Valeria Golino –
Amata dagli uomini, invidiata dalle donne per la sua indubbia
bellezza, risultato di un felice incontro tra Italia e Grecia. Due
occhi azzurri e profondi e quella voce roca, poco apprezzata in
patria – dove è stata spesso doppiata – ma che le ha portato
fortuna all’estero.
È Valeria Golino,
nata a Napoli il 22 ottobre 1966 da padre italiano, insegnante, e
madre greca, pittrice. Dopo un’infanzia trascorsa nel capoluogo
campano, dove il nonno gestiva l’albergo “Bella Napoli”, quando i
genitori si separano, si trasferisce ad Atene con la madre e il
fratello, trascorrendo però in Campania le vacanze. Verso i 12-13
anni, un problema fisico le dà l’occasione di cominciare a varcare
i confini europei: deve infatti sottoporsi a un intervento
chirurgico a Chicago per una scoliosi. Qui, durante la
convalescenza, impara l’inglese. A 15 anni si trasferisce a Roma
dallo zio – il noto giornalista Enzo Golino, che
in quegli anni è all’Espresso – per fare la modella. Proprio grazie
alle frequentazioni dello zio, Valeria conosce Lina Wertmüller, che
la dirigerà nel suo esordio cinematografico: Scherzo
del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da
strada (1983). Si tratta di una commedia dai toni
satirici, dove la giovane attrice interpreta Adalgisa, figlia di
Ugo Tognazzi (il deputato Vincenzo De Andreis).
Wertmüller la dirige di nuovo l’anno successivo,
ma la sua prima apparizione in un ruolo da protagonista è del 1985,
quando il regista Peter Del Monte la sceglie per
interpretare Mara, la babysitter diciottenne del piccolo Tommaso,
in Piccoli fuochi, una pellicola che
indaga l’universo infantile, muovendosi tra realtà e fantasia e
rinunciando a facili stereotipi. Il bambino, trascurato dai
genitori, inventa tre amici immaginari, si invaghisce della sua
tata e, vedendo nel fidanzato di lei un ostacolo al loro amore, lo
uccide appiccando un incendio. L’attrice resta sentimentalmente
legata al regista per due anni. Del Monte tornerà a sceglierla nel
’90 per il suo Tracce di vita amorosa,
dove reciterà accanto a Stefania Sandrelli, e nel
2000 per Controvento.
Nel frattempo, Valeria ha deciso di
lasciare la scuola e dedicarsi totalmente alla recitazione, da
autodidatta. Nell’ ‘86, la vuole Citto Maselli per
il suo ritorno alla regia dopo Il
sospetto (1975), in Storia
d’amore. La Golino interpreta Bruna, una ragazza
della periferia romana che vive una situazione familiare ed
esistenziale difficile: un padre vedovo e dei fratelli a cui
badare, un lavoro e una vita sentimentale tormentata. Per
quest’interpretazione, a soli vent’anni, si aggiudica la Coppa
Volpi come miglior attrice al Festival di Venezia e il Nastro
d’Argento a Taormina. L’anno successivo, partecipa, nel ruolo di
Nora Treves, al film Gli occhiali d’oro
di Giuliano Montaldo, tratto dall’omonimo romanzo
di Giorgio Bassani. Si tratta di una delle prime
produzioni internazionali cui Valeria partecipa.
Ma la vera svolta in questo senso è
determinata dal suo trasferimento oltreoceano. Nel 1988, infatti, è
a Los Angeles, dove condivide un appartamento con l’amica
Greta Scacchi. Il caso vuole che cominci a
proporsi alle case di produzione americane proprio quando il
regista Berry Levinson è in cerca di un’attrice
non troppo conosciuta e dalle modeste pretese economiche, oltre che
non molto alta, da affiancare a Tom Cruise in Rain Man – L’uomo
della pioggia. La trova proprio in Valeria, che compare nel
ruolo di Susanna, appunto la fidanzata di Charlie Babbit, in questo
racconto per immagini del rapporto tra due fratelli (Tom
Cruise/Charlie Babbit e Dustin
Hoffman/Raymond Babbit), che si ritrovano dopo esser stati
separati da piccoli a causa della malattia di Raymond, autistico
con spiccate doti logico-matematiche.
Il film conquisterà quattro premi
Oscar, tra cui quello a Dustin Hoffman per la sua
magistrale interpretazione di Ray. Nello stesso anno, la
Golino partecipa a La mia vita
picchiatella, sequel comico-fantastico del primo film
di Tim Burton
Pee-wee’s Big Adventure. Sul set conosce l’attore
portoricano Benicio Del Toro, a cui si lega in una
relazione che durerà fino al 1992. Inoltre, l’attrice continua a
proporsi per numerosi film, tra cui Pretty
Woman, per la parte di Vivian, e per il ruolo
della Dottoressa Mannus di Linea mortale, ma in entrambi i
casi ad essere scelta sarà Giulia Roberts. Nel ’91 sarà invece la
Golino ad ottenere una parte in L’anno del terrore, avendo
la meglio su Sharon Stone. In questi anni, coltiva
amicizie internazionali. Tra queste, quella con Sean
Penn, che le propone di partecipare al suo esordio dietro
la macchina da presa, Lupo solitario, incentrato sul
rapporto problematico tra due fratelli: Joe Roberts (David Morse),
poliziotto, e Frank Roberts (Viggo
Mortensen), un reduce dal Vietnam con tendenza
all’autodistruzione e all’aggressività. L’attrice campana
interpreta la messicana Maria. Lo stesso anno Jim
Abrahams la recluta per la sua demenziale parodia della
cinematografia hollywoodiana Hot Shots!,
sceneggiata insieme con gli autori di L’aereo più pazzo
del mondo, David e Jerry Zucker. La Golino è Ramada
Thompson, bella psichiatra che affianca il tenente Topper
Harley/Charlie Sheen. Parteciperà anche a Hot Shots! 2.
Assieme all’interpretazione di Susanna in Rain
Man, si tratta di uno dei ruoli che le danno maggior
notorietà negli Usa.
Valeria Golino, star
internazionale
Nel ’92 torna al cinema nostrano,
lavorando al fianco di Diego Abatantuono e Claudio Bisio in
Puerto Escondido di Gabriele Salvatores,
che segue lo riuscitissimo Mediterraneo.
In questa nuova pellicola, Valeria interpreta Anita, la compagna di
Alex/Bisio, col quale organizza traffici più o meno leciti per
sbarcare il lunario in Messico. Saranno loro ad accogliere il
fuggiasco Mario/Abatantuono, borghese distinto, direttore di banca,
scappato da Milano alla volta dell’America Latina dopo aver
assistito a un omicidio. Del cast fa parte anche Fabrizio
Bentivoglio, già protagonista, assieme ad Abatantuono, di
un altro successo di Salvatores, Turnè, e
che qui recita in un ruolo secondario. Bentivoglio e la Golino
avranno una relazione che durerà circa dieci anni. Li troviamo
insieme nel ’94 ancora su un set italiano, quello del film
Come due coccodrilli di Giacomo
Campiotti, alla sua seconda prova alla regia. Qui si affrontano le
problematiche legate alla crescita dell’individuo.
Bentivoglio/Gabriele è figlio di Giancarlo Giannini/Pietro, nato da
una sua relazione extraconiugale e costretto dalle circostanze a
vivere col padre assieme ai due fratellastri. I continui conflitti
sfoceranno nella sua fuga. Da adulto, dopo aver covato per anni
profondo odio per la famiglia, non approfitterà dell’opportunità di
vendicarsi e anzi si riconcilierà col passato. Valeria Golino
interpreta la madre di Gabriele, Marta.
Due anni dopo la ritroviamo
oltreoceano, nel primo episodio di Four Rooms, quello
diretto da Allison Anders, dove l’attrice recita nel ruolo della
strega Athena accanto a Madonna, cimentandosi in un rito per
evocare la propria dea. È diretta anche da Mike Figgis per un cameo
in Via da las Vegas e da John Carpenter in Fuga da Los
Angeles. Nell’ormai nota altalena tra Italia ed estero,
l’attrice, che non si vuol far mancare nulla, recita nel nostro
paese in Escoriandoli di Antonio Rezza e Flavia Mastrella.
Una coppia quest’ultima tra le più dissacranti, creative ed
ironiche del nostro teatro – rigorosamente non di narrazione –
ma che non disdegna cinema e televisione. I due si cimentano
qui in un lungometraggio dai toni surreali dove campeggia, al
solito, Rezza, trasformista della mimica e del linguaggio, che
ricopre vari ruoli, ma si fa affiancare da molte talentuose attrici
cinematografiche: appunto Valeria Golino, ma anche
Valentina Cervi, Claudia Gerini e Isabella Ferrari. Nel ’97 e nel
’98 la nostra attrice è diretta da Soldini, per il quale interpreta
la tarantina Maria (Grolla d’Oro come Miglior Attrice a Sant
Vincent) in Le Acrobate e da Francesca
Archibugi in L’albero delle pere. Si cimenta anche nella
miniserie tv La vita che verrà.
Nel 2000 varca di nuovo le
frontiere dello stivale e la ritroviamo in Le cose che
so di lei, dove condivide il set con Glenn Close. Due
anni dopo, recita accanto a Christopher Walken
nella serie tv Giulio Cesare e con
l’amica Salma Hayek in Frida. Ma questo è senza dubbio
l’anno di Respiro di Emanuele
Crialese. È infatti con questo film che Valeria ottiene il
Nastro d’Argento a Taormina, per la sua interpretazione di Grazia,
madre sui generis in un sud tradizionalista che la rifiuta e la
allontana. Dopo essersi affacciata anche al cinema francese, dove
condivide con Gérard Depardieu i set di
San-Antonio (2004), 36-Quai
des Orfèvres (2004) e Olé!
(2005), torna al cinema italiano con La guerra di
Mario (2005) di Antonio Capuano, in
cui interpreta la madre affidataria di un bambino difficile. Per
questo ruolo si aggiudica il David di Donatello come Miglior
Attrice. Il regista partenopeo tornerà a sceglierla per la sua
ultima pellicola L’amore buio. Anche qui
sarà alle prese col disagio giovanile, in qualità di psicologa che
tenterà di aiutare un adolescente incarcerato per stupro. Il 2005
la vede anche sul set di Texas di Fausto Paravidino, in
cui recita accanto allo stesso regista e a Riccardo Scamarcio.
L’attrice si lega a Scamarcio, che è il suo
attuale compagno. In questi ultimi anni è ancora apparsa in
numerose pellicole italiane. Ricordiamo la sua interpretazione in
Caos Calmo (2007) di Antonello Grimaldi,
dove veste in maniera impeccabile i panni della cognata di Nanni Moretti, donna dall’animo
fragile con la sua vita sconclusionata, parte di quel carosello di
personaggi che abilmente il regista fa muovere attorno al
protagonista e che sembrano presentarsi a lui per cercare aiuto,
anziché offrirgliene in un momento difficile come quello della
morte della moglie. Sarà però anche grazie a loro coi loro piccoli
problemi quotidiani, che prenderà coscienza del procedere
dell’esistenza, nonostante tutto, imparando ad apprezzare di nuovo
la vita.
Andrea Molaioli
l’ha diretta poi nel pluripremiato La ragazza del
lago. Piccioni l’ha voluta per il difficile ruolo di
protagonista in Giulia non esce la sera
(2008). Qui interpreta al meglio la complessa personalità di
Giulia, detenuta con permesso di lavoro e istruttrice di nuoto,
affatto pentita del crimine commesso, ma col rammarico che le sue
scelte l’abbiano costretta a separarsi dalla sua unica ragione di
vita: la figlia. Giulia la spia durante i permessi di uscita per
seguirne da lontano l’esistenza, ma non ha il coraggio di parlarle.
Un barlume di ottimismo sembra arrivare grazie all’incontro con uno
scrittore in crisi creativa, anche lui fragile e con poca fiducia
in sé (Guido/Valerio Mastandrea). I due si scoprono simili e si
scambiano affetto e consolazione, ma ciò non è sufficiente ad
impedire il tragico epilogo della vicenda. L’attrice ha dichiarato
di aver visitato il carcere di Velletri per interpretare questo
personaggio e di esserne rimasta positivamente colpita, per il
trattamento profondamente umano riservato alle detenute, seppure in
una condizione difficile in sé come quella carceraria. Nel 2008
partecipa al film documentario La fabbrica dei
tedeschi di Mimmo Calopresti,
riguardo al tragico rogo alle acciaierie Thiessen Krupp di Torino,
costato la vita a sette operai nel dicembre 2007.
Lo scorso anno è stata al fianco di
Sergio Rubini nel suo L’uomo
nero. Affresco di provincia pugliese fortemente
autobiografico da parte del regista, che tratteggia il personaggio
di Ernesto Rossetti – da lui interpretato – ispirandosi alla
figura paterna. È la storia di un capostazione con la passione per
la pittura e della sua famiglia nella Puglia degli anni ’60. Rubini
rende qui abilmente la mentalità asfittica e tarpante propria di un
certo sud, non solo in quegli anni, pronto a stroncare sane
ambizioni di crescita e vittima esso stesso di quel complesso
d’inferiorità affibbiato dal nord, ma poi interiorizzato.
Valeria Golino è perfetta nei panni di Franca,
moglie di Ernesto, insegnante, che sa stare accanto al marito e ne
rispetta la passione per l’arte, anche se lo vorrebbe più attento
alla famiglia. I due hanno un figlio, il vivacissimo Gabriele. Con
la sua fantasia, il bambino scompagina i rigidi schemi del suo
mondo. Nel ruolo del fratello donnaiolo di Franca, lo zio Pinuccio,
proprio Riccardo Scamarcio, anche lui pugliese doc, che riesce
ottimamente in questo divertente ruolo da commedia.
Quest’anno, poi, l’attrice
partenopea si è anche cimentata alla regia, col cortometraggio
Armandino e il Madre. Pochi giorni fa ha
dichiarato che le piacerebbe poter dirigere proprio il suo compagno
Scamarcio in un prossimo futuro. Intanto, è in questi giorni nelle
sale, La scuola è
finita di Valerio Jalongo, che vede la Golino nei
panni di un’insegnante. Il regista, anch’egli docente, dà la sua
lettura del decadimento educativo e culturale dell’istituzione
scolastica.
Da registrare anche qualche
incursione dell’attrice nel mondo della musica. Sempre all’insegna
delle collaborazioni internazionali, ha partecipato nel ’96 al
video dei R.E.M. per il brano Bittersweet me, contenuto
nell’album New Adventures in Hi-Fi. Si è poi cimentata nel
canto, fin dal ’91, interpretando The man I
love per la colonna sonora di Hot
Shots!, per concludere con i Baustelle che nel 2009
hanno voluto proprio la sua particolare voce roca per Piangi
Roma, brano di chiusura della colonna sonora del film
Giulia non esce la sera, vincitore del
Nastro d’Argento al Festival di Taormina come Miglior canzone
originale.