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La tigre bianca, recensione del film di Ramin Bahrani

La tigre bianca, recensione del film di Ramin Bahrani

Dopo The Millionaire di Danny Boyle (tratto da Le dodici domande di Vikas Swarup) e Vita di Pi di Ang Lee (dal romanzo di Yann Martel), la cinematografia indiana cerca di ampliare i propri orizzonti approdando su Netflix con La Tigre Bianca, di Ramin Bahrani, disponibile dal 22 gennaio e tratto dall’omonima opera letteraria di Aravind Adiga. 

La Tigre Bianca: la trama

Punto di partenza per il regista statunitense è il romanzo di Aravind Andiga, che ha fruttato allo scrittore il prestigioso Booker Prize nel 2008. Protagonista del racconto è un servitore e autista di nome Balram Halwai (interpretato da Adarsh Gourav)un giovane indiano della “casta bassa” (Adarsh Gourav), il quale sin da piccolo sa volere raggiungere la posizione sociale di “tigre bianca”, animale che nasce una sola volta in una generazione. Egli riesce ad evadere dalle costrizioni sociali legate all’appartenenza alla casta più umile e a guadagnarsi astutamente la posizione di ricco imprenditore. Il viaggio di Adarsh verso la ricchezza a cui ambisce ne plasmerà il carattere e le prerogative, avvicinandolo a un mondo-gabbia dorata, in cui dovrà vedersela con i predatori più accaniti. L’avventura e le vicissitudini del protagonista si pongono come specchio delle disuguaglianze sociali e dei mali insanabili della società indiana, di cui emergono le maggiori contraddizioni.

La Tigre Bianca: il cambio di registro movimenta la narrazione

Il percorso di ascesa canonica del protagonista da una condizione sfavorevole, opprimente e degenerativa, che si muove verso un cambiamento con cui dare un giro di vite alla propria esistenza, viene arricchito ulteriormente da cambi di registro ne La Tigre Bianca. La ricca famiglia di cui Balram diviene servitore non è infatti esente da sotterfugi e dinamiche poco trasparenti, che lasceranno fuoriuscire anche i lati più oscuri del protagonista, costretto a confrontarsi con i potenti. A metà film viene meno la componente favolistica e la narrazione si fa più tetra e macchiata; il cambio di registro è sottolineato dalla fotografia di Paolo Carnera, che mette in evidenza il malessere e il marciume dello spazio scenico, metafora di una società incapace di rigenerarsi.  La pellicola si discosta quindi dal mero dramedy condito di happy ending, che fa leva su tematiche rilevanti quali disuguaglianze legate al sistema delle caste, politica, corruzione e religione: uno sguardo registico interessante, che riesce a condire la narrazione di scetticismo e ironia dolceamara.

Viene subito in mente il potente e pluripremiato Parasite di Bong Joon-ho proprio perché la narrazione in prima persona del film di Bahrani fa proprio un linguaggio diretto e coinvolgente che cerca di rompere la quarta parete per ammaliare e suscitare l’interesse dello spettatore.

La tigre Bianca

Un’ottima interpretazione da parte di Adarsh Gourav

Fulcro della narrazione è l’arco di trasformazione del personaggio di Ashok che, da giovane innocente agnello sacrificale, si ritrova a dover celare le proprie ambizioni di ascesa sociale dietro sorrisi, inchini e riverenze. L’aspetto di autista premuroso e obbediente in realtà si unisce a piani astuti e meschini, privi di alcuna remora morale, e tramite i quali Ashok cercherà di raggiungere i suoi scopi. In questo scenario calano la partecipazione e la fiducia dello spettatore nei confronti del personaggio: siamo ormai oltre la prima parte della pellicola e si può solamente auspicare a una redenzione finale, che sappiamo arriverà in un qualche modo.

Il film si mostra fin da subito come un racconto in prima persona indirizzato al primo ministro cinese in visita alla città dove Balram è diventato un imprenditore di successo, Bangalore. La voce narrante ci accompagna lungo tutto il cammino del personaggio, tuttavia risultando a tratti troppo didascalica e ridondante. E’ chiaro fin da subito che Balram uscirà vincitore, tigre bianca, non è il compimento del percorso che interessa al regista, bensì il come avverrà la sua personale rivincita nei confronti della “casta alta”.

Elemento fondamentale della riflessione di Bahrani è la convivenza e lo scontro tra anime differenti: quella indiana e statunitense. Il dualismo tra le due realtà è sottolineato dalla commutazione di codice, cioè l’alternare lingua inglese a hindi, che rende chiaro come la scelta della lingua da utilizzare influenzi i rapporti interpersonali. Emblemi di questa interculturalità soffocata sono soprattutto i comprimari che affiancano Balram: Ashok (Rajkummar Rao) e Pinky Madam (Priyanka Chopra).

Bahrani si appropria di stilemi tipici del gangster movie hollywoodiano, inseriti però all’interno del contesto socio-culturale indiano, che aggiunge una nota potente di caoticità, misticismo e ciniche contraddizioni. Il cinismo acuto che percorre tutta la storia di Balram può essere condensato da una citazione indiretta a The Millionaire di Danny Boyle da parte di Balram: egli sostiene infatti che in India non ci sia nessuna scappatoia come un gioco a premi per sfuggire dalla povertà, ma si possa soltanto scegliere di uscire dalla “stia per polli”, incuranti delle conseguenze nefaste che ne potrebbe scaturire.

La Theme Song del prossimo Bond sarà firmata Adele!

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Sarà ufficialmente Adele a cantare la theme song del prossimo Bond, 007 Skyfall, interpretato ancora una volta da Daniel Graig e diretto da Sam Mendes. La pellicola è attesa in Italia per il 31 Ottobre

La Tête Haute: recensione del film di Emmanuelle Bercot

La Tête Haute: recensione del film di Emmanuelle Bercot

Appena un anno fa, proprio qui sulla Croisette, vedevamo con estremo stupore quel piccolo gioellino chiamato Mommy di Xavier Dolan, lanciato verso il Gran Premio della Giuria pari merito con Jean-Luc Godard. Il Festival di Cannes 2015, sessantottesima edizione dell’evento, inizia la sua corsa con un film (fuori concorso) non troppo distante, La Tête Haute (A Testa Alta), che riprende il tema dell’adolescenza complicata e violenta. Della difficile crescita in un mondo senza padri e con madri irresponsabili, seppur in superficie amorevoli. Un intero universo underground fatto di aule di tribunale, di furti d’auto, evasioni, primi amori e scelte universali.

Malony è spaesato, confuso, distratto e non sa cosa fare dei suoi sedici anni. Senza il supporto della scuola, senza direzione, si perde in aggressioni facili, in scatti d’ira pressocché continui, mettendosi alla guida di auto che per motivi d’età non potrebbe guidare e altri guai sparsi. Vede tutto assolutamente nero, senza sbocchi, senza nessuno disposto a dargli una mano. Solo il tempo, con le sue sorprese, riuscirà a regalargli un sorriso autentico e un proprio senso di responsabilità. Emmanuelle Bercot racconta, con uno sguardo vicino ai fratelli Dardenne, una storia cruda, sofferta, perseguendo un taglio realistico che non ha mai paura di mostrare i luoghi oscuri, i nervi che saltano, la verità. Ad alcune buone idee di scrittura e regia, che culminano in momenti estremamente emotivi, si alternano però molti, forse troppi cliché che abbassano il livello generale dell’opera.

La Tête Haute, il film

La Tête HauteÈ bello vedere tutte le distanze – sia interiori che materiali, come lo spazio che separa una cella da un parlatorio nel quale ritrovare i propri cari – siano esplicitate sullo schermo come in un buon romanzo di formazione, allo stesso tempo ci si deve scontrare con una colonna sonora destabilizzante (adatta più ad un dramma in costume firmato Stanley Kubrick, come Barry Lyndon) e scene telefonate che non destano mai sorpresa. Rod Paradot, il giovanissimo protagonista presente praticamente in ogni istante del film, è invece una rivelazione, mette l’intero progetto sulle sue spalle e lo fa funzionare quanto basta, ricordando da vicino Antoine-Olivier Pilon che in Mommy si ritrovava a fare quasi le medesime cose.

Ruolo chiave anche per Catherine Deneuve, sempre di una bellezza estrema, che nei panni di un giudice incarna la saggezza, colei che decide quando usare la severità per perseguire il bene. Parliamo di cinema impegnato che si lascia guardare con piacere, che parla al cuore, pur non esaltando a pieno. I titoli di coda hanno infatti illuminato una sala decisamente fredda, una stampa internazionale di ghiaccio. Con molta probabilità potrebbe però convincere il pubblico nelle sale e in televisione, e forse è la cosa più importante.

La Terza Guerra Mondiale sarà diretto da Sam Raimi!

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Continuano ad arrivare notizie sull’adattamento de La Terza Guerra MondialeWorld War 3, storia all’interno di I prossimi 100 anni, il best-seller pubblicato nel 2009 scritto dal politologo George Friedman. Ebbene oggi arriva la notizia che Bill Block Media produrrà una serie di film per la Warner Bros Pictures e il primo di questi titolo sarà proprio La Terza Guerra Mondiale, e che sarà diretto da nientemeno che Sam Raimi.

La Terza Guerra Mondiale racconta di una società americana che va incontro ad una possibile nuova Guerra Fredda con la Russia, la diminuzione del potere della Cina e l’ascesa del Messico, e nuove tecnologie e aspetti culturali che cambieranno in modo radicale la vita quotidiana di tutti gli abitanti della Terra.

La Terra Promessa: recensione del film con Mads Mikkelsen #Venezia80

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Mads Mikkelsen torna al Lido di Venezia per Venezia 80 con La Terra Promessa (Bastarden – The Promised Land) di Nicolaj Arcel – il primo film danese del regista dopo il dramma The Royal Affair, candidato all’Oscar nel 2012. Il protagonista è Mikkelsen nei panni di un soldato del XVIII secolo disposto a rischiare tutto per lasciare un segno nel mondo. Un film che trasmette una forte connessione con la natura e che si collega a sua volta alla connessione tra esseri umani. Personaggi soli e nomadi, personalità spigolose, drammi familiari e spiritualità. Il film in Concorso a Venezia 80 nasce dalla dedizione di Arcel di creare storie ed è per questo che a oggi lo considera il suo lavoro più personale.

La Terra Promessa, la trama

Nel 1755, l’impoverito capitano Ludvig Kahlen parte alla conquista delle aspre e inabitabili lande danesi con un obiettivo apparentemente impossibile: costruire una colonia in nome del Re. In cambio, riceverà il nome reale disperatamente desiderato. Ma l’unico sovrano della zona, lo spietato Frederik de Schinkel, crede arrogantemente che questa terra gli appartenga. Quando de Schinkel viene a sapere che la cameriera Ann Barbara e il suo servo marito sono fuggiti per rifugiarsi da Kahlen, il privilegiato e dispettoso sovrano giura vendetta, facendo di tutto per allontanare il capitano. Kahlen non si lascia intimidire e ingaggia una battaglia impari, rischiando non solo la sua vita, ma anche la famiglia di forestieri che si è formata intorno a lui.

Ludvig è un bastardo, un figlio abbandonato. Non ha nessuno ma ha solo uno scopo. La sua brughiera, territorio del Re: la vuole coltivare per creare la sua colonia. È quasi un’ossessione la sua che sembra consumarlo fino alla fine del film. Il nuovo film di Arcer porta in scena un’opera dall’emotività molto forte a cui si aggiungono temi come la lotta di classe, il razzismo, lo sfruttamento sul lavoro. A metà tra film storico e western, Bastarden ha nei suoi punti di forza le interpretazioni femminili di Kristine Kujath Thorp e Amanda Collin. La prima interpreta la cugina di De Schinkel e la seconda interpreta la contadina intraprendente che è riuscita a sfuggire al cattivo.

The Promised Land film

La brughiera

Questa distesa che si estende per chilometri: la brughiera che nasconde i suoi segreti e le sue insidie. Ludvig ha un controllo quasi maniacale e crede fermamente nel potere di questi territori che per lui sono assolutamente coltivabili e mentre i tesorieri del Re lo deridono lui va a cavallo e, aiutato da qualche attrezzo cerca di tagliare il terreno. Quando trova una parte di terreno coltivabile la utilizza per coltivare patate ma alle sue spalle un nemico marcia verso di lui: Frederik De Schinkel. Aristocratico, il personaggio interpretato da Simon Bennebjerg rivendica le terre ma solo per una questione di orgoglio e non per puro piacere personale e infatti il personaggio è la vera e propria nemesi di Ludvig: proprietario terriero brutale, tratta male i suoi dipendenti e violenta le cameriere.

Quando Ludvig si oppone a lui, insistendo sul fatto che si tratta della terra del re, fa colpo sulla cugina di De Schinkel, Edel (Kristine Kujath Thorp), costretta a sposare il cugino per motivi economici. La natura diventa quindi non solo protagonista ma anche terreno di scontro tra queste due parti. Allo stesso modo però mette in evidenza le debolezze dell’uomo piegato a titoli nobiliari e denaro. Solo alla fine ci sarà il cambio di rotta del protagonista che sceglierà una strada diversa da quella della premessa iniziale. Questo è un punto di forza del film: alla fine tutto viene rovesciato rispetto all’inizio e i personaggi subiscono una crescita interiore. Anche il pubblico, indirizzato dal punto di vista del personaggio di Ludvig fa il tifo per lui, mosso da buone intenzioni. Il problema è quando subentra l’avidità e il denaro che rende l’uomo cieco nel suo cammino.

The Promised Land

Le protagoniste femminili

Le protagoniste femminili in La Terra Promessa non sono solo un valore aggiunto alla trama ma hanno una caratterizzazione forte che dà del filo da torcere alle contro parti maschili. Mentre Ludvig e De Schinkel lottano con orgoglio e avidità, le donne contribuiscono alla sopravvivenza. Due personalità forti ma opposte: Edel, venduta dal padre alla famiglia del cugino per l’eredità, e Ann-Barbara che si ripara dalla sfortuna della sua precedente vita come governante di Ludvig, ma chiarisce fin dall’inizio di essere una sua pari, non una sua serva. Anche Anmai Mus (personaggio interpretato da Hagberg Melina), una bambina rom perseguitata dalla gente del posto per la sua pelle scura. È una nomade che farà di Ludvig e Ann-Barbara i suoi parenti adottivi. Tre personaggi che ruotano intorno al protagonista, ognuna delle quali contribuisce alla crescita interiore del personaggio.

La Terra Promessa, della durata di quasi due ore – arriva comunque alla fine impartendo a Ludvig la sua lezione. Il protagonista alla fine si rende conto che nella vita c’è qualcosa di più dello status e dei titoli nobiliari ma c’è tutto quello che non ha mai avuto nella sua vita da bastardo. Una famiglia e due donne che amano e sono disposte a tutto per lui.

La terra dell’abbastanza, recensione del film dei fratelli D’Innocenzo

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La terra dell’abbastanza è quel posto di periferia in cui l’orizzonte non esiste, si riduce alla spanna di asfalto davanti alla punta delle proprie scarpe, non va oltre quella curva della strada, che dietro potrebbe nascondere un passante distratto per un conducente incosciente; è quel posto senza geografia precisa in cui la vita scorre nell’inerzia, senza ambizione, nel mito dell’adesso.

In sala dal 7 giugno, i fratelli D’Innocenzo portano sul grande schermo La terra dell’abbastanza, preceduto da un passa parola positivo dopo la presentazione a Berlino 2018 nella sezione Panorama, e adesso nelle nostre sale. Opera prima di due registi, gemelli, davvero giovani (non ancora 30 anni) e promettenti, ma soprattutto che hanno dimostrato di avere uno sguardo e la sensibilità giusta per porsi di fronte a una storia e a dei personaggi.

La terra dell’abbastanza è un posto senza orizzonte

La terra dell’abbastanza è la storia di Mirko e Manolo, due ragazzi, non più adolescenti, non ancora adulti, che per un caso fortuito, una disgrazia causata dalla loro distrazione, hanno la possibilità di entrare a far parte di un piccolo giro criminale, nella periferia romana di Ponte di Nona, una collocazione geografica specifica che però si trasforma in non luogo nei rari campi larghi che i registi scelgono di regalare allo spettatore, quando si staccano dai primi piani, dalla nuca, dalla schiena dei due ragazzi, i bravi Andrea Carpenzano, visto in Tutto quello che vuoi, e Matteo Olivetti.

Il racconto non tende a un momento decisivo, una resa dei conti, un’apice d’azione in cui i due protagonisti troveranno finalmente la loro dimensione. La storia si trascina, come uno stanco pomeriggio, nella banalità del crimine di periferia, dall’omicidio su commissione, all’intimidazione, fino alla gestione di un giro di prostituzione; Mirko e Manolo precipitano convinti invece di essere sul punto di decollare, dopo aver accantonato i deboli sogni post adolescenziali di una carriera poco ambiziosa ma apparentemente divertente (vogliono diventare bartender), per accontentarsi dei soldi facili, di un regalo alla fidanzata, di un’abbondante spesa al supermercato, quell’abbastanza che in fondo è sufficiente per rimanere a galla.

Non c’è giudizio nello sguardo dei registi

Non c’è giudizio negli occhi dei D’Innocenzo, ma c’è un’innegabile simpatia per questi due spiantati, ragazzini incoscienti e inconsapevoli, tesi soltanto a guardare quella spanna di cemento oltre le loro scarpe, nei confini di un quartiere abbandonato prima dalle speranze e poi da qualsiasi cenno di civiltà. E così come non c’è giudizio, non c’è nemmeno il bene e il male, nonostante si racconti anche di criminali: sono personaggi stanchi, che misurano il loro raggio d’azione in un luogo fantasma, che spadroneggiano sul nulla, anche loro accontentandosi di quello che racimolano.

Senza infamia e senza lode, la macchina da presa segue i protagonisti e li mostra senza alcun filtro, senza la lente della moralità, nonostante nel finale si percepisca appena una carezza, sul volto di Manolo, sul volto di Mirko, nel momento in cui entrambi sembrano capire dove vivono davvero e dove i loro piedi li hanno portati. E quell’abbastanza diventa troppo, per entrambi.

La terra dei morti viventi: trama, cast e curiosità sul film con Asia Argento

Considerato un maestro indiscusso del genere horror, nonché il padre degli zombie al cinema, George A. Romero ha nel corso della sua carriera costruito una vera e propria mitologia su tale spaventosa creatura. Dopo aver esordito nel 1968 con il capolavoro La notte dei morti viventi, dove lo zombie si fa metafora di un popolo, negli anni il regista ha continuato a raccontare in maniera particolarmente critica la realtà socio-politica degli Stati Uniti. Nel 2005 torna al cinema con La terra dei morti viventi, quarto capitolo della sua saga, attraverso il quale si dimostra ancora una volta estremamente lucido nelle sue riflessioni, il più delle volte profetiche.

Con questo nuovo film, infatti, egli porta avanti discorsi relativi alla sopraffazione sui popoli più poveri, trattando anche tematiche come il terrorismo, la globalizzazione e la discriminazione razziale. Con questo nuovo capitolo Romero torna dunque ad intrattenere utilizzando il genere per poter diffondere riflessioni quanto mai attuali e urgenti. Ormai vera e propria leggenda, il regista ha potuto per questo film vantare il budget più alto tra i vari titoli della saga. Costato circa 19 milioni di dollari, La terra dei morti viventi è arrivato a guadagnarne circa 46 in tutto il mondo. Si tratta ancora oggi del maggior incasso nella serie dedicata agli zombie.

Ricco di riferimenti, omaggi e citazioni alla cultura popolare, il film è considerato uno dei migliori di Romero, che conserva ancora il gusto per la messa in scena e la sana paura. Titolo tutto da scoprire, conserva ancora un’inquietante attuale, specialmente alla luce dei recenti eventi che sconvolgono quotidianamente il mondo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La terra dei morti viventi: la trama del film

La storia del film si svolge in un contesto distopico, dove l’umanità è stata soggiogata da una massiccia invasione di zombie. I morti viventi camminano ora incontrastati per il pianeta, di fatto governandolo. I pochi sopravvissuti si sono dovuti riorganizzare in città fortificate sparse per gli Stati Uniti. Tra queste vi è Pittsburgh, che tenta continuamente di contrastare i tentativi degli zombi di invaderla. All’interno delle alte mura, la città vive però ulteriori problematiche. I ricchi e i potenti hanno infatti il privilegio di poter vivere in un lussuoso grattacielo, mentre il resto della popolazione risiede nelle zone squallide del posto. A governare su tutto ciò vi è Paul Kaufman, divenuto un crudele tiranno.

A rendere ancor più solida tale differenza di classe vi è la presenza di un imponente carro armato, rinominato Dead Reckoning. Tramite questo, gli umani possono muoversi attraverso le terre invase dagli zombi, cercando di recuperare viveri e medicinali per i più ricchi. A guidare tale mezzo vi è Riley Denbo, il quale durante l’ennesima uscita si accorge di un dettaglio particolarmente inquietante. Uno degli zombie, soprannominato Big Daddy, sembra essere diventato in grado di capire ed emulare i comportamenti degli umani. In seguito all’ennesimo massacro dei morti viventi, questo decide di guidare il suo popolo verso la battaglia decisiva contro gli umani. La sfida per la sopravvivenza avrà a quel punto davvero inizio.

La terra dei morti viventi cast

La terra dei morti viventi: il cast del film

Il film di Romero si avvale di diversi celebri interpreti del panorama cinematografico internazionale. Il primo di questi è il celebre Dennis Hopper, ricordato in particolare per il film Easy Rider, questi interpreta qui il personaggio di Paul Kaufman, il governante di Pittsburgh. Per tale ruolo, l’attore ha raccontato di essersi ispirato al Segretario della Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld, noto per essere stato promotore di tecniche di interrogatorio particolarmente aggressive e brutali. L’attore Simon Baker, noto per la serie The Mentalist, è invece Riley Dembo. Questi raccontò di aver accettato la parte principalmente per poter lavorare con Romero, come anche per recitare per la prima volta in un film horror. John Leguizamo è invece Cholo DeMora, vice-comandante del Dead Reckoning. L’attore Eugene Clark, celebre per numerosi film e serie tv di genere, è invece l’interprete dello zombie Big Daddy.

L’attrice italiana Asia Argento è invece la protagonista femminile nei panni della prostituta Slack, la quale stringerà alleanza con Dembo nel loro tentativo di salvarsi. Tom Savini, il truccatore e responsabile degli effetti speciali dei precedenti film della saga, compie invece una breve apparizione nei panni del motociclista zombie Blades. L’attore Simon Pegg e il regista Edgar Wright, autori del film L’alba dei morti dementi, sono invece stati invitati da Romero per interpretare in un cameo la parte dei due zombie usati per fare “foto ricordo”. In tal modo il regista ha voluto pubblicamente dimostrare il suo apprezzamento per l’opera dei due cineasti inglesi, fortemente ispirata dai film di Romero. Lo stesso Greg Nicotero, in seguito divento tra i produttori della serie The Walking Dead, è presente nei panni di uno zombie.

La terra dei morti viventi: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di La terra dei morti viventi grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 16 dicembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

La Terra Dei Figli: trailer del film di Claudio Cupellini

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La Terra Dei Figli: trailer del film di Claudio Cupellini

01 Distribution ha diffuso il trailer del film La Terra Dei Figli, il nuovo film di Claudio Cupellini prodotto da Indigo Film con Rai Cinema. Nel cast protagonisti Leon de La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni, Franco Ravera, Alessandro Tedeschi, Valerio Mastandrea, Valeria Golino.

Liberamente tratto dall’omonimo graphic novel di Gipi edito da Coconino Press – Fandango Musiche di Motta edizioni musicali CAM Sugar – INDIGO FILM Una coproduzione Italia – Francia prodotta da INDIGO FILM con RAI CINEMA in coproduzione con WY PRODUCTIONS.

La trama

La fine della civiltà è arrivata. Non sappiamo come. Un padre e suo figlio, un ragazzino di quattordici anni, sono tra i pochi superstiti: la loro esistenza, su una palafitta in riva a un lago, è ridotta a lotta per la sopravvivenza. Non c’è più società, ogni incontro con gli altri uomini è pericoloso. In questo mondo regredito il padre affida a un quaderno i propri pensieri, ma quelle parole per suo figlio sono segni indecifrabili.Alla morte del padre, il ragazzo decide di intraprendere un viaggio verso l’ignoto alla ricerca di qualcuno che possa svelargli il senso di quelle pagine misteriose. Solo così potrà forse scoprire i veri sentimenti del padre e un passato che non conosce.

NOTE DI REGIA: Il film è una storia di formazione in cui la bellezza e la meraviglia, rappresentate da un adolescente solo al mondo, combattono contro le tenebre di una terra che sembra implacabilmente ostile. Il film che abbiamo appena terminato di girare è però anche una storia di avventura titanica e appassionante, un grande viaggio fisico e sentimentale, che parla di argomenti che appartengono sempre più al sentire comune: il futuro del mondo che lasceremo ai nostri figli e l’importanza della memoria.

La terra dei figli: terminate le riprese del film dal graphic novel di Gipi

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Sono terminate le riprese de La terra dei figli, il nuovo film di Claudio Cupellini tratto dall’omonimo graphic novel di Gipi, con un cast formato da Leon de La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni, Franco Ravera, con Valerio Mastandrea e con Valeria Golino.

Di seguito la prima immagine dal film:

“Il film La terra dei figli è una storia di formazione in cui la bellezza e la meraviglia, rappresentate da un adolescente solo al mondo, combattono contro le tenebre di una terra che sembra implacabilmente ostile. Il film che abbiamo appena terminato di girare è però anche una storia di avventura titanica e appassionante, un grande viaggio fisico e sentimentale, che parla di argomenti che appartengono sempre più al sentire comune: il futuro del mondo che lasceremo ai nostri figli e l’importanza della memoria”. Claudio Cupellini.

Scritto da Filippo Gravino, Guido Iuculano e dallo stesso Cupellini, La terra dei figli è una produzione Indigo Film con Rai Cinema, in coproduzione con WY Productions. L’omonima graphic novel di Gipi è edita da Coconino Press/Fandango. Si ringraziano la Polesine Film Commission e l’Emilia-Romagna Film Commission per il prezioso supporto in fase di riprese.

La Terra dei Figli, dal 1° luglio al cinema

La Terra dei Figli, dal 1° luglio al cinema

Arriva il 1° luglio al cinema La Terra dei Figli, il nuovo film di Claudio Cupellini, liberamente ispirato al fumetto di Gipi. Nel cast del film Leon De La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni, Franco Ravera con Valerio Mastandrea e Valeria Golino.   

“Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più”.

La fine della civiltà è arrivata. Non sappiamo come. Un padre e suo figlio, un ragazzino di quattordici anni, sono tra i pochi superstiti: la loro esistenza, su una palafitta in riva a un lago, è ridotta a lotta per la sopravvivenza. Non c’è più società, ogni incontro con gli altri uomini è pericoloso. In questo mondo regredito, il padre affida a un quaderno i propri pensieri, ma quelle parole per suo figlio sono segni indecifrabili.

Alla morte del padre, il ragazzo decide di intraprendere un viaggio verso l’ignoto alla ricerca di qualcuno che possa svelargli il senso di quelle pagine misteriose. Solo così potrà forse scoprire i veri sentimenti del padre e un passato che non conosce.

La terra dei figli di Gipi diventa un film diretto da Claudio Cupellini

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Claudio Cupellini dirigerà l’adattamento cinematografico de La terra dei figli, una delle storie a fumetti di Gianni Pacinotti, Gipi. Il regista di Una vita tranquilla, Alaska e di numerosi episodi di Gomorra – La serie si appresta ad adattare l’ultimo fumetto edito dell’artista pisano, tra le sue opere più popolari e affascinanti.

Il quotidiano La Stampa riporta la notizia che sarà di sicuro interesse per chi si occupa di cinema e fumetti in Italia. Il film si inserisce così nell’ormai fervida attività che vede dialogare fumetto e cinema nel nostro paese. Cupellini ha anche firmato la sceneggiatura del film insieme a Filippo Gravino e Guido Iuculano, e le riprese si svolgeranno tra Veneto, Emilia Romagna e Lazio, mentre alla produzione c’è Indigo.

La storia di Gipi racconta un mondo post-apocalittico violento in cui i sentimenti sono vietati e in cui un padre tenta di mantenere in vita i propri figli educandoli alla dura e selvaggia realtà che li circonda. Edito nel 2016 da Coconino Press, nel 2018 il libro ha vinto Premio della Critica francese ACBD e ha ottenuto una candidatura al Fauve d’Or di Angoulême 2018.

La Teoria di Tutte con Gabriella Greison da lunedì 18 ottobre su laF

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Da lunedì 18 ottobre alle ore 21.10 su laF (Sky 135, on Demand su Sky e Sky Go e in streaming su NOW) al via La Teoria di Tutte, una produzione originale EFFE TV realizzata da Stand By Me, con la “rock star della fisica” Gabriella Greison, fisica nucleare, scrittrice, divulgatrice, performer teatrale e autrice di podcast, alla sua prima conduzione tv.

Un viaggio lungo l’Italia, da Nord a Sud per raccontare e intrecciare le storie delle pioniere della scienza mondiale – da Margherita Hack a Eunice Newton Foot, da Laura Bassi a Rachel Carson – e quelle delle loro “eredi” nel presente, che stanno valorizzando il Paese con le loro scoperte, lavorando per prestigiosi istituti nazionali e internazionali: Angela Marinoni, Erminia Bressi, Lucia Gardossi, Claudia Gemme, Rosa Anna Corsaro, Lucia Votano, Sabina Airoldi, Maria Felicia De Laurentis, otto donne, otto scienziate, otto eccellenze italiane che stanno contribuendo con il loro lavoro e le loro idee alla costruzione del futuro, per restituire attraverso le loro storie un racconto appassionato e lontano dagli stereotipi di una scienza nuova, inedita e donna.

“In un periodo come quello che stiamo vivendo è necessario fare questo racconto – racconta Gabriella Greison – Siamo ad un punto di svolta decisivo, le donne nella scienza stanno conoscendo una nuova consapevolezza e questa consapevolezza deve essere di buon auspicio per le nuove generazioni. La narrazione che emerge dal programma è un incalzante avvicinamento al futuro che vedrà le donne essere considerate per merito in ogni disciplina del sapere umano. Ma per arrivarci, è necessario un percorso, che nella scienza, storicamente, è stato irto di ostacoli, privazioni, soprusi, malvezzi. Oggi non può più essere così. Per questo sentivo la necessità impellente di andare a conoscere alcune delle scienziate di oggi che stanno rivoluzionando il mondo. Puntata dopo puntata conosceremo i luoghi della scienza e alcune protagoniste di oggi, con il gran finale al Cern di Ginevra, dove tireremo le somme di tutte le considerazioni fatte per le strade d’Italia”.

Donne e scienza: un binomio sinonimo di grande eccellenza e in forte crescita negli ultimi anni ma che risente ancora oggi di una storia di grande disuguaglianza, che ha visto di fatto le donne escluse per secoli dalla possibilità di formarsi ed affermarsi nella Scienza. Se la strada per la parità di genere è ancora lunga – anche in Italia, dove solo il 35% delle donne lavora nei settori scientifici e solo il 37% delle studentesse sono iscritte alle discipline STEM – le donne che stanno rivoluzionando il mondo della Scienza sono sempre più numerose e con il loro lavoro stanno tracciando una nuova storia per le generazioni future.

In ciascuna delle 8 puntate Gabriella Greison esplora un’area scientifica diversa – dalla fisica alla biologia, dalla medicina alla chimica – partendo dalla storia di una grande scienziata del passato: donne che hanno cambiato il mondo della Scienza superando ostacoli e impedimenti sociali, culturali e talvolta normativi per seguire le loro ambizioni, spesso dovendo lottare per il riconoscimento delle loro scoperte ed invenzioni. Le loro vite coraggiose e rivoluzionarie – raccontate con stralci delle loro biografie, foto d’archivio, citazioni, immagini di repertorio – sono il punto di partenza per la scoperta delle loro “eredi” del presente che Gabriella incontra nei luoghi dove vivono e lavorano per raccontarne quotidianità, emozioni, paure e sogni, passando con ciascuna un’intera giornata, dentro e fuori la Scienza: entra nelle loro case, raccoglie le sfide che ogni giorno devono affrontare per coniugare lavoro e vita privata, scopre le passioni con cui ricaricano le energie dopo una giornata di laboratorio, visita i luoghi da cui traggono ispirazione per le idee e le scoperte che cambieranno il domani.

Sono donne che lavorano in settori che stanno ridisegnando il nostro futuro, come la climatologa Angela Marinoni che lotta contro l’inquinamento atmosferico per il CNR di Bologna, o la fisica Erminia Bressi in prima fila nelle nuove frontiere dell’oncologia presso il CNAO di Pavia, e ancora Lucia Gardossi, chimica presso l’Università degli Studi di Trieste, impegnata nello sviluppo delle energie rinnovabili e nell’economia circolare attraverso l’uso di nuovi materiali sostenibili per il Gruppo di Coordinamento Nazionale Italiano per la Bioeconomia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Scienziate che hanno raggiunto traguardi un tempo impensabili per le donne, come Maria Felicia De Laurentis, Professoressa di Astronomia e Astrofisica all’Università Federico II di Napoli e ricercatrice dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), tra le protagoniste della rivoluzionaria ricerca che ha portato alla prima immagine di un buco nero; Lucia Votano, un’eccellenza internazionale nello studio dei neutrini e prima donna Direttrice del Laboratorio sotterraneo del Gran Sasso dell’INFN, il più grande al mondo, con un team di oltre mille scienziati provenienti da trenta Paesi; Claudia Gemme, fisica dell’INFN d Genova, che presso il prestigioso CERN di Ginevra, si occupa del progetto Atlas che fotografa scontri tra particelle. E ancora, eccellenze che con il loro lavoro contribuiscono alla preservazione dell’ambiente, come la biologa marina Sabina Airoldi, Responsabile ricerche per il CSR – Cetacean Sanctuary Research di Sanremo, e la vulcanologa Rosa Anna Corsaro, ricercatrice dell’INGV Osservatorio Etneo di Catania.

Il format è anche un viaggio nei luoghi della Scienza e dell’innovazione italiana, le città in cui le protagoniste vivono e lavorano, per un racconto inedito dell’Italia da scoprire attraverso le sue “bellezze scientifiche”: centri di ricerca d’eccellenza riconosciuti a livello internazionale, università, biblioteche, edifici storici ma anche luoghi della quotidianità, meraviglie naturali da proteggere e scorci inaspettati.

Gabriella Greison, nata a Milano il 12 marzo 1976, si laurea in fisica nucleare presso l’Università Statale di Milano con una tesi sullo studio sperimentale della propagazione di elettroni veloci in una camera a vuoto. In seguito ha lavorato per due anni presso il centro di ricerche École polytechnique di Palaiseau a Parigi ed è stata direttrice del primo Festival della Fisica in Italia. Scrive e intrepreta spettacoli teatrali tratti dai suoi libri e la sua missione è ispirare, condividere e creare un impatto positivo sulla società.

“La teoria di tutte” è in onda a partire da lunedì 18 ottobre 2021 per 7 settimane, alle ore 21.10 in prima tv assoluta su laF (Sky 135) e disponibile on Demand su Sky, su Sky Go e in streaming su NOW. Programma EFFE TV realizzato da Stand By Me per laF, condotto da Gabriella Greison. Prodotto da Simona Ercolani. Scritto da Nunzia Scala e Gabriella Greison con Laura Pusceddu. A cura di Andrea Felici. Regia Jovica Nonkovic. Produttore esecutivo Fabrizio Forner.

La Teoria del Tutto: video speciale dedicato al film con Eddie Redmayne

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Arriverà al cinema dal 15 Gennaio La Teoria di Tutto, il film candidato a quattro Golden Globes, che vede protagonisti Eddie Redmayne e Felicity Jones e oggi arriva un video speciale:

La Teoria di Tutto è la storia straordinaria ed edificante di una delle più eccelse menti viventi del mondo, il famoso astrofisico Stephen Hawking, e di due persone che resistono alle più grandi difficoltà attraverso l’amore. Il film, tratto dal memoir Travelling to Infinity: My Life with Stephen, di Jane Hawking, è diretto dal premio Oscar James Marsh (Man on Wire – Un uomo tra le torri).

Nel 1963, da studente di cosmologia della leggendaria università inglese Cambridge, Stephen (interpretato da Eddie Redmayne di Les Misérables) sta facendo grandi passi ed è determinato a trovare una “spiegazione semplice ed eloquente” per l’universo. Anche il suo mondo privato si schiude quando si innamora perdutamente di una studentessa di lettere della stessa Cambridge,  Jane Wilde (Felicity Jones di The Invisible Woman). Ma, all’età di 21 anni, questo giovane uomo sano e dinamico riceve una diagnosi che gli cambia la vita: la malattia del motoneurone attaccherà i suoi arti e le sue capacità, lasciandolo con una limitata capacità di linguaggio e di movimento e con circa due anni di vita da vivere.

L’amore di Jane, il suo combattivo supporto e la sua determinazione sono incrollabili  – e i due si sposano. Con la sua nuova moglie che lotta instancabilmente al suo fianco, Stephen si rifiuta di accettare la sua diagnosi. Jane lo incoraggia a finire il suo dottorato, che include la sua teoria iniziale sulla creazione dell’universo. La coppia mette su famiglia e con il suo dottorato da poco guadagnato e accolto con grande gioia, Stephen si imbarca nel suo lavoro scientifico più ambizioso, lo studio della cosa di cui possiede meno: il tempo. Mentre il suo corpo affronta limitazioni sempre più grandi, la sua mente continua a esplorare i limiti estremi della fisica teorica. Insieme, lui e Jane sfidano l’impossibile, aprendo nuovi territori nel campo della medicina e della scienza, e realizzando più di quello che avrebbero mai sognato di realizzare.

La teoria del tutto: vai all’anteprima del film con Cinefilos.it

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La teoria del tutto: vai all’anteprima del film con Cinefilos.it

Esce tra poco l’atteso film, La Teoria di Tutto in odore di Oscar, ebbene oggi Cinefilos.it mette in palio gratuitamente l’ingresso alle anteprime del film che si terranno il 12 Gennaio alle ore 20,30, invito valito per due persone, le città sono:

Milano: Cinema Plinius

Napoli: Plaza e Metropolitan

Firenze:Cinema Fulgor

Bologna: Multisala Capitol

Roma: Jolly

Palermo: Cinema King

Per richiedere l’invito contatta la redazione [email protected] fino ad esaurimento posti.

La Teoria di Tutto è la storia straordinaria ed edificante di una delle più eccelse menti viventi del mondo, il famoso astrofisico Stephen Hawking, e di due persone che resistono alle più grandi difficoltà attraverso l’amore. Il film, tratto dal memoir Travelling to Infinity: My Life with Stephen, di Jane Hawking, è diretto dal premio Oscar James Marsh (Man on Wire – Un uomo tra le torri).

Nel 1963, da studente di cosmologia della leggendaria università inglese Cambridge, Stephen (interpretato da Eddie Redmayne di Les Misérables) sta facendo grandi passi ed è determinato a trovare una “spiegazione semplice ed eloquente” per l’universo. Anche il suo mondo privato si schiude quando si innamora perdutamente di una studentessa di lettere della stessa Cambridge,  Jane Wilde (Felicity Jones di The Invisible Woman). Ma, all’età di 21 anni, questo giovane uomo sano e dinamico riceve una diagnosi che gli cambia la vita: la malattia del motoneurone attaccherà i suoi arti e le sue capacità, lasciandolo con una limitata capacità di linguaggio e di movimento e con circa due anni di vita da vivere.

La Teoria del Tutto: trailer internazionale del biopic su Stephen Hawking

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Ecco il trailer internazionale di La Teoria di Tutto (The Theory of Everything), film che vedrà riportare sul grande schermo la giovinezza del celebre scienziato Stephen Hawking. Nel trailer possiamo vedere Eddie Redmayne nei panni di un giovane Hawking e Felicity Jones, che interpreta invece la moglie dello scienziato, Jane Wilde.

La Teoria di Tutto è diretto dal regista premio Oscar James Marsh (Man on Wire; Doppio Gioco) ed è basato sulle memorie di Jane Wilde “Travelling to Infinity: My Life with Stephen”; la sceneggiatura è diAnthony McCarten che si occupa anche della produzione con Lisa Bruce e i soci della Working Title Tim Bevan e Eric Fellner.

La Teoria di Tutto si concentra sulla relazione romantica che Hawking ha intrecciato all’epoca di Cambridge con la donna che sarebbe poi diventata sua moglie, Jane Wilde. La relazione con questa brillante donna portò lo scienziato ad abbracciare notevli sfide personali e scientifiche, e aprì il suo mondo, così a sua volta lui fu in grado di aprire il mondo intero ad una nuova visione ed una nuova prospettiva. Il film uscirà il 7 novembre 2014. Oltre a Eddie Redmayne e Felicity Jones nel cast di Theory of Everything ci sono anche Emily WatsoneDavid Thewlis.

Peter Schlessel, CEO della Focus, ha commentato: “Questa straordinaria storia d’amore tra una delle più grandi menti della storia e sua moglie è profondamente commovente e d’ispirazione, raccontata con cuore e humor. Sotto la dinamica regia di James Marsh, Eddie Redmayne e Felicity Jones ci consegnano due performance di straordinario impatto emotivo.”

La Teoria del Tutto: scena dal film “Mi chiamo Steve Hawking”

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La Teoria del Tutto: scena dal film “Mi chiamo Steve Hawking”

Universal Pictures ha reso disponibile una nuova scena in lingua italiana tratta dal film vincitore di 2 Golden Globe La Teoria di Tutto. Il film racconta la storia straordinaria ed edificante di una delle più eccelse menti viventi del mondo, il famoso astrofisico Stephen Hawking. La Teoria di Tutto è diretto dal premio Oscar James Marsh, già noto per Man on Wire – Un uomo tra le torri. Nei panni di Hawking e di sua moglie Jane figurano Eddie Redmayne e Felicity Jones. Redmayne ha vinto per la sua interpretazione il Golden Globe come Miglior Attore in un film Drammatico ed sembra dunque ora davvero molto favorito agli Oscar. Ecco la scena dal film, intitolata “Mi chiamo Stephen Hawking”:

La sinossi ufficiale del film è la seguente: Nel 1963, da studente di cosmologia della leggendaria università inglese Cambridge, Stephen (interpretato da Eddie Redmayne di Les Misérables) sta facendo grandi passi ed è determinato a trovare una “spiegazione semplice ed eloquente” per l’universo. Anche il suo mondo privato si schiude quando si innamora perdutamente di una studentessa di lettere della stessa Cambridge, Jane Wilde (Felicity Jones di The Invisible Woman). Ma, all’età di 21 anni, questo giovane uomo sano e dinamico riceve una diagnosi che gli cambia la vita: la malattia del motoneurone attaccherà i suoi arti e le sue capacità, lasciandolo con una limitata capacità di linguaggio e di movimento e con circa due anni di vita da vivere. L’amore di Jane, il suo combattivo supporto e la sua determinazione sono incrollabili – e i due si sposano. Con la sua nuova moglie che lotta instancabilmente al suo fianco, Stephen si rifiuta di accettare la sua diagnosi. Jane lo incoraggia a finire il suo dottorato, che include la sua teoria iniziale sulla creazione dell’universo. La coppia mette su famiglia e con il suo dottorato da poco guadagnato e accolto con grande gioia, Stephen si imbarca nel suo lavoro scientifico più ambizioso, lo studio della cosa di cui possiede meno: il tempo. Mentre il suo corpo affronta limitazioni sempre più grandi, la sua mente continua a esplorare i limiti estremi della fisica teorica.  Insieme, lui e Jane sfidano l’impossibile, aprendo nuovi territori nel campo della medicina e della scienza, e realizzando più di quello che avrebbero mai sognato di realizzare.

La Teoria di Tutto uscirà domani giovedì 15 gennaio 2015 nelle sale cinematografiche italiane mentre negli Stati Uniti è già uscito dal 7 novembre 2014.

La Teoria del Tutto: recensione del film con Eddie Redmayne

La Teoria del Tutto: recensione del film con Eddie Redmayne

Preso dagli studi di dottorato, circondato dall’affetto degli amici e sul punto di innamorarsi della coetanea Jane Wilde, il ventenne cosmologo Stephen Hawking sfreccia in bicicletta per le strade dell’amata Cambridge con la spensieratezza di chi ha davanti a sé tutto il tempo del mondo: comincia così La Teoria del Tutto di James Marsh, presentandoci il biglietto da visita di una mente brillante che, a differenza di altri illustri colleghi portati sul grande schermo, non ha mai guardato alla società con misantropia e smarrimento, reagendo alla scoperta della malattia muscolare degenerativa destinata a distruggere il suo corpo con una battaglia per la libertà che solo la forza di un’anima altrettanto tenace e determinata avrebbe reso possibile.

Sicura dei suoi sentimenti quanto della sua fede in Dio, Jane volle Stephen a qualunque condizione, cercando il matrimonio con quel coraggio misto ad incoscienza che solo la gioventù riesce a generare: un’unione che iniziò come una sfida in faccia alla morte e proseguì anno dopo anno, cercando di resistere alla crudele monotonia del dolore con la sola protezione di una casa e una famiglia costruite e tenute in piedi con immane pazienza e forza d’animo.

La Teoria del Tutto, il film

La Teoria del Tutto

Fra un sorriso sghembo e l’altro, pranzi domenicali e gite al mare, la parvenza di normalità inseguita dagli Hawking si respira affannosamente in una lunga serie di filmini di famiglia che lascia fuori quadro le venature più rabbiose del rapporto fra i veri protagonisti, ma non rinuncia a svegliare il fantasma di un rapporto rimasto in piedi in nome della pietà e del senso del dovere: l’unico modo per salvare quell’amore che tanto aveva potuto e comandato è aiutarlo a farsi da parte, rinunciando al lieto fine per il bene di ciò che è stato e che in altre forme potrà ancora essere.

In un gioco frequente di primi piani spezza cuore e panoramiche solitarie che mettono tristemente a fuoco lo straziante decorso della malattia, Marsch dirige con tocco gentile e malinconico una pellicola che commuove e conquista grazie alle grandi prove di Eddie Redmayne Felicity Jones: il lavoro di mimesi e aderenza del primo è pressoché totale ma la collega non è da meno, nel sottile ritratto di una donna pronta a qualsiasi sacrificio senza però mai smettere di essere se stessa.

Tratto dal libro di Jane Hawking, La Teoria del Tutto rinuncia all’opportunità di approfondire le rivoluzionarie teorie dello scienziato così come la stretta correlazione fra la degenerazione fisica e il raggiungimento della gloria accademica, trovando però nel punto di vista strettamente “domestico”qualcosa di più importante: la storia del viaggio di due persone, punti lontani in un universo infinito che attraverso il tempo e lo spazio hanno scelto di percorrere insieme il loro cammino, realizzando nella perseveranza della vita stessa una divinità inaspettata.

La Teoria del Tutto: prima clip in italiano

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La Teoria del Tutto: prima clip in italiano

Cresce l’attesa per l’arrivo al cinema del film La Teoria di Tutto, presentato al Torino Film Festival 2014 alla presenza del protagonista del film, Eddie Redmayne. Ebbene oggi nell’attesa gustiamoci la prima clip in italiano tratta dal film:

LEGGI ANCHE Eddie Redmayne intervista al protagonista di La Teoria del Tutto

La Teoria di Tutto è la straordinaria ed edificante storia di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking, e di due persone che contro ogni probabilità hanno sfidato gli ostacoli più imponenti con il loro amore. Il film è basato sulle memorie di Jane Hawking “Travelling to Infinity: My Life with Stephen” ed è diretto dal vincitore del premio Oscar® James Marsh (Man on Wire).

La Teoria del Tutto: poster italiano del film con Eddie Redmayne

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La Teoria del Tutto: poster italiano del film con Eddie Redmayne

Eddie Redmayne e Felicity Jones guardano le stelle nel poster italiano de La Teoria di Tutto, biopic sulla vita e gli studi di Stephen Hawking, lo scienziato che ha stravolto la concezione dell’Universo e dell’origine del Mondo.

La Teoria del Tutto

La Teoria di Tutto (The Theory of Eveything) si concentra sulla relazione romantica che Hawking ha intrecciato all’epoca di Cambridge con la donna che sarebbe poi diventata sua moglie, Jane Wilde. La relazione con questa brillante donna portò lo scienziato ad abbracciare notevli sfide personali e scientifiche, e aprì il suo mondo, così a sua volta lui fu in grado di aprire il mondo intero ad una nuova visione ed una nuova prospettiva. Il film uscirà il 7 novembre 2014.

La Teoria di Tutto è diretto dal regista premio Oscar James Marsh (Man on Wire; Doppio Gioco) ed è basato sulle memorie di Jane Wilde “Travelling to Infinity: My Life with Stephen”; la sceneggiatura è di Anthony McCarten che si occupa anche della produzione con Lisa Bruce e i soci della Working Title Tim Bevan e Eric Fellner.

Peter Schlessel, CEO della Focus, ha commentato: “Questa straordinaria storia d’amore tra una delle più grandi menti della storia e sua moglie è profondamente commovente e d’ispirazione, raccontata con cuore e humor. Sotto la dinamica regia di James Marsh, Eddie Redmayne e Felicity Jones ci consegnano due performance di straordinario impatto emotivo.”

Oltre a Eddie Redmayne e Felicity Jones nel cast di Theory of Everything ci sono anche Emily Watson e David Thewlis.

La Teoria del Tutto: nuova clip del film in italiano

La Teoria del Tutto: nuova clip del film in italiano

È adesso disponibile, tramite il canale Youtube della divisione italiana di Universal Pictures, una nuova scena in italiano tratta da La Teoria di Tutto, biopic che vede protagonisti Eddie Redmayne e Felicity Jones nei panni del genio astrofisico Stephen Hawking e di sua moglie Jane.

Ricordiamo che il film è tratto dal libro di memorie “Travelling to Infinity: My Life with Stephen” di Jane Hawking, e che è diretto James Marsh, regista premio Oscar per il famoso film documentario Man on Wire – Un uomo tra le torri. Nel cast di La Teoria del Tutto sono presenti anche Emily Watson, Charlie Cox, Harry Lloyd, David Thewlis, Adam Godley, Simon McBurney, Enzo Cilenti.

Qui di seguito la nuova clip dal film:

La sinossi del film è la seguente: Nel 1963, da studente di cosmologia della leggendaria università inglese Cambridge, Stephen (interpretato da Eddie Redmayne di Les Misérables) sta facendo grandi passi ed è determinato a trovare una “spiegazione semplice ed eloquente” per l’universo. Anche il suo mondo privato si schiude quando si innamora perdutamente di una studentessa di lettere della stessa Cambridge, Jane Wilde (Felicity Jones di The Invisible Woman). Ma, all’età di 21 anni, questo giovane uomo sano e dinamico riceve una diagnosi che gli cambia la vita: la malattia del motoneurone attaccherà i suoi arti e le sue capacità, lasciandolo con una limitata capacità di linguaggio e di movimento e con circa due anni di vita da vivere.  L’amore di Jane, il suo combattivo supporto e la sua determinazione sono incrollabili – e i due si sposano. Con la sua nuova moglie che lotta instancabilmente al suo fianco, Stephen si rifiuta di accettare la sua diagnosi. Jane lo incoraggia a finire il suo dottorato, che include la sua teoria iniziale sulla creazione dell’universo. La coppia mette su famiglia e con il suo dottorato da poco guadagnato e accolto con grande gioia, Stephen si imbarca nel suo lavoro scientifico più ambizioso, lo studio della cosa di cui possiede meno: il tempo. Mentre il suo corpo affronta limitazioni sempre più grandi, la sua mente continua a esplorare i limiti estremi della fisica teorica. Insieme, lui e Jane sfidano l’impossibile, aprendo nuovi territori nel campo della medicina e della scienza, e realizzando più di quello che avrebbero mai sognato di realizzare.

La Teoria di Tutto esce nelle sale italiane a partire dal 15 gennaio 2015.

 

La teoria del tutto: il genio e l’amore verso Stephen Hawking

La teoria del tutto: il genio e l’amore verso Stephen Hawking

La teoria del tutto è uno di quei film che ha saputo parlare al cuore degli spettatori, con la sua finezza e la sua grazia.

Rappresentare il genio e l’amore di Stephen Hawking per la sua Jane e per le stelle non è stata cosa facile, ma si può dire che l’obiettivo è stato raggiunto, facendo fruttare anche l’Oscar per il Miglior Attore a Eddie Redmayne.

Ecco dieci cose da sapere su La teoria del tutto.

La teoria del tutto film

la teoria del tutto

1. Si è preparato al ruolo in modi diversi. Interpretare un personaggio come Stephen Hawking non è semplice e per farlo, Eddie Redmayne ha escogitato diversi modi per prepararsi. Ha perso circa 15 chili, si è allenato per quattro mesi con un ballerino per imparare a controllare il suo corpo. Inoltre, ha incontrato quaranta pazienti affetti da SLA e ha tenuto un grafico in cui seguiva l’ordine della declinazione dei muscoli di Hawking, rimanendo davanti allo specchio per ore, contorcendosi il viso. Tanto realismo gli è costato anche una modifica della sua spina dorsale, poiché rimaneva curvo e immobile per diverse ore al giorno durante le riprese.

2. Eddie Redmayne ha improvvisato. Nella scena con Jane (Felicity Jones) e Stephen sul letto, dopo averlo spostato in cucina, Stephen sussurra “Grazie”. Secondo l’attore protagonista, in origine non c’erano parole previste per questa scena e la battuta è stata un rifletto automatico dell’attore.

3. Ci sono voluti tre anni per adattare il libro. Lo sceneggiatore Anthony McCarten ha rivelato di aver trascorso i tre anni precedenti il film a convincere Jane Hawking ad accettare la proposta di un adattamento cinematografico del suo libro.

La teoria del tutto streaming

4. Il film è disponibile sulle piattaforme digitali. Chi desidera approcciarsi a questo film per la prima volta, o desidera rivederlo, è possibile farlo grazie alle piattaforme di streaming digitale. Infatti, La teoria del tutto si può trovare su Chili, Rakuten Tv, Google Play e iTunes.

La teoria del tutto frasi

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5. Un film con frasi che rimarranno nella memoria collettiva. Non sono molti i film che riescono a colpire il pubblico, lasciandogli nella mente e nel cuore delle frasi significative. Eppure, un film come La teoria del tutto ci è riuscito, ed ecco qualche esempio:

  • “Qual è la natura del tempo? Giungerà mai a una fine? Possiamo tornare indietro nel tempo? Un giorno forse queste risposte ci sembreranno ovvie come la Terra che orbita intorno al sole o magari ridicole come una torre di tartarughe. Solo il tempo, qualunque cosa sia, ce lo dirà.”
  • “Dimostrerò con una singola equazione che il tempo ha avuto un inizio. Non sarebbe grandioso, professore? Un’unica semplice, elegante equazione per spiegare tutto!”
  • “È chiaro che noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore che orbita intorno a una stella di medie dimensioni nell’estrema periferia di una tra cento miliardi di galassie. Ma… fin dall’alba della civiltà l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo, dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni al confine dell’universo e cosa può esserci di più speciale che l’assenza di confini? E non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani, noi siamo tutti diversi. Per quanto possa sembrare brutta la vita c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita, c’è speranza.”
  • “Einstein diceva: “Dio non gioca ai dadi”. Posso aggiungere che non solo gioca ai dadi, ma li lancia dove non li possiamo trovare!”
  • “Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni ai confini dell’universo. E cosa può essere più speciale dell’assenza di confini? Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani.”

La teoria del tutto trama e trailer

6. La storia di un fisico e del suo amore per le stelle e per Jane. La teoria del tutto racconta la storia di Stephen Hawking e di Jane Wilde, studentessa d’arte di cui il giovane fisico si innamora mentre studiavano entrambi a Cambridge negli anni ’60. A soli 21 anni, Stephen viene colpito da una malattia terminale, con due anni di vita previsti. Viene, però, stimolato dall’amore di Jane, diventa marito, padre e anche uno dei più grandi fisici mai conosciuti dopo Einstein.

7. Il trailer del film è stellare. Impossibile non rimanere incantati davanti al trailer di un film come La teoria del tutto. Un breve promo che mostra, in sintesi, l’amore del protagonista per la propria amata e per le stelle, per un universo che si trova senza confini.

La teoria del tutto libro

8. Il film è tratto dal libro di Jane Wilde Hawking. La teoria del tutto non è altro che un adattamento cinematografico della biografia Verso l’infinito (Travelling to Infinity: My Life With Stephen in originale), scritta da Jane Wilde Hawking, amore universitario e prima moglie di Stephen Hawking.

9. Sono state consentite delle modifiche per questioni di tempo. Jane Hawking ha affermato che, nonostante le sue suppliche ai produttori, affinchè rimanessero fedeli a quanto esplicitato nel libro, sono state consentite delle modifiche per questioni di lunghezza del film.

La teoria del tutto cast

10. Eddie Redmayne ha incontrato Stephen Hawking una volta prima delle riprese. Prima iniziare a girare La teoria del tutto, Redmayne ha incontrato Hawking e di questo incontro ha detto “Nelle tre ore trascorse con lui, ha detto forse otto frasi. Semplicemente non mi sentivo in grado di chiedergli cose intime”.

Fonti: IMDb, The Guardian, Frasi Celebri

La Teoria del Tutto: featurette “Cos’è la Teoria del Tutto”

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La Teoria del Tutto: featurette “Cos’è la Teoria del Tutto”

Cresce l’attesa per l’arrivo al cinema del film La Teoria di Tutto, che sarà presentato al Torino Film Festival 2014 alla presenza del protagonista del film, Eddie Redmayne. Ebbene oggi nell’attesa gustiamoci questo nuovo contributo video intitolato “Che cos’è la teoria del tutto” per un approfondimento scentifico:

La Teoria di Tutto è la straordinaria ed edificante storia di una delle più grandi menti viventi del mondo, il rinomato astrofisico Stephen Hawking, e di due persone che contro ogni probabilità hanno sfidato gli ostacoli più imponenti con il loro amore. Il film è basato sulle memorie di Jane Hawking “Travelling to Infinity: My Life with Stephen” ed è diretto dal vincitore del premio Oscar James Marsh (Man on Wire).

La Teoria del Tutto: clip del film con Eddie Redmayne

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Ecco un clip di La Teoria di Tutto, in esclusiva per Variety, in cui vediamo Eddie Redmayne alle prese con il complesso personaggio di Stephen Hawking.

La Teoria di Tutto si concentra sulla relazione romantica che Hawking ha intrecciato all’epoca di Cambridge con la donna che sarebbe poi diventata sua moglie, Jane Wilde. La relazione con questa brillante donna portò lo scienziato ad abbracciare notevli sfide personali e scientifiche, e aprì il suo mondo, così a sua volta lui fu in grado di aprire il mondo intero ad una nuova visione ed una nuova prospettiva. Il film uscirà il 7 novembre 2014.

La Teoria di Tutto è diretto dal regista premio Oscar James Marsh (Man on Wire; Doppio Gioco) ed è basato sulle memorie di Jane Wilde “Travelling to Infinity: My Life with Stephen”; la sceneggiatura è di Anthony McCarten che si occupa anche della produzione con Lisa Bruce e i soci della Working Title Tim Bevan e Eric Fellner. Oltre a Eddie Redmayne e Felicity Jones nel cast di Theory of Everything ci sono anche Emily Watson e David Thewlis.

Peter Schlessel, CEO della Focus, ha commentato: “Questa straordinaria storia d’amore tra una delle più grandi menti della storia e sua moglie è profondamente commovente e d’ispirazione, raccontata con cuore e humor. Sotto la dinamica regia di James Marsh, Eddie Redmayne e Felicity Jones ci consegnano due performance di straordinario impatto emotivo.”

La teoria del tutto: 10 cose che non sai sul film

La teoria del tutto: 10 cose che non sai sul film

Basato sulla vita del fisico e cosmologo Stephen Hawking, La teoria del tutto è un film diretto nel 2014 dal regista James Marsh. Apprezzato dal pubblico e dalla critica, il film si è affermato come uno dei migliori dell’anno, ottenendo importanti riconoscimenti anche grazie ai suoi due interpreti principali.

Ecco 10 cose che non sai su La teoria del tutto.

La teoria del tutto: gli attori del film

1. Gli attori del film hanno ricevuto importanti riconoscimenti. Protagonista del film nel ruolo di Hawkins è l’attore Eddie Redmayne, che per il suo lavoro sul personaggio ha ricevuto le lodi di critica e pubblico, aggiudicandosi alcuni tra i più importanti premi dell’industria cinematografica. Sua co-protagonista è l’attrice Felicity Jones, nel ruolo di Jane Wilde Hawking, moglie dello scienziato e sua prima sostenitrice.

2. Redmayne ha lavorato molto sulla fisicità del personaggio. Per prepararsi al ruolo l’attore ha studiato a lungo la vita del celebre scienziato, e si è dedicato per molte ore al giorno al lavoro sul corpo, cercando di riprodurre il degenerare della disabilità attraverso un processo di controllo totale dei suoi muscoli.

3. Anche Felicity Jones ha lavorato a lungo sul suo personaggio. Allo stesso modo del suo co-protagonista, la Jones ha speso molto tempo a contatto con l’autrice del romanzo, Jane Wilde Hawkings, incorporando i suoi manierismi e il suo modo di parlare, tanto da soprendere la vera Jane con il suo risultato, molto apprezzato poi da critica e pubblico.

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La teoria del tutto è tratto da un libro

4. È la trasposizione cinematografica di un celebre libro. La pellicola è l’adattamento cinematografico della biografia Verso l’infinito, scritta da Jane Wilde Hawking, ex moglie del fisico. Il film dà infatti grande spazio al suo punto di vista, mostrando la difficoltà ma anche la gioia del condividere la vita con il celebre fisico.

La teoria del tutto: i premi

5. Ha ricevuto numerosi premi. Il film è stato particolarmente apprezzato dalla critica ed è stato nominato a ben 5 premi Oscar, tra cui miglior attrice, miglior attore e miglior film. Redmayne vinse poi il premio come miglior attore. Il film ha poi ottenuto importanti riconoscimenti anche presso i premi Golden Globe, Screen Actors Guild Awards e i British Academy Film Awards.

La teoria del tutto: Stephen Hawking

6. Si è dichiarato entusiasta del film. Prima di intraprendere il ruolo, Redmayne ha trascorso molto tempo a contatto con Hawkins, studiandolo per poterlo interpretare al meglio. In seguito Hawkins si è dichiato così colpito dal film, da sembrargli di vedere sé stesso in più di un’occasione.

7. Ha prestato la sua voce per il film. La voce elettronica di Hawkins è una delle sue caratteristiche più note. Quella che si sente nel film è realmente la voce di Hawkins, la quale ha gentilmente concesso la possibilità di usarla nelle scene che lo richiedevano poiché era particolarmente soddisfatto dal risultato del film.

La teoria del tutto: il film completo

8. È possibile trovare il film completo sul Web. Per chi ha amato il film, è possibile riguardarlo in modo completo attraverso alcune piattaforme streaming. Tra queste ci sono Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Qui sarà possibile noleggiare il film o guardarlo semplicemente sottoscrivendo un abbonamento alla piattaforma.

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La teoria del tutto: il trailer del film

9. Il trailer evoca numerose emozioni. Quando si pensa ad un film sulla vita di Hawkins, si immagina una pellicola incentrata sul suo lavoro scientifico. Il film tuttavia affronta la vita del fisico da un punto di vista più privato, trattando la storia della sua relazione con Jane Wilde, sua moglie e sostenitrice. Il trailer del film riesce a far capire bene questo punto di vista particolare, ed ha così attratto numerose fasce di pubblico.

La teoria del tutto: le frasi del film

10. Contiene delle frasi divenute celebri. All’interno del film sono contenute molte delle massime pronunciate da Hawkins nel corso della sua vita, ma anche tante altre frasi memorabili. Eccone alcune di seguito.

Non dovrebbero esserci limiti allo sforzo umano. Siamo tutti diversi. Per quanto possa sembrare brutta la vita, c’è sempre qualcosa che si può fare e in cui riuscire. Finché c’è vita, c’è speranza. (Stephen Hawking)-

Provare con una singola equazione che il Tempo ha avuto un inizio. Non sarebbe bello, professore? Un’unica, elegante equazione, per spiegare tutto. (Stephen Hawking)

Qual è la natura del tempo? Giungerà mai a una fine? Possiamo tornare indietro nel tempo? Un giorno forse queste risposte ci sembreranno ovvie come la Terra che orbita intorno al sole o magari ridicole come una torre di tartarughe. Solo il tempo, qualunque cosa sia, ce lo dirà. (Stephen Hawking)

Fonte: IMDb

 

 

La Teoria del Tutto trailer italiano del film su Stephen Hawking

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La Teoria del Tutto trailer italiano del film su Stephen Hawking

Ecco il trailer italiano di La Teoria di Tutto (The Theory of Everything), film che vedrà riportare sul grande schermo la giovinezza del celebre scienziato Stephen Hawking. Nel trailer possiamo vedere Eddie Redmayne nei panni di un giovane Hawking e Felicity Jones, che interpreta invece la moglie dello scienziato, Jane Wilde.

La Teoria di Tutto è diretto dal regista premio Oscar James Marsh (Man on Wire; Doppio Gioco) ed è basato sulle memorie di Jane Wilde “Travelling to Infinity: My Life with Stephen”; la sceneggiatura è diAnthony McCarten che si occupa anche della produzione con Lisa Bruce e i soci della Working Title Tim Bevan e Eric Fellner.

La Teoria di Tutto si concentra sulla relazione romantica che Hawking ha intrecciato all’epoca di Cambridge con la donna che sarebbe poi diventata sua moglie, Jane Wilde. La relazione con questa brillante donna portò lo scienziato ad abbracciare notevli sfide personali e scientifiche, e aprì il suo mondo, così a sua volta lui fu in grado di aprire il mondo intero ad una nuova visione ed una nuova prospettiva. Il film uscirà il 7 novembre 2014.

Peter Schlessel, CEO della Focus, ha commentato: “Questa straordinaria storia d’amore tra una delle più grandi menti della storia e sua moglie è profondamente commovente e d’ispirazione, raccontata con cuore e humor. Sotto la dinamica regia di James Marsh, Eddie Redmayne e Felicity Jones ci consegnano due performance di straordinario impatto emotivo.”

Oltre a Eddie Redmayne e Felicity Jones nel cast de La Teoria di Tutto ci sono anche Emily Watson eDavid Thewlis.

La teoria del tutto dal 29 aprile in Home Video

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La teoria del tutto dal 29 aprile in Home Video

Arriva domani in Blu-ray e DVD la toccante interpretazione del Premio Oscar Eddie Redmayne ne La Teoria di Tutto, il coinvolgente drama sulla vita dell’astrofisico Stephen Hawking.

Il film, interpretato da Eddie Redmayne e Felicity Jones e diretto da James Marsh, si è aggiudicato tra gli altri riconoscimenti un Premio Oscar , due Golden Globe (Miglior attore in un film drammatico, Miglior colonna sonora originale) e due BAFTA (Miglior attore protagonista e Miglior sceneggiatura non originale).

La Tenerezza: recensione del film di Gianni Amelio

La Tenerezza: recensione del film di Gianni Amelio

La Tenerezza, ritorno al cinema di Gianni Amelio, è un film sulla difficoltà nei rapporti umani, specie quelli tra padri e figli, su un’incapacità che pare senza rimedio, ma forse non lo è sempre, e anche sulla difficoltà ad accettare l’età che avanza. Protagonista Renato Carpentieri nei panni dell’avvocato in pensione, Lorenzo, e la sua relazione tormentata con i figli, soprattutto Elena (Giovanna Mezzogiorno). A spingerlo verso un cambiamento sarà l’incontro casuale con una giovane coppia, Michela (Micaela Ramazzotti) e Fabio (Elio Germano) e i loro due bambini.

Tecnicamente solido, il film conta sulla sensibilità di Amelio nell’inquadratura e sulla fotografia di Luca Bigazzi, che oltre a un ottimo lavoro sui personaggi, rendono coprotagonista la città di Napoli, come su un cast di tutto rispetto, in cui Carpentieri disegna con efficace intensità il ruolo principale.

Coraggioso da parte del regista mettere al centro la figura dell’anziano Lorenzo, avvocato esperto in piccole truffe alle compagnie assicurative. Lo spettatore vede attraverso i suoi occhi. Dunque, degli altri personaggi non sa più di quanto sappia lui, burbero e schivo, che quasi non conosce i figli Elena e Saverio (Arturo Muselli) e poco sa di Fabio e Michela, suoi nuovi vicini appena arrivati a Napoli, ma con cui si trova stranamente a suo agio. È in sintonia con Michela, simpatica, estroversa e un po’ sbadata, ma anche con Fabio, nelle cui difficoltà a rapportarsi ai figli rivede in parte sé stesso. Nella coppia gli pare di trovare l’amore e la complicità che lui e la sua defunta moglie non hanno mai vissuto.

Al contempo,  però, ogni personaggio secondario introduce una sua peculiare solitudine, un vissuto ricco di spunti interessanti e temi forti – dal terrorismo al funzionamento del sistema giudiziario, alla violenza che spesso si annida dove non ci si aspetta ed ha radici profonde. Temi che meriterebbero un maggiore sviluppo, mentre molti interrogativi restano aperti circa esistenze solo sfiorate (soprattutto quelle di Fabio e Michela, le più complesse e sacrificate).

Coraggiosa anche la scelta del registro minimalista: scrittura scarna, povera di dialoghi, poche frasi spesso ruvide o laconiche, lunghi silenzi e gesti che sembrano definitivi, abbandoni e rinunce che lasciano enormi vuoti. Interpretazioni tese a trattenere le emozioni piuttosto che a mostrarle, eppure intense. Una scelta severa, per cui il film può risultare di fruizione non facile, simile ai suoi personaggi: una superficie all’apparenza fredda, dalla quale il regista fa emergere solo in rari sprazzi il magma di sentimenti sopiti, rimossi, ricacciati in profondità. Lo spettatore deve essere pronto a coglierli.

Amelio restituisce così una visione dura, di un mondo in cui solitudine e incomunicabilità rischiano di schiacciarci e in qualche caso lo fanno, in cui gli uomini sembrano più fragili, le donne più tenaci – anche se a volte la tenacia è solo ostinazione o sopportazione – i bambini i più danneggiati dall’incapacità degli adulti. Lascia però aperto uno spiraglio al cambiamento, che passi magari attraverso un gesto di tenerezza.

La Tenerezza, a Roma presentato il nuovo film di Gianni Amelio

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La Tenerezza, a Roma presentato il nuovo film di Gianni Amelio

Presentato a Roma il nuovo lavoro di Gianni Amelio, La Tenerezza, in anteprima al Bari International Film Festival il 22 aprile e in sala dal 24. Il regista ne parla assieme al ricco cast – Renato Carpentieri, Giovanna Mezzogiorno, Elio Germano e Micaela Ramazzotti .

Ci dia la sua definizione di “tenerezza”.

Gianni Amelio: “In realtà non ci ho mai riflettuto. Il titolo è venuto pensando al finale e soprattutto alla testardaggine con cui la figura di Elena [Giovanna Mezzogiorno ndr] cerca di recuperare un gesto da suo padre. […] Credo sia qualcosa di cui abbiamo bisogno per scacciare l’ansia, oggi che siamo prigionieri di un mondo in cui non ti aspetti ciò che potrebbe succedere fra un secondo, un mondo fatto di trappole e inganni. […] Ci vuole il coraggio di non essere timidi e vergognosi, anche se un gesto di tenerezza contrasta con il nostro essere forti, o volerlo essere. Un uomo che fa un gesto di tenerezza si considera debole e anche le donne ormai hanno capito che la tenerezza va data quando è autentica, altrimenti è una merce scaduta”.

Com’è stato lavorare con Gianni Amelio?

Renato Carpentieri: “Da quando ho fatto Porte Aperte ho sognato di fare un altro film con Gianni. Qui poi avevo un’altra responsabilità: essere il suo doppio, c’era qualcosa di Gianni nel mio personaggio”.

Amelio: “Renato ed io abbiamo la stessa età, mi specchio in lui, è il mio lato bello sullo schermo e siamo in sintonia su molte cose”. “Se c’è una qualità che mi riconosco è proprio quella di aver scelto questi attori”. “Li ho voluti in modo tignoso e appassionato, perché la scelta dei compagni di viaggio è fondamentale, sono loro che ti rendono il viaggio bello oppure un inferno”.

Micaela Ramazzotti: “Siamo stati tutti adottati da Gianni, che ci ha liberato, ci ha fatto essere ciò  che voleva e che noi forse desideravamo, perché quando incontri un regista come lui vale più di cento riconoscimenti insieme. Sai che c’è qualcuno pronto a prenderti qualsiasi cosa tu faccia e questo ci ha dato energia”.

Elio Germano: “È vero, Gianni ti abita. Lavorare con lui è un abbandono. Pensiamo sempre che il nostro mestiere sia di volontà, invece, specialmente con grandissimi autori, è l’abbandono che fa la differenza. A un certo punto non sai in che strada stai andando e questo è molto piacevole”. 

Giovanna Mezzogiorno: “Anch’io penso che bisogna sapersi abbandonare, fidarsi completamente, più che andare verso un film o un personaggio lasciare che questi vengano a te, che ti prendano, ed essere pronti ad accoglierli a braccia aperte. Si può leggere un copione, pensare al personaggio, parlarne molto prima delle riprese, ma c’è sempre un momento in cui non hai più il controllo, vieni preso e portato dove non sai e non lo puoi sapere prima. […] È il momento migliore”.

Quali le differenze rispetto al libro cui il film è liberamente ispirato [La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone ndr]?

Amelio: “Il protagonista del libro è del tutto diverso da Lorenzo, protagonista del film”. “Ho dato al personaggio un’inquietudine che io e Renato condividiamo, ovvero una sorta di rifiuto dell’età che avanza. Trovo che sia una cosa ingiusta, ci si dovrebbe fermare nell’età migliore, un uomo ai 45, una donna ai 35, e portarseli per tutta la vita, però avendo la saggezza della maturità. L’idea di invecchiare dà una sorta di rifiuto della premura altrui, anche quando è giustificata”.

Come avete scelto le ambientazioni napoletane?

Amelio: “Il libro si ambienta al Vomero. […] Per chi come me non è napoletano, però, arrivare al Vomero non è arrivare a Napoli. Io non saprei raccontare quel quartiere. È come se un turista giapponese arrivasse a Roma e andasse subito ai Parioli, piuttosto si va al Colosseo o a Trastevere. Quindi ho operato una variante enorme: la Napoli del film è quella dei bassi, ma anche dei suoi straordinari attici”.

Carpentieri: “Ha scelto tutto Gianni, ma quella che ha scelto è la mia Napoli, sono i luoghi della mia vita, quelli che conoscevo a menadito, c’era un legame affettivo”.

Perché il film non è a Cannes?

Amelio: “Sono stato sette volte a Venezia con un Leone d’Oro e quattro volte a Cannes. I premi li ho vinti, ora da questo film, che abbiamo fatto con grande onestà, passione e semplicità, vorrei il pubblico”.

La Tenerezza, prodotto da Pepito Produzioni di Agostino Saccà e Rai Cinema, arriva nelle sale il 24 aprile.

La tendenza alla cecità. Considerazioni disordinate non riordinabili (forse).

C’erano una volta e ora ce ne sono di meno, dei film che impressionavano per il loro contenuto violento e che venivano spesso accusati di ispirare reali manifestazioni di violenza all’interno della società. Ma la responsabilità dell’artista è più nell’opera in sé e meno negli effetti che essa produce, per quanto nefasti essi possano essere.

Dico che c’erano una volta perché ora poco o nulla sembra poter produrre in noi sconcerto. Siamo spettatori terribilmente svezzati, disincantati, smaliziati. Alla violenza che vediamo sullo schermo ci siamo ormai abituati, tanta ne abbiamo veduta, tanta ne vediamo e ne viviamo. La violenza è paradossalmente accettata e non sappiamo più ricevere dalla sua rappresentazione uno shock, non sappiamo più rimanerne sconcertati.

La vediamo dappertutto e dunque non è mai estranea, tanto ne siamo imbevuti. È conosciuta una volta per sempre, è classificata, incasellata in miliardi di servizi televisivi da paesi che ci sembrano ancora più lontani visti sullo schermo, è sterilizzata dal linguaggio giornalistico che funziona come una litote.

È la società dello spettacolo, la nostra, diceva Debord. L’immagine è al centro di tutte le possibili relazioni tra tutti i soggetti. E così produciamo immagini a iosa e ne siamo imbevuti. Ma è proprio questo vedere di tutto sempre acritico e passivo ad averci reso meno ricettivi, anche per quelle immagini che dovrebbero colpirci. Il sentimento della meraviglia si attenua. L’abitudine a vedere deve averci reso ciechi.

Del resto, fa notare Ghezzi nel suo castoro su Kubrick prendendo le definizioni del dizionario Inglese-Italiano Hazon, che “Overlook” significa tanto “guardare con attenzione” che “trascurare”, “lasciarsi sfuggire”. E così anche Edipo pur vedendo tutto era cieco, e solo quando dal troppo aver conosciuto si crepò gli occhi, tornò a vedere.

“What have you done to his eyes?”, urlava una (comprensibilmente) terrorizzata Rosemary guardando gli occhi di quel suo figlio avuto da sua maestà infernale. Cosa è stato fatto dei nostri occhi? Diversamente dal Gloucester di Re Lear, a noi non sono stati strappati. Piuttosto è stata loro strappata la capacità di farci assalire da questa o quell’altra visione: tutte si equivalgono, tutte hanno lo stesso sapore. I prodotti cinematografici sono sempre più prodotti seriali, pressoché simili. Del resto, quella del cinema è un’industria, fordiana, ma più nel senso di Henry che di John.

Avvertiamo dunque la falsità del dispositivo cinematografico e di ciò che esso mostra: è più chiaro a noi che a Welles che un film è sempre un fake, e come tale non ce ne facciamo suggestionare, così per la violenza in esso mostrata. Erano trent’anni fa o trenta secoli fa quando “Cane di paglia” e “Arancia meccanica” ci facevano paura?

Eppure necessitiamo di verità perché tutto ci sembra falso, tutto uguale, nulla ci impressiona realmente. Perché torniamo a impressionarci, è necessario che le cose ci appaiano veramente vere, e questo perchè forse siamo noi ad essere diventati un po’ più finti: anche noi parte del gioco della società dello spettacolo, con la nostra immagine da portare avanti. Diceva Alex De Large che non era affatto meccanico che “è buffo come i colori del mondo vero diventano veramente veri solo quando uno li vede sullo schermo”.

Ecco allora i mockumentaries: da “The Blair Witch project” fino a “Cloverfield”. Per potere essere impressionati di nuovo da ciò che viene mostrato sullo schermo, abbiamo necessità che esso sia dichiaratamente non-finto, che sia reale, presentato come documentario.

Come il santo straccione di Pasolini arrivava alla soluzione estrema di crepare davvero sulla croce perché non aveva alcun altro modo per ricordare di essere vivo, così anche noi ricorriamo all’estremamente finto (il mockumentary, documentario finto che finge d’essere vero) per poter essere ancora emozionati, perché ci appare estremamente vero.

Ecco anche i reality shows in ambientazioni esotiche… Perché non ci basta più vedere un altro normale show televisivo: ci siamo abituati.

Alex De Large ci sta molto più simpatico del suo carceriere (il secondino della prigione). Quest’ultimo è davvero “meccanico”, “a orologeria”, mentre Alex è vitale. Perché è questo mondo a volerci meccanicizzati, perché vorremmo sentirci vivi quando invece non lo siamo e abbiamo un disperato bisogno di verità dai realities ai mockumentaries perché solo così possiamo tornare a sconcertarci e a impressionarci, per assicurarci di non essere meccanici…

La tempesta perfetta: la trama, il cast e la vera storia dietro al film

Ci sono storie talmente tanto ricche di avventura, ostacoli da superare e passioni che sembrano essersi svolte appositamente per divenire poi film per il cinema. Una di queste è quella narrata in La tempesta perfetta, film del 2000 diretto da Wolfgang Petersen, autore di titoli come Air Force One e Troy. La vicenda ruota qui intorno alle intemperie del mare contro cui si imbatté un peschereccio nel 1991. Uno scontro realmente avvenuto e che ha portato allo stremo e alla morte quanti vi rimasero coinvolti. Il film ripercorre così, in chiave romanzata, tali eventi, portando in scena tanto la bellezza quanto il terrore che un tempesta perfetta può suscitare.

Nel dar vita a questa storia, la pellicola si è basata sull’omonimo romanzo del 1997 scritto da Sebastian Junger. Giornalista americano, questi ha riportato nel libro un dettagliato resoconto della tempesta anche nota come Nor’ester del periodo di Halloween del 1991. Un evento che causò diversi morti tra i pescatori del Massachusetts, nonché oltre 500 milioni di dollari di danni. Ancora una volta lo scontro tra l’uomo e la natura si pone al centro dell’interesse di Hollywood, che vide in questa storia il materiale perfetto per trarne un film con cui rendere omaggio alla memoria di quanti persero la vita.

La tempesta perfetta si rivelò poi un buon successo al box office, arrivando ad incassare un totale di 327 milioni di dollari a fronte di un budget di 120. Tra grandi effetti speciali e memorabili interpretazioni, il film è ancora oggi un titolo tutto da riscoprire e apprezzare. Prima di intraprendere una visione di questo, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità ad esso relative. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro al film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La tempesta perfetta: la trama del film

Protagonista del film è l’equipaggio del peschereccio noto come Andrea Gail, capitanato dal lupo di mare Billy Tyne. Questi, accompagnato dai suoi fedeli uomini, decide di uscire in mare confidando in una pesca sostanziosa al tal punto da poter risollevare la difficile situazione economica di tutti loro. Avventuratosi oltre le normale rotte di pesca, l’equipaggio si dirige verso Flemish Cap, un’area nota per i consistenti banchi di pesce spada. Qui gli uomini riusciranno a dar vita ad una pesca particolarmente fruttuosa, ma i problemi per loro devono ancora iniziare. In breve, infatti, si imbattono in una tempesta di proporzioni colossali, che li costringerà a decisioni estreme. Gli uomini si troveranno così costretti a sfidare la tempesta perfetta, mettendo in gioco la loro stessa vita.

La tempesta perfetta cast

La tempesta perfetta: il cast del film

Tra i maggiori elementi di interesse del film vi è un cast composto da alcuni tra i più celebri interpreti di Hollywood. George Clooney è il capitano Billy Tyne, amante del mare e delle pesca ma privo di grande fortuna. L’attore, inizialmente, si propose per un ruolo secondario, ma venne convinto dal regista di avere le giuste qualità per interpretare il protagonista. Fu Mark Wahlberg ad ottenere il ruolo originariamente voluto da Clooney, quello di Bobby Shatford, imbarcatosi in cerca di denaro. Per dar vita a questi, l’attore decise di conoscere i famigliari di Shatford, acquisendo da loro informazioni su Bobby. Dovette inoltre impegnarsi per nascondere il suo accento tipico della città di Boston. L’attrice Diane Lane dà invece vita a Christina Cotter, fidanzata di Bobby, la quale cercherà di dissuaderlo dal partire per mare.

L’attore John C. Reilly interpreta Dale Murphy, membro dell’Andrea Gail e personalità in crisi dopo la fine del suo matrimonio. William Fichtner veste invece i panni di David Sullivan, individuo spostato e indolente ma che non mancherà di rivelare la propria generosità. L’attore Michael Ironside venne scelto per il personaggio di Bob Brown per via della sua grande somiglianza con questi. Questa era tanto forte che in più occasioni Ironside venne scambiato dai locali per il vero pescatore. Mary Elizabeth Mastrantonio interpreta qui Linda Greenlaw, comandante del peschereccio Hannah Boden. L’attrice, dopo una brutta esperienza sul set di The Abyss, dichiarò che non avrebbe mai più partecipato a film ambientati in mare. Il regista riuscì tuttavia a convincerla a ricoprire il ruolo poiché le sue scene si svolgevano sulla terra ferma.

La tempesta perfetta: la vera storia dietro al film

Nell’ottobre del 1991 il ciclone tropicale noreaster ha imperversato nell’Oceano Atlantico per diversi giorni, causando innumerevoli danni e vittime. Questo si originò in seguito al confluire di diversi venti e correnti, formando così una tempesta di eccezionale potenza sopra ad una vastissima area. Non presentando i tipici avvertimenti di un uragano, le piccole imbarcazioni di pescatori già in mare si trovarono ad essere colte alla sprovvista, dovendo così fronteggiare una situazione particolarmente difficile. Tra queste vi era l’Andrea Gail. Contrariamente a quanto avviene nel film, infatti, l’equipaggio non aveva idea di essere in procinto di imbattersi in un evento metereologico di questa portata. Da questo punto in poi, nessuno sa realmente cosa sia accaduto al peschereccio, e lo stesso film propone una versione dei fatti del tutto romanzata, frutto di supposizioni.

Terminata una tempesta, un elicottero di soccorso venne inviato in mare, dando vita ad una ricerca di eventuali superstiti che però non portò a nessun risultato. Dopo 10 giorni, la ricerca venne interrotta per via dell’ormai certa morte dei pescatori rimasti in mare. In totale, durante la tempesta persero la vita 13 uomini, di cui 6 appartenenti al peschereccio Andrea Gail. I danni furono però numerosi anche sulla terra ferma. Numerose case e attività vennero distrutte dalla tempesta, costringendo in molti a spostarsi in cerca di sicurezza. Strade e aeroporti vennero chiusi, e migliaia di persone rimasero senza corrente elettrica. La città di Gloucester, particolarmente colpita, dedicò poi una statua ai pescatori morti in mare, riportante appunto la dicitura “They that go down to the sea in ships“.

La tempesta perfetta: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. La tempesta perfetta è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, e Apple iTunes Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì 7 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, Ranker

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