia del cinema. Speriamo quindi in un finale all’altezza
delle aspettative dei tantissimi fans … molti dei quali fanno parte
di Cinefilos!
Dopo la foto di Neville con tanto
di watermark sbagliato che è comparsa qualche giorno fa sul web,
ecco arrivare l’immagine del compagno di scuola di Harry Potter ad
una risoluzione migliore.
Questa volta l’immagine è
accompagnata da un’altra foto che ritrae due dei nostri
protagonisti, Harry e Hermione, mentre presumibilmente guardano nel
frammento di specchio, regalato ad Harry dal suo padrino Sirius nel
quinto capitolo della saga. Questo dettaglio non fu mostrato allora
nel film, per cui non sappiamo in che modo verrà introdotto nella
narrazionedal momento che l’elemento dello specchio sarà risolutivo
per l’evolversi della vicenda nell’ultima parte del film.
Per adesso godiamoci le foto:
Ricordiamo che Harry Potter e i
Doni della Morte Parte II uscirà il 13 luglio prossimo, portando a
compimento una delle saghe cinematografiche più remunerative e di
successo della storia del cinema. Speriamo quindi in un finale
all’altezza delle aspettative dei tantissimi fans … molti dei quali
fanno parte di Cinefilos!
Ecco la sinossi ufficiale di
X-Men –
L’inizio (X-Men First Class), atteso ennesimo film
sugli X-Men che ne racconterà le origini
X-Men –
L’inizio (X-Men First Class) rappresenta l’inizio
epico per la saga degli X-Men e rivela la storia degli eventi più
importanti della saga stessa. Prima che il mondo conoscesse
l’esistenza dei mutanti e che Charles Xavier e Erik Lensherr
prendessero i nomi di Professor X e Magneto, vediamo due giovani
ragazzi che scoprono i loro poteri per la prima volta. I due, che
diventeranno nemici giurati, sono amici che lavorano insieme con
altri mutanti (alcuni già conosciuti al pubblico, altri nuovi) per
fermare l’Armageddon. Ma in questo percorso, tra di loro nasce un
contrasto, che scatena l’eterna guerra tra la Confraternita di
Magneto e gli X-Men del Professor X.
Inoltre ecco alcune foto ufficiali
che ritraggono James McAvoy e Michael Fassbender, nei panni degli
eterni nemici/amici Xavier e Magneto:
Il film X-Men –
L’inizio, prequel della trilogia cinematografica
dedicata ai personaggi della Marvel, gli X-Men (X-Men,
X-Men 2, X-Men – Conflitto finale), narra le vicende di Charles
Xavier (Professor X), Erik Lehnsherr (Magneto) e del loro primo
tentativo di formare una scuola per i ragazzi mutanti.
X-Men –
L’inizio (X-Men First Class) rappresenta l’inizio
epico per la saga degli X-Men e rivela la storia degli eventi più
importanti della saga stessa. Prima che il mondo conoscesse
l’esistenza dei mutanti e che Charles Xavier e Erik Lensherr
prendessero i nomi di Professor X e Magneto, vediamo due giovani
ragazzi che scoprono i loro poteri per la prima volta. I due, che
diventeranno nemici giurati, sono amici che lavorano insieme con
altri mutanti (alcuni già conosciuti al pubblico, altri nuovi) per
fermare l’Armageddon. Ma in questo percorso, tra di loro nasce un
contrasto, che scatena l’eterna guerra tra la Confraternita di
Magneto e gli X-Men del Professor X.
Abbiamo già diversamente parlato di
Oz, The Great and Powerful progetto che si
prefigge di essere una specie di prequel del Mago di Oz di Baum, e
diretto da Sam Raimi.
Si era vociferato anche di Robert
Downey Jr nei panni di Oz, attore che però si è tirato indietro dal
progetto. La scelta potrebbe ricadere su Johnny Depp, che avendo
interpretato di recente il Cappellaio Matto per Tim Burton,
potrebbe trovarsi già nelle corde giuste per un personaggio che
quanto meno sarà eccentrico.
A quanto pare Christopher Nolan ha
scelto Anne Hathaway per interpretare Selina Kyle alias Catwoman in
“The Dark Knight Rises”, terzo e ultimo capitolo della saga targato
Nolan. Lo annuncia la WarnerBros. È stato anche rivelato anche che
Tom Hardy non interpreterà il Dr. Hugo Strange, bensì il
cattivissimo Bane, personaggio che nei fumetti possiede una forza
sovrumana.
Non è ancora chiaro ancora se Nolan opterà per la doppia
identità della Kyle, oppure se il personaggio sia esclusivamente il
nuovo “love interest” di Bruce Wayne. Ora secondo le
indiscrezioni manca una seconda attrice per il ruolo di Talia Al
Ghul, figlia del personaggio interpretato da Liam Neeson in “Batman
Begins”. “Sono emozionatissimo di avere l’opportunità di
lavorare con Anne Hathaway che sarà una fantastica new entry nel
nostro cast mentre completeremo la storia” – ha detto
Nolan, aggiungendo che Tom Hardy “porterà in vita una nuova
interpretazione di uno dei nemici più potenti di Batman”.
Che dire fino ad ora Nolan ci ha
sempre stupito nelle scelte degli attori e siamo certi ch Anne
Hathaway abbia molto talento. Non rimane che aspettare altri
annunci. Il cast comprende anche i vari Christian Bale, Gary Oldman
nei panni del commissario Gordon, Morgan Freeman in quelli di
Lucius Fox e naturalmente Sir Michael Caine nel ruolo di Alfred. Il
film uscirà sugli schermi per il 20 luglio 2012.
A quanto pare Christopher Nolan ha
scelto Anne Hathaway per interpretare Selina Kyle alias Catwoman in
“The Dark Knight Rises”, terzo e ultimo capitolo della saga targato
Nolan. Lo annuncia la WarnerBros. È stato anche rivelato anche che
Tom Hardy non interpreterà il Dr. Hugo Strange, bensì il
cattivissimo Bane, personaggio che nei fumetti possiede una forza
sovrumana.
La prima cosa
bella di Paolo Virzì è fuori dalla competizione per il
miglior film straniero all’83esima edizione degli AcademyAwards. Il
candidato italiano non rientra nella short list dei nove film
che proseguono la corsa per la statuetta al miglior film straniero
che si disputerà nella notte del 27 Febbraio 2011.
Michel Gondry
dirige il ritorno sul grande schermo del Calabrone Verde. – E’
ormai prossimo l’arrivo nelle sale italiane del cinefumettone “The
Green Hornet”, spettacolare pellicola ispirata ad uno dei più
vecchi e storici personaggi nel mondo dei fumetti, “il Calabrone
Verde”, che esordirà nei cinema italiani il 28 gennaio.
Il film, che la Sony ha prodotto insieme alla
Original Film Feature Films e distribuito in collaborazione con la
Columbia Pictures, riprende la storia di un originale supereroe, il
Calabrone Verde, figura nata dalla mente di George W. Trendle e
Fran Striker che negli anni trenta ne fecero un celebre
protagonista di un diffuso serial radiofonico statunitense.
Il Calabrone Verde diverrà successivamente un serial
cinematografico, nel 1940, quindi sbarcherà sul piccolo schermo a
metà anni ’60 quando verrà proposto come serie tv dalla abc per due
stagioni. Sarà proprio da questa serie televisiva che l’interprete
di Kato, la spalla ed aiutante del Calabrone Verde, si farà
conoscere al grande pubblico divenendone in seguito un vero ed
amatissimo mito, stiamo ovviamente parlando di Bruce Lee.
“The Green Hornet” narra la storia
di Britt Reid ( Seth Rogen ), tanghero e scapestrato figlio di un
ricco magnate americano dei media, impegnato a trascorrere
un’esistenza dissoluta fatta di lunghe nottate all’insegna del
divertimento più sfrenato. Quando Britt riceve la notizia della
misteriosa quanto improvvisa morte del padre, ne eredita di
conseguenza l’immenso impero editoriale; ancora stravolto dalla
scomparsa del genitore Britt avrà modo di conoscerne uno dei più
fidi impiegati e collaboratori, Kato ( Jay Chou ). Kato è un geniale inventore nonché maestro di
arti marziali e con l’intenzione di sfruttare queste eccezionali
qualità, a Britt Reid nascerà l’idea di allearsi con lui per
intraprendere un improbabile quanto ambiziosa lotta al crimine
organizzato. Sarà così che Kato insegnerà a Reid i segreti della
sua arte e gli metterà a disposizione una serie di armamentari
micidiali quanto implacabili come la “black beauty”, un’auto
formidabile ed indistruttibile, e due pistole dai poteri
misteriosi. Nasce così il mito di The Green Hornet, il Calabrone
Verde, fuorilegge nemico dei fuorilegge, che ben presto finirà
nelle mire del più temuto dei criminali di Los Angeles, Benjamin
Chudnofsky ( Christoph Waltz ) il quale pianificherà il modo per
eliminarlo.
Il compito non semplice di
riportare sul grande schermo il personaggio del Calabrone Verde è
toccato a Michel Gondry, eclettico e originale regista francese.
Gondry è nato e cresciuto come geniale ideatore di riuscitissimi
videoclip musicali ( tra gli altri si ricordano quelli per i Daft
Punk o i Chemical Brothers ) e famosi spot pubblicitari. Il regista
francese si afferma a livello cinematografico nel 2001 con “Human
Nature” e sopratutto nel 2004 con “ Se mi lasci ti cancello “
fortunatissimo film con Jim Carey e Cate Winslet. Di questo film
Gondry cura anche la sceneggiatura insieme all’amico Charlie
Kaufmann vincendo il relativo Oscar l’anno successivo. Gondry non sembrava inizialmente l’uomo adatto
per un film come “The Green Hornet” in quanto ritenuto dalla
produzione un regista più portato ad un cinema concettuale e che
quindi mal si conciliava con il genere più commerciale del film in
oggetto. E’ lo stesso Evan Goldberg co-sceneggiatore di “The Green
Hornet” che afferma: “ avevano bisogno di essere convinti. E Michel
li ha convinti alla svelta con una sequenza d’azione che ha
introdotto lui stesso. Nessuno di noi aveva mai visto una cosa del
genere…”.
Gondry convince così il capo della produzione Neil Moritz grazie
alle sue straordinarie capacità tecniche ed artistiche ma gli
attriti e le divergenze sono continue come lo stesso protagonista
nonché co-sceneggiatore del film Seth Rogen afferma: “credo che
Neil sia da una parte dello spettro e Gondry all’estremità opposta.
Io e Ivan ( Goldberg ) siamo giusto nel centro e di solito così
funzionava”. Rogen ammette come la produzione spingesse per
qualcosa di più commerciale mentre il regista se lasciato a se
stesso “è capace di abbandonare qualsiasi comprensione per
chiunque…” il risultato di questa ardua e faticosa mediazione ha
prodotto, Rogen ne è certo, “un grande film”.
Per sapere se le parole di Rogen siano rispondenti al vero non ci
resta che aspettare il 28 di gennaio quando il film esordirà nei
cinema italiani. Sicuramente ad aumentarne la curiosità è la
presenza di altri attori di calibro internazionale come la sempre
bellissima Cameron Diaz nel ruolo di Lenore Case, la segretaria di
Britt Reid/Calabrone Verde e sopratutto di Christoph Waltz
che interpreta il cattivo di turno così come fece con straordinaria
efficacia in “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino.
“The Green Hornet” si presenta quindi come un insolito e originale
cinefumetto dove il protagonista è in realtà un goffo e impacciato
allievo di colui che dovrebbe in teoria fargli da spalla, una sorta
di divertente antieroe che in genere, a livello cinematografico
raccoglie garantite simpatie. A voi dal 28 gennaio il compito di
confutare o meno.
Dopo le foto uscite nei giorni
scorsi ecco arrivare un primissimo video dal set di Spider-Man: si
tratta delle scene girate sulla Grand Avenue, fuori dal Museo
d’Arte Contemporanea di Los Angeles, nelle quali l’Uomo Ragno corre
in mezzo al traffico automobilistico. Il video è ripreso da un fan
estremamente curioso.
E’ online uno speciale di ET su
Sherlock Holmes 2, sequel del fortunatissimo film di Guy Ritchie.
Ecco un’anticipazione delle scene più divertenti che vedremo al
cinema….tra cui anche un travestimento al femminile di Robert
Downey Jr.
Nuova immagine online di Una notte
da leoni – Parte II, che mostra i protagonisti alle prese con
qualche problema incontrato in Tailandia. Ecco la foto!
Diretto da Todd Phillips, il cast
comprende Bradley Cooper, Ed Helms, Justin Bartha, Zach
Galifianakis, Sasha Barrese, Paul Giamatti e Ken Jeong. Anche Liam
Neeson parteciperà a un cammeo; Ambientato in Thailandia, il film
ruota attorno alle vicende degli amici del primo episodio: dopo una
notte di festeggiamenti sfrenati Stu si ubriaca pesantemente e
finisce a letto con una transessuale thailandese. Il giorno dopo i
ragazzi devono ricostruire gli eventi della notte precedente e
scoprire cos’è successo.
Registra il pienone la
presentazione di Qualunquemente, il film che porta al cinema
Antonio Albanese porta e uno dei suoi personaggi più noti, il
politico calabrese Cetto La Qualunque, del Partitodu Pilu.
Arriva al cinema
Qualunquemente, con una delle maschere
più redditizie e longeve di Antonio
Albanese: Cetto la Qualunque; imprenditore
calabrese corrotto ed ignorante amante delle donne che decide di
scendere in politica candidandosi a sindaco per paura che venga
eletto un altro personaggio dalla parte della legge puntando sul
suo famosissimo slogan “più pilu pe tutti”.
In
Qualunquemente una delle più grandi
perplessità che sin dal primo annuncio il film ha suscitato era
senza dubbio se si sarebbe riuscito a costruirci una storia valida
attorno e se questa avrebbe retto per una durata sufficiente per un
lungometraggio da cinema. I famosi comizi di Cetto prima di questo
film duravano 15 minuti ed è anche su questa formula che questi
aveva puntato ed ottenuto il grande successo di pubblico. Per
quanto la bravura e il talentuoso modo di mettere in scena il
personaggio che ne fa un grande attore del teatro delle maschere
quale è Albanese, questo non basta a dare al suo personaggio il
lustro che aveva in tv, problema è dovuto in gran parte ad una
necessità di dare continuità agli sketch che non reggono granché
nel flusso continuo della pellicola. I punti deboli del film
appaiono appena superato i 15° minuto: la sceneggiatura amalgama
con difficoltà le varie bravate di Cetto pur riuscendo a
divertire con sequenze molto esilaranti.
Tuttavia per un film questo non è
sufficiente, soprattutto se la regia è un po’ precaria. E’ proprio
nella regia che si trova un secondo punto debole:
Qualunquemente non è molto equilibrato e vive di
alti e bassi che disuniscono l’armonia filmica finendo per far
ritornare il personaggio dove lo avevamo lasciato. Infelice anche
la scelta di giocare molto spesso su inquadrature e primi piani
esasperati anche se è da menzionare la scena finale che si chiude
su un piano sequenza bello ed efficace anche se il merito è
equamente ripartito tra la regia e lo scenario fantastico dello
stretto di Reggio Calabria.
Detto questo è certamente dovuto un
elogio ad Antonio Albanese che per quanto possa
far vivere il personaggio in una struttura quanto mai precaria
riesce a far ridere e a divertire sfruttando anche una scelta
felice: ovvero quella di approfondire la vite attorno a Cetto: il
figlio Melo, la moglie Carmela e gli amici. Divertenti anche i
costumi al quanto bizzarri che danno un tocco fumettistico al film
diventando quasi uno dei suoi punti forti. Belle anche le musiche
che accompagnano la storia con il dovuto equilibrio.
In definitiva
Qualunquemente fa ridere, e abbastanza, sfruttando
i già conosciuti espedienti del personaggio, ma qualcosa di più
poteva essere fatto nella storia che fa da sfondo alle gang di
Cetto. Ma quel che e fatto è fatto. Ultima nota va al bravo
Sergio Rubini che si conferma anche in questo film un
abile modellatore.
Il diniego incassato dal regista da
parte di più produttori ha fatto il giro del Mondo. Le ragioni? Il
film parla dell’Italia degenerata di oggi, con riferimenti
inevitabili a chi ci governa.
Lo sfogo di Bellocchio al Corriere
della sera ha fatto il giro del Mondo. “Italia mia”, il suo ultimo
progetto cinematografico parla dell’Italia di oggi, “un film sul
potere, con riferimenti non casuali, ma senza intenzioni di
inseguire l’attualità né di fare pamphlet polemici”. Bellocchio gli
dà un taglio molto personale, una sorta di racconto trasfigurato
della drammatica realtà che stiamo vivendo. I personaggi non
vengono mai chiamati per nome, ma la loro identità si può intuire.
Si citano situazioni note, finite sulle pagine di tutti i giornali,
ma viste dalla gente della strada, soprattutto dei giovani sempre
più smarriti. Non a caso, il film tratta della storia di una
giovane donna impegnata con “casi importanti che sono finiti in
prima pagina” e finisce con “una grande festa in una lussuosa villa
su un’isola. Forse in Sardegna o in Sicilia”.
Un po’ come accadde nel film “Il
Caimano” – in cui una giovane regista si vede rifiutare da tutti
l’aiuto nel girare il suo cortometraggio sulla vita di Berlusconi
(troverà la disponibilità solo di un regista ormai fallito,
interpretato da Silvio Orlando) – anche Bellocchio si è visto
rifiutare da ben 12 produttori il finanziamento al suo film. Certo,
ammette che il budget non è esiguo, giacché si tratta di investire
6-7 milioni di euro. Ma è anche convinto che per produrre un film
di questa portata, e in fondo, di questo rischio, quei soldi ci
vogliono tutti. Ma sconfortato ha anche ammesso che è la prima
volta che ciò accade nella sua carriera. Il regista bolognese – che
vanta 24 film all’attivo, tra cui l’ultimo “Vincere” del 2009,
trattante la storia del figlio non riconosciuto del Duce (Benito
Albino Dalser) -non si arrende: “Credo davvero in questo progetto.
Un giorno o l’altro, lo farò.”
Bellocchio ha ottenuto ovviamente
la solidarietà di diverse personalità del cinema italiano. Tra
queste, molto forti sono le parole utilizzate dallo sceneggiatore
Alessandro Bencivenni (stretto collaboratore di Neri Parenti): “Il
cinema non può esistere in Italia senza l’utilizzo di fondi di
produzione controllati da Berlusconi stesso, senza utilizzare la
RAI che è indirettamente controllata da Berlusconi, e senza l’aiuto
dei fondi del Governo italiano. Dunque sempre indirettamente
controllati dal Presidente del consiglio Berlusconi. E ‘difficile
oggi – conclude amaramente Bencivenni – trovare un produttore
disposto a investire in progetti rischiosi”.
C’è anche una chiosa amara di Pupi
Avati, anch’egli intervistato sul caso Bellocchio: “Il mio film “Il
figlio piu piccolo”, una commedia sulla corruzione, non fu un
successo e ho messo da parte un secondo progetto che avevo in
cantiere su un tema simile”. Forse, conclude Avati, “gli italiani
si sono abituati a certe cose”.
La domanda ora è d’obbligo: se un
regista di lungo corso come Bellocchio trova difficoltà nel vedersi
finanziare film scomodi, quali speranze ha un regista
emergente?
Da oggi The Fall, l’acclamato film di
Tarsem Singh, è disponibile in dvd e Blu-Ray nel nostro Paese.
Un’attesa lunga più di tre anni, ma finalmente giunta al
termine…
Dopo una limitata release lo scorso
settembre, la Eagle Pictures distribuisce da oggi The
Fall in dvd e Blu-Ray. Di certo è un peccato che
questo piccolo cult non sia arrivato sul grande schermo in Italia
ma, considerando il suo stato di pellicola dispersa degli ultimi
tre anni, che ha gradualmente conquistato il pubblico grazie al
passaparola, è già tanto che alla fine qualcuno abbia deciso
di distribuirlo.
La versione homevideo contiene il
film in lingua originale e doppiato in italiano. Tuttavia, vi
raccomandiamo indubbiamente la versione originale, visto che è di
facile comprensione e consente di apprezzare pienamente le
interpretazioni degli attori (in particolare della dolce
protagonista, Alexandria).
Per saperne di più su The
Fall, vi ricordo la nostra analisi.
Ecco l’elenco delle Nominations per
i cosiddetti Oscar inglesi, gli Orange British Academy Film Awards
2011 (BAFTA). Quest’anno il film con il maggior numero di
candidature è The King’s Speech, film inglesissimo, ma la
manifestazione non disdegna produzioni americane, come Cigno Nero,
Inception e Il Grinta.
Nel confermare il successo
internazionale che sta avengo Guadagnino con Io Sono L’Amore,
notiamo però lo strano cosa di The Social Network, quasi ignorato a
questo giro con ‘sole’ 6 nominations: si tratta dello stesso film
che ha trionfato ai Golden Globe? Chissà…..
Ecco tutte le nominations:
MIGLIOR FILM
BLACK SWAN Mike Medavoy, Brian Oliver, Scott Franklin
INCEPTION Emma Thomas, Christopher Nolan
THE KING’S SPEECH Iain Canning, Emile Sherman, Gareth Unwin
THE SOCIAL NETWORK Scott Rudin, Dana Brunetti, Michael De Luca,
Céan Chaffin
TRUE GRIT Scott Rudin, Ethan Coen, Joel Coen
MIGLIOR FILM INGLESE
127 HOURS Danny Boyle, Simon Beaufoy, Christian Colson, John
Smithson
ANOTHER YEAR Mike Leigh, Georgina Lowe
FOUR LIONS Chris Morris, Jesse Armstrong, Sam Bain, Mark Herbert,
Derrin Schlesinger
THE KING’S SPEECH Tom Hooper, David Seidler, Iain Canning, Emile
Sherman, Gareth Unwin
MADE IN DAGENHAM Nigel Cole, William Ivory, Elizabeth Karlsen,
Stephen Woolley
MIGLIOR DEBUTTO PER UN PRODUTTORE, REGISTA O
SCENEGGIATORE INGLESE
THE ARBOR Clio Barnard (Director), Tracy O’Riordan (Producer)
EXIT THROUGH THE GIFT SHOP Banksy (Director), Jaimie D’Cruz
(Producer)
FOUR LIONS Chris Morris (Director/Writer)
MONSTERS Gareth Edwards (Director/Writer)
SKELETONS Nick Whitfield (Director/Writer)
REGISTA
127 HOURS Danny Boyle
BLACK SWAN Darren Aronofsky
INCEPTION Christopher Nolan
THE KING’S SPEECH Tom Hooper
THE SOCIAL NETWORK David Fincher
SCENEGGIATURA ORIGINALE
BLACK SWAN Mark Heyman, Andrés Heinz, John McLaughlin
THE FIGHTER Scott Silver, Paul Tamasy, Eric Johnson
INCEPTION Christopher Nolan
THE KIDS ARE ALL RIGHT Lisa Cholodenko, Stuart Blumberg
THE KING’S SPEECH David Seidler
SCENEGGIATURA ADATTATA
127 HOURS Danny Boyle, Simon Beaufoy
THE GIRL WITH THE DRAGON TATTOO Rasmus Heisterberg, Nikolaj
Arcel
THE SOCIAL NETWORK Aaron Sorkin
TOY STORY 3 Michael Arndt
TRUE GRIT Joel Coen, Ethan Coen
FILM NON IN INGLESE
BIUTIFUL Alejandro González Iñárritu, Jon Kilik, Fernando
Bovaira
THE GIRL WITH THE DRAGON TATTOO Søren Stærmose, Niels Arden
Oplev
I AM LOVE Luca Guadagnino, Francesco Melzi D’Eril, Marco Morabito,
Massimiliano Violante
OF GODS AND MEN Xavier Beauvois
THE SECRET IN THEIR EYES Mariela Besuievsky, Juan José
Campanella
FILM ANIMATO
DESPICABLE ME Chris Renaud, Pierre Coffin
HOW TO TRAIN YOUR DRAGON Chris Sanders, Dean DeBlois
TOY STORY 3 Lee Unkrich
“Ho incontrato Renato
Vallanzasca per in sette o otto incontri nei quali mi ha raccontato
la sua storia. Il risultato sullo schermo è una sintesi di quello
che lui mi ha detto, ma anche di quello che posso apportare io al
personaggio immaginandone tic e nevrosi. È stato interessante
immaginare il Vallanzasca di ormai 40 anni fa”.
Robert Downey Jr., lanciatissimo
Tony Stark e Scherlock Holmes fuori dagli schemi, oltre che
interprete di altri personaggi recenti davvero ben disegnati, si
darà al doppiaggio per un cartone animato, scelta sempre più comune
trai grandi di Hollywood, se pensiamo a Will Ferrell e Brad Pitt in
Megamind.
Il film in questione è
L’improbabile storia di Peabody, spin-off della serie Rocky &
Bullwinkle.Lo spin-off vedeva invece un cane superintelligente
(Peabody, interpretato da Downey Jr.), viaggiare nel tempo con un
ragazzino che lui considerava il suo animale domestico. A dirigere
il film per la DreamWorks Animation, in previsione di un’uscita per
il 2014, sarà Robert Minkoff, coautore di Il Re Leone e regista di
Il regno proibito, con Jackie Chan e Jet Li.
Robert sarà presto sugli schermi
italiani con Parto con il Folle, commedia demenziale diretta
dall’acclamato regista di Una Notte da Leoni, Todd Phillips,
accanto a Zach Galifianakis.
Fresco presentazione per Robert De
Niro durante la notte scorsa ai Golden Globe, Matt Damon è tornato
questa mattina sul set di Cameron Crowe che sta girando il
suo ultimo film Abbiamo comprato uno Zoo. Ecco infatti alcune foto
dimostrative.
Damon è stato avvistato questa
mattina mentre girava le scene del il film a Los Angeles. Per la
regia di Crowe (Almost Famous), il film è interpretato da Damon,
Scarlett Johansson, Patrick Fugit (Quasi
famosi), Elle Fanning (Somewhere), JB Smoove (Date Night) e il
recentemente annunciato John Michael Higgins (Yes Man).
Basato sul libro di memorie di
Benjamin Mee, il film racconta la storia di un uomo che trasferisce
con la sua famiglia in Inghilterra, dove decide di acquistare e
gestire uno zoo in seguito alla morte della moglie.
Abbiamo comprato un Zoo uscirà nei
cinema USA il 23 dicembre.
Cars, uno dei film della Pixar che
ha dato maggiori soddisfazioni all’azienda nel campo del
merchandising, è destinato a tornare al cinema il prossimo 24
giugno. Dopo diverse immagini e poster, oltre ad un piccolo teaser,
oggi la Pixar ha pubblicato due nuove immagini che lasciano
intravedere la trama internazionale, o meglioun territorio
internazionale che sarà attraversato dagli amici su quattro ruote
che abbiamo conosciuto nel primo episodio.
A Cars 2 prestano le voci: Owen
Wilson, Michael Caine, Emily Mortimer, e Jason Isaacs.
La prima immagine mostra i nostri
amici in giro per quello che sembra essere un paesaggio al neon di
Tokyo. L’affollatissima scena sarà sicuramente esaltata
dall’utilizzo dell’IMAX 3D, soprattutto se si fa caso alla
posizione retrocessa dell’automobile verde.
La seconda immagine, oltre a
mostrare un nuovo arrivo, l’automobile rosa, mostra un volo di
prima classe per le nostre automobili, con destinazione, forse, una
gara di corsa.
Come ogni superoe che si rispetti,
The Green Hornet, ennesimo film adattato da un
fumetto, alla prima settimana di uscita si attesta direttamente in
prima posizione dei film più visti negli Stati Uniti.
Il film rappresenta una sfida sotto
diversi fronti; alla regia troviamo infatti Michel Gondry, di cui
sono note la tendenza al poco uso della computer graphics a favore
di un fantasioso uso delle scenografie o dei blue screen, mentre
nel ruolo del superoe, spalleggiato dall’assistente Kato, nome che
riporta alla mente scene che hanno segnato la storia del cinema,
c’è Seth Rogen, solitamente protagonista di commedie con, ad
esempio, Katherine Heigl ( in Molto incinta) o
Strafumati con James Franco. Per entrare nei panni
del supereroe, l’attore ha dovuti quasi 12 chili.
Il film totalizza 40 milioni di
dollari, quasi il doppio del secondo in classifica, un’altra uscita
di questa settimana, The dilemma, la nuova
commedia di Ron Howard, con Vince Vaughn combatutto sull’essere
sincero o meno con il suo migliore amico riguardo i tradimenti
della moglie.
In terza posizione scivola
True Grit, dei fratelli Coen, seguito da due film
i cui attori principali sono appena stati premiati agli ultimi
Golden Globes: al quarto posto troviamo infatti The King’s
Speech con Colin Firth, premiato per la migliore
interpretazione maschile in un ruolo drammatico e al quinto il suo
corrispettivo nel ruolo femminile: Natalie Portman premiata per la
sua interpretazione in The Black Swan di Darren
Aronosfky, aldilà del discorso di ringraziamento per il premio,
forse un po’ troppo intimo, dedicato al coreografo del film nonché
suo attuale compagno e padre del bimbo che porta in grembo, la sua
interpretazione ha convinto la Hollywood Foreign Press Association
che assegna il premio.
Little Fockers
continua la sua discesa, lo troviamo infatti in sesta
posizione dei film più visti, con però un incasso totale di 135
milioni di dollari. La parte bassa della classifica è popolata dai
film di Natale in direzione di uscita dalla classifica: in settima
posizione troviamo infatti Yogi Bear e in ottava
Tron: Legacy. In nona posizione resiste
The Fighter, anche questo film è stato premiato
con il Golden Globe per la migliore intepretazione maschile non
protagonista in un ruolo drammatico, quella di Christian Bale
allenatore del fratello Mark Whalberg. A chiudere la classifica,
troviamo infine Rapunzel che ormai è presente in
classifica da quasi due mesi e ha raggiunto un incasso lordo di 182
milioni di dollari.
Tra le uscite delle prossima
settimana si aspettano: una commedia con Natalie Portman,
No strings attached, diretta da Ivan
Reitman, utile per allontanarsi un minimo dal personaggio cupo e
doppio del film di Aronofsky, il nuovo film di Peter Weir,
The way back con Colin Farrell,Ed Harris e Jim
Sturgess, che segue il ritorno di un uomo da un gulag, e
The company men, di cui saltano agli occhi il cast
importante; ci sono infatti Tommy Lee Jones, Ben Affleck e Kevin
Costner, tra gli altri, e l’attualità del tema, che affronta le
riduzioni di personale operate da alcune compagnie a causa della
crisi.
Dustin Hoffman,
assieme a Robert De Niro e Al Pacino è uno dei più
amati attori americani e condivide con i due colleghi anche
l’apprendistato all’Actor’s Studio. È
forse tra i tre quello che meno risponde, sulla carta, ai canoni
del successo hollywoodiano: di bassa statura, non bellissimo, ma
con un’espressività e una capacità mimetica invidiabili, che gli
hanno consentito, nella sua lunga carriera, di affrontare ruoli di
ogni tipo.
Da quelli drammatici a quelli da
commedia, personaggi negativi, figure di perdenti, così come ruoli
ironici e comici, dimostrandosi sempre all’altezza del compito. Il
tutto, unito a una grande tenacia e perseveranza, nonostante un
inizio non facile.
Dustin Hoffman
nasce a Los Angeles l’8 agosto del 1937 da una pianista jazz e un
attrezzista della Columbia Pictures. Respira
dunque fin da piccolo aria di cinema e se ne appassiona, nonostante
in un primo momento si iscriva alla facoltà di medicina. Passa poi
al Conservatorio, dove studia pianoforte. Intanto inizia ad
avvicinarsi alla recitazione e si esibisce sul palcoscenico della
Playhouse di Pasadena. Capisce presto che per tentare la strada
dell’attore deve andare a New York. Qui, a partire dal ’60, ottiene
piccoli ruoli in teatro e contemporaneamente frequenta
l’Actor’s Studio. Vive assieme ai colleghi e amici
Gene Hackman e Robert Duvall. I primi ruoli di
peso, sempre in teatro, arrivano nel ’64 con Aspettando Godot e nel
’66 con Il viaggio del quinto cavallo, che gli vale un
riconoscimento come miglior attore. Ed è proprio dal teatro che
arriva anche la grande occasione per passare al cinema: nel ’67
partecipa alla commedia Eh? , che ottiene un buon successo e
soprattutto annovera tra i suoi spettatori il regista Mike
Nhicols.
È la svolta nella carriera di
Dustin Hoffman, che viene subito reclutato per
interpretare Benjamin Braddock ne Il laureato. L’attore
californiano appare perfetto nel ruolo del giovane laureato
coinvolto in una relazione con una donna più grande di lui (Mrs.
Robinson/Anne Bancroft). Relazione senza futuro,
dal momento che Benjamin non ha nulla in comune con Mrs.
Robinson, né con tutta la generazione cui lei appartiene (è
infatti un’amica di famiglia dei genitori di Ben). Proprio la
distanza che separa questi due mondi è al centro del film. Il
protagonista infatti s innamorerà poi di Elaine, figlia di Mrs.
Robinson. Con questa coetanea Benjamin sembra finalmente instaurare
un rapporto autentico, interrotto bruscamente quando Elaine scopre
la relazione di lui con Mrs. Robinson, e ripreso altrettanto
bruscamente nel finale, quando Benjamin sottrae la ragazza
dall’altare, dove lei ha appena pronunciato il fatidico “sì” con un
altro uomo. E proprio nei minuti finali – i migliori del film a
detta dello stesso Mike Nichols – sta la piccola-grande rivoluzione
dei due giovani protagonisti: si ribellano alle convenzioni sociali
vigenti, al futuro preparato per loro dai genitori, negano la
Chiesa e l’istituzione matrimoniale – significativo l’uso del
crocifisso da parte di Benjamin nella sequenza finale – e fuggono
da quel mondo che non capiscono e non accettano.
Questo ovviamente pone il
problema del “dopo”: cosa costruire al posto di quel sistema? Cosa
fare della propria vita, ora che ne sono padroni? La questione
resta aperta, espressa al meglio nella scena finale, nei loro
sguardi e nei volti, dove il sorriso lascia presto il posto a
un’espressione perplessa e incerta. Il film ottiene grande
successo, le cui motivazioni vanno ricercate, oltre che nell’ottima
interpretazione offerta dagli attori, nell’abilità del regista che
sa leggere e anticipare il disagio esistenziale e la voglia di
ribellione d una generazione, apparso poi in tutta la sua chiarezza
nel ’68; nel buon ritmo della pellicola, via via più incalzante;
nell’innovativo uso della musica pop a commento delle immagini –
celeberrima la colonna sonora di Simon &
Garfunkel. La pellicola dà ad Dustin
Hoffman la notorietà, oltre che la sua prima nomination
all’Oscar.
Iniziano così i suoi travagliati rapporti con l’Academy,
che critica aspramente in quell’occasione per non aver sospeso le
celebrazioni dopo l’assassinio di Martin Luther
King. Per molti anni non sarà più invitato alla cerimonia
e otterrà la meritata statuetta solo 11 anni dopo.
Nel ’69, per Dustin arriva
l’occasione di farsi dirigere da John Schlesinger,
come coprotagonista di Un uomo da marciapiede. Qui si evidenziano
tutte le capacità mimetiche di Dustin Hoffman, che
riesce a diventare Rico, ladro zoppo che affianca Jon
Voight/Joe Buck nelle sue peregrinazioni su e giù per New
York, alla ricerca di donne per le quali prostituirsi. Ma non è
così facile. I due uniscono le loro sventure e, se ciò non serve a
procurargli miglior fortuna – Voight non riesce a trovare “prede” e
Dustin Hoffman muore di tisi – cementa però una
commovente amicizia. Alla base della riuscitissima trasformazione
di Dustin Hoffman, una rigorosa applicazione del
Metodo Strasberg e l’attenta osservazione
dell’andatura di persone claudicanti per le strade, per riprodurne
al meglio i movimenti. Per questa interpretazione, l’attore, molto
amato in Italia, guadagna il David di Donatello.
Lo stesso anno, sposa Anne Byrne, dalla quale avrà una figlia. Nel
’70 lo vuole Arthur Penn nel suo western atipico –
il primo dalla parte degli indiani – che svela la vera natura della
“mitica” conquista del West: la sistematica distruzione di un
popolo pressoché impossibilitato a difendersi. Qui l’attore di Los
Angeles veste i panni di Jack Crabb: ultracentenario che racconta
la sua epopea nel west. Adottato da bambino dagli indiani cheyenne
in seguito alla morte dei genitori, impara ad amarli e a
rispettarli. Torna poi tra i bianchi e partecipa alla battaglia di
Little Big Horn, di cui è l’unico superstite. Sarà però sempre in
bilico tra la sua identità di “uomo bianco” e l’affetto per il
nobile popolo indiano che lo ha cresciuto, e che vede sterminato e
vessato da bianchi senza scrupoli. Il tutto però non assume i toni
del dramma, ma piuttosto della commedia, seppur con risvolti
tragici. Non mancano ironia e sarcasmo.
Il ’71 lo vede alle prese
con un personaggio e una pellicola molto criticate all’epoca, per
l’uso della violenza che mostravano apertamente. Si tratta di Cane
di paglia di Sam Peckimpah. Il ruolo è doppio e complesso: il
matematico David Sumner, appena trasferitosi in Cornovaglia con la
moglie, ha buon senso, è razionale come vuole la sua professione, è
docile, remissivo, o almeno così sembra. Ma quando “il nemico” (un
gruppo di ragazzotti del posto) mette in pericolo la sua
tranquillità familiare, prima violentando la moglie e poi cercando
di introdursi in casa sua, prevale in David l’istinto e si scatena
la sua parte violenta. Si tratta dunque di una riflessione sulla
violenza, su come essa si annidi anche dentro l’individuo
apparentemente più tranquillo, facendo riemergere il lato
animalesco e istintuale che è in ciascuno di noi.
L’anno successivo porta
Dustin Hoffman nel nostro paese, dove lo vuole
Pietro Germi per recitare al fianco di
Stefania Sandrelli in Alfredo,
Alfredo. Un’altra grande interpretazione, in cui
l’attore dà prova del suo istrionismo in un ruolo molto diverso dal
precedente, è quella di coprotagonista in Papillon di
Franklin J. Schnaffer (1973), in cui affianca
Steve McQueen. Il film, tratto dal romanzo
autobiografico di Henry Charrière, è incentrato sulla prigionia di
quest’ultimo nella colonia penale della Cayenna, Guyana francese,
recluso perché condannato per un omicidio di cui si dice innocente.
Tra numerosi tentativi di fuga, punizioni esemplari e indicibili
torture, instaura un rapporto d’amicizia con un altro detenuto,
Hoffman/Louis Dega, un falsario. La coppia si regge sui contrasti e
funziona benissimo: McQueen alto, forte e tenace, Hoffman piccolo e
miope, ma tenace anch’egli e astuto. Alla fine riusciranno a
riguadagnare la libertà. McQueen è premiato col Golden
Globe. Hoffman invece attende ancora premi importanti in
patria. Nel ’74 interpreta un altro personaggio non facile: il
cabarettista americano Lenny Bruce, che sconvolse gli Usa negli
anni ’50 e ’60 con i suoi show dissacranti e critici del costume
americano, contro cui si scagliava con forza e senza rinunciare
all’uso di un linguaggio colorito. La sua vita era una continua
lotta contro il perbenismo imperante e per i suoi show, tacciati di
oscenità, fu spesso arrestato. Il regista, Bob Fosse, sceglie poi
di mostrarne anche il lato privato: una personalità piena di ombre,
che Lenny cercava di scacciare ricorrendo alle droghe. Nei panni di
questo personaggio, acclamato, eppure solitario, paladino della
libertà d’espressione, Hoffman è ancora una volta del tutto a suo
agio e ottiene la nomination al Golden Globe e
all’Oscar.
Due anni più tardi, Dustin
Hoffman ha l’occasione di lavorare di nuovo con
John Schlesinger, che lo dirige ne Il maratoneta,
un thriller che scorre sul filo di una tensione sempre viva,
contrapponendogli un altro mostro sacro della cinematografia:
Laurence Olivier. Dustin
Hoffman regge il confronto e non sfigura affatto,
tanto da ottenere il suo secondo David di
Donatello come miglior attore protagonista. Dello stesso
anno è un’altra pellicola che ha fatto epoca, entrando nella storia
del cinema. Forse il miglior film mai girato sul mestiere del
giornalista: Tutti gli uomini del
presidente di Alan J. Pakula,
ricostruzione meticolosa e fedele dell’inchiesta Watergate,
con
Robert Redford e Dustin Hoffman nei panni dei due
giornalisti Woodward e Bernstein, che con la loro abnegazione
ricostruirono la vicenda e portarono alla luce le prove dello
scandalo, costringendo il presidente Usa Nixon alle dimissioni.
Il 1979 è per Dustin
Hoffman l’anno della consacrazione definitiva anche in
patria. Interpreta infatti Ted Kramer nel film di
Robert BentonKramer contro
Kramer. Qui, è un padre di famiglia che si ritrova di
punto in bianco da solo a badare al figlioletto Billy, di pochi
anni, dopo che la moglie (una bravissima Meryl Streep) l’ha lasciato. Fra mille
difficoltà, specie all’inizio, scopre un rapporto più profondo col
bambino, che accudisce amorevolmente, finché la madre, stabilizzata
la propria situazione, chiede la custodia del figlio. Ma Ted non è
più disposto a rinunciarvi. Inizia così un’aspra battaglia tra gli
ex coniugi. È dunque la storia di questo rapporto di incondizionato
affetto che cresce di giorno in giorno tra padre e figlio, quasi a
voler dimostrare come, raggiunta dopo il ’68 la parità tra i sessi,
questa non vada interpretata solo a vantaggio della donna, ma anche
dell’uomo, che può rivendicare il diritto ad occuparsi del figlio,
laddove la madre sia assente o carente. Commovente interpretazione
di Dustin Hoffman, che stavolta fa incetta di
premi, finalmente anche in patria: David di Donatello,
Golden Globe e Oscar come miglior Attore
protagonista. Resta celebre il discorso col quale riceve
quest’ultimo premio, ringraziando, sì, ma non abdicando alle
critiche rivolte all’Academy negli anni precedenti. Commenta
ironico la statuetta, dopo averla osservata per alcuni istanti:
«Non ha i genitali, ma porta una spada» e non esita a ribadire:
«Sono sempre stato critico nei confronti dell’Academy, e a
ragione», riferendosi alla competizione, a sua detta artificiosa e
anzi addirittura dannosa, che questo tipo di premi instaurano tra
attori – le altre nomination erano per Jack Lemmon, Al
Pacino, Peter Sellers, nei confronti dei quali dice: “Mi
rifiuto di credere che li ho battuti”- , sottolineando invece come,
nella sua visione, tutti appartengano alla stessa grande famiglia,
maestranze comprese, anche se a queste ultime non sono mai concesse
le luci della ribalta. Degno discorso di un grande attore, figlio
di un attrezzista di Hollywood. Oscar anche per Meryl Streep come miglior attrice. Nel 1980
Dustin Hoffman, della cui vita privata si sa poco,
si sposa per la seconda volta, con Lisa Gottsegen, dalla quale avrà
quattro figli.
Ormai le capacità di Hoffman e il
suo eclettismo sono noti e apprezzati in tutto il mondo. A
suggellare ulteriormente questo stato di cose è l’enorme successo
di pubblico riscosso nel 1982 dalla commedia Tootsie, in cui
l’attore, diretto qui da Sidney Pollack,
interpreta il disoccupato Michael Dorsey che per trovare lavoro
escogita lo stratagemma del travestimento: fingendosi donna
(Dorothy Michaels detta appunto Tootsie), riesce a diventare una
diva delle soap operas. La pellicola unisce comicità e ironia e
Hoffman dimostra di adattarsi benissimo anche ai panni femminili.
Per l’interpretazione ottiene il Golden Globe. Una
curiosità: in terra nostrana, viene omaggiato anche da
un’esordiente Luca Carboni, che così intitola il
suo album nel 1984: …intanto Dustin Hoffman non
sbaglia un film. E come dargli torto? Nel 1985, infatti, Dustin
ottiene l’ennesimo grande successo, dando corpo al personaggio di
Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore, sia per il cinema
che per il teatro. Al suo fianco recita John
Malkovich, nel ruolo del figlio primogenito.
Dustin Hoffman caratterizza in modo perfetto
l’anziano Willy, che vede frustrate le speranze riposte nel figlio
e al contempo avverte il peso dell’età che avanza. Fonte del film e
dello spettacolo è l’opera omonima di Arthur
Miller.
Tre anni dopo, l’attore di Los
Angeles ci offre un’altra interpretazione memorabile, che
certamente tutti ricordano: quella del fratello autistico di
Tom Cruise in Rain Man
di Barry Levinson.Tom
Cruise/Charlie Babbit scopre a trent’anni di avere un
fratello maggiore autistico, che era stato ricoverato in un
istituto quando Charlie era molto piccolo, per paura che potesse in
qualche modo nuocergli. I due trascorrono un periodo insieme, in
cui tra alti e bassi, imparano a conoscersi. Ray è dotato di uno
spiccato talento matematico, ma anche estremamente sensibile,
meticoloso e ossessivamente abitudinario. Charlie ne è dapprima
infastidito e mal sopporta di doversi occupare di lui, ma imparando
a conoscerlo instaura con lui un rapporto di profondo affetto. Alla
fine la separazione è resa necessaria dalle particolari cure di cui
Ray ha bisogno. Restano celebri molte battute del film che riesce a
trattare il problema della diversità in maniera ironica e spesso
divertente, facendo però riflettere. Impegnativo ruolo per
Dustin Hoffman, che non tradisce le aspettative e
offre una delle sue migliori prove d’attore, immedesimandosi al
meglio nei panni di Ray. Secondo Oscar per lui. Una giovane
Valeria Golino interpreta Susanna, la compagna
di Charlie.
Il decennio ’90 si apre con due
pellicole leggere: Dick Tracy e Hook – Capitan
Uncino di Steven Spielberg. In quest’ultima
recita accanto a Robin Williams.
Il ’92 è l’anno di Eroe per caso, dove Dustin
Hoffman è diretto dal regista inglese Stephen
Frears per interpretare Bernie Laplante, eroe involontario
cui Andy Garcia vuol rubare le luci della ribalta
e i guadagni. Commedia ben orchestrata da David Webb
Peoples, che mette a nudo i meccanismi dell’informazione
sensazionalistica americana e stigmatizza l’abitudine alla
spettacolarizzazione. La seconda metà degli anni ’90 vede l’attore
americano alle prese con produzioni cinematografiche magniloquenti
come Sleepers e Virus Letale e con un’altra pellicola che affronta
il tema dello spregiudicato cinismo dei mezzi di comunicazione,
spesso al servizio di scopi estranei al bene comune:
Mad City – Assalto alla notizia.
Dustin Hoffman è appunto il reporter Max Brackett
che, preso in ostaggio da John Travolta/Sam Baily,
sfrutta la situazione a scopo sensazionalistico senza alcuno
scrupolo. Regia di Costa Gavras. Nel ’97, ancora sul tema
dell’informazione manipolata, stavolta a fini politici – una guerra
contro l’Albania inventata a tavolino e paventata per distogliere
l’opinione pubblica dagli scandali sessuali che coinvolgono il
presidente Usa – un film che riporta Dustin
Hoffman sotto la direzione di Barry
Levinson: Sesso e potere. I frutti sono più che buoni,
grazie alla perizia di Dustin e di un’altra icona del cinema
americano, che lo affianca: Robert De Niro.
Il nuovo millennio vede
Dustin Hoffman diretto da Gary
Fleder in La giuria (2002), nei
panni di Wendell Rohr: un avvocato appassionato del suo mestiere,
alle prese con un dovere etico da compiere, opposto ad un cinico
consulente di giuria impersonato dall’amico Gene
Hackman. Nello stesso anno, Hoffman recita in coppia con
Susan Sarandon nel film drammatico diretto da Brad
Siberling, Moonlight Mile – Voglia di
ricominciare. Partecipa poi a
Neverland di Marc Forster (2004),
dove interpreta il ruolo dell’impresario di James Barrie/Johnny
Depp, l’inventore di Peter Pan. Ritroverà il regista in Vero
come la finzione (2007), divertente commedia corale che riflette in
maniera intelligente sullo scorrere del tempo e sul rapporto fra
realtà e finzione. Nel 2005 Dustin prende parte al sequel di
Ti presento i miei: Mi presenti i tuoi? nei panni
del padre di Ben Stiller/Gary Fotter. Gary
infatti, dopo essersi fatto conoscere dalla famiglia della sua
fidanzata Pam Byrnes/Teri Polo nel primo episodio, ora le presenta
i suoi genitori. I coniugi Focker sono Dustin
Hoffman e Barbra Streisand. Umorismo in
pieno stile Usa, come anche nel terzo episodio della serie, targato
2010, Vi presento i nostri, in cui si aggiungono all’allegra
compagnia due nipotini. L’attore di Los Angeles prende parte anche
a una commedia per ragazzi, nel 2008, diretto da Zach
Helm. Si tratta di Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie.
Veste proprio i panni del mago in questa favola colorata, che parla
con leggerezza ai più piccoli del tema della morte. Accanto a lui
Natalie Portman. Negli ultimi anni Hoffman è stato
la voce del Maestro Shifu nel film d’animazione Kung Fu
Panda (2008), di cui vedremo il sequel quest’anno, e
di Roscuro nell’altro film animato Le avventure del topino
Despereaux (2009). In questi giorni, oltre che con
Vi presento i nostri, è nelle sale in La versione di Barney, commedia di
Richard Lewis con Paul Giamatti.
Il vulcanico Hoffman, che a 73 anni suonati non sembra proprio
intenzionato ad andare in pensione, sta poi lavorando al suo
esordio alla regia, con la commedia Quartet.
Che bella
giornata si conferma ovviamente al primo posto,
stracciando altri record. Buon esordio per Vi presento
i nostri in seconda posizione, mentre
Hereafter scende al terzo posto. Discreti
risultati per le altre new entry.
Che bella
giornata si mantiene saldamente al primo posto del
botteghino italiano, raccogliendo altri 7,9 milioni nel suo secondo
fine settimana: in soli 12 giorni la commedia campione di incassi
con Checco Zalone arriva al totale di 31,4 milioni di euro,
polverizzando i 29 milioni raggiunti a fine corsa da un’altra
pellicola italiana di successo di questa stagione, ovvero
Benvenuti al Sud. Il film registra così il secondo
migliore weekend di sempre, dietro gli 8,7 milioni di
Avatar.
Considerando i dati cinetel, Che bella giornata supera
quindi i 31,2 milioni ottenuti tredici anni fa da La vita è
bella. Tuttavia, a differenza di quanto hanno affermato in
massa i media italiani, la quota da superare per piazzarsi al primo
posto della classifica dei migliori incassi di sempre per un film
italiano è di 47 milioni di euro: è questo, infatti, il totale
incassato dal film premio Oscar di Roberto Benigni, secondo i dati
completi Siae.
C’è poco da dubitare: Zalone dovrebbe
riuscire nell’impresa…
Vi presento i
nostri debutta al secondo posto con 2,2 milioni,
un dato piuttosto positivo per il
capitolo conclusivo della trilogia sulla famiglia
Focker. Hereafter scende in terza posizione,
raccogliendo 1,4 milioni e giungendo a 5,4 milioni
complessivi: un risultato decisamente buono per il film di
Clint Eastwood.
Seguono tre new entry. La pellicola
catastrofica Skyline conquista il
quarto posto con 862.000 euro. La versione di
Barney, con Paul Giamatti fresco di Golden
Globe, raccoglie poco meno, ovvero 849.000 euro, mentre
L’Orso Yoghi ottiene 732.000
euro.
Tron
Legacy scende al settimo posto con 377.000 euro,
che gli consentono di giungere a 5,7 milioni totali.
Segue La banda dei
Babbi Natale, in ovvio calo dopo cinque
settimane, che arriva a 21,2 milioni con altri 356.000
euro.
The
Tourist regge ancora nella top10, scendendo al
nono posto con altri 213.000 euro che gli consentono di
superare gli 11 milioni complessivi: indubbiamente un ottimo
risultato per il film rivelatosi un flop ai
botteghini internazionali.
Chiude la top10 Le cronache di Narnia: Il viaggio del
veliero, arrivato a 10 milioni totali con
altri 182.000 euro.
Da segnalare infine il diciottesimo
posto di Kill me, please: la pellicola
che ha ottenuto il Marc’Aurelio come Miglior Film all’ultimo
Festival di Roma raccoglie 42.000 euro nelle 21 sale in cui ha
debuttato.
Consegnati, durante la consueta
cerimonia a Los Angeles, i Golden Globes 2011, i premi che la
stampa estera accreditata a Hollywood (HFPA) consegna ogni anno
alle migliori produzioni di cinema e TV.
Qui trovate il nostro commento, ma intanto ecco la lista
completa dei vincitori:
Miglior Film Drammatico:
The Social Network
Miglior Film Musical o Commedia:
The Kids Are All Right
Miglior Attore in un Film Drammatico:
Colin Firth per The King’s Speech
Miglior Attrice in un Film Drammatico:
Natalie Portman per Black Swan
Miglior Attore in un Musical o Commedia:
Paul Giamatti per Barney’s version
Miglior Attrice in un Musical o Commedia:
Annette Bening per The Kids Are All Right
Miglior Attore non Protagonista in un Film Drammatico,
Musical o Commedia:
Christian Bale per The Fighter
Miglior Attrice non Protagonista in un Film Drammatico,
Musical o Commedia:
Melissa Leo per The Fighter
Miglior Regia:
David Fincher per The Social Network
Miglior Sceneggiatura:
The Social Network (Aaron Sorkin)
Miglior Canzone Originale:
Burlesque – You Haven’t Seen The Last of Me
Miglior Colonna Sonora:
The Social Network (Trent Reznor, Atticus Ross)
Miglior Film d’Animazione:
Toy story 3 – La grande fuga
Miglior Film in Lingua Straniera:
Hævnen
Migliore Serie TV di Genere Drammatico:
Boardwalk Empire
Migliore Serie TV di Genere Musicale o
Commedia:
Glee
Migliore Mini Serie TV o TV Movie:
Carlos
Miglior Attore in una Mini Serie TV o TV
Movie:
Al Pacino per You Don’t Know Jack
Miglior Attrice in una Mini Serie TV o TV
Movie:
Claire Danes per Temple Grandin – Una donna straordinaria
Miglior Attore in una Serie TV di Genere Musicale o
Commedia:
Jim Parsons per The Big Bang Theory
Miglior Attrice in una Serie TV di Genere Musicale o
Commedia:
Laura Linney per The Big C
Miglior Attore in una Serie TV di Genere
Drammatico:
Steve Buscemi per Boardwalk Empire
Miglior Attrice in una Serie TV di Genere
Drammatico:
Katey Sagal per Sons of Anarchy
Miglior Attore non Protagonista in una Serie TV, Mini
Serie TV o TV Movie:
Chris Colfer per Glee
Miglior Attrice non Protagonista in una Serie TV, Mini
Serie TV o TV Movie:
Il cartone animato più longevo
nella storia della Tv – essendo trasmesso ininterrottamente da
oltre vent’anni – diventa una porno-parodia. Sto parlando dei
Simpson, trasposti in un film porno dal titolo “The Simpsons XXX
Parody.
Il film è prodotto da Full Spread
Entertainment & LFP Video, e interpretato da noti attori di film
per adulti come Briana Blair, Evan Stone e Andy San Dimas. I
personaggi sono quindi in carne e ossa, tutti dipinti di giallo e
con le parrucche colorate per assomigliare il più possibile ai
personaggi originali.
La versione porno inizia con Marge
e Homer, papà e mamma Simpson, intenti a fare un filmino con la
telecamera; nel dvd in cui appare subito la scritta di
presentazione, “Il sesso non è mai stato così giallo”, si ritrovano
anche altri storici personaggi come Flanders, Boe, McBain e
Barney.
Ecco in arrivo la seconda immagine
di Capitan America in corsa, tratta da una scena del film.
Il Los Angeles Times a pubblicato la seconda immagine inedita di
Captain America: The First
Avenger. Nella foto Chris Evans nel costume di Capitan
America in azione:
Ormai è quasi certo che il prossimo
film di Gulliermo Del toro sara l’adattamento cinematografico in 3D
de Le Montagne della Follia di H.P. Lovecraft prodotto da James
Cameron. Ora iniziano a farsi insistenti le voci su un presunto
casting iniziato. A quanto pare uno dei primi nomi ad essere
accostato al film è quello di Tom Cruise nei panni di uno dei
protagonisti della storia.
Deadline ha confermato che Tom
Cruise è legato al progetto di Del Toro. Intano ulteriori conferme
arrivano proprio dall’agente dell’attore che rilasciando un
intervista ha precisato: Cruise non è sotto contratto, tuttavia ci
sono buone possibilità che accetti la parte. Se non sarà lui, sarà
probabilmente James McAvoy, il quale ha ricevuto un’offerta ma non
ha ancora accettato. Entrambi gli attori hanno una scaletta fitta
di impegni, e nel caso accettassero di partecipare al film
probabilmente le riprese verranno organizzate anche base alle loro
esigenze.
Per quanto riguarda il cast
sarebbero già stati contattati anche Ron Perlman (attore feticcio
di Del Toro) e Hugh Jackman, mentre voci su Liam Neeson sono state
smentite.
Emmanuel Lubezki
ha lavorato in moltissimi film diversi come Burn After Reading, The
New World, Sleepy Hollow e I figli degli uomini. Che cosa, secondo
il veterano direttore della fotografia, ha fatto del set di Tree of
Life un’esperienza così unica?
“Appena credi di aver
capito la formula di ripresa, ti rendi conto che non esiste nessuna
formula! Non ho mai lavorato in questo modo su nessun
set.”
Le riprese di questo film hanno
interessato soggetti di diversa natura oltre agli uomini, mostrando
la grande potenza di fenomeni cosmici (con la supervisione della
NASA) e la forza bruta della natura, spesso al posto di quella di
un attore. Lubezki descrive il processo in questo modo:
“La fotografia in questo film
non viene utilizzata per illustrare il dialogo o una performance.
E’ usata per catturare le emozioni in modo che il film risulti
molto esperienziale. Ha lo scopo di innescare molti di ricordi,
come un profumo o una sensazione. “
Il regista Terrence Malick (La
sottile linea rossa) è ben noto per l’inserimento di ambienti
naturali nei suoi film. E anche nel trailer di Tree of Life si
possono ammirare tanti scorci naturali da far apparire il mondo
naturale più espressivo degli attori stessi. Ed è compito Emmanuel
adattare lo stile unico Malick alla ripresa. In un’intervista con
24 Frames del Los Angeles Times, il direttore della fotografia ha
commentato la sua opera:
“Gli attori eseguono il
dialogo, ma Terry (Malick) non è interessato al dialogo. Così
mentre loro parlano noi riprendiamo un iflesso o il vento o la
cornice della finestra, e poi finalmente andiamo su di loro
quando hanno finito il dialogo “.
Mentre il trailer ci suggerisce che
il direttore della fotografia e il regista abbiano trovato il loro
modo di collaborare, forti anche della precedene esperienza con The
New World, ci si chiede in che modo star come Brad Pitt e
Sean Penn abbiano reagito a tutto questo anticonformismo.
“Penso che (gli attori) abbiano
pensato che fossimo pazzi. Sean (Penn) è un regista, e sono sicuro
che si chiedeva qualcosa del tipo ‘voglio imparare un metodo del
genere’. Per Brad penso che che ci sia voluto un po’ di tempoper
entrare nello spirito giusto “.
Tree of Life uscirà nei cinema il
27 maggio 2011, nel cast anche Joanna Going, Fiona Shaw, Tom
Townsend e Jessica Chastain. Per vedere il trailer del film clikka
qui.