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Thor Ragnarok: ecco dove è collocato sulla timeline del MCU

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Thor Ragnarok: ecco dove è collocato sulla timeline del MCU

Il divertente mockumentary che spiega l’assenza del Dio del Tuono da Civil War è, purtroppo, non canonico, ma dal set di Thor Ragnarok, per bocca del produttore Brad Winderbaum, arrivano alcuni dettagli che ci aiutano a collocare il film di Taika Waititi nella timeline del MCU:

“Non è che cinque minuti dopo la fine di Ultron si comincia questo film. Si tratta di un paio di anni dopo gli avvenimenti di quel film… Questo film si ambienta… sapete, è difficile. Nella timeline del MCU, le cose che accadono si sovrappongono a volte, specialmente ora, nella Fase Tre. I film non sono così concatenati come nella Fase Uno, durante la grande settimana di Nick Fury e tutto il resto. Quindi Thor Ragnarok si svolge tra Civil War e Spider-Man Homecoming, approssimativamente lì in mezzo.”

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Star Wars Gli Ultimi Jedi: i toni saranno molto più dark

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Nello stesso numero di Empire che ci ha proposto nuove immagini da Star Wars Gli Ultimi Jedi, troviamo delle altre dichiarazioni di John Boyega (Finn) in merito al film, ai suoi toni e a quello che dovremo aspettarci dall’Episodio VII.

L’attore ha dichiarato: “Questo è il secondo film nella trilogia, quindi è facile tracciare parallelismi con L’Impero Colpisce Ancora in termini di toni dark. Scaviamo nei personaggi: li sfidiamo e le cose diventeranno difficili per tutti. Ma non volevo diventasse troppo oscuro. Una delle cose che ho preso da J.J. Ambrams era il senso di divertimento e gioco che è indicativo di Star Wars tanto quanto la famosa battuta ‘Sono tuo padre'”.

Star Wars Gli Ultimi Jediun esclusivo backstage dal D23

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

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FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Thor Ragnarok racconterà il destino di Sif e dei Tre Guerrieri

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Thor Ragnarok racconterà il destino di Sif e dei Tre Guerrieri

In Thor Ragnarok rivedremo sia Lady Sif che i Tre Guerrieri, quattro potenti combattenti che sono stati trai protagonisti dei primi due film sul Dio del Tuono, interpretati da Jaimie Alexander, Ray Stevenson, Tadanobu Asano e Zachary Levi.

Durante la visita sul set, ScreenRant ha intervistato il produttore del film, Brad Winderbaum, che ha spiegato in maniera molto sintetica che il film mostrerà brevemente i quattro personaggi e che conosceremo la loro sorte.

Sembra che non vedremo Sif e i Tre Guerrieri, ma sapremo cosa accadrà loro?

“Questo non è necessariamente vero. E sì.”

Sintetico, come detto, ma chiaro.

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Mektoub, My Love: Canto Uno recensione del film di Adbellatif Kechiche

Vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2013 con l’acclamato film La Vie d’Adele, il regista tunisino Adbellatif Kechiche torna nel circuito dei festival presentando al pubblico della Laguna la sua nuova fatica cinematografica Mektoub, My Love: Canto Uno.

Un giovane scrittore in erba, Amin (Shaïn Boumédine), torna a casa per le vacanze, in visita da Parigi, nel suo paese natale, un piccolo villaggio di pescatori del sud della Francia. Durante tutta l’estate il ragazzo ha l’occasione dei riabbracciare i suoi familiari, i suoi amici più cari e di godere di tutto il divertimento e la spensieratezza di quel piccolo angolo di paradiso.

Mektoub, My Love: Canto Uno - Adbellatif Kechicheleggi anche: Venezia 74: Ammore e Malavita recensione del film dei Manetti Bros.

Dopo l’emozionante La Vie d’Adele, Kechiche si perde tra le bellezza di una Francia selvaggia e serena, dove il tempo sembra essersi fermato, non esiste una sola preoccupazione al mondo e dove splende sempre il sole. Mektoub, My Love: Canto Uno è un film orizzontale, senza colpi di scena, battute d’arresto o accelerate improvvise; è il semplice racconto di un’estate spensierata fatta di mare, risate e tanto divertimento, paradigma della gioavinezza. Il giovane Amin, ‘costretto’ a vivere in una città come Parigi, definita grigia, fredda e tetra, dopo aver mollato la facoltà di medicina per inseguire il sogno di diventare uno scrittore, sembra essere alla disperata ricerca di ispirazione. Attraverso la fotografia sembra riuscire a soddisfare solo in parte le sue esigenze creative ma gli abitanti del suo piccolo paesino gli forniscono costantemente materiale per le sue sceneggiature. Il protagonista di Kechiche è un ragazzo timido e riservato ma affamato di bellezza, elemento predominante del film che pullula di donne giovani e bellissime, sia giovani che mature, che il regista non ha paura di mostrarci in tutto il loro splendore. A turbare però i sogni di Amin è Ophelie (Ophélie Bau), la sua vecchia amica d’infanzia, di cui il ragazzo è chiaramente innamorato ma che ha una tresca con suo cugino Tony (Salim Kechiouche), un don Giovanni senza scrupoli. La ragazza rappresenta, in mezzo a quel mare di carne e sensualità, in concetto stesso dell’eros, tanto caro al regista e protagonista di ogni scena.

Mektoub, My Love: Canto Uno - Adbellatif Kechicheleggi anche: Venezia 74: The Third Murder recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

Mektoub, My Love: Canto Uno – primo capitolo, a detta del regista, di una trilogia sulla giovinezza – non è un film particolarmente significativo o interessante poiché non racconta una storia ma è il semplice resoconto di una vacanza estiva di giovane spensieratezza in compagnia di amici, parenti e conoscenti dell’ultimo minuto, una sorta di Spring Breakers tutto europeo. Il pubblico, un po’ come Amin, è lo spettatore passivo del divertimento degli altri che, tentano di convincerlo a partecipare ai festeggiamenti, senza riuscirci. Ma proprio come il ragazzo trae piacere nell’osservare le sue bellissime e formose amiche, straripanti di vitalità, dimenarsi sulla pista dalla ballo come se non avessero un solo problema al mondo, così anche noi non possiamo far altro che stare a guardare, quasi ipnotizzati, quel meraviglioso spettacolo offertoci da Kechiche. La forza di Mektoub è infatti proprio lo stile del regista tunisino che riesce a concretizzare la sua fame di bellezza in un film che diventa un’esperienza sensoriale completa e trascinante, uno spettacolo per gli occhi dal quale è difficile staccarsi.

L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

Anni fa ero in vacanza a Parigi con la mia fidanzata (oggi mia moglie). Eravamo al Musée d’Orsay ad ammirare i quadri degli impressionisti, romanticamente mano nella mano trasportati dalle emozioni che solo l’arte pura sa regalare. A un certo punto entra nella sala un tizio, con la fidanzata. Sono un po’ come noi, ma di molto meno svegli. Si mettono davanti a un quadro, doveva essere ‘Colazione sull’erba’ e lui, riflessivo, e ad alta voce, si pone una delle questioni universali (in italiano): “Ma che differenza c’è tra Manet e Monet?”. Capite? Una domanda che apre una visione del suo sguardo sul mondo. Cosa vuoi rispondere a una domanda del genere, se non che “uno ha il nome con la O, l’altro il nome con la A”?

Per lui era motivo di questione. Era una cosa importante. Non riusciva a considerare che la quasi omonimia fosse casuale. Forse immaginava che fossero lo stesso pittore in due versioni provenienti da due dimensioni parallele, forse che avesse dovuto cambiare nome per qualche motivo, come quel tipo che si chiamava “Felice Mastronzo” e dovette cambiare il nome in “Mastranzo”, anche se gli amici gli mandarono poi biglietti con su scritto “per noi rimani sempre Mastronzo”. Ma ancora più risolutiva fu la risposta della fidanzata: “Che uno è impressionista e l’altro no”. Sbagliata, ovviamente, ma affascinante. Come se il cambio di una vocale nel cognome potesse dettare le regole di uno stile pittorico. Li abbiamo presi per il culo per settimane e ogni tanto ancora lo facciamo. Ma la vita insegna che quello che semini prima o poi lo raccogli, quindi ieri sono stato punito per tutta la mia ridanciana attività contro l’ignoto avventore dell’Orsay. Si fa tanto parlare di rinascita del cinema di genere in Italia, e sti cazzo di registi di genere si chiamano tutti nello stesso modo. Mainetti, Manetti, Minetti. Ah, no. La Minetti è la cantante cieca, ma in finale sticazzi, al giorno d’oggi se fai cinema di genere in Italia poi fà il regista pure se sei cieco, basta che ci metti Giampaolo Morelli, Alessandro Borghi, Claudio Santamaria o Luca Marinelli, il film ha successo pure se li riprendi dalla cintola in giù, forse anche di più.

Comunque, qui al Lido c’erano sia Gabriele Mainetti – noto per Lo chiamavano Jeeg robot ma qui presente per aver prodotto un corto di Claudio Santamaria come regista. Guardacaso proprio Claudio Santamaria – che i Manetti Bros., che invece come vi dicevo ieri portavano il loro film, Ammore e Malavita, con Giampalo Morelli, guardacaso proprio Giampaolo Morelli. Anyway, cosciente dei miei limiti, per tutta la giornata mi sono ripetuto: “Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti” come se fosse un mantra. L’ho detto anche in redazione: “Oh ragà, è pazzesco. Mi confondo sempre tra i Manetti e Mainetti, non trovate sia buffo?”. Tutti a ridere. Purtroppo qualcuno ha nominato Gabriele Mainetti mentre stavo concludendo il pezzo e scrivendo il titolo.

Indovinate chi ha fatto passare il titolo ‘Mainetti Bros. e il musical napoletano’ in ogni dove, sul sito, nella newsletter, sui social media, ovunque? E indovinate chi ha bestemmiato la sera tardi, quando se ne è accorto? La verità è che stiamo quasi in chiusura e stiamo tutti cotti, infatti – a parte me – non se ne è accorto quasi nessuno. Probabilmente nemmeno Manetti, i Mainetti, la Minetti, Manet, Monet, Morelli, Marinelli, Mastranzo, Mastronzo, Santamaria e Borghi che ieri sono andati alla festa del film tutti insieme e poi a fare il puttantour del Lido mentre io sono rimasto a casa a crogiolarmi nella vergogna e nello scempio. Non è vero, in realtà ho pensato ‘sticazzi’. Sono rimasto a casa perché avevo voglia – e come vedete, bisogno – di dormire, anche perché oggi devo essere bello e in forma per un evento importante. Presento infatti (spot mode on) il libro ‘Heroes: i piccoli protagonisti degli anni ‘80’ di Chiara Guida (spot mode off). Se siete dei frequentatori abituali di Cinefilos il nome dell’autrice non vi suonerà nuovo, essendo lei uno dei due capi di questa meraviglioso e sfavillante carrozzone. Dicono che Abdellatif Kechiche abbia presentato un film pieno de fregna e de culi – che strano, lui che ha vinto la Palma d’oro a Cannes praticamente con un porno – ma io dovevo prepararmi le domande e quindi nada. Lo recupererò più avanti, magari solo le scene salienti. Vi saluto e vado a farmi intelligente, che più bello di così non posso.

Ang

Sono per l’appunto di ritorno dalla presentazione del libro della nostra cara responsabile editoriale, si Chiara, quella che ce vo’ talmente bene che non ci censura manco quando parliamo di culi e di Marinelli nello stesso post. La presentazione è andata molto bene, anche perché il libro che è bellissimo, è venuta moltissima gente, anzi alla fine eravamo pure troppi, nel senso che senza accorgercene, mentre Chiara e Ang erano alle prese con le domande del pubblico il buffet era stato preso d’assalto da una combriccola de crucchi che ha iniziato a sbocciare pensando che fosse aperto a tutti, e alla fine pareva ‘na festa di Toni Servillo. Io ero un po’ stravolta, come fai non esserlo quando passi la giornata in sala a vedere film e poi ti trascinano a feste assurde in cui la musica è la stessa dei corsi di aerobica che fai in palestra, per cui dopo cinque minuti in cui ancheggi non gliela puoi fare, e ti viene naturale iniziare a fare la stessa sequenza di squat che fai col trainer a tempo di musica, solo che tu sei in pista, in mezzo a gente improponibile.

In più vorrei aggiungere la mia ansia da prestazione legata alla presenza nel locale della festa di Luca Tommassini, noto coreografo ormai di fama internazionale che ha lavorato coi più grandi, per dirvi persone del calibro di Madonna e Rihanna. Io, che sono nota per avere alcune passioni scultissime, appena l’ho visto in pista (è l’autore delle coreografie del film dei Mainetti, Marinelli, Manet… Manetti, imbecille!) ho iniziato a sentirmi male. Mi sono venute le allucinazioni, ho iniziato a vedere apparizioni di Beyoncé e mi sanguinavano glitter dagli occhi. Per cui ho pensato che o dovevo farmi un selfie con lui o dovevo dargli prova della mia immensa bravura dance. Perché diciamocelo, sto lavorando sui movimenti di Shakira essendo costretta per motivi che ora non sto qui a dirvi a seguire un umiliante corso de Zumbademmerda, ma sulla dance, ehi, non ne ho per nessuno. Così ho improvvisato qualche coreografia anni ’90 in pista, ma mentre mi dimenavo col mio solito partner Fantasia mi sono resa conto con la coda dell’occhio che Tommassini era più interessato al buffet che al mio Moonwalk.

Così, umiliata, ho ripiegato sul gin tonic, tornando a casa su una navetta col logo Ammore e Malavita che me sembrava la definizione sul dizionario della mia, di vita. Ammore per il cinema e Malavita alcolica. Ora tutto questo spiegone era solo per dirvi che oggi ci sono volute ore dal truccatore per avere un viso che non sembrasse un angelo caduto dal cielo de faccia, e con le bombe a mano nella capoccia sono andata alla presentazione del libro delle persone a cui tengo di più in questa landa disperata. Nonostante il mio orgoglio amicale, il mio atteggiarmi a ‘ehi, sono miei amici questi fantastici ragazzi che parlano così bene di cinema’, sono riuscita a fare demmerda i primi 10 secondi di diretta Facebook, perché va bene che lavoro col digitale, va bene che so smanettona, ma io dirette Facebook raramente le uso, anche perché con gli stalker alla frutta che me ritrovo avrei seri problemi a geolocalizzarmi così, a cuor leggero. Insomma approfitto di questo spazio per chiedere scusa ai video spettatori, e dire grazie a quel fantastico uomo che mi ha imbruttito, facendomi sentire una cretina digitale mi hai permesso di riprendermi da quella botta di inerzia che ti fa trascinare tra un martedì e un mercoledì come se fosse un lunedì, e sono tornata in me.

Chiudo con una palese marchetta nei confronti di chi mi ospita in questo spazio virtuale (Chiara cazzo non censurarmi), nonché migliore amica che si possa avere. Comprate il libro, fatevi un bellissimo regalo (disponibile dall’8 settembre a questo link).

Il colore nascosto delle cose: recensione del film

Il colore nascosto delle cose: recensione del film

Una storia d’amore diversa e delicata è al centro del nuovo film di Silvio Soldini, realizzato a diversi anni di distanza dal suo ultimo lavoro Il Comandante e la cicogna (2012).

Il colore nascosto delle cose racconta la storia di Teo, un creativo pubblicitario quarantenne, donnaiolo e scapestrato. Teo  è completamente preso dal suo lavoro e vive una relazione vaga e stanca con una donna che vorrebbe da lui delle certezze in più. Come se non bastasse ha un amante e sempre uno sguardo pronto per nuove eventuali avventure. Un giorno conosce per caso Emma, una grintosa quanto tenera osteopata che ha perso la vista all’età di sedici anni e dopo infinite difficoltà per accettare la drammatica situazione e se stessa è riuscita a costruirsi una vita normale. Teo, quasi per gioco, si innamora di Emma, entrando prepotentemente nella sua vita, senza curarsi troppo dei suoi sentimenti e delle conseguenze che ne potrebbero derivare.

Silvio Soldini dice che aveva da tempo l’idea di lavorare sul tema dei non vedenti, soprattutto dopo aver girato un documentario intitolato Per altri occhi. Durante la realizzazione di questo progetto ha avuto modo di scoprire persone piene di vita e di estrema ironia, rimanendo stupito ed entrando in un mondo sconosciuto che non si aspettava minimamente.

Il colore nascosto delle coseHa constatato che, nonostante il loro handicap, le persone non vedenti lavorano, fanno sport, viaggiano, fruiscono di film e di cose che nell’immaginario comune sono godibili solamente di chi può vedere. Soldini afferma “Mi sono poi reso conto che al cinema non avevo mai visto niente di tutto ciò, che i ciechi erano spesso dipinti in modo drammatico, scontato, o con dei quasi super-poteri. Così ho deciso di filmare una storia d’amore con una non vedente come accade nella vita. Raccontare l’incontro tra due mondi lontanissimi, di un uomo che cambia, del coraggio di affrontare la vita, con leggerezza e profondità. E raccontare Emma e Teo come fossero due di noi, due persone amiche”.

I due protagonisti sono interpretati da Adriano Giannini e Valeria Golino. Entrambi molto bravi e perfettamente calibrati. Ma un plauso va sicuramente a lei, per essere riuscita a restituire sullo schermo la vita di tutti i giorni di una persona priva della vista, attraverso piccoli gesti, espressioni quasi impercettibili, microscopiche gaffe, alternando dolcezza e caparbietà, incertezza e sensualità.

Quello che si potrebbe obiettare è forse l’ovvietà di alcuni snodi narrativi e una costruzione un po’ stereotipata della trama, che porta purtroppo a intuire fin dalle prime battute come si concluderà la storia. Inoltre stride un’eccessiva caratterizzazione negativa del personaggio maschile. Nonostante questo, Il colore nascosto delle cose è un film garbato, che affronta il problema della diversità da handicap, in maniera non scontata e soprattutto mai lacrimevole.

Aladdin: iniziano le riprese, ecco il cast al completo

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Aladdin: iniziano le riprese, ecco il cast al completo

Sono ufficialmente iniziate le riprese Aladdin, il nuovo film live action targato Walt Disney Pictures che sarà diretto da Guy Ritchie e basata sull’omonimo film d’animazione.

Inoltre l’attore Will Smith ha diffuso la prima foto dal set che lo ritrae al fianco di altri interpreti Mena Massoud che sarà Aladdin, Naomi Scott che sarà Jasmine e Marwan Kenzari che sarà Jafar.

 

Nel cast del nuovo Aladdin anche Navid Negahban (Homeland) che interpreterà il Sultano.

Aladdin vinse due premio Oscar, per la colonna sonora e per la canzone originale “A whole new world”.

Aladdin

Dan Lin che ha prodotto i due film su Sherlock Holmes per la Warner Bros, produrrà anche Aladdin con la sua Lin Pictures company mentre Jonathan Eirich sarà il produttore esecutivo. La sceneggiatura del live-action è stata scritta da John August.

Il film d’animazione originale del 1992 raccontava di un giovane straccione che trova un genio intrappolato in una lampada e coglie l’opportunità fortunata per mettere in mostra le sue straordinarie doti umane e conquistare il cuore di una bella principessa, non senza affrontare prima un temibile nemico. Il genio, nella versione originale, venne doppiato dall’inarrivabile Robin Williams, mentre nel doppiaggio italiano il compianto attore venne sostituito dal bravissimo Gigi Proietti.

Penelope Cruz e Javier Bardem: i sovrani di Spagna sul red carpet di Venezia 74

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Coppia super sexy nella vita, Penelope Cruz e Javier Bardem hanno presentato Fuori Concorso a Venezia 74 Loving Pablo, una ricostruzione, l’ennesima, della straordinaria e fuorilegge vita di Pablo Escobar.

Di seguito le immagini dal red carpet del film:

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Heath Ledger come Joker in una clip inedita dal documentario

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Heath Ledger come Joker in una clip inedita dal documentario

E’ stata diffusa una clip inedita del documentario I Am Heath Ledger, nel quale possiamo ammirare l’attore come Joker durante la lavorazione di The Dark Knight di Christopher Nolan

La clip del documentario racconta di quando l’agente di Ledger ha ricevuto la chiamata che confermava che l’attore avrebbe interpretato Joker nel prossimo film di Christopher Nolan. Il coach di Ledger e gli amici parlano della sua trasformazione nel Joker. 

https://www.youtube.com/watch?v=WGB7ONwzxng&feature=youtu.be

Heath Ledger come The JokerGUARDA ANCHE:I Am Heath Ledger: il trailer del documentario sul compianto attore

Star Wars Gli Ultimi Jedi: nuovi scatti di Luke e Snoke

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Star Wars Gli Ultimi Jedi: nuovi scatti di Luke e Snoke

Arrivano tre foto inedite dall’atteso Star Wars Gli Ultimi Jedi, il sequel del film di successo di JJ Abrams che sarà diretto da Rian Johnson. Nelle nuove immagini Luke, il Leader Supremo Snoke e Finn Rose

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

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Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli ultimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Suicide Squad 2: annunciato regista e sceneggiatore

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Suicide Squad 2: annunciato regista e sceneggiatore

La Warner Bros dopo mesi di trattative ha finalmente annunciato il regista e sceneggiatore che darà vita a Suicide Squad 2, l’annunciato sequel del film campione d’incassi del 2016.

A prendere l’eredità di David Ayer in Suicide Squad 2 sarà il regista e sceneggiatore Gavin O’Connor, che ha già diretto per la Warner Bros The Accountant, oltre ad aver diretto anche film di successo come Warrior e Pride and Glory.

Suicide Squad che ha debuttato nel DC Extended Universe l’estate scorsa  ha introdotto molti noti cattivi della DC che hanno da subito conquistato i fan, come Deadshot (Will Smith), Harley Quinn (Margot Robbie), Captain Boomerang (Jai Courtney) e Joker (Jared Leto).

Dalle ultime notizie lo Studios stava accelerando lo sviluppo del film e questa notizia oggi conferma la volontà della WB di avere un sequel del film al più presto nelle sale. Inoltre Variety riferisce che Warner Bros. spera che il film inizia la produzione entro la fine del 2017, se così fosse il film potrebbe essere potenzialmente pronto per una data di uscita nel 2019/2020.

Suicide Squad 2

Il casting per il regista aveva coinvolto oltre a O’Connor i nomi del calibro di  con Mel Gibson (Hacksaw Ridge),  Jaume Collet-Serra ( Le Shallows ), Jonathan Levine (Warm Bodies) e Daniel Espinosa (Safe House). Al momento il regista stava lavorando allo sviluppo del sequel di The Accountant con Ben Affleck, ma ora è probabile che quel progetto passi in secondo piano.

Alla Warner Bros c’è grande fermento per il DC Extended Universe. Infatti sono in sviluppo molti film tra cui un film sulle origini del Joker separato dall’Universo principale, oltre all’annunciato Gotham City Sirens che dovrebbe sostituire. In cantiere sono anche i film su Flash Point con Ezna Miller. The Batman vedrà protagonista Ben Affleck nuovamente nei panni di Bruce Wayne e sarà diretto dall’acclamato regista Matt Reeves. Nel cast ritorneranno Geremy Irons nei panni di Alfed e J.K. Simmons in quello del Detective Gordon. Wonder Woman 2, Green Lanter Corps e Batgirl che sarà diretto da Joss Whedon.

In Suicide Squad 2 dovrebbero ritornare Deadshot (Will Smith), Harley Quinn (Margot Robbie), Captain Boomerang (Jai Courtney) e Joker (Jared Leto).

The Sweet Life Society firmano la colonna sonora di Brutti e Cattivi

Nuovo e importante progetto cinematografico per i  THE SWEET LIFE SOCIETY la band guidata da Gabriele Concas e Matteo Marini, uno dei pochi esempi di musica italiana da esportazione che ha suonato nei più famosi festival inglesi – Glastonbury, Eurosonic, Bestival, Lovebox, Wilderness, Latitude Boomtown. 

Il 7 settembre saranno alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti con la soundtrack originale di Brutti e Cattivi (musiche di Gabriele Concas e Matteo Marini, edizioni CAM/Gruppo Sugar e BMG Rights Management),  film di debutto di Cosimo Gomez, con un cast di culto, da Claudio Santamaria a Marco D’Amore.  Fa inoltre parte della colonna sonora anche l’opera “Taggato dal Signore”, composta dallo stesso regista del film Cosimo Gomez. 

Da anni Gabriele Concas e Matteo Marini, oltre a girare l’Europa, gli Stati Uniti e il Canada con i loro concerti, sono attivi nel campo della produzione musicale con esperienze che vanno dal cinema, al teatro, alla pubblicità. L’uscita del loro prossimo album è invece prevista per l’inizio del 2018.

Il 7 settembre dalle 22.30 i “The Sweet Life Society” saranno live a Venezia Lido al Pachuka.  L’8 settembre alle ore 22, durante la 74 Mostra del Cinema di venezia Kino Venice Nights organizza nel bellissimo scenario del Lido, Riva di Corinto sulla barca Edipo Re che fu di Pier Paolo Pasolini, Brutti e Cattivi incontro con Cosimo Gomez e concerto live di “The Sweet Life Society”, autori delle musiche del film.

Blade Runner 2049: il corto “2036: Nexus Dawn” con Jared Leto

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Blade Runner 2049: il corto “2036: Nexus Dawn” con Jared Leto

Columbia Pictures & Sony Pictures hanno diffuso il cortoª “2036: NEXUS DAWN” con JARED LETO di Blade Runner 2049, il sequel del capolavoro di Ridley Scott diretto da Denis Villeneuve, regista di Sicario e Arrival prodotto dallo stesso Ridley Scott con  Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Mackenzie Davis, Dave Bautista e il premio Oscar Jared Leto.

Blade Runner 2049le nuove foto dal film

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Di seguito la prima sinossi del film: “Trent’anni dopo gli eventi del primo film, un nuovo blade runner, l’Agente LAPD K (Ryan Gosling), dissotterra un segreto a lungo sepolto che potrebbe avere il potere di gettare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo guida in una ricerca con lo scopo di trovare Rick Deckard (Harrison Ford), un ex blade runner della LAPD che è rimasto nasconsot per 30 anni.”

Blade Runner 2049Ryan Gosling annuncia il contest per la visita al set

In Blade Runner 2049 protagonisti sono Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Carla Juri, Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Dave Bautista, David Dastmalchian, Lennie JamesHiam Abbass e Jared Leto.

La sceneggiatura del sequel, ambientato diverse decadi dopo l’originale pellicola del 1982, è affidata a Hampton Francher e Michael Green e segue la storia originale scritta da Francher e David Peoples basata sul romanzo di Philip K. Dick Il Cacciatore di Androidi.

Produttori esecutivi del film sono Frank Giustra e Tim Gamble, CEO di Thunderbird Film. Lo stesso Ridley Scott sarà produttore esecutivo della pellicola così come Bill Carraro.

Ammore e Malavita: recensione del film dei Manetti Bros.

Ammore e Malavita: recensione del film dei Manetti Bros.

Tre anni fa i Manetti Bros. Avevano stregato pubblico e critica alla Festa del Cinema di Roma con Song’ e Napule e stavolta sono decisi a conquistare la Laguna. E’ stato presentato oggi il loro nuovo film, Ammore e Malavita, che sembra già aver fatto strage di cuori.

La storia si svolge come sempre nella bella città di Napoli dove il boss Don Vincenzo, dopo aver subito un’aggressione, sembra deciso a ritirarsi dagli affari insieme a sua moglie e a lasciare tutte le sue attività in gestione ai suoi body guard, Ciro e Rosario. La banda decide così di inscenare la morte del boss ma qualcosa nel loro piano va storto…

Conosciuti e amati dal pubblico per la famosa serie tv L’ispettore Coliandro e per il già citato Song’ e Napule, che ha avuto un grande successo, Antonio e Marco Manetti provano a fare il bis portando il loro film pop e di genere in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia sperando di riuscire a sbaragliare l’ingombrante concorrenza e fare breccia nel cuore dei giurati.

Ammore e Malavita, il film

Il boss della malavita napoletana Don Vincenzo (Carlo Buccirosso), detto “o’ re do pesce”, dopo essere sopravvissuto quasi per miracolo ad un agguato, è deciso ad ‘abdicare’ al suo trono e a lasciare tutto in gestione alle sue Tigri, le temibili guardie del corpo, Rosario (Raiz) e Ciro (Giampaolo Morelli). Ma per uscire di scena ha bisogno di un piano strategico che gli viene fornito da sua moglie Maria (Claudia Gerini), piano che purtroppo andrà a gambe all’aria a causa dell’intromissione di Fatima (Serena Rossi), un’infermiera che si trovava al posto sbagliato e al momento sbagliato.

I Manetti Bros. fanno il pieno di applausi qui a Venezia 74 con l’attesissimo Ammore e Malavita, arruolando lo stesso meraviglioso cast di attori – più qualche new entry – e presentando al festival un nuovo ed irresistibile film destinato a diventare un vero e proprio cult. Un po’ gangster movie e un un po’ action, la nuova fatica cinematografica dei fratelli Marco e Antonio sembra stavolta avere una marcia in più; mentre nel precedente Song’ e Napule si parlava solo di musica, nel caso di Ammore e Malavita si tratta di un musical a tutti gli effetti.

Le musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi e le liriche del cantautore Nelson – vincitore nel 2014 del David di Donatello per la canzone A’ Verità, scritta a quattro mani con Franco Ricciardi -, sostituiscono di fatto le battute dei personaggi che, cantando, rendono la storia molto più fresca e scorrevole. Ancora una volta dunque i Manetti ci raccontano di Napoli e della sua malavita in maniera del tutto originale e irresistibilmente verace; i dialoghi sono pieni di battute brillanti e le canzoni, in pieno stile neomelodico, sono a dir poco travolgenti e trasformano il film in una sorta di moderna sceneggiata napoletana. Non passa infatti inosservata la presenza del grande Pino Mauro, cantante partenopeo con una grande tradizione musicale alle spalle.

Ammore e Malavita - Manetti Bros.

Ottima prima prova anche di Raiz, all’anagrafe Gennaro Della Volpe, cantante degli Almamegretta dal 1991, perfetto nella parte del killer del boss, uno dei personaggi più oscuri del film. Ad un incredibile Carlo Buccirosso – che potrebbe anche arrivare a competere per la Coppa Volpi – si affianca inoltre una straordinaria Claudia Gerini che, dopo lo splendido film tv diretto da Lina Wertmüller dal titolo Francesca e Nunziata del 2002, torna a recitare in un perfetto dialetto napoletano con una tale disinvoltura da far quasi dimenticare le sue origini romane.

E come non citare il sempre affascinante Giampaolo Morelli che stavolta, svestiti i panni dell’esuberante Lollo Love, si trasforma in una sorta di killer sociopatico, con l’agilità di un ninja e la forza di un soldato, capace di far fuori un plotone di sicari armati fino ai denti in pochi secondi. Non possiamo dimenticare ovviamente la bella Serena Rossi, protagonista di una delle scene più epiche del film; nonostante la colonna sonora sia completamente originale, per la scena in questione i registi hanno pensato di adattare un testo inedito in napoletano alla melodia di What a Feeling, da Flashdance, canzone che segna l’incontro tra Ciro e Fatima, i due amanti sfortunati del film.

Ammore e Malavita è un’opera straordinaria, un film che parla di camorra ma che rema contro la corrente del ‘gomorrismo’, un piccolo capolavoro di genere che vi farà ridere ed emozionare, cantare e ballare come se non ci fosse un domani e pianificare una vacanza nella bella Napoli.

Edgar Wright intervista: Baby Driver, il cast, la musica e il futuro

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Ultima tappa di un tour mondiale che lo ha portato in tutti gli angoli del Pianeta, Edgar Wright arriva a Roma per promuovere il suo ultimo film, Baby Driver – il genio della fuga, maggior successo al botteghino per il regista inglese e ritorno al cinema dopo la difficile esperienza con Ant-Man e con la Marvel.

Ecco la nostra intervista:

 

Leggi la recensione di Baby Driver – il genio della fuga di Edgar Wright

Il film arriverà il 7 settembre nei cinema italiani e vede protagonisti Ansel Elgort, Kevin Spacey, Lily James, Jon Bernthal, Eiza González, Jon Hamm e Jamie Foxx.

Trama: La storia ruota attorno a un pilota che si presta a fughe criminali e che si affida al ritmo della sua musica preferita per essere il migliore nel campo. Costretto a lavorare per un boss, il ragazzo dovrà prestarsi ad una rapina destinata al fallimento che metterà a rischio la sua vita, il suo amore e la sua libertà. La vicenda è in parte ispirata al video musicale “Blue Song” della band Mint Royale, che Wright diresse nel 2003.

Baby Driver: il nuovo trailer del film di Edgar Wright

Ammore e Malavita: il trailer del film dei Manetti Bros

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Ammore e Malavita: il trailer del film dei Manetti Bros

 

LaÈ stato presentato in Concorso nella selezione ufficiale della 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Ammore e Malavita, il nuovo film dei Manetti Bros.

Di seguito potete vedere il primo trailer del film che arriverà in sala il prossimo 5 ottobre. Nel cast del film Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo BuccirossoRaiz.

La trama di Ammore e Malavita

Napoli. Ciro (Giampaolo Morelli) è un temuto killer. Insieme a Rosario (Raiz) è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria (Claudia Gerini). Fatima (Serena Rossi) è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi, di nuovo.

Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza.

Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Nessuno può fermare l’amore. Inizia così una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole.

Venezia 74: James Jean, il volto nascosto di Mother! e The Shape of Water

Da qualche giorno al Lido di Venezia campeggiano meravigliosamente delle immagini che vanno oltre la mera pubblicizzazione commerciale di un film. Per un’inusuale coincidenza, sono state realizzate dallo stesso artista, per lanciare due dei titoli più forti e discussi in concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica: The Shape of Water di Guillermo del Toro e Mother! di Darren Aronofsky.

L’autore è un bravissimo, quanto originale, pittore e illustratore Taiwanese, James Jean.

James Jean nasce a Taipei nel 1979. Si trasferisce negli USA, dove studia e si diploma presso la School of Visual Arts di New York nel 2001. Poi comincia a imporsi realizzando copertine per le pubblicazioni della DC Comics

raccogliendo sette premi Eisner, tre premi Harvey consecutivi, due medaglie d’oro e una d’argento dalla Society of Illustrators of Los Angeles e una medaglia d’oro dalla Society of Illustrators of New York. Lavora anche in campo pubblicitario per clienti prestigiosi, come:  Time Magazine, The New York Times, Rolling Stone, Playboy, e Prada. Realizza le copertine per la serie di fumetti Fables e The Umbrella Academy, vincendo sei premi Eisner come “Best Cover Artist“.

Realizza inoltre copertine per album musicali, come The Black Parade di My Chemical Romance, del 2006.

Poi nel 2008 James Jean decide di ritirarsi dai progetti commerciali per concentrarsi solamente sulla pittura e incarichi che rappresentino il suo estro espressivo. Evidentemente i film di Del Toro e Aronofsky erano tra questi.

Dirty Dancing: dove andiamo non ci servono strade

Dirty Dancing: dove andiamo non ci servono strade

Varie volte, in questo spazio e in altri, ho spiegato perché spesso marino le feste durante i festival. Ho detto ‘marino’? Davvero? Deve essere la stanchezza. Intendevo dire ‘piscio le feste’. I soliti: c’ho mal de panza, c’ho sonno c’ho fame, sono stanco e di solito non ho l’invito – grazie ar cazzo, non ce vado mai. Te credo che non mi invitano – il che non sarebbe un problema perché tanto mendicando da una parte all’altra a entrare si riesce. Solo che se dovevo andare a fare il mendicante me mettevo all’angoletto della fermata Vittorio Emanuele e facevo pure più soldi che a venì ai Festival. Tra l’altro, una delle poche cose che mi piace fare alle feste, non essendo un buon ballerino e non volendo perdere la voce per fare rapporti di pubbliche relazioni urlando come un’aquila per sovrastare la musica demmerda che di solito mettono, è ubriacarmi come un marinaio marsigliese, e visto come sto messo coi reni, meglio evitare.

Ieri sera però avevo pensato di affacciarmi alla festa dei ‘Ciak,’ giusto perché ogni tanto vedano che questa faccia dietro alle cazzate che scrivo esiste davvero. Quasi ero pronto a uscire, quando purtroppo mi hanno colto delle gravi allucinazioni che manco Leonardo di Caprio quando si faceva di Quaalude in The Wolf of Wall Street.

venezia 74Mi metto un attimo in balcone, che devo dire la vista della casa che ho qui al Lido non è niente male, dà direttamente su uno dei canali principali – per cui occhio che vi sento, quando parlate male dei colleghi tornando a casa a tarda notte ubriachi come merde, voi non mi vedete ma io, dal balcone, sì – in cerca di ispirazione. Magari mi viene voglia di uscire, hai visto mai.

M’accendo un sigaro. E vedo una barca passare. E che sarà mai una barca al Lido, direte voi. Solo che non è una barca normale. È un’automobile. Con un motore per barca attaccato, che bellamente se ne va in giro sull’acque alla faccia del ‘dove stiamo andando non c’è bisogno di strade’ di zemeckisiana memoria. Sgrano un paio di volte gli occhi, me li stropiccio. E niente. La visione non scompare. Anche abbastanza preoccupato penso che le traveggole mi vengano dall’abuso di Toradol o da una sempre più presente stanchezza (e del resto, oggi si fa il giro di boa della ‘settimana che siamo qui’, ci sta pure) e mi dico che di andare a fare il cazzone a feste dove manco m’hanno invitato, a maggior ragione che sto impazzendo, non è il caso.

La pazzia incombente, però, la prendo con nonchalance, un po’ come il protagonista del film di Aronofsky prende l’orrenda esecuzione del figlio appena nato: come uno scherzo un po’ pesantuccio, ma perdonabile. Ecco, per me la follia non è che una seccatura, in questo marasma di appuntamenti e corse. Quindi mi metto a letto pensando che il giorno dopo, dopo qualche ora di sonno, le allucinazioni spariranno. Stamattina l’auto-barca sta ancora là, attraccata proprio sotto casa mia. O era tutto vero, oppure sto definitivamente dando di matto. Ma non ho tempo per pensarci, devo correre all’alba alla proiezione del film dei Manetti Bros. , che in qualche modo mi rincuora.

Intendiamoci, sto Ammore e malavita che presentano qui non è niente di che. Un musical napoletano misto a Crime Story, come lo era in un certo senso il precedente Song e’ Napule, e come in Song e’ Napule – che, detto per inciso, era molto migliore di questo – ci sono Giampaolo Morelli, Serena Rossi e vari avanzi da ‘Un posto al sole’ che contribuiscono di molto a rendere la vicenda più partenopea possibile, con tanto di volute sceneggiate alla Mario Merola che sono la parte più divertente. Dopo un inizio scoppiettante, però, il film si siede parecchio e si appoggia su un fantastiliardo di citazioni messe lì a cazzo, da Flashdance a 007 a Ritorno al Futuro, che mandano in visibilio la platea manco stessero vedendo la madonna. Io intanto mi appisolo, sereno. Perché evidentemente non sono l’unico che sta impazzendo qua in giro.

Tra la proiezione e la conferenza mi arriva una soffiata su dove si trova Michael Caine, e scatta l’operazione selfie. Più che altro perché è un investimento, dato che lui stesso va in giro a dire “sono malato e tra poco vi lascio”. Michael, ti stimo e non è pé fa il coccodrillo, ma sai com’è. Oggi sì, domani non se sa. Purtroppo l’operazione non mi riesce. Lo portano fuori dalla lounge quattro gorilla grossi il doppio di Vince Vaughn in Brawl in Block Cell 99, perché deve andare in bagno e in effetti molti dei presenti lo hanno beccato proprio al cesso, che è un grande punto di ritrovo che accomuna star, addetti ai lavori e comuni mortali inferiori (ogni tanto i lettori vanno sempre insultati, ricordiamocelo). Dal cesso, tutti ci devono passare. Però io e Michael siamo gentlemen, e tra noi gentlemen vige la regola di non bloccare mai per nessun motivo un uomo che va a pisciare. Quindi niente, me lo vedo passare davanti e basta, anche perché incombono gli impegni di lavoro e mi devo allontanare. Ok, la verità è che dovevo pisciare pure io.

Ang

Ieri ho sentito molto la mancanza di Ang, perché in effetti alle feste ci vado con lo stesso spirito e quindi siamo solidali l’uno con l’altro. Spesso utilizziamo una famosa tattica militare che si trova nei testi di politica internazionale, che si chiama ‘modalità Zoran’, dal luogo in cui questa strategia fu messa in atto da due irredentisti macedoni durante una battaglia. In sostanza questi tipi si fecero vedere mentre brandivano con disinvoltura armi davanti ai loro colleghi combattenti, e appena tutti erano impegnati a menà come in un film con la bonanima de Bud Spencer si sciacquavano allegramente dai coglioni.

Ecco, questa strategia a noi è molto cara. Ma non perché siamo snob, semplicemente perché siamo due amanti delle cose semplici (la famosa triade dormì/magnà/fa pipì), quindi stare a informarci per raggiungere in ginocchio sui ceci un posto che sta in culo ai lupi e forse riesci ad entrare ci sembra davvero un’esagerazione. Invece ieri, dicevo, visto che l’invito lo avevo e visto che per una volta la festa era in un posto comodissimo, ho fatto un salto.

All’ingresso pronunciando la parola magica si sono aperte le acque come se fossi Noè e sono entrata in uno spazio temporale alienante, popolato da gente proveniente da qualsiasi epoca, ricevendo prova che dio esiste, ma non è classista. In tutto questo vorrei ricordarvi una cosa importante, cioè che l’inferno deve essere invece un posto in cui esistono solo open bar e buffet liberi, perché io mi sono sentita dannata. Sarò banale, ma ancora rabbrividisco a vedere la gente che agli open bar fa outing (tacito o palese non importa) sulla propria infanzia agghiacciante, sul proprio lavoro, sul fatto che dorme ancora con l’orsacchiotto de peluche. Così come rabbrividisco a vedere gente normalissima che in quei posti si trasforma.

Per cui ti ritrovi a fare il trenino su A-E-I-O-U-Y con uno che scrive magari accanto a te in sala stampa e ti imbruttisce se ricevi una telefonata mentre lavori,  ti trovi a ballare Flashdance con persone che te urlano dietro se hai il pass in fila ed entri prima di loro. Perché diventiamo solo contatto umano, quello che spesso in dieci giorni di Lido ti manca. Ma di contatto in quei metri quadri ce n’era pure troppo, tanto che a questo punto mi sono chiesta se non fosse un trappolone messo in atto dagli autoctoni o da sedicenti registi di opere prime per fare una marmellata di critici, e riempire i cornetti del Mulino Bianco (no, non dirò i Buondì cazzo, almeno io).

E infatti è così e col terrore negli occhi mi allontano per fumarmi una sigaretta in pace, da sola. A un certo punto mi si avvicina uno, che mi mitraglia di domande. Stringo gli occhi e scuoto leggermente la testa, che universalmente significa: “E’ inutile che ti accolli. Evapora“. Ma lui non batte ciglio, per cui credo di capire di aver risposto di sì a una specie di proposta in linguaggio elfico-lagunare “ofrirajnlaejrvinoohcichetooo?” (ovvero: “bevi?”), e mi ordina un barile di un liquame stranissimo, che considerando che sto fumando e tengo la giacchetta dovrei essere un giocoliere nano scappato dal Circo Togni per farcela, oppure dovrebbe reggere tutto lui ficcandomi una cannuccia in gola. Sto mostro della Laguna. Con i soli muscoli che riesco a muovere gli mimo, diovirzì, che non voglio bere, voglio fumare e possibilmente poi annà a dormì, da sola. Mi guarda incredulo, come se tra i due lui brillasse per fascino e la deficiente fossi io. Decido di evaporare io allora, nel modo più elegante possibile, trattenendo quell’impeto improvviso di fargli il dito medio mi avvio verso le mie amiche, barcollando (niente, la dignità non è più il mio forte già dopo due cocktail) e mi levo dalle palle.

Detto questo visto che continuavo a sentirmi poco a mio agio e pressata come una fetta di lattuga in un hamburger mi guardo intorno con orrore, e a un certo punto ho temuto persino che si fosse imbucato Aronofsky e al suo tre tutta quella gente iniziasse a sbranarmi come un pollo allo spiedo, per cui al minimo cenno delle mie amiche di andarcene scodinzolo come un Labrador. Ci dormo (male) su. Stamattina me facevano male pure le ciglia ma decido di andare comunque a vedere i Manetti, e mentre stavo per rimuovere una frase in particolare mi rievoca l’esperienza carnaio di ieri, fa più o meno così ‘per loro l’umanità è come a pummarola ncopp o spaghetto avvongole. Non conta nu cazz’.

P.S. gli autori ci tengono a sottolineare che i fatti sono spesso (ma non sempre) romanzati a partire da cose realmente accadute, questo per tranquillizzare qualsivoglia fan di qualsiasi attore, regista, organizzatore di party, protettore di morti di fi*a li legga per sbaglio, involontariamente, o mentre è al cesso, compreso Michael Caine.

The Third Murder: recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

The Third Murder: recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

Chi lo dice che il genere dei legal drama è un’esclusiva degli americani? Il grande regista giapponese Kore-Eda Hirokazu presenta in Laguna la sua ultima fatica cinematografica, The Third Murder, che esplora il tema spinoso della giustizia e della ricerca della verità in un’aula di tribunale.

In The Third Murder dopo essere stato ingiustamente licenziato, il signor Misumi Takashi (Yakusho Koji), già accusato e condannato in passato per altri due omicidi, uccide in maniera brutale il suo ex capo e dà fuoco al cadavere lungo il letto di un fiume. L’efferatezza dell’assassinio e la confessione spontanea dell’uomo, che ha già scontato trent’anni per omicidio, lo riconducono in prigione; a causa del suo passato e quindi dell’aggravante della recidiva, l’uomo rischia stavolta la pena capitale. Ma qualcosa nel suo comportamento non convince Shigemori Tomoaki (Fukuyama Masaharu), il suo avvocato – figlio del giudice che lo aveva condannato trent’anni prima -, che farà di tutto per difenderlo e scoprire la verità.

The Third Murder - Kore-Eda Hirokazu

Il nipponico Hirokazu porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia un film decisamente lontano dal suo stile ma non per questo meno incisivo. Utilizzando come espediente la storia di Misumi, il regista fa una profonda riflessione su come verità e giustizia oggigiorno non sempre viaggino sullo stesso binario. All’interno di un carcere e poi del tribunale, i protagonisti di The Third Murder discutono non solo di quale sia la punizione adatta per l’imputato ma anche, indirettamente, di cosa sia eticamente giusto. Nonostante gli avvocati siano considerati persone senza scrupoli pronte a tutto pur di far carriera e guadagnar soldi difendendo anche le persone più abbiette, Shigemori si appassiona al caso di Misumi e pian piano cerca di ricostruire il puzzle di quella nefasta notte. Le sue indagini porteranno alla luce drammi familiari dimenticati svelando segreti ingombranti e riaprendo così vecchie ferite.

The Third Murder - Kore-Eda Hirokazu

La narrazione è fluida e le due ore del film scorrono senza intoppi anche se il regista, per creare la giusta tensione emotiva, si ritrova spesso a giocare con le inquadrature e con i prolungati silenzi interrotti solo dalla magnifica musica di Ludovico Einaudi. Sono molte infatti le scene di confronto tra Misumi e Shigermori in carcere i quali, divisi solo da un vetro, passano il loro tempo a studiarsi a vicenda più che a discutere davvero della strategia giusta per il processo. I due protagonisti rappresentano infatti verità e giustizia e sono le due facce della stessa medaglia; durante i colloqui il riflesso sul vetro del viso dell’uno si sovrappone e quasi si confonde con quello dell’altro, un espediente fin troppo banale ma di grande effetto.

Ma quello che destabilizza è di sicuro il finale che ci lascia sommersi dai dubbi; le dichiarazioni dell’imputato continuano a depistarci e a non trovare riscontro nelle scoperte fatte durante le indagini dal suo avvocato che, come lo spettatore, non riesce a rassegnarsi all’idea di perdere in aula, condannando così un uomo a morte certa. Ma del resto, come dice proprio Shigemori all’inizio del processo ad uno dei suoi associati, lo scopo di un bravo avvocato “non è trovare la verità ma la sua versione più convincente”. Una storia, quella di The Third Murder, dolceamara, piena di pathos e colpi scena che aiuta a riflettere ma che ci lascia con l’anima a brandelli.

Leggi anche, Venezia 74: Victoria and Abdul recensione del film di Stephen Frears

Diva! recensione del film di Francesco Patierno #Venezia74

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Diva! recensione del film di Francesco Patierno #Venezia74

Sky arte HD e Viva film hanno prodotto Diva!, dedicato a Valentina Cortese, una delle più importanti attrici italiane ancora in vita, che ha lavorato con Fellini, Truffaut e per molti anni per a Hollywood. 8 attrici, Barbora Bobulova, Anita Caprioli, Carolina Crescentini, Silvia d’Amico, Isabella Ferrari, Anna Foglietta, Carlotta Natoli, Greta Scarano danno voce all’autobiografia dell’attrice, scritta qualche anno fa “Quanti sono i domani passati” in cui ripercorre andando a ritroso, la sua vita sul set, sul palcoscenico e quella sentimentale, negli Stati Uniti e in Italia dove ebbe una relazione burrascosa con Giorgio Strehler.

Il documentario inizia con quella che è forse la sua interpretazione più famosa: l’attrice italiana nel film Effetto notte  di François Truffaut, di cui ci vengono raccontati degli aneddoti interessanti. La vita professionale e personale ricca di colpi di scena che viene raccontata nel libro viene riproposta sullo schermo incarnata nelle attrici contemporanee, forse anche per testimoniare quanto Valentina Cortese fosse molto avanti con i tempi, curiosa e coraggiosa. L’amore per la recitazione, per il suo mestiere emerge già dalla giovane età quando abitava a Stresa sul lago Maggiore, organizzando spettacoli teatrali con le sue amiche.

Il film Diva! è vorticoso come la vita della Cortese, diva anzitempo, donna testarda, amata da uomini forti, come Jules Dassin e appunto Giorgio Strehler che in questo film è interpretato da Michele Riondino che legge una lettera che il regista del Piccolo scrisse a Valentina Cortese e che testimonia come la loro fosse una relazione tra due persone di carattere forte un tiro alla fine in cui i compromessi erano essenziali per restare in equilibrio e andare avanti.

Il regista Francesco Patierno che debuttò nel 2002 al Festival di Berlino con Pater Familias da tempo si dedica al documentario, ha realizzato La guerra dei vulcani sulla storia di amore e tradimento del triangolo Rossellini-Magnani-Bergman e l’anno scorso ha portato alla Festa del cinema di Roma il documentario d’archivio Napoli ‘44 sul bombardamento della città partenopea realizzato con la collaborazione di Benedict Cumberbatch. Dal 2012 è presidente di Venezia Classici, la sezione del Festival dedicata ai restauri dei film classici. Diva! è stato presentato come proiezione speciale al Festival del cinema di Venezia 74 e sarà mandato in onda su Sky Arte HD a dicembre.

Sweet country: recensione del film di Warwick Thornton

Sweet country: recensione del film di Warwick Thornton

Sweet country, un western lentissimo, con tutti i canoni di questo genere, ma trasportato nella terra dei canguri. Una vicenda di razzismo, intolleranza e ignoranza, non troppo distante in fondo da quello che succede ai nostri giorni.

Sweet country, la trama

Nel 1929, in una regione brulla e inospitale del nord dell’Australia, i nativi aborigeni vengono sfruttati e impiegati per lavori umili e massacranti a supporto dei coloni bianchi, degli stolti bifolchi che vivono di bestiame. Uno  di questi aborigeni, Sam, uccide per difesa della propria famiglia un proprietario terriero bianco, Harry March. Si trova così costretto a fuggire insieme alla moglie Lizzie. Ma dopo un lungo periodo di latitanza scopre che la donna aspetta un bambino, in conseguenza dello stupro subito dall’uomo da lui ucciso. Per proteggerla si consegna alla giustizia, affrontando un lungo processo affidato al giudice Taylor.

Sweet countryWarwick Thornton il regista, spiega che il film non è frutto di fantasia: “Il film è basato su una vera storia, raccontatami dallo scrittore David Tranter, dell’aborigeno Wilaberta Jack, che negli anni venti fu arrestato e processato per l’omicidio di un uomo bianco nella Central Australia. Wilaberta Jack è Sam, diventato un personaggio indipendente, con una sua storia. Se Sam è il cardine della trama su cui tutto ruota, la vicenda riguarda anche Philomac, giovane aborigeno di quattordici anni, che vive in una fattoria e sta per diventare adulto, mentre si ritrova coinvolto nella rivoluzione sociale e nel conflitto culturale della vita di frontiera nella Central Australia degli anni venti.

Sweet Country girato nella catena montuosa delle MacDonnell Ranges, vicino ad Alice Springs è un western tipico, caratterizzato da tutti quegli elementi che rendono riconoscibile il genere: la terra di frontiera, la sopraffazione delle popolazioni indigene locali, l’arroganza e la sfrontatezza dei colonizzatori, i panorami mozzafiato che caratterizzano una terra bellissima quanto ostile, il continuo confronto con la natura.

E il regista afferma di aver voluto costruire proprio un western per cercare di avvicinare di più il pubblico alla storia e ai contenuti che voleva sottolineare, creando una sorta di favola per descrivere l’oppressione e la sopraffazione di un popolo.

Sweet Country purtroppo non presenta nulla di originale, ha dei tempi estremamente dilatati e non riesce mai a coinvolgere completamente, avanza in maniera stanca verso il processo finale, raccontando fatti ormai già visti e abusati nel cinema. Non basta sapere che si tratta di una storia vera, per quanto ingiusta e tragica possa essere, per mantenere alta l’attenzione.

Mudbound: trailer del film Netflix con Carey Mulligan

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Mudbound: trailer del film Netflix con Carey Mulligan

Netflix ha diffuso il trailer di Mudbound, il nuovo film originale diretto da Dee Rees presentato al Sundance Film Festival 2017. Nel cast Carey Mulligan, Jason Clarke, Rob Morgan, Mary J. Blige e Garrett Hedlund.

Mudbound sarà disponibile in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo a partire dal 17 Novembre 2017.

Mudbound, trama

Ambientato tra le campagne degli Stati Uniti meridionali durante la Seconda Guerra Mondiale, Mudbound è la storia epica di due famiglie, messe l’una contro l’altra da una gerarchia sociale spietata, eppure legate dalla terra che lavorano: il Delta del Mississippi.

Mudbound segue le vicende della famiglia McAllan, che si è da poco trasferita in Mississippi dalla tranquilla città di Memphis e non è preparata alle difficoltà della vita di campagna. Nonostante i sogni grandiosi di Henry (Jason Clarke), sua moglie Laura (Carey Mulligan) continua a credere nei progetti senza speranze di suo marito.

Nel frattempo, Hap e Florence Jackson (Rob Morgan, Mary J. Blige) – mezzadri che hanno lavorato la terra per intere generazioni – lottano con coraggio per realizzare i propri sogni nonostante le rigide barriere sociali che devono affrontare.

La guerra stravolge i piani di entrambe le famiglie, mentre i loro cari appena tornati, Jamie McAllan (Garrett Hedlund) e Ronsel Jackson (Jason Mitchell), stringono un’amicizia difficile, che sfiderà la brutale realtà in cui vivono: il Sud delle Leggi Jim Crow.

Miss Sloane – Giochi di Potere recensione del film con Jessica Chastain

Esce il prossimo 7 settembre Miss Sloane – giochi di potere, film diretto da  John Madden, il regista del film premio Oscar Shakespeare in Love (1998). La pellicola sceglie di raccontare l’inusuale mondo delle lobby politiche, ponendosi a metà strada tra il genere del politic drama e quello del thriller imprevedibile.

Elizabeth Sloane (Jessica Chastain) è una lobbista di Washington abituata a vincere le sue cause con qualsiasi mezzo possibile. Algida e cinica, non prova troppi rimorsi nell’utilizzare i sentimenti delle persone affinché possano servire ai suoi scopi. Proprio per la sua freddezza, le viene fatta  un’offerta vantaggiosa nientepopodimeno che dalla lobby delle armi, affinché promuova la loro causa tra l’elettorato femminile. Più per sfida che per motivi etici, Miss Sloane deciderà di schierarsi con l’opposizione, lavorando per una società che sta cercando di far approvare un disegno di legge che ponga un più severo controllo sulle armi.

Miss SloaneIl ruolo, a detta del regista, è stato pensato appositamente per la Chastain, che difatti regge su di sé l’intero film. L’attrice è riuscita a rendere in maniera perfetta questa figura di donna in carriera “assolutista”, che non contempla i sentimenti o il rispetto altrui non tanto perché non è capace di provarli, quanto perché li considera un cattivo investimento. Elizabeth Sloane è una stratega, e in quanto tale prevede e anticipa le mosse degli avversari. Talmente bene che l’apparente impossibilità di opporsi alla lobby delle armi, è una sfida alla quale non può sottrarsi. Nonostante i rischi che questa comporti e che infatti metteranno a repentaglio la sua carriera.

Il punto debole del film risiede nella scelta avventata di aver dato carta bianca ad un solo ed inesperto sceneggiatore: l’inglese Jonathan Pereira. Al suo primo copione, Pereira concepisce una storia che prende spunto da un avvenimento di cronaca reale, quello di un lobbista finito in prigione per un illecito. Il suo limite sta nel voler strafare. Lo sceneggiatore mette troppa carne al fuoco, infarcendo il film di paroloni tecnici e svariate sotto-trame che male si conciliano col ritmo serratissimo, tipico dei film di spionaggio.

Per i primi venti minuti si segue una storia, quella dell’andamento di mercato relativo all’olio di palma, che apparentemente non c’entra nulla con le restanti due ore.  Il tono del film è altalenante: inizialmente  scende nel tedio delle tematiche burocratico-politiche, poi si fa più incalzante, quasi frenetico, nel seguire le lotte tra speculatori a suon colpi di scena (telefonatissimi).

Miss SloanIl più grande difetto di Miss Sloane – giochi di potere è di essere un film che parla un suo linguaggio e non si preoccupa che questo possa essere compreso da altri. Ammesso e non concesso che lo spettatore mastichi termini di macroeconomia ( più o meno universalmente riconosciuti), non è plausibile che si conosca altrettanto bene la scienza politica made in USA, costante imprescindibile di queste due ore di film. E se nonostante ciò è encomiabile il labile tentativo di critica nei confronti dell’ormai vetusta costituzione americana (su tutti, il secondo emendamento, che sancisce il diritto di possedere armi),  rimane lampante l’ambiguitá tipica statunitense che giustifica e promuove leggi scritte due secoli fa.

Così Miss Sloane, che vorrebbe parlare – se non provocare – riguardo al tema della libera  detenzione delle armi e delle stragi fatte in sua causa, in realtà si esprime in termini volutamente poco comprensibili. Su un tema analogo si veda il più accattivante e, nella sua irriverenza, azzeccato Thank You For Smoking (2005).

The Man Who Invented Christmas: trailer con Dan Stevens

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The Man Who Invented Christmas: trailer con Dan Stevens

Ecco il primo trailer di The Man Who Invented Christmas, biopic con Dan Stevens nei panni di Charles Dickens. Di seguito il video:

La pellicola, la cui sceneggiatura è firmata da Susan Coyle (Mozart in The Jungle) racconta la figura di Charles Dickens da un punto di vista più umano e complesso.

Queste le dichiarazioni di Stevens sulla pellicola:

“È qualcosa di intrigante e divertente. Ho pensato che fosse una ventata di aria fresca, soprattutto in Inghilterra dove Dickens è posto su un piedistallo. Ma il ragazzo era in alcuni momenti infantile e giocoso e in altri un po’ oscuro e poco piacevole.”

Bohemian Rhapsody: Rami Malek è Freddie Mercury nella prima foto

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Bohemian Rhapsody: Rami Malek è Freddie Mercury nella prima foto

Ecco la prima immagine ufficiale di Rami Malek nei panni di Freddie Mercury per il biopic Bohemian Rhapsody, che sarà diretto da Bryan Singer.

A dirigere Bohemian Rhapsody è stato chiamato Bryan Singer, che conferma ufficialmente la sua partecipazione al progetto dopo una lunga trattativa. Bryan May e Roger Taylor, membri dei Queen, saranno i produttori esecutivi. Questo coinvolgimento potrebbe portare dei problemi di lavorazione, data la vicinanza emotiva dei due al materiale originale.

Il ruolo di Freddie Mercury, per molto tempo passato dalle mani di Sacha Baron Cohen a quelle di Ben Wishaw, è arrivato adesso all’attore che forse riuscirà a rendere giustizia alla grande personalità del cantante e musicista prematuramente scomparso nel 1995. Rami Malek ha raggiunto la notorietà grazie a Mr. Robot, serie premiata e arrivata alla terza stagione. Oltre a Rami Malek, che interpreterà Freddie Mercury, in Bohemian Rhapsody ci saranno Ben Hardy, che sarà il batterista Roger Taylor, Gwilym Lee il chitarrista Brian May e Joe Mazzello sarà invece il bassista John Deacon. Il film è diretto da Bryan Singer.

Bohemian Rhapsody, recensione del film con Rami Malek

Miss Sloane: nuove immagini dal film con Jessica Chastain

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Miss Sloane: nuove immagini dal film con Jessica Chastain

Sono state diffuse nuove immagini da Miss Sloane, il film con Jessica Chastain in arrivo al cinema il 7 settembre prossimo. Eccole di seguito: [nggallery id=3166]

Miss Sloane: in Italia dal 7 settembre, il trailer

John Madden ha diretto successi cinematografici internazionali, come “Ritorno al Marigold Hotel”, “Il Mandolino del Capitano Corelli” e “Shakespeare in Love” per il quale è stato candidato al Premio Oscar come miglior regia nel 1999.

Nel mondo dei power-broker e dei mediatori politici, dove le poste in gioco sono altissime, Elizabeth Sloane (Jessica Chastain) è una lobbista straordinaria, la più ricercata a Washington. Famosa per la sua astuzia e una lunga storia di successi, ha sempre fatto qualsiasi cosa per vincere, ma quando deve affrontare l’avversario più potente della sua carriera, scopre che la vittoria può costarle un prezzo troppo alto.

Star Wars Episodio IX: Colin Trevorrow lascia il film

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Dopo Miller e Lord, che hanno lasciato la regia di Han Solo a produzione inoltrata, anche Colin Trevorrow lascia un progetto alla Lucasfilm: Star Wars Episodio IX.

Il regista era stato scelto per dirigere il capitolo conclusivo della nuova trilogia, ma un comunicato della Studio ha annunciato che entrambe le parti sono state d’accordo a togliere la regia del film a Trevorrow a causa di “differenti visioni per il progetto”.

Colin Trevorrow lascia la regia di Star Wars Episodio XIII

Al momento le riprese sono previste per Gennaio 2018, ma a questo punto ci aspettiamo uno slittamento. Intanto già fioccano i nomi per sostituire Trevorrow e tra questi spiccano JJ Abrams e Rian Johnson, i registi di Episodio VII e VIII.

CORRELATI:

Il prossimo appuntamento con la saga è a dicembre con l’Episodio VIII. Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran.

Venezia 74, red carpet: gli scatti più belli dalla Mostra

Venezia 74, red carpet: gli scatti più belli dalla Mostra

Non solo film e sezioni, ma anche abiti, ospiti, eleganza e originalità. Anche questo è Venezia 74 e ve lo mostriamo in alcuni scatti realizzati durante la Mostra sul tappeto rosso che porta alla Sala Grande, dove viene presentata la magia del cinema. [nggallery id=3163]

Foto di Massimiliano Rocchi.

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

The Devil’s Candy recensione del film di Sean Byrne

The Devil’s Candy recensione del film di Sean Byrne

Esce venerdì 8 settembre The Devil’s Candy, un nuovo film prodotto dalla Midnight Factory. Questa piccola casa di distribuzione, nata da una cellula della Koch Media Italia, è relativamente nuova nel settore, ma vanta il merito di avere come obiettivo primario quello di portare in Italia film poco conosciuti, pellicole indipendenti e classici del passato rimasterizzati… il tutto, rigorosamente di genere horror.

Grazie alla Midnight Factory abbiamo potuto godere anche in Italia di ottime opere come Babadook, It Follows, The Invitation, Somnia e molti altri. Questo autunno ci porta sui grandi schermi The Devil’s Candy, nuovo film di Sean Byrne, qui alla sua seconda opera dopo il discreto The Loved Ones (2009).

La storia gira attorno ad una famigliola americana piuttosto sui generis. Mamma, papà e figlioletta sono infatti fan sfegatati della musica heavy metal, genere di per sé poco rilassante. Sulle note vibranti di Killing Inside dei Cavalera Conspiracy si recano a comprare la loro nuova casa. Che manco a dirlo risulta avere qualcosa che non va, e li farà imbattere in strani avvenimenti provocati dall’inquietante ex inquilino della magione (Pruitt Taylor Vince).

Il suono ha una parte molto importante. La pellicola si apre con accordi sconnessi ma assordanti di una Gibson Flying V (la chitarra più amata dai musicisti “dannati”: da Jimi Hendrix ad Eddie Van Halen, passando per Keith Richards), che per altro riveste un ruolo simbolico piuttosto interessante. Lo strumento, nella sua variante rosso fuoco, è spesso accostato al crocifisso capovolto, lungo tutta la durata del film.

Sembra che la trama sia stata in parte ispirata alla leggenda secondo cui il musicista Robert Johnson avesse fatto un patto col diavolo per diventare il miglior chitarrista vivente.

Contrariamente a quanto vuole a tutti i costi dimostrare, The Davil’s Candy non è un film particolarmente innovativo. Classico horror su una casa stregata, risulta essere piuttosto un Amityville in salsa metal. Non brilla per colpi di scena o per trovate narrative, ma nella sua prosaicità è comunque un prodotto dignitoso.

È apprezzabile lo sforzo di questo piccolo film indipendente, per esempio nell’uso di un linguaggio visivo simbolico: un protagonista dannato con le fattezze del Messia; l’uso frequente del colore rosso come riferimento alla tentazione e al peccato; la pittura come mezzo attraverso cui parla la nostra anima.

Ma la sensazione che l’uso di una colonna sonora così particolare sia solo uno specchietto per le allodole (per attirare quella particolare fetta di fan), è forte e persistente.

Per chi ama questo genere di musica, o per chi ama la musica e basta, si veda la commedia Tenacius D e il Destino del Rock.

L’incredibile vita di Norman: trailer ufficiale con Richard Gere

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L’incredibile vita di Norman: trailer ufficiale con Richard Gere

Lucky Red ha diffuso il trailer ufficiale di L’incredibile vita di Norman, il film di JOSEPH CEDAR con protagonisti nel cast Richard GereSteve Buscemi, Charlotte Gainsbourg, Lior Ashkenazi e Michael Sheen.

Se chiedi a Norman Opphennaimer quale sia il suo mestiere la risposta sarà “se le serve qualcosa io gliela trovo!”. Con una delle migliori interpretazioni di sempre, Richard Gere è Norman, un navigato affarista di New York alla disperata ricerca di attenzioni e amicizie che possano cambiargli la vita. La sua è una corsa continua a soddisfare i bisogni degli altri nella speranza di trovare un giorno rispetto e riconoscimento da sempre desiderati. Quando viene eletto Primo Ministro un uomo a cui anni prima Norman aveva fatto un favore, quel giorno che tanto aveva desiderato sembra finalmente arrivato. Ma sarà davvero come lo immaginava?

L’incredibile vita di Norman è una commedia intelligente e profonda sull’importanza delle relazioni e sul bisogno di contare col quale prima o poi tutti nella vita facciamo i conti.

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