Arriva al cinema il film distribuito
da Lucky Red Oltre le regole – The
Messenger, il film diretto da Oren
Moverman, con Ben Foster, Woody Harrelson e
Samantha Morton.
“Andiamo solo a notificare, non a
fare le veci di Dio.” – William Montgomery
(interpretato da Ben Foster) è un sergente
dell’esercito americano di ritorno da una missione in
Iraq, rimasto ferito a un occhio gli restano ancora alcuni
mesi prima del congedo, gli viene assegnata però un lavoro gravoso:
la notificazione alle famiglie della morte dei soldati in Iraq
prima che la notizia giunga dai mass media.Verrà affiancato e
supervisionato dal capitano Tony Stone (un bravissimo
Woody Harrelson), all’inizio saranno apertamente in
contrasto tra loro anche per via dei loro caratteri dicotomici.
Oltre le regole – The Messenger, il
film
Stone è un uomo tutto di un pezzo,
fedele all’esercito americano, per cui non prova nessuna difficoltà
ad effettuare i compiti più gravosi, Montgomery è un ragazzo
sensibile ancora provato dalla guerra, è all’inizio restio a
compiere queste operazioni di notifica e finirà per contravvenire a
molte regole dettate dal capitano, innamorandosi di una giovane
vedova di un soldato americano.
Oren
Moverman sceneggiatore israeliano alla sua prima
prova dietro alla macchina da presa, confeziona con maestria una
pellicola di una eleganza stilistica rara, un film dove non viene
sparato neanche un colpo ma che impone una decisa riflessione sugli
effetti della guerra e l’elaborazione del lutto, prima sul giovane
montgomery, eroe militare per caso e sul capitano Tony Stone uomo
letteralmente di pietra ma con un animo pieno di ferite difficili
da rimarginare. Nascerà quindi una particolare amicizia tra i due,
superando i limiti dettati dall’esercito, finendo per essere uno la
spalla su cui piangere per l’altro.
In Oltre le regole – The
Messenger molto riuscita la partecipazione di Steve Buscemi nei panni di una padre distrutto
dal dolore che vorrà (inizialmente) rivalersi negativamente sui due
soldati. Al solito sottoliniamo il titolo scelto per l’edizione
italiana che travisa completamente quello originale (The Messenger)
facendolo percepire come una pellicola di tutt’altro genere.
La Warner ha dichiarato la data
d’uscita del suo probabilissimo prossimo campione di incassi: il
terzo Batman diretto da Christopher Nolan uscirà il 20 luglio
2012.
Dopo mesi di silenzio, Roman Polanski ha scritto una
dichiarazione ufficiale sul caso che lo vede coinvolto, diffusa
tramite lo scrittore e filosofo francese Bernard Henry-Levy.
Iron Man 2 ottiene il successo previsto senza
alcun rivale a fungere da ostacolo. Dietro di lui la
sorpresa Oceani 3D e
Matrimoni e altri disastri. Discreti
risultati per le altre new entry.
Era chiaro sin dall’inizio che
questo sarebbe stato il weekend di Iron Man
2: il sequel del cinecomic uscito esattamente due
anni fa conquista senza difficoltà il primo posto al botteghino
italiano con 3,5 milioni. Il risultato non è eccezionale,
considerando soprattutto le 580 sale che distribuiscono la
pellicola con Robert Downey Jr, ma è appena iniziata la stagione
primavera/estate e il pubblico italiano, come di consueto, inizia a
preferire le gite al mare al cinema… In ogni caso, sarà
interessante vedere come reggerà il film, che ha comunque superato
il risultato iniziale di Iron Man.
Sorprende il secondo posto di
Oceani 3D: 908.000 euro per il
documentario narrato da Aldo, Giovanni e Giacomo. Evidentemente, se
la stampa aveva criticato la scelta della Eagle Pictures di
affidare il documentario a tre volti comici del piccolo schermo
italiano, il pubblico mostra di aver invece apprezzato tale
iniziativa.
Scende al terzo posto
Matrimoni e altri disastri, arrivato a
2,3 milioni con i 797.000 euro del weekend. Segue
Scontro tra Titani che, con altri 677.000
euro, arriva a sfiorare i 7 milioni totali.
Quinto e sesto posto per altre due
new entry. Cosa voglio di più ottiene
632.000 euro, risultato non soddisfacente per la critica italiana
che ha decantato le lodi del film di Soldini; The
Last Song, la pellicola sentimentale con
Miley Cyrus, incassa 556.000 euro: sì, in questo film non
interpreta Hanna Montana…
Agora
scende al settimo posto, ottenendo 487.000 euro per 1,4 milioni
totali. Ottava posizione per Basilicata coast to
coast, arrivato a 2,3 milioni con altri 238.000 euro;
nono l’horror La città verrà distrutta
all’alba, che con 233.000 euro giunge a 934.000 euro
totali. Chiude la top10 L’uomo nell’ombra
(191.000 euro per un totale di 3,1 milioni).
Da segnalare infine il risultato di
altre due novità del weekend: Vendicami,
al tredicesimo posto, ottiene 77.000 euro in 79 sale; mentre
Gli amori folli (quattordicesimo) incassa
75.000 euro in appena 31 sale.
Un passato che nel primo capitolo
non si era neppure intuito si affaccia all’inizio di Iron
Man 2, ne aziona i meccanismi d’azione e ne scioglie i
nodi narrativi. Un passato che si bada sull’ereditarietà della
colpa, da padre in figlio, in una sorta di omaggio alla letteratura
classica, dalla tragedia greca al dramma shakespeariano.
Il film è ambientato sei mesi dopo
gli eventi di Iron Man e segue le vicende del
miliardario Tony Stark, che dopo aver rivelato di essere Iron Man è
stato invitato dal governo statunitense a consegnare ai militari la
sua armatura; nel frattempo lo scienziato russo Ivan
Vanko sta costruendo un’armatura simile a quella di Tony e
prepara la sua vendetta nei confronti di quest’ultimo. Una parte
della trama del film è basata su quella del fumetto Iron
Man: il demone nella bottiglia.
Ecco allora Tony Stark che riappare
sugli schermi, beffardo e irriverente, ma ancora più umano, ancora
più partecipe della sua doppia natura, umana e meccanica, e ancora
più consapevole della sua dipendenza dalla tecnologia che lo tiene
in vita. Se questo secondo episodio appare più votato all’azione, è
anche maggiormente sorretto dalla sola presenza fisica e morale di
un Robert Downey Jr che porta su di sé le sorti
del film, non solo da protagonista, ma soprattutto da unico
personaggio capace di far procedere l’azione.
Come mostrato anche nel primo film e
in The Incredible Hulk, il lavoro di Kevin Feige alla produzione mira a dare
omogeneità ai film, soprattutto nel modus operandi nella
costruzione della storia. Lo spunto è sempre originato dalla
lettura dei fumetti, mentre la trasposizione del film porta la
storia in una direzione ben precisa e prestabilita che condurrà al
prossimo eroe, alla prossima avventura. La base letteraria però è
fondamentale e arricchisce moltissimo tutti i personaggi.
Il villain di turno, un silenzioso e
vendicativo Whiplash/Mickey
Rourke, bilancia bene la sbruffoneria starkiana e ne
mina la sicurezza, senza però metterlo davvero in pericolo. Non si
ha infatti mai la vera impressione che l’eroe sia seriamente in
difficoltà, anche perché ora c’è War Machine/James ‘Rhodey’ Rhodes,
alias Don Cheadle, che malamente sostituisce il più
adatto Terrence Howard del primo capitolo.
Interessante anche il Justin
Hammer di
Rockwell, che da vita ad un personaggio dall’avidità
cieca che parte sconfitto dal confronto sia con l’eroe che con il
succitato villain. Ma non si può prescindere dai personaggi
femminili: Pepper Pots, magnificamente disegnata da
Gwyneth Paltrow e l’affascinante Vedova
Nera di Scarlett Johansson. Se l’una è il naturale
completamente dell’umanissimo Uomo di Ferro, l’altra si rivela una
semplice e bidimensionale figura ponte, insieme al personaggio di
Samuel L. Jackson, per strizzare l’occhio
all’annunciato
The Avenger, anche se non priva di attrattiva e
di promesse per un futuro davvero grandioso.
Qui dove l’azione regna sovrana però
ancora più forte è il legame tra Tony e la sua armatura che diventa
la sua anima, Tony Stark non può esistere senza Iron Man, e Iron
Man non esiste senza la sua anima di carne. Un legame indissolubile
che lega il personaggio al proprio “costume”, un concetto
assolutamente archetipico del racconto dell’eroe e del legame con
la sua arma e con il suo simbolo, e che in questo episodio lo
spinge a guardarsi al passato, per trovare attraverso la tecnologia
che manipola con le sue mani, senza paura di sporcarsele, un
rimedio alla sua dipendenza tossica proprio da quella stessa
tecnologia che contemporaneamente lo tiene in vita. Si trova qui il
senso del cuore di Stark, il senso della sua volontà di trovare un
riscatto personale.
L’uomo e la macchina
L’anima di Iron Man
2 è tutta in questo dualismo che poi verrà spiegato e
chiarito nel futuro dell’universo Marvel al cinema, ma sappiamo che è
un tassello fondamentale per lo sviluppo del personaggio che a oggi
è sicuramente il più amato di questa avventura collettiva che
approderà alla prima riunione dei Vendicatori al cinema.
A tirare le somme di Iron
Man 2, ci si rende conto che davvero Iron Man
senza Tony Star (e senza Robert Downey Jr ) non esiste, che il legame
tra persona e super eroe non è solo importante da un punto di vista
strettamente narrativo, ma soprattutto per la sopravvivenza del
film tout court. Rappresenta il vero cuore del racconto,
contribuisce a strutturare il personaggio leader che, siamo sicuri,
ci darà tante soddisfazioni: un uomo fondamentalmente arrogante e
egocentrico, sgradevole molto spesso, ma con un grande cuore e un
forte desiderio di riscatto, di fare la cosa giusta. Probabilmente
è proprio la presenza carismatica di Robert Downey Jr., e un
leggerissimo accento autobiografico che fa assonanza con le vicende
di Tony Stark, a sopperire a quella mancanza di brillantezza nella
sceneggiatura, a quella sintesi eccessiva nell’esposizione di fatti
e nella strutturazione degli altri personaggi, priva di smalto che
aveva invece caratterizzato con successo il primo episodio di due
anni fa.
Trai cameo divertenti che vediamo in
questo film, c’è naturalmente quello di Stan Lee,
che in questo caso interpreta brevemente Larry
King, ma ci sono anche volti noti al cinema e alla
serialità televisiva:
Olivia Munn,
Kate Mara e Seth Green hanno un loro
piccolo spazio. Infine, durante la scena ambientata a Montecarlo,
c’è un breve cameo, circa dieci secondi, di Elon
Musk che interpreta se stesso. Insomma, sembra fare
parecchio gola apparire in un film Marvel Studios.
Da un punto di vista del disegno
complessivo dei Marvel Studios, questo Iron
Man 2 rappresenta un momento centrale nella Fase 1 che
dovrebbe concludersi con il film sui Vendicatori. Per il momento
abbiamo conosciuto soltanto Tony Stark e Hulk, ma sappiamo che sono
collegati e sappiamo che l’introduzione di Nick Fury, con
Vedova Nera al suo fianco, e l’aver sentito nominare per la
prima volta lo SHIELD e il Progetto Avengers, ci
mette di fronte ad un momento storico nella storia del cinema di
intrattenimento e della storia del fumetto. Si sta costruendo
davanti ai nostri occhi una macro-produzione cinematografica che
vedrà realizzati i sogni di intere generazioni di lettori dei
fumetti che hanno sognato questo momento per 50 anni.
Drew Barrymore e John Krasinski (In
amore niente regole e E’ complicato) saranno i protagonisti di
un’avventurosa commedia per famiglia dal titolo Whales, che sarà
diretto dal Ken Kwapis di La verità è che non gli piaci
abbastanza.
Torino sta ospitando l’ostensione
della Sindone e in parallelo a questo si è voluto inserire alcune
altre proposte culturali inerenti la figura di Gesù esaminata da
varie angolature. Una di queste è la mostra Ecce homo, al Museo del
cinema di Torino in via Montebello 20, all’interno della Mole
Antonelliana.
Torino ha ospitato dal 15 al 22
aprile la venticinquesima edizione di Da Sodoma ad Hollywood, il
festival internazionale di cinema dedicato a tematiche omosessuali,
che è stato tenuto a battesimo da una madrina d’eccezione, Claudia
Cardinale, interprete di uno dei film presentati, Le fil di Mehdi
Ben Attia, esordiente regista tunisino che si interroga sui
rapporti tra modernità e tradizione, spesso laceranti, nel suo
Paese.
Iron Man 2: sono
passati sei mesi da quando Tony Stark ha rivelato di essere
l’eroico Iron Man e ora si trova costretto prendersi le
responsabilità della sua invenzione.
Tra gli innumerevoli remake che
Hollywood sta sfornando senza sosta, ci sarà anche quello di
Commando, il film che ha segnato una sorta di apice sopra le righe
di un certo cinema d’azione degli anni Ottanta.
La città verrà distrutta
all’alba è il remake dell’omonimo film del 1973 diretto
dal maestro George Romero (titolo originale “The
Crazies”).
Alla regia c’è Breck
Eisner, regista statunitense non alle prime armi col
genere horror e che già ha mostrato le sue abilità in molti
sceneggiati televisivi in terra americana, come produttore
esecutivo ritroviamo Romero che dovrebbe in un certo senso
garantire una certa qualità sotto la sua supervisione.
La trama di La città verrà
distrutta all’alba
La trama di La città verrà
distrutta all’alba è presto detta: Ogden Marsh è una
cittadina americana dove tutto scorre tranquillamente, gli abitanti
sono i classici cittadini modello e lo sceriffo non ha grossi
grattacapi finché un giorno durante una partita di baseball,
l’agricoltore Rory Hamill non decide di entrare sul campo con un
fucile senza un non ben precisato motivo se non quello che di
uccidere qualche sconosciuto, Dadid Dutton è quindi costretto ad
ucciderlo per non rischiare la vita di nessun innocente.
La cosa sembra finire lì ma ben
presto la maggior parte degli abitanti comincia a comportarsi
stranamente per poi nel giro di 48 ore diventare degli assassini
senza scrupoli. Lo sceriffo decide quindi, in una città allo
sbando totale, di fuggire insieme a pochi superstiti non
contagiati.
La questione sembrerebbe già
complicata così, se non che il governo venuto a conoscenza della
situazione cittadina, decide di intervenire con forze armate alla
disinfestazione e all’uccisione di chiunque mostri i sintomi della
pazzia.
Devo dire che questo è uno dei
pochissimi remake in grado di migliorare le pellicole da cui
prendono spunto, sarà che i mezzi odierni hanno permesso notevoli
migliorie per gli effetti speciali e che la regia di Eisner non è
niente male regalando anche alcune scene particolarmente
affascinanti (una per tutte la moglie dello sceriffo illuminata dai
fari della trebbiatrice abbandonata) sta di fatto che la pellicola
scorre senza problemi ricalcando in pieno lo spirito che faceva
parte dell’originale.
Certamente non vi è nulla di nuovo
sotto al sole e per chi conosce bene le regole di questo genere
cinematografico non vi è nulla di innovativo, ma una buona dose di
colpi scena e una tensione sempre vivida rendono la pellicola
piacevole e sopra la sufficienza.
Bryce Dallas Howard, sostituta di
Rachelle Lefevre nel prossimo The Twilight Saga:
Eclipse, si è aggiunta a Emma Stone e Viola Davis nel cast del film
drammatico della DreamWorks The Help, tratto da un bestseller di
Kathryn Stockett.
Considerato l’enorme successo che
Scontro tra Titani sta avendo in tutto il mondo, era solo questione
di tempo prima che arrivasse un annuncio ufficiale di un sequel. Ed
eccolo qui: la Warner ha infatti deciso di proseguire le avventure
di Perseo.
Grazie a FirstShowing, abbiamo un nuovo poster di Buried,
prossimo thriller con l’indaffaratissimo Rayn Reynolds. Nel poster
diamo un primo sguardo allo spazio claustrofobico nel quale
Reynolds trascorrerà la maggior parte del
film.
Il sito di MTV ha pubblicato una
nuovissima foto di The Twilight Saga: Eclipse, nella quale
vediamo l’esercito dei vampiri neonati capeggiato da Riley (Xavier
Samuel). Nell’immagine non compaiono invece la “creatrice”
dell’esercito, Victoria (interpretata in questo film da Bryce
Dallas Howard, dopo il “licenziamento” di
Rachelle Lefevre), né Bree Tanner, l’altra neonata, i
cui panni nel film saranno vestiti da Jodelle Ferland.
Jennifer Connelly potrebbe interpretare la sua prima commedia
diretta da Ron Howard. All’attrice premio Oscar è stato infatti
offerto un ruolo in Cheaters, un film che parla di tradimenti. Il
titolo non è comunque definitivo, mentre del cast fanno già parte
Vince Vaughn, Kevin James e Winona Ryder. La Connelly sarebbe la
moglie di Vaughn, che non sa se dire o meno al miglior amico di lui
(James) che tra i rispettivi coniugi c’è una storia. La
sceneggiatura è di Alan Loeb (Noi due sconosciuti). L’inizio
riprese è previsto tra breve a Chicago.
Olivia Thirlby (Juno, The Darkest
Hour) è in trattative per unirsi al cast di una commedia che sarà
diretta da Ivan Reitman per la Paramount, della quale però non si
conosce ancora il titolo.
L’ultimo film di Soldini, Cosa
voglio di più, è stato presentato ieri alla stampa italiana.
Presente il cast artistico (quasi) al completo, il regista e i
produttori.
Proprio dal titolo si potrebbe
cominciare: cosa voglio di più? L’elenco sarebbe lungo: un film che
racconti una storia, 30 minuti in meno, meno banalità, più ritmo,
un montaggio funzionale … e si potrebbe ancora continuare in
riferimento al film di Soldini. Cosa
voglio di più infatti esula dalla categoria di film
di nicchia, andando a collocarsi in un posto tutto suo, nella
sezione dei film che parlano solo a se stessi. E forse è questo
l’intento di Soldini che almeno narrativamente continua un percorso
sulla crisi economica che diventa crisi dei sentimenti e delle
relazioni, cominciato con Giorni e Nuvole, ma che
tuttavia si allontano troppo dai suoi lavori migliori, e mi
riferisco al ben godibile Pane e
Tulipani.
La quotidianità, il realismo (si
potrebbe quasi dire) sono resi perfettamente, aiutati anche da un
apparato tecnico (suono e fotografia) davvero eccellenti. Tuttavia
molto della storia non si giustifica, fino a metà film si aprono
mille trame, molti personaggi che necessitano un approfondimento ma
che ovviamente non possono averlo per permettere alla storia, allo
spettatore di seguire i protagonisti, accomunati da un forte legame
passionale che li proietta in una stanza buia che sembra esaurire
tutto il loro mondo.
Cosa voglio di più, il film di Silvio
Soldini
E’ pur vero che il film punta molto
sull’aspetto emozionale della vicenda, Favino e la Rohrwacher sono imbrigliati nella loro
relazione che per nessuno dei due e costruttiva ma che entrambi non
riescono a lasciar andare anche se non si percepisce la nascita del
forte amore che viene dichiarato. Per quello che riguarda le
interpretazioni, brava Alba in un ruolo ancora diverso dal suo
curriculum, un po’ meno Favino, che dimostra di essere un bravo attore
solo quando storia e sceneggiatura sono brillanti, e non è questo
il caso. Menzione speciale al cast di contorno, che come già detto,
meriterebbe più spazio a dispetto degli insipidi protagonisti, in
particolar modo il personaggio di Giuseppe Battiston, che incarno un compagno
così mite da sembrare stupido seppure a modo suo divertente.
Cosa voglio di più
è un film che punta a smuovere i sentimenti, e che sicuramente in
fase di lavorazione è risultato coinvolgente per gli interpreti
principali, se non altro per le numerose scene di intimità, ma che
rivolto allo spettatore rischia di smuovere soprattutto una grande
noia, causata oltretutto dall’eccessiva lunghezza di una film che
senza troppi danni sarebbe potuto durare 40 minuti in meno.
Distribuito da Warner Bros, Cosa
voglio di più esce in Italia il 30 aprile.
Osannato come un piccolo gioiello,
arriva nelle sale italiane il 30 aprile
Vendicami, ultima fatica di
Jhonnie To, premiato al Festival
del Film Noir con il leone Nero.
La storia parte dal titolo, da una
vendetta che perde la sua sostanza quando il vendicatore perde la
memoria degli eventi che lo hanno guidato fino a metà film. Un
personaggio, quello di Costello (Hollyday), che è un misto tra
Alain Delon e Steven Segal, un uomo con un passato oscuro che a
mala pena si intuisce e che racchiude in se una miriade di
citazioni, forse involontarie, che strizzano l’occhio a tanto di
quello che è già stato visto.
Vendicami – recensione del film di
Jhonnie To
Al di là del tema portante della
vendetta, il film di To porta avanti anche tematiche quali
l’amicizia cameratesca tra il protagonista e i tre killer che,
seppure parzialmente ingiustificata, aggiunge epicità ad un
racconto più che altro lacunoso. I pochi spunti narrativi
interessanti si perdono nelle lunghissime sequenze di sparatorie,
mirabolanti operazioni balistiche che mirano ad una
spettacolarizzazione fine a se stessa e che esaurisce in sé tutta
la godibilità del film. Le pallottole sembrano non finire mai e non
bastare mai ad uccidere, a dispetto degli schizzi abbondanti di
sangue che pure sembrano senza fine.
Il lavoro del regista è stato
semplicemente quello di orchestrare queste sinfonie di polvere da
sparo in maniera organica e senza dubbio il risultato è armonioso
nella sua sinfonia di morti e sangue. Visivamente godibile il film
si fonda soprattutto sull’atmosfera stagnante delle strade, sulla
claustrofobica persistenza di luoghi chiusi, sul vento minaccioso
che impera su molte scene.
Più enigmatico resta il significato
generale della storia, il sorriso rumoroso di Costello sul finale,
l’insieme delle vite che inevitabilmente si intrecciano e
l’inutilità di una vendetta senza ricordi. Un film che non manca
certo di spunti interessanti ma che lascia perplessità sul legame
tra le scene e sulla trama in generale, troppo farraginoso, troppo
lungo.
Da un libro di Nicholas Sparks, arriva al
cinema The Last Song, con protagonista la
giovanissima e già milionaria Miley Cyrus che sveste i panni di Hanna
Montana e si cimenta nel suo primo ruolo drammatico.
I film che raccontano storie di
Sparks sono in qualche modo telefonati, in quanto lo scrittore si è
fatto strada nel mondo dell’editoria facendo piangere milioni di
lettrici, per lo più donne, per lo più trentenni con qualche
insoddisfazione nella propria vita sentimentale.
Ance questo film infatti si presenta
estremamente prevedibile per quello che riguarda la trama,
decisamente melenso nella scrittura e sicuramente realizzato con i
migliori mezzi e il minimo contenuto.
The Last Song con Miley Cyrus
La giovane Cyrus
che, come già detto, per la prima volta si approccia al dramma,
appare sicuramente contratta in un ruolo che stona con le sue
corde. Non che sia eccessivamente malvagia ma è evidente che la sua
famosissima Montana le riesce meglio, il tutto motivato anche dal
fatto che il punto forte di Miley è innegabilmente la voce, che qui
non viene messa (ovviamente) particolarmente in luce, se non per la
canzone finale.
Di contrasto alla narrazione, lascia
senza fiato il paesaggio marino naturale che il film presenta, vuoi
per la fotografia impeccabile, vuoi per la regia sicuramente
efficace. Un film che tecnicamente, com’è ormai ovvio,
utilizza il massimo con il miglior risultato ma che lascia un
terribile vuoto contenutistico ed una banalità disarmante, dedicato
ad un pubblico preferibilmente adolescenziale, in quanto rispecchia
gli standard estetici e quasi mitici di bellezza oltre oceanica che
hanno tanta presa sul giovane pubblico italiano.
A Roma, nell’ambito degli eventi di
Aspettando il Festival (di Roma ovviamente), il film è stato
proiettato alla scuole superiori alla presenza della giuria di
ragazzi di Alice nella città. The Last Song uscirà
al cinema il 30 aprile.
Joe Johnston ha finalmente
confermato: Hugo Weaving sarà il villain Teschio Rosso in Captain America: The First
Avenger. Il regista dell’ennesimo cinefumetto ha parlato della
sua scelta e di come l’attore riuscirà a incarnare il ruolo dello
storico personaggio Marvel: