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Rome Indipendent Film Festival: ecco i premiati

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Rome Indipendent Film Festival: ecco i premiati

Si è conclusa con un grande successo di pubblico (circa 10.000 spettatori) l’XI edizione del Rome Independent Film Festival; dal 13 al 19 Aprile sono state proposte, nelle due location del Nuovo Cinema Aquila

Romanzo di una strage: recensione del film

Romanzo di una strage: recensione del film

Nell’Italia del ‘68/69 la  contestazione studentesca è forte, gli operai sono in lotta. Si rivendicano diritti, si cerca un cambiamento che scuota anche il nostro paese dal torpore e dall’arretratezza, portando modernità. Le istituzioni vedono con allarme questi sommovimenti sociali. In questo clima, il 12 dicembre del ’69, l’esplosione a Piazza Fontana a Milano, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. 17 morti e più di 80 feriti. Tutto questo è Romanzo di una strage.

Su questo evento tragico della nostra storia, ancora non è stata fatta piena luce, e anzi si sono susseguite indagini, depistaggi, processi, affastellando dati e informazioni spesso in contraddizione tra loro. Marco Tullio Giordana raccoglie coraggiosamente questa sfida con Romanzo di una strage, film corale nel solco dell’esperienza del regista de La meglio gioventù, ma anche de I Cento Passi e Pasolini, un delitto italiano, con cui già aveva provato a far luce su alcune pagine oscure italiane. Si cimenta dunque nel tirare le fila di una vicenda intricata e di una stagione contraddistinta da altri eventi tragici rimasti senza una spiegazione definitiva. Vicenda intricata, ma sulla quale oggi, a distanza di 43 anni da quel ’69, abbiamo almeno un certo numero di dati accertati. Così parte il viaggio di ricostruzione del regista, coadiuvato dagli sceneggiatori Rulli e Petraglia, nonché da un cast di validissimi attori (Mastandrea, Favino, Gifuni, Lo Cascio, Antonutti, Colangeli, Tirabassi sono solo alcuni). Nel film appare molto evidente l’intento di  chiarezza espositiva, esplicativo, ad uso delle giovani generazioni che non hanno  vissuto quegli anni, ma hanno ereditato un mondo che ne portava il peso, e anche ad uso delle meno giovani, che a caldo non hanno potuto guardare ai fatti oggettivi e averne un panorama complessivo, come si è delineato poi negli anni.

In dieci capitoli e con un lavoro di scrittura certamente impegnativo, basato su atti processuali, inchieste giornalistiche e altro materiale, Giordana assieme agli sceneggiatori ricostruisce fatti e indagini, condotte dal commissario Luigi Calabresi/Valerio Mastandrea. Questi è inizialmente convinto che la pista da seguire sia quella anarchica, per questa strage come per altre bombe che da mesi mettono a rischio la città. Tra gli anarchici fermati, Giuseppe Pinelli/Pierfrancesco Favino, già noto a Calabresi come persona non violenta, ma da cui spera di ottenere informazioni importanti, in primis su Pietro Valpreda, l’anarchico che sarà poi arrestato, in base alla testimonianza del tassista Rolandi. Dopo tre giorni di fermo, la notte del 15 dicembre, Pinelli cade giù dalla finestra dell’ufficio di Calabresi, che non è presente nella stanza.

La versione ufficiale della Questura giustifica in modo maldestro l’accaduto, lasciando spazio al sospetto che Calabresi sia il diretto responsabile. Parte una campagna di stampa e d’opinione contro di lui. Nel frattempo, in Veneto, grazie al lavoro di due giudici, prende corpo un’altra pista, che vede in organizzazioni neonaziste e in particolare in Giovanni Ventura/Denis Fasolo e Franco Freda/Giorgio Marchese, gli autori di alcuni degli “attentati dimostrativi” dell’autunno. Ma su Piazza Fontana il panorama è ben più complesso: ci sono i depistaggi e la copertura di una parte dei servizi segreti italiani. Anche Calabresi, che continua ad indagare sulla strage, arriva a comprendere che vi sono legami, ancora oscuri, tra quest’eversione di destra e parti dello Stato, ma viene assassinato poco dopo.

A livello istituzionale più alto, poi, non mancano divisioni. I  più cauti e lungimiranti di fronte ai torbidi scenari che si configurano dietro la strage, che vedono insieme movimenti eversivi di destra e pezzi deviati dello Stato,  vorrebbero fare chiarezza, per eliminare macchie dalle istituzioni. Soprattutto Aldo Moro/Fabrizio Gifuni, allora Ministro degli Esteri. Altri invece, come il Presidente della Repubblica Saragat/Omero Antonutti, preferiscono nascondere le responsabilità a più alti livelli. Sarà alla fine questa la tesi che verrà seguita, e alla quale anche Moro si sottometterà, nella convinzione comune che il Paese non possa reggere la verità.

Romanzo di una strage recensione film

Romanzo di una strage, la verità esiste?

Se vi aspettate che il film risponda a tutti gli interrogativi, sarete in parte delusi. “La verità esiste”, come si legge sulla locandina, ed è un filo che c’è e che viene seguito per tutto il film, mettendo dei punti fermi dove è possibile, come si diceva in apertura, ma  restano inevitabilmente aperte domande che il film ci pone e si pone, cimentandosi in ipotesi ricostruttive, sulla base però dei dati acclarati. È dunque un film aperto per molti aspetti. Giordana si espone e non teme di mettersi in gioco e prendere una posizione: descrive ad esempio in maniera precisa il rapporto tra Calabresi e Pinelli come cordiale e reciprocamente rispettoso e accredita la versione, suffragata dalle testimonianze, che il commissario non fosse nella stanza al momento della caduta di Pinelli.

Affida a Moro alcune delle battute più significative del film, come quelle del dialogo col confessore in apertura, o del colloquio con Saragat a ridosso del Natale ’69, in cui la sua visione pare molto presente nelle parole dell’allora ministro. Il regista dà poi anche una sua lettura più ampia, che  vede in quella strage del ’69 il momento di rottura, quello in cui si è persa l’occasione per la nostra democrazia, nata da poco, di crescere, rafforzarsi e sperimentarsi liberamente. Quel tragico evento, ma soprattutto la mancata chiarezza, le ombre, l’opacità con cui l’intera vicenda e quelle ad essa legate sono state gestite da parte delle istituzioni, hanno creato una frattura estremamente difficile da ricomporre, tra cittadini e istituzioni. Tra i primi si è fatta largo la diffidenza nei confronti delle seconde, e ancora oggi il nostro sistema democratico paga le conseguenze di quelle scelte. Ecco dunque l’importanza di riesaminare quegli eventi, ora  con maggiore serenità e obiettività.

Veniamo al punto di vista strettamente cinematografico. Qui, l’impressione è che si sia un po’ sacrificato alla chiarezza espositiva l’aspetto del coinvolgimento e dell’emozione. La divisione in capitoli, se da una parte è funzionale al primo aspetto, dall’altra interrompe la narrazione, spezzando il ritmo e allontanando lo spettatore. La ricchezza della materia trattata è poi certo una delle ragioni per cui non ci si è potuti soffermare a delineare in maniera molto complessa i personaggi. Si è scelto ad esempio di lasciare fuori quasi del tutto gli aspetti privati della vita di Calabresi e Pinelli, i personaggi a cui si dà più risalto nel film. Tuttavia, specie nel caso del commissario Calabresi, forse qualche elemento in più poteva essere aggiunto, anche per aiutare a capire meglio la sua figura, che invece resta per certi versi nebulosa, criptica.

Si è scelta una chiave interpretativa direi minimalista, a sottrarre, più adatta ad alcuni frangenti, ma che in altri non riesce a coinvolgere molto, nonostante la buona interpretazione di Valerio Mastandrea. In certi momenti cruciali, ad esempio la caduta di Pinelli o la successiva riunione in questura coi superiori, sembra strano che Calabresi non pronunci qualche parola in più. Il personaggio e la vicenda di Pinelli riescono invece comunque ad emergere bene, e ci regalano forse, assieme alla dolente consapevolezza dei gesti e delle parole di Moro, alcune delle parti più riuscite del film. Doverosa una menzione per l’ottimo Omero Antonutti nei panni di Saragat, ma come detto tutto il cast dà ottime prove. Tuttavia, il complesso della vicenda, non coinvolge fino in fondo, non conquista il cuore dello spettatore, non lo avvince del tutto, non fa venire la pelle d’oca o commuovere, come in altre occasioni le pellicole del regista, pur a confronto con vicende complesse, avevano saputo fare. Molto curate sono la fotografia, la scenografia, le musiche.

L’operazione era senz’altro ardua e va reso merito a Giordana e al cast di aver avuto grande coraggio nell’affrontare finalmente anche al cinema questa pagina buia della nostra storia, inaugurando speriamo, una nuova stagione di riflessione e chiarimento. E ricordandoci anche il nostro diritto a chiedere quella parte di verità che ancora manca. Non solo per rispetto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, cui il film è dedicato, ma anche perché solo così, sembra dirci il regista, si potrà provare a ripartire dal punto in cui quell’esplosione ci ha interrotti. Romanzo di una strage sarà nelle sale dal 30 marzo.

Romanzo di una strage – Teaser Trailer

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Milano, 12 Dicembre 1969. Alle  ore 16.37 in piazza Fontana un’esplosione devasta la Banca Nazionale dell’Agricoltura, ancora piena di clienti. Muoiono diciassette persone e altre ottantotto rimangono gravemente ferite. Nello stesso momento, scoppiano a Roma altre tre bombe, un altro ordigno viene trovato inesploso a Milano. E’ evidente che si tratta di un piano eversivo. La Questura di Milano è convinta della pista anarchica, ci vorranno molti mesi prima che la verità venga a galla rivelando una cospirazione che lega ambienti neonazisti veneti a settori deviati dei servizi segreti.
La strage di Piazza Fontana inaugura la lunga stagione di attentati e violenze degli anni di piombo.
Nel corso di 33 anni vari processi si susseguono nelle più varie sedi, concludendosi con sentenze che si smentiscono a vicenda. Alla fine tutti risulteranno assolti, la strage di piazza Fontana per la giustizia italiana non ha colpevoli.

Romanzo di una strage – Foto del film di Marco Tullio Giordana!

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A 4 anni dal suo ultimo film Sanguepazzo, il regista Marco Tullio Giordana torna sul grande schermo con un film che ci riporta indietro nel tempo di oltre 40 anni, esattamente al 1969, anno del primo gravissimo attentato terroristico in Italia, quello di Piazza Fontana a Milano, che diede il via ad oltre un decennio di stragi e attentati in tutto il paese – i cosidetti anni di piombo. Il film, che uscirà il 30 marzo prossimo, s’intitola Romanzo di una strage e vede protagonisti Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Fabrizio Gifuni, Laura Chiatti, Luigi Lo Cascio, Michela Cescon, Giorgio Colangeli e Giorgio Tirabassi. Ecco alcune delle prime foto ufficiali del film:

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Romanzo criminale: trama, cast, e personaggi del film

Romanzo criminale: trama, cast, e personaggi del film

Uscito in sala nel 2005, il film Romanzo criminale è stato uno dei primi fortunati casi di opere ispirate a reali vicende criminali. Da quel momento è infatti un filone che ha poi avuto grande seguito negli anni, tanto al cinema quanto in televisione. Diretto da Michele Placido, il film si concentra infatti sulle vicende della celebre Banda della Magliana, considerata la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma tra gli anni Settanta e i primi dei Novanta. La storia poi riportata su pellicola viene però tratta dal romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo, pubblicato nel 2002.

Il libro, che descrive gli intricati traffici che intercorrevano tra stato e criminalità, ripercorre la storia di un decennio d’Italia cercando di offrire una panoramica completa sulla celebre banda. Dato il suo successo, i diritti per una trasposizione vennero acquistati nel giro di breve, e altrettanto rapidamente iniziò la produzione del film, con un cast di interpreti comprendente alcuni tra i nomi più celebri del momento. A lavori ultimati, il titolo aveva raggiunto la durata complessiva di 174 minuti, ridotti poi a 153 per la versione cinematografica.

Il successo fu straordinario. Oltre a rivelarsi uno dei maggiori incassi al botteghino del periodo, Romanzo criminale raccolse ampi consensi di critica, ed ottenne alcuni tra i maggiori riconoscimenti dell’industria. Il titolo si aggiudicò infatti ben otto David di Donatello e cinque Nastri d’argento. La sua popolarità divenne tanto vasta che solo pochi anni dopo, nel 2008, si diede vita ad una serie televisiva ispirata al film. Di grande successo anch’essa, contribuì alla fama del film, oggi divenuto un vero e proprio cult della cinematografia italiana dall’inizio del nuovo millennio ad oggi.

Romanzo criminale: la trama del film

La storia del film ha inizio nella fine degli anni Sessanta, quando quattro ragazzini rubano un’auto e nella fuga investono un agente. Grazie a tale colpo, scoprono il brivido suscitato dal crimine, e decidono di volerlo provare ancora. Iniziano così a stabilire i loro nomi, che sono il Libanese, il Dandi, il Freddo e il Grana. Diventati adulti, i quattro hanno già assaggiato il sapore della rovina e ne conoscono i rischi, ma decidono ugualmente di perpetrare il loro desiderio di potere dando vita ad una vera e propria banda. In poco tempo, il gruppo, a cui nel frattempo si sono aggiunti altri membri, reisce ad ottenere il controllo assoluto del traffico di droga a Roma.

Ridenominati Banda della Magliana dalla stampa, per via del loro quartiere di residenza, il gruppo in breve espande il proprio dominio anche ad altri campi, come quello della prostituzione e del gioco d’azzardo. Raggiunto un enorme potere, la banda inizia però a mostrare anche i primi segni di frattura. Libano diventa sempre più ambizioso, Freddo medita di abbandonare il giro, e una serie di altri contrasti interni inizia a minare il rapporto ta i membri. Questi si renderanno così conto di quanto possa essere pericoloso raggiungere i massimi livelli di un sistema complesso come quello della criminalità, e di quanto possa essere difficile rimanerne a capo.

Romanzo criminale: il cast e i personaggi del film

Come detto in apertura, il film vanta nel cast alcuni dei maggiori interpreti del cinema italiano. Questi ricoprono ruoli di personaggi non realmente esistiti, ma comunque ispirati ai veri criminali della storia. Il primo e più importante è Il Freddo, uno dei leader della banda, interpretato nel film da Kim Rossi Stuart. Accanto a lui, tra i principali protagonisti, si ritrovano Pierfrancesco Favino nei panni di Il Libanese e Claudio Santamaria in quelli di Il Dandi. Per poter interpretare tali ruoli, i tre attori hanno condotto diverse ricerche sul periodo storico e sui membri della vera Banda della Magliana. Favino, in particolare, venne particolarmente apprezzato per la sua performance, vincendo poi il David di Donatello come miglior attore non protagonista.

Oltre a loro, nel film si ritrovano anche Stefano Accorsi, nei panni del commissario Nicola Scialoja, Riccardo Scamarcio in quelli de Il Nero, e Jasmine Trinca nelle vesti di Roberta, la donna di cui Il Freddo si innamora perdutamente. Un giovane Elio Germano è invece Il Sorcio, criminale entrato solo in seguito a far parte della Banda. Come lui anche Il Secco, a cui dà volto l’attore Stefano Fresi. Infine, tra gli altri interpreti principali si ritrovano Anna Mouglalis nei panni di Cinzia Vallesi, Antonello Fassari in quelli di Ciro Buffoni, e Francesco Venditti in quelli di Bufalo. Massimo Popolizio dà volto a Il Terribile, mentre è presente un cameo di Placido nel ruolo del padre del Freddo.

Romanzo criminale cast

Romanzo criminale: le differenze con la storia vera

Per quanto il film aspiri a raccontare in modo più fedele possibile la vera storia della Banda della Magliana e della sua scalata al potere, diverse sono le differenze presenti con la realtà dei fatti. Per motivi di resa cinematografica, infatti, si è scelto di optare per alcune variazioni, più o meno significative, che hanno portato così ad una serie di “tradimenti” nei confronti di quello che è stato il vero corso degli eventi. La prima di queste differenze è che nella realtà non tutti i membri della banda si conoscevano sin da giovani. Contrariamente a quanto mostrato nel film, infatti, Il Freddo subentrò soltanto in seguito nel gruppo formato dal Libanese e dal Dandi. Diversa è poi la sorte di alcuni dei personaggi rispetto a quanto mostrato nel film, in particolare per quanto riguarda Il Terribile.

Nel film, inoltre non vi è nessun riferimento al bar dove i boss erano soliti riunirsi per pianificare i colpi e gli omicidi. Si dà qui maggior risalto al locale Full 80, e l’acquisto del celebre night club sarebbe dunque da porsi in un periodo successivo rispetto a quello narrato nella prima parte del film. Diverse semplificazioni furono poi fatte riguardo al giro d’affari della Banda, come anche riguardo al loro declino. A proposito di questo, è bene notare che il vero criminale a cui il personaggio de Il Freddo si ispira non è stato ucciso, ma è divenuto un collaboratore di giustizia ed è tutt’ora in vita. L’uccisione del Dandi, invece, avviene nel film per bano del Bufalo. Nella realtà, invece, quest’ultimo incaricò un killer.

Romanzo criminale: la serie e dove vedere il film in streaming e in TV

Con un totale di 22 episodi su 2 stagioni, Romanzo criminale – La serie andò in onda dal 2008 al 2010, ottenendo ampi consensi di critica e pubblico. Viene indicata come una delle prime grandi serie italiane, sulla quale si sarebbero poi basati anche grandi successi come Gomorra e Suburra. I personaggi mantengono qui gli stessi nomi, ma hanno naturalmente volti diversi rispetto a quelli del film. Francesco Montanari interpreta Il Libanese, Vinicio Marchioni Il Freddo e Alessandro Roja Il Dandi. Vi è poi Andrea Sartoretti nei panni di Bufalo, Marco Giallini in quelli di Il Terribile ed Edoardo Leo che dà vita a Nembo Kid. Alessandra Mastronardi interpreta invece la parte di Roberta.

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Romanzo criminale è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione sabato 10 settembre alle ore 21:00 sul canale Cine34 del digitale terrestre.

Fonte: IMDb

Romanzo Criminale 2

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Romanzo_criminale2

ANTEPRIMA ROMANZO CRIMINALE LA SERIE 2 – “Nun semo piu’ regazzini, nun semo regazzini gia’ da un pezzo”: ammetteva il Libanese (Francesco Montanari) in Romanzo Criminale La Serie 1. Ora il Libanese è morto. Il Re di Roma è passato a miglior vita. Tre colpi al petto e l’ultimo in fronte, così si era conclusa l’ultima puntata.

Romanticismo a fuoco lento: 8 film che vi conquisteranno senza che ve ne accorgiate

Siete tra coloro che non possono resistere a storie basate su “da nemici a amanti” o su storie d’amore slow burn? Indubbiamente, ci sono film che non hanno bisogno di scene esplicite per farci perdere il fiato. Perché la magia sta nelle atmosfere, negli sguardi sostenuti o nei silenzi significativi.

Se siete amanti dei film che giocano con l’insinuazione, il desiderio trattenuto e l’intensità emotiva, fino ad avvolgervi in una sorta di trance morbida e ipnotica, ecco otto titoli in cui la tensione va oltre… e voi siete intrappolati senza sapere esattamente perché.

Il potere dell’allusione nel cinema

Al di là di Pretty Woman e dei cliché delle escort italiane con i tacchi alti e del lieto fine tipici del cinema romantico, esiste un universo in cui la tensione non ha bisogno di nomi e il provocatorio non viene detto ad alta voce. È il regno dei dettagli sottili, come l’urto involontario in ascensore o la porta che non si chiude del tutto. I film che vi consigliamo di seguito non cercano di mostrare tutto, ma di invitarvi a immaginare fino a rimanere incollati allo schermo senza nemmeno accorgervene. Prendete nota:

La piscine (1969, Jacques Deray)

Jean-Paul e Marianne si godono una vacanza in una villa nel sud della Francia. La tranquillità viene sconvolta dall’arrivo di un vecchio amico di lui, accompagnato dalla figlia adolescente. La tensione cresce, la gelosia e le vecchie ferite cominciano a emergere.

È un thriller sensuale in cui tutto accade con apparente calma. Romy Schneider e Alain Delon riempiono lo schermo di sguardi carichi e silenzi scomodi. È un cinema che trascina lentamente verso il fondo della piscina.

Eyes wide shut (1999, Stanley Kubrick)

Un medico di New York entra in una spirale di dubbi dopo una confessione inaspettata della moglie. La sua reazione lo porta a vivere una lunga notte, in cui esplora un mondo sconosciuto di desideri e segreti. Tutto sembra un sogno da cui è difficile risvegliarsi.

Kubrick mescola erotismo, senso di colpa e potere in un film lento ma magnetico. Non è solo visivamente provocatorio: l’atmosfera, il ritmo e l’ambiguità costruiscono un labirinto emotivo. È un’esperienza da guardare senza distrazioni.

In the mood for love (2000, Wong Kar-Wai)

Nella Hong Kong degli anni ’60, due vicini di casa scoprono che i rispettivi partner sono infedeli. Invece di vendicarsi, iniziano a passare del tempo insieme e a ricreare, quasi per gioco, le possibili scene di questi tradimenti. Senza cercarlo, finiscono per sviluppare un legame profondo, silenzioso e difficile da classificare.

In the mood for love è una storia di desiderio contenuto, dove ogni gesto pesa più di una dichiarazione. La messa in scena è curata all’estremo, con colori, movimenti e musiche che accompagnano il tono emotivo. Non è un film per chi cerca l’azione, ma per chi apprezza il cinema lento.

Soñadores (The dreamers, 2003, Bernardo Bertolucci)

Parigi, 1968. Un giovane americano incontra due fratelli francesi durante uno sciopero studentesco. Si chiudono insieme in un appartamento, isolati dal mondo esterno, e iniziano a condividere film, idee… e qualcosa di più. Tra loro si forma un legame tanto intenso quanto ambiguo.

Il film unisce sensualità, politica e riferimenti cinematografici. Il suo ritmo lento e la sua costante carica emotiva lo rendono ipnotico. È provocatorio, ma anche una riflessione sulla gioventù e sui suoi limiti.

Match point (2005, Woody Allen)

Chris, un ex giocatore di tennis squattrinato, si integra nell’alta società londinese grazie al suo matrimonio. Tutto sembra andare bene finché non diventa ossessionato da Nola, l’ex di suo cognato. Da quel momento in poi, la sua vita si complica sempre di più con decisioni sempre più pericolose.

Allen abbandona l’umorismo a favore della suspense e della tensione emotiva. Scarlett Johansson brilla in un ruolo pieno di magnetismo. È una storia di desiderio, ambizione e colpa, raccontata con una freddezza inquietante.

Youth (2015, Paolo Sorrentino)

Fred, un compositore in pensione, trascorre una vacanza in un hotel di lusso sulle Alpi con il suo migliore amico. Qui vive con artisti, celebrità e personaggi eccentrici, tra cui una giovane compagna che ha una strana relazione con un attore decadente. Il film è un mosaico di personaggi che esplorano il desiderio, la vecchiaia e il passare del tempo.

Sorrentino ritrae il corpo femminile attraverso la contemplazione piuttosto che la provocazione. La figura del presunto escort a Roma è trattata con rispetto, mistero e una certa poesia visiva. Non è il centro della storia, ma la sua presenza dà vita a una delle scene più memorabili, carica di silenziosa tensione.

7. Call me by your name (2017, Luca Guadagnino)

Durante un’estate nel nord Italia, Elio, un adolescente sensibile e brillante, incontra Oliver, un giovane invitato dal padre. Il loro rapporto cresce lentamente e ciò che inizia come curiosità si trasforma in un legame profondo difficile da dimenticare.

È una storia nostalgica sul primo amore. La fotografia, i paesaggi e la musica accompagnano questa scoperta emotiva senza drammi forzati. Un film sincero, delicato e completamente lento.

8. Sanctuary (2022, Zachary Wigon)

Hal, un giovane erede, incontra una donna che lo guida in dinamiche di potere non convenzionali. Quello che inizia come un incontro combinato si trasforma in un intenso duello psicologico. I ruoli di vittima e dominante si spostano costantemente tra i due.

Il film si svolge quasi in tempo reale, all’interno di un’unica stanza. Tuttavia, riesce a creare una tensione crescente e avvincente. Margaret Qualley eccelle in un personaggio complesso, sicuro e seducente, senza bisogno di etichette.

Ciò che non viene detto, seduce anche nel cinema

A volte basta uno sguardo per accendere un intero film. Queste otto proposte mostrano come il cinema possa essere provocatorio e coinvolgente senza dover mostrare tutto. Il ritmo lento, la tensione emotiva e i personaggi enigmatici sono più potenti di qualsiasi scena esplicita. Perché il suggestivo, quando è ben raccontato, rimane molto più a lungo nella memoria.

E questo non accade solo nel cinema. C’è chi continua a cercare questo tipo di esperienza anche fuori dallo schermo, in scenari dove il gioco dell’insinuazione continua.

Romantiche, la recensione del debutto alla regia di Pilar Fogliati

Il cinema, la società e l’Italia (una parte, almeno), ci siamo noi nella sfilata di personaggi che Pilar Fogliati ci presenta nel suo Romantiche – Finché non ci sbatti la testa, film con cui esordisce alla regia e che la vede co-sceneggiatrice – insieme all’esperto Giovanni Veronesi – e protagonista assoluta. Mattatrice, anzi, vera e propria, come potrà scoprire il pubblico nei cinema, dal 23 febbraio, grazie alla distribuzione di Vision Distribution. Un passaggio importante nella carriera della ex Emma di Un passo dal cielo, ex ‘Sbagliata‘ del podcast del 2021 ed ex Gianna di Odio il Natale, su Netflix, che qui vediamo circondata da un cast nel quale spiccano Barbora Bobulova, Diane Fleri, Rodolfo Laganà e Levante (autrice anche delle musiche originali).

Quattro personaggi con un passato

Tutte esperienze che l’attrice – e ormai regista – ha messo a sistema e sfruttato nella costruzione delle quattro ragazze raccontate, tutte di Roma e dintorni, tutte nate da realtà che la Fogliati confessa di conoscere bene, da tempo, per averle vissute. A partire dall’aristocratica Uvetta Budini di Raso, bella e addormentata nel centro storico al suo debutto nel mondo del lavoro, e la Tazia De Tiberis, bulletta di Roma nord che vuole avere tutto sotto controllo, anche i desideri del suo fidanzato.

Con loro anche Eugenia Praticò, aspirante sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché di nicchia – come le molte incontrate dall’autrice nel suo ambito professionale e non – e la Michela Trezza prossima alle nozze, innamorata della sua vita di provincia a Guidonia, tanto vicina alla Mentana dove per un periodo ha vissuto la stessa Fogliati. Tutte in cerca del loro posto nel mondo.

Una trascinante Verdone in gonnella

Questa caratterizzazione ambientale, una sorta di studio antropologico e sociale, sono da sempre elementi fondamentali della commedia italiana. Tanto migliore, storicamente, quanto più vicina all’oggetto raccontato, con affetto e sincerità più che sfruttandone gli elementi riconoscibili e risibili. Come fa la Fogliati autrice, prima che l’interprete, che pur limitandosi a stereotipi estremamente locali riesce a trarne siparietti ampiamente godibili.

romantiche recensioneE come faceva il Carlo Verdone degli inizi, principale riferimento generalmente citato a uso del pubblico, giovane Fregoli romano che attraverso i personaggi osservati nella sua quotidianità riuscì a conquistare l’Italia. Un percorso che la trascinante “Verdone in gonnella” sembra avere imboccato con Romantiche, e con la benedizione di uno come Giovanni Veronesi, che l’ha già inserita in un gotha personale insieme a Pieraccioni e Nuti (del quale nel film si ascolta la canzone “Primo ottobre” del 2006).

Romantiche: un talento che continua a esprimersi

Qualche posa di troppo, un po’ di retorica (su emancipazione femminile e interiorità del ‘buon selvaggio’) o delle gag tirate un po’ per le lunghe non tolgono nulla alle quattro maschere messe in scena da quella che l’amico regista definisce “una borghesuccia di Roma Nord“. Che si rivela perfettamente in grado di scrivere un film, per quanto dall’excursus diseguale e sconnesso, comunque molto divertente e sostenuto da una struttura coerente. Un contorno che la Fogliati sa gestire al meglio per compensare una minor – per ora, almeno – capacità mimetica che le consenta di scomparire dietro l’interpretazione, a prescindere dalla trasformazione fisica richiesta dal personaggio. A conferma che “non esistono tanti talenti inespressi”, ma che si può sempre migliorare. Come sicuramente Pilar dimostrerà.

Romantiche in prima tv su SKY e NOW

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Romantiche in prima tv su SKY e NOW

Dopo il debutto nelle sale italiane arriva in prima tv Romantiche, divertentissima opera prima di Pilar Fogliati, lunedì 31 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Romance), in streaming su NOW e disponibile on demand.

Nel film Pilar Fogliati – oltre a curare la regia – interpreta quattro ritratti ironici che danno vita a una commedia a episodi. Il film vede la partecipazione di Barbora Bobulova, Levante, Diane Fleri, Giovanni Toscano, Ibrahim Keshk, Emanuele Propizio e Giovanni Anzaldo, con l’amichevole partecipazione di Rodolfo Laganà ed Edoardo Purgatori. Il soggetto è di Giovanni Veronesi e Pilar Fogliati. La sceneggiatura è di Giovanni Veronesi, Pilar Fogliati e Giovanni Nasta. Il film è stato premiato con il Nastro D’Argento 2023 per la Migliore attrice in un film commedia a Pilar Fogliati e con il Globo d’Oro 2023 per la per la Miglior Commedia e quello per la Miglior Attrice (sempre a Pilar Fogliati).

ROMANTICHE è una produzione INDIANA PRODUCTION e VISION DISTRIBUTION, in collaborazione con SKY, PRIME VIDEO e con OGI Film.

La trama del film

Le storie di quattro ragazze che vivono a Roma e dintorni: Eugenia Praticò, l’aspirante sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché sia di nicchia; Uvetta Budini di Raso, l’aristocratica, bella e addormentata nel centro storico, che debutta nel mondo del lavoro; Michela Trezza che sta per sposarsi e ama la sua vita di provincia a Guidonia; Tazia De Tiberis, la bulletta di Roma nord che vuole avere tutto sotto controllo, anche i desideri del suo fidanzato. E tutte e quattro, a modo loro, cercano il loro posto nel mondo.

 

Romantiche gratis al cinema con Cinefilos.it

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Romantiche gratis al cinema con Cinefilos.it

In occasione dell’uscita al cinema di Romantiche, esordio alla regia di Pilar Fogliati film, Cinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori di assistere gratuitamente all’anteprima del film. Nel cast del film Pilar Fogliati, Barbora Bobulova, Levante, Diane Fleri, Giovanni Toscano, Ibrahim Keshk, Emanuele Propizio, Giovanni Anzaldo, Rodolfo Laganà, Edoardo Purgatori.

L’anteprima del film è prevista martedì, 14 febbraio, alle 20.30, in diverse sale italiane. Ecco l’elenco completo delle sale che aderiscono all’iniziativa:

  • THE SPACE PARCO DE MEDICI  – Roma
  • UCI PORTA DI ROMA  – Roma
  • UCI PERUGIA – Perugia
  • ANTEO CITYLIFE – Milano
  • UCI BICOCCA – Milano
  • THE SPACE CERRO MAGGIORE – Milano
  • UCI TORINO – Torino
  • UCI FIUMARA – Genova
  • THE SPACE PORTO ANTICO – Genova
  • THE SPACE BOLOGNA – Bologna
  • CINEMA PORTO ASTRA – Padova
  • UCI LUXE CAMPI BISENZIO – Campi Bisenzio (FI)
  • UCI CASORIA – Casoria (NA)
  • UCI MOLFETTA  – Molfetta (BA)
  • THE SPACE SURBO – Surbo (LE)
  • CITTA’ DEL CINEMA – Foggia
  • THE SPACE BELPASSO – Belpasso (CT)
  • CINEMA APOLLO – Messina (ME)
  • MULTIPLEX GIOMETTI CINEMA – Ancona

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Romantiche, la trama

Le storie di quattro ragazze che vivono a Roma e dintorni: Eugenia Praticò, l’aspirante sceneggiatrice fuggita da Palermo per inseguire il successo, purché sia di nicchia; Uvetta Budini di Raso, l’aristocratica, bella e addormentata nel centro storico, che debutta nel mondo del lavoro; Michela Trezza che sta per sposarsi e ama la sua vita di provincia a Guidonia; Tazia De Tiberis, la bulletta di Roma nord che vuole avere tutto sotto controllo, anche i desideri del suo fidanzato. E tutte e quattro, a modo loro, cercano il loro posto nel mondo.

Romantiche, il trailer

Romantiche, il poster

Roman Polanski: la sua vittima di stupro intervistata dalla moglie del regista Emmanuelle Seigner

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Samantha Geimer difende ancora una volta Roman Polanski, che l’ha violentata nel 1977 quando aveva 13 anni. Geimer ha spesso parlato a sostegno di Polanski, anche se questa volta lo ha fatto in un’intervista con la rivista francese Le Point che è stata condotta nientemeno che dalla moglie di Polanski, l’attrice Emmanuelle Seigner.

Polanski fu arrestato nel 1977 per aver avuto rapporti sessuali illegali con una minorenne. Ha accettato un patteggiamento e ha scontato solo 42 giorni di carcere. Fuggì dagli Stati Uniti nel 1978 mentre era ancora in libertà vigilata dopo che il suo team legale aveva saputo che avrebbe dovuto affrontare la reclusione con ulteriori accuse. È stato arrestato dalla polizia svizzera decenni dopo, nel 2009, nel tentativo degli Stati Uniti di estradarlo, mentre si recava allo Zurich Film Festival. Il tribunale svizzero alla fine ha respinto la richiesta USA e ha rilasciato Polanski.

“Vorrei essere molto chiara: quello che è successo con Polanski non è mai stato un grosso problema per me. Non sapevo nemmeno che fosse illegale, che qualcuno potesse essere arrestato per questo. Stavo bene, sto ancora bene. Il fatto che abbiamo reso questa faccenda [un grosso problema] mi pesa terribilmente. Dover ripetere costantemente che non è stato un grosso problema, è un peso terribile.” Questo ha dichiarato Samantha Geimer a Emmanuelle Seigner per la rivista (via IndieWire).

“Il tentativo di estradizione, il fatto che Roman sia stato arrestato in quel modo, è stato così ingiusto e così contrario alla giustizia”, ha detto Geimer nell’intervista a Le Pointe. “Ormai tutti dovrebbero sapere che Roman ha scontato la pena. Il che è stato… lungo, secondo le mia opinione. Da parte mia nessuno voleva che andasse in galera, ma lo ha fatto ed è bastato. Ha pagato il suo debito con la società. Ecco, fine della storia. Ha fatto tutto ciò che gli è stato chiesto fino a quando la situazione è impazzita, non ha avuto altra scelta che fuggire. Chiunque pensi che merita di essere in prigione si sbaglia. Non è così oggi e non è stato così ieri”.

Geimer ha riconosciuto in un’intervista del 2018 con IndieWire che il suo incontro con Roman Polanski è stato uno “stupro”, ma all’epoca ha sostenuto che Polanski si era assunto la responsabilità delle sue azioni. “Mi ha scritto una lettera a mano e ha detto: ‘Mi dispiace, è stata colpa mia, non di tua madre, e mi dispiace per quello che hai passato.’ ” Geimer ha detto in quel momento. “Mi sono sentito come se fosse dispiaciuto nel momento in cui è stato arrestato. Per tutta la mia vita, ho pensato che gli dispiacesse. Non sentivo di averne bisogno. Ma poi, quando ha inviato quelle scuse, ho capito che ha fatto una grande differenza per mia madre, mio marito, alcuni dei miei amici e i miei figli. Ha dato a mia madre una sorta di sollievo. È stato davvero significativo per le altre persone intorno a me che si prendono cura di me, il che poi l’ha reso davvero significativo per me. Tutto quello che può far sentire meglio mia madre è qualcosa di cui sono grata.”

Roman Polanski è al lavoro su un nuovo film, The Palace, che è in attesa di uscita. Il regista ha vinto il Gran Premio della Giuria al Festival del cinema di Venezia 2019 con L’ufficiale e la spia, ma il successo di cui ha goduto il film ha riacceso l’attenzione della stampa sulla sua condanna per stupro del 1977 e ha lasciato fredda la maggior parte dell’industria cinematografica francese. Nessun finanziatore, produttore o emittente francese ha voluto produrre The Palace ad esempio (il progetto è stato sostenuto invece da RAI Cinema), e il film non è stato incluso nella scaletta di Cannes 2023 nonostante fosse considerato.

Roman Polanski: la Polonia rifiuta l’estradizione agli USA

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Roman Polanski: la Polonia rifiuta l’estradizione agli USA

Roman Polanski è scampato alla minaccia di estradizione negli USA dalla Polonia. Il procuratore di Cracovia ha infatti dichiarato che il regista non dovrebbe essere estradato in quanto non sono stati trovate cause per un appello.

L’ufficio del procuratore ha dichiarato: “Un’analisi delle prove raccolte nel caso autorizza a dire che la richiesta di negare l’estradizione di Roman Polanski alle autorità USA è corretta”. La decisione porta a conclusione una lunghissima lotta che il governo degli Stati Uniti porta avanti contro il regista dagli anni ’70, per il presunto stupro di una tredicenne durante un servizio fotografico. Polanski, che possiede entrambi i passaporti francese e polacco, è ora libero di volare a casa sua, la Polonia, per poter riprendere a lavorare.

“In merito alla vicenda Polanski, posso dire di essere molto sollevato che il fatto si sia avviato alla conclusione. In questo modo Roman può tornare a casa e cominciare a lavorare a un film pianificato”, queste le parole di Jan Olszewski, uno degli avvocati di Polanski.

Il regista ha già dichiarato di voler continuare a lavorare e di avere intenzione di girare un film sull’Affare Dreyfus in Polonia. Il film sarà basato sul romanzo di Robert Harris, An Officer and a Spy e sarà una co-produzione con attori americani. Non vediamo l’ora di rivedere il grande regista liberamente a lavoro dietro la macchina da presa.

Fonte: Variety

Roman Polanski: fissato ad agosto 2025 il processo per stupro

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Roman Polanski: fissato ad agosto 2025 il processo per stupro

Un giudice di Santa Monica ha fissato la data del processo per stupro contro il regista Roman Polanski per il prossimo 4 agosto 2025. La querelante sostiene che Polanski l’ha violentata nel 1973, quando era minorenne, nella sua casa di Benedict Canyon. Secondo la sua causa, lo aveva incontrato a una festa mesi prima. Polanski l’ha invitata a cena al Le Restaurant in La Brea Avenue, le ha dato dei bicchierini di tequila e poi l’ha portata a casa sua, dove è svenuta sul suo letto, afferma la causa.

“La querelante ricorda di essersi svegliata nel letto dell’imputato con lui sdraiato nel letto accanto a lei”, afferma la causa. “Le ha detto che voleva fare sesso con lei. La querelante, sebbene intontita, ha detto al convenuto “No”. Lei gli ha detto: “Per favore, non farlo”. Secondo l’accusa, Polanski ignorò le sue suppliche e procedette a violentarla. Poi l’ha accompagnata a casa. Quella fu l’ultima volta che vide il regista, afferma la causa.

La donna si è fatta avanti per la prima volta in una conferenza stampa con Gloria Allred nell’agosto 2017. All’epoca, Allred ha detto che la querelante, poi identificata come Robin M., aveva 16 anni quando si è verificata la violenza sessuale. Ha intentato la causa, utilizzando il nome Jane Doe, nel giugno 2023 ai sensi di una legge della California che estende il termine di prescrizione per gli abusi sessuali su minori. A Polanski è stato notificato della causa nella sua casa di Parigi.

Allred e il querelante hanno tenuto un’altra conferenza stampa per discutere il caso. “Mi ci è voluto davvero molto tempo per decidere di intentare causa contro il signor Polanski”, ha detto la querelante, aggiungendo che alla fine lo ha fatto “per ottenere giustizia e responsabilità”. Gli avvocati di Polanski hanno negato la richiesta. “Il Sig. Polanski nega strenuamente le accuse contenute nella causa e ritiene che il luogo adatto per processare questo caso sia nei tribunali”, ha detto Alexander Rufus-Isaacs, il suo avvocato. Ma è anche possibile che il caso possa essere risolto prima del processo.

Roman Polanski, fuggitivo dagli Stati Uniti dal 1978, non avrebbe dovuto presenziare di persona al processo civile, ma avrebbe potuto comparire tramite video in diretta, se necessario, per testimoniare. “Non tornerà”, ha detto Allred. “Ma questa è una causa civile. Non è necessario che compaia”.

Polanski è fuggito dagli Stati Uniti alla vigilia della sentenza per lo stupro di una ragazzina di 13 anni, e da allora non è più riuscito a tornare nel Paese senza timore di essere arrestato. Nel corso dei decenni successivi, numerosi sforzi per risolvere il caso penale non hanno portato a nulla, e anche i tentativi per estradarlo non hanno avuto successo.

Robin M. inizialmente si fece avanti quando un giudice di Los Angeles stava valutando la richiesta della vittima nel procedimento penale, Samantha Geimer, di far cadere le accuse. Allred e Robin M. si opposero a tale richiesta, che un giudice respinse pochi giorni dopo. All’epoca, Allred disse che la sua cliente aveva deciso di non intentare una causa civile. Nel 2017, Robin M. ha dichiarato di aver recentemente denunciato il fatto alle forze dell’ordine. Ha detto di non essersi fatta avanti nel 1973 perché temeva che suo padre “avrebbe fatto qualcosa che avrebbe potuto portarlo in prigione per il resto della sua vita”. Ha anche detto di averlo detto a un amico poco dopo l’incidente.

Il regista, oggi novantenne, è attualmente sottoposto a un processo per diffamazione a Parigi. In quel caso, l’attrice britannica Charlotte Lewis sostiene che Polanski l’ha diffamata quando ha definito le sue accuse di violenza sessuale una “bugia atroce”. Lewis ha accusato Polanski di averla aggredita nel 1983, quando aveva 16 anni.

Nella causa di Santa Monica, Polanski è stato inizialmente citato in giudizio con lo pseudonimo di “Doe”. La querelante ha successivamente ottenuto il permesso di modificare la causa con il suo vero nome. Gli avvocati di Roman Polanski hanno affermato un elenco di difese standard, incluso il fatto che la corte non ha giurisdizione su di lui.

Fonte: Variety

Roman Polanski: A Film Memoir, recensione del film di Laurent Bouzereau

Difficile da capire la natura dell’opera che Laurent Bouzereau ha presentato quest’anno al 65° festival di Cannes, Roman Polanski: A Film Memoir. Solitamente opere simili, con una tale portata reverenziale e commemorativa, giungono o per ricordare una persona scomparsa o per risollevare le sorti di un personaggio imbruttito dalle critiche taglienti dell’opinione pubblica. È evidente la sponda su cui si colloca questo documentario, ma è anche innegabile la perfezione e il gusto con cui tale opera è stata portata a termine. Mettendo da parte la funzione sociale sottesa, non si può trascurare la perfezione del film e del modo in cui i contenuti sono stati analizzati.

Girato nel 2009, durante gli arresti domiciliari di Roman Polanski, in Roman Polanski: A Film Memoir il regista si trova seduto attorno a un tavolo con un suo caro e vecchio amico, Andrew Baunsberg, ripercorrendo quei momenti che lo hanno reso il personaggio controverso e insondabile che appare davanti ai nostri occhi. Nel suo chalet di legno a Gstaad, i due cari amici, si chiudono nella residenza del regista lasciando fuori la realtà circostante, e dunque i motivi che relegano Polanski a tale prigionia, per perdersi in un discorso intenso, minuzioso e suggestivo.

Roman Polanski: A Film Memoir, il film

Con un fare genuino e intimo di chi si conosce da una vita, Polanski snocciola con eleganza e nonchalance i momenti salienti della sua esistenza. La carrellata cronologica comincia con i ricordi d’infanzia. Le sue parole, intervallate da foto di famiglia, descrivono una realtà che sembrerebbe troppo lontana per lo stesso regista, eppure narrano la sua esistenza, la sua giovinezza. I colori sbiaditi di foto in bianco e nero tradiscono la perfezione e concretezza con cui il regista narra i fatti, ripercorrendoli e analizzandoli come se si trattasse, al contrario, di un momento recente. Nonostante una famiglia bella e affiatata, Polanski vive il dramma della separazione all’età infantile. Le circostanze storiche, la sua origine ebraica e la sua collocazione geografica lo rendono testimone della seconda guerra mondiale, e più nello specifico della discriminazione razziale dell’epoca.

La gioia con cui il suo sguardo racconta l’amore di un padre orgoglioso e premuroso, la dedizione di una madre attenta e sempre presente è tradita dal dolore della scomparsa e del distacco forzato. Nel suo racconto le sensazioni, il dolore, alcuni fotogrammi di vita quotidiana acquistano toni così indelebili da dover essere espressi, ricreati e ripercorsi assieme. La sua infanzia sarà il serbatoio da cui il regista tirerà fuori le idee geniali che gli sono valse riconoscimenti, premi e acclamazioni internazionali.

Il suo racconto, seppur drammatico, acquista accenti ironici e divertenti che regalano alla storia un sapore più accattivante e degno di ascolto. Sono gli anni della sua formazione, quelli trascorsi a Cracovia, studiando teatro e tentando la fortuna, la quale, seppur incostante, gli è stata vicina. Le poche parole del suo caro amico Andrew, scelte con accuratezza e sagacia, aiutano il regista ad articolare la sua vita piena di soddisfazioni ma anche di un dolore incontenibile. Acuto e vivo il sentimento di strazio che Polanski comunica quando narra della scomparsa della madre, della sua speranza ininterrotta di poter riabbracciare il padre e della breve ma corposa storia d’amore con Sharon Tate.

La sua vita pare confermi il proverbio in cui la pioggia non tocca mai il terreno asciutto, e dopo la tragicità di un’infanzia spezzata e difficile, la sua redenzione sarebbe potuta avvenire solo con l’amore. Il suo sguardo comunica la bellezza di un ricordo che ormai non si può più rincorrere, quello del suo amore per Sharon Tate e della sua ambizione di costruire una famiglia che potesse cancellare i residui osceni di una guerra che aveva persino inficiato valori come quello di dare vita a dei figli.

La bellezza di una donna e di un sentimento puro, anche qui, sono stracciati via da un gesto tragico e drammatico. La sua carriera cinematografica cavalca il successo ma la sua vita privata, quasi in maniera inversamente proporzionale, si infossa in un’impasse che ancora lascia i suoi segni. Ma tutto il lato oscuro ritrova la magia e il sapore intenso grazie a Emmanuelle Seigner, sua donna, sua compagna, madre dei suoi figli ma anche artefice dei suoi sogni.

Roman Polanski trionfa agli European Film Awards 2010

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Roman Polanski trionfa agli European Film Awards 2010

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Roman Polanski domina le vittorie agli European Film Awards 2010: il suo L’Uomo nell’Ombra ha guadagnato premi in sei delle sette categorie in cui era stato nominato.

Roman Polanski torna con Venere in Pelliccia

venere-in-pellicciaRoman Polanski torna dietro la macchina da presa dopo il successo di Carnage e realizza un’altra opera dal sapore meta- teatrale, un kammerspiele dove stavolta lo scontro non è tanto quello tra gli istinti reconditi umani e la civiltà che cerca di irretirli (argomentazioni messe in scena attraverso il potere graffiante dei dialoghi della Reza portati in scena da quattro superbi attori) quanto l’immortale ed atavica guerra tra i sessi, che nella nuova pellicola Venere in Pelliccia prende corpo con brillante intelligenza e divertito umorismo.

venere-in-pelliccia_posterGli interpreti coinvolti sono soltanto due e nei loro panni si calano Mathieu Amalric e l’inseparabile compagna del regista Emmanuelle Seigner.

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo erotico dello scrittore austriaco Leopold Von Sacher- Masoch (“papà” del termine masochismo) la pellicola racconta la storia di Thomas, un regista teatrale, che sta cercando la protagonista giusta per la sua nuova opera. Alle audizioni si presenta Vanda, in un primo momento considerata una candidata alquanto improbabile, ma che piano piano si rivela perfetta per il ruolo…

Sulle assi di un palco, Thomas e Vanda incarnano l’universale maschile e femminile, un uomo e una donna che esplorano le debolezze, i punti di forza, le inibizioni, le perversioni e le maschere che entrambi i sessi mettono in scena nella vita per difendersi ed attaccarsi, il tutto senza mai rendere il discorso banale (soprattutto quando si trattano argomenti come il sadismo o il masochismo insiti nelle relazioni) e cercando di interpretare tutto attraverso l’uso di un taglio- e un tocco- comico/ brillante, perfino quando si parla degli argomenti più oscuri.

Il romanzo, scritto nel 1870, parte da alcuni spunti autobiografici di Von Sacher- Masoch per poi prendere una piega sospesa tra l’erotico e l’onirico, narrando la storia “particolare” e ai limiti del sadomaso tra Wanda e Severin, che in seguito diviene suo schiavo col nome di Gregor; ma Polanski va oltre: da regista esperto e sensibile qual è, mette in scena la guerra dei sessi attraverso uno sguardo grottesco in bilico sul confine tra amore/ dolore, sadismo/ masochismo, sofferenza e affetto… partendo da una storia particolare, un’avventura amorosa tra un uomo e una donna, cerca di raccontare due universi così distanti (e distinti) come quelli maschili e femminili, sempre in eterno contrasto tra loro, ma che non smetteranno mai di cercarsi.

Roman Polanski torna a girare in Polonia se…

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Roman Polanski sta progettando la realizzazione di un film basato sull’affare Dreyfuss, scandalo politico che divise la Francia per molti anni sul finire del XIX secolo, da girare in Polonia. Il regista premio Oscar, però, è attualmente in attesa di garanzia da parte del governo polacco: Polanski vuole giustamente avere la certezza che, una volta in territorio polacco, non verrà estradato e spedito negli Stati Uniti, dove, ricordiamo, non può mettere piede.

In merito alla vicenda, il produttore francese Robert Benmussa ha dichiarato: “Dobbiamo ancora prendere una decisione finale, che dipenderà essenzialmente da due condizioni: la prima è una condizione puramente tecnica, che riguarda la disponibilità degli studi cinematografici, anche se al momento non dovrebbero esserci grossi problemi in merito; la seconda, invece, è una condizione di natura strettamente legale. Abbiamo bisogno di una conferma scritta che garantisca la totale sicurezza di Roman Polanski in territorio polacco”.

Sembra che non ci sia tragua nella tormentata vita di Roman Polanski. Il regista premio Oscar aveva rischiato ancora una volta, nel Settembre del 2013, il carcere e l’estradizione per aver partecipato ad un Festival di cinema polacco. Il regista, all’epoca, era ritornato nel suo paese d’origine per presenziare ad una lezione di cinema agli studenti, prevista nell’ambito del Gdynia Film Festival. Alla lezione sarebbe dovuta seguire la proiezione di Venere in Pelliccia, suo ultimo film presentato lo scorso anno al Festival di Venezia. L’ultima volta che Polanski era riuscito a toccare la sua terra, fu nel 2011, quando tornò in patria per partecipare al funerale di un amico.

Una persecuzione, quella contro Roman Polanski, che sfiora davvero l’inverosimile. Se è vero che chi ha sbagliato deve pagare, è anche vero che sull’errore di Roman si allungano ancora lunghe ombre, nonostante la condanna per stuprò che pende sulla sua testa dal 1977. La presunta vittima, Samantha Geimer, allora 13enne, ha da poco raccontato la sua esperienza nell’autobiografia The Girl.

Fonte

Roman Polanski sarà un personaggio chiave per il nuovo film di Quentin Tarantino

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Dopo la partecipazione di Leonardo DiCaprio, arrivano altre conferme sul prossimo film di Quentin Tarantino sulla Hollywood degli anni ’60.

Secondo Justin Kroll di Variety, il film vedrà Roman Polanski come un personaggio chiave della storia, Tarantino sta infatti cercando un attore che parli polacco e che possa interpretare proprio il regista (ovviamente, il vero Polanski non parteciperà al film).

Inoltre, Kroll fa finalmente luce sul personaggio che interpreterà DiCaprio: un vicino di casa di Sharon Tate. Inoltre, sempre lo stesso report, segnala che Brad Pitt e Tom Cruise sono in corsa per il ruolo di uno stunt man.

Cannes 70: Roman Polanski sale in cattedra

Alla luce di queste dichiarazioni, il film comincia ad assumere una forma più definita, con il ruolo di DiCaprio che comincia ad assumere significato, adesso.

Di seguito la prima sinossi del film: “Quello che DiCaprio interpreterà, in maniera più specifica, è un attore che ha il suo show western, Bounty Law, in onda tra il 1958 e il 1963. Il suo tentativo di approdare al cinema non è andato a buon fine e nel 1969, l’anno in cui è ambientato il film durante l’ascesa del movimento hippy, è ospite degli spettacoli di altre persone mentre contempla l’idea di andare in Italia, che è diventato un focolaio per i western a basso budget.”

Margot Robbie potrebbe diventare la sfortunata Sharon Tate sullo schermo.

Leonardo DiCaprio torna a lavorare con Tarantino, dopo il suo sanguinolento ruolo di Django Unchained e torna a progetti importanti da protagonisti, dopo il sofferto ruolo in The Revenant, che gli è valso finalmente il premio Oscar nella categoria Migliore attore protagonista.

Al momento, Quentin Tarantino è al lavoro anche sul suo film su Star Trek, insieme a J.J. Abrams.

Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”

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Roman Polanski ha concesso una lunga intervista al settimanale francese Paris Match – in uscita in patria nella giornata di oggi – nella quale ha parlato per la prima volta della recente accusa di stupro mossagli da Valentine Monnier, fotografa, modella e attrice francese.

Si tratta di fatti accaduti oltre quarant’anni fa e caduti in prescrizione, sui quali Roman Polanski – di recente nelle nostre sale con il suo ultimo film L’Ufficiale e la Spia – ha finalmente rotto il silenzio. L’intervista con il settimanale francese è stata realizzata a Parigi lo scorso 5 dicembre: Polanski – da sempre restio a raccontarsi ai microfoni dei giornalisti – ha ritenuto che fosse opportuno questa volta chiarire la sua posizione.

Sulla copertina della rivista – che ripropone un austero primo piano del regista ottantaseienne – viene riportata una dichiarazione dello stesso Polanski: “Provano a fare di me un mostro”. Parole dure e certamente sentite, che anticipano le impetuose dichiarazioni rilasciate dal regista di capolavori quali Rosemary’s Baby, Chinatown e Il Pianista, che proprio a causa delle tumultuose vicissitudini personali si ritrova ancora oggi a dover fare i conti con una grossa macchia che sembra aver infangato tanto il suo nome quanto il suo lavoro.

“Oggi è diventato tutto possibile”, dichiara Roman Polanski. “Si licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione consensuale con un’impiegata o un ministro della difesa perché quindici anni prima ha messo la mano sul ginocchio di una giornalista. È assurdo! Si mette in discussione tutto: il fatto che la Terra sia rotonda, l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i vaccini… siamo piombati in una sorta di neo-oscurantismo.”

Valentine Monnier sostiene di essere stata violentata dal regista nel 1975, all’età di 18 anni. Quando viene chiesto a Polanski di rievocare la loro relazione, il regista commenta: “Non ricordo niente di quello che racconta, perché è falso. Lo nego assolutamente. È facile accusare quando tutto è prescritto da decine di anni e si sa che non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne! Dice che le avrei chiesto: ‘Do You Want to Fuck?’, ma perché in inglese? Cita come testimoni due persone che oggi sono morte… comodo così! […] È una storia aberrante.”

Roman Polanski torna quindi a parlare anche dei fatti del 1977, quando venne accusato a Los Angeles di violenza sessuale ai danni di una ragazzina di tredici anni, Samatha Geimer: “Mi dichiarai colpevole per un rapporto illecito con una minorenne. Quello che ho fatto è profondamente deplorevole. L’ho scritto anche a Samantha, con cui mi mantengo in contatto. Ogni volta che lanciano una nuova menzogna contro di me, tornano a lei […] Sono anni che chiede che vengano ritirate le accuse contro di me. Ha scritto più volte al procuratore che il trauma che le causa il circo mediatico è molto peggiore di quello che le feci subire io. Nel 1977 ho commesso un errore e la mia famiglia ne paga il prezzo dopo quasi mezzo secolo.”

Il regista commenta poi la situazione degli ultimi anni, fra le tante accuse di violenza emerse e l’immediata capacità di formulare giudizi senza che effettivamente vi sia un responso della legge, tirando in ballo anche Harney Weinstein: “Oggi si rovinano reputazioni, carriere e vita con poche parole. Quanti innocenti ci sono nel mazzo? Ci sono senz’altro accuse giuste, ma non si cerca più di distinguere il vero dal falso. Weinstein in persona ha dissotterrato il mio passato in occasione della campagna Oscar 2003, quando aveva due film in lizza contro Il Pianista. Il suo ufficio stampa mi definiva ‘uno stupratore di bambini’.”

Fonte: ComingSoon.it

Roman Polanski per Venus in Fur

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Roman Polanski dirigerà l’adattamento cinematografico di Venus in Fur, successo di Broadway e off-Broadway firmato David Ives. Il noto regista d’origine polacca si metterà subito a lavorare alla sexy black comedy visto che la sceneggiatura dell’altro progetto che ha in cantiere, un film dedicato all’affaire Dreyfus, non è ancora pronta. Venus in Furs sarà girato in francese; nel cast, Louis Garrel e Emmanuelle Seigner, già diretta da Polanski in Frantic (1988) e Luna di fiele (1992).

La sceneggiatura di Venus in Fur sarà realizzata a quattro mani dal regista e da David Ives, il già menzionato autore della piece d’origine. Le riprese avranno inizio a novembre a Parigi.

Fonte: Movieweb

Roman Polanski parla

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Dopo mesi di silenzio, Roman Polanski ha scritto una dichiarazione ufficiale sul caso che lo vede coinvolto, diffusa tramite lo scrittore e filosofo francese Bernard Henry-Levy.

Roman Polanski non presenzierà ai César 2020

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Roman Polanski non presenzierà ai César 2020

Il regista Roman Polanski ha confermato all’AFP che questa sera non parteciperà alla cerimonia di premiazione dei César Awards, gli Oscar francesi. L’ultimo film del regista, L’Ufficiale e la Spia, ha ottenuto quest’anno il maggior numero di candidature al prestigioso riconoscimento: ben 12, incluso miglior film e miglior regia.

A causa delle nuove accuse che hanno reso ancora più turbolento l’ultimo periodo della vita del regista, le 12 candidature del film ai César hanno scatenato l’indignazione di numerosi gruppi femministi francesi, spingendo ben 21 membri dell’Académie des arts et techniques du cinéma (l’organizzazione che sovrintende i premi) a dimettersi in massa dopo aver ricevuto diverse critiche in merito alle loro pratiche di assegnazione delle nomination.

Nella giornata di ieri, Polanski ha rilasciato la seguente dichiarazione ufficiale: Per tanti giorni, la gente mi ha posto questa domanda: parteciperò o non parteciperò alla cerimonia dei César? La domanda che faccio adesso io è questa: come potrei?”

“Come andranno le cose quella notte, lo sappiamo già”, ha detto Polanski. “Gli attivisti mi hanno già minacciato di linciaggio pubblico, altri hanno annunciato proteste di fronte alla Salle Pleyel. Altri ancora intendono trasformare la cerimonia in una piattaforma per denunciare l’organo di governo. Promette di sembrare più un simposio che una celebrazione del cinema. “

Polanski ha spiegato che intende non presenziare alla cerimonia in modo da  proteggere i suoi collaboratori, sua moglie ed i suoi figli, che “sono stati costretti a subire ingiurie e affronti”. 

In riferimento al recente scandalo mediatico che ha portato alle dimissioni in massa del consiglio di amministrazione dei César, Polanski ha aggiunto: “La stampa e i social media hanno presentato le nostre 12 nomination come se ci fossero stati offerti regali dal consiglio di amministrazione dell’Accademia, come alcuni gesti autoritari che avevano forzato le dimissioni. Ciò mina il voto segreto dei 4.313 professionisti che decidono da soli le nomination e degli oltre 1,5 milioni di spettatori che sono venuti a vedere il film.”

Il regista ha anche accennato alle nuove accuse di molestie sessuali mosse contro di lui negli ultimi anni. Proclamando la sua innocenza, si è espresso in toni aspri contro “gli attivisti che brandivano questo numero di 12 donne che presumibilmente ho aggredito mezzo secolo fa”, definendo le recenti accuse come “fantasie di menti malsane… una bugia raccontata 1.000 volte alla fine diventa una verità”.

LEGGI ANCHE – Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”

Fonte: Variety

Roman Polanski e parità di genere dominano la conferenza di apertura di Venezia 76

Mentre il Concorso di Venezia 76 si aprirà tra poche ore con Le verità di Hirokazu Kore-eda, Alberto Barbera e la giuria ufficiale, guidata da Lucrecia Martel hanno già scaldato i motori con una conferenza di apertura all’insegna della discussione dei temi caldi che hanno affollato le pagine dei giornali di settori all’indomani dell’annuncio del programma della Mostra di quest’anno.

L’incontro è stato dominato dal dibattito sull’inclusione nel concorso del festival di J’accuse, di Roman Polanski, nonché sul fatto che solo due cineaste donne sono state selezionate per il concorso ufficiale.

Per quanto riguarda Polanski, Barbera ha ribadito di essere “convinto che dobbiamo separare necessariamente tra l’artista e l’uomo. La storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini di diversa natura, tuttavia abbiamo continuato ad ammirare le loro opere d’arte. Lo stesso vale per Polanski, che secondo me è uno degli ultimi maestri ancora attivi nel cinema europeo”.

Lucrecia Martel ha preso una posizione diversa, dicendo: “Non separo l’uomo dall’artista. Penso che emergano aspetti importanti del lavoro nell’uomo.” In merito alla condanna di Polanski del 1977 per sesso illegale con un minore, la regista ha detto: “Un uomo commette un crimine di queste dimensioni e viene poi condannato con la vittima si ritiene soddisfatta del risarcimento, è una situazione difficile da giudicare… È difficile definire quale sia l’approccio giusto che dobbiamo adottare con le persone che hanno commesso determinati atti e sono state giudicate per essi. Penso che queste domande facciano parte del dibattito dei nostri tempi.”

Tuttavia, la Martel ha aggiunto che non intende partecipare a una cena organizzata per il film di Polanski che sarà proiettato durante il terzo giorno di Venezia 76. La regista argentina ha dichiarato: “Non mi congratulo con lui, ma penso che sia corretto che il suo film sia qui in questo festival, dobbiamo sviluppare il nostro dialogo e questo è il miglior posto possibile per proseguire con questo tipo di discussione”.

Inoltre, in merito alle questione del genere, la Martel ha sostenuto l’idea di quote per aumentare la parità nei festival. Ha permesso che la quote rosa non sono un’espediente soddisfacente, ma ha detto, “non ci sono altre soluzioni per garantire l’inclusione delle donne o per dare alle donne il posto che meritano. Le quote rose sono pertinenti per il momento. Mi piacciono? No. Ma non credo di conoscere nessun altro sistema che costringerebbe questo settore a pensare in modo diverso e prendere in considerazione i film diretti da donne”.

Barbera prende una posizione opposta. “Sono completamente contrario alle quote rosa nella selezione di un festival cinematografico. Dovremmo pensare a quote in diversi settori – per l’ammissione a scuole di cinema o finanziamenti – in cui il pregiudizio è ancora in atto. Introdurre quote rosa (a un festival) sarebbe offensivo perché andrebbe contro gli unici criteri che dobbiamo considerare, che è la qualità del singolo film.”

Roman Polanski dirigerà un film sull’Affare Dreyfus

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Roman Polanski lavorerà nuovamente con lo sceneggiatore Robert Harris e con i produttori Robert Benmussa e Alain Sarde

Roman Polanski di nuovo a rischio estradizione in USA

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Roman Polanski sta affrontando un nuovo tentativo di estradizione negli Stati Uniti a causa del presunto abuso sessuale da lui perpetrato su una sedicenne nel 1977. Il govenro della Polonia aveva precedentemente deciso lo scorso ottobre in corte d’appello di non estradare il regista negando la richiesta degli Stati Uniti. Adesso Zbigniew Ziobro, ministro della giustizia polacco, ha dichiarato: Ho deciso di presentare alla corte suprema richiesta di appello in merito la sentenza in cui il giudice ha deciso di non estradare il signor Polanski per gli Stati Uniti in una situazione in cui è accusato di aver stuprato una ragazza”.

Polanski ha il doppio passaporto franco-polacco e ha un appartamento a Cracovia anche se passa la maggior parte del suo tempo in Francia.

Roman Polanski aveva dichiarato di voler girare in Polonia un film sull’Affair Dreyfus, ma solo se non avesse corso il rischio dell’estradizione. Il film, basato sul romanzo di Robert Harris, An Officer and a Spy, dovrebbe essere, se girato effettivamente, una produzione inglese, con attori inglesi e americani. Il budget pianificato dal produttore, il francese Robert Benmussa, è di 35 milioni di euro.Roman Polanski

Fonte: Variety

Roman Polanski ancora a rischio arresto e estradizione

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Cannes 2013 Roman PolanskiSembra che non ci sia tragua nella tormentata vita di Roman Polanski. Il regista premio Oscar ha rischiato ancora una volta il carcere e l’estradizione per aver partecipato ad un Festival di cinema polacco. Giovedì notte il regista è ritornato nel suo paese d’origine per presenziare ad una lezione di cinema agli studenti, prevista nell’ambito del Gdynia Film Festival. Alla lezione sarebbe dovuta seguire la proiezione di Venere in Pelliccia, suo ultimo film presentato lo scorso anno al Festival di Venezia. L’ultima volta che Polanski era riuscito a toccare la sua terra, fu due anni fa, quando tornò in patria per partecipare al funerale di un amico.

Una persecuzione, quella contro Roman Polanski, che sfiora davvero l’inverosimile. Se è vero che chi ha sbagliato deve pagare, è anche vero che sull’errore di Roman si allungano ancora lunghe ombre, nonostante la condanna per stuprò che pende sulla sua testa dal 1977. La presunta vittima, Samantha Geimer, allora 13enne, ha da poco raccontato la sua esperienza nell’autobiografia The Girl.Fonte: THR

Roman Coppola presenta A Glimpse Inside the Mind of Charlie Swan III al Festival di Roma

Grande sceneggiatore, persona deliziosa e figlio di uno dei registi più importanti, conosciuti e amati del mondo, Roman Coppola ha presentato oggi a Roma il suo ultimo film, in Concorso al Festival internazionale del cinema. A Glimpse Inside the Mind of Charlie Swan III è un film surreale, completamente folle “che ho voluto fare nonostante il momento non sia molto favorevole al cinema, convincendo Sheen a partecipare come protagonista”.

ROMAFICTIONFESTE: Terra Nova in anteprima!

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ROMAFICTIONFESTE: Terra Nova in anteprima!

L’attesissimo kolossal televisivo di Spielberg in anteprima assoluta al RFF. Annunciata anche al presenza a Roma di un grande ospite internazionale A sole 24 ore dalla messa in onda USA, FOX (SKY, 111) presenta in anteprima assoluta al RomaFictionFest TERRA NOVA, il kolossal tv firmato Steven Spielberg.

RomaFictionFest: quarta giornata tra poliziotti e principesse

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RomaFictionFest: quarta giornata tra poliziotti e principesse

Prosegue l’edizione 2011 del Festival della Fiction all’Auditorium di Roma. Oggi, quarto giorno della manifestazione, il programma vede una ricca partecipazione degli italiani con due eventi importanti.

RomaFictionFest: Nuova edizione nuova vita!

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RomaFictionFest: Nuova edizione nuova vita!

Il RomaFictionFest cambia radicalmente. Nuove date e nuova sede. Più attenzione al mercato, un nuovo rapporto privilegiato con le società di produzione televisiva, una maggiore presenza di star, meno sprechi e un numero eccezionale di anteprime italiane e internazionali