Si intitolerà Lord
Baltimore, The Blacklist 2×01,
il primo episodio della seconda stagione
di The Blacklist, la serie
televisiva firmata NBC interpretata da James
Spader.
In The Blacklist
2×01,Red (James Spader) continua a
battere Berlin (la guest star Peter
Stormare) e affronta una nuova minaccia: un uomo chiamato Lord
Baltimore. Una persona importante del passato di Red torna nel suo
mondo. Nel frattempo, Liz (Megan Boone)
tenta di andare avanti con la sua vita dopo la sua resa dei conti
con Tom (Ryan Eggold). Fra le guest
starMary Louise Parker, la star
di Weeds.
Il network americano della NBC ha
diffuso il promo ufficiale di The Blacklist
2×13, il tredicesimo episodio che si intitolerà “The
Deer Hunter”:
The
Blacklist è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 23
settembre 2013 sulla rete televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi
di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato:
come clausola all’accordo, chiede di avere l’unico suo referente in
Elizabeth Keen, una giovane profiler al suo primo
giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel
momento inizia a occuparsi essenzialmente dei casi forniti da
Red.
La
speciale blacklist stilata da Reddington tradisce
un carattere molto personale: l’uomo, infatti, grazie a questa
vuole liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi
delle forze dell’FBI; il Bureau non può tuttavia esimersi dal
catturare quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando
così l’avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce
all’uomo finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende
personali della stessa Elizabeth, orfana dai tempi dell’infanzia,
che cerca di capire quale sia la vera natura del legame tra lei e
Reddington.
Si intitola The
Decembrist,The Blacklist 2×08,
l’ottava puntata dell’atteso secondo ciclo di episodi della serie
di successo trasmessa dal network americano della NBC.
The
Blacklist è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 23
settembre 2013 sulla rete televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei più pericolosi criminali
nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi
di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato:
come clausola all’accordo, chiede di avere l’unico suo referente in
Elizabeth Keen, una giovane profiler al suo primo
giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel
momento inizia a occuparsi essenzialmente dei casi forniti da
Red.
La
speciale blacklist stilata da Reddington tradisce
un carattere molto personale: l’uomo, infatti, grazie a questa
vuole liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi
delle forze dell’FBI; il Bureau non può tuttavia esimersi dal
catturare quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando
così l’avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce
all’uomo finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende
personali della stessa Elizabeth, orfana dai tempi dell’infanzia,
che cerca di capire quale sia la vera natura del legame tra lei e
Reddington.
Si intitola The Scimitar, The Blacklist 2×07,
il settimo episodio della seconda stagione di The Blacklist,
trasmessa dal network americano della NBC.
In The
Blacklist 2×07 un tremendo sicario vuole colpire un importante
scienziato americano subito dopo l’assassino di un altro scienziato
iraniano esperto di energia nuclare. Nel frattempo, Keen tenta di
raccogliere informazioni su Berlin (Pete Stormare), mentre Red
(James Spader) si avvicina a un lavoratore di un camion per il
trasporto per il cibo. The Scimitar del titolo è il personaggio
interpretato dalla guest star Waleed F. Zuaiter.
The Blacklist è
una serie televisiva statunitense trasmessa dal 23
settembre 2013 sulla rete televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi
di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato:
come clausola all’accordo, chiede di avere l’unico suo referente in
Elizabeth Keen, una giovane profiler al suo primo
giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel
momento inizia a occuparsi essenzialmente dei casi forniti da
Red.
La
speciale blacklist stilata da Reddington tradisce
un carattere molto personale: l’uomo, infatti, grazie a questa
vuole liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi
delle forze dell’FBI; il Bureau non può tuttavia esimersi dal
catturare quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando
così l’avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce
all’uomo finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende
personali della stessa Elizabeth, orfana dai tempi dell’infanzia,
che cerca di capire quale sia la vera natura del legame tra lei e
Reddington.
Si intitola Dr. Linus
Creel, The Blacklist 2×04, il
quarto episodi della seconda stagione della serie televisiva di
successo con protagonista l’attore James
Spader.
In The Blacklist 2×04 Dopo una serie di cittadini
modello che sono divenuti
killer, Red (James Spader) annuncia
a Liz (Megan Boone) che forse è in atto
un pericoloso esperimento psico-sociologico. Altrove, Red tenta di
convincere Naomi (Mary-Louise Parker) e
suo marito ad accettare una proposta complicata.
Si è conclusa con
ottimi risultati la prima stagione e oggi vi segnaliamo alcune
anticipazioni su The Blacklist 2,
l’atteso secondo ciclo di episodi dello show con protagonista
James Spader.
In The Blacklist
2, Red Reddington scoprireà che nulla è
peggio di una donna infuriata. Un’agente del Mossad che gli stando
la caccia da mesi finalmente riesce a raggiungerlo. Anche se Red
batte sempre i suoi nemici, pare che per lei nel futuro ci sia un
posto nel suo team.
The
Blacklist è
una serie televisivastatunitense trasmessa dal 23
settembre 2013 sulla
rete televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi
di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato:
chiede però di parlare solo con Elizabeth Keen, una
giovane profiler al suo primo giorno di servizio.
Questa richiesta, all’apparenza incomprensibile, costringe
l’agenzia a rendere Elizabeth parte integrante di una
segreta task force, che da quel momento inizia a
occuparsi essenzialmente dei casi forniti da Red.
Da subito emerge come la
speciale blacklist stilata da Reddington abbia un
carattere molto personale: l’uomo, infatti, grazie a questa vuole
liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi delle
forze dell’FBI; il Bureau non può tuttavia esimersi dal catturare
quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando così
l’avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce all’uomo
finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende personali
della stessa Elizabeth, che su soffiata di Red inizia a dubitare
perfino della reale identità del marito. Altro enigma che scuote
Lizzy, orfana dai tempi dell’infanzia, è capire quale sia la vera
natura del legame tra lei e Reddington, arrivando a ipotizzare che
l’uomo possa essere suo padre.
Nell’estate 2012, la NBC comprò dalla Sony Pictures
Television la sceneggiatura per
un potenziale nuovo pilot, incentrato su un criminale che ricorda
Keyser Söze, il personaggio interpretato da Kevin
Spacey nel
film I soliti
sospetti, il quale si consegna
nelle mani dell’FBI richiedendo di collaborare con un agente in
particolare. La rete diede poi
il via libera alla produzione di un episodio
pilota il 22 gennaio
2013.
Mozhan
Marno (La guerra di Charlie
Wilson) è entrata a far parte del cast di
The Blacklist 2 nel ruolo di
Tamar Katzman, un’ex agente della
Mossad ed una spia dall’incredibile intuito e
dall’eccezionale talento che si ritroverà ad avere un testa a testa
con Raymond Reddington. Il personaggio sarà un
regular e entrerà in scene nalla primissima parte del secondo ciclo
di episodi dello show.
The Blacklist è una serie televisiva
statunitense trasmessa dal 23 settembre 2013 sulla rete televisiva
NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi di
fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato: chiede
però di parlare solo con Elizabeth Keen, una giovane profiler al
suo primo giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel momento inizia a
occuparsi essenzialmente dei casi forniti da Red.
Da subito emerge come la speciale
blacklist stilata da Reddington abbia un carattere molto personale:
l’uomo, infatti, grazie a questa vuole liberare la piazza dai suoi
principali nemici, avvalendosi delle forze dell’FBI; il Bureau non
può tuttavia esimersi dal catturare quelli che sono a tutti gli
effetti dei criminali, dando così l’avallo a questa singolare
collaborazione. Queste cacce all’uomo finiscono ben presto per
intrecciarsi con le vicende personali della stessa Elizabeth, che
su soffiata di Red inizia a dubitare perfino della reale identità
del marito. Altro enigma che scuote Lizzy, orfana dai tempi
dell’infanzia, è capire quale sia la vera natura del legame tra lei
e Reddington, arrivando a ipotizzare che l’uomo possa essere suo
padre.
Manca molto
all’arrivo di The Blacklist 2,
l’atteso secondo ciclo di episodi della serie di successo con
protagonista James Spader.
Il cambio di palinsesto
di The Blacklist avrà delle
conseguenze anche a livello della trama della prossima stagione,
almeno secondo quanto dichiarato dal produttore
esecutivo John Eisendrath, che ha anticipato
che la storia sarà fruibile anche da chi non ha mai visto lo show
per cercare di soddisfare un bacino sempre più ampio di
telespettatori
The
Blacklist è
una serie televisivastatunitense trasmessa dal 23
settembre 2013 sulla
rete televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi
di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato:
chiede però di parlare solo con Elizabeth Keen, una
giovane profiler al suo primo giorno di servizio.
Questa richiesta, all’apparenza incomprensibile, costringe
l’agenzia a rendere Elizabeth parte integrante di una
segreta task force, che da quel momento inizia a
occuparsi essenzialmente dei casi forniti da Red.
Da subito emerge come la
speciale blacklist stilata da Reddington abbia un
carattere molto personale: l’uomo, infatti, grazie a questa vuole
liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi delle
forze dell’FBI; il Bureau non può tuttavia esimersi dal catturare
quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando così
l’avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce all’uomo
finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende personali
della stessa Elizabeth, che su soffiata di Red inizia a dubitare
perfino della reale identità del marito. Altro enigma che scuote
Lizzy, orfana dai tempi dell’infanzia, è capire quale sia la vera
natura del legame tra lei e Reddington, arrivando a ipotizzare che
l’uomo possa essere suo padre.
Nell’estate 2012,
la NBC comprò
dalla Sony Pictures Television la sceneggiatura per un potenziale nuovo
pilot, incentrato su un criminale che ricorda Keyser Söze, il
personaggio interpretato da Kevin Spacey nel film I soliti sospetti, il quale si consegna nelle mani dell’FBI
richiedendo di collaborare con un agente in
particolare. La rete diede poi
il via libera alla produzione di un episodio
pilota il 22 gennaio
2013.
Manca ancora molto
all’inizio di The Blacklist 2,
l’attesissimo secondo ciclo di episodi della serie di successo con
protagonista James Spader nei panni di un potente
criminale.
In The Blacklist
2, David
Fonteno e David
Costabile appariranno come guest star in un episodio
dello show, il primo nei panni del Senator
Sheridan, un gentiluomo del sud amico di vecchia data
dell’agente Cooper ed il
secondo Linus Creel, un altro nome sulla
lista di Red, che sarà uno psichiatra
con una morbosa curiosità per i suoi pazienti.
The Blacklist è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 23 settembre 2013 sulla rete
televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi di
fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato: chiede
però di parlare solo con Elizabeth Keen, una giovane profiler al
suo primo giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel momento inizia a
occuparsi essenzialmente dei casi forniti da Red.
Da subito emerge come la speciale
blacklist stilata da Reddington abbia un carattere molto personale:
l’uomo, infatti, grazie a questa vuole liberare la piazza dai suoi
principali nemici, avvalendosi delle forze dell’FBI; il Bureau non
può tuttavia esimersi dal catturare quelli che sono a tutti gli
effetti dei criminali, dando così l’avallo a questa singolare
collaborazione. Queste cacce all’uomo finiscono ben presto per
intrecciarsi con le vicende personali della stessa Elizabeth, che
su soffiata di Red inizia a dubitare perfino della reale identità
del marito. Altro enigma che scuote Lizzy, orfana dai tempi
dell’infanzia, è capire quale sia la vera natura del legame tra lei
e Reddington, arrivando a ipotizzare che l’uomo possa essere suo
padre.
Cresce l’attesa per i nuovi episodi
di The Blacklist 2, l’atteso secondo
ciclo di puntate della serie di successo con James Spander
trasmessa dal network americano della NBC.
In The Blacklist 2 Ressler toccherà
il fondo con la sua dipendenza nel peggior momento possibile,
ovvero mentre è in missione per rintracciare Matthew
Kincaid, un uomo disturbato che vive con la madre in
una zona remota dell’Alaska.
The Blacklist è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 23 settembre 2013 sulla rete
televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi di
fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato: chiede
però di parlare solo con Elizabeth Keen, una giovane profiler al
suo primo giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel momento inizia a
occuparsi essenzialmente dei casi forniti da Red.
Da subito emerge come la speciale
blacklist stilata da Reddington abbia un carattere molto personale:
l’uomo, infatti, grazie a questa vuole liberare la piazza dai suoi
principali nemici, avvalendosi delle forze dell’FBI; il Bureau non
può tuttavia esimersi dal catturare quelli che sono a tutti gli
effetti dei criminali, dando così l’avallo a questa singolare
collaborazione. Queste cacce all’uomo finiscono ben presto per
intrecciarsi con le vicende personali della stessa Elizabeth, che
su soffiata di Red inizia a dubitare perfino della reale identità
del marito. Altro enigma che scuote Lizzy, orfana dai tempi
dell’infanzia, è capire quale sia la vera natura del legame tra lei
e Reddington, arrivando a ipotizzare che l’uomo possa essere suo
padre.
Cresce l’attesa per la messa in
onda dei nuovi episodi di The Blacklist
2, l’atteso secondo ciclo della serie televisiva di
successo targata NBC e con protagonista l’attore James Spader.
The
Blacklist, dove in uno dei prossimi episodi qualcuno
rapirà Liz e cercherà di estrarre dalla sua
memoria alcuni particolari sulla notte dell’incendio ed in
quell’occasione vedremo una versione più giovane della donna, ma
smuovere certi ricordi è pericoloso, specie se a farlo è la persona
che l’ha rapita.
The
Blacklist è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 23
settembre 2013 sulla rete televisiva NBC.
Raymond “Red” Reddington, uno dei
più pericolosi criminali nella FBI Ten
Most Wanted Fugitives, si costituisce all’agenzia offrendosi
di fornire informazioni su ogni persona con cui abbia lavorato:
come clausola all’accordo, chiede di avere l’unico suo referente in
Elizabeth Keen, una giovane profiler al suo primo
giorno di servizio. Questa richiesta, all’apparenza
incomprensibile, costringe l’agenzia a rendere Elizabeth parte
integrante di una segreta task force, che da quel
momento inizia a occuparsi essenzialmente dei casi forniti da
Red.
La
speciale blacklist stilata da Reddington tradisce
un carattere molto personale: l’uomo, infatti, grazie a questa
vuole liberare la piazza dai suoi principali nemici, avvalendosi
delle forze dell’FBI; il Bureau non può tuttavia esimersi dal
catturare quelli che sono a tutti gli effetti dei criminali, dando
così l’avallo a questa singolare collaborazione. Queste cacce
all’uomo finiscono ben presto per intrecciarsi con le vicende
personali della stessa Elizabeth, orfana dai tempi dell’infanzia,
che cerca di capire quale sia la vera natura del legame tra lei e
Reddington.
È stata rivelata la data
di uscita di The
Black Phone 2, il sequel del film horror di successo
del 2021 prodotto daUniversal e Blumhouse.
Varietyha rivelato che The
Black Phone 2 uscirà nelle sale venerdì 27 giugno
2025. Secondo il noto sito, gli studi descrivono il prossimo sequel
come il “lancio di un nuovo sinistro franchise“. Non sono
state fornite informazioni sul casting o sulla trama di The
Black Phone 2 insieme alla data di uscita.
The Black Phone ha
come protagonista il candidato all’Oscar Ethan Hawke insieme ai giovani attori
emergenti Mason Thames e Madeleine McGraw. A
loro si sono uniti James Ransone, Jeremy Davies, Brady
Hepner, Jacob Moran e Jordan Isaiah White. Ha anche
riunito il regista Scott Derrickson e lo scrittore
C. Robert Cargill con
Ethan Hawke e James Ransone, che hanno lavorato tutti
insieme in Sinister del 2012.
Di cosa parlava The Black
Phone?
“Il film racconta la
storia di Finney Shaw, un ragazzo di 13 anni timido ma
intelligente, che viene rapito da un sadico assassino e
intrappolato in un seminterrato insonorizzato“, si legge nella
sinossi ufficiale. “Quando un telefono staccato sul muro
comincia a squillare, Finney scopre di poter sentire le voci delle
precedenti vittime dell’assassino. E sono determinati a fare
in modo che ciò che è successo a loro non accada a
Finney”.
Il regista di The
Black Phone 2, Scott Derrickson,
annuncia una differenza importante nel prossimo sequel, che lo
renderà “più spaventoso” rispetto al primo. The Black
Phone si concludeva chiudendo il cerchio della storia di una
scuola media, con Finney (Mason Thames) che
uccideva l’Arraffatore (Ethan
Hawke) con il telefono che usava per comunicare con le
sue precedenti vittime. L’imminente sequel vedrà il ritorno del
protagonista in nuove circostanze, anche se i dettagli esatti di
ciò che accadrà nel film non sono stati resi noti. Tuttavia, con la
conferma del ritorno di importanti personaggi, molti elementi
risulteranno familiari.
Parlando con GamesRadar+, Derrickson ha rivelato che una differenza
chiave in The
Black Phone 2 renderà la storia “più
grafica” e “più spaventosa” rispetto al film
originale. Il regista ha spiegato che il fatto che il film
sia incentrato sulla scuola superiore piuttosto che sulla scuola
media ha reso necessaria una trama più cupa e adulta
rispetto al primo film. Tuttavia, ha promesso che questo sarà
illustrato nel modo in cui i personaggi verranno stabiliti nel
nuovo film, aggiungendo questi importanti elementi. Ecco cosa ha
detto Derrickson qui sotto:
La differenza principale è che
si tratta di un film sulla maturità, così come il film originale
era un film sulla maturità alle scuole medie, ma sono due tipi di
cose molto diverse.Un film sulla maturità richiede di
più.Deve essere più viscerale.Deve essere, credo,
più grafico, più spaventoso.
Penso che il cambiamento che
avviene negli esseri umani tra le scuole medie e le superiori sia
uno dei più grandi cambiamenti che si affrontano nella vita.Quindi, poter rivisitare questi personaggi che si sono davvero
sviluppati come persone nei quattro anni trascorsi tra un film e
l’altro è stato molto interessante per me.
The Black Phone 2 è basato
sull’omonimo racconto di Joe Hill.
Cosa significa per il film il
focus sul liceo di The Black Phone 2
La sua attenzione sarà diversa
dalle premesse originali
Il cast di The Black Phone
2 vedrà non solo il ritorno di Thames nei panni di
Finney e di Hawke in quelli dell’Arrapinatore, ma anche di
altri personaggi del primo film, come Gwen (Madeleine McGraw),
Terrance (Jeremy Davies) e Robin (Miguel Mora). La trama esatta è
attualmente sconosciuta, soprattutto perché l’antagonista è morto
nel primo film. Questo significa che il sequel probabilmente si
baserà maggiormente sugli elementi soprannaturali del primo film,
enfatizzando le sue idee attraverso una lente familiare che
permette di mostrare nuove prospettive.
La conferma da parte di Derrickson
di una storia più terrificante non sorprende più di tanto, dal
momento che il film avrà davvero bisogno di aumentare il suo
fattore paura per giustificare la continuazione della storia. Dato
il grande successo al botteghino del primo film, che ha
guadagnato 161,4 milioni di dollari a fronte di un budget di 16-18
milioni, The Black Phone 2 è
molto atteso, il che giustifica il fatto che il sequel avrà una
storia più terrificante. Sembra inoltre che il film tratterà
simbolicamente le paure del liceo attraverso una storia
dell’orrore, con qualsiasi cosa Finney debba affrontare che abbia
un legame con la sua crescita.
Dopo l’anteprima di
The Black Phone nel 2022, il film horror
della Blumhouse ha continuato a terrorizzare il pubblico
in modo piuttosto rapido, affermandosi rapidamente come
uno dei migliori film horror del decennio finora.
L’offerta della Blumhouse seguiva il maniacale e sadico killer di
Ethan Hawke, il sequestratore, il cui modus
operandi è il rapimento e l’uccisione di bambini. Ora, in vista del
prossimo sequel annunciato da Universal Studios e
Blumhouse,The
Black Phone 2 aggiunge al suo impressionante cast il
veterano dell’horror Demián Bichir (The
Nun).
Secondo Deadline, Bichir si unirà al cast
dell’attesissimo sequel, ma i dettagli sul suo personaggio sono
ancora coperti da segreto. Bichir si unisce a The Black
Phone 2 con un ampio catalogo di esperienze nel
genere horror. Candidato all’Oscar, il portfolio horror di Bichir
include Alien:
Covenantdel 2017, The
Nun del 2018 e la partecipazione a The
Grudge nel 2020. La notizia dell’ingresso di
Bichir in questo possibile franchise horror arriva dopo che la sua
parabola di guerra Senza sangue, interpretata da
Angelina Jolie, è stata presentata in anteprima
mondiale al TIFF. The Black Phone 2 doveva inizialmente
arrivare nelle sale nel giugno 2025. Tuttavia, un recente
cambiamento di calendario ha fatto slittare la data di
uscita al 17 ottobre 2025.
Diretto da Scott
Derrickson e co-scritto da C. Robert
Cargill, The Black Phone ha sfidato le aspettative quando ha
terrorizzato le sale cinematografiche nel 2022. Sviluppato con un
budget ridotto, il film horror è diventato a sorpresa un successo
per la Universal, incassando oltre 161 milioni di
dollari al botteghino mondiale e classificandosi come
uno dei film più redditizi realizzati quell’anno. Con un sequel ora
pronto a ricreare, forse, la stessa impresa, il sequel darà
il benvenuto alla totalità del cast del primo
film. Hawke torna nei panni del misterioso cattivo,
l’Arrapinatore, e tornano anche altri membri del cast come
Mason Thames, Madeleine McGraw,
Jeremy Davies e Miguel Mora.
Di cosa parla The Black
Phone?
Basato su un racconto di
Joe Hill e prodotto da Jason
Blumhouse, The Black Phone segue un tredicenne di nome
Finney e sua sorella minore, Gwen, dotata di forti capacità
psichiche. Vivendo in una città afflitta da una serie di rapimenti
e omicidi di bambini, un giorno Finney diventa un bersaglio
dell’Acchiappatore e viene presto rapito da quest’ultimo. Rinchiusa
in uno scantinato, la sorella di Finney cerca di sfruttare
le sue capacità psichiche per ritrovare il fratello.
Finney si rende presto conto di poter sentire le voci delle
precedenti vittime dell’assassino grazie al telefono staccato nello
scantinato insonorizzato. Deciso a non
permettere che la storia si ripeta con Finney, queste voci aiutano
l’adolescente a fuggire. The Black Phone 2 arriverà nelle
sale il 17 ottobre 2025.
In attesa di poterlo ammirare al
cinema nei panni del villain Electroin
The Amazing Spider-Man2, Jamie Foxx è già sul
punto di entrare a far parte di un nuovo progetto
cinematografico: The BlackPhantom. La pellicola, un action movie
diretto da Tim Story (I
FantasticiQuattro), potrebbe
vedere, inoltre, impegnato sul set a fianco dell’attore originario
del Texas anche Kevin Hart.
The Black
Phantomci porterà nella vita
di un assassino a pagamento che si troverà costretto a chiedere
aiuto ad un “collega” (Black Phantom per l’appunto) senza sapere
che, in realtà, questi sarà stato assoldato per ucciderlo. Scritto
da David Lease e Megan
Hinds il film è ancora in fase di pre-produzione, non ci
sono, infatti, ancora conferme circa il resto del cast che prenderà
parte alle riprese.
Ecco il primo trailer e il poster americano di The
Birth of a Nation, il film diretto e interpretato da
Nate Parker che all’ultimo Sundance Film Festival ha portato a casa
l’Audience Award e il Grand Jury Prize.
The Birth of a
Nation trionfa al Sundance Film Festival 2016:
tutti i vincitori
Co queste credenziali il film
potrebbe far parte della corsa all’Oscar 2017
(Whiplash docet). Ecco il trailer del
film e a seguire il manifesto:
Nel film Parker
interpreta Nat Turner, uno schiavo afroamericano che guidò la
rivolta degli schiavi, scoppiata nella Contea di Southampton in
Virginia nell’agosto 1831. Il film è composto da un cast corale che
comprende Armie Hammer, Aja Naomi King, Jackie Earle Haley,
Penelope Ann Miller, Gabrielle Union e Aunjanue
Ellis.
Il titolo è un chiaro riferimento
ironico al controverso film muto del 1915 Nascita di una
nazione (The Birth of a
Nation), di David Wark Griffith . È
stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, dove
ha vinto il premio del pubblico e il gran premio della giuria.
Il film uscirà negli Stati Uniti il
prossimo 7 ottobre, mentre dovrebbe arrivare in Italia nel periodo
natalizio o subito dopo, a Gennaio 2017.
Ecco il primo trailer originale di
The Birth of a Nation, il film che ha
trionfato all’ultimo Sundance Film Festival e che vede l’esordio
alla regia dell’attore Nate Parker, anche
protagonista. Il film uscirà il 7 ottobre negli Stati Uniti e si
immagina, per questo prodotto, lo stesso percorso fortunato che
hanno avuto altri film presentati al Festival, come
Whiplash.
Nel film Parker interpreta Nat
Turner, uno schiavo afroamericano che guidò la rivolta degli
schiavi, scoppiata nella Contea di Southampton in Virginia
nell’agosto 1831. Il film è composto da un cast corale che
comprende Armie Hammer, Aja Naomi King, Jackie Earle Haley,
Penelope Ann Miller, Gabrielle Union e Aunjanue
Ellis.
Il titolo è un chiaro riferimento
ironico al controverso film muto del 1915 Nascita di una
nazione (The Birth of a
Nation), di David Wark Griffith . È
stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, dove
ha vinto il premio del pubblico e il gran premio della
giuria.
Nel 1915 The Birth of a
Nation di David Wark Griffith celebrava l’origine
degli Stati Uniti. Dopo 101 anni, Nate Parker
realizza un film con lo stesso titolo, che questa volta non
inneggia ma colpevolizza, che guarda in macchina e racconta una
pagina sanguinosa ed eroica della storia americana. Con il suo
The Birth of a Nation, Parker, attore alla sua
opera prima dietro la macchina da presa che scrive, dirige, recita
e celebra un eroe rivoluzionario, lo schiavo Nathaniel
Turner, che nel 1931, nella Contea di Southampton in
Virginia, guidò una rivolta di schiavi che durò 48 ore e venne
affogata nel sangue. Uno Spartaco del XX secolo che in pochi
ricordano ma che la pellicola, presentata già in trionfo al
Sundance 2016, racconta nei suoi antefatti e nel suo breve e
furente svolgimento.
Nate Parker
comincia il suo racconto come una fiaba oscura e onirica, in cui
uno sciamano profetizza al piccolo Nat un futuro di saggezza e
grandezza per il suo popolo. Nat è un bambino intelligente e
sensibile, da sempre amico (nei limiti del possibile in un contesto
del genere) del padroncino Sam e benvoluto da sua madre, la Signora
Turner, grazie alla quale impara le sacre scritture e la parola di
quel Dio che tanto ama. La sua fede, la sua intelligenza, lo
portano a essere uno schiavo in qualche modo privilegiato, che gode
del favore del padrone pur rimanendo sempre un oggetto di suo
proprietà. Ma il senso di appartenenza e l’innegabile brutalità e
ingiustizia a cui sono sottoposti i neri svegliano in lui il furore
biblico di vendetta e giustizia. Nat diventa il leader, il braccio
armato di una folle rivolta di appena due giorni. Giorni di sangue
e di polvere, ma anche di libertà e di vita.
Alla sua prima regia, Parker
dimostra un occhio allenato alla composizione del quadro, spesso
invaso dalla luce del sole che filtra attraverso alberi o assi di
legno, una luce che tenta di raggiungere l’oscurità degli animi
narrati e che si diffonde attraverso la nebbia delle albe di
lavoro, i campi di cotone, i cortili delle case padronali, quasi a
rappresentare una divina presenza sempre invocata e ricercata ma
apparentemente inesistente o almeno indifferente alle vicende
umane. Grazie alla preziosa e invadente colonna sonora di
Henry Jackman, The Birth of a
Nation si lascia andare a sequenze liriche e potenti,
momenti di grande impatto emotivo che ricordano i grandi classici
del cinema hollywoodiano, come Braveheart o
Il Gladiatore, con in più del peso della Storia
che non fa sconti a nessuno.
E lo stesso sguardo del narratore è
anche quello iniettato di sangue, che dice addio all’ultimo alito
di vita e che si rivolge alla macchina, è uno sguardo d’accusa
all’umanità, allo spettatore che guarda nella sicurezza della sua
poltrona, al senso di appartenenza alla razza umana che dovrebbe
spingerci alla compassione. Per non ripere la Storia.
Ecco un nuovo poster americano per
The Birth of a Nation, il film diretto e
interpretato da Nate Parker che all’ultimo
Sundance Film Festival ha portato a casa
l’Audience Award e il Grand Jury Prize.
The Birth of a
Nation trionfa al Sundance Film Festival 2016:
tutti i vincitori
Co queste credenziali il film
potrebbe far parte della corsa all’Oscar 2017
(Whiplash docet). Ecco il manifesto:
Nel film Parker interpreta Nat
Turner, uno schiavo afroamericano che guidò la rivolta degli
schiavi, scoppiata nella Contea di Southampton in Virginia
nell’agosto 1831. Il film è composto da un cast corale che
comprende Armie Hammer, Aja Naomi King, Jackie Earle Haley, Penelope Ann Miller, Gabrielle
Union e Aunjanue Ellis.
Il titolo è un chiaro riferimento
ironico al controverso film muto del 1915 Nascita di una
nazione (The Birth of a
Nation), di David Wark Griffith . È
stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, dove
ha vinto il premio del pubblico e il gran premio della giuria.
Il film uscirà negli Stati Uniti il
prossimo 7 ottobre, mentre dovrebbe arrivare in Italia nel periodo
natalizio o subito dopo, a Gennaio 2017.
Ecco un nuovo contributio dedicato a
The Birth of a Nation, il film diretto e
interpretato da Nate Parker che all’ultimo
Sundance Film Festival ha portato a casa
l’Audience Award e il Grand Jury Prize.
The Birth of a
Nation trionfa al Sundance Film Festival 2016:
tutti i vincitori
Co queste credenziali il film
potrebbe far parte della corsa all’Oscar 2017
(Whiplash docet). Ecco il video che ci
porta dietro le quinte del film:
Nel film Parker interpreta Nat
Turner, uno schiavo afroamericano che guidò la rivolta degli
schiavi, scoppiata nella Contea di Southampton in Virginia
nell’agosto 1831. Il film è composto da un cast corale che
comprende Armie Hammer, Penelope Ann Miller, Jackie Earle
Haley, Mark Boone Jr., Colman Domingo, Aunjanue Ellis, Dwight
Henry, Aja Naomi King, Esther Scott, Roger Guenveur Smith
e Gabrielle Union.
Il titolo è un chiaro riferimento
ironico al controverso film muto del 1915 Nascita di una
nazione (The Birth of a
Nation), di David Wark Griffith . È
stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, dove
ha vinto il premio del pubblico e il gran premio della giuria.
Il film uscirà negli Stati Uniti il
prossimo 7 ottobre, mentre dovrebbe arrivare in Italia nel periodo
natalizio o subito dopo, a Gennaio 2017. La pellicola è prodotta da
Bron Studios, Phantom Four, Mandalay Pictures e Tiny Giant
Productions.
Arriva oggi al cinema The
Birth of a Nation, il film con protagonista Nate Parker che si cimenta
anche nella regia e racconta una storia vera.
The Birth of a Nation
recensione del film di e con Nate
Parker
Ambientato in Virginia nel 1831, il
film racconta di Nat Turner, uno schiavo istruito il cui padrone in
difficoltà economiche, Samuel Turner, sfrutta la sua abilità come
predicatore per sottomettere gli schiavi ribelli. Dopo esser stato
testimone di innumerevoli atrocità, Nat escogita un piano per
condurre la sua gente alla libertà.
Insieme a Nate
Parker nel film ci sono anche Armie Hammer, Aja
Naomi King, Jackie Earle Haley, Gabrielle Union. Vincitore
del Sundance 2016, il film è stato presentato in Italia alla Festa
Internazionale del film di Roma dello scorso ottobre.
Sonos tati diffusi in rete quattro
nuovi spot tv di The Birth of a Nation,
il film diretto e interpretato da Nate Parker che
ha fatto molto parlare di sè e che ha vinto al Sundance 2016.
Ecco di seguito i video diffusi dal canale Youtube di FoxSearchlight:
Nel film Parker interpreta Nat
Turner, uno schiavo afroamericano che guidò la rivolta degli
schiavi, scoppiata nella Contea di Southampton in Virginia
nell’agosto 1831. Il film è composto da un cast corale che
comprende Armie Hammer, Aja Naomi King, Jackie Earle Haley, Penelope Ann Miller, Gabrielle
Union e Aunjanue Ellis.
Il titolo è un chiaro riferimento
ironico al controverso film muto del 1915 Nascita di una
nazione (The Birth of a
Nation), di David Wark Griffith . È
stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2016, dove
ha vinto il premio del pubblico e il gran premio della giuria.
Il film uscirà negli Stati Uniti il
prossimo 7 ottobre, mentre dovrebbe arrivare in Italia nel periodo
natalizio o subito dopo, a Gennaio 2017.
Il film del 2016
The Birth of a Nation – Il risveglio di un popolo
(qui la recensione) ha segnato
l’esordio come regista dell’attore Nate Parker,
noto fino a quel momento soprattutto come comico. L’attore, a cui
il progetto stava particolarmente a cuore e che stava cercando di
portarlo sullo schermo fin dal 2009 quando aveva iniziato a
scriverne la sceneggiatura, ha investito nella produzione ben
100.000 dollari di tasca propria. La storia è quella di uno schiavo
di colore degli inizi dell’Ottocento che diede vita ad una
sanguinosa rivolta contro i padroni bianchi.
Nel dar vita al film, Parker ha
voluto utilizzare lo stesso titolo del celebre film del 1915 per
denunciare la visione razzista di quella pellicola diretta da
D. W. Griffith, che in particolare faceva sembrare
i membri del Ku Klux Klan degli eroi e i neri dei bruti assetati di
sangue. “Il film di Griffith ha fatto molto affidamento sulla
paura e la disperazione come strumento per consolidare la
supremazia bianca. Quel film non solo ha motivato la massiccia
rinascita del gruppo terroristico Ku Klux Klan e la carneficina
inflitta contro le persone di origine africana, ma è servito come
fondamento dell’industria cinematografica che conosciamo
oggi”, ha raccontato Parker.
“Ho rivendicato questo titolo e
l’ho riproposto come uno strumento per sfidare il razzismo e la
supremazia bianca in America, per ispirare una ribellione verso
qualsiasi ingiustizia in questo paese (e all’estero) e per
promuovere il tipo di confronto onesto che può portare la nostra
società verso la guarigione“, ha aggiunto. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di The Birth
of a Nation – Il risveglio di un popoloa
Ambientato nel Sud degli Stati Uniti
circa trent’anni prima della Guerra di Secessione americana e la
conseguente abolizione della schiavitù, il film ha per protagonista
Nat Turner, uno schiavo che vive nella piantagione
del suo padrone, un uomo che si trova in difficoltà economiche di
nome Samuel Turner. Obediente e istruito, Nat
conosce anche molto bene la Bibbia. Dietro suggerimento del
reverendo Walthall, Samuel ha deciso infatti di
fare del suo schiavo un predicatore religioso, un modo per
guadagnare soldi ma anche per usarlo come uno strumento di
controllo e d’indottrinamento degli altri schiavi.
Nat, che ne frattempo si è
innamorato e ha sposato una bella schiava di nome
Cherry, riscuote molto successo, tanto che la sua
missione di predicatore si estende ad altre proprietà della zona,
dove però si rende subito conto delle condizioni in cui vivono i
suoi compagni oppressi e vittime di atrocità. Tornato alla sua
piantagione, sconvolto da quello che ha visto, Nat apprende che sua
moglie Cherry è stata picchiata violentemente. L’uomo deciderà a
quel punto di ribellarsi e preparare un piano per condurre il suo
popolo verso la libertà.
Ad interpretare Nat Turner vi è lo
stesso Nate Parker, mentre l’attore Armie Hammer ricopre
il ruolo del suo padrone, Samuel Turner. Mark Boone
Junior, attore visto in Memento e nella serie
Sons of Anarchy, interpreta invece il reverendo Walthall.
Aja Naomi King,
vista in Le regole del delitto perfetto, ricopre il ruolo
di Cherry Turner, mentre Colman Domingo è Hank Turner. Sono poi
presenti gli attori Aunjanue Ellis, recentemente
vista in Una famiglia vincente – King
Richard, nel ruolo di Nancy Turner e Jackie Earle
Haley in quelli di Raymond Cobb.
The Birth of a Nation – Il
risveglio di un popolo, la vera storia di Nat Turner
Nat Turner nacque
nella Contea di Southampton il 2 ottobre 1800. La nonna di Nat
Turner era stata condotta in catene, all’età di tredici anni, dalla
Costa d’Oro in America e, subito dopo lo sbarco, diede alla luce
una bambina, la madre di Nat, concepita durante il viaggio.
All’interno della proprietà dei Turner lo schiavo Nat trascorse la
sua intera esistenza, in una zona rurale degli Stati Uniti dove gli
schiavi neri erano la maggioranza della popolazione. A differenza
della quasi totalità degli schiavi, analfabeti, sin dalla tenera
età Nat riuscì ad avere accesso a libri che gli consentirono di
imparare a leggere e scrivere praticamente da autodidatta.
Educato poi dai padroni e dalla
famiglia a coltivare una profonda religiosità, si immerse sin da
ragazzo nella lettura delle storie della Bibbia, passando le ore
libere dal lavoro nella preghiera e nella meditazione. Questa
religiosità si manifestò sempre di più, fino ad arrivare a quelle
che lui chiamava “visioni”, ossia immagini che Nat vedeva e tramite
cui Dio gli avrebbe inviato dei messaggi. Nel febbraio 1831, una
eclissi anulare di Sole visibile dalla Virginia, venne interpretata
da Nat come un segno che Dio gli inviava, ossia di prepararsi alla
ribellione contro i padroni bianchi. La ribellione ebbe poi luogo
nella notte del 21 agosto 1831.
La ribellione
Per tutta la notte, gli schiavi
passarono di proprietà in proprietà liberando altri schiavi come
loro e uccidendo i rispettivi padroni bianchi. Alla fine della
ribellione si contarono circa 70 uomini ad aver seguito Nat Turner.
Inizialmente, al fine di non attirare troppo l’attenzione su di
loro, gli schiavi non utilizzarono armi da fuoco per uccidere i
bianchi, ma solo asce, coltelli ed attrezzi recuperati all’interno
dei magazzini agricoli. Durante gli assalti alle case dei
carcerieri, i ribelli non fecero distinzioni ed uccisero uomini,
donne e bambini. Prima che le milizie armate dei bianchi venissero
a conoscenza di quanto stesse avvenendo, i ribelli uccisero
all’incirca 60 persone bianche.
La cattura e le conseguenze
La ribellione degli schiavi di
Southampton fu però velocemente interrotta dalle milizie armate dei
bianchi. Nat Turner riuscì a scappare nei boschi e a restare
fuggitivo sino al successivo 30 ottobre 1831, quando fu scoperto e
catturato. Il successivo 5 novembre 1831 Nat Turner fu condannato
per “cospirazione, ribellione ed insurrezione” e condannato
a morte per impiccagione. La sentenza fu eseguita il successivo 11
novembre nella città di Jerusalem, in Virginia. Subito dopo la
morte il suo corpo fu decapitato e la sua testa esposta nella
piazza della cittadina, come monito verso gli altri schiavi. Il suo
corpo senza testa fu infine seppellito senza alcun segno di
riconoscimento e senza messa funebre.
Al termine della rivolta degli
schiavi furono giustiziate nello Stato del Virginia 55 persone
nere, sospettate di aver preso parte all’insurrezione. Tuttavia,
nell’isteria generalizzata di quei giorni e con la presenza di
milizie armate a piede libero, furono uccise circa 120 persone di
colore, buona parte delle quali non avevano preso parte a nessuna
forma di sedizione o cospirazione. Immediatamente dopo il processo
vennero emanate delle leggi che vietarono ai padroni bianchi di
liberare i propri schiavi e di insegnare ai bambini neri a leggere
e a scrivere.
The Birth of a Nation – Il
risveglio di un popolo: come finisce il film
Nel finale del film, Nat viene a
conoscenza dell’omicidio per rappresaglia di schiavi innocenti e
del potenziale di altri spargimenti di sangue finché rimarrà in
fuga. Di conseguenza, decide di arrendersi e viene condannato a
morte. Durante l’impiccagione, Nat nota tra la folla il ragazzo
schiavo che ha tradito il loro gruppo, ma non nutre alcun rancore
nei suoi confronti. Il film si conclude con una dissolvenza dal
volto lacrimoso del ragazzo a quello di un soldato adulto,
presumibilmente lo stesso ragazzo ormai cresciuto che combatte per
l’esercito dell’Unione durante la guerra civile americana. Davanti
all’orrore a cui ha assistito, quel ragazzo si è dunque unito
all’esercito del Nord che ha combattuto per l’abolizione della
schiavitù.
Il trailer di The Birth of a
Nation – Il risveglio di un popolo e dove vedere il film in
streaming e in TV
È possibile fruire di
The Birth of a Nation – Il risveglio di un
popolo grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google
Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì29 gennaio alle ore
21:00 su Iris.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di ritrovo
per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e pericolosa
che influenza e minaccia lo stile di vita unico del gruppo
originario.
Nella sua ricerca
personale di una voce e di un punto di vista sul mondo, Jeff
Nichols approda al cinema con The Bikeriders, ultimo
capitolo di un suo racconto metaforico, episodico ma non per
questo meno organico degli Stati Uniti. E questa volta il suo
occhio è stato catturato dall’omonimo libro fotografico di Danny
Lyon che ha raccontato, con immagini e interviste, la vita
della gang di motociclisti di Chicago degli Outlaws DC nel 1968.
The Bikeriders, la
trama
La storia si concentra
su Benny (Austin
Butler) e sul suo desiderio di libertà e devozione
alla sua gang di motociclisti, su Johnny (Tom
Hardy) leader dei Outlaws DC che guarda al compagno
più giovane come futuro erede alla guida del gruppo, e su Kathy
(Jodie
Comer) ragazza che contro voglia subisce il fascino di
Benny e diventa ostacolo e salvezza per l’innamorato: gli chiede di
scegliere tra lei e la gang, tra la libertà e la sicurezza, perché
lei sola ha il discernimento necessario per vedere che quel tipo di
vita è destinata a schiantarsi contro un muro di violenza e
criminalità.
Non è certo un film
basato sui colpi di scena e le svolte inaspettate The
Bikeriders che, proprio come il libro fotografico da cui è
tratto, procede per concetti e suggestioni, espressioni a cui la
voce narrante di Kathy fa da commento e didascalia.
È il suo il punto di
vista che ci accompagna dentro una storia di uomini impenetrabili e
emotivamente infantili, che cercano soltanto la leggerezza e la
libertà di andare in moto e condividere questa passione con altri
che la pensano come loro. L’occhio di Kathy, che ascoltiamo mentre
si racconta al fotografo Danny (Mike
Faist), è invece indagatorio, acuto, perspicace, in grado
trovare spiegazioni e significati nel mutismo del marito e dei suoi
compagni. Il suo punto di vista è in grado di leggere questo
machismo giocoso e non prevaricatorio che si scontra con la
degenerazione di quel sogno di libertà e che deve scendere a patti
con il mondo reale.
The Bikeriders è un
film di attori
Nichols sceglie di
affrontare il racconto con la sua consueta consapevolezza ma senza
addentrarsi con particolari guizzi nella storia: come Danny,
diventa un osservatore e lascia ai suoi protagonisti il compito di
raccontarsi. The Bikeriders è infatti principalmente un film
di interpreti e il regista si affida senz’altro ad alcuni dei
migliori su piazza. La fisicità di
Tom Hardy gli consente ancora una volta di non aver
bisogno di troppe parole per mettere in scena il carisma silenzioso
e solido del suo Johnny, e qualcosa di molto simile accade a
Austin Butler che, nonostante la sua innegabile
bellezza, riesce a eliminare dal suo Benny qualsiasi traccia di
compiacimento estetizzante per restituire l’immagine di un uomo
molto fragile e infantile, sicuramente affascinante, ma anche
immaturo e senza equilibrio. Un ragazzaccio, uno di quelli che
Kathy avrebbe voluto evitare e che invece la irretisce con
inesorabile semplicità.
È lei il centro del
racconto, il punto di vista privilegiato, contemporaneamente
esterno alle regole della gang ma coinvolto emotivamente dal legame
con Benny, e
Jodie Comer si conferma raffinata e trasformista
interprete, plasmando voce, accento, movenze e look per la sua
Kathy. Questa triade aurea si arricchisce poi di tanti volti noti,
cameo, piccoli ruoli, comprimari, un sottobosco di facce
indimenticabili, tra cui spiccano senza dubbio quelle di
Michael Shannon, Boyd Holbrook e
dell’irresistibile e quasi irriconoscibile
Norman Reedus.
Una frontiera che non
c’è più
The Bikeriders è
il racconto di un sogno che si infrange, che riesce a riassumere i
toni del grande romanzo americano, ripercorrendone la mitologia
western, lì dove questa diventa storia di una frontiera mentale
imbastardita dal procedere del tempo. Anche se la strada verso quel
sogno diventa impraticabile e ci si ferma ad una piazzola di sosta
sicura, quella frontiera resta dentro i desideri, idealizzata e
irraggiungibile.
Fin dal suo primo lungometraggio
Shotgun Stories, Jeff Nichols è stato un
regista interessato alle rappresentazioni autentiche della
condizione umana. Che si tratti del brutale coming-of-age di
Mud, dell’intimo romanticismo storico di Loving, della
mitologia sovversiva dei supereroi di Midnight Special o dei temi catastrofici di Take Shelter, Nichols è in grado di prendere premesse
straordinarie e di fondarle su una legittima posta in gioco
emotiva.
L’ultimo
lungometraggio di Nichols, The Bikeriders, è
un ritorno alle classiche pellicole “contro il sistema” come
Easy Rider e Rebel Without a Cause, incentrato su un
gruppo di motociclisti ribelli negli anni Sessanta. Sebbene sia un
film che mostra l’ampiezza dell’immaginazione di Nichols,
The Bikeriders è stato liberamente ispirato da
testimonianze reali degli anni ’60.
La storia di The
Bikeriders è stata raccontata con passione da Nichols per
anni. Secondo Michael Shannon, il regista ne aveva
“parlato in un bar di Memphis mentre stavamo girando” un
cortometraggio e aveva sviluppato le prime bozze della storia per
quasi un decennio. The Bikeriders prende il titolo
da un libro fotografico del 1967 di Danny Lyons, che raccontava le
prove e le tribolazioni della banda di motociclisti Outlaws MC. Pur
avendo avuto una certa influenza, il libro di Lyons non ha fornito
alcun parallelo diretto con il film di Nichols; The
Bikeriders è ancora classificato come un’opera
completamente “originale” dalla WGA. Tuttavia, la storia di
The Bikeriders ha molto in comune con il vero club
motociclistico Outlaws MC.
Ambientato negli anni ’60,
The Bikeriders esplora l’ascesa del Vandals MC, un
club di motociclisti sorto nei sobborghi di Chicago, Illinois. Il
giovane ribelle Benny (Austin
Butler) diventa un potente membro del gruppo, aiutando
il suo amico Johnny (Tom
Hardy) a diventarne il leader de facto. Tuttavia, si
verifica una spaccatura quando i due uomini iniziano a prendere
strade diverse. Mentre Benny si innamora di Kathy (Jodie
Comer), Johnny inizia a coinvolgere la banda in varie
organizzazioni criminali. Mentre la banda diventa sempre più
pericolosa, Benny è costretto a scegliere a chi essere fedele,
perché diventare il nuovo leader dei Vandals potrebbe significare
abbandonare ogni speranza di avere una vita familiare normale.
Uno degli elementi chiave di
The Bikeriders è un’intervista condotta da una
versione romanzata di Lyon, interpretato dalla star di Challengers
Mike Faist. Anche se i personaggi di Nichols sono originali, i
segmenti dell’intervista in The Bikeriders si
basano sul lavoro reale che Lyon ha svolto per comprendere la banda
di motociclisti. Nichols ha rivelato di essere rimasto
impressionato dalle interviste di Lyon e di averle
“inserite” nella sceneggiatura. Tuttavia, ha anche
dichiarato che il processo di “prendere parole e immagini e in
qualche modo aggiungerle insieme, per dare una sensazione di
nostalgia” è stato “difficile da fare”.
Se Nichols è certamente riuscito a
creare alcune delle immagini più iconiche del libro di Lyons in
modo avvincente, The Bikeriders gioca sul fatto
che si tratta di una narrazione soggettiva degli eventi. Poiché
l’intero film è
raccontato in flashback dal punto di vista di Kathy, si suggerisce
che in alcuni momenti ella possa volontariamente ingannare Lyon, e
talvolta nascondere la verità. Questo potrebbe
spiegare perché The Bikeriders non si addentra
troppo nelle attività più oscure a cui partecipavano i Vandals. Il
film celebra l’esperienza comunitaria che derivava da un gruppo di
appassionati di moto che si riunivano per eventi sociali. Accenna
solo brevemente all’aumento della violenza a Chicago alla fine
degli anni Sessanta e al coinvolgimento dei Vandals in una serie di
crimini legati alla mafia.
Che fine ha fatto il vero MC
fuorilegge?
Nichols ha certamente creato un
ritratto accattivante dei Vandals, ma la vera storia dell’Outlaw MC
è molto più oscura di quella di The Bikeriders.
L’Outlaw MC fu fondato per la prima volta a McCook, nell’Illinois,
nel 1935, ed è uno dei club motociclistici più antichi della
nazione. John Davis guidò il gruppo durante la fase iniziale, prima
che la Seconda Guerra Mondiale portasse a un breve declino delle
attività del club, poiché molti dei suoi membri furono arruolati o
arruolati per il combattimento.
Tuttavia, l’Outlaw MC crebbe di
popolarità nel periodo immediatamente successivo, partecipando a un
raduno a Soldier Field nel 1946. Dopo essersi trasferito nel South
Side di Chicago negli anni Cinquanta, l’Outlaw MC iniziò a fondere
i suoi membri con gli ex rivali, tra cui il club di motociclisti
Cult di Voorheesville, New York, i Gypsy Outlaws di Milwaukee,
Wisconsin, e i Gypsy Raiders di Louisville, Kentucky. È in questo
periodo che il vero Lyon trascorse quattro anni vivendo a fianco
del club e imparando a conoscere il loro stile di vita.
Purtroppo, le intenzioni originarie
dell’Outlaw MC vennero compromesse negli anni Settanta, quando i
suoi membri vennero dominati da una fazione di motociclisti più
violenti e sconclusionati, interessati a eseguire hit per la band
di Chicago. Davis fu in seguito estromesso dalla sua posizione di
leader e ucciso per essersi rifiutato di portare il club in questa
direzione.
Le tensioni aumentarono quando
l’Outlaw MC sviluppò una brutale rivalità con il gruppo Hells
Angels di Fort Lauderdale, in Florida. Dopo che gli Hells Angels
dichiararono guerra all’Outlaw MC nel 1975, la faida si inasprì,
causando numerose vittime da entrambe le parti. Oggi l’Outlaw MC è
ufficialmente designato come organizzazione criminale dal
Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
The Bikeriders analizza i
cambiamenti culturali americani
L’accuratezza forse non era la
priorità di Nichols, ma The Bikeriders analizza
acutamente i cambiamenti culturali dell’America all’indomani della
Seconda guerra mondiale. Molti giovani cercavano lo stesso
affiatamento che i soldati avevano nell’esercito e formavano gruppi
sociali che celebravano i loro interessi simili. The
Bikeriders mostra il movimento anti-establishment in
America che divenne più dominante negli anni Sessanta.
A causa di una serie di
controversie politiche e del conflitto in corso in Vietnam, molti
uomini americani non erano più convinti delle intenzioni del loro
governo. Nonostante la brutta direzione che prendono, i Vandali di
The Bikeriders sono inizialmente intenzionati a
passare del tempo con persone che la pensano come loro. The
Bikeriders è ora nelle sale.
Uomini duri e incapaci di guardarsi
dentro, raccontati dal punto di vista di una delle loro donne,
mentre sullo sfondo si srotola il più grande mito americano erede
diretto del western: le gang di bikers che attraversano
strade e stati per la sola voglia di stare a cavallo di una due
ruote, inseguendo l’effimero mito della libertà.
The
Bikeriders è il nuovo film di Jeff
Nichols (Loving,
Take Shelter) che arriva a Roma per presentare il progetto, in
occasione dell’uscita in sala, in compagnia del suo
co-protagonista,
Austin Butler, che insieme a
Jodie Comer e
Tom Hardy forma un tridente d’oro intorno al quale si
sviluppa tutta la non-storia del film. Ma come mai un film così
maschile è raccontato dal punto di vista dell’unico personaggio
femminile importante nella storia?
Per Nichols c’è una risposta ovvia e
una più profonda: la prima deriva dal fatto che il film è basato su
un foto-libro di Danny Lyon che raccoglie anche
una serie di interviste le più interessanti delle quali sono
proprio al personaggio su cui è basata la Kathy di Comer: “Il
personaggio ha uno sguardo acuto e perspicace, le sue testimonianze
sono le più interessanti all’interno del libro” ha spiegato il
regista. Ma non solo.
“Questi uomini
appartenevano alla classe operaia e non erano capaci né ad
esprimersi né a riconoscere le loro emozioni – ha detto il
regista – Se la storia fosse stata raccontata dai personaggi
maschili, tutto sarebbe diventato pesante, molto diverso. Per
arrivare a raccontare la verità delle cose, c’era bisogno di
filtrare il racconto attraverso la lente di una
donna”.
Il mito del biker fa parte della
mitologia degli Stati Uniti e della cinematografia americana dagli
anni ’60. Tuttavia, per il suo The Bikeriders il modello non è
stato quello di film che raccontano propriamente quel mondo. Per
Jeff Nichols: “I film di motociclisti sono stati un sottogenere,
spesso erano film fatti molto male (…)il mio modello è
sempre stato un altro, e forse la dice lunga sul tipo di film che
avevo in mente di realizzare: sto parlando di Quei bravi
ragazzi.In quel film, Scorsese stava rappresentando una
sottocultura. Conosceva quel mondo nei dettagli. E non ha fatto
altro che portare al cinema quella sottocultura, raccontandola al
pubblico in maniera quasi romantica. O meglio, nella prima parte la
narrazione ci porta a voler essere il protagonista, nella seconda
parte ci allontana da lui e più ti addentri nella storia, più ti
allontani da lui.”
Nichols ha adottato questo stesso
approccio a The Bikeriders: “Dal punto di vista
narrativo, questa è la stessa struttura che ho applicato al mio
film. La prima parte è romanticizzata; ma nella seconda i
personaggi iniziano a pagare le conseguenze delle loro scelte e,
soprattutto, dell’essere parte di questo mondo. La differenza è che
Scorsese conosce in prima persona il mondo che ha raccontato. Io ho
dovuto studiare i dettagli dal libro di Lyon”.
Accanto a Tom Hardy e Jodie Comer,
Austin Butler fa bella mostra di sé nel film, nei panni di Benny,
un bello e dannato: un uomo che agogna la libertà e che la vive
senza troppe remore. Butler riesce ancora una volta a tratteggiare
un personaggio convincente, complice anche quell’aura à
la James Dean che ormai lo precede. Ma gli piace questo
paragone?
“Il paragone è
significativo per me, perché James Dean era uno dei miei miti da
ragazzo. Quando ho visto i suoi film per la prima volta, mi sono
sembrati la cosa più grande che potessi vedere. Aveva un senso
animale, ma anche una spontaneità e una vulnerabilità uniche. Una
volta le figure maschili nel cinema si dividevano tra Marlon Brando
che urlava ‘vaffanculo’ e Montgomery Clift che implorava ‘aiutami’.
James Dean era nel mezzo. Tuttavia, non so come reagire quando
qualcuno mi mette a confronto, anche perché non credo di essermi
mai ispirato a lui consapevolmente: è una somiglianza che vedono
gli altri”.
Giovane eppure già sul tetto di
Hollywood,
Austin Butler ha collezionato già collaborazioni di
altissimo profilo e soprattutto una nomination agli Oscar. Cosa lo
guida nelle sue scelte?
“I registi per me sono
la cosa più importante”, ammette quasi di getto. “A volte mi
capita di cogliere dei legami o dei riferimenti tra i film che ho
fatto a cui non avevo pensato prima, ma i registi coinvolti nei
progetti sono davvero quello che mi spinge ad accettare un
determinato film. E Jeff Nichols era sicuramente uno dei registi
dei miei sogni”.
The
Bikeriders è al cinema in Italia dal 19
giugno, distribuito da Universal
Pictures.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di ritrovo
per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e pericolosa
che influenza e minaccia lo stile di vita unico del gruppo
originario.
The Bikeriders, interpretato da Austin Butler,
Jodie Comer, Tom Hardy e Norman Reedus, racconta la storia di un
club di motociclisti del Midwest, i Vandals, e le vite dei suoi
membri.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di
ritrovo per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e
pericolosa che influenza e minaccia lo stile di vita unico del
gruppo originario.
Quasi una settimana dopo
che 20th Century Studiosha
rimosso The
Bikeriders della New Regency dal suo
programma di uscita nelle sale,Deadlinefa sapere che l’imminente dramma ricco di star ha finalmente
trovato una nuova casa, laFocus
Features.
Focus
Features ha acquisito i diritti di distribuzione
cinematografica globale del film che vede protagonista Austin
Butler. Il sito
inoltre rileva che lo studio sta attualmente pianificando di
distribuire The
Bikeriders nelle sale nel 2024. Prima dello
scioperoSAG-AFTRA, il film era previsto
per il debutto cinematografico statunitense il 1 dicembre 2023 dopo
la sua anteprima mondiale al 50° Telluride Film Festival avvenuta lo scorso
Agosto.
“Siamo lieti di
aggiungere un progetto così avvincente alla ricca lista di film del
prossimo anno“, ha dichiarato in un comunicato il presidente
di Focus Features, Peter
Kujawski. “Non vediamo l’ora di lavorare
ancora una volta al fianco di New Regency e di riunirci con il
talentuoso Jeff Nichols su un altro dei suoi progetti
visionari. Questo film esemplifica il
nostro impegno a collaborare con i migliori registi e partner di
produzione del settore, e non vediamo l’ora di sfruttare il suo
successo iniziale per attirare il pubblico in questo film toccante,
sostenuto dalle potenti performance di un cast
incredibile”.
Tutto quello che sappiamo su
The Bikeriders
Nel cast di The
Bikeriders ci sono Tom Hardy (Venom), Jodie Comer (Killing Eve), Austin
Butler (Elvis),
Norman Reedus (The Walking Dead), Michael Shannon (Revolutionary Road),
Boyd Holbrook (Logan), Toby
Wallace (The Society), Karl Glusman (The
Neon Demon), Mike Faist (West Side Story),
Damon Herriman (Justified), Emory
Cohen (The OA), Beau Knapp (Southpaw) e
Happy Anderson (Mindhunter).
“Kathy, un volitivo membro
dei Vandals, gruppo punk rock statunitense, sposato con un
motociclista selvaggio e spericolato di nome Benny, racconta
l’evoluzione dei Vandals nel corso di un decennio, iniziando da un
club locale di outsider e proseguendo da bei momenti in moto in
giro per le strade e nel rispetto per il loro forte e costante
leader Johnny”, si legge nella sinossi. “Nel corso degli anni,
Kathy fa del suo meglio per destreggiarsi tra la natura selvaggia
del marito e la sua fedeltà a Johnny, con il quale sente di dover
competere per l’attenzione di Benny. Mentre la vita nei Vandals
diventa sempre più pericolosa e il gruppo minaccia di diventare una
banda ancora più sinistra, Kathy, Benny e Johnny sono costretti a
fare delle scelte sulla loro lealtà verso il gruppo e tra
loro.
Ispirato all’omonimo libro
fotografico di Danny Lyon del 1967, il film è scritto e diretto da
Jeff Nichols.I produttori esecutivi
sono Fred Berger, Sam Hanson, David Kern, Yariv Milchan e
Michael Schaefer con la produzione di Arnon Milchan,
Kierke Panisnick e Donald Sparks.
The Bikeriders è
un film che
potrebbe essere passato inosservato, se non fosse per una serie di
elementi chiave che si uniscono. Il film si
avvale di un ensemble di talento che comprende
Austin Butler,
Tom Hardy e l’interpretazione di Jodie Comer che ruba la scena.
The Bikeriders (la
nostra recensione) vede anche il ritorno di Jeff
Nichols alla regia, che segna il suo primo lungometraggio
dopo la doppietta cinematografica di
Midnight Special e Loving
del 2016. Ma la cosa davvero speciale di The
Bikeriders è che ha evitato per un soffio di finire nel
limbo cinematografico; dopo il doppio sciopero WGA/SAG-AFTRA
dell’anno scorso, il film ha perso la sua casa presso i 20th
Century Studios e alla fine è finito alla Focus Features.
Basato sull’omonimo libro di Danny
Lyon, The Bikeriders racconta l’ascesa del club motociclistico dei
Chicago Vandals dal 1965 al 1973. Lyon (interpretato da Mike Faist)
conduce una serie di interviste con Kathy (Comer), la moglie di un
membro dei Vandals, Benny (Butler), per scoprire come i Vandals
siano stati tenuti insieme dal loro leader rude e ruspante Johnny
(Hardy), che ha preso in simpatia Benny. Come si conclude questa
saga di violenza e ciclismo?
The Bikeriders mostra i Vandals in
lento disfacimento
The Bikeriders è molto esplicito
sul fatto che i Vandals si coprono le spalle a vicenda, a
prescindere da tutto. Un esempio su tutti: Quando Benny viene
aggredito da due tizi in un bar e per poco non gli viene staccato
un piede con una pala, il resto dei Vandals trova i suoi aggressori
e li azzoppa su ordine di Johnny… e, per buona misura, brucia il
bar. Ma un gruppo di nuovi motociclisti più spietati inizia a
unirsi ai Vandals, il che porta a un divario generazionale e a
scontri che diventano mortali. Uno di questi scontri coinvolge
Cockroach (Emory Cohen), membro di lunga data dei Vandals, che
viene attaccato da un trio di nuovi membri e quasi ucciso. In
seguito, Scarafaggio dice a Johnny che lascerà i Vandals, il che
porta Johnny e Benny a fargli visita a casa quella sera e Johnny
gli spara a una gamba, paralizzandolo.
È questo atto, unito alle pressioni
di Kathy, che porta Benny a lasciare i Vandals. Johnny voleva che
fosse lui a prendere in mano il club, perché aveva una famiglia di
cui occuparsi e perché gli altri Vandals lo rispettavano. Kathy,
invece, è stanca delle continue risse e delle esperienze di quasi
morte in cui Benny si imbatte: vuole una vita stabile. Benny
chiarisce a entrambe che non vuole essere legato da vincoli
matrimoniali o dalla responsabilità di guidare gli altri, e parte
per parti sconosciute… almeno per un po’.
Una morte importante determina la
fine di un’era per i Vandals
the bikeriders recensione film
Un altro filo conduttore di
The Bikeriders è il viaggio di un giovane
motociclista chiamato “The Kid” (Toby Wallace), che si ispira ai
Vandals per iniziare ad andare in moto con i suoi amici. Quando
alla fine chiede a Johnny di unirsi ai Vandals, Johnny lo rifiuta
perché era disposto ad abbandonare i suoi amici, il che va contro
la lealtà che i Vandals hanno l’uno verso l’altro.
Infuriato, Kid tenta di colpire con
un coltello Johnny, che però lo picchia. Anni dopo, Kid rintraccia
Johnny e lo sfida a una lotta con i coltelli per la leadership dei
Vandali. Johnny accetta, ma la sera del combattimento Kid lo uccide
a sangue freddo. Alla fine, i Vandali si trasformano in una vera e
propria banda criminale; quando Benny viene a sapere della morte di
Johnny, si riunisce a Kathy.
Questo porta a uno dei momenti più
emozionanti del film, in cui Benny scoppia a piangere. In
precedenza, Kathy aveva detto che l’unica volta che lo aveva visto
piangere era stato dopo che il medico gli aveva detto che avrebbe
potuto perdere il piede in seguito alla rissa nel bar. È chiaro che
Benny ha capito che la morte di Johnny significa la fine dei
Vandals come li conosceva e della vita di un motociclista.
The Bikeriders si conclude con una
nota dolceamara
Nel suo ultimo colloquio con Lyon,
Kathy ricorda cosa è successo alla “vecchia guardia” dei Vandali.
Il meccanico Cal (Boyd Holbrook) continua a
riparare le moto degli altri. “Funny Sonny” (Norman
Reedus), un membro di una banda di motociclisti
californiani che era stato mandato a “rompere le scatole” a Cal,
finisce per essere assunto da un cinema per promuovere
Easy Rider. Quel film, insieme a Il selvaggio, è stato la
principale influenza di Nichols, quindi è logico che si inserisca
nella narrazione di The Bikeriders. L’infortunio
di Cockroach non gli impedisce di entrare in polizia e di diventare
un poliziotto in moto, né di crescere suo figlio. Il soldato Zipco
di Shannon finisce a lavorare su una barca per gamberi, una fine
appropriata per un personaggio che diceva di amare il lavoro con le
mani.
Le scene finali del film mostrano
che Benny si è sistemato con Kathy, assumendo un lavoro come
meccanico presso il cugino. Ma mentre si siede dopo una dura
giornata di lavoro, Benny inizia a sentire il rombo dei motori
delle moto, lasciando intendere che sta ancora pensando al periodo
trascorso con i Vandals. È anche un contrasto diretto con le ultime
parole del film, in cui Kathy dice che i due sono felici; c’è una
differenza tra essere felici ed essere contenti. Gli ci sono voluti
quasi cinque anni e un cambio di studio, ma Nichols ha finalmente
portato The Bikeriders al traguardo, e il suo
finale agrodolce è più che appropriato per uomini che hanno vissuto
la loro vita in uno stato di cambiamento.